Fattura elettronica, come la riceve una partita Iva a regime forfettario?

Tante le domande relative alla ricezione della fattura elettroniche da parte delle partite Iva a regime forfettario. Devono riceverle obbligatoriamente? Oppure possono scegliere una via alternativa? Il quesito si crea soprattutto quando il fornitore della partite Iva a regime forfettario è obbligato a utilizzare la fattura elettronica. E dunque quella che il soggetto a regime forfettario riceve è una fattura elettronica, anche se non è ancora obbligato ad adottare questa formula. Risulta pertanto necessario distinguere se la partita Iva a regime forfettario abbia adottato il formato elettronico di fatturazione oppure stia utilizzando ancora la fatturazione tradizionale e cartacea.

Partita Iva a regime forfettario senza fattura elettronica: come riceve i documenti?

La partita Iva a regime forfettario non è obbligata a ricevere le fatture elettroniche. La conferma è arrivata anche dall’Agenzia delle entrate in risposta a una Faq. Pertanto la partita Iva ha a disposizione quattro modalità per ricevere la fattura dal proprio fornitore, la prima delle quali prevede di continuare a utilizzare il documento nel formato cartaceo o in pdf.

Partita Iva a regime forfettario che non aderisce alla fatturazione elettronica: ricezione cartacea o in pdf

La partita Iva a regime forfettario che non aderisce alla fatturazione elettronica può ricevere le fatture dai fornitori in modalità analogica, ovvero cartacea o in pdf. Pertanto, prima che il fornitore emetta il documento in formato elettronico è necessario comunicargli l’esonero dalla fattura elettronica e di non voler ricevere la fattura tramite indirizzo di posta elettronica certificato (pec) e nemmeno tramite il codice destinatario. In tal caso, il fornitore dovrà emettere una copia della fattura nel formato cartaceo o in pdf e consegnarlo o inviarlo al cliente.

Ricezione della fattura elettronica sul portale dell’Agenzia delle entrate o via Pec

In alternativa, anche le partite Iva a regime forfettario possono verificare e scaricare le fatture elettroniche sul portale dell’Agenzia delle entrate, all’interno della propria area riservata. Oppure, se si ha un indirizzo di posta elettronica certificata lo si può comunicare al fornitore e farsi arrivare la fattura via Pec.

Codice destinatario per le partite Iva forfettarie che non adottano la fattura elettronica

Ulteriore alternativa, anche per le partite Iva che non hanno mai adottato la fattura elettronica, è la registrazione al canale telematico dell’Agenzia delle entrate del Sistema di interscambio (Sdi). Grazie a questo canale si possono inviare e ricevere le fatture elettroniche compilandole attraverso un software dedicato. Con la registrazione si ottiene il Codice destinatario da comunicare al fornitore. In questo modo, la fattura elettronica arriva direttamente all’interno del canale scelto.

Se ricevo una fattura in formato elettronico, si è obbligati a usare sempre questa modalità?

Anche se si è scelto di utilizzare il canale telematico per l’emissione e la ricezione delle fatture elettroniche, si può continuare a utilizzare la fattura in formato cartaceo, sia in entrata che in uscita. Se si riceve la fattura in formato elettronico, si dovrà comunque conservarla in formato analogico (cartaceo o pdf pronto da stampare all’occorrenza). Lo ha specificato l’Agenzia delle entrate con la circolare 9/E del 2019.

Cosa cambia se la partita Iva forfettaria aderisce alla fattura elettronica?

Pur rimanendo al momento escluse dall’obbligo di fatturazione elettronica, le partite Iva a regime forfettario possono trovare conveniente aderire al formato elettronico. Infatti, anche se può capitare di ricevere una fattura via posta elettronica certificata oppure via email, la partita Iva deve comunque stampare e conservare la fattura.

Come conservare le fatture analogiche o elettroniche ricevute?

Si tratta di una soluzione di certo non comoda rispetto all’utilizzo definito della fattura elettronica. Per avere l’insieme delle fatture ricevute ed emesse rispetto a un soggetto, la partita Iva che ancora non ha aderito alla fattura elettronica dovrà procedere con la stampa, la conservazione e il riporto di tutte le fatture su un foglio di calcolo per calcolare i rapporti, le entrate e le uscite con un determinato soggetto.

Quali sono i vantaggi se una partita Iva aderisce alla fattura elettronica?

L’adesione alla fattura elettronica comporta dei vantaggi anche per le partite Iva a regime forfettario. Infatti, si possono ricevere, creare e inviare, e infine registrare tutte le fatture utilizzando un solo programma. Ogni qual volta se ne abbia di bisogno, si potranno consultare quelle ricevute da un determinato fornitore. La compilazione delle fatture può risultare molto più semplice salvando i propri dati e quelli di un soggetto con i quali si hanno rapporti più frequenti. In questo modo non si dovranno inserire ogni volta. Si può compilare più velocemente anche la prima nota. Infine la conservazione delle fatture risulta facilitata e non si dovrà procedere con la stampa e la conservazione cartacea.

Gruppi, processi e dinamiche all’interno di un’azienda

I gruppi, i processi e le dinamiche che si formano all’interno di un’azienda sono vari ed a volte complessi, alcune utili indicazioni.

Gruppi e il grado di maturità

Molte aziende svolgono la loro attività suddividendo i propri dipendenti in gruppi o team. Nella fase iniziale i comportamenti del gruppo assumono comportamenti molto legati al lavoro. Mentre in una seconda fase possono nascere dei conflitti tra le persone proprio per l’affermarsi dei ruoli e dei caratteri di ognuno.

Poi di solito, il gruppo consegue un miglioramento in termini di organizzazione e ottenere una maggiore coesione. Infine, se il gruppo sarà in grado di risolvere i problemi avrà raggiunto la piena maturità. Questo è il modo di comportarsi di un gruppo, in generale, ma va discusso anche con maggiore attenzione.

Dalle persone al gruppo di lavoro

Molte aziende hanno uno struttura interna di tipo gerarchico. Ci sono gli imprenditori, i responsabili di reparto, l’amministrazione, gli operai, insomma tante categorie. Ma oggi molte aziende decidono di lavorare in gruppo per il raggiungimento di obiettivi. Ma come si forma un gruppo, cosa succede? Innanzitutto nelle fase iniziale non si parla di gruppo. Piuttosto c’è un insieme di persone che si trovano in una situazione nuova.

In questa prima fase le singole persone devono “conoscere il loro posto“. E quindi hanno spesso un atteggiamento di esplorazione, cercando di definire gli scopi e gli obiettivi del gruppo di lavoro. Così si tende a definire subito le attività e le priorità. Tuttavia si comincia a socializzare e i membri tentano di definirsi il proprio spazio ed il proprio ruolo.

La conflittualità all’interno del gruppo, come si gestisce?

Superata la prima fase in cui la gente passa dall’essere spaesato a trovare sicurezza, le cose cominciano a cambiare. Dunque si cercano di approfondire le relazioni ed apprezzare le differenze individuali in relazione alla personalità e alle competenze. Tuttavia questa fase è molto delicata, perché è ad alto potenziale di conflittualità. 

Infatti i leader possono essere messi in discussione, le persone possono essere spinte ad allearsi e a tentare di voler sostituire il team leader. E qui occorre stare molto attenti alla creazione di nuovi sottogruppi, e capita soprattutto nei gruppi di persone che non hanno mai lavorato insieme. Per risolvere questo problema, il modo migliore è quello di condividere le informazioni e cercare di lavorare tutti nella definizione dello stesso obiettivo.

La fase di coesione verso un gruppo unito

Questa fase è caratterizzata da un alto tasso di confronto interno e le persone cominciano a esprimere la proprie idee, senza tentare o cercare il conflitto. Anche se qui abbiamo già un grado di conoscenza reciproca dei membri, quindi ognuno sa esattamente come e cosa dire. Il superamento della fase di conflittualità permette di dirigersi verso una fase di coesione e quindi di formazione di un gruppo efficace.

A  questo proposito si può creare la situazione di accettazione reciproca, se il team riesce a comunicare in modo chiaro, non vi sono sottogruppi e diminuiscono piano piano le espressioni dei singoli. Questo può creare un ambiente in cui si ha l’illusione che tutto vada come deve, ma mantenerlo non è sempre facile. Per questo il team leader deve essere bravo di saper integrare le specialità del singolo a servizio del gruppo.

Gruppi coesi diventano sicuri e vincenti

Giorno dopo giorno, le persone cominciano a trovare sicurezza e a confrontarsi con tranquillità. Per questo motivo le persone si impartiscono tra loro le norme di comportamento. Infatti, le norme riflettono i valori, le opinioni e gli atteggiamenti in quanto sono espressione di diritti e doveri, validi e utili.

Ma attenzione perché il controllo non deve essere troppo, altrimenti le persone si sentono “strette” e può tentare di ribellarsi. Per questo si consiglia sempre di definire regole che vadano bene per tutti e che tutti condividono, accettano e supportano. E così le norme diventano regole, e procedure che diventano normale vita tra i membri del gruppo di lavoro. Dunque i gruppi amplificano il potere delle norme ricompensando coloro che le rispettano e che le sposano come valori condivisi.

Ed è a questo punto che il gruppo diventa davvero produttivo. Ed il team leader deve essere in grado di indirizzare, capire e guidare il gruppo al raggiungimento degli obiettivi. Target che diventeranno sempre più facili da ottenere al crescere del rispetto reciproco tra i membri del team.

 

Fondo studenti, ecco come funziona il prestito per i giovani

Il fondo studenti è spesso un aiuto, in termini economici, per poter conseguire la formazione e finire gli studi universitari, ecco come funziona.

Fondo studenti, perché nasce?

Se si va in banca o presso un qualsiasi altro istituto di credito per chiedere un prestito, la prima cosa che viene richiesta è la garanzia patrimoniale. Ma se si è giovani e si studia, non è quasi possibile ottenerlo. Eppure i soldi a volte servono per poter creare proprio la formazione necessaria per accedere al mondo del lavoro.

E così l’anello debole per l’accesso al credito sono proprio i giovani. Ma sono anche quelli che hanno una maggiore aspettativa di vita e che rappresentano il futuro. Forse è proprio su queste giovani risorse che bisognerebbe più puntare e lo Stato sta cominciando, forse, a capirlo. E lo fa mettendo sul mercato dei crediti agevolati e alcuni anche a fondo perduto.

In cosa consistono i fondi per i giovani

Molti istituti hanno aderito ad Fondo per lo studio istituito dalla Presidenza del consiglio dei ministri. Si tratta di una somma di denaro per i giovani meritevoli, in cui lo Stato copre il 70% sui finanziamenti fino a 25 mila euro per poter pagare gli studi.

Il tasso applicato e le condizioni sono stabilite dalle singole banche. La durata del prestito è compresa tra i 3-15 anni e la restituzione delle rate inizia dopo 30 mesi. Tra le banche che offrono servizi di questo tipo ci sono:

  • Unicredit;
  • Banca sella;
  • Intesa San Paolo;
  • Bnl.

Comunque un consiglio utile è quello di recarsi in filiale e cercare di conoscere la soluzione migliore per le proprie esigenze di studi in Italia o all’estero. Anche perché ogni banca ha delle condizioni e delle politiche differenti, quindi ogni prodotto offerto sul mercato è differente e va valutato.

Fondo studenti, i requisiti per richiederlo

Per poter accedere al fondo per studenti occorre essere in possesso di determinati requisiti, che possiamo così riassumere:

  • avere un’età compresa tra 18 e 40 anni;
  • aver conseguito un diploma di scuola superiore con una votazione di almeno 75/100 ed essere iscritto ad un corso di laurea triennale;
  • essere iscritto ad un corso di laurea magistrale ed essere in possesso del diploma di laurea triennale con una votazione pari almeno a 100/110;
  • aver conseguito la laurea con la votazione di almeno 100/110 e poter iscriversi ad un Master universitario;
  • essere iscritto ad un dottorato di ricerca all’estero, o un corso di lingue di durata non inferiore a sei mesi, riconosciuto da un Ente Certificatore.

Il prestito avviene attraverso l’apertura di una linea di credito che viene predisposta sul conto corrente dello studente. In tal modo lo studente può affrontare in modo sereno i propri studi universitari o di specializzazione. Ma si ricorda che spesso è solo un prestito, pertanto il giovane meritevole dovrà prima o poi restituire quanto ricevuto.

 

 

Sisma bonus ordinario e nuovo sisma bonus del 110%: quali visti sono necessari?

Tra gli interventi rientranti nei bonus edilizi, il sisma bonus e il nuovo sisma bonus 110% permettono delle detrazioni fiscali dal 50% al 110% a seconda del tipo di incentivo fiscale che si sceglie. Per tutti i bonus sono necessari i visti di conformità e le asseverazioni dei requisiti tecnici necessari per vedersi riconoscere l’esecuzione dei lavori e la spettante detrazione fiscale.

Interventi antisismici: il sisma bonus e il nuovo super bonus del 110%

Gli interventi antisismici ammessi alle detrazioni fiscali sono di due tipi. Da un lato il sisma bonus ordinario, ovvero quello previsto dai commi da 1 bis a 1 septies del decreto legge numero 63 del 2013. Le relative detrazioni spettanti sono del 50%, del 70%, del 75%, dell’80% e dell’85% da scontare nei cinque anni successivi. Dall’altro lato gli interventi possono rientrare nelle agevolazioni del nuovo super bonus 110% per i lavori svolti dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2023. La percentuale di detrazione scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Il beneficio fiscale è da scontare nei quattro o cinque anni successivi.

Sconto in fattura o cessione del credito di imposta per gli interventi antisismici

Per tutti gli interventi si può applicare lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta. In queste opzioni possono rientrare anche gli interventi dei commi da 1 bis a 1 septies del decreto legge numero 63 del 2013 del 50%. Inoltre le detrazioni si possono ottenere anche per la riduzione di uno o di due classi di rischio. Lo prevede il comma 1 quater con beneficio fiscale del 70% o dell’80%.

Bonus antisismici e nuovo super bonus 110%, quali visti e asseverazioni sono necessari per lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta?

Chi fa svolgere lavori rientranti nei bonus edilizi, sia nel bonus antisismico ordinario che in quello rientrante nel nuovo super bonus 110%, può utilizzare la cessione del credito di imposta o lo sconto in fattura. Entrambe le opzioni richiedono l’asseverazione di congruità delle spese sostenute e il visto di conformità se si tratta di lavori rientranti nel nuovo superbonus 110%. Con l’entrata in vigore del decreto “Antifrodi” nel giorno 12 novembre 2021, anche per la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi sono necessari i due visti. Nel caso di sisma bonus ordinario, invece, se ci si limita alle detrazioni nella dichiarazione dei redditi non sono necessari adempimenti specifici, se non quello relativo al pagamento con il bonifico tracciabile, ad esempio.

Asseverazioni di congruità delle spese nei casi di sisma bonus ordinario e super sisma del 110%

Per i lavori edilizi rientranti nel nuovo sisma bonus 110% è necessaria l’asseverazione di congruità a eccezione del sisma bonus acquisti ordinario o super secondo quanto ha spiegato l’Agenzia delle entrate nella circolare numero 16/E del 29 novembre 2021 e in risposta all’interpello numero 190 del 17 marzo 2021. L’asseverazione di congruità delle spese non è necessaria per i bonus edilizi antisismici diversi dal superbonus 110% e si ottempera in carta libera se non è specificata un altro tipo di asseverazione dalla norma. Inoltre, l’asseverazione di congruità non è richiesta per gli interventi in edilizia libera o per i lavori entro i 10 mila euro di imposto oppure se si tratta di bonus facciate.

Visto di conformità per sisma bonus ordinario e nuovo super bonus del 110%

In merito al visto di conformità delle spese sostenute, l’adempimento è sempre previsto nella comunicazione degli interventi inerenti il nuovo super bonus del 110%. Non è necessaria solo per i lavori rientranti nei bonus diversi dal 110%. Oppure negli interventi eseguiti in edilizia libera. O, infine, per importi dei lavori fino a 10 mila euro o perché rientranti nel bonus facciate. Infine, in tutti i casi è necessaria la comunicazione all’Agenzia delle entrate riguardo la scelta di avvalersi dell’opzione della cessione del credito di imposta o dello sconto in fattura.

Sisma bonus ordinario e nuovo super bonus del 110%: quali autorizzazioni sono necessarie?

Sia per il sisma bonus ordinario che per il nuovo super bonus del 110% relativo ai lavori antisismici sono necessarie le autorizzazioni comunali quali, ad esempio, la Cilas, la Cila, la Scia e i permessi a costruire. L’applicazione delle autorizzazione avviene in base ai regolamenti del Comune nel quale è situato l’immobile oggetto di intervento. Risulta altresì necessaria la notifica preliminare alle Asl, qualora prevista dal comma 1 dell’articolo 99, del decreto legislativo numero 81 del 2008. Si deve utilizzare inoltre la fattura ma non serve il bonifico parlante per il sisma bonus acquisti ordinario o per il super sisma bonus 110%.

Asseverazioni tecniche nei casi di bonus e super bonus edilizi antisismici: ecco quali

Bonus ordinario per lavori antisismici e nuovo super bonus 110% non necessitano delle asseverazioni sui requisiti tecnici da inviare all’Enea entro il 16 marzo dell’anno. Risulta, invece, necessaria l’asseverazione tecnica antisismica allo Sportello unico per l’edilizia (Sue) del Comune dove si trova l’immobile oggetto di intervento.

Fattura elettronica: come emetterla se si è una partita Iva forfettaria?

Come devono emettere la fattura elettronica le partite Iva a regime forfettario? Ecco una semplice spiegazione, passo passo, che aiuta nella compilazione della fattura elettronica e nell’invio attraverso il Sistema di interscambio (Sdi) dell’Agenzia delle entrate. È importante utilizzare un software che consenta di compilare tutti i campi della fattura fino ad arrivare alla firma digitale.

Fattura elettronica partite Iva a regime forfettario: il software per la compilazione

Per compilare ed emettere una fattura elettronica è indispensabile possedere un software di fatturazione elettronica. Più precisamente, il programma consente di generare le fatture nel formato Xml, ovvero nel linguaggio richiesto dalla normativa. Il software, inoltre, consente di inviare la fattura al Sistema di interscambio dell’Agenzia delle entrate affinché il documento possa essere recapitato al destinatario. I software si possono trovare sulla rete e sono di facile utilizzo.

La compilazione della fattura elettronica: le informazioni sulla partita Iva

Nel momento in cui si ha il software, si può procedere con la compilazione della fattura elettronica iniziando dalle informazioni sulla partita Iva a regime forfettario che fa da mittente. Nei campi del software è necessario indicare il nome della ditta, ovvero la denominazione o la ragione sociale, il nome e il cognome, l’indirizzo e il numero della partita Iva. Inoltre, è necessario configurare anche il profilo di fatturazione. Ovvero bisogna indicare il regime fiscale (Rf 19 per le partite Iva forfettarie e Rf 02 per per i contribuenti minimi) e la cassa previdenziale, ovvero l’Inarcassa per gli ingegneri e gli  architetti, la cassa forense per gli avvocati e così via. Vari software permettono di impostare in automatico questi dati per non doverli inserire ogni volta che si compili una fattura.

Fattura elettronica, come inserire i dati del destinatario del documento?

Nella fattura elettronica è necessario indicare i dati del destinatario del documento, ovvero il nome della ditta o la denominazione o la ragione sociale, il nome e il cognome, l’indirizzo e il numero di partita Iva. Per l’invio della fattura elettronica è indispensabile indicare il codice destinatario (o codice univoco). Si tratta di un codice che differenzia la fattura elettronica da quella in formato cartaceo. Il codice destinatario, infatti, permette di identificare il destinatario della fattura elettronica aiutando il Sistema di interscambio a recapitarla correttamente.

Codice destinatario: che cos’è e cosa bisogna fare per averlo?

Il Codice destinatario della fattura elettronica ha sei cifre se si tratta di una impresa o di un libero professionista e sette cifre se si tratta di un ente della Pubblica amministrazione. Se la fattura elettronica è indirizzata a un soggetto privato senza partita Iva è necessario riempire il campo del Codice destinatario con sette zeri. Al suo posto va indicato il codice fiscale. Per ottenere il Codice destinatario si può richiederlo direttamente al destinatario della fattura.

Come cercare il Codice destinatario di una Pubblica amministrazione?

Oppure ricercarlo nelle banche dati: se si tratta di ente della Pubblica amministrazione ci si può servire del portale Ipa. Inoltre, se si digita la ragione sociale, il software può procedere a fare una ricerca degli altri dati. In alternativa al Codice destinatario si può indicare l’indirizzo di posta elettronica certificato (Pec). Infine, i dati immessi nella fattura si possono salvare nella rubrica del software in modo da non doverli compilare ogni volta che si deve emettere una nuova fattura.

Quali altri dati bisogna inserire nella fattura elettronica della partita Iva forfettaria?

Dopo i dati del mittente e del destinatario si procedere con i dati della singola fattura. Nel dettaglio, deve essere indicato il numero progressivo della fattura, spesso indicato in automatico dal software in base allo storico delle fatture emesse. Va inoltre indicata la data della fattura e i prodotti e i servizi. Quest’ultimo dato deve riportare le unità vendute, il prezzo e la natura dell’Iva. Anche questi dati possono essere salvati per la compilazione in automatico delle successive fatture. Infine vanno indicati i dati del pagamento.

Fattura elettronica regime forfettario, come inserire il bollo virtuale?

Tutte le fatture delle partite Iva a regime forfettario, per importi superiori a 77,47 euro, sono soggette alla marca da bollo da 2 euro. Nella fattura elettronica è possibile indicare di voler inserire il bollo virtuale indicando “sì” nel campo del “bollo virtuale”. Per ogni trimestre dell’anno, nell’area riservata del portale dell’Agenzia delle entrate, è visibile l’elenco delle fatture elettroniche emesse con il bollo virtuale. Si deve procedere al pagamento di tutte mediante l’Iban oppure compilando il modello F24. Il sistema consente di risparmiare tempo rispetto alla fattura cartacea sulla quale la marca da bollo da applicare è quella tradizionale con data dello stesso giorno o anteriore alla data di emissione del documento.

Fattura elettronica delle partite Iva a regime forfettario, quali sono le diciture obbligatorie?

Anche nella fattura elettronica delle partite Iva a regime forfettario, come in quella cartacea, è necessario inserire le diciture obbligatorie. Ovvero: “Operazione senza applicazione dell’IVA, effettuata ai sensi dell’articolo 1, commi da 54 a 89, l. n. 190 del 2014 così come modificato dalla l. n. 208 del 2015 e dalla l. n. 145 del 2018”; e “Operazione non soggetta a ritenuta alla fonte a titolo di acconto ai sensi dell’articolo 1, comma 67, l. n. 190 del 2014 e successive modificazioni”. Tali diciture possono essere memorizzate nel software della fattura elettronica in modo da ritrovarle sempre a disposizione nel momento in cui si abbia necessità di emettere un documento.

Fattura elettronica, la firma e l’invio del documento

Dopo aver compilato in ogni sua parte la fatture elettronica è necessario firmarla digitalmente e inviarla al destinatario attraverso il Sistema di interscambio (Sdi). Vari software permettono di fare entrambe le operazioni semplicemente con pochi click.

Carta acquisti 2022 dell’INPS: i nuovi limiti di reddito e gli importi erogati

La carta acquisti nasce per aiutare le famiglie più bisognose a far fronte a bisogno impellenti, è stata introdotta per la prima volta nel 2008 (con il decreto legge 112 del 2008) e prorogata nel tempo. Vedremo ora le caratteristiche della carta acquisti 2022.

Limiti di reddito per la Carta Acquisti 2022

Come tutti sappiamo, l’inflazione nel corso del 2021 è aumentata e ci sono previsioni al rialzo per il 2022 e di conseguenza è stato necessario adeguare i limiti reddituali e di ISEE previsti per l’accesso alla carta acquisti. Purtroppo non sono stati aggiornati gli importi che si ricevono. Con la carta acquisti 2022 ci sono piccole modifiche alla platea dei soggetti che possono ottenerla, in primo luogo cambiano i limiti reddituali e ISEE di coloro che vi possono accedere.

Il Ministero dell’Economia dal 3 gennaio ha messo a disposizione i moduli per proporre la nuova domanda per accedere alla Carta Acquisti 2022 .

Come in passato, il bonus è erogato in favore di nuclei familiari in situazione di disagio economico con bambini di età inferiore a 3 anni e anziani di età superiore a 65 anni di età.

Per poter ottenere la carta acquisti 2022 è necessario avere un reddito ISEE pari o inferiore a 7.120,39 euro, nel 2021 il requisito economico era 7.001,37 euro. Questo requisito vale per i nuclei con almeno un minore di anni 3 e per gli anziani over 65 che però non abbiano compiuto 70 anni di età, per chi ha superato tale limite, il reddito per poter accedere alla carta acquisti aumenta a 9.493,86 euro.

Come funziona la Carta Acquisti 2022

La Carta Acquisti funziona come una qualunque carta di debito e può essere utilizzata negli esercizi convenzionati e aderenti al circuito Mastercard. I negozi convenzionati sono contraddistinti dal simbolo CA. L’importo mensile della carta acquisti 2022 resta di 40 euro e solitamente vengono accreditati bimestralmente, cioè ogni due mesi. La carta acquisti può essere utilizzata per generi alimentari, in farmacia e parafarmacia, per il pagamento delle bollette di luce e gas. Inoltre i negozi convenzionati in molti casi prevedono sconti per i titolari. Ricorda che per controllare il saldo della carta acquisti è possibile chiamare il numero verde 800 666 888 da telefono fisso e 199 100 888 da telefono mobile.

Il nuovo modulo per inoltrate la domanda per la carta acquisti può essere trovato presso gli uffici postali, sul sito dell’INPS, Ministero del Lavoro, Poste Italiane e MEF. La domanda può essere presentata avvalendosi della consulenza di CAF, patronati o direttamente sul sito INPS, ed è proprio l’INPS a erogare gli importi.

Ulteriori requisiti

Per poter richiedere la Carta Acquisti sono inoltre necessari ulteriori requisiti. In particolare:

  • essere cittadini italiani;
  • essere cittadini comunitari;
  •  extracomunitari, in questo terzo caso per poter accedere occorre avere familiari che siano cittadini italiani o comunitari, oppure un permesso di soggiorno, il riconoscimento di rifugiati politici o posizione sussidiaria;
  • essere regolarmente iscritti all’anagrafe della popolazione residente.

Inoltre non :

  • non si deve essere intestatari di più di un’utenza elettrica o di gas oppure di un’utenza “non domestica”;
  • non si deve essere proprietari di più di due veicoli ( da soli o insieme al coniuge);
  • proprietari di una quota superiore al 25% di un immobile ad uso abitativo;
  • intestatari di una quota maggiore del 10% di un immobile ad uso non abitativo;
  • proprietari di un immobile in categoria C7 (tettoie chiuse o aperte);
  • per poter accedere al beneficio, inoltre è necessario non essere titolari di un patrimonio mobiliare di valore superiore a 15.000 euro, risultante dalla dichiarazione ISEE.

 

Part-time verticale o ciclico, al via le domande dell’INPS

Part-time verticale o ciclico, l’Inps ha emesso la circolare per il rilascio dell’applicativo per l’invio delle domande telematiche per alcuni compensi.

Part-time verticale o ciclico, ricompensi entro il 31 dicembre 2020

L’Inps con la circolare n.4 del 5-01-2022 ha reso noto il rilascio dell’applicativo per l’invio telematico delle domande di accredito per il diritto a pensione di periodi non lavorativi nel part-time verticale o ciclico, ricompensi entro il 31 dicembre 2020. Inoltre si forniscono le indicazioni per l’utilizzo dell’applicativo, accessibile da diversi dispositivi fissi e mobili.

Dunque le indicazioni riguardano solo il periodo precedente il primo gennaio 2021 in cui i dipendenti a tempo parziale non hanno potuto svolgere la loro attività. Ma tali periodi possono, comunque, essere utilizzati per raggiungere il criterio di anzianità ai fini pensionistici. Mentre per i periodi successivi è previsto l’obbligo di inserimento nella denuncia mensile del flusso Uniemens.

Come presentare le domande?

Le domande telematiche devono essere presentate attraverso i seguenti canali:

  • Contact Center Multicanale – 803.164 da telefono fisso, oppure 06164164 per i telefoni mobili con tariffazione a carico dell’utente;
  • WEB – servizio telematico accessibile dal cittadino attraverso il portale dell’Istituto Inps;
  • Patronati e Intermediarti dell’Istituto, attraverso i servi telematici offerti dagli stessi.

E’ chiaro precisare che le domande che non saranno così presentate non saranno prese in carico. Quindi non è possibile usare le Pec o altri servizi differenti. Vediamo le istruzioni per le singole modalità di presentazione.

Part-time verticale o ciclico, domande tramite web

Per chi volesse inviare la propria domanda tramite il sito www.inps.it occorre fare il seguente percorso. Dalla home page occorre fare: “Prestazioni e servizi” > “Servizi” > “Accredito per il diritto a pensione del periodo di part-time verticale o ciclico”.

Tuttavia per accedere occorre avere lo SPID (sistema pubblico di identità Digitale) di livello 2. Ma si può accedere anche con la CIE (carta di identità elettronica). Una volta fatta l’identificazione è possibile:

  • inserire la domanda;
  • consultare la domanda;
  • scaricare il manuale Utente.

Nella sezione inserire la domanda, l’interessato provvederà a compilare tutte le schermate indicando la gestione previdenziale presso cui si intende presentare l’istanza. Inoltre  c’è anche la possibilità di allegare la documentazione a supporto tramite il pulsante “Allegati”. Infine al termine della procedura alla domanda sarà assegnato un numero di protocollo. Il numero di protocollo potrà essere visualizzato nella sezione di consultazione della domanda, dove sarà anche possibile stampare la ricevuta.

Come consultare le domande online?

Una volta che la domanda è in lavorazione presso l’INPS, l’utente può controllare lo stato di avanzamento. Attraverso il pulsante  di dettaglio è possibile conoscere alcune informazioni:

  • la sede Inps di competenza;
  • il responsabile del procedimento;
  • lo stato di avanzamento della pratica.

Comunque sia tramite il Manuale Utente si potrà procedere a eseguire in modo corretto la presentazione della domanda e i successivi passaggi. Si ricorda che le domande possono essere presentate anche tramite Patronato e call center.

 

Bonus barriere architettoniche, come funziona il nuovo incentivo e quello del superbonus 110%?

Sull’eliminazione delle barriere architettoniche si possono utilizzare due incentivi rientranti nei bonus edilizi. Il primo rientra nel superbonus 110% ed è valido fino al 31 dicembre 2023. Il secondo, invece, è la novità introdotta dalla legge di Bilancio 2022 per tutto l’anno in corso con la nuova detrazione del 75%. In entrambi i casi, per avvalersi della detrazione fiscale, in particolare per far girare la moneta elettronica degli interventi edilizi con lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta, sono necessari determinati visti e asseverazioni da parte di chi faccia svolgere gli interventi.

Eliminazione barriere architettoniche nel superbonus 110%, come funziona?

Per i lavori rientranti nel superbonus 110% dell’eliminazione delle barriere architettoniche, le spese devono essere sostenute nel 2021, 2022 e 2023 per avere il massimo della detrazione. Nel 2024 la detrazione fiscale scende al 70% e nel 2025 al 65%. Sull’ammissibilità degli interventi al beneficio fiscale è necessario che il lavoro venga svolto almeno insieme a un intervento di tipo “trainante” del super ecobonus o del super sisma bonus. Quest’ultimo è inerente agli interventi sostenuti a partire dal 1° giugno 2021.

Quali visti e asseverazioni sono necessari per l’eliminazione delle barriere architettoniche nel superbonus 110%?

Per chi fa svolgere lavori di rimozione delle barriere architettoniche nel superbonus 110% è sempre necessaria l’asseverazione di congruità delle spese sostenute e il visto di conformità. I due visti sono occorrenti sia che si utilizzi la detrazione fiscale come sconto in fattura, sia come cessione del credito di imposta e sia come detrazione dalla dichiarazione dei redditi. In quest’ultimo caso, il visto di conformità specifico non è necessario solo nel caso in cui il contribuente presenti il 730 oppure il modello dei Redditi precompilato oppure il 730 attraverso il sostituto di imposta. Inoltre, se l’intera dichiarazione dei redditi viene “vistata”, con crediti di imposta da compensare di oltre 5 mila euro, il visto specifico per il superbonus viene assorbito da quello generico.

Autorizzazioni e visti necessari nel caso di barriere architettoniche ricadenti nel superbonus 110%

Per l’eliminazione delle barriere architettoniche ricadenti nel superbonus 110% risultano essere necessarie tutte le autorizzazioni comunali. Ovvero sono occorrenti la Cila, la Cilas, la Scia e il permesso di costruire. Tali autorizzazioni sono emesse secondo il regolamento del Comune dove si trova l’immobile oggetto di intervento. È altresì necessaria la fattura e il bonifico parlante per usufruire dello sconto in fattura e solo per la quota parte che non sia coperta dallo sconto stesso. Non sono necessarie le asseverazioni dei requisiti tecnici da inviare all’Enea entro il 16 marzo dell’anno. Non risultano occorrenti le asseverazioni tecniche antisismiche allo Sportello unico per l’edilizia (Sue) del Comune dove si trova l’immobile.

Rimozione barriere architettoniche nel superbonus 110%, quali altre autorizzazioni?

Nel caso della rimozione delle barriere architettoniche del superbonus 110% risultano da ottemperare altre asseverazioni e visti. Oltre all’asseverazione di congruità in carta libera se non è previsto dalla norma un altro tipo di modalità, è necessario il visto di conformità nella comunicazione. In entrambi i casi, gli adempimenti comunque non sono necessari per i bonus diversi dal superbonus 110%, per quelli rientranti nei lavori in edilizia libera e per gli interventi al di sotto di 10 mila euro. Infine, è necessario comunicare all’Agenzia delle entrate se si voglia avvalersi dell’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta.

Interventi di eliminazione delle barriere architettoniche rientranti nel nuovo bonus del 75%

Per interventi effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 c’è la possibilità di beneficiare del nuovo bonus con detrazione del 75% dell’imposta lorda. La detrazione si sconta nei cinque anni successivi con quote all’anno di uguale importo. Si tratta di interventi direttamente finalizzati a superare e ad eliminare le barriere architettoniche in immobili già esistenti secondo la disciplina prevista dal decreto del Ministro dei lavori pubblici numero 236 del 14 giugno 1989.

Nuovo bonus superamento barriere architettoniche del 75% di detrazione fiscale, quali visti sono necessari?

Nel caso del nuovo bonus del 75% per il superamento delle barriere architettoniche sono necessarie tutte le autorizzazioni comunali (la Cila, la Cilas, la Scia e i permessi a costruire) sulla base dei regolamenti del Comune dove è situato l’edificio oggetto di intervento. Risulta necessaria la fattura e il bonifico parlante. Quest’ultimo non è necessario nel caso di sconto in fattura e solo per la parte non coperta dallo sconto stesso. Non è necessaria, invece, l’asseverazione ai requisiti tecnici da inviare all’Enea. E non è occorrente nemmeno l’asseverazione tecnica antisismica allo Sportello unico per l’Edilizia del Comune dell’immobile.

Quali visti e asseverazioni per il nuovo bonus delle barriere architettoniche del 75% di detrazione fiscale?

Se chi fa i lavori si serve dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta per il bonus del 75% del superamento delle barriere architettoniche, è necessaria l’asseverazione di congruità delle spese sostenute. Tale asseverazione non è prevista per gli interventi a edilizia libera o per importi al di sotto dei 10 mila euro. Non è prevista nemmeno se si tratta di bonus facciate. L’asseverazione si ottempera in carta semplice a meno che non è prevista altra formula dalla normativa. Il visto di conformità nella comunicazione è dovuto a meno che non si tratti di edilizia libera. O di interventi entro i 10 mila euro o di bonus facciate. Infine, è necessario comunicare all’Agenzia delle entrate si ci si vuole avvalere dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta.

 

Imposta di bollo con pagamento e dichiarazione in modo virtuale, come fare

Per il pagamento dell’imposta di bollo in Italia il Fisco permette pure il cosiddetto assolvimento in maniera virtuale. Al riguardo, infatti, basta trasmettere all’Agenzia delle Entrate un’apposita dichiarazione consuntiva utilizzando il relativo modello. Vediamo allora, passo dopo passo, come si paga e come si dichiara l’imposta di bollo assolta in modo virtuale.

Come si dichiara l’imposta di bollo che viene assolta in maniera virtuale

Nel dettaglio, per la dichiarazione dell’imposta di bollo che viene assolta in maniera virtuale, il contribuente deve utilizzare un apposito modello. In particolare, nella dichiarazione consuntiva il contribuente è chiamato a indicare, relativamente all’anno solare precedente, il numero degli atti e dei documenti emessi per i quali è dovuto il tributo.

Il modello di dichiarazione, ai fini dell’assolvimento dell’imposta di bollo in maniera virtuale, si presenta entro e non oltre il mese di gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento. La trasmissione del modello debitamente compilato, inoltre, si effettua solo ed esclusivamente online. Ovverosia, in modalità telematica dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Anche ed eventualmente avvalendosi dell’assistenza, del supporto e della consulenza di un intermediario abilitato.

In più, con lo stesso modello si può esercitare la rinuncia all‘assolvimento dell’imposta di bollo in maniera virtuale. Così come il modello, si legge altresì sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, serve pure per la rettifica o per l’integrazione di dichiarazioni già presentate.

Modello imposta di bollo assolta in modo virtuale, ecco cosa c’è da sapere

Visionabile e scaricabile in formato PDF, insieme alle istruzioni, il modello di dichiarazione dell’imposta di bollo assolta in modo virtuale è disponibile per il download gratuito dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. In particolare, attualmente il modello e le istruzioni sono aggiornate alla data del 25 settembre del 2019 che corrisponde all’ultimo aggiornamento effettuato da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il modello, nello specifico, si divide in due quadri. Il Quadro A che è quello relativo agli ‘Atti e documenti soggetti ad imposta fissa‘. Ed il Quadro B che è quello relativo agli ‘Atti e documenti soggetti ad imposta proporzionale‘. Sempre in formato PDF, inoltre, c’è la possibilità di scaricare il modello, oltre che in italiano, pure in tedesco ed in sloveno.

L’Agenzia delle Entrate, in più, mette a disposizione pure due software ai fini dell’assolvimento dell’imposta di bollo in maniera virtuale. Si tratta, nello specifico, del software di compilazione ‘Bollo Virtuale (BOV)‘ e dell’apposito software di controllo che fornisce in tempo reale dei messaggi di errore quando si riscontrano in fase di compilazione delle anomalie e/o delle incongruenze.

Fattura elettronica, quando è conveniente utilizzarla?

Quando e quanto conviene utilizzare la fattura elettronica? Per rispondere a questa domanda è necessario elencare i vantaggi dell’adozione della fatturazione elettronica per i soggetti obbligati. E quali sarebbero i vantaggi per le partite Iva del regime forfettario per i quali l’obbligo ancora non è scattato ma che presumibilmente, nel corso del 2022, dovranno abbandonare la fatturazione cartacea. Tra i vantaggi che si possono riconoscere nell’adozione della fattura elettronica, rientrano l’accesso al regime premiale, l’emissione e la ricezione delle fatture utilizzando un unico software e la facilità dei rapporti con la Pubblica amministrazione. E ancora le agevolazioni per i rapporti con i soggetti obbligati e, infine, la trasmissione delle fatture emesse al commercialista in maniera rapida.

Partite Iva, con la fatturazione elettronica si accede al regime premiale

Il primo vantaggio dell’adozione della fatturazione elettronica è l’accesso delle partite Iva al regime premiale. Si tratta di un meccanismo, previsto dal comma 74 dell’articolo 1, della legge numero 190 del 2014, che comporta l’abbassamento di un anno del termine di decadenza per la notifica degli avvisi di accertamento. La riduzione passa da cinque a quattro anni. È necessario che il fatturato dell’anno sia costituito solo da fatture elettroniche. La riduzione può arrivare anche a tre anni nel caso in cui le partite Iva a regime forfettario utilizzino gli strumenti di pagamento tracciabili importi superiori ai 500 euro.

Fattura elettronica, la convenienza di emetterla utilizzando un unico software

La convenienza dell’emissione della fattura elettronica, in termini pratici, risiede nel fatto che si può utilizzare un unico software per la gestione di tutta la fatturazione. Infatti, nel caso in cui si decida di utilizzare il software per generare le fatture elettroniche, è necessaria la semplice compilazione e l’invio al Sistema di interscambio (Sdi). Quindi il destinatario riceve la fattura. Il vantaggio è anche nella ricezione delle fatture elettroniche nel software e nella successiva registrazione in pochi attimi. Infine, il software permette di conservare in automatico le fatture sempre all’interno del cloud e di poterle consultare per tutto il tempo necessario. La gestione delle fatture in modalità elettronica permette di accorciare i tempi e lo sforzo e di aumentare la comodità di utilizzo.

Invio e ricezione delle fatture in modalità cartacea: come avviene per chi non aderisce alla fatturazione elettronica?

Per le partite Iva che ancora non aderiscono alla fatturazione elettronica, si ricorre alla consueta formula cartacea. È necessario compilare la fattura in modalità cartacea oppure tramite un programma al personal computer, quale può essere Excel o un programma specifico. Con la fine della compilazione, è necessario convertire la fattura in un formato più facile da gestire, quale può essere il pdf. Al termine, il documento generato può essere inviato tramite email. In caso di ricezione della fattura, le partite Iva possono ottenerle via email dai fornitori. Oppure, con l’adesione alla fattura elettronica, si può ricevere via Pec o tramite il codice destinatario il documento utilizzando il Servizio di interscambio dell’Agenzia delle entrate.

La conservazione delle fatture cartacee o elettroniche

Qualunque sia il modo in cui la partita Iva riceve la fattura, elettronica o cartacea, è necessario procedere con la conservazione. La partita Iva ha l’obbligo di produrre una copia della fattura in modalità cartacea, stampando il documento. La conservazione di consueto avviene in normali faldoni che archiviano tutti i documenti emessi e ricevuti. Aderendo alla fatturazione elettronica la partita Iva ha la possibilità di archiviare e di disporre delle fatture emesse e ricevute mediante il Servizio di interscambio dell’Agenzia delle entrate.

Partite Iva a regime forfettario: obbligo di fatturazione elettronica con la Pubblica amministrazione

Per tutti i soggetti obbligati vige già la necessità di utilizzo della fattura elettronica per i rapporti con la Pubblica amministrazione. L’obbligo vige anche per le partite Iva a regime forfettario. Dal 2015, infatti, i forfettari devono usare la fattura elettronica per i rapporti con le agenzie fiscali, i ministeri e gli enti nazionali di Previdenza. E ancora con le scuole, i Comuni, le Regioni, le Università, le Camere di commercio e le aziende sanitarie. Tutti gli enti della Pubblica amministrazione non possono ricevere o emettere fatture in formato cartaceo. Di conseguenza, non possono procedere con i pagamenti, anche in forma parziale, se i documenti non vengono trasmessi in modalità elettronica. Ed è proprio questo obbligo verso la Pubblica amministrazione che ha indotto molte partite Iva a regime forfettario ad adottare la fatturazione elettronica.

Fattura elettronica, quali sono i soggetti ad oggi obbligati?

L’obbligo della fattura elettronica vige, dunque, per tutte le partite Iva, sia a regime ordinario che forfettario. Mentre per le partite Iva che non siano forfettarie è necessario utilizzare la fatturazione elettronica anche nei confronti delle altre aziende, dei fornitori e dei consumatori già dal 2019. Ad oggi, dunque, nei rapporti privati, risultano esonerate solo le partite Iva forfettarie, dei minimi o in regime di vantaggio. Risultano altresì non obbligati alla fattura elettronica i professionisti che inviano i dati al Sistema Tessera Sanitaria, ovvero i fisioterapisti, i medici, gli igienisti e gli altri soggetti che svolgano prestazioni sanitarie alle persone fisiche private.

Cosa avviene quando una partita Iva obbligata alla fattura elettronica invia o riceve una fattura da un forfettario?

Le partite Iva obbligate all’emissione e alla ricezione delle fatture elettroniche, nei rapporti con un operatore del regime forfettario che non ha l’obbligo di adozione della fattura elettronica, devono adoperare il metodo tradizionale. Ovvero, per generare la fattura elettronica la devono inviare al Sistema di interscambio (Sdi) e poi predisporre una copia analogica (anche in pdf) da inviare alla partita Iva forfettaria. Nel caso di fatture ricevute in modalità cartacea da una partita Iva a regime forfettario, devono registrarla a parte rispetto alle fatture ricevute in modalità elettronica. Si tratta, dunque, di una procedura più complessa che si annulla se anche la partita Iva a regime forfettario adotta la fattura elettronica.

Fatturazione elettronica, la trasmissione delle partite Iva al commercialista

L’adozione della fattura elettronica facilita anche la trasmissione dei documenti al proprio commercialista. Per chi non utilizza la fattura elettronica (partite Iva a regime forfettario) l’invio delle fatture al commercialista avviene presentandole in modalità cartacea. La consegna avviene a mano o via email. Con questa modalità è necessario un lavoro di raccolta e di organizzazione delle fatture che richiede tempo e risorse. Utilizzando la fattura elettronica si ha a disposizione il servizio offerto dal software che permette di velocizzare l’invio dei documenti al commercialista. Il professionista, infatti, ha la possibilità di accedere alle fatture elettroniche della partita Iva e di scaricarle in autonomia.