Superbonus 110% e bonus casa per condomini, piccoli edifici e ristrutturazioni: quali sono i più convenienti?

Superbonus 110% e vari bonus casa prorogati dalla legge di Bilancio 2022 e in corso di validità ancora per altri anni. Ecco come scegliere la misura più giusta per interventi in condomini, nei piccoli edifici e “villette” e per le ristrutturazioni, anche di facciate degli edifici. I condomini avranno ancora due anni per gli interventi rientranti nel superbonus 110%. Per le villette invece i tempi si accorciano. Conviene di più la detrazione ordinaria che, per alcune misure, scende a tre anni nella dichiarazione dei redditi. Ma c’è la possibilità di utilizzare la detrazione fiscale anche come sconto in fattura o come cessione del credito di imposta.

Superbonus 110% e bonus casa: quali convengono di più?

Conviene di più il superbonus 110% oppure gli altri bonus casa? Nella valutazione è importante individuare la detrazione fiscale che maggiormente può rispecchiare le aspettative nel far svolgere gli interventi. E quale parte della spesa dovrà essere sostenuta dal proprietario o dai proprietari. Oltre al superbonus 110%, il bonus ristrutturazioni permette la detrazione fiscale del 50%. E il bonus facciate ha perso molta della convenienza con la riduzione della detrazione dal 90% al 60% per gli interventi a partire dal 2022. Ma si può utilizzare l’ecobonus ordinario, il sisma bonus ordinario e gli ecobonus potenziati con interventi combinati. Regola generale vuole che la scelta ricada sul tipo di edificio (condominio o singola unità immobiliare) e sugli interventi più complessi rispetto alle piccole ristrutturazioni.

Condomini, quanto conviene il superbonus 110%?

La detrazione fiscale più conveniente nel 2022 per i condomini è quella relativa ai lavori di coibentazione (o di cappotti termici), di nuovi impianti di riscaldamento e di interventi sulle parti strutturali. Per tutte queste tipologie di lavori si può beneficiare del superbonus 110% per migliorare le condizioni antisismiche dell’edificio oppure per interventi sul piano dell’efficientamento energetico. Gli interventi rientranti nel superbonus potranno essere effettuati al 110% di detrazione fino al 31 dicembre del 2023, per poi beneficiare del 70% nel 2024 e del 65% nel 2025. La proroga riguarda anche gli interventi trainanti nelle singole unità abitative.

Superbonus 110%, quando programmare e iniziare i lavori?

Qualche difficoltà i condomini potrebbero averla in merito ai tempi degli interventi. L’avvio dei lavori potrebbe richiedere tempo e le imprese hanno attualmente molti interventi da realizzare. Ma la proroga del superbonus può fare in modo da programmare gli interventi al 110% nei prossimi due anni. Sulla spesa da affrontare si dovrà mettere in conto di dover anticipare qualcosa, anche se si cede il credito a un istituto bancario. Tra le spese da affrontare di tasca propria c’è la diagnosi energetica e il capitolato.

Bonus casa piccoli edifici con un unico proprietario: quale detrazione conviene?

Con la legge di Bilancio 2022 i condomini e gli edifici con un unico proprietario (o più persone fisiche che abbiano una comproprietà) sono sullo stesso piano. Si tratta di piccoli edifici che abbiano da 2 a 4 unità abitative, senza dover contare le pertinenze. Rientra nelle agevolazioni dei piccoli edifici anche un immobile costituito da tre appartamenti e tre box. In tutte queste situazioni, gli interventi possono essere fatti rientrare nel superbonus 110% fino al 31 dicembre 2023, con la riduzione della detrazione negli anni successivi.

Superbonus 110% per le ‘villette’: la scadenza è il 31 dicembre 2022 con Sal al 30 giugno prossimo

Discorso a parte vale per le cosiddette “villette” in merito all’utilizzo del superbonus 110%. Si tratta di edifici monofamiliari o di singole unità abitative che siano indipendenti inserite in edifici plurifamiliari. I benefici del superbonus 110% scadono al 31 dicembre 2022, ma entro il 30 giugno prossimo deve essere raggiunto almeno il 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal) calcolato sull’intervento complessivo.

Bonus ristrutturazioni edilizie, quali sono quelli che convengono?

Spesso i proprietari di immobili potrebbero aver bisogno di lavori più leggeri per rientrare nel superbonus 110% e dover effettuare delle semplici ristrutturazioni. Per tutti questi interventi rimangono in vigore una serie di bonus edili ordinari. A partire dal bonus ristrutturazione con la detrazione del 50% valido ancora per altri tre anni, fino al 31 dicembre 2024. Sono poi possibili altri bonus, come l’ecobonus, il bonus giardini, il sisma bonus e il bonus mobili. Quest’ultimo, però, nel 2022 può essere applicato a un limite di spesa di 10 mila euro (anziché 16 mila dell’anno scorso) e scenderà a 5 mila euro negli anni 2023 e 2024.

Bonus facciate per le ristrutturazioni degli edifici, cala la convenienza nel 2022

Nell’ultimo anno di possibilità di utilizzarlo, il bonus facciate cala in termini di convenienza. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha previsto una detrazione più bassa per i lavori relativi alle facciate nel corso dell’anno. La detrazione fiscale non sarà più del 90% come per i lavori del 2020 e del 2021, ma scenderà al 60%. La riduzione della detrazione fiscale fa in modo che si possano prendere in considerazione altri bonus rispetto al bonus facciate con minori visti e asseverazioni da rispettare secondo quanto chiede il decreto legge “Antifrodi”, entrato in vigore il 12 novembre 2021. Aumentano invece le possibilità di utilizzare il sisma bonus ordinario e il super sisma bonus che, nei casi più favorevoli, può arrivare a una detrazione fiscale dell’85%. Tuttavia, in quest’ultimo caso è necessario fare lavori edilizi più rilevanti nell’ambito degli edifici condominiali.

 

Servizi telematici Agenzia delle Entrate, ecco come richiedere l’abilitazione a Entratel

Entratel è uno tra i primari servizi online che sono messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Si tratta, nello specifico, e per la precisione, di un canale telematico grazie al quale le persone fisiche, ed i soggetti diversi dalle persone fisiche, possono mantenersi in regola con il Fisco procedendo non solo con il versamento delle tasse, ma anche con tutti gli adempimenti fiscali. Vediamo allora passo passo, tra i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, come si richiede proprio l’abilitazione al canale Entratel.

Pre-iscrizione al servizio Entratel dell’Agenzia delle Entrate, ecco come fare

Nel dettaglio, ai fini dell’adesione al servizio Entratel dell’Agenzia delle Entrate c’è una prima fase che è quella della pre-iscrizione. La pre-iscrizione si effettua dal portale dell’Agenzia delle Entrate compilando online un apposito modulo. Inoltre, la pre-iscrizione ad Entratel prevede due moduli online distinti.

Precisamente, uno per le persone fisiche, ed uno per i soggetti diversi dalle persone fisiche. Con la pre-iscrizione il contribuente ottiene un apposito codice da utilizzare poi dopo aver ottenuto, da parte del competente ufficio dell’Agenzia delle entrate, l’abilitazione al servizio Entratel così come si legge proprio sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Come richiedere l’abilitazione a Entratel e come si invia al Fisco il modulo di domanda

Dopo aver richiesto la pre-iscrizione al servizio Entratel, l’iscrizione vera e propria avviene compilando ed inviando un apposito modello di richiesta che, in formato PDF, si può scaricare dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Per l’invio del modello PDF, che è disponibile in formato editabile insieme agli eventuali allegati da presentare, ci sono due opzioni.

Ovverosia, attraverso la Posta Elettronica Certificata (PEC) il cui indirizzo di ottiene tramite l’apposita funzionalità ‘Ricerca PEC per istanze di variazione utenza‘. Oppure, in alternativa, il modulo di domanda per l’abilitazione al servizio Entratel si può presentare presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate. Ma a patto che questo rientri nella regione nella quale è stabilito il domicilio fiscale dell’utente.

Come si acquisiscono le credenziali di accesso al servizio Entratel

Ottenuto l’attestato relativo all’avvenuta abilitazione al servizio Entratel, sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate c’è l’apposita sezione ‘Prelievo dati’ che permette di acquisire le credenziali. Compilando l’apposito form online con tutti i dati richiesti, infatti, l’utente già abilitato ad Entratel non solo può prelevare le credenziali di connessione al sito web. Ma anche quelle di accesso all’area riservata del sito, ed il PinCode ai fini della generazione dell’ambiente di sicurezza. Con le stesse modalità, sempre dal sito delle Entrate, si può effettuare la ‘Ricerca PEC per istanze di variazione utenza’.

Prestito cambializzato: a chi conviene e come funziona

Chi ha bisogno di liquidità, in particolare le aziende, sa quanto può essere difficile riuscire a ottenere un prestito quando non ci sono abbastanza garanzie, in questi casi una soluzione può essere il prestito cambializzato che però dovrebbe essere considerato come “l’ultima spiaggia”, cioè l’ultima risorsa a cui fare riferimento dopo aver tentato altre strade, ad esempio il prestito al consumo, finanziamenti specifici. Tra gli elementi che portano molti a preferirlo vi è sicuramente la celerità della pratica e la possibilità di ottenerlo anche quando si è cattivi pagatori, ma come funziona?

Cos’è il prestito cambializzato

La prima cosa da capire è perché si chiama prestito cambializzato. La risposta è piuttosto semplice, infatti il prestito si eroga dietro la sottoscrizione di cambiali. Le cambiali hanno caratteristiche peculiari, cioè sono titoli di credito esecutivi a tutti gli effetti e quindi in caso di ritardo nel pagamento, il creditore può attivare immediatamente la procedura di esecuzione forzata senza prima passare per una fase di accertamento del credito attraverso una procedura giudiziaria. Quindi, a differenza di un prestito tradizionale in cui sono previsti avvisi e il rispetto di una certa tempistica, al momento del mancato pagamento, il creditore che detiene la cambiale, potrà rivolgersi al notaio e chiedere il protesto, inizierà così il pignoramento dei beni del debitore. Le cambiali hanno scadenza mensile, sono sottoscritte dal debitore e restano nelle mani del creditore che potrà quindi utilizzarle come titolo di credito.

Perché si richiede questa forma di prestito?

Quando una persona chiede un prestito la prima cosa che si fa è controllare se lo stesso è un cattivo pagatore e se si trova nelle condizioni economiche di poter far fronte all’impegno preso. Se l’esito della procedura è negativo non si procede alla concessione, questo perché vi è il rischio elevato di insolvenza e non sempre si riesce a ottenere la restituzione, quindi le banche preferiscono non correre rischi eccessivamente elevati.

Con il prestito cambializzato però questo rischio si riduce perché il debitore sa che appena salta un pagamento parte la procedura esecutiva e tendenzialmente cerca in tutti i modi di pagare. Questo è il motivo per cui si può più facilmente ottenere un prestito cambializzato, inoltre per questo tipo di credito non è prevista la preventiva valutazione del merito creditizio quindi si può ottenere anche quando si è cattivi pagatori. Nella maggior parte dei casi non si ottengono grandi somme, anche perché si richiede questa tipologia soprattutto per le urgenze.

Naturalmente non è tutto così bello come si potrebbe pensare, infatti il prestito cambializzato ha solitamente tassi di interessi più alti rispetto a un comune prestito, il tasso di interesse è connaturato non solo al costo del denaro, ma anche alla rischiosità del prestito. Nella maggior parte dei casi il TAN (Tasso Annuale Netto) oscilla tra il 4,50% e il 7%, ma questa è solo una voce del costo del prestito perché poi ci sono le spese della pratica, vedremo a breve l’imposta di bollo, eventuali polizze da sottoscrivere.

Chi può richiedere un prestito cambializzato

Possono richiederlo persone maggiorenni e di età inferiore a 70 anni, ma in realtà le banche e gli istituti di credito in genere sono liberi di concedere il prestito cambializzato anche dopo aver superato questa soglia anagrafica.

Non ci sono particolari limiti inerenti i soggetti che possono richiedere un prestito cambializzato, ad esempio può trattarsi di lavoratori autonomi o liberi professionisti, in questo caso solitamente viene richiesto di accompagnare il prestito cambializzato ad un’assicurazione a copertura del rischio vita, si tratta naturalmente di un ulteriore costo rispetto ai tassi di interesse. Per i lavoratori dipendenti invece nella maggior parte dei casi si richiede la sottoscrizione di una garanzia sul TFR, quindi in caso di perdita di lavoro, il creditore potrà rivalersi direttamente su quanto accumulato come Trattamento di Fine Rapporto.

Per i pensionati non vi sono particolari problemi o garanzie, ma come visto c’è il limite dell’età e molti enti preferiscono studiare un piano di ammortamento che si concluda prima del compimento di un determinato limite di età. Infine, anche i neoassunti e precari possono ottenere un prestito cambializzato, ma in questo caso spesso si richiede una garanzia su un bene immobile. Infine, può essere richiesta la presenza di un garante, questa è solitamente necessaria nel caso in cui non vi siano altre garanzie o per prestiti a casalinghe.

Cosa serve per ottenere il prestito cambializzato

Per ottenere il prestito cambializzato non è necessario indicare il motivo per cui si ha bisogno di liquidità. Naturalmente è necessario avere con sé i documenti di riconoscimento, codice fiscale, documenti che attestino il reddito ed eventuali garanzie a copertura del prestito. Nel contratto sono naturalmente indicati i costi, ma occorre ricordare che non si tratta solo del tasso di interesse, infatti per le cambiali è prevista anche l’imposta di bollo. L’importo di questa si calcola in base al valore della cambiale, per il 2021 è stato applicato il 12 per mille rispetto al valore facciale della cambiale. Su una cambiale da 420 euro l’importo del bollo è di 5,04 euro.

Bonus Sud, arriva la proroga fino al 31 dicembre 2022 su macchinari, impianti e attrezzature

È arrivata la proroga del bonus Sud, la misura per l’acquisto o la locazione finanziaria, di impianti, di macchinari e di attrezzature. La legge di Bilancio 2022, infatti, è intervenuta sulla normativa del credito di imposta per gli investimenti nelle Regioni del Sud per individuare i territori ai quali verranno assegnate le agevolazioni della nuova Carta degli aiuti regionali del periodo 2022-2027.

Bonus Sud, da chi può essere fruita l’agevolazione?

L’agevolazione è fruibile per acquistare gli impianti, i macchinari e le attrezzature relative alle strutture produttive esistenti. Si può utilizzare il bonus anche per la locazione finanziaria. Nel caso in cui l’agevolazione viene richiesta per nuovi impianti, è necessario che facciano parte dell’iniziale progetto di investimento come previsto dai punti 49, 50 e 51 dell’articolo 2 del Regolamento europeo numero 651 del 2014.

Bonus Sud per la creazione di nuovi stabilimenti, come fare?

Il Bonus Sud, nel caso previsto dal Regolamento europeo, deve essere funzionale a macchinari, impianti e attrezzature di strutture produttive preesistenti, oppure a:

  • creare di nuovi stabilimenti;
  • ingrandire la capacità produttiva di uno preesistente;
  • diversificare la produzione di uno stabilimento per l’ottenimento di beni mai prodotti prima;
  • cambiare il processo produttivo di uno stabilimento già esistente.

Non si può richiedere il bonus Sud per investimenti relativi alla mera sostituzione dei beni strumentali dismessi. Manca, in tal caso, il principio della novità.

Bonus Sud e Carta degli aiuti a finalità regionale: contributi espressi in percentuale all’investimento

La legge di Bilancio 2022 ha introdotto la nuova Carta degli aiuti a finalità regionale per il periodo di programmazione dal 2022 al 2027. La Carta, come disciplinato dal comma 175 dell’articolo 1 della legge di Bilancio, indica quali sono le Regioni ammissibili agli investimenti e stabilisce quali siano le risorse da destinare agli aiuti. L’importo massimo del contributo dello Stato per i beni strumentali è espresso in misura percentuale in riferimento al costo dell’investimento.

Credito di imposta Bonus Sud: quanto spetta alle imprese per i beni strumentali?

Il quadro aggiornato relativo al credito di imposta per l’acquisto di macchinari, attrezzature e impianti vede le seguenti percentuali:

  • per la Puglia, la Basilicata, la Sicilia, la Campania, il Molise, la Calabria e la Sardegna il credito di imposta è pari al 45% per le piccole imprese, al 35% per le medie imprese e al 25% per le grandi imprese;
  • per l’Abruzzo le percentuali scendo al 30% per le piccole imprese, al 20% per le medie imprese e al 10% per le grandi imprese.

Obblighi delle aziende per l’etichettatura ambientale

Sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 2022 la disciplina sugli imballaggi, ma con il Decreto Milleproroghe tutto è stato rimandato. Nonostante questo, è bene riepilogare quali saranno i nuovi obblighi delle aziende sull’etichettatura ambientale.

L’etichettatura ambientale

Le linee guida dell’etichettatura ambientale sono contenute nel decreto legislativo 116 del 2020, che modifica il decreto legislativo 152 del 2006 anche conosciuto come Codice dell’Ambiente, e si adeguano alla decisione 129/1997/CE . La disciplina prevedeva, dopo diverse proroghe, l’entrata in vigore dell’etichettatura ambientale dal primo gennaio 2022, ma a causa dell’emergenza epidemiologica, tale termine è stato ulteriormente abrogato, c’è però da dire che sono molte le imprese che si erano già adeguate, quindi in realtà la maggior parte dei prodotti che oggi acquistiamo contengono le nuove formule.

La prima cosa da sottolineare è che tutti gli imballaggi adottati in Italia, che siano primari (quello che entra direttamente a contatto con il prodotto), secondari o terziari devono avere l’indicazione del codice alfanumerico previsto dalla codifica europea e che identifica la tipologia di materiale utilizzato per l’imballaggio stesso, ad esempio la tipologia di polimero utilizzato.

Se gli imballaggi sono destinati al consumatore finale oltre a contenere il codice alfanumerico appena citato, devono contenere anche ulteriori informazioni inerenti la disciplina prevista per lo smaltimento delle varie parti dell’imballaggio. Le aziende possono scegliere come apporre le indicazioni, cioè possono essere stampate direttamente sul packaging, come succede nella maggior parte dei casi, oppure possono essere apposte su un cartellino o etichetta comunque attaccate alla confezione. Le aziende hanno anche libertà circa la grafica da utilizzare, i colori, i caratteri della scrittura utilizzati per fornire tali indicazioni essenziali.

Etichettatura ambientale per prodotti specifici

La normativa non prevede una dimensione minima per le indicazioni, ma viene suggerito di utilizzare le specifiche tecniche indicate nella normativa.

L’etichettatura ambientale dovrà essere seguita per tutte le componenti dell’imballaggio, in caso di imballaggio neutro, di piccole dimensioni o componenti separabili, è possibile adottare diverse soluzioni, in particolare si possono utilizzare etichette esterne, documenti di trasporto, schede tecniche, manuali QRCode o addirittura strumenti digitali come i link.

Per imballaggi neutri si intendono quelli privi di grafica, cioè senza segni distintivi particolari. Nella maggior parte dei casi si tratta di semplici semilavorati come fogli di carta, pluriball, film per la pallettizzazione, pallet, scatole, interfalde di cartone ondulati in questi casi si ritiene ottemperato l’obbligo nel momento in cui il produttore indica le caratteristiche dell’imballaggio nel documento di trasporto. Per i pre-incarti ad esempio quelli che vengono utilizzati al banco salumi, è necessario che le informazioni siano facilmente reperibili, ad esempio su un sito internet o attraverso schede informative rese note al pubblico presso gli esercizi commerciali.

Qualunque sia il metodo utilizzato è essenziale che la comunicazione sia idonea.

Attenzione alle indicazioni sugli imballaggi compositi in carta

Particolare attenzione deve essere posta agli imballaggi compositi in carta, in questo caso le indicazioni circa la raccolta differenziata devono tenere in considerazione la percentuale cellulosica. La disciplina prevede che possano essere avviati al recupero e quindi al riciclo gli imballaggi che abbiano una percentuale cellulosica compresa tra il 60% e il 95% del peso complessivo. Per percentuali inferiori non sarebbe conveniente avviare un ciclo di riciclo. Questo implica che per questa tipologia di imballaggio, se la percentuale di cellulosa è inferiore al 60% non deve essere data indicazione di riciclo con la carta.

In base alla disciplina prevista, pur essendoci per le aziende libertà circa le diciture da inserire, visto che i Comuni hanno regole in parte diverse per la raccolta differenziata, è consigliato inserire nell’etichettatura la dicitura Raccolta differenziata. Verifica le disposizioni del tuo comune” .

Imballaggi separabili

Per i prodotti confezionati con imballaggi separabili le indicazioni sull’etichettatura ambientale dovranno essere fornite per ogni componente dell’imballaggio, ad esempio la classica scatola delle merendine deve avere l’indicazione per lo smaltimento della plastica esterna (imballaggio terziario), le indicazioni per il cartoncino interno (imballaggio secondario) e per la confezione della singola merendina (imballaggio primario). La bottiglia di vetro con tappo in plastica dovrà avere indicazione per la bottiglia e per il tappo e via discorrendo. Se l’imballaggio è composto da più parti non separabili, ad esempio un’etichetta attaccata e non separabile, devono essere fornite le indicazioni circa lo smaltimento della componente principale e la codifica identificativa del corpo principale.

Imballaggi destinati all’estero

La normativa vista si applica agli imballaggi prodotti e immessi in commercio in Italia, ma cosa succede nel caso in cui i prodotti siano destinati all’esportazione presso Paesi Terzi? In questo caso la disciplina prevede che debbano essere rispettati anche i canoni, le normative richieste nei Paesi di destinazione e siano accompagnati da idonea documentazione da cui sia possibile rilevare la destinazione del prodotto e informazioni sulla composizione degli imballaggi.

Le sanzioni previste in caso di violazione dell’obbligo sull’etichettatura ambientale

Naturalmente a fronte di un obbligo, cioè quello dell’etichettatura ambientale, c’è connesso un sistema sanzionatorio. Il problema reale è dato dal fatto che spesso chi immette in commercio un prodotto non è certo chi produce gli imballaggi ed è proprio quest’ultimo a decidere la composizione del materiali utilizzati, sebbene seguendo le indicazioni di conservazione del prodotto indicate dal produttore. A questo punto, resta da risolvere un ulteriore dubbio, cioè chi è responsabile della corretta etichettatura ambientale?

La normativa stabilisce che la responsabilità per l’apposizione dell’etichettatura ambientale è condivisa tra i due soggetti. Sarà cura del produttore degli imballaggi dare corrette informazioni agli altri produttori della catena inerenti la composizione dei vari packaging, mentre l’azienda dovrà accertare che gli imballaggi siano conformi alle normative di legge. Quindi il produttore di pasta dovrà comunicare le informazioni circa il prodotto a colui che produce l’imballaggio, questo dovrà realizzare un imballaggio consono al prodotto alimentare e inserire le informazioni sullo smaltimento dell’imballaggio e dovrà comunicarne le caratteristiche al produttore di pasta che dovrà a sua volta verificare che l’imballaggio segua le direttive dell’etichettatura ambientale. L’articolo 261 comma 3 del decreto 116 del 2020 stabilisce che “ chiunque immetta sul mercato imballaggi privi dei requisiti di etichettatura, sia applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.200 a 40.000 euro.”

Se vuoi conoscere tutte le proroghe intervenute con il decreto Milleproroghe, leggi l’articolo: Decreto Milleproroghe 2022: ecco tutti i nuovi termini

Da gennaio 2022 riparte di decalage sull’assegno NASpI

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e hanno diritto a percepirla coloro che perdono il lavoro. Dal primo gennaio 2022 c’è però una novità infatti torna in vigore il decalage sull’assegno NASpI.

Decalage sull’assegno NASpI: cos’è

La NASpI entra nel nostro ordinamento con l’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 ed è rivolta a coloro che hanno perso involontariamente l’occupazione, compresi apprendisti, soci lavoratori di cooperative, dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni, lavoratori dello spettacolo con contratto a tempo determinato. Sono invece esclusi i dipendenti delle pubbliche amministrazioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato, gli operai agricoli con contratto a tempo determinato, coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici (pensione di vecchiaia o anticipata), i lavoratori titolari di assegno di invalidità che non optino per la NASpI.

L’INPS eroga questo assegno mensilmente per un numero di settimane corrispondenti alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni. L’importo spettante è pari al 75% della media delle retribuzioni maturate negli ultimi 4 anni. La disciplina però prevede anche che, dal primo giorno del quarto mese (articolo 4 comma 3 del decreto legislativo 22 del 2015) inizia ad applicarsi un decalage del 3% mensile. Se il beneficiario ha compiuto 55 anni di età, il decalage inizia ad essere applicato dall’ottavo mese.

Effetti del decreto Sostegni bis sul decalage NASpI

Con il decreto Sostegni Bis, decreto legge 73 del 2021, è stata però disposta la sospensione del decalage fino al 31 dicembre 2021. L’obiettivo era aiutare le persone che avevano perso il lavoro ad affrontare l’emergenza Covid senza particolari disagi, infatti il periodo emergenziale ha visto un aumento della perdita di posti di lavoro e quindi di disoccupazione e una maggiore difficoltà per chi già lo aveva perso a ricollocarsi.

Questo implica che dal 1° gennaio 2022 ricomincia ad essere applicato il decalage sull’assegno NASpI e a dare conferma di ciò c’è il messaggio 2309 del 16 giugno 2021. Il messaggio precisa che dal primo gennaio 2022 per le indennità NASpI ancora in essere “l’importo sarà calcolato applicando le riduzioni corrispondenti ai mesi di sospensione trascorsi”, si deduce che saranno comunque recuperate le percentuali di decalage non applicate in precedenza. Questo vuol dire che non si comincerà di nuovo il decalage al 3%, ma molto superiore.

Questo vuol dire che il calcolo prevede una riduzione del 3% per il mese di giugno, a questa riduzione si applica un’ulteriore riduzione che avrebbe dovuto essere applicata a luglio e via così fino ad arrivare a dicembre 2021. L’importo che i percettori avranno a metà gennaio 2022 subirà un taglio deciso. Dai calcoli eseguiti emerge che coloro che al primo giugno percepiva 1000 euro, in virtù dei vari tagli percepirà a gennaio circa 750 euro.

Decisioni e modelli decisionali all’interno di un’azienda

Le decisioni fanno parte della vita di ciascuno. Lo stesso vale anche per le azienda, ma come si conciliano le due cose?

Decisioni, quando e come si prendono

Tutti i giorni ogni individuo prende delle decisioni che possono più o meno essere importanti. Le decisioni che si prendono a volte sono banali e per questo sono prese velocemente. Mentre altre rappresentano il frutto di un lungo processo di analisi. In questo tempo si possono valutare tutte le variabili, le decisioni e le alternative in modo più selettivo ed approfondito.

E nel frattempo possono prendersi delle soluzioni parziali, temporanee o imperfette. Possiamo anche definirle come micro decisioni all’interno di un complesso decisorio più complesso. Ma anche nelle aziende è un pò la stessa cosa, ci sono delle decisioni più o memo complesse. A volte si prendono delle decisioni per risolvere dei problemi veloci, mentre altre volte occorre prestare più attenzione a delle soluzioni che comportano e coinvolgono più persone.

Modelli decisionali che si possono applicare

Esistono diversi modelli che permettono di analizzare i processi decisionali. Questi si possono così riassumere così:

  • razionale;
  • euristico;
  • garbag can;
  • cibernetico;
  • intuitivo.

Il primo modello, lo dice anche il nome, è di tipo razionale. E’ un modello che ha un carattere nominativo poiché si basa sull’osservazione degli errori. In altre parole una volta identificato il problema vengono cercate le alternative che possono eliminare le condizioni negative.

Mentre del modello euristico ci sono due elementi di base: la razionalità limitata e la soddisfazione. Le decisioni vengono prese a razionalità limitata, cioè coloro che prendono le decisioni sono in grado di riconoscere solo un numero limitato di alternative e sono consapevoli di alcune conseguenze. Inoltre l’esperienza del decisore influenzerà la selezione delle decisioni alternative e l’accettazione di ridurre il numero delle alternative. Dunque si tenderà a scegliere quelle che soddisfano e sembrano essere la soluzione migliore.

Tutti gli altri processi decisionali …

Il modello Garbage can è il modello del bidone della spazzatura. Il modello si compone di quattro elementi:

  • i partecipanti al processo e le loro priorità;
  • i problemi da risolvere;
  • le soluzioni da fare;
  • le opportunità di decisione

I partecipanti sono vari e diversi i loro obiettivi. I decisori possono anche variare la loro opinione sul grado di priorità con cui considerano un problema. Anche la tempestività è un importante elemento di questo modello. Secondo il Garbage can l’organizzazione è vista come una struttura fluida in cui le persone, i problemi e le soluzioni scorrono insieme.

Il modello cibernetico prevede invece di adottare la strategia “Prova-errore” e discernenti tra i tipi di conseguenze possibili. Le decisioni che funzionano diventano un repertorio di azioni corrette, mentre quelle sbagliate vengono eliminate.

Infine nel modello intuitivo si ha un processo inconscio determinato da forme di esperienza tacita. L’intuizione viene a volte considera come un sesto senso, capace di individuare le scelte giuste.

Le decisioni in azienda e le problematiche da risolvere

Quando in azienda si verifica un problema, occorre prendere una decisione per risolverlo. A questo punto il gruppo deve essere in grado di trovare la soluzione ottimale. Ci sono tre modi di risolvere il problema:

  • brainstorming;
  • nominal group;
  • Delphi.

Il Brainstorming è di notevole aiuto nella fase di generazione delle idee, perché richiede che i membri del team lascino la propria mente libera di esprimere le idee. Tuttavia viene incentivata la quantità di idee e suggerimenti  per selezionare una soluzione. Mentre nel nominal group si usa quando il gruppo è molto ampio e quando ci sono situazioni di tensione e conflitto. I partecipanti fanno delle loro idee in modo individuale e poi le espongono agli altri senza avere critiche. Poi segue una discussione di gruppo e ogni membro attribuisce un punteggio alle varie soluzioni. Dunque le decisioni con più punti saranno quelle selezionate.

Infine c’è la tecnica Delphi. Questa è usata quando i membri del team sono fisicamente lontani. Viene predisposto un questionario e inviato a tutti i membri del gruppo che formulano le risposte. A questo punto viene inviato un secondo questionario di follow-up basato sulle risposte iniziali, riviste sulla base dei primi suggerimenti. Questo processo continua fino a che non viene raggiunta una decisione. Comunque qualunque sia il modello decisionale adottato dalle imprese, l’importante è riuscire a trovare una soluzione che soddisfi tutti e che renda sereno il quieto vivere.

In arrivo nuovi sostegni, circa 2 miliardi di euro e un decreto in esame

Sono in arrivo nuovi sostegni a causa del perdurare della pandemia. Aiuti che potrebbero interessare solo alcuni settori.

Arrivo nuovi sostegni, ecco cosa dice il Mef

Il Governo sembra essere già al lavoro sul nuovo Decreto Sostegni, ma i soldi saranno messi a disposizione dal Mef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Si eviterà così di dover chiedere uno scostamento del bilancio al Parlamento. Un Decreto la cui portata si attesta intorno a 2 miliardi di euro.

Tuttavia la sollecitazione di tutti i partiti sembra essere abbastanza forte. A soffrirne sono particolarmente i settori legati alla ristorazione, mezzi pubblici (treni e bus) e privati, turismo e alberghi. A questo si aggiungono le nuove restrizioni per il green  pass rafforzato che proprio oggi entrano in vigore. Una sorta di lockdown light per i non vaccinati, per tentare di arginare la pandemia.

Arrivo nuovi sostegni, crescono le occupazioni

L’Istat dichiara che in Italia si sta registrando un tasso di occupazione in crescita. Ma i dati si riferiscono al mese di novembre 2021, prima dell’impennata dei contagi di questi giorni. Ma vi è diminuzione di personale operativo sia per quanto riguarda il servizio dei trasporti, che nelle scuole. A dire il vero sono tante la aziende costrette a fare i conti con il personale mancante, tra cui la logistica e la manifattura.

Si spera nel decreto sostegni in discussione giovedì per aiutare le imprese che stanno soffrendo anche dei rincari nelle fatture all’energia elettrica. Un costo che è aumentato e che pesa sulle tasche di imprenditore ed imprese sempre più in difficoltà.

A chi dovrebbero arrivare i nuovi sostegni?

Gli aiuti dovrebbero arrivare per le sale da ballo e  discoteche , rimaste chiuse a lungo. Ma anche per settore spettacolo, terziario e turismo e tour operator. In particolare dovrebbe essere prorogata la Cassa integrazione per altri 3 mesi e terminata lo scorso dicembre 2021.

Mentre per la pubblica amministrazione è in partenza un programma straordinario di formazione. Saranno circa 3 milioni i dipendenti pubblici coinvolti dal progetto. Formazione che permetterà ai dipendenti di laureasi, specializzarsi ed avere un’alfabetizzazione digitale. Una linea che punta alla digitalizzazione, come precisa lo stesso Ministro per la pubblica amministrazione del Governo Draghi, Renato Brunetta.

Bonus facciate 2022: con la riduzione dal 90% al 60%, quali alternative convengono di più?

Con la riduzione della detrazione fiscale dal 90% al 60% decretata dalla legge di Bilancio 2022, quali alternative risultano più convenienti del bonus facciate? La concorrenza alla misura di vantaggio per gli interventi edilizi si fa sentire, soprattutto con gli ecobonus per gli immobili condominiali e il bonus del 50% sulle ristrutturazioni. E dunque, nell’ultimo anno di validità del bonus facciate, i lavori compresi in questa misura potrebbero abbassarsi di numero. Il tutto mentre, numeri alla mano, nel 2020 e nel 2021 il bonus facciate è risultata essere la misura di detrazione fiscale più conveniente dopo il superbonus 110%.

Bonus facciate, che cos’è?

Nel 2022 il bonus facciate permette la detrazione fiscale del 60%. Non è prevista una spesa massima per unità immobiliare, mentre il recupero in anni della detrazione è pari a 10. L’agevolazione vale sugli immobili già esistenti e prevede il recupero o il restauro della facciata esterna, inclusa la tinteggiatura o la pulitura. Gli interventi devono essere fatti sulle strutture opache della facciata, inclusi i balconi, i fregi e gli ornamenti.

Bonus facciate, quando si può realizzare l’intervento?

L’edificio oggetto di intervento deve trovarsi nelle zone urbanistiche A o B secondo la classificazione fatta dal decreto ministeriale numero 1444 del 1968. Se i lavori sono influenti ai fini termici o interessano più del 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda totale dell’immobile, allora deve essere eseguita la coibentazione con i relativi adempimenti come avviene per l’ecobonus ordinario. In tal caso è necessaria la pratica Enea e, per gli interventi a partire dal 6 ottobre 2020, è necessaria la congruità delle spese.

Bonus facciate, si può utilizzare lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta?

Anche per il bonus facciate la detrazione, in alternativa all’applicazione nella dichiarazione dei redditi, può essere scambiata con la cessione del credito di imposta oppure mediante lo sconto in fattura. In entrambi i case è necessaria l’asseverazione di congruità delle spese e il visto di conformità delle stesse. I visti sono stati introdotti con l’entrata in vigore il 12 novembre 2021 del decreto “Antifrodi” (decreto legge numero 157 del 2021).

Detrazioni del bonus facciate rispetto al bonus ristrutturazione

La detrazione del bonus facciate deve essere applicata sull’Irpef o sull’Ires. Può interessare edifici di qualsiasi categoria catastale, come avviene per l’ecobonus. La detrazione del bonus ristrutturazioni invece è limitata all’Irpef di edifici per lo più residenziali.

Bonus facciate, ci sono limiti di spesa per gli interventi?

Il bonus facciate, pur non avendo dei limiti di spesa, è in ogni caso soggetto alla congruità delle spese sostenute per realizzare l’intervento. Tale congruità deve esserci sempre, sia nel caso di sconto in fattura o di cessione del credito di imposta, che in tutte le situazioni nelle quali l’intervento deve rispettare le disposizioni del decreto ministeriale “Requisiti”.

Bonus facciate, le previsioni degli interventi nel 2022

La riduzione della percentuale di detrazione fiscale dal 90% al 60% potrebbe spingere, nel corso dell’anno, i contribuenti a optare per altre misure di agevolazione fiscale più convenienti. Infatti, per la realizzazione di un cappotto termico o una coibentazione si può utilizzare l’ecobonus con percentuali di detrazione fiscale più vantaggiose. A parità di adempimenti da ottemperare (la pratica all’Enea e il rispetto del decreto ministeriale “Requisiti”), la detrazione con l’ecobonus sale al 65%.

Lavori in ecobonus anziché utilizzare il bonus facciate

Tale percentuale aumenta al 70% se la coibentazione viene effettuata da un condominio e interessa almeno il 25% dell’involucro dell’intero immobile. Un ulteriore salto di detrazione fiscale è fissato al 75% nel caso in cui i lavori di coibentazione del condominio assicurino anche determinate prestazioni energetiche, sia in inverno che in estate.

Perché conviene l’ecobonus al bonus facciate 2022 o il sismabonus?

Oltre alle percentuali di detrazione fiscale, l’ecobonus può risultare più conveniente del bonus facciate anche perché non ha i vincoli delle zone (A e B) assegnati al bonus facciate. E con l’ecobonus si può intervenire anche sulle facciate interne, sui lastrici solari e sui tetti. Risultano avvantaggiati anche i contribuenti che utilizzano l’ecobonus sisma e il sisma bonus rispetto al bonus facciate. Infatti, facendo interventi che migliorino anche le classe di rischio sismico di uno o due categorie, si può ottenere una detrazione fiscale dell’80% o dell’85%. Si tratta, tuttavia, di lavori più completi rispetto al bonus facciate.

Bonus facciate e la pulitura e tinteggiatura degli edifici

Il bonus facciate può essere richiesto pure per interventi di semplice tinteggiatura, di pulitura e altri lavori che non diano variazioni dal punto di vista termico. Si tratta, infatti, di restauri di balconi e di cornicioni, di lavori sull’intonaco entro il 10% della superficie disperdente complessiva. Con il bonus facciate al 60% di beneficio fiscale, la semplicità del bonus ristrutturazioni, pur prevedendo la detrazione del 50%, potrebbe risultare competitiva. E si tratta, in particolare, di semplicità dal punto di vista degli adempimenti e delle asseverazioni.

Asseverazione dei costi e il visto di conformità del bonus facciate

Infatti, con il bonus facciate e l’utilizzo della detrazione del 60% come sconto in fattura o come cessione del credito di imposta, sono sempre dovuti:

  • l’asseverazione dei costi agli interventi;
  • il visto di conformità.

I due adempimenti richiesti dal bonus facciate possono influire sul costo finale, soprattutto se si tratta di piccoli interventi. I due visti, invece, possono essere evitati con il bonus ristrutturazione. In particolare, non è richiesto il visto di conformità e l’asseverazione dei costi per gli interventi eseguiti in edilizia libera. Ovvero per interventi di manutenzione ordinaria della facciata con detrazione del 50% solo per le parti comuni dell’edificio. Oppure per lavori il cui costo complessivo non superi i 10 mila euro.

Chatbot per la selezione del personale: come trovare il candidato giusto

La selezione del personale per un’azienda è sempre una fase molto importante perché, soprattutto per le posizioni di vertice ad elevata specializzazione, ma non solo, un’accurata selezione può fare davvero la differenza e portare un’impresa al successo. Oggi parliamo delle selezione del personale con chatbot.

Cos’è il chatbot per la selezione del personale

Quando si parla di selezione del personale con chatbot, si intende dire che il colloquio avviene con una sorta di robot che pone domande standard ( e in molti casi risponde alle domande del candidato) a tutti coloro che partecipano e registra le risposte. Il chatbot viene anche definito assistente digitale. In poche parole anche in questo caso viene utilizzata l’intelligenza artificiale. Può sembrare un modo freddo e impersonale per scegliere i propri dipendenti e collaboratori, ma in realtà è un modo per “ripulire” da elementi che possono essere fuorvianti per il colloquio e selezionare esclusivamente personale che ha determinate caratteristiche. Il chatbot può essere utilizzato anche per conservare dei colloqui per il futuro e quindi per esigenze di assunzione non impellenti.

Un chatbot è un software che consente di simulare un colloquio proprio come se lo stesso fosse tenuto da una persona, è in grado di interagire in modo strutturato con la persona che si trova dall’altro lato del computer. Naturalmente il soggetto viene informato del fatto che sta tenendo un colloquio con un chatbot.

Per le aziende i vantaggi possono essere diversi, in primo luogo è possibile sostenere un numero maggiore di colloqui e quindi acquisire un numero di informazioni davvero rilevante, in secondo luogo i tempi sono brevi, ricordiamo che con un software simile è molto probabile che contemporaneamente si svolgano diversi colloqui da più parti del mondo. Ecco perché questo strumento è molto utilizzato dalle aziende che operano a livello globale visto che possono tenere colloqui di lavoro anche in diverse lingue.

Quanto successo ha la chatbot?

Probabilmente le piccole aziende conoscono poco questo sistema e non lo usano, questo perché comunque gestiscono un numero limitato di colloqui e pensano che l’acquisto della licenza del software (o la personalizzazione del chatbot tramite un esperto informatico)  potrebbe essere uno svantaggio, ma nelle aziende di medie e grandi dimensioni la selezione del personale con chatbot è una realtà.

Da un sondaggio del 2019 è emerso che il 43% dei professionisti delle risorse umane ha usato una chatbot e di questi l’88% ha avuto un giudizio positivo. Il successo però non è visto solo dal lato dell’azienda, ma anche di coloro che si candidano alle varie posizioni lavorative, infatti il 58% di coloro che hanno sostenuto questo tipo di colloquio hanno dichiarato di essere a proprio agio con questa modalità di confronto. La chatbot può costituire anche una scrematura iniziale dei profili da contattare nuovamente, soprattutto è in grado di farlo con un’attenzione che non sempre le persone riescono ad avere quando devono esaminare un gran numero di persone.

Dove installare il chatbot

Un altro vantaggio dei chatbot per il recruiting è dato dal fatto che può essere “installato” in vari “luoghi”, naturalmente possiamo in primo luogo pensare al sito aziendale, nella pagina dedicata a “collabora con noi” è possibile far caricare i curriculm, cosa che ormai fanno tutte le aziende, ma anche avere un software per la gestione del chatbot di recruiting. Non solo, infatti le persone oggi arrivano alle aziende in modo disparati, ecco perché il chatbot per la selezione del personale può essere inserito anche attraverso il servizio di messaggistica Facebook, Instagram o WhatsApp oppure altri canali social.

Questa particolare versatilità consente alle aziende di gestire davvero un gran numero di dati in modo semplice, veloce e soprattutto esaustivo. I canali social consentono soprattutto di arrivare ai giovanissimi, infatti da un’indagine di Indeed (motore di ricerca per trovare lavoro) la maggior parte dei millennial, dei Gen X e dei baby boomers utilizza i dispositivi mobili, come smartphone, per trovare opportunità di lavoro e di conseguenza sono proprio i canali social ad essere più “fruibili”.

La personalizzazione

Naturalmente il colloquio con chatbot deve essere improntato nel modo migliore, cioè personalizzato in base alle esigenze delle aziende, ma anche in base a quelle dei candidati. Questi devono sentirsi coinvolti per poter partecipare, devono poter fare delle domande ed ottenere risposte, le domande più frequenti riguardano stipendi, ferie, posizione sul lavoro, possibilità di lavorare da remoto. Molti potrebbero pensare che in realtà la selezione del personale con chatbot per il recruiting possa allontanare i potenziali interessati, in realtà le statistiche dicono il contrario, perché emerge che coloro che partecipano ai colloqui si sentono molto più frustrati da una mancata risposta del potenziale datore di lavoro, rispetto a come si sentono a interloquire con un’applicazione.

Un chatbot ben programmato è sicuramente la soluzione ideale per un recruiting di alto livello, si possono scegliere anche diverse personalità, ad esempio si può improntare un colloquio su serietà ed elevata professionalità o prediligere un recruiter artificiale che sia simpatico, empatico, allegro e ottimista. Insomma, per trovare i migliori candidati non resta che provare le soluzioni innovative che la tecnologia ci mette a disposizione.

Infine, si ricorda che il chatbot per la selezione del personale è solo una delle possibilità di applicare l’intelligenza artificiale nella ricerca di nuove figure professionali. Abbiamo già parlato del blind recruitment, cioè la selezione alla cieca, puoi trovare l’articolo seguendo il link: Devi selezionare il personale? Prova il Blind Recruiting