Disoccupazione agricola 2022: termini per la domanda e procedura

Gli operai iscritti nell’elenco nominativo degli operai agricoli possono presentare la domanda di disoccupazione agricola 2022 dell’INPS rispettando la scadenza del 31 marzo 2022.

Chi deve presentare la domanda per la disoccupazione agricola 2022

Possono ricevere la disoccupazione agricola 2022 e quindi devono presentare la domanda entro il 31 marzo 2022 i lavoratori:

  • operai a tempo determinato (braccianti agricoli);
  • piccoli coloni;
  • compartecipanti familiari;
  • piccoli coltivatori diretti che hanno versato volontariamente fino a 51 le giornate di iscrizione negli elenchi nominativi agricoli;
  • operai agricoli a tempo indeterminato che lavorano solo per un certo periodo dell’anno;
  • lavoratori agricoli che si dimettono per giusta causa.

Per poter ottenere questa indennità è altresì necessario che nel biennio precedente il lavoratore abbia prestato almeno 102 contributi giornalieri, ad esempio 102 nel 2021, oppure 51 nel 2020 e 51 nel 2022. Occorre avere due anni di anzianità assicurativa ed essere nell’elenco nominativo degli operai agricoli.

Come compilare la domanda per ottenere la disoccupazione agricola 2022

La domanda per la disoccupazione agricola 2022 può essere compilata rivolgendosi a un patronato, oppure può essere compilata in autonomia accedendo ai servizi online messi a disposizione dall’INPS. In questi casi per accedere autonomamente ai servizi online dell’INPS è necessario avere lo Spid o in alternativa la Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale Servizi.

Una volta effettuato l’accesso, occorre andare alla sezione: “Domande, Prestazioni a sostegno del reddito”. Da qui occorre andare alla voce “Disoccupazione e/o ANF Agricola”. A questo punto è necessario compilare il modulo Sr25. Alla domanda è necessario allegare un documento di identità in corso di validità. In caso di dimissioni inoltre è necessario allegare la lettera di dimissioni per giusta causa e contestazione.

In teoria la domanda potrebbe essere presentata anche telefonicamente seguendo le indicazioni del contact center al numero 803 164 da telefono fisso (chiamata gratuita) oppure il numero 06164164 da telefono mobile e a pagamento in base al proprio piano tariffario.

Il pagamento della prestazione avviene tra il mese di giugno e il mese di luglio.

A quanto ammonta la disoccupazione agricola?

Calcolare gli importi è molto semplice. In base al numero di giornate lavorative maturate (escluse quelle in cui si è usufruito della malattia, maternità, infortunio sul lavoro, le giornate di lavoro autonomo agricolo e non agricolo) si calcola il 40% della retribuzione media giornaliera indicata nella busta paga dell’anno a cui l’indennità di disoccupazione si riferisce.

A questo importo occorre sottrarre un ulteriore 9% a titolo di contributo di solidarietà (lo stesso però viene pagato solo nel caso in cui in un anno siano state maturate più di 150 giornate lavorative). Devono inoltre essere portate in detrazione le trattenute IRPEF tenendo in considerazione però anche le detrazioni per figli a carico e coniuge a carico. Infine, se la domanda viene presentata tramite un patronato, viene trattenuta anche la quota sindacale dovuta. Ricordiamo che l’Assegno Nucleo Familiare è stato abolito in favore dell’Assegno Unico Universale quindi non viene corrisposto sulla disoccupazione agricola come in precedenza. Per saperne di più sull’Assegno Unico Universale leggi gli approfondimenti:

Dal 1° gennaio al via le domande per l’Assegno Unico Universale

Assegno Unico Ripartito: come richiederlo seguendo le indicazioni INPS

Il numero massimo di giornate per le quali si può chiedere l’indennità di disoccupazione agricola è 182 giornate.

Occorre infine sottolineare che il termine del 31 marzo 2022 non è prorogabile, non sono ammessi ritardi, in caso di mancata presentazione della stessa si perde il diritto alla percezione.

Per approfondimenti sulla disoccupazione agricola, leggi l’articolo: Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta

Bonus pubblicità, al via l’invio della dichiarazione sostitutiva

E’ stato aperto il canale per l’invio della dichiarazione sostitutiva per i soggetti che hanno presentato richiesta per il bonus pubblicità.

Bonus pubblicità,  la comunicazione dell’Ade

L’agenzia delle entrate ha reso pubblico che è possibile inviare la dichiarazione sostituiva per il riconoscimento del bonus pubblicità. La procedura riguarda tutti coloro che hanno comunicato l’accesso per l’anno 2021. Inoltre si ha tempo fino al 12 febbraio 2022 per inoltrare la relativa dichiarazione sostitutiva. Ecco le linee guida da seguire per una corretta compilazione.

La comunicazione può essere inviata dal cittadino che ne ha diritto o tramite intermediario. Tuttavia per inviare la comunicazione è possibile farlo attraverso la sezione “Servizi per” alla voce “Comunicare” dell’area riservata accessibile con le proprie credenziali Spid, CIE, CNS, Entratel e Fisconline.

Come utilizzare il credito in compensazione sul modello F24

Il credito di imposto si può solo utilizzare in compensazione attraverso la presentazione del modello F24. Inoltre per poter utilizzare il credito d’imposta è necessario, in sede di compilazione del modello, utilizzare il codice tributo 6919. Il codice è denominato “credito d’imposta a favore delle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione per l’acquisizione di servizi digitali – art. 190 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34”.

Il codice è esposto nella sezione “Erario” del modello, nella colonna “importi a credito compensati”. Nei casi in cui il contribuente deve procedere al riversamento dell’agevolazione, nella colonnina “importi a debito versati”. Inoltre il campo “anno di riferimento” fa riferimento all’anno in cui è stata presentata la domanda per l’accesso al credito d’imposta. L’anno si indica con le 4 cifre, ad esempio 2021 con riferimento allo scorso anno.

Bonus pubblicità, l’Ade controllerà i modelli presentati

Sarà l’Agenzia delle entrate a valutare i modelli F24 presentati dai contribuenti. Dunque saranno presi in considerazione solo quelli appartanenti ai soggetti presenti nell’elenco dei beneficiari trasmesso dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Attenzione anche all’ammontare del credito d’imposta utilizzato in compensazione. Questo non deve eccedere l’importo indicato in tale elenco, altrimenti il modello F24 verrà scartato. Infine si ricorda che il bonus pubblicità riguardava il credito d’imposta per le imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione. Ma che occupano almeno un dipendente a tempo indeterminato, un credito d’imposta pari al 30 per cento della spesa effettiva sostenuta nell’anno 2019 per l’acquisizione dei servizi di server, hosting e manutenzione evolutiva per le testate edite in formato digitale, e per information technology di gestione della connettività.

 

 

 

 

 

Superbonus 110% e altri bonus casa: le 9 opportunità per chi vuole ristrutturare

Superbonus 110%, bonus giardini, bonus ristrutturazioni, bonus facciate, bonus mobili, ecobonus ordinario, sisma bonus ordinario, ecobonus potenziato e interventi combinati, bonus barriere architettoniche: sono nove le agevolazioni fiscali confermate dalla legge di Bilancio 2022 e valide per tutto l’anno e per gli anni a venire. Vediamo nel dettaglio in cosa consistono, quale tipo di detrazione si può ottenere ed entro quale percentuale e importo, e come utilizzarli per la cessione del credito di imposta e lo sconto in fattura.

Superbonus 110% valido fino al 2025, ma per alcuni lavori la scadenza è il 30 giugno 2022

Conferma per il superbonus 110% fino al 2025 ma la percentuale di detrazione scenderà nel corso degli ultimi due anni. Inoltre per alcuni lavori la scadenza da fissare è quella del 30 giugno 2022. La misura permette interventi soprattutto sugli immobili residenziali per lavori di tipo trainanti relativi al miglioramento energetico (ovvero l’isolamento termico e la sostituzione degli impianti termici) e interventi trainati relativi (ovvero quelli sulle colonnine di ricarica, sull’abbattimento delle barriere architettoniche, sul fotovoltaico, sui lavori agevolati dall’ecobonus ordinario quali possono essere quelli del cambio delle finestre). Per l’efficienza energetica è richiesto il miglioramento di due classi dell’unità abitativa o dell’edificio sul quale effettuare i lavori. Sono inclusi gli interventi trainati di abbassamento del rischio sismico e sul fotovoltaico, sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Sul rischio sismico non è necessario documentare il miglioramento di classe.

Superbonus 110%: cessione del credito di imposta, sconto in fattura e visti vari

Sule villette unifamiliari e unità singole l’utilizzo del superbonus 110% è subordinato al raggiungimento del 30% di stato di avanzamento dei lavori (Sal) entro il 30 giugno 2022. Solo chi raggiunge questo Sal potrà arrivare fino al 31 dicembre 2022 per le spese sostenute entro fino anno. Sugli interventi previsti dal superbonus 110% si può ricorrere alla cessione del credito di imposta e allo sconto in fattura. La percentuale del 110% scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Gli importi in base al tipo di lavoro e di edificio possono andare da un minimo di 15 mila euro a un massimo di 96 mila euro.

Ecobonus potenziato: la detrazione fiscale può arrivare fino al 75%

Per lavori da 40 mila euro a 136 mila euro fino a fine 2024 può essere utilizzato l’ecobonus potenziato e gli interventi combinati con percentuali di detrazione del 70%, del 75%, dell’80% e dell’85%. Gli interventi sono previsti sugli edifici condominiali. In particolare si può fare la riqualificazione energetica delle parti comuni purché si superi il 25% dell’involucro totale. In questo caso la detrazione è del 70% per interventi di 40 mila euro per ciascuna unità abitativa. Sul miglioramento della prestazione energetica, sia estiva che invernale, la detrazione è del 75%.

Interventi combinati in ecobonus con lavori antisismici: detrazione fiscale sale all’80% o all’85%

Se i lavori di riqualificazione e prestazione energetica si combinano anche con interventi antisismici nelle zone 1, 2 e 3, la detrazione sale all’80% o all’85%  con miglioramento fino a due classi di rischio sismico. La spesa può arrivare a un massimo di 136 mila euro per il numero delle unità abitative. Per questo tipo di interventi è necessario istruire la pratica all’Enea e serve l’asseverazione antisismica. La detrazione può essere utilizzata anche come cessione del credito di imposta e sconto in fattura. La scadenza della misura è a fine 2024.

Sisma bonus ordinario: detrazione fino all’85% per interventi fino a 96 mila euro

Gli interventi rientranti nel sisma bonus ordinario possono arrivare all’imposto di 96 mila euro e riguardano gli immobili residenziali e le attività produttive. La messa in sicurezza può avvenire nelle zone sismiche 1, 2 e 3. Più si migliora, in classi, la sicurezza sismica e più aumenta la percentuale di detrazione. In particolare, spetta il 70% o l’8% per il miglioramento di una o due classi delle singole unità abitative; per condomini le percentuali sono del 75% e dell’85%. Si può utilizzare anche il sisma bonus acquisti del 75% o 85% di detrazioni fiscali per l’acquisto di immobili demoliti e ricostruiti. Il miglioramento del rischio sismico deve essere di una o due classi. Si può beneficiare sempre della cessione del credito di imposta e dello sconto in fattura. La scadenza della misura è a fine 2024.

Ecobonus ordinario: in cosa consiste?

In base al tipo di intervento, si possono svolgere lavori in ecobonus ordinario da 23.077 euro a 153.846 euro fino a tutto il 2024. Gli interventi devono essere effettuati su edifici già esistenti e permettono, tra gli altri la sostituzione degli infissi (detrazione del 50%), degli impianti di riscaldamento (50%) o a caldaia a condensazione in classe A+ con sistema termico evoluto (detrazione del 65%). Sono previsti anche l’installazione dei pannelli solari per l’acqua calda (detrazione 65%), le strutture isolanti opache orizzontali e verticali (detrazione del 65%), la domotica (65%) e le schermature solari (50%). Si deve sempre aprire la pratica all’Enea e rispettare i requisiti energetici. Permesso lo sconto in fattura e la cessione del credito di imposta.

Eliminazione delle barriere architettoniche con detrazione fiscale del 75% per tutto il 2022

In base al tipo di edificio si possono effettuare lavori nel limite dei 30 mila euro, dei 40 mila euro e dei 50 mila euro per l’eliminazione delle barriere architettoniche. La detrazione spetta sugli edifici già esistenti e include i lavori di automazione degli impianti sia degli edifici che delle singole unità abitative. Se si sostituiscono gli impianti la detrazione va applicata alle spese per lo smaltimento e la bonifica dei materiali e per l’impianto sostituito. La detrazione fiscale si può utilizzare nei 5 anni successivi in dichiarazione dei redditi. È previsto lo sconto in fattura e la cessione del credito di imposta.

Bonus facciate, la detrazione nel 2022 è scesa dal 90% al 60% ed è l’ultimo anno

Non vi sono molte aspettative di lavori per il bonus facciate. La legge di Bilancio 2022 ne ha abbassato la detrazione fiscale dal 90% al 60% per l’ultimo anno della misura. Gli interventi ammissibili riguardano il recupero o il restauro delle facciate esterne. Si può procedere anche con la sola pulitura e tinteggiatura. Gli interventi devono essere effettuati sulle strutture opache delle facciate e possono riguardare anche i balconi, i fregi e gli ornamenti. L’edificio oggetto di intervento deve essere situato in una delle due zone urbanistiche A o B secondo la classificazione del decreto ministeriale numero 1444 del 1968. Si può utilizzare la detrazione anche come sconto in fattura e cessione del credito di imposta. Per la detrazione nella dichiarazione dei redditi valgono i 10 anni di pari importo. Non sono previsti importi massimi dei lavori.

Bonus ristrutturazioni, fino al 2024 lavori entro i 96 mila euro: scadenza fine 2024

Rispetto al bonus facciate può essere conveniente utilizzare il bonus ristrutturazione. La misura, per lavori fino a 96 mila euro, è valida fino al 2024 e interessa lavori su immobili residenziali indicati dall’articolo 16 bis del Testo unico delle imposte dirette (Tuir). Si tratta di interventi di recupero edilizio, di prevenzione degli atti illeciti e infortuni domestici, di risparmio energetico, di rimozione dell’amianto, dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Previsto anche l’acquisto o la costruzione di un box auto pertinenziale. L’agevolazione fiscale può essere fatta valere anche sull’acquisto delle abitazioni in edifici ristrutturati in toto: la percentuale del 50% in questo caso va applicata al limite di 25 mila euro.

Bonus giardini: detrazione fiscale del 36% su interventi fino a 5 mila euro

Fino a tutto il 2024 si può ottenere la detrazione fiscale del 36% del bonus giardini. Si tratta di un’agevolazione fiscale per lavori di sistemazione del verde nelle aree scoperte private di immobili residenziali già esistenti, sulle unità abitative, sulle pertinenze e sulle recinzioni. Possono essere agevolati anche i lavori sugli impianti di irrigazione e per la realizzazione di pozzi. La misura non si può cumulare con altri bonus edilizi e non può essere utilizzata come cessione del credito di imposta o sconto in fattura.

Bonus mobili: detrazione fiscale del 50% su una spesa di 10 mila euro nel 2022

Infine si può utilizzare fino al 2024 il bonus mobili, ma con vantaggi fiscali via via decrescenti negli anni. La detrazione si può applicare sull’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici (non sotto la classe A). La misura deve essere abbinata a quella del recupero edilizio del 50% o del sisma bonus per lavori di manutenzione straordinaria come minimo. Nel 2022 la detrazione spetta al 50% su un limite di spesa di 10 mila euro per poi scendere, nel 2023 e 2024, a 5 mila euro. Non è previsto né lo sconto in fattura, né la cessione del credito di imposta.

 

 

Premio Invitalia per l’imprenditorialità: studenti pronti alla sfida

L’impresa vive nei giovani talenti e il Premio Invitalia per l’imprenditorialità mira a trovare nuovi talenti con idee innovative da premiare e magari aiutare nel raggiungimento di un sogno. Ecco chi può partecipare al concorso e tutte le caratteristiche.

Cos’è il Premio Invitalia per l’imprenditorialità e a chi è rivolto

Il Premio Invitalia per l’imprenditorialità è rivolto ai giovani studenti universitari, non è prevista l’iscrizione a particolari facoltà o corsi di studio, tutti gli studenti universitari possono mettersi alla prova. Il concorso è svolto in collaborazione con l’Accademia Italiana di Economia Aziendale – AIDEA e può portare alla vincita di 3.000 euro per il vincitore e per il team primo classificato, inoltre sarà data l’opportunità di fare un Experience Tour presso un incubatore/acceleratore nazionale per incontrare startupper e imprenditori. Infine, Invitalia aiuterà il vincitore a realizzare il progetto attraverso uno dei suoi incentivi per le imprese.

L’obiettivo è sensibilizzare i giovani verso il nuovo modo di fare impresa e fare in modo che siano a conoscenza dei vari strumenti che possono utilizzare per finanziare le loro idee, ad esempio mira alla conoscenza dei bandi:

Cosa deve fare chi vuole partecipare al Premio Invitalia per l’imprenditorialità?

Naturalmente per poter partecipare è necessario presentare un progetto imprenditoriale, ci sono però dei “paletti” da seguire. La prima cosa da sottolineare è che il progetto deve riguardare la Green Economy, quindi l’idea deve contribuire a ridurre l’impatto ambientale, favorire la transizione al verde, aumentare la durata media dei beni che si producono, ridurre la produzione di rifiuti o comunque avere un impatto green.

Il progetto imprenditoriale può riguardare esclusivamente 4 settori:

  1. industriale/manifatturiero;
  2. turismo;
  3. trasformazione di prodotti agricoli;
  4. servizi alle imprese e alle persone.

La proposta e la sua documentazione deve tenere in considerazione la capacità di perseguire specifici obiettivi delineati nella Nuova Agenda Sviluppo Sostenibile di ONU Italia.

Gli obiettivi da perseguire sono:

  • Obiettivo 7 – Energia pulita e accessibile
    Obiettivo 12 – Consumo e produzione responsabile
    Obiettivo 13 – Agire per il clima

Contenuto del progetto imprenditoriale

Il progetto di impresa deve avere una lunghezza massima di 20 pagine, può comprendere testo, grafici, tabelle, deve però essere in forma anonima, cioè nel documento non deve essere data indicazione circa l’autore e l’università di provenienza.

All’interno della descrizione del progetto è essenziale inserire alcuni dati

  • segmento e target della clientela (persone fisiche, aziende pubbliche, imprese, insomma deve essere indicato a quali soggetti è destinato il servizio o il prodotto che l’impresa dovrebbe realizzare);
  • canali di distribuzione e di vendita (franchising, grande distribuzione, vendita online…);
  • attività chiave;
  • partner strategici e risorse disponibili;
  • budget economico triennale in forma sintetica;
  • flussi di ricavi ed entrate (naturalmente in base alle stime);
  • relazioni con i clienti e attività di marketing che si dovrebbero intraprendere;
  • value proposition, cioè la proposta di valore innovativo che è oggetto dell’attività, indica i vantaggi che i consumatori possono ottenere attraverso il servizio o il prodotto dell’impresa (naturalmente come visto all’inizio siamo nell’ottica della green economy).

Deve quindi trattarsi di un adeguato progetto imprenditoriale caratterizzato da fattibilità, ricordiamo che i partecipanti devono anche indicare un percorso di incentivi da sfruttare tra quelli proposti da Invitalia.

Le fasi del Premio Invitalia per l’imprenditorialità rivolto agli studenti universitari

Il progetto per partecipare al Premio Invitalia per l’imprenditorialità rivolto agli studenti universitari deve essere presentato entro le ore 12:00 del primo luglio 2022.

Le 15 migliori proposte potranno partecipare a un hackathon, cioè un evento a cui parteciperanno diversi esperti nell’ambito della Green Economy e al termine di questo evento saranno indicati 5 finalisti che si confronteranno in un evento conclusivo dal quale uscirà il vincitore.

La proposta può essere inviata tramite la pagina https://www.premioimprenditorialita.it/sp/invia-proposta.3sp

 

 

Ecco come inviare reclami, elogi e suggerimenti all’Agenzia delle Entrate

Al fine di mantenere sempre attivo il dialogo tra il Fisco ed il contribuente, ecco come inviare reclami, elogi ed anche suggerimenti all’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, come si possono segnalare dei disservizi. E pure come si possono inoltrare al Fisco dei suggerimenti pure al fine di migliorare i servizi offerti. E, perché no, anche degli elogi quando il contribuente vuole esprimere e segnalare la propria soddisfazione per come l’Agenzia delle Entrate ha operato nei suoi confronti.

Inviare un reclamo all’Agenzia delle Entrate, ecco come fare

Sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate c’è l’apposita sezione ‘Acquisizione Reclami‘ che è suddivisa in base al canale ed ai servizi per i quali il cittadino intende segnalare un disservizio. Oppure, come sopra detto, inviare degli elogi o dei suggerimenti.

La sezione ‘Acquisizione Reclami’ è divisa in Ufficio Territoriale per quel che riguarda i reclami sui servizi fiscali; Ufficio Provinciale – Territorio per i servizi catastali, cartografici e per la pubblicità immobiliare; SAM per i servizi di call center; Servizi Telematici Entrate per l’abilitazione a Fisconline, per la dichiarazione precompilata, per il servizio Civis e per la fatturazione elettronica; Servizi Telematici Territorio per i servizi come quelli relativi alle consultazioni catastali ed ipotecarie con sister.

Entro quanto tempo il Fisco risponde alle segnalazioni relative ai reclami ed ai disservizi

Scelta la sezione giusta, il cittadino potrà inviare comodamente online la segnalazione di disservizio, l’elogio o il suggerimento indicando sia il proprio codice fiscale, sia un indirizzo di posta elettronica attivo. Nonché il giorno in cui si è verificato l’evento con l’aggiunta dell’eventuale motivazione quando la segnalazione si riferisce ad un reclamo/disservizio.

Inviando online la segnalazione, si riceveranno via e-mail i dati di riepilogo unitamente ad un identificativo grazie al quale sarà possibile monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento della segnalazione. Per la quale l’Agenzia delle Entrate, ed in particolare l’ufficio competente, risponderà entro 20 giorni lavorativi. Prima della risposta, si legge altresì sul portale dell’Agenzia delle Entrate, l’ufficio potrebbe contattare il cittadino al fine di acquisire per la segnalazione inviata ulteriori dettagli.

Come segnalare i reclami sui servizi del Fisco allo sportello

Nel caso il reclamo sia legato ai servizi allo sportello del Fisco, sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate si possono scaricare e compilare i modelli ‘Ufficio territoriale’ oppure ‘Ufficio provinciale – Territorio’. Per poi consegnarlo proprio all’ufficio nel quale il contribuente ha riscontrato il disservizio. O al quale inoltrare elogi o suggerimenti. Considerando inoltre il persistere della pandemia di Covid-19, l’Agenzia delle Entrate fa altresì presente che, in via prioritaria, al momento le risposte ai reclami saranno fornite telefonicamente.

Non ottieni un prestito per la tua azienda? Prova con i Confidi

Le aziende per poter crescere e restare sul mercato hanno bisogno di investire, ma nella maggior parte dei casi non hanno abbastanza liquidità per poterlo fare senza chiedere prestiti e finanziamenti dedicati. Solitamente in questi casi ci si rivolge a una banca, ma anche qui non tutto è così semplice perché occorre fornire idonee garanzie e non sempre si ottengono risultati. In questi casi arrendersi non è proprio la scelta migliore, per tentare tutte le strade si può provare il Confidi.

Cos’è il Confidi?

Il termine Confidi è acronimo di Consorzio di garanzia collettiva dei fidi, nasce proprio con l’obiettivo di aiutare micro, piccole e medie imprese ad ottenere dei prestiti fornendo delle garanzie. La storia di questo istituto non è recente, sebbene se ne parli molto poco, infatti rientra nella famiglia delle associazioni di mutua assistenza nate nei primi anni Cinquanta. Naturalmente nel tempo i Confidi sono stati disciplinati dalla legge cercando di adattare la normativa alle esigenze e ai cambiamenti sociali. Attualmente questo istituto è regolato dal TUB, Testo Unico Bancario e dal D.L. 269/2003, convertito con modificazioni nella legge 326/2003 . Dal punto di vista della struttura sono dei Consorzi a cui le aziende/imprese possono partecipare attraverso una quota associativa. In cambio possono ottenere non prestiti, ma garanzie sui prestiti concessi dalle banche e dai vari istituti di credito.

Se vuoi conoscere la definizione di Micro, Piccola e Media Impresa, leggi l’articolo: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

Le tipologie di Confidi: Maggiori e Minori

Questi consorzi hanno una normativa diversa a seconda della tipologia, in ogni caso sono sottoposti a controlli esterni, vista la delicatezza della materia. Aderire a una tipologia o a un’altra per le aziende può fare la differenza, ma vedremo al termine della disamina che spesso, in base all’area geografica di ubicazione non vi sono molte possibilità di scelta.

I Confidi si dividono in: Maggiori e Minori

Caratteristiche dei Confidi Maggiori

Maggiori o vigilati (articolo 107 TUB), si tratta di Confidi vigilati dalla Banca d’Italia, devono avere un capitale sociale abbastanza importante, più è elevato il capitale disponibile e maggiori sono le garanzie che possono prestare. Naturalmente partecipare a essi consente di ottenere prestiti più facilmente e di maggiore entità proprio perché essendo vigilati dalla Banca d’Italia sono più affidabili. I Confidi vigilati sono considerati degli intermediari finanziari e devono essere iscritti al relativo albo. Possono avere un volume di affari pari o superiore a 150 milioni di euro.

Caratteristiche dei Confidi Minori

Minori o non vigilati, sono disciplinati dall’articolo 155 comma 4 del TUB, devono avere un fondo consortile di almeno 100.000 euro le aziende (in qualunque forma quindi imprese o società), per aderire devono versare una quota di importo minimo di 250 euro. La quota di ciascuna impresa/azienda però non può essere superiore al 20% del capitale sociale o fondo consortile.

Il volume di attività non può essere superiore a 150 milioni di euro e possono svolgere solo attività di prestazione di garanzie in favore di PMI e servizi connessi, devono intendersi come tali le consulenze comunque inerenti la garanzia stessa. Al fine di superare l’ostacolo della mancata sottoposizione a vigilanza da parte della Banca d’Italia sui Confidi Minori, è prevista l’iscrizione presso un Organismo dei Confidi Minori (OCM) con personalità giuridica il cui statuto sia approvato dal MEF, sentita la Banca d’Italia. L’Organismo vigila sui Confidi Minori, mentre la Banca d’Italia vigila sull’Organismo, quindi vi è comunque un controllo indiretto.

Una delle principali differenze tra i Confidi Minori e quelli Maggiori è lo spettro di attività che possono compiere, infatti i Maggiori oltre a prestare garanzie a PMI, possono anche gestire fondi pubblici di agevolazione, prestare garanzie a favore dell’amministrazione finanziaria dello Stato, sono abilitati a concedere forme di finanziamento anche a soggetti diversi dei soci, rispettando il limite massimo del 20% del totale dell’attivo.

Perché un’azienda dovrebbe aderire a un Consorzio di garanzia collettiva dei fidi?

Fatta questa piccola precisazione inerente le caratteristiche e la natura dei Confidi, si deve ora capire quali possono essere i vantaggi per le imprese nell’aderire a essi. I Confidi sono diretti ad aiutare micro, piccole e medie imprese a ottenere liquidità attraverso una garanzia prestata appunto da tale “intermediario”. Naturalmente la garanzia viene prestata attraverso i fondi che il consorzio scelto ha a disposizione. La garanzia però non viene prestata nei confronti di tutti, si è visto in precedenza che solo i Confidi Maggiori possono concedere i propri servizi anche a soggetti non associati e comunque in modo limitato.

Questo vuol dire che per poter ottenere i benefici l’azienda deve in primo luogo entrare nel consorzio versando la quota prevista e in un secondo momento potrà recarsi presso un istituto di credito, chiedere un prestito/finanziamento e proporre la garanzia da parte del Confidi. Deve però essere precisato che solitamente le quote da versare sono tre:

  • associativa;
  • per la gestione del fondo;
  • per il fondo rischi.

In questo modo sarà più semplice riuscire ad accedere ai fondi e questo perché la banca potrà avere il capitale garantito e se il debitore non dovesse pagare, sarà il Confidi a versare gli importi. Naturalmente il Confidi avrà la possibilità comunque di recuperare nel tempo le somme versate in luogo del debitore principale.

Come ottenere la garanzia

Ottenere la garanzia del Confidi però non è così immediato perché, chi vuole far parte del consorzio e godere dei vantaggi che può offrire deve in primo luogo presentare un’idonea documentazione che comprende il documento di identità del titolare dell’azienda, gli ultimi due bilanci aziendali e per le aziende giovani il business plan adottato. Per ottenere la garanzia del Confidi devono essere anche dichiarati eventuali finanziamenti in corso, esposizioni bancarie e fidi in corso. Una volta ottenuta la garanzia, ci si potrà recare in banca a chiedere il prestito e al termine dell’istruttoria, l’esito sarà comunicato al Confidi.

Distribuzione in Italia

Per conoscere i Confidi presenti nella propria zona è consigliato rivolgersi a patronati e soggetti che svolgono servizi in favore delle imprese. Purtroppo la situazione in Italia è piuttosto frastagliata infatti al 2019 si registravano 311 Confidi e di questi solo 35 iscritti all’Albo dei Confidi Maggiori, mentre la rimanente parte era sottoposta alla disciplina dei Confidi Minori con tutti i limiti visti. Purtroppo anche la distribuzione geografica lascia molto a desiderare, infatti 21 Confidi vigilati si trova nel Settentrione con una prevalenza di Lombardia e Veneto, mentre la metà dei Confidi minori si trova al Sud, questo vuol dire che per le aziende del Sud vi sono comunque minori possibilità di ottenere garanzie ai loro prestiti.

Contributi a fondo perduto fino al 70% per gli agricoltori che realizzano nuovi oliveti

Può arrivare fino al 70% il contributo a fondo perduto a favore degli agricoltori che realizzano nuovi impianti olivicoli. Il contributo può essere richiesto anche per praticare l’ammodernamenti di quelli già esistenti. Il fondo messo a disposizione per i lavoratori del settore agricolo ammonta a 30 milioni di euro.

Contributi a fondo perduto per i nuovi oliveti: i riferimenti normativi

I contributi a fondo perduto per gli agricoltori per realizzare nuovi oliveti derivano dal decreto del Mipaaf del 23 novembre scorso. Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 5 dello scorso 8 gennaio. I finanziamenti sono assicurati dal Fondo per lo Sviluppo e per il Sostegno delle Filiere Agricole, della Pesca e dell’Acquacoltura. Il fondo è disciplinato dalla legge dall’articolo 1, comma 128, della legge numero 1788 del 2020 (legge di Bilancio 2021). La nuova Manovra finanziaria ed economica ha provveduto a rifinanziare il fondo anche per il 2022.

Quali sono i requisiti per richiedere i contributi a fondo perduto degli oliveti?

I requisiti richiesti per presentare la domanda dei contributi a fondo perduto degli oliveti sono rispettivamente:

  • chi richiede il finanziamento deve aderire a una delle organizzazioni riconosciute dei produttori olivicoli;
  • l’investimento, sia che si tratti di nuovo oliveto che di ammodernamenti di quelli già esistenti, deve riguardare una superficie di due ettari minimi;
  • tra le tecniche di produzione, il richiedente deve adottare quelle di precisione che prevedono i sensori nei campi;
  • è necessario usare cultivar italiane autoctone o storiche.

Quali sono i parametri di spesa per richiedere il contributo a fondo perduto sui nuovi oliveti?

Le spese ammesse al finanziamento per le operazioni relative ai nuovi o ai preesistenti oliveti variano da un minimo di 8 mila euro per ettaro fino a circa 17 mila. I finanziamenti possono essere concessi rispettando il limite previsto nel regime de minimis agricolo. In particolare, i contributi non possono superare i 25 mila euro nel corso del triennio di riferimento.

Come presentare la domanda per il contributo a fondo perduto per gli oliveti?

Per la presentazione delle domande dei contributi per i nuovi oliveti è necessario attendere il provvedimento dell’Agea. La circolare arriverà entro 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto dell’8 gennaio 2022, dunque entro il 7 febbraio prossimo.

Graduatoria di assegnazione dei contributi a fondo perduto dell’Agea

Dopo il termine per la presentazione delle domande Agea stilerà una graduatoria di tutte le istanze pervenute. Tra i criteri di assegnazione avranno la priorità la localizzazione del campo in un’area svantaggiata italiana, l’estensione del campo sul quale si fa l’investimento, la densità dell’impianto (il valore di riferimento è 389 piante per ogni ettaro) e la conduzione in irriguo.

 

Bonus lavoratori fragili 2022: a chi spetta e come ottenerlo

La legge di bilancio 2022 contiene molte novità e alcune conferme, tra queste vi è il Bonus lavoratori fragili 2022 che prevede un assegno una tantum di 1.000 euro per i lavoratori considerati “fragili”, cioè che potrebbero avere gravi conseguenze in caso di contagio con Covid 19.

Cos’è il Bonus lavoratori fragili 2022

La legge di bilancio 2022, legge 30 dicembre 2021 n. 234, prevede che i lavoratori che abbiano raggiunto il limite massimo di malattia indennizzabile e che si siano assentati dal lavoro per almeno un mese nel corso del 2021 possano richiedere questo importo. Il fondo stanziato per il Bonus lavoratori fragili 2022 è di 5 milioni di euro. Fin da ora è bene ricordare che il Bonus una tantum non concorre alla determinazione del reddito imponibile e non porta al riconoscimento di contribuzione figurativa.

Beneficiari del Bonus lavoratori fragili 2022

A stabilire la platea dei soggetti che possono accedere a questo particolare aiuto è il comma 969 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2022. Ormai siamo abituati ad avere leggi con un unico articolo e numerosi commi. Questo precisa che per poter presentare la domanda occorre essere:

  • lavoratori dipendenti del settore privato;
  • disabili gravi;
  • lavoratori in possesso di una certificazione medico legale attestante una condizione di rischio derivante dalla compromissione del sistema immunitario;
  • sottoposti a terapie oncologiche;
  • sottoposti a terapie salvavita;
  • essere stati nel 2021 destinatari del Bonus lavoratori fragili previsto dal Decreto Cura Italia (articolo 26 comma 2 decreto legge 18 del 2020, convertito in legge 27/2020;
  • essere stati assenti dal lavoro almeno per un mese nel 2021 per fatti connessi alla propria fragilità;
  • non avere più la possibilità di utilizzare permessi indennizzabili;
  • non poter prestare lavoro in modalità agile ( o smart working).

La scelta di questi soggetti non è casuale, infatti il Decreto Cura Italia che ha introdotto i requisiti per la prima volta ha inteso tutelare tutti quei lavoratori fragili ( con invalidità) che in caso di infezione da Coronavirus avrebbero potuto rischiare seriamente la vita e che allo stesso tempo per le mansioni svolte e la tipologia di azienda in cui lavorano non possono svolgere il lavoro attraverso lo smart working. Queste persone hanno dovuto infatti assentarsi dal lavoro usufruendo dell’indennità di malattia e di conseguenza meritano un riconoscimento ulteriore nel momento in cui non possono più usufruire di permessi indennizzabili.

Come richiedere il Bonus lavoratori fragili 2022

Sarà l’INPS a dover gestire ed erogare il Bonus lavoratori fragili 2022, attualmente ancora non abbiamo le linee guida per poter presentare la domanda e non si conoscono le tempistiche. Le uniche cose certe sono che la richiesta dovrà essere fatta attraverso il sito INPS, quindi accedendo con le proprie credenziali (SPID, CIE e CNS). Il soggetto richiedente dovrà autocertificare di trovarsi nelle condizioni delineate nel comma 969 già citato. Le domande saranno verificate e accettate in ordine di presentazione fino alla copertura del budget previsto, questo vuol dire che superato il budget non saranno più erogati Bonus lavoratori fragili 2022. Si prospetta quindi una sorta di click day. L’INPS sarà tenuta al monitoraggio delle risorse.

Restiamo in attesa dei vari decreti attuativi per ulteriori informazioni sulle tempistiche per richiedere il Bonus una tantum.

La proposta di locazione immobiliare, come funziona?

La proposta di locazione immobiliare è una dichiarazione fatta dal proponente che vuole concludere un affare. Ma quali dati deve contenere?

La proposta di locazione immobiliare a cosa serve?

Le agenzie immobiliari lo sanno bene, che quando trovano un potenziale conduttore devono far firmare una proposta di locazione indirizzata al proprietario. Tuttavia in linea generale la proposta contiene tutte le caratteristiche e le regole affinché il conduttore possa prendere in locazione un determinato immobile.

Questo avviene sia che l’immobile sia ad uso residenziale, o che sia commerciale. Nel primo caso parliamo di immobili che possono essere sfruttati ai fini dell’abitazione. Mentre nel secondo gli immobili destinati al settore commerciale, come le botteghe, i laboratori tanto per fare alcuni esempi.

Gli elementi che non possono mancare?

La proposta si presenta in forma scritta. E si firma spesso, allegando copia dei documenti del potenziale conduttore. Come la proposta di acquisto immobiliare, deve avere degli elementi che non possono mancare:

  • i dati della proprietà e del proponente;
  • i dati riguardanti l’immobile e delle pertinenze;
  • le condizioni generali;
  • l’importo e gli estremi delle caparra;
  • la conformità e lo stato dell’immobili e degli impianti;
  • la data di consegna dell’immobile;
  • la data di inizio e di fine, con eventuale proroga;
  • il tipo di contratto da stipulare,
  • il canone di locazione e le spese condominiali con la modalità di pagamento;
  • il deposito cauzionale;
  • eventuale presenza di garante o assicurazione;
  • la firma

Cerchiamo di approfondire alcuni aspetti per una corretta redazione di una proposta. Anche perché tutto deve essere espresso in modo chiaro. Questo permetterà al proprietario o locatore di decidere se procedere o meno alla stipula del contratto di locazione.

I dati dei soggetti coinvolti e dell’immobile

La proposta di solito si apre con l’ inserimento dei dati del locatore e del conduttore. Questi ultimi si identificano secondo i dati anagrafici o identificativi. Per questo motivo si allega sempre la copia dei documenti di riconoscimento. Attenzione se l’immobile ha più proprietari, occorre inserirli tutti. Stessa cosa anche se ci sono più potenziali conduttori.

Mentre per quanto riguarda l’immobile questo si identifica con i suoi riferimenti catastali. Tuttavia solo attraverso questi dati è possibile identificare in modo univoco l’immobile. Se comprese nelle locazione sono previste delle pertinenze, come ad esempio un garage, anche queste devono essere indicate con i loro riferimenti catastali. Per intenderci per tutti gli immobili vanno inseriti Foglio, particella, sub alterno, categoria, rendita e l’indirizzo completo di numero e piano.

Le condizioni generali dell’immobile

Importante è anche indicare le condizioni generali dell’immobile. Qui occorre scrivere una descrizione dettagliata delle condizioni, quindi se ad esempio l’immobile è ritinteggiato, oppure da ritinteggiare. Si indicano anche le caratteristiche degli arredi, qualora l’appartamento sia arredato. Per questo motivo poi in sede di contratto di locazione si redigerà una scheda arredi.

Spesso le condizioni possono essere oggetto di trattazione del canone locativo o della stessa cauzione. Non è inusuale che il conduttore possa proporre di farsi carico di una “messa a punto” dell’immobile, ma non versare alcun deposito cauzionale. Diciamo che in questo momento, la proposta è proprio l’apertura della contrattazione tra le parti.

Proposta di locazione immobiliare, la caparra ed il canone di locazione

Il potenziale conduttore può chiedere una riduzione del canone locativo, magari per affrontare le spese iniziali di trasloco. Ma ciò che è importante è descrivere il canone locativo in modo chiaro e puntuale. Inoltre si può proporre il modo in cui verrà corrisposto, cioè ad esempio tramite rid, bonifico o altri mezzi tracciabili. Anche le spese condominiali devono essere indicate e come il potenziale conduttore se ne farà carico.

Quando si presenta una proposta di locazione immobiliare, spesso si allega anche un assegno il cui importo spesso corrisponde al deposito cauzionale. Tale somma spesso serve proprio a “impegnare” l’immobile da parte del proponente. Se la proposta verrà rifiutata la somma verrà restituita al proponente. Altrimenti verrà consegnata al proprietario in sede di redazione del contratto di locazione.

Il tipo di contratto e la consegna dell’immobile

Esistono davvero molti tipi di contratti soprattutto nel settore residenziale. Ad esempio contratti 4+4, 3+2, transitori o a canone concordato, tanto per citarne alcuni. Quindi va esattamente indicato il tipo di contratto che il conduttore vorrebbe usare per la sua locazione. Dunque dal tipo di contratto dipende anche la durata del contratto e quindi la data di consegna della casa.

Questa va indicata in modo da capire la data di consegna dell’immobile e la partenza del contratto di locazione. Tuttavia questi due giorni non devono per forza coincidere. L’importante è sempre essere chiari e scrivere in proposta tutti gli elementi che potrebbero essere oggetto di discussione tra le parti.

Proposta di locazione immobiliare, ultimi elementi

Uno delle paure principali di un proprietario di immobile è che l’inquilino non paghi il canone mensile. Per questo motivo spesso si allega copia di attestazione del proprio reddito. Ad esempio la copia di una busta paga, cedolino di pensione o dichiarazione dei redditi e si presenta al proprietario.

Tuttavia spesso può essere indicato anche un eventuale garante oppure dichiarare di voler sottoscrivere un contratto di assicurazione per le eventuali mensilità non pagate. Anche tutto questo può essere inserito in proposta. Inoltre la proposta di locazione immobiliare va firmata da parte del proponente ed inviata al proprietario che valuterà tutte le condizioni pensate dal potenziale conduttore.

Nel caso peggiore, la proposta potrebbe non essere accettata. Oppure potrebbe aprirsi una dibattito che può portare a trovare o meno un accordo.  Mentre se la proposta sarà accettata dal proprietario si provvederà alla redazione del contratto di locazione. E subito dopo provvedere alla registrazione dello stesso presso l’Agenzia delle entrate, dopo aver pagato, se necessario le imposte di registro. Si ricorda che per ogni copia da registrare, l’imposta di bollo è pari a 16 euro ogni 4 facciate scritte del contratto e, comunque, ogni 100 righe.

 

 

 

Bonus Imu 2022, come funziona, per quali immobili e a chi spetta?

Il Bonus Imu 2022 potrebbe essere un ristoro per molti proprietari immobiliari. Ecco però come funziona e  chi può richiederlo.

Bonus Imu 2022, ecco in cosa consiste

L’Imu è l’imposta è l’imposta municipale unica di tipo patrimoniale. Si paga al comune in cui è sito l’immobile e spetta ai proprietari di immobili in quanto tali. Tuttavia ad oggi l’Imu non si paga solo sulla prima casa, cioè sull’immobile in cui si ha la residenza o a sede il nucleo familiare. Mentre così non accade per tutti gli altri immobili, per cui si paga la tassa in relazione alle percentuali definite.

Tuttavia secondo quanto previsto dalla Legge di bilancio, ci sarà un Bonus Imu 2022. Ma attenzione non riguarderà gli immobili residenziali, ma solo gli immobili strumentali. Sono immobili strumentali quelli che per le loro caratteristiche non sono suscettibili di una diversa utilizzazione. Tra questi rientrano gli immobili relativi ad imprese commerciali che per loro caratteristiche non sono suscettiibili di diversa utilizzazione senza radicali trasformazioni si considerano strumentali anche se non utilizzati o anche se dati in locazione o comodato.

In questo ultimo caso gli immobili verranno concessi  con un contratto di durata massima di 10 anni. Il beneficiario si dovrà fare carico di eventuali spese e interventi di manutenzione necessari per rendere l’immobile conforme ai parametri richiesti.

Bonus Imu 2022, i soggetti che possono richiederlo

Il beneficio non è per tutti e su larga scala, senza alcun criterio. Infatti il beneficio spetta ai soggetti che trasferiscono la propria attività in un comune con una popolazione fino a 500 abitanti delle aree interne e che sono a rischio di spopolamento. Infatti lo scopo del bonus è quello di favorire lo sviluppo turistico di alcune zone.

Ma non solo stando ad oggi, il Bonus Imu andrà a coprire il biennio 2022-2023. Nello specifico, le risorse stanziate per tale agevolazione ammontano a 10 milioni di euro per l’anno corrente e altri 10 milioni per l’anno 2023. Ma come sempre si aspetta il Decreto attuativo con tutte le linee guida per la richiesta da parte degli aventi diritto. I soggetti interessati sono molteplici: dal ministero della Cultura a quello dello Sviluppo economico, passando per il dicastero dell’Economia e delle Finanze e per quello dell’Interno.

Altre informazioni importanti

Il bonus Imu 2022 è tuttavia in forma sperimentale, pertanto dovrebbero essere fatte delle considerazione a fine periodo di prova. Lo scopo è quindi valorizzare e permettere la nascita di attività che possano fungere da traino per il turismo. Quindi zone che risentono dello spopolamento, in cui i centri piccoli sono abbandonati, magari perché ci sono poche opportunità.

Pertanto si parte proprio dagli immobili, che sono la base su cui creare il proprio business. E chissà magari ridare vita a piccole perle di storia italiana che hanno bisogno di essere riscoperti dai turisti e non solo. Del resto il turismo e molte imprese sono tuttora in difficoltà a causa della pandemia, quindi vanno bene tutti gli aiuti per tentare di tornare presto alla normalità.