Pignoramento: ecco come difendere patrimonio e risparmi

In tempi di crisi è sempre più facile indebitarsi e i rischi di vedersi i creditori alle porte aumenta. Come fare quindi per difendersi dal pignoramento e tutelare i propri risparmi? Scopriamolo nei paragrafi di seguito.

Pignoramento, come difendersi

Innanzitutto, partiamo col dire cosa si intende quando si parla di Pignoramento. Nel linguaggio giuridico, si intende l’atto con cui l’ufficiale giudiziario, su ordine del giudice, inizia il processo esecutivo di espropriazione forzata dei beni mobili o immobili di un debitore insolvente, al fine di garantire la soddisfazione di un creditore che ne abbia fatto istanza: consiste propriamente nell’ingiunzione

Vediamo un po’ come fare per evitare di trovarsi di fronte ad un assalto dell’Agenzia delle Entrate per porre un cattivo pagatore – quindi un azienda o persona indebitata – davanti ad un pignoramento.

La prima arma a cui si può ricorrere per difendersi si chiama Fondo patrimoniale, mentre la seconda è il Trust. Vediamo bene, di seguito, come funzionano e come potremmo farle scendere in campo.

Fondo patrimoniale e Trust

Il Fondo patrimoniale consiste in un canale nel quale entrambi i coniugi o ciascuno, per atto pubblico, od anche un terzo, pure autorizzato previa testamento, hanno diritto di far entrare alcuni beni che siano immobili o mobili iscritti in pubblici registri o titoli di credito, in modo da venire incontro alle esigenze della propria famiglia. Il terzo può completare il movimento, con l’accettazione dei coniugi e questa può essere fatta con atto pubblico posteriore. I titoli di credito dovranno, però essere vincolati e quindi nominativi con annotazione del vincolo o in altri modi idoneo.

Il Trust, invece si crea una volta scelti i beneficiari e decisi sia il fiduciario che gli eventuali beni che devono essere tutelati. Quindi, dopo ciò, trasferisce la titolarità dei beni del trust con un atto o testamento. Il titolare dei beni diventa quindi il fiduciario, in modo da poterli amministrare per conto dei beneficiari, che andranno a godere anche dei derivanti interessi. All’interno di un Trust si possono inserire non solo beni di un patrimonio familiare ma anche di uno aziendale o solo parti di questi patrimoni.

A queste due modalità che abbiamo appena descritto vi è ancora una terza possibilità di difesa per proteggersi da un pericoloso pignoramento.

La terza opzione è rappresentata dall’atto di destinazione. Questo non è altro  che un atto pubblico con interesse meritevole di tutela, come cura di soggetti con disabilità o per esempio enti morali. Inoltre, esistono beni che non potranno mai essere pignorati. Un esempio è un’arma di un pubblico ufficiale. Oppure la biancheria e i vestiti, ed anche il tavolo dove si consuma il pasto familiare con sedie annesse. Non possono essere rilevati neanche guardaroba, fedi nunziali, frigoriferi, lavatrici e diversi utensili di casa e diverse altre cose di cui il contribuente non può essere privato per suo diritto.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più essenziale, utile e necessario da sapere in merito alle possibilità di difendersi da un pericolo rischio di incappare in un atto di pignoramento, qualora si navighi in acque poco piacevoli in tempi di crisi e di indebitamento economico.

102 ricchi in tutto il mondo vogliono pagare più tasse

102 ricchi uomini della terra, inviano una lettere ai propri governi per chiedere di essere più tassati, mentre c’è chi non arriva a fine mese.

102 ricchi e felici vogliono pagare maggiormente le tasse

Quando si è ricchi e potenti ci si può permettere di portare avanti una battaglia a favore dell’equità del trattamento delle tasse. Che poi a dirla tutta è anche gisuto che più ha più deve pagare. E’ quello che i componenti delle associazioni “Millionaires for Humanity“, “Patriotic Millionaires” e “Tax me now” vorrebbero ottenere. E per farlo hanno deciso di scrivere una lettera aperta ai governi del mondo, per chiedere di fargli pagare più tasse.

Del resto hanno capitali da capogiro, per cui pagare un pò più di tasse, non è che gli cambia molto. Però mentre loro godono di ottima sicurezza economica, molte famiglie arrivano a fine mese ed odiano le tasse. Così 102 uomini tra i più ricchi della terra, hanno chiesto di tassare maggiormente le loro ricchezze.

La parole dei 102 ricchi e potenti del mondo

I 102 ricchi hanno così  motivato le ragioni della loro richiesta: “Mentre il mondo ha sofferto in questi due anni, molti di noi possono dire di aver visto aumentare la loro ricchezza durante la pandemia. Pochi di noi forse nessuno, può dire onestamente di aver pagato il giusto di tasse”– hanno dichiarato.

Non solo hanno invitato i propri governi a farli pagare il giusto. Secondo loro sono gli ultra ricchi, che hanno visto incrementare i propri averi grazie alla pandemia, a dover contribuire alla ripresa economica. Perché in fondo ognuno deve fare la sua parte per cercare di risanare le economie di molti Paesi, per permettere di aiutare chi ne ha davvero bisogno.

Uno dei maggiori esponenti è l’erede della Walt Disney

Una dei maggiori esponenti di questo nuovo modo di imporre le tasse è Abigail Disney, proprio l’erede della famosa casa produttrice. Abigail Edna Disney, conosciuta semplicemente come Abigail Disney (Los Angeles, 24 gennaio 1960), è una produttrice cinematografica, filantropa e attivista statunitense. Ha prodotto il documentario Pray the Devil Back to Hell ed è stata produttrice esecutiva, autrice e regista di The Armor of Light, per il quale ha vinto un Emmy Award al miglior documentario sul sociale nel 2017.

Nella lettera non vi è nessuna firma italiana. Però sembra che a far parte dei Millionaires for Humanity ci sia Leonardo Turra, il capo della Turra Petroli. Dal 1950 l’azienda si occupa di prodotti petroliferi per ogni settore e per ogni esigenza.

Altri sostenitori della Millionaires for Humanity

Tra gli altri esponenti dell’associazione Milionari per l’Umanità ci sono persone davvero molto ricche. Tra questi Ernest Fuhrmann ingegnere e progettista di propulsori, presidente di Porsche tra il 1972 e il 1980 e padre del celeberrimo motore Fuhrmann. Presente anche Allan Mølholm, il nipote di Tage Mølholm, che è stato uno dei fondatori originali di “BoConcept“, un rivenditore globale di interni dalla Danimarca.

La dottoressa Claire Trottier fa parte dei consigli di amministrazione della Trottier Family Foundation e della McGill University Health Center Foundation ed è presidente del consiglio di amministrazione del Welcome Collective. Ed ancora Karl Munthe-Kaas è il co-fondatore e CEO di Kolonial.no (ora ODA), il più grande negozio di alimentari online della Norvegia.

Tutte persone che hanno deciso una nuova missione: sostenere una tassa dell’1% su per persone ricche per aiutare e sostenere la ripresa dal Covid-19, affrontando la povertà e il cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

 

 

Busta paga da marzo: assegno unico,detrazioni, bonus Irpef, la guida alle novità

La busta paga a partire dal mese di marzo cambierà e non poco. Questo è più che una certezza dal momento che proprio a partire da marzo, l’elaborazione della busta paga dovrà per forza di cose recepire le tante novità introdotte dalle nuove normative. Cambia tutto sia per aziende, imprese e datori di lavoro che sono chiamati ad elaborare i documenti, che per i lavoratori che li riceveranno.

Busta paga di marzo, si cambia, ecco cosa succede

Assegni familiari, assegno unico, detrazioni che vanno e detrazioni che vengono. Parlare di autentica rivoluzione in materia di buste paga non è certo azzardato alla luce della importanti e notevoli novità introdotte dalla normativa vigente.
Il solo assegno universale sui figli per esempio, cambia radicalmente tutto il settore del welfare per le famiglie che per i lavoratori dipendenti significava assegni familiari e detrazioni per familiari a carico.
Entrambe queste voci resteranno in molte buste paga, ma saranno notevolmente differenti, sia come importi, che come persone a cui fanno riferimento. E poi occorrerà fare i conti con gli assegni al nucleo familiare residui. E poi occorre fare i conti con le detrazioni Irpef che non riguarderanno più alcuni figli che invece entrano nel nuovo strumento dell’assegno unico universale.
Ma c’è ancora altro, perché cambia pure l’integrazione Irpef, il cosiddetto bonus che proviene dal taglio del cuneo fiscale.
Per i professionisti che devono elaborare le buste paga e per le aziende che devono passarle ai loro dipendenti, l’attenzione deve essere massimale. Da marzo entra in scena come detto, l’assegno unico universale per i figli sotto i 21 anni di età. Ma dal 2022 sono entrate in vigore le nuove tassazioni dei redditi di lavoro subordinato. Una miriade di novità che adesso andiamo a spiegare in sintesi.

Assegno unico universale sui figli a carico

Cambiano i benefit per i figli a carico, almeno per quelli fino ai 21 anni di età. Se fino a febbraio su questi figli un lavoratore dipendente che ne aveva diritto, percepiva i cosiddetti ANF (Assegni Nucleo Familiare), da marzo percepirà l’assegno unico universale.

E se gli ANF erano erogati direttamente dal datore di lavoro in busta paga, adesso si passa al pagamento diretto da parte dell’Inps. Un pagamento scollegato dalla busta paga e direttamente sull’Iban indicato in domanda da parte del richiedente. Oltre all’assegno al nucleo familiare, il nuovo assegno unico universale assorbe pure le detrazioni per questi figli a carico. Anche in questo caso, le detrazioni che comparivano sulle buste paga fino a febbraio, adesso non ci saranno più. Sempre in relazione ai figli nel perimetro dell’assegno universale.
Nulla cambia in effetti, per i figli sopra i 21 anni e per il coniuge o gli altri familiari a carico. Le detrazioni resteranno spettanti per chi ne ha diritto ed anche gli ANF continueranno a comparire nelle buste paga. E per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi, anche se molti confondono il tutto, restano perfettamente fruibili tutti i bonus anche sui figli a carico che rientrano nell’assegno unico universale.
Infatti le spese di istruzione, piuttosto che le spese sanitarie, restano fruibili. Questo genere di spese, se sostenute da figli sotto i 21 anni ma a carico del genitore, possono dare diritto alla detrazione del 19% come sempre.

Cosa cambia in busta paga sull’Irpef

Novità consistenti riguardano anche la determinazione del trattamento integrativo all’Irpef, il cosiddetto bonus Irpef da 100 euro al mese. Sono cambiati gli scaglioni Irpef applicati, che passano da 5 a 4 e cambia anche la struttura del bonus Irpef del taglio del cuneo fiscale.
La legge di bilancio 2022 è intervenuta in materia di Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). Un intervento piuttosto profondo che ha riguardato sia gli scaglioni Irpef che la materia delle detrazioni spettanti. Inoltre, l’intervento ha riguardato pure il bonus Irpef da 100 euro al mese.
Le nuove aliquote per i 4 scaglioni di reddito sono:

  • Fino a € 15.000 euro, 23%;
  • Oltre € 15.000 e fino a 28.000 euro, 25%;
  • Oltre € 28.000 e fino a 50.000 euro, 35%;
  • Sopra i € 50.000, 43%.

Le nuove detrazioni da lavoro dipendente sono:

  • Sui redditi non superiori a € 15.000 , € 1.880 di detrazione se il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato e mai sotto a € 1.380 se il rapporto di lavoro è a tempo determinato;
  • Sui redditi superiori a € 15.000 e fino a € 28000, detrazioni pari al risultato di 1.910 + 1.190 moltiplicato per il risultato di 28.000 – reddito complessivo diviso 28.000 – 15.000;
  • Per i redditi oltre € 28.000 euro e fino a € 50.000, detrazioni pari al risultato di 1.910 moltiplicato per il risultato di 50.000 – reddito complessivo diviso 50.000 – 28.000.

Il bonus Irpef da 100 euro come funziona

Per i soggetti con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro, spettano 1.200 euro all’anno in busta paga come bonus Irpef o come trattamento integrativo Irpef. È quello che emerge per via del nuovo bonus Irpef che ha sostituito il vecchio bonus Renzi da 80 euro al mese.
Per i redditi non superiori a € 28.000 il bonus spetta a condizione che la somma di tutte le detrazioni (carichi di famiglia, da lavoro dipendente, interessi sui mutui, spese sanitarie, recupero del patrimonio edilizio e così via) sia superiore all’imposta lorda dovuta. Il bonus è determinato in misura pari alla differenza tra la somma delle già citate detrazioni e la stessa imposta lorda.

Bonus digitalizzazione 2022, fino a 2.500 euro per le imprese

Il Bonus digitalizzazione 2022 è da tempo concesso alle imprese. Quest’anno è anche rinominato “Bonus Internet”, ma a chi spetta?

Bonus digitalizzazione 2022, in cosa consiste?

Il bonus digitalizzazione 2022 o detto anche “bonus internet” è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie Generale n.33 del 09/02/2022. Il Bonus riguarda un voucher destinato alle imprese e può avere un valore massimo fino a 2.500 euro. L’intervento rientra nel Piano del Ministero dello sviluppo economico ai fini della promozione di un intervento di sostegno alla domanda di connettività delle micro, piccole e medie imprese.

Passi che sono rivolti all’incremento della velocità della connessione, realizzato con qualsiasi tecnologia. Tuttavia l’obiettivo è di concedere un incentivo per la digitalizzazione andando a favore della stipula di contratti di connessione internet ad alta velocità. La realizzazione dell’intervento è affidata a Infratel Italia S.p.a.

Bonus digitalizzazione 2022, chi sono i beneficiari?

Il voucher è destinato solo alle imprese iscritte al Registro delle imprese. La dimensioni sono quelle di micro, piccole e media alle quali è erogato un contributo variabile sulla base delle diverse caratteristiche della connettività con i relativi costi. Tuttavia gli importi sono divisi in classi differenti:

  • Voucher di fascia A, con contributo connettività pari a 300 euro per un contratto di durata da un minimo di diciotto mesi a un massimo di trentasei mesi. Il contratto deve garantire il passaggio ad una connettività con velocità massima in download (V) compresa nell’intervallo 30Mit/s≤ V < 300 Mbit/s. Oppure 300 Mbit/s ≤ V ≤1 Gbit/s. Mentre per connessioni che offrono V pari a 1 Gbit/s, il valore del voucher può essere aumentato fino a 500 euro. Infine per la fascia A non sono previste soglie di banda massima garantita. Al finanziamento dei voucher di fascia A viene destinato il 40% delle risorse stanziate distribuito per il 20% a favore dei voucher A1 per il 20% a favore dei voucher A2;
  • Voucher di fascia B, con un contributo pari a 500 euro, per un contratto di durata da diciotto mesi a trentasei mesi per connessioni che offrono V=1 Gbit/s, il valore del voucher può essere aumentato di un ulteriore contributo del valore massimo di euro 500, per la copertura di parte dei costi di rilegamento sostenuti dai beneficiari, a fronte di adeguata giustificazione da parte degli operatori fornitori. Per i voucher di
    fascia B è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 30 Mbit/s. Al finanziamento di tali voucher è destinato il 50% delle risorse stanziate;
  • Voucher di fascia C, con un contributo pari a 2.000 euro per un contratto della durata da un minimo di ventiquattro mesi fino ad un massimo di trentasei mesi che garantisca il passaggio ad una connettività superiore a 1Gbit/s. Inoltre il voucher può essere aumentato per costi di rilegamento sostenuti dai beneficiari. Per i voucher di fascia C è prevista una soglia di banda minima garantita pari ad almeno 100 Mbit/s. Al finanziamento di tali voucher viene destinato il 10% delle risorse stanziate.

Altre precisazioni di conclusione

Potranno richiedere il bonus digitalizzazione 2022 o internet tutte le imprese fino a esaurimento della risorsa finanziaria. Questa è pari a 608.238.140 euro, di cui 9.000.000 euro comprensivi di IVA sono destinati alle azioni di comunicazione, accompagnamento e valutazione di impatto della misura.

Tuttavia sarà cura di Infratel Italia disporre un Piano tecnico manuale ed operativo che contiene:

  • i criteri di ammissibilità per l’erogazione dei voucher da parte delle imprese;
  • la descrizione dell’intervento;
  • il quadro economico;
  • le modalità di attuazione.

Pertanto non resta che aspettare il Manuale operativo, il modo di conoscere come e dove presentare la domanda per l’ottenimento del bonus.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti Smart and Start per imprese femminili e giovani: cosa sono?

Il programma Smart and Start è una delle misure del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) che prevede finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto a favore delle nuove attività. La misura va a favore soprattutto delle imprese gestite da donne e da giovani under 35. Sono varie le condizioni per accedere ai finanziamenti agevolati che prevedono prestiti fino al 90% a tasso zero con durata massima di 10 anni. Nel dettaglio, le tipologia di attività finanziabili.

Finanziamenti agevolati Smart and Start: quali sono gli ambiti di attività delle nascenti imprese per richiedere il prestito?

La misura Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico sostiene la creazione di nuove imprese innovative, purché l’attività sia ad alto contenuto tecnologico oppure sia volta a produrre soluzioni e servizi nell’ambito dell’economia digitale, dell’Internet of thing (IoT), dell’intelligenza artificiale e del blockchain. I progetti delle nuove imprese sono finanziabili per importi che vanno da 100 mila euro a 1,5 milioni di euro. Per le imprese gestite da donne, il finanziamento a tasso zero è del 90% dell’importo riconosciuto; per tutte le altre imprese il finanziamento arriva all’805.

Quali sono le condizioni dei contributi a fondo perduto alle imprese Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico?

I finanziamenti agevolati Smart and Start del ministero per lo Sviluppo Economico hanno una durata limite di dieci anni. Per le imprese nascenti in alcune regioni italiane sono previsti anche dei contributi a fondo perduto. Infatti, per le imprese con sede in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Molise il finanziamento ottenuto deve essere restituito solo in parte, pari al 70% dell’intero importo preso a prestito per e spese ammissibili. La differenza con quanto ottenuto realmente costituisce il contributo a fondo perduto.

Servizi tecnici e di tutoraggio per avviare un’impresa con il servizio Smart and Start

Oltre ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti agevolati, la misura Smart e Start prevede anche servizi di tutoraggio gestionale e tecnico. Le nuove imprese possono accedere a questo servizio per la durata di un anno. Per le imprese nate da non più di 12 mesi, il valore dei servizi di tutoraggio è pari a 15 mila euro purché la sede sia in una delle regioni agevolate (Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Molise). Se l’azienda è localizzata nelle altre regioni, il valore del tutoraggio scende a 7.500 euro.

Quali piani di impresa sono ammissibili ai fini dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti Smart and Start?

Le spese ammesse ai finanziamenti agevolati e ai contributi a fondo perduto per la nascita di nuove imprese possono essere classificate nelle seguenti:

  • quelle che abbiano contenuto innovativo e tecnologico;
  • le spese per sviluppare i servizi, i prodotti e le soluzioni in ambito di economia digitale, di intelligenza artificiale, di Internet of Thing, di blockchain;
  • i costi sostenuti per valorizzare economicamente i risultati della ricerca privata e pubblica.

I progetti, data l’elevato contenuto innovativo, possono essere portati a termine anche con organismi di ricerca, acceleratori di impresa, incubatori e Digital Innovation Hub (Dih).

Quali spese sono ammissibili ai fini dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti Smart and Start?

Per quanto attiene alle spese ammissibili ai fini dei finanziamenti agevolati e ai contributi, la misura Smart and Start prevede la copertura delle:

  • immobilizzazioni materiali, ovvero delle spese sostenute per macchinari, impianti e attrezzature tecnologiche. I beni devono essere nuovi di fabbrica e in linea con l’attività prodotta dalla nuova impresa;
  • le immobilizzazioni immateriali, nell’ambito delle quali sono agevolabili le spese per i marchi, i brevetti, le licenze, le certificazioni, i know how e le conoscenze tecniche. Anche per questi beni deve esserci correlazione con l’attività che andrà a svolgere la nascente impresa;
  • le spese per i servizi direttamente funzionali a realizzare l’attività dell’impresa in linea con il piano per il quale sia stato presentato il progetto. Sono ammissibili le spese per la progettazione, per lo sviluppo, per la personalizzazione e per il collaudo delle soluzioni informatiche, per gli impianti produttivi e tecnologici, per gli acceleratori di impresa, per il marketing e per le collaborazioni con le realtà di ricerca.

Quali spese del personale sono agevolabili per i contributi a fondo perduto e i finanziamenti Smart and Start del Mise?

Risultano altresì agevolabili con finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto del Mise le spese del personale dipendente e dei collaboratori rientranti nei requisiti previsti dalla leggera h) del comma 2, dell’articolo 25, del decreto legge numero 179 del 2012. Nel dettaglio, si tratta delle “spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 15 per cento del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per l’acquisto e la locazione di beni immobili”.

Quali spese del personali sono comprese nei finanziamenti e contributi a fondo perduto del Mise?

Ai fini di questo provvedimento, in aggiunta a quanto previsto dai princìpi contabili, sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo: le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d’uso. Le spese risultano dall’ultimo bilancio approvato e sono descritte in nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa”.

Quali altre spese per il personale sono finanziabili con la misura Smart and Start?

Ulteriori spese per il personale dipendente e per i collaboratori sono finanziabili con i contributi Smart and Start. In particolare, ricorre l’ammissibilità della spesa nel caso in cui l’impresa start up per l'”impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell’articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 22 ottobre 2004, numero 270;

Ulteriori spese ammissibili per personale e collaboratori

Infine, risultano agevolabili con i contributi a fondo perduto o i finanziamenti agevolati le spese della start up che sia “titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa”.

Come inviare le domande di contributi a fondo perduto e di finanziamenti agevolati Smart and Start?

Per l’invio della domanda dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati per la nascita di start up innovative, anche al femminile e per giovani, è necessario utilizzare la procedura telematica. In particolare, la piattaforma informatica si trova sul portale internet di Invitalia, dove è presente anche la modulistica. Risulta necessario seguire gli schemi indicati sul portale e le modalità di invio. Le imprese ammesse al beneficio devono stipulare un contratto di finanziamento con il soggetto gestore.

Assegno Unico: attenzione agli errori nella compilazione della domanda

Ci sono ancora pochi giorni per presentare la domanda e accedere all’Assegno Unico e Universale per i figli a carico fino a 21 anni di età. L’INPS ha reso noto che in realtà solo una piccola parte delle persone che avrebbe diritto a percepire gli importi ha presentato la domanda. Ecco gli errori da evitare nella compilazione della stessa.

L’Assegno Unico e Universale

L’Assegno Unico prende il via dal mese di marzo 2022. Inoltrando la domanda entro il 28 febbraio sarà possibile percepirlo già a metà marzo. Per coloro che invece inoltrano entro il 30 giugno sarà possibile percepire l’assegno dal mese successivo, ma con gli arretrati decorrenti da marzo. Per coloro che presentano la domanda dal primo luglio, l’assegno sarà accreditato dal mese successivo ma senza arretrati.

Compilare la domanda per poter percepire l’Assegno Unico è abbastanza semplice, infatti, l’INPS ha reso noto che oltre ¾ delle persone ha proceduto in modo autonomo attraverso il servizio messo a disposizione sul sito dell’INPS al quale si può accedere con le proprie credenziali e quindi con il codice SPID, con la carta di identità elettronica oppure attraverso l’uso della Carta Nazionale Servizi. L’INPS per facilitare ulteriormente le operazioni ha inoltre previsto un altro servizio, cioè il sito www.assegnounicoitalia.it

Di seguito vediamo invece gli errori più frequenti nella compilazione e che potrebbero ritardare la percezione dell’Assegno Unico.

Errori nella compilazione della domanda: codice fiscale errato

Il primo errore di distrazione consiste nell’errata indicazione dei codici fiscali, basta sbagliare anche un solo carattere per impedire l’accredito, proprio per questo è consigliata un’attenta rilettura della domanda prima dell’inoltro. Attraverso il codice fiscale i richiedenti sono infatti associati a un’identità univoca e l’errata indicazione manda in tilt il sistema.

Per poter completare l’inoltro della domanda è inoltre necessario fornire l’assenso all’uso dei dati personali forniti nella compilazione della domanda. In assenza di questo piccolo adempimento non sarà possibile completare l’inoltro dell’istanza e di conseguenza non si potrà percepire l’Assegno Unico.

Per poter validare la domanda è necessario anche spuntare la casella in cui si auto-certifica che i dati forniti sono veritieri e di essere consapevoli delle conseguenze civili e penali nel caso di dichiarazioni mendaci. Si tratta delle dichiarazioni rilasciate ai sensi del DPR 445 del 2000.

Assegno Unico: attenti nella indicazione dei beneficiari

Nel caso in cui invece siano presenti due genitori, la domanda può essere inoltrata anche da uno solo di essi, ma per poter percepire l’assegno al 100% è necessario spuntare la casella in cui si dichiara che c’è accordo con l’altro genitore. Non è necessario che l’altro genitore dia conferma di tale scelta. Lo stesso può però modificare, attraverso la sua pagina personale INPS, le precedenti scelte e quindi optare per l’assegno ripartito.

Si è detto che i figli maggiorenni che abbiano meno di 21 anni e che seguono un corso di formazione, un percorso di studio, stiano prestando servizio civile, tirocinio oppure disoccupati iscritti al Centro per l’Impiego, possono ricevere l’Assegno Unico e soprattutto possono inoltrare autonomamente la domanda e indicare il loro IBAN personale. La prima cosa da sottolineare è che il figlio maggiorenne può chiedere l’Assegno Unico se è nello stesso nucleo familiare del genitore e se è fiscalmente a carico del genitore. Inoltre deve avere un reddito ( ad esempio derivante da tirocinio) inferiore a 8.000 euro al mese.

In questo caso bisogna però prestare attenzione perché se la domanda è stata già inoltrata dal figlio non può essere inoltrata anche dal genitore.

Errori nella presentazione della domanda per l’Assegno Unico: errata indicazione dell’IBAN

In secondo luogo il codice IBAN deve avere la stessa intestazione del richiedente, quindi il figlio se vuole autonomamente presentare la domanda deve inserire codice di un conto con IBAN intestato a lui, non può inserire l’IBAN del genitore. Se la domanda viene proposta dal genitore l’IBAN deve essere riferito al suo conto. Si può richiede l’accredito su un conto cointestato, ma in questo caso uno dei cointestatari deve coincidere con il richiedente il beneficio. Non è invece possibile ricevere gli importi su un conto su cui si ha solo la delega. Infine, il codice IBAN deve essere identico a quello fornito dalla banca, insomma si deve porre attenzione nella trascrizione perché in caso di errori l’accredito non sarà possibile.

Il controllo dell’IBAN viene fatto attraverso un processo telematico con le banche convenzionate e con Poste Italiane, ma nel caso in cui il conto fosse aperto presso una banca non convenzionata o istituto estero con sede in un paese dell’area SEPA il richiedente, deve allegare anche il modello di identificazione bancaria.

Domanda senza ISEE: nessuna paura non è un errore

Ricordiamo che è possibile accedere al beneficio anche senza presentare l’ISEE, in questo caso si avrà diritto alla misura minima cioè quella prevista per chi ha un reddito ISEE superiore a 40.000 euro. Inoltrando l’ISEE dopo il 28 febbraio, ma entro il 30 giugno, saranno ricalcolati gli importi ed erogate eventuali maggiori somme anche per i mesi precedenti. Se l’ISEE viene invece inoltrato dopo il 30 marzo si perdono le eventuali maggiori somme. In caso di ISEE errato, gli importi sono comunque versati, ma l’INPS chiederà la correzione dei dati e nel caso procederà anche al recupero delle somme versate in misura maggiore.

Si è visto quali potrebbero essere gli errori nella compilazione della domanda per l’Assegno Unico, occorre a questo punto ricordare che è possibile correggere gli stessi. Per conoscere la procedura c’è l’articolo: Assegno Unico: come correggere la domanda in caso di errori.

Per avere indicazioni su come compilare correttamente la domanda c’è la guida: Online il sito per l’Assegno Unico: le Faq più importanti e casistiche

Affitto casa ai giovani: quali agevolazioni fiscali sono previste?

Quali agevolazioni fiscali sono previste per i figli che vorrebbero prendere in affitto un’abitazione per conto proprio? I giovani tra i 20 e i 31 anni di età (non ancora compiuti) possono prendere in locazione un’unità abitativa intera oppure una porzione di essa e godere di benefici fiscali grazie a un’Irpef più bassa. È necessario il contratto di locazione e la legge di riferimento per l’affitto è la numero 431 del 1998. Il beneficio fiscale applicato all’Irpef è del 20%.

Quale detrazione fiscale si ottiene con l’affitto della casa ai giovani fino a 30 anni?

Il massimo della detrazione fiscale Irpef ottenibile dall’affitto di una casa ai giovani è pari a 2 mila euro. Quella di base, il minimo della detrazione ottenibile, anche per il 2022 rimane 991,60 euro. Il 20% di beneficio fiscale si applica mediante la percentuale del 20% sul canone di affitto pattuito. Più il canone di affitto è alto, maggiore è lo sconto fiscale applicando la percentuale prevista.

Quali sono i requisiti per beneficiare della detrazione fiscale del 20% sull’affitto della casa per i giovani?

Per poter beneficiare della detrazione fiscale del 20% sull’affitto della casa ai giovani è necessario possedere determinati requisiti. Innanzitutto il reddito complessivo non deve eccedere i 15.493,71 euro. Chi prende l’immobile in affitto, si ritiene, vi ci deve spostare la propria residenza. Quest’ultima, dunque, deve essere necessariamente differente da quella relativa alla casa principale dei genitori. Rispetto al passato, il beneficio fiscale si può sfruttare per quattro anni e non più per tre. L’età di chi prende in affitto la casa o una porzione di essa deve essere compresa tra i 20 e i 31 anni. Quest’ultima età non deve essere già stata compiuta.

Quale sconto fiscale si può ottenere per l’affitto di una casa per studenti universitari fuori sede?

Lo sconto fiscale del 20% sull’affitto di una casa per i giovani non è l’unico vantaggio ottenibile per chi sposti la propria residenza abituale. Infatti, è ancora in vigore lo sconto fiscale per gli studenti universitari fuori sede. Le condizioni di accesso all’agevolazione fiscale, nel 2022 sono rimaste invariate. Si può ottenere la detrazione fiscale Irpef del 19% sui canoni di locazione versati per l’alloggio universitario. Il beneficio fiscale ha il limite massimo di 2.633 euro. Il beneficio fiscale per gli studenti fuori sede si può applicare sui canoni di locazione inerenti i contratti previsti dalla legge numero 431 del 1998, ovvero:

  • i contratti di ospitalità;
  • gli atti di assegnazione in locazione o godimento stipulati con gli enti che non abbiano fini di lucro oppure con le cooperative.

Cosa fare per beneficiare dello sconto Irpef sulle locazione per i figli universitari fuori sede?

Per beneficiare della detrazione fiscale è necessario che lo studente studi a un’università che si trovi in un comune diverso di quello di appartenenza. L’università deve trovarsi in una provincia differente e distante non meno di 100 chilometri dal comune di residenza dello studente fuori sede. La detrazione fiscale non spetta nel caso di subaffitto. La detrazione fiscale spetta anche se l’onere viene sostenuto nell’interesse di famigliari a carico. L’importo limite di 2.633 euro rappresenta il massimo di spesa del quale può beneficiare ciascun contribuente, anche se riferito a più contratti di affitto intestati a più figli.

Quali limiti di reddito per beneficiare della detrazione fiscale sugli affitti di figli universitari fuori sede?

È importante far riferimento ai limiti di reddito inseriti per poter beneficiare della detrazione fiscale sugli affitti a favore di figli universitari fuori sede. Il limite complessivo del reddito non deve eccedere i 120 mila euro. Entro tale limite la detrazione fiscale è piena per poi decrescere, fino ad azzerarsi, in corrispondenza di redditi pari a 240 mila euro. La spesa di affitto sostenuta deve essere tracciata mediante le opportune modalità di pagamento.

Quali altre modalità di detrazione fiscale esistono sugli affitti?

Quelle esposte non sono le uniche modalità per beneficiare di detrazioni fiscali sugli affitti. È rimasta invariata la detrazione fiscale spettante agli inquilini di alloggi che siano adibiti ad abitazione principale. Infatti, per i soggetti che abbiano stipulato oppure rinnovato un contratto alle condizioni fissate dalla legge numero 431 del 1998, la detrazione fiscale rimane di 300 euro. È necessario che il reddito complessivo non sia eccedente la cifra di 15.493,71 euro. Se il reddito eccede tale limite ma non supera i 30.987,41 euro, la detrazione spettante scende a 150 euro. Se il contratto di affitto è a canone concordato, fermo restante i limiti di reddito sopra menzionati, la detrazione fiscale è pari, rispettivamente, a 495,8 euro e a 247,90 euro.

Detrazioni fiscali per affitto casa, altra residenza, per motivi di lavoro

Si può ottenere la detrazione fiscale anche nel caso in cui i lavoratori dipendenti debbano trasferire la propria residenza per motivi di lavoro. In questo caso è necessario che il trasferimento di residenza (necessario) avvenga in un’altra regione oppure in un comune differente dalla residenza precedente di non meno di 100 chilometri. Si può arrivare a uno sconto fiscale corrispondente a 991,60 euro purché il reddito non sia eccedente i 15.493,71 euro. La detrazione fiscale scende a 495,80 euro se il reddito eccede i i 15.493,71 euro, ma non deve essere comunque superiore a 30.987,41 euro.

Nuova rateizzazione delle cartelle esattoriali: la guida al nuovo piano agevolato per gli indebitati

SI riaprono i termini perla rateizzazione delle cartelle esattoriali con il decreto Milleproroghe. Un emendamento al decreto infatti viene approvato e quindi si apre ad una nuova possibilità per i contribuenti, di rientrare più facilmente dei debiti a loro carico. Una misura su cui occorre approfondirne la portata visto che non riguarda tutti i contribuenti e non riguarda tutti i ruoli affidati al Concessionario alla Riscossione.

Il nuovo emendamento al decreto Milleproroghe corre in aiuto di chi ha cartelle esattoriali

Approvata una proposta di correzione del decreto Milleproroghe. Un emendamento che il governo ha approvato lo scorso 17 febbraio che apre ad una nuova dilazione delle cartelle esattoriali.

Ad emendamento approvato, la novità è ufficialmente attiva. A Montecitorio durante la trattazione delle tante proposte correttive al decreto Milleproroghe, disco verde per questo provvedimento.  La maggioranza del governo ha detto sì alla proposta di prevedere nuova rateizzazione delle cartelle in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati.

Ma approfondendo il tutto è evidente che sia un provvedimento non esteso a macchia d’olio a tutti i contribuenti. Infatti si parla di una nuova possibilità appannaggio di contribuenti che erano decaduti dai precedenti piani dilazionatori.

Ancora più nel dettaglio, per poter rientrare nel beneficio occorre risultare decaduti dal beneficio prima del periodo di sospensione.

I provvedimenti del governo a favore degli indebitati fiscali e tributari

Anche il classico collegato alla legge di Stabilità, cioè il solito decreto Fiscale ha previsto proroghe alle scadenze per chi aveva determinate rateizzazioni concesse entro la data dell’8 marzo 2020. Una misura che insieme alle altre di questo tipo, compresa la sospensione delle operazioni di riscossione, nasceva dalla emergenza prima sanitaria e poi economica di questi lunghi mesi di pandemia. Ed anche il nuovo emendamento segue la linea tracciata di venire incontro a contribuenti che hanno avuto serie difficoltà perfino a tirare avanti, figuriamoci a pagare le bollette.

Uno di questi provvedimenti per esempio ha riguardato i piani di dilazione in essere all’8 marzo 2020, cioè per i piani rateali concessi prima del periodo emergenziale.  Il termine per il pagamento delle rate in scadenza era passata dal 30 settembre al 31 ottobre 2021.

Per i soggetti ammessi al nuovo piano di rateizzazione invece, c’è di nuovo la possibilità di richiedere la dilazione delle somme dovute. E questo, a prescindere dal saldo delle precedenti. Il periodo però non è lunghissimo, perché scade il 30 aprile del 2022. Possibilità data anche ai contribuenti che hanno sfruttato la sospensione delle cartelle previste dal decreto Cura Italia (uno dei tanti decreti emergenziali del governo nella fase di pandemia).

Come funziona la nuova rateizzazione delle cartelle di pagamento

Sono state confermate le modalità con cui verranno richieste le comunicazioni di irregolarità che poi sono quelle che possono essere rateizzate. E sono le seguenti:

  • Fino a 5.000 euro, massimo 8 rate trimestrali di pari importo;
  • Oltre i 5.000 euro, massimo 20 rate trimestrali di pari importo.

 

Entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione va pagata la prima rata. Gli interessi sono al tasso del 3,5% annuo.

Legge 104: le novità e agevolazioni previste nella legge di bilancio 2022

La legge 104 del 1992 prevede numerose agevolazioni per i disabili, le stesse sono state implementate con la legge di bilancio 2022. Vediamo le novità apportate dal Governo Draghi.

Cos’è la legge 104 del 1992?

La legge è rubricata “legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” prevede agevolazioni di varia natura per le persone colpite da handicap di fisico e/o psichico. Possono beneficiarne coloro che hanno una disabilità riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 comma 1 e comma 3, cioè persone con lieve grado di disabilità e con disabilità grave. Naturalmente le agevolazioni sono diverse in base al grado di disabilità e alla tipologia dello stesso.

Per conoscere le patologie che consentono di accedere ai benefici della legge 104, si può leggere l’articolo: Patologie legge 104 del 1992: quali sono riconosciute?

Le novità nella legge di bilancio 2022 per i disabili

Fin da ora anticipiamo che in fondo all’articolo saranno inseriti approfondimenti che in questa sede non è opportuno fare, ci concentriamo infatti solo sulle novità previste dalla legge di bilancio 2022 per non essere dispersivi. La prima cosa da sottolineare è che questa prevede un sostanzioso aumento degli importi destinati al Fondo per la disabilità che quest’anno riceverà 300 milioni di euro, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente. Questo consentirà di ampliare le tutele previste per le famiglie, implementare i servizi territoriali e dare nuovi sussidi alle famiglie.

Oltre a questa misura, che può essere definita generica, ci sono ulteriori misure da definire specifiche. Queste sono:

Bonus di 670 euro destinato al pagamento delle utenze e quindi per contrastare il caro bollette. A differenza del bonus sociale legato al reddito, questo non prevede requisiti reddituali, ma solo il riconoscimento della disabilità.

Coloro che hanno un certificato di disabilità possono inoltre ricevere un Bonus INPS da 1.000 euro  che viene erogato nel caso in cui nel 2021 il disabile si sia assentato dal lavoro per più di un mese. Tale misura è diretta ai lavoratori del settore privato  aventi diritto all’assicurazione economica di malattia presso l’INPS, impossibilitati ad usufruire dello smart working.

Il Bonus di 1.000 euro è rivolto a lavoratori con disabilità grave ( articolo 3 comma 3) oppure in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita. Il bonus di 1.000 euro non concorre alla formazione del reddito imponibile. Per poter ottenere il bonus è necessario presentare la domanda (ancora non è possibile farlo), il fondo stanziato per questa misura è di 5000 di euro. La competenza è dell’INPS.

Approfondimenti

Agevolazioni riconosciute con legge 104, articolo 3 comma 1

Agevolazioni legge 104 per disabile e familiari

Assistenza saltuaria legge 104: i beneficiari possono essere 2?

Congedo straordinario legge 104: a chi spetta e come richiederlo

Congedo straordinario legge 104: dopo cosa resta per assistere i disabili?

 

Sostegno agricoltura: l’ABC delle misure in vigore, aiuti e incentivi

Dalle misure fiscali agli incentivi per avviare le attività, dall’agricoltura alla pesca e a tutte le filiere, non mancano le misure a sostegno. Con la legge di Bilancio del 2022, cioè con la legge n° 234 del 2021, sono stati messi nel piatto 2 miliardi di euro di dotazioni per sostenere quelli che sono alcuni dei settori trainanti della nostra economia nazionale.

L’agricoltura, la pesca e tutte le filiere a loro collegate dimostrato di risultare importanti per l’Italia e per il suo governo. Ma cosa si può sfruttare nel settore e quali sono le misure che sfrutteranno queste ingenti dotazioni? Vediamo con questo articolo di approfondire il tutto elencando una per una le agevolazioni di questi settori.

Cosa cambia dal punto di vista fiscale per l’agricoltura

Per gli allevatori e gli agriturismo niente più Irap dal primo gennaio 2022. La novità è tremendamente importante dal momento che parliamo di una imposta regionale sulle attività produttive che grava dal 1997 su chi svolge abitualmente  una attività autonomo in cui si effettua  la produzione di beni e servizi o il loro scambio.

Altra novità importante in materia fiscale per le aziende e gli imprenditori agricoli riguarda le cartelle di pagamento. Slitta anche per loro la scadenza di tutte le cartelle esattoriali che sono state notificate ai diretti interessati entro il 31 marzo 2022. Non devono essere saldate entro i consueti 60 giorni ma entro 180 giorni. Inoltre possibile ottenere la rateizzazione delle cartelle senza addurre motivazioni particolari purché il debito complessivo sia sotto la soglia dei 60.000 euro. Per debiti superiori invece occorre presentare la documentazione inerente lo stato di difficoltà che spinge il contribuente a chiedere i benefici del rientro dilazionato del debito.

Cambiano anche i limiti per decadere dal beneficio delle rate. Per tutte le rateizzazioni chieste ed ottenute a far data dal primo gennaio 2022, la decadenza scatta nel momento in cui si omettono i versamenti di  5 rate. In questo caso peggiorano i termini dal momento che per le dilazioni concesse prima del 9 marzo 2020 le rate saltate per finire con la decadenza del beneficio erano 18 anche non consecutive e per quelle successivamente concesse era di 10 rate.

Niente Irpef sui redditi dominicali e agrari

Come è noto i terreni agricoli ai fini Irpef vengono tassati in base ai redditi dominicali ed agrari come si evincono dalle visure catastali degli stessi terreni. Per gli imprenditori agricoli professionali e per i coltivatori diretti la legge di Bilancio ha prorogato la detassazione di questi redditi. Non si tratta quindi di una novità, dal momento che la detassazione dei redditi agrari e dominicali tanto per gli imprenditori agricoli professionali che per i coltivatori diretti è stata attiva dal 2017 al 2021.

Altra proroga riguarda le detrazioni d’imposta conosciute come bonus verde. In questo caso più che per il settore agricolo nello specifico, il bonus riguarda tutti i contribuenti che sostengono spese relative agli interventi di sistemazione delle aree private o degli edifici, trasformandole in aree verdi o ripristinando il verde.

Una detrazione prevista fino a 5.000 euro di spesa con percentuale pari al 36%. Gli interventi agevolabili sono anche quelli relativi a manutenzione del verde, a realizzazione di pozzi, coperture a verde, giardini anche pubblici e impianti di irrigazione.

Le misure specifiche in campo agricolo

Resta attiva anche per il 2022 la compensazione forfettaria per la cessione di bovini e suini. Proroga quindi per il regime speciale con la compensazione forfettaria del 9,5%.  Sale a 2 milioni di euro invece il tetto massimo di credito  d’imposta e dei contributi compensabili. Di proroga in proroga va segnalata anche quella relativa all’obbligo di adottare il registro telematico di movimentazione per i cereali. Slitta tutto al 30 aprile 2022.

Ancora un anno di vita per la decontribuzione prevista per gli under 40 coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali. La proroga termina il 31 dicembre 2022. Un esonero dal versamento dei contributi previdenziali al 100%. Serve però che l’iscrizione del soggetto fino a 40 anni di età alla previdenza agricola sia pervenuta  entro il 31 dicembre 2022. La decontribuzione è fissata in massimo 24 mesi. L’esonero quindi, riguarda tutti i contributi relativi alla quota invalidità, superstiti, vecchiaia e perfino al contributo integrativo addizionale.

Capitolo incentivi in agricoltura

Un occhi di riguardo alle donne e ai giovani che decidono di intraprendere una attività in agricoltura è un altro argomento che è stato affrontato nella legge di Bilancio. Mutui agevolati a tasso zero per le donne che decidono di investire nel settore. Il mutuo concesso in misura pari al 60% delle spese ammissibili, è di 120 rate come numero massimo di dilazione ammissibile. Sempre relativamente agli investimenti, il 35% viene considerato per un contributo a fondo perduto.

Questi incentivi si rivolgono ad imprese (a prescindere dalla forma con cui sono costituite) che subentrino nella conduzione di un intera azienda agricola. Occorre che l’impresa subentrante che decide di provare ad ottenere i benefici degli incentivi prima citati, rispetti alcune condizioni. In primo luogo deve essere condotta da giovani di età compresa tra i 18 ed i 40 anni o da donne a prescindere dalla loro età.

Incentivi e agevolazioni sono stati previsti anche per i territori indicati dalla delibera del Consiglio dei Ministri relativamente ai danni da incendi boschivi. Nella delibera c’è l’elenco delle aree interessate.