Pronto nuovo modello 730: quali novità per il 2022?

Non abbiamo fatto in tempo a finire la stagione reddituale 2021 che già entra in scena la nuova, con il modello 730/2022 già approvato dall’Agenzia delle Entrate.

Con il classico provvedimento di approvazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, fuoriuscito lo scorso 14 gennaio, il nuovo modello è già nella sua  versione definitiva.

Necessario quindi fare un primo punto sulle novità che il modello presenta rispetto allo scorso anno. Ci sono infatti alcune nuove agevolazioni che i contribuenti potranno sfruttare nella campagna reddituale 2022 che riguarda, come sempre, l’anno di imposta 2021. Vediamo in questa sintetica guida un primo ventaglio di novità con cui i contriibuenti avranno presto a che fare.

Nuovo modello 730, cosa c’è di nuovo?

Trovano spazio nel modello 730/2022 nuovi bonus fruibili in dichiarazione. Il modello 730 resta il primo modello con cui i contribuenti possono adempiere all’obbligo dichiarativo. E si tratta del modello senza dubbio più utilizzato perché riguarda lavoratori dipendenti e pensionati.

Entrano nel modello i nuovi Bonus che i contribuenti hanno potuto sfruttare nell’anno 2021. Come prassi infatti, il modello 730 riguarda l’anno di imposta precedente, ovvero l’anno 2021. Tra le nuove agevolazioni, alcune molto note come il superbonus 110%, ma anche quello sull’acquisto degli elettrodomestici, che non è una novità ma che ha subito un potenziamento.

Le novità del 730

Una novità interessante è il bonus musica per gli under 18 che riguarda sostanzialmente le spese di iscrizione ai corsi di musica riconosciuti. Parliamo di conservatori, scuole AFAM, scuole di musica iscritte nei registri detenuti dalle Regioni o riconosciute da una pubblica amministrazione. Bonus fruibile anche per le iscrizioni a cori e bande cittadine.

Uno sguardo anche agli animali domestici, che ogni anno danno diritto alla detrazione per le spese veterinarie alla pari di quelle sanitarie, cioè al 19%. Nel 2022 con il nuovo modello 730 salgono i limiti fino ai quali sarà possibile detrarre le spese veterinarie. Per quelle sostenute nell’anno di imposta 2021 si ha diritto a detrarre fino al tetto massimo di 550 euro. Significa poter recuperare fino a 104,50 euro per le spese sostenute per il proprio animale domestico.

Novità per la cedolare secca. Per le locazioni brevi, ecco il limite dei 4 immobili per ogni singolo contribuente su cui si può adottare il beneficio della cedolare secca. Una limitazione questa rispetto a quanto previsto per la scorsa stagione reddituale.

Nuovo modello 730,le date utili

Va ricordato che al momento, sempre che non sopraggiungano proroghe, mai da escludere in materia dichiarazione dei redditi, la stagione si aprirà il 30 aprile prossimo. Si tratta di una data da segnare sul calendario dal momento che è quella a partire dalla quale le Entrate andranno a mettere a disposizione dei contribuenti il 730/2022 in versione precompilata nei loro cassetti fiscali.

Ad oggi, si conosce anche la data di fine del 730 per la stagione 2022. Sempre con le dovute cautele di cui parlavamo prima la scadenza per la trasmissione è fissata al 30 settembre.

Nuovo Bonus Irpef e bonus 110%

Per il nuovo 730 non si può non parlare del bonus di 1.200 euro che ha sostituito il bonus Renzi da 80 euro. Parliamo del bonus Irpef, che nel 2021 è diventato più vasto come applicazione e più ricco dopo la fase transitoria del 2020.

Per l’anno d’imposta 2021, il bonus da 1.200 euro è destinato ai soggetti con redditi non superiori a 28.000 euro. Ma c’è anche  e la nuova detrazione fiscale estesa fino ai titolari di redditi fino alla soglia dei 40.000 euro. Dopo il doppio regime del 730 2021, quando ci fu da distinguere tra Bonus Renzi erogato fino al 30 giugno 2020 e Bonus Irpef erogato dal primo luglio al 31 dicembre 2020, per l’anno di imposta 2021 stop al doppio regime.

Nel nuovo modello 730 c’è anche il superbonus 110 per cento che viene previsto per una serie di interventi sulle unità immobiliari. Parliamo dell’abbattimento delle barriere architettoniche collegate però ad interventi quali il sismabonus e gli ecobonus.

Va ricordato che se gli interventi collegati alla rimozione delle barriere architettoniche non sono quelli che comunemente si chiamano  lavori trainati, c’è sempre il bonus del 75%.

Le altre novità principali del nuovo modello di dichiarazione dei redditi

Altra agevolazione è quella del bonus prima casa per gli under 36 con Isee pari o inferiore a 40.000 euro.

Sale il limite di spesa per godere del cosiddetto bonus mobili, sempre in relazione alle spese sostenute nel 2021.La soglia è pari a 16.000 euro. Una soglia valida solo quest’anno, perché è già stato deciso di ridurla per le spese sostenute quest’anno e che andranno indicate nelle dichiarazioni dei redditi del 2023.Per le spese 2022 la soglia sarà fino a massimo 10.000 euro e per il 2023 ancora meno, fissata infatti a 5.000 euro (ma sarà così anche per il 2024).

Un’altra novità importante riguarda la sostituzione dei generatori di energia come lo sono i gruppi elettrogeni. La loro sostituzione con quelli di ultima generazione rientra nei bonus dedicati alla casa. Dentro le nuove detrazioni o agevolazioni, anche quella per le spese sostenute per i depuratori di acqua, che però necessitano di un adempimento burocratico. Parliamo della comunicazione da inviare all’Agenzia delle Entrate in maniera telematica e nel periodo compreso tra primo febbraio 2022 e 28 febbraio 2022. Un adempimento da tenere in considerazione  per poter godere della possibilità di scaricare dal reddito anche questa tipologia di spesa.

Green pass da oggi le nuove regole per accedere ai locali

Green pass al vie le nuove regole per accedere ai locali e le altre attività. Tutte le novità tra proroghe, rinvii e durata del certificato.

Green pass proroga per l’obbligo di mascherina anche all’aperto

Arriva febbraio e con esso un nuovo decreto, il primo dopo la rielezione del Presidente Mattarella alla guida della Repubblica italiana. Pertanto a partire da oggi e fino al 15 giugno è vigore quanto disposto dal Governo nel Dpcm del 21 gennaio 2022. Ecco tutte le regole da seguire, sempre se non ci saranno altri provvedimenti fino al mese di giugno.

Prorogato fino al 10 febbraio l’obbligo delle mascherina anche all’aperto. Mentre restano ancora chiuse sia le discoteche che le sale da ballo. La proroga entra in vigore da subito, anche se in settimana potrebbero cambiare ancora. Infatti sembra che a fine settimana potrebbero essere emanate altre regole. L’ottica è quella di rallentare le misure, soprattutto per quella parte della popolazione che ha completato l’iter vaccinale.

Cambia anche la durata del certificato verde

Cambia anche la durata del certificato verde per i vaccinati passa da 9 a 6 mesi. Mentre il certificato verde da guarigione avrà una durata di 4 mesi e dopo è possibile effettuare l’eventuale terza dose, qualora non fosse stata ancora fatta. Ad oggi gli italiani non vaccinati, sono circa 680 mila. Ci si riferisce a coloro che non hanno fatto nemmeno la prima dose.

Entra in vigore anche l’obbligo vaccinale per gli over 50. Infatti è prevista una multa pari a 100 euro per coloro che hanno più di 50 anni e non si sono vaccinati. Il discorso esclude tutti coloro che non possono vaccinarsi per motivi di salute. Per queste persone di consiglia di portare con se la presentazione di una certificazione medica che lo attesta. Altra data importante per gli over 50 è il 15 febbraio. Infatti entrerà in vigore il super green pass per tutti i lavoratori. Chi sarà sorpreso senza il certificato rischia una multa che va da 600 a 1.500 euro. Infine che non presenterà la documentazione necessaria sarà considerato assente ingiustificato con la sospensione dello stipendio. 

Green pass ed attività commerciali

Anche per entrare in alcune attività commerciali sarà obbligatorio avere il green pass. Ad esempio serve il green pass di base per profumerie, librerie, tabaccherie, ed uffici aperti al pubblico come banche e poste. Il green pass è quello base, quindi anche quello che si ottiene a seguito di esito negativo da tampone. Per questo molti stanno dotandosi di modi rapidi per effettuare i controlli sui green pass.

Tuttavia non vi è obbligo di certificazione verde per entrare in tutti i negozi alimentari e di prima necessità. Pertanto l’esenzione riguarda i supermercati, i discount, e minimercati e gli eserczi non specializzati di alimenti vari, inclusi quelli per prodotti alimentari destinati agli animali. Nessuna restrizione neanche per farmacie, strutture sanitarie e sociosanitarie nonché quelle veterinarie. Non sarà richiesto il Pass per accedere negli uffici aperti al pubblico delle forze di polizia e delle polizie locali e negli uffici giudiziari e uffici dei servizi sociosanitari esclusivamente per la presentazione di denunce o di richieste di interventi giudiziari a tutela di persone minori di eta’ o incapaci.

 

 

Riforma pensioni: si va verso i 63 anni per tutti, ma come sarebbe?

La riforma delle pensioni inizia a prendere sempre più forma. E si va sempre più su un potenziamento dell’Ape sociale. Lo hanno dimostrato anche i legislatori quest’anno, col pacchetto pensioni della legge di Bilancio. La misura è state estesa a molte più categorie di lavoratori. I lavori gravosi sono stati estesi come platea. E potrebbe essere questa la strada principale che si intraprenderà per portare a casa il risultato di una riforma che resta prioritaria per il governo.

Pensioni, ritocchi nel Def?

Cosa accade adesso? Le vie restano due. O si riesce ad intervenire subito, magari nel Documento di economia e finanza o si aspetta a fine anno, con la solita manovra finanziaria.

Il Def è in aprile, e potrebbe essere una possibilità. Difficile ma possibile. Anche perché se davvero è l’Ape sociale l’indirizzo, con la sua pensione a 63 anni, i lavori sono già allo stato avanzato.

La Commissione sui lavori gravosi ha già prodotto una graduatoria con una serie di attività che andrebbero tutelate come pensionamento. È da questa lista che sono già state estrapolate le attività che adesso sono finite tra le beneficiare dell’Anticipo Pensionistico Sociale.

E da questo elenco che probabilmente si attingerà in futuro. Una graduatoria basata sull’incidenza numerica di malattie professionali e infortuni sul lavoro.

L’obiettivo del governo quindi è che si deve arrivare ad aprile in vista del Documento di economia e finanze, quanto meno con un piano da proporre ai sindacati. Per una riforma che entrerà in vigore il 31 dicembre 2022, se davvero verrà introdotta.

Appuntamento al 7 febbraio per un primo nuovo appuntamento governo-sindacati

Sarà il giorno 7 febbraio il primo appuntamento in cui tra governo e sindacati si tornerà a parlare di pensioni per davvero. L’incontro del 3 febbraio serve solo per andare a fissare alcuni paletti di quelli di cui si parla da giorni. Pensione di garanzia per i giovani e tutele per le donne in prima linea. Ma ripetiamo, l’indirizzo sempre ormai assodato. SI va verso il potenziamento dell’Anticipo pensionistico sociale.

Anche perché gli studi sull’età media dei pensionamenti in Italia ha dimostrato che pur se si poteva uscire a 62 anni con la quota 100, pochi di coloro che si trovavano anche ad aver raggiunto i 38 anni di contribuzione hanno colto l’occasione. Infatti si esce più vicini ai 64 anni che ai 62, come media.

In questo ambito la pensione con l’Ape sociale, su cui magari si può ritoccare il parametro dei contributi necessari come accaduto nella legge di Bilancio per i ceramisti e gli edili (si è passati solo per queste categorie dai 36 ai 32 anni di versamenti necessari).

Resta fermo il fatto che si viaggia in direzione di utilizzare l’Ape sociale come alternativa ai canali ordinari di uscita, compresa naturalmente al pensione di vecchiaia dai 67 anni.

Come funziona l’Ape sociale

Parlare di Ape sociale come misura alternativa alla pensione di vecchiaia, nel regime della flessibilità, è argomento che necessita di alcuni passaggi tecnici. Va bene collegare le uscite agevolate alle attività svolte, perché da sempre si parla di differenziare le uscite in base alla pesantezza del lavoro.

Ma è altrettanto vero che occorre innanzi tutto limare l’Anticipo Pensionistico Sociale e portarlo più vicino alle altre misure. E non parliamo di requisiti di accesso, ma di struttura della misura.

Non si può lasciare come alternativa alla pensione di vecchiaia a 67 anni, una uscita dai 63 anni con l’Ape sociale, così come è fatta oggi questa particolare misura. Senza maggiorazioni, senza tredicesima, senza assegni familiari, non reversibile. Per renderla davvero una misura di pensionamento anticipato, non c’è altra via che eliminare questi paletti.

Aumento prezzo dei carburanti: famiglie e autotrasporti in ginocchio, tra doppia tassa e materie prime

Non accenna a fermarsi l’aumento esponenziale del prezzo dei carburanti che inciderà pesantemente sulla vita di tutti gli italiani, anche di chi l’auto la usa poco. I trasporti su terra in Italia sono la via principale per spostare merci. Se un autotrasportatore ha più costi, inevitabile che ci sia una ricaduta su tutti, anche sui consumatori finali delle merci che per via dell’aumento del costo del carburante, aumenteranno di prezzo.

I rincari dei prezzi dei carburanti derivano sostanzialmente da due fattori. C’è l’aumento della materia prima, questo è evidente. Ma in Italia i contribuenti sono assoggettati ad una doppia tassazione che in seguito andremo ad approfondire. Fatto sta che anche la Cgia di Mestre, ha prodotto,come si legge sull’Agenzia di stampa Agi, un quadro che dimostra quanto si trovano a spendere in più gli addetti ai servizi di autotrasporto.

Un quadro evidente di una situazione che non smette di peggiorare e che minerà l’economia italiana. Un peggioramento di cui nessuno parla, nemmeno la politica da mesi impegnata esclusivamente sulla pandemia e sulle beghe interne dei partiti alle prese con la nuova elezione di Sergio Mattarella al Quirinale.

I calcoli della Cgia di Mestre, il salasso per gli autotrasportatori

Il trasporto su strada è messo alle strette dall’aumento del costo di benzina, gasolio e metano. Un aumento esponenziale che soprattutto per i mezzi pesanti, i classici Tir, produrrà una maxi spesa rispetto agli anni precedenti di circa 8.600 euro all’anno, secondo i calcoli della Cgia di Mestre.

Se le famiglie guardano soprattutto a luce e gas per le utenze domestiche, anche loro in aumento, non meno importante è l’aumento del costo dei carburanti.

In un anno il gasolio è passato da 1,35 euro al litro, a circa 1,65 euro a litro. Parliamo di media dal momento che non è raro trovare prezzi addirittura maggiori da distributore a distributore, soprattutto lungo le autostrade. Tra 150 e 200 euro è il costo di un pieno di un grosso Tir da 11 tonnellate. Ma vicino a 100 euro è pure il pieno di una auto di media cilindrata e con serbatoio di media grandezza.

Sui Tir la Cgia di Mestre ha fatto dei conti in base alla media dei consumi degli autotrasportatori. Calcolando in 3,5 litri a Km il consumo di un Tir da 11 tonnellate. Se pensiamo che la media di percorrenza di un Tir ogni anno è pari a 10.000 Km, il calcolo è abbastanza facile per capire quanto costa mettere in strada quotidianamente un autotreno.

Un aumento che sono sempre i consumatori finali a pagare

Chi non usa la macchina o la usa poco non subisce le conseguenze dei rincari. Questo è un luogo comune, un modo di pensare che è evidentemente sbagliato. Anche i beni primari che ogni giorno le famiglie acquistano nei supermercati, viene trasportato su gomma.

E aumento dei prezzi del carburante significa aumento dei prezzi di questi beni. Se servono più soldi ad un autotrasportatore per consegnare le merci, le vie sono due.  O ci rimette chi le merci le vende a livello apicale, o si riversano i rincari sui consumatori e sulle famiglie.

Non ci vuole molto a capire quale delle due vie è quella che in genere viene intrapresa. Un salasso per le famiglie, che tra l’altro per via di una ripresa economica che i nostri politici dicono di vedere (ma le famiglie crediamo che la pensino in maniera differente), non sono aiutate da misure che prima erano previste per via dell’emergenza sanitaria ed economica.

La doppia tassazione sui carburanti, l’Italia unico Paese ad adottarla

Anche la tassazione fa la sua parte in questi rincari esponenziali che i carburanti hanno in questi ultimi tempi. Non si può ridurre il tutto al semplice aumento del prezzo del barile.

Non fosse altro che l’aumento del greggio non può essere considerato l’unica causa dell’aumento del prezzo del  rifornimento. In Italia il carburante è assoggettato ad una doppia tassazione. Infatti sui rifornimenti di benzina, gasolio e metano, lo Stato italiano prevede Iva ed Accise.

L’Iva è al 22%, e questo produce notevoli introiti come erario. Ma è la doppia tassazione a finire sul banco degli imputati. Sempre in base ai calcoli della Cgia di Mestre e a ciò che si legge nell’articolo dell’Agi, le accise sul prezzo dei carburanti hanno una incidenza notevole. Per benzina e gasolio siamo rispettivamente al 41% ed al 37,5%, mentre si scende al 18% per il Gpl.

Addirittura più specifica la Cgia di Mestre entra nel calcolare quanto hanno speso di più i trasportatori che percorrono alcuni tratti autostradali tra i più trafficati, dalla Milano-Roma alla Venezia-Torino. Un incremento di spesa tra i 70 ed i 150 euro, in base naturalmente alla lunghezza del tratto.

Nuovo bonus bici, monopattini e abbonamento trasporto: domande dal 13 aprile

Ormai pronte le regole per far ripartire il bonus mobilità sostenibile che permetterà di fruire di un credito di imposta per l’acquisto di mezzi di trasporto sostenibili, come ad esempio biciclette, anche elettriche,  monopattini elettrici, e-bike, abbonamenti al trasporto pubblico ecc..

Il provvedimento, firmato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate definisce quali saranno criteri e modalità per poter fruire del bonus che è stato previsto dal DL Rilancio. Approvato anche il modello di domanda che potrà essere inviato dai contribuenti a partire dal 13 aprile 2022 e fino al 13 maggio.

Il credito di imposta massimo riconosciuto è pari a 750 euro e spetterà a chi ha sostenuto una (o anche più di una) delle spese sopra indicate nel periodo compreso tra il 1 agosto 2020 ed il 31 dicembre 2020.

Per maggiori informazioni vi rimandiamo alla lettura dell’approfondimento: Bonus mobilità monopattini e bici, fino a 750 euro di rimborso: ecco per chi

Cessione crediti di imposta superbonus 110% e bonus edilizi, dal 4 febbraio nuova piattaforma

Dal 4 febbraio sarà attiva la nuova piattaforma dell’Agenzia delle entrate per la cessione dei crediti di imposta. Ad oggi, infatti, la piattaforma attiva non consente di poter procedere con le operazioni di  cessione dei crediti del superbonus 110%, degli altri bonus edilizi, nonché dei lavori minori e degli interventi con importo non eccedente i 10 mila euro. Questi ultimi due interventi, in ogni modo, non sono soggetti al visto di conformità e all’asseverazione delle spese, come chiarito dalla stessa Agenzia delle entrate.

Aggiornamento piattaforma cessione dei crediti dell’Agenzia delle entrate: cosa cambia?

L’aggiornamento della piattaforma del portale dell’Agenzia delle entrate si è reso necessario per trasmettere le comunicazione di scelta dell’opzione della cessione dei crediti di imposta o dello sconto in fattura in conseguenza dell’utilizzo del superbonus 110% e degli altri bonus edilizi. Di norma i crediti sono lavorati e resi disponibili tramite il cassetto fiscale del contribuente entro il giorno 10 del mese susseguente alla trasmissione della comunicazione. Solo la visibilità nel cassetto fiscale consente al contribuente di attivarsi per monetizzare il credito fiscale verso i soggetti terzi. Solitamente quest’ultima operazione si rivolge a istituti di credito e verso le poste.

Superbonus 110% e altri bonus edilizi, le ultime novità del decreto ‘Sostegni ter’ sulla cessione del credito di imposta

In seguito alle novità del decreto “Sostegni ter” (numero 4 del 2022) che ha bloccato l’utilizzo del credito di imposta come moneta fiscale, consentendo di poter utilizzare più volte il credito di imposta, l’aggiornamento della piattaforma dell’Agenzia delle entrate si è reso indispensabile. Infatti, a partire dal 7 febbraio 2022, i crediti di imposta derivanti dal superbonus 110% e dagli altri bonus edilizi potranno subire una sola cessione. Con la nuova piattaforma sarà possibile nuovamente procedere con la comunicazione della scelta della cessione del credito di imposta o dell’applicazione dello sconto in fattura. Fermo restando la necessità di adeguare i passaggi dei crediti di imposta alle novità del decreto “Sostegni ter”.

Superbonus e bonus edilizi, quali devono avere il visto di conformità delle spese?

Con l’aggiornamento del software dell’Agenzia delle entrate, i soggetti potranno procedere con la comunicazione all’Agenzia delle entrate della scelta di una delle due opzioni di utilizzo della detrazione fiscale. Per i lavori realizzati in edilizia libera e per quelli di importo non eccedenti i 10 mila euro, i contribuenti dovranno procedere con la comunicazione della scelta senza ottemperare al visto di conformità delle spese. Tale visto permane per il superbonus 110% e per il bonus facciate.

 

 

 

Contributi a fondo perduto nel DL Ristori 2022: indennizzi, bonus e nuovi ristori

Indiscrezioni vogliono che a breve potrebbe essere pronto un nuovo Decreto Sostegni 2022 con aiuti e ristori per le imprese maggiormente colpite dalla pandemia di COVID che, ormai, ci accompagna da 2 anni. Contributi a fondo perduto, quindi, destinati a coloro che sono stati maggiormente colpiti dalle restrizioni di dicembre e gennaio ma anche rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in costanza di lavoro (o di quarantena indennizzata).

Il Decreto, tra le altre cose dovrebbe prevedere anche misure concrete che vadano a contrastare l’aumento delle bollette dell’energia e del gas con nuove moratorie sui prestiti bancari.

Fondo perduto per le attività penalizzate

Contributi a fondo perduto che potrebbero, quindi, essere erogati dal governo a tutte quelle attività che sono state maggiormente colpite della restrizioni COVID e, quindi, turismo, eventi, ristorazione e discoteche.

La veloce diffusione della variante Omicron ha costretto il governo a varare, nelle scorse settimane, nuove restrizioni per tentare di arginare i contagi. Queste misure hanno avuto un impatto innegabile su alcuni comparti economici. Basti pensare alle discoteche, agli alberghi, al settore turistico in generale. Ma rassicuriamo queste categorie di imprenditori e di lavoratori. L’Esecutivo è pronto a intervenire, in tempi brevi, per approvare un piano ristori che vada, in modo preciso, a risarcire coloro che hanno subito i maggiori danni.” afferma Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie.

La fetta più grossa delle coperture stanziate, quindi, spetterà al turismo, ma anche alle discoteche.  A causa della pioggia di cancellazioni registrata dopo l’entrata in vigore delle nuove restrizioni, ma anche a causa della paura di nuovi contagi, le urgenze si registrano al momento anche per tuor operator e agenzie di viaggio e per la filiera del turismo in montagna.

Per approfondimenti vi rimandiamo alla lettura dell’articolo: Fondo perduto partite IVA, l’effetto collaterale che pochi conoscono

Aumento pensioni dal 1 gennaio 2023 per rivalutazione retroattiva

L’INPS comunica l’aggiornamento dell’inflazione dell’ISTAT. L’aumento pensioni ci sarà solo dal 1° gennaio 2023 con la rivalutazione retroattiva che consentirà di avere un buon conguaglio.

Aumento pensioni: come si calcola?

Annualmente l’importo della pensione ha un adeguamento in base all’inflazione. La rivalutazione viene fatta in base ai dati ISTAT che rileva l’aumento dei prezzi e determina quindi l’aumento del costo della vita e l’inflazione. L’adeguamento dell’INPS avviene in due fasi. La prima determina un adeguamento provvisorio, basato sulle stime dell’ISTAT provvisorie e applicato dal primo gennaio dell’anno successivo rispetto a quello in cui è stata valutata l’inflazione. Il secondo è definitivo, basato sui dati definitivi e applicato però dopo due anni rispetto a quello a cui l’inflazione si riferisce.

Perché l’aumento delle pensioni ci sarà dal primo gennaio 2023?

Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni può effettivamente sembrare macchinoso, in realtà è più semplice di ciò che potrebbe sembrare. Andando nel concreto, nel mese di novembre 2021 l’Istat ha determinato l’inflazione dell’anno 2021 basandosi però sui dati a quel momento disponibili, cioè i primi 9 mesi dell’anno.

L’inflazione in quel momento registrata era all’1,7%, ma l’INPS nell’adeguare gli importi delle pensioni da erogare al primo gennaio 2022 ha applicato l’1,6%.

L’ISTAT ha poi rilevato che in realtà negli ultimi tre mesi del 2021 l’inflazione ha continuato la sua corsa, raggiungendo l’1,9%. L’INPS a questo punto attraverso la Circolare 15/22 ha reso noto che dal primo gennaio 2023 adeguerà gli importi alla reale inflazione del 2021 e di conseguenza verserà ai pensionati i conguagli.

Nel frattempo ha reso noto che invece nei prossimi mesi adeguerà gli importi versati ai pensionati all’iniziale stima dell’ISTAT permettendo così ai pensionati di recuperare lo 0,1%, si tratta di un piccolissimo ritocco.

Cosa succederà con la rivalutazione delle pensioni dal 1° gennaio 2023?

In base a quanto comunicato dall’INPS, dal 1° gennaio 2023 sarà applicato un nuovo aumento. In pratica per un assegno di 1.000 euro l’aumento sarà di circa 2 euro. A questo deve essere aggiunto il conguaglio per i 12 mesi precedenti, questo dovrebbe essere di 2 euro, sempre per una pensione di 1.000 euro  ma calcolato su 13 mensilità.

Chi ora percepisce 1.000 euro, riceverà dal mese di gennaio 2023 1.002 euro a cui si aggiungono ulteriori 26 euro di conguaglio per l’adeguamento all’inflazione definitiva calcolata dall’ISTAT. Nel mese di febbraio 2023 riceverà nuovamente 1.002 euro. Occorre però sottolineare che nel caso in cui i prezzi dovessero continuare a salire, l’importo percepito a gennaio 2023 vedrà anche l’aumento determinato dal tasso di inflazione provvisorio determinato dall’ISTAT sulle stime del 2022.

Naturalmente i calcoli devono essere fatti sul proprio assegno di pensione, ad esempio per chi percepiva 2.000 euro nel 2021, l’aumento ulteriore sarà di 4 euro mensili e il conguaglio sarà di 4 euro per 13 mensilità, cioè 52 euro.

Occorre però sottolineare che l’aggiornamento dell’ISTAT all’1,9% si applica invece fin da subito ai datori di lavoro che vedranno aumentare la spesa contributiva, il minimale giornaliero e le varie tariffe corrisposte ai lavoratori.

Per i pensionati ci sono però ulteriori buone notizie in particolare per coloro che ricevono importi alti, per informazioni c’è l’articolo: Contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro: addio dal 2022

Pensioni: il piano del governo, cosa accade per quota 41 e uscita a 62 anni

 

Presto si tornerà a parlare di pensioni e soprattutto di riforma delle pensioni. Scampato il pericolo di dover rivedere il tutto alla luce di un nuovo Presidente della Repubblica e magari di un nuovo governo, adesso si dovrà affrontare l’argomento.

La riconferma al Quirinale di Sergio Mattarella e la conferma in pieno del governo Draghi, vuoi anche per l’evidente attaccamento alle poltrone dei parlamentari, lascia presupporre che si arriverà a fine legislatura. Ciò significa che se davvero la riforma delle pensioni deve vedere i natali quest’anno, sia con un provvedimento ad hoc o solo con la prossima manovra di fine anno, sarà questo esecutivo ad occuparsene.

Ci eravamo lasciati all’ultimo incontro governo sindacati con le solite richieste delle parti sociali e le solite aperture del governo, pur con tutte le limitazioni del caso dovute alla necessità di assecondare le direttive UE per poter godere dei soldi del Recovery Plan.

Il punto della situazione al momento resta questo. Ma cosa c’è da aspettarsi sulle pensioni e sulla loro riforma?

La posizione dei sindacati

Le richieste dei sindacati sembrano sempre le stesse, e così ormai da anni ed anni. I sindacati chiedono la pensione flessibile per tutti e senza penalizzazioni di assegno. Una misura monstre che consentirebbe, a scelta dei diretti interessati, di lasciare il lavoro una volta arrivati a 62 anni di età ed una volta arrivati a 20 anni di contributi versati.

Sarebbe il lavoratore a scegliere in base alle sue esigenze e ai suoi fabbisogni, se accontentarsi o meno di andare in pensione prima.

Infatti se è vero che più si lavora più si prende di pensione, il lavoratore che opta per una uscita anticipata è già di per se penalizzato. Inutile quindi prevedere tagli lineari di assegno, per anno di anticipo o per ricalcolo contributivo della prestazione.

Altro punto cardine delle richieste dei rappresentanti dei lavoratori è la quota 41 per tutti.

Si tratterebbe di una autentica, nuova, pensione anticipata. Infatti senza alcun limite di età, ed anche in questo caso senza penalizzazioni, con 41 anni di contributi secondo i sindacati si dovrebbe uscire dal lavoro.

Il metodo contributivo come principio base delle nuove pensioni

Ciò che il governo potrà fare è il respingere al mittente le richieste dei sindacati. Non è immaginabile che si arrivi a dire di si a queste misure, con la UE che chiede di ridurre la spesa pubblica e di tornare alla piena attuazione della riforma Fornero.

Il governo deve mettere a terra i soldi del Pnnr del governo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che l’esecutivo ha prodotto per sfruttare le risorse assegnate all’Italia dalla UE e dal Recovery Plan.

Occorre fare i compiti a casa, e farli bene per ottenere quello che all’Italia è stato assegnato, soprattutto con lo sguardo attento dei Paesi Frugali che già in passato hanno contestato i troppi aiuti all’Italia.

In aiuto a questa necessità, senza dubbio il metodo contributivo. Non c’è metodo di calcolo delle pensioni che non sia più virtuoso del sistema contributivo in fatto di contenimento della spesa pubblica. Ed è lì che il governo, come scrivono anche sul quotidiano “Il Giornale”, il governo andrà a parare.

Cosa intende fare il governo sulle pensioni

L’esecutivo si prepara quindi ad una nuova serie di incontri coi sindacati. Incontri dove c’è da giurarci, le posizioni resteranno quelle prima descritte. L’anno corrente segna il primo anno del post quota 100 e l’unico anno di funzionamento della quota 102.

E si parla di una nuova riforma a partire dal 2023. L’idea del governo, che poi è quella che da anni ha già intrapreso il sistema pensioni nostrano, è quello del contributivo. Non ci sono proposte, idee o misure che proposte da fonti vicine al governo, non  prevedono penalizzazioni di assegno. E se i tagli lineari sono poco popolari, allora meglio riversarsi sull’altra grande soluzione per rendere sostenibile la riforma e le eventuali misure. Il metodo contributivo per calcolare gli assegni.

Come già detto infatti, la UE da tempo chiede all’Italia questa soluzione, o meglio una soluzione low cost che per i vertici europei è la riproposizione fedele della riforma Fornero, senza necessariamente trovare scorciatoie. SI arriva per esempio, alla soluzione della pensione flessibile con taglio lineare di assegno, che poi a conti fatti è esattamente una applicazione, celata del metodo contributivo. In questo modo i futuri pensionati, a fronte di una uscita anticipata, subiranno almeno 3 livelli di penalizzazione.

I tre punti cardine di un autentico salasso per i futuri pensionati

Il primo è la penalizzazione del 3% per anno di anticipo. Ipotizzando una misura che permette di uscire a 62 anni, significa il 15% in meno di pensione.

E se la pensione teoricamente spettante è pari a 1000 euro, significa subito un taglio di 150 euro, con assegno che passa ad 850 euro. Ma c’è da fare i conti con il taglio derivante dai peggiori coefficienti di trasformazione applicati alla pensione per le uscite anticipate. Come è noto infatti, prima si esce dal lavoro più penalizzanti sono i coefficienti di trasformazione.

Questi parametri sono quelli per cui si passa il montante dei contributi e tra 62 e 67 anni c’è quasi un punto. Significa perdere un’altra fetta di pensione, stavolta variabile in base agli importi dei contributi. Infine, c’è da fare i conti con i 5 anni in meno di contributi versati, cioè quelli che il lavoratore avrebbe versato se fosse rimasto in servizio fino ai 67 anni.

Scadenze di febbraio 2022, cosa prevede questo mese?

Le scadenze di febbraio 2022 sono abbastanza numerose. Tra Inps e pagamenti, ecco quello che c’è da ricordare per evitare problemi con il fisco.

Le scadenze di febbraio 2022, i primi 15 giorni

In  merito al superbonus e alla cessione del credito occorre precisare subito che alla data del 7 febbraio 2022 sono stati oggetto di una delle opzioni di cessione/sconto in fattura, potranno essere ancora ceduti. Altra scadenza è prevista per il 10 febbraio. Infatti sarà il giorno del versamento dell’imposto di bollo assolta in modo virtuale dovuta sugli assegni circolari rilasciati in forma libera in circolazione ala fine del quarto trimestre del 2021.

Mentre il 15 febbraio sono previste due comunicazioni. La prima all’Agenzia delle entrate dei dati di dettaglio relativi al canone TV addebitabile e accreditabile nelle fatture emesse dalle imprese elettriche. Si fa riferimento all’ articolo 5, comma 1, del Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, 13 maggio 2016, n. 94. Invece la seconda comunicazione gli operatori sociali sui rapporti commerciali avuti nel 2021.

L’importanza di giorno 16 febbraio

Per il 16 febbraio sono previsti ben 66 adempimenti. Entro questa data i datori di lavoro sono tenuti al versamento delle ritenute Irpef sui redditi di lavoro dipendente. I versamenti sono effettuati con il modello F24 con i seguenti codici:

  • 1001, ritenute su retribuzioni, trasferte, pensioni, mensilità aggiuntive e relativo conguaglio;
  • 1002, ritenute su emolumenti arretrati;
  • 1003, ritenute su indennità per cessazione di rapporto di lavoro.

A dire il vero anche i lavoratori autonomi dovranno versare la rata INPS. Anche in questo caso occorre compilare il relativo modello F24. Previste anche le ritenute operate dai sostituti d’imposta. Ed ancora versamento della rata relativa al canone TV trattenuta ai pensionati. Infine va fatta la liquidazione ed il versamento dell’Iva relativa al mese precedente.

Le scadenze di febbraio 2022, il fine mese

Entro il 25 febbraio è prevista la presentazione degli elenchi riepilogativi (INTRASTAT) delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi rese nel mese precedente nei confronti di soggetti UE.

Mentre per quanto riguarda la rottamazione-ter deve essere pagata, entro il 28 febbraio, la rata del piano di rientro. Così come indicato dalla comunicazione delle somme dovute inviata dall’Agenzia delle entrate-riscossione al contribuente all’atto dell’accettazione della definizione agevolata.

Sempre entro il 28 febbraio, deve essere versata l’imposta di bollo sulle fatture elettroniche emesse nel 4° trimestre 2021. Se si tratta di fatture per le quali è obbligatoria l’assolvimento dell’imposta di bollo. In materia di Iva, i contribuenti mensili sono tenuti a liquidare e a versare l’Iva di gennaio (modello F24 con codice tributo 6001). Entro il 28, deve essere inviata all’Agenzia delle entrate la liquidazione periodica c.d Li.Pe, del 4° trimestre 2021. Infatti, Il modello deve essere presentato esclusivamente per via telematica, direttamente dal contribuente o tramite intermediari abilitati, entro l’ultimo giorno del secondo mese successivo a ogni trimestre.