Che cos’è la definizione agevolata delle controversie tributarie e quali sono i vantaggi

Tra le agevolazioni proposte dal Fisco ai contribuenti ci sono pure quelle relative alle controversie tributarie. E questo, in particolare, attraverso una definizione agevolata delle liti che, in caso di soccombenza da parte dell’Agenzia delle Entrate, può avvenire non solo nel primo, ma anche nel secondo grado di giudizio. Vediamo allora, nel dettaglio, che cos’è la definizione agevolata delle controversie tributarie, ed anche quali sono i vantaggi per il contribuente.

Controversie tributarie con la definizione agevolata, ecco come funziona

Per le controversie tributarie la regola generale è quella che prevede, da parte del contribuente, il pagamento dell’intero valore della lite. Pur tuttavia, in caso di soccombenza da parte dell’Agenzia delle Entrate c’è la possibilità di dirimere e quindi di definire in maniera agevolata la lite versando il del 40% del valore della controversia.

E questo in caso di soccombenza da parte del Fisco in primo grado. Mentre, in caso di soccombenza da parte dell’Agenzia delle Entrate in secondo grado di giudizio, la definizione agevolata della controversia tributaria si riduce al pagamento di solo il 15% del valore della controversia.

La definizione agevolata delle controversie tributarie, da parte del contribuente, è inoltre una strada percorribile anche in primo grado quando il ricorso è pendente. In tal caso la definizione agevolata prevede il pagamento del 90% del valore della controversia. Mentre in Cassazione il valore della lite da pagare si riduce a solo il 5% a patto che l’Agenzia delle Entrate risulti però soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio.

Definizione agevolata delle controversie tributarie, possibile anche a rate

Utilizzando un apposito modello, che si scarica dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, l’adesione alla definizione agevolata delle controversie tributarie prevede pure il pagamento rateale. Quando l’importo dovuto supera la soglia dei 1.000 euro.

E comunque fino ad un massimo di 20 rate trimestrali. Sulle rate successive alla prima, inoltre, occorre aggiungere gli interessi legali. Nel caso in cui la definizione agevolata della controversia non preveda delle somme da pagare, allora il suo perfezionamento avverrà semplicemente presentando la domanda.

Nel calcolo dell’importo dovuto, aderendo alla definizione agevolata della controversia tributaria, si sottrae in ogni caso ogni eventuale somma che è stata già versata a qualsiasi titolo in fase di pendenza di giudizio. Ed il tutto fermo restando che, precisa altresì l’Agenzia delle Entrate attraverso il proprio sito Internet, l’adesione alla definizione agevolata non dà luogo alla restituzione delle somme eventualmente già versate. Anche se magari queste sono eccedenti rispetto a quanto è dovuto per la definizione stessa.

Contributi a fondo perduto cinema, i bandi on line: aiuti anche ai giovani autori

Sono stati pubblicati on line i bandi per i contributi a fondo perduto a favore del settore cinematografico a audiovisivo. In tutto 53 milioni di euro riservati alla filiera del cinema, della produzione e della promozione cinematografica e audiovisiva. Le risorse andranno a vantaggio delle maggiori industrie creative italiane, ma aiuti significativi saranno assicurati anche ai giovani autori, come annunciato dal ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Contributi a fondo perduto al cinema, a chi andranno le risorse stanziate?

Dei 53 milioni di euro stanziati come contributi a fondo perduto per il settore del cinema, la ripartizione delle risorse avverrà nella seguente modalità:

  • 42,3 milioni di euro andranno a favore dei progetti di scrittura delle sceneggiature, allo sviluppo e alle pre-produzioni, alle produzioni di pellicole cinematografiche e audiovisive;
  • 10,7 milioni di euro andranno a progetti, attività e iniziative relative alla promozione cinematografica ed audiovisiva.

Bando di concessione contributi a fondo perduto per le attività e le iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva anno 2022

Risultano pubblicati on line sul portale della Direzione generale cinema e audiovisivo del ministero della cultura, i bandi per la promozione e la produzione cinematografica per il 2022. Nel dettaglio, il primo bando (da 10,7 milioni di euro) relativo alla concessione di contributi ad attività e iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva, è previsto dall’articolo 27 della legge numero 220 del 2016, anno 2022, prevede:

  • contributi a fondo perduto per l’internazionalizzazione del cinema, anche ai fini del turismo;
  • fondi a favore dello sviluppo della cultura cinematografica e audiovisiva in Italia,  della produzione cinematografica e audiovisiva sul piano cultura, artistico, tecnico ed economico (per un totale di 2,7 milioni di euro compresa la prima linea di azione);
  • risorse per festival, premi cinematografici, rassegne (per un totale di 6,5 milioni di euro);
  • fondi per l’acquisizione, la conservazione, la catalogazione, il restauro, lo studio, la ricerca, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo di attività svolte dalle cineteche (per un totale di 1,5 milioni di euro).

Come partecipare al bando per i contributi a fondo perduto a favore del cinema?

Al bando per i contributi a fondo perduto a favore del cinema si potrà partecipare con domanda a partire dal 1° marzo 2022. La scadenza del bando è fissata alle ore 23.59 del 25 marzo 2022. Le richieste dei contributi a fondo perduto potranno essere presentate dagli enti pubblici, dagli enti privati, dalle fondazioni, dai comitati, dalle associazioni culturali e di categoria. La domanda va presentata sulla piattaforma on line disponibile nella sezione “cinema” dei “beniculturali”.

Bando cinema e audiovisivo da 38 milioni di euro: quali attività sono finanziate?

Un ulteriore bando, con maggiori risorse stanziate, riguarda la linea di intervento della produzione cinematografica e audiovisiva. In totale, i contributi a fondo perduto messi a disposizione ammontano a 38,1 milioni di euro (dai 28 milioni di euro iniziali). I contributi verranno assegnati con le seguenti linee di intervento:

  • 12,9 milioni di euro andranno a opere cinematografiche di lungometraggio di giovani autori, opere prime e seconde;
  • sono incluse nella precedente linea le opere di ricerca e di formazione;
  • 3,3 milioni di euro andranno ai documentari e ai cortometraggi;
  • 4,8 milioni di euro andranno alle opere di animazione;
  • 17,1 milioni di euro andranno ai lungometraggi di specifica qualità artistica, ovvero ai film difficili da realizzare con risorse non sufficienti;
  • 1,2 milioni di euro andranno alla scrittura delle sceneggiature di pellicole cinematografiche, del web e televisive;
  • 3 milioni di euro andranno allo sviluppo e alla pre-produzione di pellicole cinematografiche, del web e televisive.

Caro bollette: quanto pagano di più alberghi, bar, ristoranti, negozi di gasolio gli autotrasportatori

L’Italia è uno dei Paesi che paga il conto più salato del rincaro dei costi dell’energia elettrica e dei prezzi energetici. Per bar, alberghi, ristoranti e negozi nel 2022 la bolletta è di gran lunga più costosa rispetto a quelle della Francia e della Germania. E la situazione di guerra dell’Ucraina non ha fatto altro che acuire il caro bollette con le conseguenze economiche che ne derivano. Il risultato è che per imprese e famiglie il problema del caro bollette è ancora più urgente rispetto ai primi aumenti del costo dell’energia dei mesi scorsi.

Caro bollette, di quanto sono aumentate le bollette per bar, negozi, alberghi, ristoranti e autotrasportatori

Un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Nomisma, ha messo in evidenza il rincaro dei costi per l’energia elettrica delle attività commerciali del terziario. Per bar, negozi, alberghi e ristoranti, ma anche per le imprese del trasporto, il rincaro dei costi dell’energia e del carburante indicano una bolletta finale di quasi il doppio rispetto ai costi che devono sostenere le imprese della vicina Francia. E del 15 o 20% in più rispetto alle imprese della Germania. Sugli autotrasportatori, invece, il raddoppio del costo del metano sta avendo un impatto notevole, con prezzi alle stelle. Agli autotrasportatori, nel 2022, il rincaro dei costi del carburante provocherà una spesa annua di circa 10 mila euro in più per ciascun mezzo pesante.

Caro bollette per alberghi: di quanto rincara nel 2022 il costo dell’energia elettrica?

Dall’indagine di Confcommercio e Nomisma, con i prezzi delle bollette di gennaio 2022 e applicati sui consumi dell’intero anno, si calcola che gli alberghi avranno i costi più alti tra le attività economiche del terziario. Dando una dimensione di 90 kW e un consumo complessivo di 260.000 kilowatt per ora, l’Italia applica un costo per ogni euro di 0,4 kilowatt per ora, il 15-20% in più rispetto a quello della Germania e il doppio di quello della Francia. Si stima che gli alberghi italiani pagheranno mediamente bollette di elettricità per 104.000 euro, rispetto ai 50 mila della Francia e agli 85.800 della Germania.

Ristoranti e bar, quanto inciderà il caro bollette di energia elettrica?

Per i ristoranti, la potenza di 30 kW e un quantitativo di 35 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua per la bolletta dell’energia elettrica media sarà di 13.650 euro. Quasi dimezzata quella dei ristoranti della Francia (7.000 euro al prezzo dimezzato di 0,20 euro) e di poco più alta rispetto a quella della Germania (11.900 euro al prezzo 0,34 euro). Per i bar, mediamente di potenza di 20 kW per un consumo di 20 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua sarà di 7.800 euro; quella della Francia (prezzo per kW ora di 0,19 euro) sarà di 3.800 euro; quella della Germania (prezzo per kW ora di 0,34 euro) di 6.800 euro.

Negozi alimentari e non alimentari: quanto spenderanno nel 2022 di bollette di energia elettrica?

Peseranno nel 2022 le bollette dell’energia elettrica sui negozi, soprattutto per quelli alimentari. Con una potenza di 90 kW e un consumo annuo stimato in 75 mila kWh/a al prezzo di 0,38 euro per kWh, in Italia i negozi alimentari spenderanno mediamente 28.500 euro; in Francia la spesa sarà dimezzata (14.250 euro al costo di 0,19 euro per kW ora); in Germania un negozio alimentare spenderà mediamente 25.500 euro. I negozi non alimentari spenderanno meno, sia per la potenza di 10 kW, che per la dimensione dei consumi (18 mila kWh/a). In Italia, al costo di 0,39 euro per kW ora, la spesa stimata per tutto l’anno sarà di 7.020 euro; in Francia si spenderà meno della metà (3.420 euro al prezzo di 0,19 kWh); in Germania 6.120 euro (al prezzo di 0,34 kWh).

Autotrasportatori, gli aumenti dei prezzi del metano e del diesel

L’impatto del rincaro dei costi dei carburanti avrà un impatto importante nel settore dei trasporti, in particolare per gli autotrasportatori. Per questi ultimi, la crisi energetica ha comportato il raddoppio, in un anno, del costo del metano per autotrazione. Si è passati da costo stabile da anni di 1 euro per chilo, fino agli attuali prezzi del metano di circa 2 euro. Stanno inoltre salendo anche i prezzi del gasolio diesel. Gil aumenti sono nell’ordine dei 30 centesimi per litro, con costo a litro di diesel intorno a 1,7 euro.

Trasporti, quanto spenderanno nel 2022 gli autotrasporti per il caro carburanti?

L’indagine porta a considerare che un autotrasportatore in un anno percorra circa 100 mila chilometri e che consumi, mediamente, 33 mila litri di gasolio. La spesa complessiva aumenta, in un anno, di circa 10 mila euro per ogni mezzo pesante in dotazione. Inoltre, gli autotrasportatori italiani pagano non solo un costo del carburante più alto rispetto ai concorrenti dell’Est Europa, ma anche un’accise sul gasolio tra i più alti d’Europa. L’accise è pari a 617,4 euro ogni 1.000 euro di gasolio, a fronte di un limite minimo stabilito dall’Europa di 330 euro.

 

Assegno sociale o pensione sociale: cos’è, come si calcola e a chi spetta

Cosa succede a chi non è riuscito a maturare i contributi per accedere alla pensione? Questa è la domanda che molti si fanno. Per loro c’è l’assegno sociale, un tempo chiamato pensione sociale, che corrisponde a un minimo vitale erogato solo in determinate situazioni.

Cos’è l’assegno sociale

L’assegno sociale dal 1996 ha sostituito quella che un tempo veniva denominata pensione sociale, cioè la pensione riservata a coloro che non hanno requisiti contributivi maturati con lavoro dipendente o autonomo. Viene erogata a domanda di parte ai cittadini che si trovano in condizioni economiche disagiate. Tra le sue peculiarità, che la rendono diversa dalle altre prestazioni pensionistiche (pensione di vecchiaia, anticipata..), vi sono la non esportabilità, cioè non può essere versata ai cittadini italiani che risiedono all’estero, e la non reversibilità, questo vuol dire che alla morte del beneficiario non sarà erogata in favore del coniuge o degli altri aventi diritto potenziali.

Requisiti soggettivi

Possono richiedere l’assegno sociale:

  • cittadini italiani;
  • cittadini comunitari iscritti all’anagrafe di un comune italiano;
  • extracomunitari.

Dal 2022 per poter richiedere l’assegno sociale occorre avere il certificato di residenza in un Comune italiano da almeno 10 anni.

L’assegno sociale può essere richiesto al compimento del 67° anno di età.

Requisiti economici per poter ottenere l’assegno sociale

Per poter ottenere questa prestazione sono richiesti requisiti economici e cioè avere un reddito personale non superiore a 6085,30 euro annuali e un reddito complessivo con il coniuge non superiore a 12.170,60 euro annuali.

Diventa importante capire a questo punto cosa rientra nel reddito da dichiarare ai fini dell’ottenimento dell’assegno sociale.

Ecco la lista:

  • tutti i redditi imponibili Irpef, al netto dell’imposizione fiscale e contributiva;
  • redditi esenti da imposta;
  • pensioni di guerra
  • redditi con ritenuta alla fonte, ad esempio vincite;
  • redditi da terreni e fabbricati;
  • obbligazioni o altri titoli simili;
  • rendita vitalizia INAIL, quindi rendite che derivano da infortuni sul lavoro;
  • pensione di inabilità;
  • pensione diretta erogata dall’estero ( ad esempio per coloro che hanno lavorato in Svizzera o Germania e ricevono da questi paesi assegni pensionistici);
  • assegni alimentari ( ad esempio l’assegno alimentare versato dall’ex coniuge).

Non concorrono invece a determinare il reddito:

  • il trattamento di fine rapporto o anticipazioni del TFR;
  • il reddito della casa utilizzata come abitazione principale;
  • competenze arretrate assoggettata a tassazione separata;
  • indennità di accompagnamento e indennità di comunicazione per i sordi;
  • l’assegno vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915-1918;
  • arretrati di lavoro dipendente prestato all’estero.

Come si calcola l’importo?

L’importo dell’assegno sociale dipende dalla situazione del soggetto.

L’importo aggiornato al 2022 è di 468,10 euro mensili per 13 mensilità e spetta a coloro che non hanno reddito. Nel caso in cui invece siano presenti dei redditi gli importi sono calcolati in base ad essi, tenendo come riferimento i limiti che abbiamo vista prima, cioè 6.085,30 per i non coniugati e 12.170,60 per chi invece ha un coniuge.

Per calcolare quanto effettivamente si percepirà è necessario avere come riferimento la somma “potenziale” di reddito personale da assegno sociale, quindi 468,10 per 13 = 6085,30- il reddito prodotto. Tale importo viene quindi a sua volta diviso per 13.

Ad esempio, se una persona ha un reddito annuale di 1.000 euro, sarà necessario fare 6.085-1000= 5.085,30 e dividere questo importo per 13. Quindi l’importo mensile sarà di 391,17 euro mensili.

Diverso è il calcolo da effettuare per i coniugati, infatti in questo caso il limite di reddito è 12.170,60. L’importo pieno viene corrisposto a coloro che hanno un reddito familiare inferiore a 6.085,30. Chi invece ha un reddito maggiore, riceverà importi minori arrivando così al doppio dell’importo minimo. Ad esempio chi ha un reddito complessivo di 8.000 euro, dovrà sottrarre tale somma a 12.170,60, cioè 4.170, 60 e dovrà dividere per 13, quindi riceverà 320 euro al mese per 13 mensilità.

Come presentare la domanda?

L’assegno sociale deve essere chiesto all’INPS, di conseguenza per poter proporre la domanda è necessario collegarsi al sito INPS ed accedere alla propria pagina personale con le credenziali SPID, CIE o CNS.

A questo punto è necessario cliccare sulle voci “Nuova prestazione pensionistica”  e di seguito “Assegno sociale” e compilare la domanda. E’ necessario allegare il documento di identità, il permesso di soggiorno per i cittadini extracomunitari e autocertificazione o certificato storico di residenza dall’Ufficio anagrafe del Comune. In alternativa è possibile presentare la domanda attraverso il patronato. L’istruttoria in genere ha una durata di 30-60 giorni e viene erogato dal mese successivo rispetto a quello in cui è inoltrata la domanda.

Ricordiamo che l’assegno di invalidità civile a 67 anni si trasforma in assegno sociale. Per conoscere tutte le differenze tra i vari tipi di assegni, leggi la guida: Pensione di inabilità: differenze con invalidità civile, assegno ordinario. Guida

Gli 8 diplomi di maturità che offriranno più opportunità di lavoro dal 2022 al 2026

Negli anni dal 2022 al 2026 si prevede un fabbisogno nuove entrate nel mondo del lavoro tra i 4,1 e i 4,5 milioni di lavoratori. Di questi, si stima che la maggiore spinta rispetto agli anni precedenti della crescita occupazionale si attesti tra 1,3 e 1,7 milioni di lavoratori. Molta di questa crescita avrà il proprio contributo nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Dalle stime dell’indagine Excelsior, portata avanti da Unioncamere e Anpal, tra il 31% e il 38% della maggiore spinta sul mondo del lavoro deriverà dai provvedimenti messi in campo dal governo in ambito della Next Generation Eu.

Offerte di lavoro, quante nuove assunzioni ci saranno tra il 2022 e il 2026 tra i diplomati?

Se il fabbisogno di personale con titolo di studio di laurea si stima tra 1,1 e 1,2 milioni di universitari, la ricerca diventa più complessa per i neo-diplomati. Tra il 2022 e il 2026 il mercato del lavoro potrebbe avere necessità di immettere nelle aziende tra 1,6 e 1,8 milioni di diplomati, pari a due terzi del fabbisogno di lavoro dei prossimi cinque anni. Inoltre, lo studio di Unioncamere e Anpal stima che, nello stesso quinquennio, il mercato del lavoro avrà la necessità di immettere in azienda tra 1,2 e 1,4 milioni di lavoratori in possesso della qualifica professionale.

Quali settori avranno maggiore necessità di diplomati e per quali indirizzi tra il 2022 e il 2026?

L’indagine condotta da Unioncamere e Anpal evidenzia un significativo mismatch tra la domanda e l’offerta per l’istruzione e la formazione professionale. L’offerta formativa complessiva sarà in grado di soddisfare solo il 60% circa della domanda potenziale, e con situazioni piuttosto critiche relative agli indirizzi della logistica, dell’edilizia e della meccanica. Per ciascun anno dal 2022 al 2026 il fabbisogno di nuovi occupati con il diploma si attesterà tra le 320 mila e le 350 mila unità. L’indagine prende in considerazione due scenari.

Opportunità di lavoro per diplomati, quali sono gli scenari previsti dal 2022 al 2026?

Il primo (lo scenario A) prevede tassi di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) molto alti, almeno per i primi anni dal 2022 al 2026; il secondo scenario (quello B) prevede tassi di crescita del Pil sempre positivi, ma meno rispetto al precedente scenario.

Offerte di lavoro, quali sono i diplomi con maggiore richiesta tra il 2022 e il 2026?

Tra il 2022 e il 2022 gli 8 diplomi che daranno maggiori opportunità saranno nell’ordine:

  • il diploma nelle aree di amministrazione e di marketing con 78.300 richieste all’anno nello scenario peggiore e 87.000 richieste in quello migliore. A fronte di questa necessità delle imprese, l’offerta di neodiplomati media annua sarà più bassa, stimabile in 45.400 nuove unità;
  • diploma di industria e artigianato, con fabbisogno di 68.500 richieste delle imprese all’anno nello scenario peggiore e di 77.800 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, l’offerta di neodiplomati per ciascun anno dal 2022 al 2026 sarà di 70 mila nuove unità;
  • i licei, con un fabbisogno di 60.300 nuovi diplomati nello scenario peggiore e di 64.600 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, sarà notevolmente maggiore l’offerta di nuovi diplomati nel periodo, con 126.800 nuovi diplomati per ciascun anno.

Quali sono i diplomi di maturità che offriranno più possibilità di lavoro dal 2022 al 2026?

Continuando con la classifica dei diplomi di maturità che daranno maggiori opportunità di lavoro tra il 2022 e il 2026, si ritrovano:

  • i diplomi socio-sanitari, con 32.800 nuove unità di fabbisogno sul mercato del lavoro tra il 2022 e il 2026 nello scenario peggiore e 33.300 in quello migliore. A fronte del fabbisogno, il numero annuo di diplomati sarà notevolmente inferiore e pari a 13.000 nuovi diplomati;
  • il diploma di turismo, con 21.700 nuovi diplomati richiesti all’anno nello scenario peggiore e 24.300 in quello migliore. L’offerta di neodiplomati all’anno sarà di 41.100 unità;
  • diplomi legati al settore delle costruzioni, con 20.400 nuove unità di fabbisogno all’anno nello scenario peggiore e 22.100 in quello migliore. L’offerta di nuovi diplomati nel settore sarà di gran lunga inferiore e pari a 9.700 unità all’anno.

Fabbisogno e offerta di diplomati, quali saranno i titoli più richiesti dal 2022 al 2026?

In chiusura della classifica dei diplomi più richiesti sul mercato del lavoro tra il 2022 e il 2026 si ritrovano:

  • i titoli sui trasporti e la logistica con 14.100 nuovi diplomati richiesti dalle imprese tra il 2022 e il 2026 nello scenario peggiore e 15.700 in quello migliore. L’offerta di nuovi diplomati all’anno si fermerà a 5.800 nuove unità;
  • i diplomi dell’agroalimentare, con fabbisogno di 10.100 nuovi diplomati annui nello scenario peggiore e di 11.300 in quello migliore. L’offerta di diplomati sarà all’incirca in linea con la richiesta e pari a 11.700 neodiplomati all’anno;
  • gli altri indirizzi segneranno un fabbisogno medio annuo di 13.300 unità nello scenario peggiore e di 15.200 in quello migliore. Molto più bassa sarà l’offerta annua di neodiplomati che si fermerà a 6.100.

Considerazioni finali sulla richiesta di diplomati nel mercato del lavoro dal 2022 al 2026

Il quadro che emerge dall’indagine Unioncamere e Anpal sul mercato del lavoro dal 2022 al 2026, in particolare sui diplomati, denota:

  • un fabbisogno di gran lungo superiore all’offerta di diplomati per gli indirizzi amministrativi e di marketing, per il socio e sanitario, per le costruzioni, per la logistica e i trasporti e per il gruppo artigianato e industriale;
  • per altri diplomi emerge un eccesso non trascurabile dell’offerta di diplomati, ovvero del numero dei nuovi diplomati. In particolare, per i licei per per gli indirizzi turistici.

Green pass: il Tar Lazio accoglie ricorso, lo stipendio va pagato ai sospesi?

In via del tutto temporanea, al lavoratore che è stato sospeso perché privo del Super Green Pass e quindi non vaccinato, deve essere liquidato metà dello stipendio spettante per tutto il periodo di sospensione. Questo è ciò che ha stabilito il Tar del Lazio. Il Ministero in questione, sostituto di imposta del lavoratore che ha impugnato il provvedimento di sospensione, deve provvedere a pagare il 50% della retribuzione. Si tratta di uno dei primi provvedimenti, anche se non l’unico, in materia. Un provvedimento che di fatto manda per aria i decreti del governo. Anche se si tratta di un provvedimento del tutto provvisorio, come vedremo in seguito. Al momento però va sottolineato questo orientamento. L’importanza dell’atto è che va a minare la sicurezza con cui il governo ha imposto le regole del Green Pass per lavorare.

Anche l’Anief aveva sottolineato l’anomalia che adesso il Tar ha sancito come tale

Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio, ha promulgato una ordinanza  che di fatto ribalta l’indirizzo che il governo ha dato all’obbligo vaccinale sui posti di lavoro. Il Tar infatti ha accolto un ricorso promosso da un lavoratore della Polizia Penitenziaria contro la sospensione senza stipendio imposta dal Ministero e confacente a quanto stabilito dai decreti del governo.

Il Tar di fatto ha ordinato al Ministero di pagare lo stipendio al lavoratore ricorrente. Nello specifico,  il Tar ha ordinato di concedere al lavoratore la metà della retribuzione al personale sospeso. Un decisione temporanea,  in attesa dell’udienza pubblica di merito.

Resta il fatto che questa ordinanza mette in discussione più di qualcosa. Il 6 maggio verrà discusso il resto, compresa la presunta incostituzionalità del provvedimento. Potrebbe violare la costituzione la decisione che lascia senza stipendio i lavoratori per il fatto che non hanno voluto vaccinarsi.

L’ordinanza del Tar nel dettaglio, ok anche senza Green pass per i lavoratori?

Il Tar Lazio ha disposto il pagamento della metà della retribuzione al dipendente sospeso senza la cosiddetta dose booster, cioè senza la terza dose di vaccino, necessaria dopo i 6 mesi dalla seconda per continuare ad avere il Green Pass.

La sentenza del Tar, anche se non ancora definitiva, crea un precedente. E adesso tutti i lavoratori che sono stati costretti a rimanere senza stipendio, possono sperare. Lavoratori che per mesi e mesi per non aver adempiuto all’obbligo vaccinale, sono rimasti privi di sostentamento. E che adesso potrebbero seguire la linea del ricorso. Forze dell’Ordine, sanitari e personale scolastico per esempio, sono tra le categorie assoggettate a questo obbligo.

Anche nella scuola ricorsi in arrivo?

Pare che anche Anief sia sul punto di spingere i lavoratori ad aderire a questo genere di iniziativa, a chiedere quindi che quanto stabilito dalla recente ordinanza del Tar si applichi anche a loro. Metà stipendio quindi e non sospensione senza retribuzione come è stato fatto fino ad oggi.

I numeri non sono irrisori visto che secondo le stime si evidenzia che oltre 8.000 tra insegnanti, collaboratori scolastici e amministrativi, sono senza stipendio e sospesi da mesi.

Fondo pensione: quanto si risparmia con la deduzione?

Hai aderito a un fondo pensione o stai pensando di farlo? In questo caso devi sapere che tale forma di previdenza complementare è particolarmente ben vista dal legislatore e quindi sono previste importanti agevolazioni. Tra queste, consente un ottimo risparmio la deduzione delle quote versate, ma quanto si può risparmiare?

Cos’è il fondo pensione?

Il fondo pensione è una forma di previdenza complementare gestita da banche, intermediari finanziari, imprese di assicurazione, Società di Gestione del Risparmio (SGR) e Società di Intermediazione Mobiliare (SIM). L’obiettivo è fare in modo che il lavoratore al termine della vita lavorativa possa accedere a una pensione complementare rispetto a quella gestita dalle casse previdenziali di riferimento ( ad esempio INPS). L’adesione a questa forma di previdenza è sempre stata fortemente incentivata perché con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo gli importi delle pensioni sono fortemente diminuiti e i fondi pensione rappresentano per i lavoratori un modo per mantenere un tenore di vita costante anche al momento del pensionamento. Tra le misure di incentivazione più importanti vi è la deduzione dei versamenti nel fondo pensione.

Quali sono le peculiarità del Fondo Pensione?

Occorre sottolineare che tra le peculiarità di questa forma di investimento vi è la possibilità di ricevere una pensione complementare reversibile. La reversibilità non viene riconosciuta solo in favore dei soggetti che avrebbero diritto alla reversibilità della pensione “tradizionale”, infatti il sottoscrittore del fondo pensione può scegliere un altro beneficiario e non vi sono limiti percentuali alla reversibilità, come accade con la pensione tradizionale. Il fondo pensione può essere utilizzato anche per affrontare difficoltà momentanee e in anticipo rispetto alla “riscossione “ concordata, ad esempio per spese sanitarie, acquisto o ristrutturazione della prima casa. Tra i vantaggi vi è la possibilità di riscattarlo al verificarsi di eventi come un periodo di disoccupazione superiore a 48 mesi oppure invalidità permanente.

Hai bisogno di conoscere tutti i casi in cui si può avere un anticipo ? Leggi l’articolo: Anticipo fondo pensione: in quali casi si possono ritirare i soldi

Se mancano non più di 5 anni al pensionamento e il sottoscrittore del fondo pensione ha maturato almeno 20 anni di contributi, può accedere alla Rendita Integrativa “RITA”. In caso di premorienza può essere riscattato dagli eredi o dai beneficiari indicati dal sottoscrittore.

Per conoscere i dettagli della rendita RITA, puoi leggere l’articolo: RITA: hai perso il lavoro? Scopri se puoi avere la pensione anticipata

La deduzione dei versamenti nel fondo pensione

Il decreto legislativo Dlgs 252 del 2005 all’articolo 8 comma 4 stabilisce che i versamenti effettuati nel fondo pensione sono deducibili, è però previsto un importo massimo per tale beneficio, cioè 5.164,57 euro su base annua. Nel determinare tale quota non deve essere tenuto in considerazione il TFR maturato ed eventualmente devoluto a tale forma di previdenza complementare.

La normativa prevede anche che sia possibile portare in deduzione i versamenti effettuati nel fondo pensione di un familiare a carico, anche in questo caso è però previsto lo stesso limite. Il comma 5 dell’articolo 4 del decreto legislativo 252 del 2005 stabilisce che il limite di 5.164,57 euro è da intendersi complessivo, questo vuol dire che il totale dei versamenti in fondo pensione per sé e per i familiari a carico fiscalmente, non può superare tale soglia. L’effettivo risparmio di cui può beneficiare il singolo contribuente dipende da molti fattori, infatti l’aliquota minima IRPEF prevista è del 23%, ma sale all’aumentare del reddito.

Cosa vuol dire che i versamenti nel fondo pensione sono deducibili? La risposta è molto semplice, nel limite di 5.164,57 euro è possibile sottrarre gli importi versati nel fondo pensione annualmente dall’imponibile IRPEF, questo si traduce in minori tasse da pagare.

Deve essere precisato che non ci sono limiti di età per costituire un fondo pensione in favore di un familiare a carico, in teoria un genitore può aderire a questa forma di previdenza complementare in favore del figlio anche quando lo stesso è ancora minorenne, ad esempio a 7 anni di età.

Gli altri vantaggi fiscali

Questo però non è l’unico vantaggio fiscale, infatti i fondi sono comunque investiti dal gestore e vi sono dei rendimenti, ma gli stessi non sono tassati al 26%, come ordinariamente sono tassate le rendite finanziarie, ma al 20%. Se si aderisce ad un fondo che investe in Titoli di Stato il beneficio è ancora maggiore perché i rendimenti di tali titoli sono tassati al 12,50%.

Altrettanto vantaggiosa è la tassazione della pensione complementare, infatti l’aliquota applicata è compresa tra 9% e il 15% in base al numero di anni di partecipazione al fondo. Per ogni anno di adesione ulteriore al quindicesimo, l’aliquota del 15% viene ridotta dello 0,30%. L’aliquota minima ordinariamente applicata alle pensioni  è solitamente al 23% e si applicano i classici scaglioni IRPEF progressivi.

Concorso Vigili del Fuoco 2022: requisiti, scadenza e prove

E’ stato pubblicato da poche ore il bando per il concorso Vigili del Fuoco, sono disponibili 300 posti, è aperto anche a diplomati e si può presentare domanda fino al 28 marzo. Ecco tutti i requisiti e le regole del bando per il concorso Vigili del Fuoco 2022.

Bando e posti riservati

Il nuovo Bando per il concorso vigili del fuoco 2022 prevede una procedura per titoli ed esami, questo vuol dire che sarà accreditato un punteggio per i titoli di cui è in possesso il candidato e dovranno essere superate delle prove. C’è una quota abbastanza importante di posti riservati. Il 45% dei posti è riservato ai volontari in ferma prefissata delle forze armate.

Un ulteriore 35% dei posti è riservato ai volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che alla data di scadenza del termine per la proposizione della domanda, cioè il 28 marzo 2022 siano iscritti da almeno 3 anni negli appositi elenchi dei volontari e abbiano prestato servizio per almeno 120 giorni.

Requisiti per partecipare al concorso

I requisiti sono i soliti richiesti per partecipare ai concorsi pubblici, quindi

  • maggiore età;
  • cittadinanza italiana;
  • possesso delle qualità morali e di condotta ( quindi non essere stati condannati per reati non colposi, non essere sottoposti a misure di prevenzione, non essere stati espulsi dalle forze armate, non essere stati destituiti da incarichi pubblici);
  • Possesso dei requisiti fisici, psichici e attitudinali indicati nel decreto del Ministro dell’Interno 4 novembre 2019, n. 166 e successive modificazioni;
  • è inoltre necessario essere in possesso di un diploma di scuola superiore di secondo grado. Durante la compilazione viene richiesto di indicare l’istituto, il luogo e la data del conseguimento del diploma, quindi è bene averlo a portata di mano;
  • infine, non avere superato i 26 anni di età al momento della presentazione della domanda. Il limite dei 26 anni viene elevato a 37 per il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

La domanda deve essere inviata telematicamente attraverso il sito https://concorsionline.vigilfuoco.it/home . L’accesso alla piattaforma avviene esclusivamente con l’uso del codice SPID. La piattaforma è disponibile dal giorno 26 febbraio 2022 al giorno 28 marzo 2022. Nella compilazione della domanda è richiesto un indirizzo di posta elettronica certificata, quindi è bene procurarsene uno prima di iniziare la compilazione della stessa.

Nella fase della compilazione deve essere anche indicato se si è in possesso dei requisiti per rientrare nelle quote di riserva. Nelle more della verifica dei requisiti tutti i candidati sono ammessi al concorso, naturalmente in un secondo momento sarà verificata la veridicità di quanto dichiarato. I titoli non dichiarati nella fase della presentazione dell’istanza non saranno valutati.

Concorso Vigili del Fuoco 2022: prova preselettiva

Una volta proposta la domanda, saranno calendarizzate le date delle prove. Modalità, termini e data della prova preselettiva saranno indicate il 12 aprile 2022 Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4ª Serie Speciale Concorsi ed Esami e sul sito dei vigili del fuoco: www.vigilidelfuoco.it

La prima prova viene definita preselettiva e verte su:

  • storia d’Italia dal 1861 ad oggi;
  • elementi di chimica
  • quesiti di tipo logico-deduttivo e analitico volti a esplorare le capacità intellettive e di ragionamento;
  • domande volte a verificare la conoscenza degli strumenti informatici di uso comune, applicazioni informatiche di uso comune e lingua inglese.

Sarà formulata attraverso domande a risposta multipla.

La correzione avviene attraverso strumenti automatizzati.

La graduatoria prevede il passaggio alla fase successiva di un numero di candidati pari a 10 volte il numero dei posti messi a concorso, quindi 3000 candidati passeranno alla fase successiva. Sono ammessi i candidati con un punteggio pari al n° 3000.

L’elenco dei candidati ammessi sarà pubblicato sul sito dei vigili del fuoco. Il punteggio di questa prova non concorre a determinare il punteggio finale.

Questa prova potrà essere espletata sia in sedi decentrate, sia in modalità telematica da remoto, come sottolineato le modalità saranno indicate il 12 aprile 2022.

Il giorno della prova il candidato deve avere con sé uno dei seguenti documenti in corso di validità:

  • patente di guida;
  • carta di identità;
  • passaporto;
  • tessera di riconoscimento rilasciata da una Amministrazione dello Stato;
  • altro documento di riconoscimento previsto dall’art. 35 del decreto del Presidente della Repubblica, 28 dicembre 2000, n. 445 e successive modificazioni.

Concorso Vigili del Fuoco 2022: prove fisiche

Superata la fase preselettiva, ci sarà la seconda fase volta a valutare il possesso dell’efficienza fisica in relazione anche a quelle che saranno le funzioni da svolgere nell’ambito delle mansioni previste per i vigili del fuoco. Per poter partecipare alle prove fisiche i candidati ammessi devono portare con sé il certificato di idoneità all’attività sportiva agonistica dal quale risulti che non vi sono controindicazioni allo svolgimento delle attività fisiche. Questo può essere rilasciato esclusivamente da:

  • ASL;
  • Federazione Medico Sportiva Italiana;
  • centro federato con la Federazione Medico Sportiva Italiana;
  • oppure un ambulatorio o studio autorizzato dalla regione di appartenenza.

I certificati non devono avere data anteriore a 45 giorni prima della effettuazione della prova.

La prima prova è volta a valutare equilibrio, forza, coordinazione e reazione motoria.

La seconda prova fisica è diretta a valutare la resistenza;

L’ultima prova fisica è volta a valutare l’acquaticità.

Ciascuna prova si ritiene superata se il candidato raggiunge un punteggio di 21/30.

Infine, c’è la valutazione dei titoli, questi possono portare ad un punteggio massimo di 5. I titoli riguardano esclusivamente il possesso di patenti. I punteggi dei titoli non sono cumulabili tra loro.

Tipologia Punti
B 1
BE 2
C1 3
C 4
C1E 5
CE 5
CQC merci 5
D1 3
D 4
D1E 5
DE 5
CQC persone 5

Se nella formazione della graduatoria finale vi sono due candidati con pari punteggio sarà preferito quello più giovane.

Ricordiamo che è ancora possibile candidarsi al concorso VFP1 2022 e al concorso per allievi marescialli. Le informazioni dettagliate sono agli articoli:

Concorso VFP1 2022: il Ministero della Difesa cerca 6.000 volontari

Carabinieri, al via il concorso per allievi marescialli

Cessione dei crediti di imposta su bonus edilizi: codice identificativo e tre operazioni

In arrivo novità sulle cessioni dei crediti di imposta relative ai bonus e ai superbonus edilizi dal decreto “Frodi” che andrà a correggere la stretta operata dal decreto “Sostegni ter”. Si riapre alla cessione dei crediti di imposta con tre operazioni e codice identificativo. Ma c’è bisogno dell’intervento della banca per il secondo e il terzo trasferimento. Il provvedimento prevede anche nuove sanzioni penali per i tecnici asseveratori che effettuino false documentazioni.

Quali novità sono in arrivo sullo sconto in fattura e sulla cessione dei crediti di imposta con il decreto ‘Frodi’?

Le operazioni di cessioni dei crediti di imposta sui superbonus e bonus edilizi, con il nuovo decreto in arrivo, potrebbero arrivare a tre. Due delle operazioni di cessione dovranno avvenire in ambito controllato. Dal 1° maggio 2022, inoltre, si prevede l’alt alle operazioni parziali di cessione dei crediti. Le operazioni di trasferimento dei crediti di imposta con il nuovo provvedimento avvengono con la prima e le eventuali seconda e terza operazione di trasferimento.

Sconto in fattura e cessione dei crediti di imposta sui bonus edilizi con la prima operazione di trasferimento

Con la prima cessione del credito di imposta sugli interventi rientranti nei bonus edilizi si dà accesso alle detrazioni fiscali. Ovvero, dopo la realizzazione dei lavori che danno il via alle detrazioni, rimane possibile procedere con lo sconto in fattura e un successivo trasferimento dei crediti di imposta. In alternativa, si può procedere con la sola cessione diretta del credito di imposta a qualsiasi soggetto. Non vi è, dunque, limitazione sulla prima scelta dell’opzione, ovvero sconto in fattura e cessione del credito di imposta. Fino alla prima operazione di cessione, lo schema di scelta delle opzioni delle detrazioni fiscali è uguale a quanto prevede il decreto “Sostegni ter”.

Seconda e terza operazione di cessione del credito di imposta sui superbonus edilizi: quando si può fare?

Il nuovo decreto “Frodi” attua dei cambiamenti in merito alla seconda e alla terza cessione del credito di imposta sugli interventi rientranti nei bonus edilizi. Infatti, dopo la prima operazione di cessione, i trasferimenti successivi sono possibili solo in ambito controllato. Ovvero, il credito di imposta può essere trasferito per altre due volte, ma solo se interveniente come soggetto la banca o gli altri intermediari finanziari elencati nell’articolo 106 del Testo unico bancario (Tub). Sono ammesse operazioni anche a favore dei gruppi bancari o delle assicurazioni.

Cessione dei crediti di imposta sui bonus edilizi con codice identificativo: cosa significa?

L’ulteriore novità relativa alla cessione dei crediti di imposta sugli interventi edilizi riguarda il codice identificativo. A partire dal 1° maggio 2022, infatti, una volta che si comunica la prima operazione di trasferimento del credito, il credito stesso non potrà essere spacchettato e trasferito in maniera parziale. Per evitare lo spacchettamento, al credito di imposta verrà assegnato un codice identificativo univoco. Procedendo in questo modo, i soggetti che volessero ricostruire la storia dei passaggi del credito di imposta tra le varie operazioni potranno farlo ricomponendo la catena dei trasferimenti avvenuti.

Cessione dei crediti di imposta: in arrivo nuove sanzioni penali per i tecnici asseveratori

Con il nuovo provvedimento del governo, oltre alla disciplina della cessione dei crediti di imposta e dello sconto in fattura sulle operazioni dei bonus e superbonus edilizi, sono in arrivo anche nuove sanzioni penali per i tecnici professionisti che provvedono alle documentazioni di asseverazione dei lavori. Si tratta di una nuova sanzione penale, con multa che va da 50 mila euro a 100 mila euro e la reclusione da 2 a 5 anni, per i tecnici professionisti che emettano false attestazioni e documentazioni inerenti le detrazioni fiscali. Il nuovo reato riguarda, nello specifico, tutti i visti legati ai bonus sulla casa.

Quali reati sono previsti per i tecnici professionisti che procedono con le asseverazioni delle spese dei bonus edilizi?

Il nuovo reato riguarderà le asseverazioni dei tecnici professionisti per i lavori di:

  • efficientamento energetico;
  • visti di conformità e congruità delle spese relative agli interventi;
  • le asseverazioni sulla efficacia della messa in sicurezza degli edifici in chiave antisismica.

Le sanzioni penali verranno applicate sia in ambito del superbonus 110% che su tutti gli altri bonus, anche minori, relativi agli interventi sulla casa.

Pensione: che vantaggi da e cos’è la neutralizzazione dei contributi dannosi

Torna al centro della materia pensionistica il tema della neutralizzazione dei contributi. E lo fa per via di un nuovo messaggio Inps sulle pensioni e sui contributi dannosi. Contributi che possono danneggiare una pensione.

La comunicazione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale fa riferimento ad una sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce la facoltà del pensionato di eludere dal calcolo della propria pensione, una determinata contribuzione previdenziale che può danneggiare il pensionato stesso.

La questione dei contributi nocivi è nota ma se ne parla poco. Ecco perché il nuovo messaggio dell’Inps è occasione per tornare sull’argomento ed approfondirlo.

Se dannosi, alcuni contributi si possono sterilizzare

Con il messaggio n° 883 del 23 febbraio 2022, l’Inps recepisce ciò che la Consulta ha sancito in materia di calcolo della pensione. Una sentenza degli ermellini della Corte Costituzionale, precisamente la n°  82 del 2017, ha trattato un argomento assai delicato che riguarda il calcolo delle pensioni e le eventuali penalizzazioni derivanti dai contributi dannosi presenti in un montante contributivo.

Contributi che alla luce della sentenza prima citata, possono essere sterilizzati, neutralizzati dal calcolo. E l’Inps nel messaggio pubblicato sul portale istituzionale della Previdenza Sociale nostrana, spiega nel dettaglio di cosa si tratta.

Il calcolo retributivo della pensione e i contributi che lo danneggiano

Non è detto che più contributi significano più pensione. Sembra un assurdo ma effettivamente è così, perché tra i contributi di un lavoratore, ci possono essere alcuni periodi che non fanno bene all’importo della pensione spettante. Per esempio, ci possono essere contributi figurativi da disoccupazione che possono andare a danneggiare un pensionato al posto di aiutarlo. E non è raro trovare lavoratori che sfruttano la disoccupazione indennizzata Inps come una specie di reddito ponte per venire accompagnati al raggiungimento di una determinata età pensionabile.

La pensione può essere danneggiata come calcolo  in presenza di contributi figurativi che quindi, arrivano a diminuire l’assegno pensionistico. Sono le regole del sistema, quelle del calcolo a causare questa situazione. In genere, pure se viviamo ormai nell’era contributiva della pensione, la stragrande maggioranza dei lavoratori che escono di questi tempi dal mondo del lavoro lo fanno con il sistema misto.

Una parte della prestazione previdenziale è calcolata con il sistema contributivo e quindi, in base ai contributi versati, un’altra parte invece sulle retribuzioni accumulate. Il metodo retributivo è più vantaggioso, perché più alte sono le retribuzioni percepite, soprattutto negli ultimi anni di carriera, più alta è la pensione liquidata.

Ma se negli ultimi anni c’è la Naspi, cioè la Nuova assicurazione sociale per l’impiego, ovvero l’indennità per disoccupati involontari dell’Inps, tutto cambia. La disoccupazione è sempre più bassa dello stipendio normalmente percepito in continuità di impiego. E quindi meno soldi di retribuzione (anche la Naspi è una retribuzione), meno pensione.

A meno che non si provveda a risolvere questo danno come spiega e suggerisce l’Inps nel messaggio di cui parlavamo prima. Ed è esattamente quello che la Corte Costituzionale ha confermato come opzione per i lavoratori, nella sentenza n° 82/2017.

Il messaggio n° 883 del 23 febbraio e la sterilizzazione dei contributi ai fini del calcolo della pensione

In merito alla retribuzione pensionabile e ai criteri per sterilizzare i contributi nocivi alla pensione, il messaggio dell’Inps è abbastanza chiaro. Il contribuente può eliminare dal calcolo della pensione quei contributi che alla fine non fanno bene all’assegno, ma lo danneggiano e penalizzano.

Non tutti questi contributi possono essere neutralizzati. Infatti l’Inps sottolinea come la facoltà riguarda i contributi figurativi per i periodi di disoccupazione nelle  ultime 260 settimane prima del pensionamento, cioè degli ultimi 5 anni.

Per l’Inps quindi,  è possibile chiedere la neutralizzazione dei contributi figurativi della disoccupazione, se incidono negativamente sul calcolo della pensione.  Sia l’Inps che la Consulta con la sua sentenza stabiliscono che questo beneficio è ammissibile solo per i  periodi di disoccupazione coperti da contribuzione figurativa effettuati nei 5 anni che precedono la data del pensionamento.

Questo meccanismo si applica alla quota retributiva di una pensione naturalmente, essendo inutile eliminare i figurativi da disoccupazione sulla quota contributiva che viene calcolata sull’ammontare totale dei contributi versati nel montante. Va ricordato che il montante contributivo è una specie di salvadanaio dove mese dopo mese, il lavoratore versa contributi. E lo fa anche durante la disoccupazione indennizzata. Il giorno del pensionamento quanto c’è nel salvadanaio viene ripartito in rendita e quindi diventa pensione.

La neutralizzazione non è sempre possibile

L’Inps sottolinea che per il  calcolo delle quote retributive della pensione, possono venire  esclusi dalla retribuzione pensionabile e dal computo dell’anzianità contributiva, i periodi coperti da contribuzione figurativa per la disoccupazione indennizzata Inps.

Questo purché si tratti di periodi degli ultimi 5 anni prima del pensionamento e che tali periodi non siano determinanti ai fini del raggiungimento del requisito di anzianità contributiva minima. In pratica, se gli anni di contribuzione figurativa servono per arrivare ai 20 anni previsti dalla pensione di vecchiaia ordinaria, non è possibile eluderli dal calcolo. Se invece i 20 anni di contributi risultano già raggiunti al netto di questi periodi, la sterilizzazione è ammissibile.

Naturalmente i periodi che possono essere eliminati dal calcolo della pensione devono andare a collocarsi prima della data di decorrenza della prestazione pensionistica. L’Inps specifica che per poter operare con la sterilizzazione dei contributi dannosi, il diretto interessato deve produrre istanza all’Inps. Una domanda di ricostituzione della pensione vera e propria, con gli effetti che dovrebbero essere calmierati alla data di decorrenza della pensione.

L’Inps chiude il messaggio anticipando che presto, con altra comunicazione ufficiale verranno spiegate nel dettaglio le procedure operative utili a sfruttare questa opzione.