Servizio di consultazione delle fatture elettroniche, come funziona l’adesione ed il recesso

Per la fatturazione elettronica l’Agenzia delle Entrate non mette a disposizione solo i servizi gratuiti di generazione e di invio al Sistema di Interscambio (SdI), ma anche il servizio di consultazione.

In particolare, possono consultare le fatture elettroniche non solo i titolari di partita IVA, ma anche i consumatori finali. Vediamo allora in maniera dettagliata, proprio sul servizio di consultazione delle fatture elettroniche, come funziona e come si fa sia a aderire, sia all’occorrenza pure a recedere.

Quali sono le funzionalità disponibili per l’adesione e per il recesso al servizio di consultazione e-fatture

Nel dettaglio, sono attualmente 4 le funzionalità che sono disponibili per l’adesione e per il recesso dal servizio di consultazione delle e-fatture in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.
Si tratta, nello specifico, del servizio standard di consultazione delle fatturazione elettronica con la possibilità di adesione e di recesso.

Nonché l’adesione ed il recesso Business To Business (BTB) per i soggetti IVA, Business To Business (BTB) massiva e adesione e recesso al servizio di consultazione delle fatture elettroniche per il Business To Consumer (BTC). Ovverosia, per i consumatori finali che sono i destinatari delle fatture elettroniche. E quindi le persone fisiche ed anche le persone non fisiche che non sono titolari di partita IVA.

Adesione e revoca del servizio di consultazione dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’

Per i soggetti IVA e per gli intermediari abilitati e delegati, il portale per l’adesione e per la revoca del servizio di consultazione delle fatture elettroniche è ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate. Dal portale, infatti, il soggetto IVA può aderire al servizio gratuito di consultazione delle fatture elettroniche emesse e ricevute attraverso il Sistema di Interscambio (SdI).

Oppure, fa altresì presente l’Agenzia delle Entrate, il soggetto IVA può recedere dal servizio di consultazione e di acquisizione delle fatture elettroniche oppure dei loro duplicati informatici. E questo, a livello normativo, in forza ed ai sensi del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile del 2018 e delle successive modifiche.

Consultazione fatture elettroniche BTB in modalità massiva, quali sono le modalità di adesione

Per l’adesione al servizio di consultazione delle fatture elettroniche BTB in modalità massiva, invece, ci sono due ruoli possibili per l’accesso alle relative funzionalità. Ovverosia, per delega diretta oppure come incaricato.

In particolare, i ruoli per delega diretta o come incaricato corrispondono a due possibili profili autorizzativi per l’adesione al servizio. Con la delega diretta il delegato ha tra l’altro la possibilità di operare massivamente su tutti i suoi deleganti. Mentre per il ruolo incaricato l’utente deve necessariamente indicare il codice fiscale del soggetto che lo ha incaricato.

Adesione e revoca consultazione fatture elettroniche B2C, ecco quali sono i canali

Per l’adesione e per il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer), i canali telematici ai quali accedere, invece, sono quelli rappresentati da Entratel e da Fisconline potendo scegliere in base ai casi tra due opzioni.

Ovverosia, l’adesione o il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer) per un utente che è una persona fisica e che accede per sé stesso. Oppure l’adesione o il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer) per un utente che è incaricato da soggetti che sono persone non fisiche e non titolari di partita IVA.

Cosa sta accadendo al Catasto dopo l’entrata in vigore del Superbonus

C’è chi, come il Sole 24 Ore lo chiama effetto Superbonus. Parliamo della miriade di atti che i contribuenti italiani stanno presentando all’Agenzia del Territorio in questo mesi. Tutto parte proprio dal Superbonus e dalla necessità di aggiornamento dei valori catastali delle case.

L’impatto del Superbonus sui valori catastali delle case

È forse la misura principale tra tutte quelle che i governi che si sono succeduti, hanno introdotto. Naturalmente per quanto concerne il settore immobiliare. È al Superbonus infatti che si devono i tantissimi cantieri aperti da Nord a Sud. Ponteggi ovunque, esterni in rifacimento, pannelli solari in fase di montaggio. È lo scenario che si vede dalle periferie delle grandi città, ai centri direzionali, dai piccoli paesi alle nostre metropoli.
Impossibile quindi che misure così importanti non abbiamo un impatto notevole a 360 gradi su tutto il settore edilizio. Anche il catasto quindi, viene praticamente sconvolto da queste agevolazioni a macchia d’olio ed a 360 gradi.
Lo spiega bene anche il quotidiano economico finanziario, il Sole 24 Ore. Per aggiornare o dati catastali degli immobili infatti, solo nel 2021 si sono registrati la bellezza di ben oltre 300.000 atti in più del solito.

Cosa sta accadendo in Italia nel catasto dei fabbricati

Se qualcuno pensava che solo la riforma del catasto dovesse provocare la rivoluzione del settore dei fabbricati e dei terreni, non ha considerato l’effetto Superbonus. La misura che offre il super sconto del 110% per chi intende adeguare la propria casa alle nuove normative sul risparmio energetico e la messa in sicurezza degli edifici, anche contro gli eventi sismici, è un autentico terremoto.
Come dicevamo prima, nell’anno fiscale 2021, sono pervenute in catasto ben 300.000 dichiarazioni di variazione dei beni o di nuovo accatastamento dei fabbricati.
Se era il rilancio del settore l’obbiettivo principale del Superbonus, obbiettivo raggiunto. La mole di extra lavoro per le imprese edili si sposa alla pe frazione con l’extra lavoro per i tecnici del settore, dagli architetti agli ingegneri e ai geometri. L’aumento degli atti catastali è rilevante. Basti pensare che prima del 2021 in Italia e al catasto, si producevano in media un mulino di atti per o fabbricati e 300.000 per i terreni. Nel 2021 sono stati 1,3 milioni gli atti per il capitolo fabbricati.
I dati non sono campati in aria. Infatti o dati del Sole 24 Ore richiamano a quelli pubblicati nel PIAO, ovvero nel Piano integrato di attività e organizzazione che ha come obbiettivo lorganizzare il triennio catastale 2022-2024. In piano che porta la firma del numero uno dell’Agenzia delle Entrate,  il DG Ernesto Maria Ruffini.

Dichiarazione sostitutiva, online il modello per l’autodichiarazione imprese

La dichiarazione sostitutiva per le imprese che hanno ricevuto degli aiuti di stato, durante l’emergenza Covid-19, ha il suo modulo online.

Dichiarazione sostitutiva, il comunicato dell’Agenzia delle entrate

Arriva il modulo per l’autocertificazione per le imprese che hanno ricevuto aiuti di stato, durante il periodo della pandemia da covid-19. A renderlo noto è un comunicato dell’Agenzia delle entrate. E’ possibile inviare l’autocertificazione già dal 28 aprile. Ma c’è tempo comunque fino al 30 giugno 2022 per presentare il modello debitamente compilato.

Tuttavia il documento serve ad attestare che l’importo complessivo dei sostegni economici fruiti non superi i massimali indicati nella Comunicazione della Commissione europea “Temporary Frameword“. Ma anche il rispetto delle condizioni previste. Grazie il provvedimento di attuazione del decreto Mef lo schema di autocertificazione è stato approvato e adesso disponibile proprio online.

Chi deve presentare la dichiarazione sostitutiva?

La dichiarazione sostitutiva deve essere presentata da tutti gli operatori economici che hanno ricevuto contributi durante il periodo della pandemia da Covid-19. Inoltre la dichiarazione si presentata quando il beneficiario:

  • ha fruito degli aiuti riconosciuti ai fini IMU senza aver compilato nella precedente dichiarazione sostitutiva il quadro C;
  • ha superato i limiti massimi spettanti e deve riversare gli aiuti eccedenti i massimali previsti;
  • si è avvalso della possibilità di “allocare” la medesima misura in parte nella Sezione 3.12, sussistendone i requisiti ivi previsti, e in parte nella Sezione 3.1 del Temporary Framework, qualora residui il massimale stabilito.

Come presentare la dichiarazione sostitutiva?

La dichiarazione sostitutiva va inviata entro il 30 giugno 2022. La modalità di invio è solo telematica. Inoltre può essere presentata sia dal contribuente che dal soggetto incaricato alla trasmissione. Basta entrate sul sito dell’agenzia entrate, accedere alla propria area e procedere.

Tuttavia entro cinque giorni dall’invio sarà rilasciata una ricevuta che attesti la presa in carico o lo scarto della dichiarazione. Infatti, la dichiarazione può anche essere rigettata. In questo caso, sarà considerata tempestiva la dichiarazione trasmessa di nuovo. Ma il tutto deve essere rifatto entro i cinque giorni successivi alla comunicazione di scaro dell’ente.

Ultime precisazioni in merito

Anche i contribuenti che si avvalgono della definizione agevolata delle somme dovute a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni (articolo 5, commi da 1 a 9 del Dl n. 41/2021) devono inviare la dichiarazione entro il 30 giugno oppure, se successivo, entro il termine di 60 giorni dal pagamento delle somme dovute o della prima rata. Si tratta, nello specifico, dei contribuenti con partita Iva attiva al 23 marzo 2021 che, a causa della situazione emergenziale, nel 2020 hanno subìto una riduzione superiore al 30 per cento del volume d’affari rispetto all’anno precedente.

 

Pos, quanto costa e quali sono le offerte più convenienti?

Dal 1° luglio 2022 sarà obbligatorio per i commercianti, gli esercenti e i professionisti accettare pagamenti tramite Pos con carte di credito, bancomat e app varie. Secondo quanto prevede il decreto “Pnrr 2”, la mancata accettazione del pagamento mediante questi strumenti di moneta elettronica comporterà una sanzione pari a 30 euro più il 4% del valore della transazione. Gli esercenti dovranno adeguarsi alle nuove regole acquistando o prendendo a noleggio il dispositivo Pos. Ecco dunque quanto costa dotarsi di un Pos e quali sono le offerte più vantaggiose.

Dotarsi di un Post con Banca Sella, quanto costa?

Banca Sella offre la possibilità di dotarsi di un Pos pagando un canone mensile che va da 0 a 20 euro in base a quanto transato. Le spese per l’attivazione sono pari a 150 euro una tantum e il costo in caso di furto variano da 70 euro a 150 euro.  Le commissioni sulle transazioni variano dallo 0% all’1,80%. Ma ci sono pacchetti promozionali che consentono di risparmiare. Fino al 30 giugno 2022 ci si può dotare di un Pos con i primi tre mesi del noleggio gratuiti. Il canone è gratuito anche successivamente se si una un transato minimo di seimila euro al mese. Inoltre, la banca prevede anche il rimborso delle commissioni sul transato per tutte le operazioni non eccedenti i 10 euro fino al 31 dicembre 2022.

Quali sono i costi del Pos con Banca Sella?

Al di là della promozione, i costi del Pos con Banca Sella comprendono:

  • commissioni dello 0,95% su transato circuiti internazionali, incluse le carte business;
  • le commissioni dello 0,45% su transato PagoBancomat;
  • il costo di attivazione e di recesso gratuiti;
  • l’accredito in 24 ore lavorative su qualunque conto corrente.

Banco Bpm, quanto costa prendere il Pos?

Per commercianti e professionisti c’è anche la possibilità di valutare le offerte del Banco Bpm. L’offerta base prevede un canone mensile per il noleggio del Pos da 0 a 30 euro; le spese di attivazione e di installazione da 0 a 29 euro; il costo per il furto del dispositivo pari a 215 euro, addebitato per la non restituzione del Pos; le commissioni sulle transazioni variano dallo 0,45% al 2,90%. Anche per il Banco Bpm ci sono delle agevolazioni. Fino al 31 dicembre 2022 le commissioni sulle transazioni PagoBancomat inferiori a 5 euro sono gratuite.

Quali sono i costi e le commissioni con il Pos di Banco Bpm?

Inoltre è possibile sottoscrivere con Banco Bpm l’offerta “Speedy Pos“. Richiedendo il dispositivo entro il 31 dicembre 2022, il canone del primo mese è gratuito e si pagano 20 euro alla sottoscrizione. I costi per le commissioni sono i seguenti:

  • 0,45% per le carte PagoBancomat;
  • 0,95% per le Carte di Credito Visa e MasterCard;
  • 0,90% per le Carte di Debito Visa e MasterCard;
  • 1,95% per le Carte Commerciali;
  • 2,90% per le carte Cinesi e Giapponesi (Upi e Jcb);
  • 0,90% di maggiorazione prevista sulle carte Extra Aee.

Pos con Bper, quali sono i costi?

Il noleggio del Pos è possibile anche con Bper. Il canone mensile è pari a 15,50 euro per i Pos tradizionali con spese di attivazione e di installazioni da 0 a 150 euro. In caso di furto la spesa è di 75 euro e le commissioni per le transazioni variano da 0,48% a 2,10%. Si può richiedere anche un Pos virtuale per le operazioni di pagamento online. In tal modo si possono gestire le vendite online e ricevere pagamenti sicuri. Tra i servizi a disposizione c’è la possibilità di usufruire del “Paymail“. Si tratta di un servizio che permette di incassare a distanza, anche quando non si ha di fronte il cliente, inviandogli un semplice link tramite email. Il cliente, cliccando sul link ricevuto, procedere con il pagamento in maniera sicura, rapida e semplice.

Credem, ecco le offerte per il noleggio del Pos

Tra le offerte dei principali acquirers italiani, c’è anche quella di Credem, il cui costo mensile per il noleggio varia da 0 a 30 euro in base a quanto transato. Non sono previste spese di attivazione e di installazione, mentre il costo per il furto è pari a 180 euro. Le commissioni variano da 0,25% a 1,85%. Il servizio d’incasso mobile Pos di Credem si chiama “Siapay” e permette di ridurre il rischio di furti, rapine e truffe, di ricevere gli accrediti direttamente sul conto corrente e di accettare tutti i più diffusi metodi di pagamento elettronici in circolazione. I servizi sono disponibili anche mediante l’utilizzo di smartphone e tablet: pertanto si possono ricevere pagamenti anche in mobilità, fuori dalla sede di lavoro e su tutto il territorio nazionale.

Quali sono i Pos più convenienti? Le spese del Pos di Intesa Sanpaolo

Richiedere il Pos a Intesa Sanpaolo comporta un costo di noleggio mensile da 0 a 6 euro per il Pos mobile e da 8 a 22 euro per quello fisso. Le spese di attivazione e di installazione sono pari a 60 euro una tantum solo per il Pos mobile. In caso di furto, il costo varia da 129 a 199 in base al tipo di dispositivo. Infine le commissioni variano da 0,55% a 1,60%. Tra le promozioni di Intesa Sanpaolo c’è la possibilità di sottoscrivere la soluzione Pos Nexi, con un canone mensile di 21 euro anziché di 50 euro.

Pos con Unicredit, quali sono i costi?

Con Unicredit il canone mensile per il noleggio del Pos varia da 30,50 euro a 87,50 euro a seconda del modello. Per l’attivazione e l’installazione va considerato un costo di 100 euro una tantum, mentre la disattivazione del dispositivo comporta una spesa di 80 euro. Non è previsto, però, un costo nel caso di furto del dispositivo. Le commissioni variano da un minimo dell’1,75% a un massimo del 5% (in base al volume di affari). Anche Unicredit prevede delle promozioni come “One Pos“. Per attivazioni fino al 30 giugno 2022 il canone mensile del Pos è scontato a 2,90 euro fino al 31 dicembre 2023; le commissioni per volume transato sono dello 0,9% per PagoBancomat, Bancomat Pay, Visa e Mastercard. Inoltre, fino al 30 giugno prossimo le commissioni sui pagamenti inferiori a 10 euro sono pari a zero.

Pos con Nexi, quanto costa?

Il Pos di Nexi ha un costo del canone mensile di noleggio da zero a 29 euro, con attivazione fino a 79 euro, includendo nell’offerta lo Smart Pos e un Pos Extra. In media, i costi delle commissioni variano dall’1% sui pagamenti dei circuiti internazionali allo 0,80% per i circuiti domestici. Fino al 31 dicembre 2022 è previsto il rimborso dei costi delle commissioni per pagamenti fino a 10 euro con carte Mastercard, Bancomat e Visa. Fino al 2 maggio è possibile beneficiare della promozione con il canone mensile scontato a 15 euro, costo di attivazione una tantum di 15 euro e commissione unica dell’1,89% per tutti i pagamenti con carte europee Mastercard, Visa, Maestro, VPay e PagoBancomat (fermo restando le commissioni pari a zero per transazioni fino a 10 euro per tutto il 2022). Nexi offre anche il servizio Pay by Link incluso per accettare pagamenti inviando un link via Sms, email e social network ai clienti anche quando si è distanti dal punto vendita.

Worldline, quali sono le offerte sul Pos?

Infine, altre offerte sono a disposizione da Worldline, con uso gratuito del Pos (noleggio) e spese di attivazione e di installazione non previste. Il costo per il furto varia da zero euro a 300 euro in base all’offerta. Le commissioni sulle transazioni variano da 1,25% al 4%.

Quando si ha diritto alla Naspi senza il licenziamento?

Di cosa si tratta quando parliamo di NASPI e chi ne ha diritto, ma soprattutto quando si ha diritto ad averla senza il licenziamento? Scopriamo alcune risposte in merito alla questione, nella nostra rapida guida.

Naspi cosa è e chi ne ha diritto

Innanzitutto, partiamo dalle fondamenta della questione, ovvero specificando di cosa si tratta, quando si parla di NASPI.

La NASpI (definizione di “Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego”, in sostituzione al vecchio titolo di ASpI e mini-ASpI) è stata introdotta dal Decreto Legislativo del 4 marzo 2015, n. 22, con la funzione di fornire sostegno al reddito dei lavoratori subordinati che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.

Andiamo, quindi a vedere chi ha diritto, nel 2022 alla Naspi.

A tale proposito, potremmo dire in breve che i destinatari del sussidio di disoccupazione INPS sono lavoratori dipendenti, ivi compresi in tale categoria anche gli apprendisti e i soci di cooperativa. Questi ultimi, accanto al rapporto associativo devono aver instaurato anche un rapporto subordinato.

Naspi senza licenziamento: quando si ha diritto

Andiamo, dunque al nocciolo della questione di questa nostra guida, ovvero quando è possibile ottenere il sussidio – semmai vi fosse diritto – anche senza avvenuto licenziamento.

A tale questione si può dire che il diritto al sussidio Naspi può sorgere anche in rapporto a specifiche ipotesi di cessazione del contratto di lavoro che, pur non costituendo un licenziamento, non si possono ricondurre, comunque, alla volontà del lavoratore.

Una specifica ipotesi, in tal senso, può essere costituita dalla cessazione del rapporto di lavoro per accordo collettivo aziendale, quando esso stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, contenente parte un incentivo all’esodo.  Va da specificare che tale opzione è tuttavia limitata al periodo di vigenza del divieto di licenziamento.

Per coloro che sono lavoratori dipendenti di datori di lavoro per i quali il divieto di licenziamento non è stato prorogato oltre la data del 30 giugno 2021, invece l’accesso alla Naspi è ammesso secondo le ipotesi ordinarie di cessazione del rapporto di lavoro.

Quali sono i requisiti per la Naspi?

Dunque, andiamo a vedere quali sono i requisiti da tenere in conto per poter ottenere il sussidio Naspi:

Sono richiesti ai lavoratori subordinati per il conseguimento della Naspi i seguenti requisiti:

  • 13 settimane di contributi versati nel tempo di 4 anni precedenti la disoccupazione;
  • 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione;
  • perdita involontaria dell’impiego e acquisizione successiva dello stato di disoccupazione: va ritenuto obbligatorio rendere la Did, la dichiarazione di immediata disponibilità e, quindi, firmare il patto di servizio in un centro per l’impiego.

Come ottenere lo stato di disoccupazione

Per quanto riguarda il fondamentale stato di disoccupazione, andiamo a vedere, di seguito come ottenerlo

Esso viene riconosciuto nei casi in cui il lavoratore:

  • ha perso il suo impiego in modo involontario;
  • dichiara per via telematica al Sistema Informativo Unitario delle politiche del lavoro (meglio noto come SIU), la propria immediata disponibilità (Did) allo svolgimento di attività lavorativa ed alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro che sono previste nel patto di servizio personalizzato, da sottoscrivere presso il centro per l’impiego competente.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito all’ottenimento della Naspi, qualora non vi fosse stato un licenziamento.

Bonus esportazioni, contributi a fondo perduto per le micro imprese

Si potranno presentare a partire dal 16 maggio 2022 le domande per il bonus esportazioni per le micro imprese. Le risorse messe a disposizione sono pari a 30 milioni di euro e andranno a finanziare le iniziative di internazionalizzazione delle imprese fino a dieci dipendenti e fatturato annuo non eccedente i due milioni di euro. La misura è disciplinata dalle disposizioni del direttore generale dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice) numero 21 del 25 novembre scorso.

Contributi a fondo perduto per internazionalizzazione delle micro imprese: ammontare degli incentivi

Il provvedimento attuativo che ha dato il via ai contributi a fondo perduto per le micro imprese è quello del 12 aprile 2022. Gli incentivi verranno erogati sulla base delle soluzioni digitali che favoriranno il commercio con l’estero. Sono ammessi a presentare domanda anche le reti di impresa e i consorzi che potranno beneficiare di contributi a fondo perduto fino a 22.500 euro. I contributi sono erogati in un’unica soluzione. Alle micro imprese, prese singolarmente, l’ammontare massimo del contributo è pari a 4 mila euro.

Quali micro imprese possono presentare domande per il bonus export?

Ammesse alla presentazione delle domande del bonus export sono le micro imprese che abbiano codice Ateco “C”; inoltre, le imprese possono inoltrare domanda anche se rientranti in reti e consorzi. In tal caso, la rete o il consorzio deve essere formata a un minimo di 5 micro imprese. Il vincolo persiste sia alla data di presentazione della domanda che alla momento dell’erogazione degli incentivi. Il numero massimo di dipendenti è fissato a 10, con fatturato annuo non oltre i due milioni di euro. Inoltre, la fatturazione dei prodotti commerciali deve essere stata avviata almeno un anno prima della presentazione dell’istanza. Inoltre, le imprese richiedenti devono avere sede legale od operativa in Italia, oltre allo stabilimento produttivo nel territorio nazionale.

Requisiti necessari per presentare domanda del bonus export: ecco quali sono

Tra i requisiti richiesti per presentare domanda del bonus esportazioni rientrano:

  • l’iscrizione attiva al Registro delle imprese;
  • le posizioni contributive Inps e Inail  in regola;
  • non aver usufruito di aiuti in regime “de minimis” eccedente il massimale fissato.

Quali spese finanzia il bonus export delle micro imprese?

I contributi a fondo perduto per le micro imprese dell’avviso Ice sono destinati a coprire le seguenti spese:

  • investimenti in soluzioni digitali per le esportazioni. Le soluzioni devono essere acquistate presso un elenco di imprese abilitate dall’Ice;
  • realizzazione di sistemi di commercio elettronico per automatizzare le operazioni di trasferimento e di gestione dei beni e servizi;
  • servizi di comunicazione e di Content Management System (Cms);
  • costi per le consulenza di sviluppo di processi di organizzazione aziendale e di gestione del personale.

L’importo minimo delle spese, per ottenere il cofinanziamento, è pari a:

  • 5 mila euro per le micro imprese che presentano domanda in forma individuale;
  • 25 mila euro per le reti di imprese e i consorzi.

Come presentare domanda per i contributi a fondo perduto delle micro imprese?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto per l’internazionalizzazione e l’export delle micro imprese c’è tempo dalle ore 10:00 del 16 maggio prossimo fino alle ore 17:00 del 15 luglio 2022. A partire dal 10 maggio, alle ore 10:00, le micro imprese avranno la possibilità di precaricare le domande in vista dell’invio che può avvenire solo dal 16 maggio. Le domande devono essere precompilate e poi inviate tramite la piattaforma messa a disposizione da Invitalia.

Come rendicontare le spese ammissibili ai contributi del bonus export e richiedere l’incentivo?

I giustificativi di spesa per l’ottenimento dei contributi a fondo perduto del bonus export devono essere presentati soltanto in formato elettronico. L’emissione dei titoli deve avvenire in data susseguente a quella dell’invio della domanda degli incentivi. La richiesta di erogazione degli aiuti, sulla base della domanda già inviata a maggio, può avvenire in via telematica dal 30 novembre 2022 al 30 settembre 2023.

Come annullare o bloccare pagamenti Postepay online

Molti si chiedono se sia cancellabile o bloccabile una operazione di pagamento effettuata con Postepay online. In questa rapida guida daremo risposta a questa domanda, andando a scoprire come annullare o bloccare pagamenti con Postepay in modalità online.

Postepay, di cosa si tratta

Innanzitutto, andiamo a identificare cosa sia la Postepay, per coloro che ancora non ne sono in possesso, ma stanno pensando di farsene una.

La Postepay non è altro che una carta prepagata ricaricabile di Poste Italiane ed è utilizzabile sia che in un negozio reale, come se si trattasse di un qualsiasi altro tipo di moneta elettronica. Essa è inserita nel circuito Visa. Può inoltre essere usata sia per effettuare dei pagamenti sia per prelevare dei soldi dagli sportelli Atm Postamat o da qualsiasi sportello automatico in Italia o all’estero che espone il marchio Visa o Visa Electron.

Vi sono diversi piani con diversi tipi di carte Postepay, dalla standard alla Postepay Evolution, od anche quella Connect che consente anche di partecipare al cashback di stato.

Postepay, come annullare o bloccare pagamenti

Andiamo, adesso, al nocciolo della questione. Ovvero, andiamo a vedere cosa si può fare per annullare o bloccare un pagamento effettuato online con la propria Postepay.

Può capitare di ritrovarsi con qualche addebito sulla carta non autorizzato, magari per motivi di truffa o semplicemente perché la stessa carta Postepay è utilizzata anche da qualche altro membro famigliare. Oppure ci si è ritrovati a fare un acquisto e, al momento di effettuare il pagamento, c’è stato un errore nel digitare la cifra.

Cosa si può fare, quindi per annullare il pagamento e ripristinare il proprio saldo? Vediamo, innanzitutto quando e se è possibile farlo.

Come recuperare i soldi di un pagamento sbagliato?

Va subito detto che per quanto sia rapido e veloce il sistema di pagamento della Postepay, una volta effettuata l’operazione di pagamento non sarà possibile annullarla. Quindi, si può ben dire che una volta avviato il pagamento e l’operazione di transazione viene conclusa, il “danno” è fatto.

Dunque, nel caso ci trovassimo vittima di una truffa, non potendo cancellare le operazioni fraudolente, l’unica modalità sarebbe quella di sporgere denuncia alle forze dell’ordine, nello specifico alla Polizia postale, che si occupa di crimini informatici.

Cosa è possibile fare, invece, nei casi di pagamenti effettuati sul web o sui negozi reali tramite Atm e Pos, lo vediamo in una di queste opzioni:

  • collegarti al sito di Postepay (postepay.poste.it) dove sarà necessario scaricare il modulo di contestazione dell’addebito, compilarlo ed inviarlo online assieme alla documentazione richiesta;
  • presentare il modulo ad un ufficio postale;
  • inviare il modulo per posta alla sede della Postepay, a Roma;
  • inviare il modulo via fax al numero 06/98680330;
  • inviare il modulo via Pec all’indirizzo di posta elettronica certificata reclami.postepay@pec.posteitaliane.it.

Postepay: è possibile quindi recuperare i soldi?

La domanda nasce dunque spontanea, se attraverso la contestazione, sarà possibile recuperare i soldi di un pagamento avviato erroneamente o “estorto” in maniera fraudolenta.

Tornando a quanto espresso poco sopra, occorre dire che purtroppo se si tratta di pagamenti effettuati dall’intestatario della carta vi saranno poche possibilità se non quelle legate al processo di contestazione. In caso, invece di smarrimento della Postepay per ottenere il rimborso bisogna recarsi con una copia della denuncia e un documento di identità in Ufficio Postale e richiedere il rimborso dei fondi presenti al momento dello smarrimento sulla carta.

In caso di smarrimento/furto sarà possibile recuperare i soldi?

Un’ altra questione legata alla perdita di soldi è quella dello smarrimento della carta – o del furto della stessa – sebbene, non sarà certamente facile che il ladro possa usare la stessa, senza conoscerne il codice PIN di prelievo.

Ad ogni modo, la legge prevede che prima del blocco della carta il proprietario potrebbe non essere rimborsato della somma intera, una volta avvenuta la comunicazione però tutte le spese successive saranno rimborsate interamente. Per è necessario comunicare immediatamente lo smarrimento o il furto della propria carta Postepay. In caso contrario, infatti, la legge (d.lgs 218/2017) prevede che il titolare debba «sopportare tutte le perdite derivanti da operazioni di pagamento non autorizzate» senza applicazione del limite di 50 euro.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla possibilità di recuperare soldi dalla propria Postepay o di annullare pagamenti indesiderati o errati.

 

Ecco come risparmiare sulla bolletta del gas e tagliare i costi

In un periodo di enorme difficoltà per gli aumenti delle bollette e di crisi economica del paese, cerchiamo di scoprire alcune modalità per risparmiare sulla bolletta del gas e tagliare i costi mensili della nostra spesa in bolletta.

Bolletta del gas, alcuni consigli per risparmiare

Vediamo, dunque quali possono essere alcuni utilissimi consigli per risparmiare sulla bolletta del gas e tagliare un po’ i costi.

Sostanzialmente, la bolletta del gas è una delle numerose voci di spesa che ogni famiglia italiana si trova a sostenere ed in questo 2022 i costi sembrano lievitati un po’ per tutti.

I parametri che generano il consumo di gas sono essenzialmente quattro, li vediamo di seguito:

  • Zona geografica di residenza
  • Efficienza dell’impianto di riscaldamento
  • Superficie dell’abitazione
  • Isolamento termico

Ma cosa si può fare per sopperire a costi lievitati e risparmiare qualcosa sulla bolletta del gas?

Vediamo alcuni consigli che permetteranno di ridurre le spese, generando un sostanzioso risparmio di gas a tutto vantaggio della bolletta e dell’ambiente.

Ecco come risparmiare in bolletta con rapidi consigli

Risparmiare gas vuol dire anche verificare le condizioni della nostra casa in modo efficiente e costante. Se l’impianto o le tubature sono vecchie mal messe, ad esempio, il fabbisogno energetico sarà destinato a crescere anno dopo anno. Infiltrazioni nelle pareti o negli infissi possono causare brutti scherzi. A tal proposito, quindi avere un’attestazione del consumo energetico e dell’efficienza del condominio permette di capire se effettivamente è possibile risparmiare gas.

Quindi, possiamo dire che un impianto di riscaldamento mal funzionante farà peggiorare e aumentare i consumi. Stando a quanto previsto della legge, serve eseguire almeno un controllo annuale e la pulizia della caldaia.

Una manutenzione che è applicabile ai termosifoni anche. La loro manutenzione ordinaria è necessaria per eliminare le bolle d’aria, colpevoli della riduzione dell’efficienza del sistema di riscaldamento. Questa operazione va effettuata in estate, nel periodo in cui i radiatori sono in sospensione dal loro utilizzo.

Sempre prestando attenzione ai termosifoni, risultano molto preziose le valvole termostatiche.

Questo tipo di dispositivi, che sostituiscono le tradizionali valvole manuali, permettono di mantenere costante la temperatura andando ad agire sulla regolazione della quantità di acqua calda. Il  prezzo per l’installazione di una valvola termostatica oscilla tra i 40 e i 120 euro a termosifone, ma impostando le valvole su un valore da 1 a 3 si otterrà un considerevole risparmio.

Oltre a fare sempre attenzione alle offerte che propone il mercato, andando a comparare le tariffe, anche in maniera annuale, alla scadenza di ogni contratto, può essere un considerevole punto di svolta passare ad un impianto solare.

Questa forma di consumo più ecologico ci permette un risparmio sul gas, grazie all’uso di impianti solari termici, che abbinati a una caldaia tradizionale, producono acqua calda anche nei mesi invernali garantendo un abbattimento dei costi delle bollette. Il loro principio di funzionamento è semplice e innovativo.

Conclusioni

In ultimo, ma non ultimo, un piccolo accorgimento che fa la differenza è mantenere e la temperatura di casa costante, quindi evitare di coprire i termosifoni e favorire il ricambio di aria.

Queste sono alcune precauzioni per contenere gli sprechi, che finiscono per evitare un sistematico rincaro delle bollette del gas.

Questo, dunque è quanto vi fosse di utile da sapere per prestare alcuni accorgimenti in modo da risparmiare sulle bollette del gas e tagliare i costi, soprattutto in un periodo di grossa crisi economica e di poderosi rincari come questo 2022 sta facendo verificare.

Email false dall’Agenzia delle Entrate: cosa fare?

Può accadere che si verifichino dei tentativi di phishing anche a nome dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di veri e propri tentativi di truffa, ma come riconoscerli e cosa fare in tal caso? Scopriamolo nella nostra rapida guida.

Phishing, di cosa si tratta

Andiamo a vedere, innanzitutto, di cosa si tratta quando si parla di phishing, un termine sempre più frequente nel mondo moderno.

Sostanzialmente, il phishing è in quadrato come un crimine volto ad ingannare le vittime, inducendole a condividere informazioni sensibili quali password e numeri di carte di credito.
In pratica, un vero e proprio tentativo di truffa del web.
Possiamo, in buona sostanza, definire il phishing come una forma di adescamento: il cyber-malintenzionato inganna psicologicamente l’utente, sfruttando dubbi e paure, sottraendo informazioni preziose, come ad esempio le credenziali bancarie o i documenti d’identità che poi possono essere utilizzati per compiere una serie di azioni illegali, ovviamente lasciando poi ignaro il truffato.
Ad esempio, il truffatore può avere l’opportunità di usare il vostro nome e cognome per vendere online della merce inesistente: farsi pagare e poi scomparire, lasciando che siano a nostro carico sia le denunce che il processo per truffa.

Email false e tentativi di truffa dall’Agenzia delle Entrate

Molto spesso capita di ricevere mail sospette di diversa natura, con pubblicità ingannevoli che invitano a lasciare il click su link appositi o più spesso con il nome o il marchio di banche, aziende, imprese con qualche storpiatura nel nome – o nella grammatica del messaggio – che sarebbero già il primo campanello di allarme.

Per quanto riguarda il tipo di email che arriva dall’Agenzia delle entrate riporta il logo dell’Amministrazione finanziaria, come oggetto delle incongruenze nelle liquidazioni e possiede un allegato che, se aperto, cliccandoci, diffonde virus dannosi per il pc.

Attualmente si sta diffondendo in rete una mail truffa a nome dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

L’email truffa della Riscossione

Della falsificazione della mail della Agenzia delle Entrate, vi è anche la variante con la dicitura riscossione, in quel caso dalla (finta) Agenzia delle entrate Riscossione, arriva una comunicazione con oggetto il mancato versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche emesse nel 4° trimestre 2021. In entrambi i casi la raccomandazione è quella di non aprire gli allegati e cestinare le email.

Nello specifico, stando alle rivelazioni della stessa Agenzia delle Entrate, vi sono tre messaggi specifici che arrivano via mail e che vi si sconsiglia di aprire:

  • Mail generiche su problemi di comunicazione con malware allegato – I messaggi, come detto sopra spesso hanno errori ortografici e parole in altre lingue, segnalano generici problemi di comunicazione e indicano la password per aprire un archivio zip allegato o un file Excel .xlsm contenente un software malevolo.
  • False comunicazioni dell’Agenzia su incongruenze nelle “liquidazioni periodiche Iva” – Le mail hanno mittente “Direzione <ufficioriscossioni[at]agenziaentrate.it>” e come oggetto “ordine di custodia sul registro tributario”.
    Al loro interno si parla di spiegazioni disponibili nel cassetto fiscale od anche nell’archivio allegato alla e-mail, all’ interno della quale vi si trova il malware.
  • Messaggio su “Commissione parlamentare di osservanza sul registro tributario” – Il mittente è “Ufficio accertamenti <segreteria[at]ufficioagenzia.com>” e l’oggetto “Commissione parlamentare di osservanza sul registro tributario”. Anche in questo caso il messaggio ha un allegato con contenuto malevolo.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario ci sia da sapere in merito ai rischi di false email dalla Agenzia delle Entrate che potrebbero nascondere pericolosi virus e tentativi di truffa. Da oggi in poi, tenete gli occhi ben aperti sulle email, soprattutto quelle che arrivano nella casella di Spam, ma non solo.

 

Covid: dal 1° maggio arrivano nuove regole per mascherine e green pass

Dal 1° maggio entrano in vigore le nuove regole per il contenimento dei contagi Covid contenute nell’ordinanza firmata dal Ministro della Salute Speranza. Ecco cosa cambia per gli italiani con mascherine e green pass.

Dal 1° maggio potrò togliere la mascherina?

La prima domanda che tutti si pongono è: dal primo maggio potrò finalmente togliere la mascherina? Per oltre due anni la mascherina è stata la nostra fedele compagna di viaggio. Ne abbiamo acquistate di ogni tipologia: con filtro, senza filtro, chirurgica, FFp2 ed FFp3, fashion, o con copri mascherina e ora forse potremo dirle addio. La realtà non è proprio questa, infatti l’obbligo di mascherina dal primo maggio non cadrà ovunque in quanto i contagi Covid sono ancora rilevanti e continuano a registrarsi morti per corona virus.

Sarà necessario continuare a indossarla nei luoghi in cui vi è un più elevato rischio di contagio e quindi dove sono presenti numerose persone in luoghi chiusi, cioè mezzi di trasporto locali e a lunga percorrenza, cinema, teatri, ospedali e scuole. Per quanto riguarda in particolare i mezzi di trasporto, è previsto l’obbligo di indossare la mascherina FFp2 su metropolitana, treni regionali, treni ad alta velocità, aerei e traghetti. Tale obbligo vige fino al 15 giugno 2022.

In cinema e nei teatri invece l’obbligo è previsto fino al 31 maggio. É obbligatorio l’uso della mascherina anche nei palazzetti dello sport e ai concerti. Non sarà invece necessaria allo stadio.

Chi continuerà a usare le mascherine per proteggersi dal Covid?

In tutti gli altri luoghi chiusi, pubblici e privati, resta vigente la raccomandazione di usare dispositivi di protezione dal Covid. D’altronde sono numerose le persone che hanno già deciso di continuare a usarla anche se non obbligatoria, soprattutto dove si notano assembramenti.

Naturalmente gli abitanti della Campania stanno aspettando che il governatore De Luca pronunci il suo verbo, infatti in questi due anni non sono mancati periodi in cui pur se nel resto d’Italia si poteva togliere la mascherina nei luoghi aperti, in Campania No.

Ricordiamo che nella prossima dichiarazione dei redditi è possibile portare in detrazione le spese sostenute per l’acquisto di mascherine, infatti si tratta di dispositivi medici. Per sapere come fare, leggi l’articolo: Detrazione mascherine: le modalità operative indicate dal MEF

Cosa succede nei luoghi di lavoro?

Per i luoghi di lavoro non è previsto l’obbligo di indossare la mascherina. Per le aziende private è però prevista la possibilità per il datore di lavoro di mantenere i protocolli vigenti, tra cui appunto l’uso della mascherina.

Nel luoghi di lavoro pubblici è invece raccomandato, ma non obbligatorio, l’uso dei dispositivi di protezione. La raccomandazione è rivolta in modo peculiare ai dipendenti che lavorano in uffici dove non sono presenti barriere di protezione, a coloro che lavorano in uffici in cui è prevista la presenza di utenti in fila e nei casi in cui si condivida l’ufficio con personale fragile. L’uso della mascherina è raccomandato anche in ascensore.

Il green pass sarà ancora obbligatorio?

No vax e Pro vax per oltre un anno hanno discusso sul green pass e ora ne resta un’applicazione limitata. Il certificato verde introdotto mesi fa per poter accedere a luoghi pubblici, esercizi commerciali (tranne poche esenzioni), uffici, mezzi di trasporto, ora non dovrà più essere richiesto.

Permane l’obbligo di mostrare il green pass sono per l’ingresso in ospedale ed RSA, cioè in tutti quei luoghi in cui è necessario preservare la salute di persone fragili. In queste strutture sarà necessario presentare il super green pass cioè il certificato emesso in seguito a somministrazione di vaccino oppure in seguito a guarigione da contagio.

Il green pass nella versione base, cioè rilasciato in seguito a esito negativo di tampone, potrà invece ancora essere richiesto per i viaggi all’estero. In questo caso è bene fare riferimento alle normative previste dai Paesi di approdo.

Fino al 31 maggio è necessario presentare il green pass, almeno nella versione base anche per entrare in Italia, questo vale sia per i cittadini che rientrano, sia per gli stranieri che arrivano in Italia.