Detrazione palestra e spese sportive: cosa scaricare dal 730

Le palestre sono state tra i luoghi più travagliati nel periodo pandemico e le attività sportive sono state altamente ridimensionate negli ultimi due anni. Ma quali spese tra palestre e attività sportive possono essere detraibili dal 730? Scopriamo nella nostra guida quali spese scaricare.

Detrazione palestra 2021: vediamo cosa fare

E’ possibile, dunque detrarre le spese della palestra 2021 nel prossimo 730?

Diciamo, rapidamente, che la risposta è no: infatti, gli adulti che hanno sostenuto spese per l’iscrizione ad una palestra non possono inserirle nella dichiarazione dei redditi neppure qualora la spesa sia stata sostenuta per il trattamento di una patologia, come ad esempio la scoliosi o la lordosi.

Tuttavia, le spese sportive sostenute dai genitori per i propri figli potranno essere detratte nel modello 730/2022, però per farlo sarà necessario conservare alcuni documenti che attestino il sostenimento della spesa.

Modello 730: detrazione spese sportive figli

Vediamo, dunque come ottenere alcune detrazioni dalle spese per quanto riguarda le attività sportive dei figli.

Occorre necessariamente sapere che non tutte le strutture sportive danno diritto allo sconto Irpef. Sono previste le detrazioni nei casi in cui l’ iscrizione avviene presso le strutture sportive individuate dal decreto Ministeriale del 28 marzo 2007:

  • associazioni sportive con annessa la denominazione sociale ADS (Associazione dilettantistica sociale),
  • palestre e piscine,
  • ulteriori strutture e impianti sportivi destinati alla pratica sportiva dilettantistica.

In caso contrario, invece, non spetta alcuna detrazione per le spese di iscrizione presso:

  • associazioni che non fanno parte della definizione di “sportiva dilettantistica”, quali quelle che non hanno ottenuto il riconoscimento del Coni o delle rispettive Federazioni sportive nazionali o enti di promozione sportiva;
  • società di capitali di cui alla legge 23 marzo 1981, n. 91 (sport professionistico);
  • associazioni non sportive (come le associazioni culturali) che organizzano corsi di attività motoria non in palestra.

Detrazione spese 730, cosa ancora sapere

Dunque, come chiarito, soltanto quelle spese sportive sostenute dai genitori per i propri figli hanno modo di essere portate in detrazione nel modello 730/2022.

Vediamo alcune ultime cose da sapere in merito alla questione.

Per ognuno dei figli di età compresa tra i 5 e i 18 anni sarà possibile detrarre il 19% della quota di iscrizione alla palestra pagata nel 2021. Questa detrazione spetta entro il limite di spesa di 210 euro per ogni figlio (da suddividere tra i genitori).

Vi è possibilità di trarre beneficio della suddetta detrazione soltanto per le spese sostenute in favore di familiari a carico che esercitano attività sportiva dilettantistica e che non siano maggiorenni.

Al fine di beneficiare delle detrazione è necessario conservare il bollettino bancario o postale attraverso cui è stata pagata la spesa ovvero la fattura, la ricevuta o la quietanza di pagamento dai quali devono risultare necessariamente le seguenti informazioni:

  • ditta, denominazione o ragione sociale ed anche sede legale, o, in caso di persona fisica, il nome cognome e la residenza, codice fiscale del soggetto che ha reso la prestazione;
  • causale del pagamento delle spese;
  • attività sportiva esercitata;
  • importo pagato;
  • dati anagrafici di colui che pratica (o ha praticato) l’attività sportiva e il codice fiscale di chi effettua il pagamento.

Occorre sapere che per poter godere della detrazione Irpef del 19% sarà necessario compilare il modello 730/2022 e nello specifico il Quadro E, righi da E8 a E10 con codice 16.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle possibilità e modalità di detrarre le spese sportive (o della palestra) dal proprio modello 730 del 2022.

Corridoio del grano, occorre crearlo oppure milioni di persone moriranno

Il corridoio del grano viene richiesto a gran voce da tutto il mondo, oppure si rischia una carestia alimentare senza precedenti.

Corridoio del grano, possibile se controllato dalle forze turche

Un primo accordo provvisorio potrebbe quello di riavviare le spedizioni di grano dal porto di Odessa  (Ucraina). Attraverso un corridoio le navi turche uscirebbe dal porto per poi incontrare in mare aperto quelle russe per accompagnarle su Bosforo. Da lì le navi potrebbero arrivare sul Mediterraneo e far uscire così il grano ucraino. La direzione è soprattutto l’Africa, per sfamare milioni di persone e magari mettere un punto alla guerra del grano.

L’accordo potrebbe essere raggiunto, nonostante quanto dichiarato da un rapporto americano. Gli Stati Uniti sostengono, con tanto di foto e documenti, che la Russia abbia rubato del grano all’Ucraina durante il periodo di occupazione dei porti. Grano che avrebbe fruttato circa 100 milioni di dollari, secondo le accuse americane. Anche l’Europa accusa inutile distruzioni di grano dei silos.

Incontro tra Russia e Turchia, sperando nell’accordo

Il ministero degli Esteri russo, Sergei Lavrow, incontrerà ad Ankara, il ministro Mevlut Cavusoglu per cercare di chiudere un accordo che liberi il grano ucraino. Tuttavia l’argomento principale dei negoziati sarà lo sblocco delle forniture di crano proprio dai porti di Odessa. Ci sono problemi nello sminare le acque al di fuori delle città, ha sostenuto la Turchia. Quindi occorre che Mosca invii il comando per farlo e quindi le navi possano tranquillamente passare.

L’Ucraina, se la situazione non cambia, rischia di essere tagliata al di fuori delle trattative commerciali. Anche se le trattative sia in questo aspetto che sull’inutile guerra, con i russi, sembrano essere pari a zero. Nel frattempo continuano i combattimenti in diverse regioni ucraine. Tra perdite di vite, armi e atti di violenza costantemente denunciati e che fanno rabbrividire, la guerra lampo della Russia, è solo un lento logorio, perché evidentemente la storia mondiale non ha insegnato nulla.

L’importanza del corridoio del grano

C’è molta speranza e attesa proprio per questo incontro in Turchia con la Russia, perchè l’obiettivo è quello di salvare 53 paesi dalla carestia. Un obiettivo che nulla ha a che fare con la guerra contro l’Ucraina, perché colpisce proprio i paesi più deboli. Come ad esempio la Somalia, dove negli ultimi mesi, oltre mezzo milione di persone hanno lasciato la loro vita e  costrette ad abbandonare le loro case.

Cresce la paura anche tra le organizzazione umanitarie, ben lontane da obiettivi militari. Senza grano molti paesi rischiano di vedere milioni di persone uccise dalla fame e soprattutto i bambini anche in giovanissima età. La “battaglia del grano” ha già provocato effetti drammatici a livello mondiale. Secondo il nuovo rapporto della Fao è «imminente una crisi alimentare diffusa poiché la fame minaccia la stabilità in dozzine di Paesi». Ecco perché l’accordo si deve trovare e anche al più presto.

 

 

BCE: si va verso il rialzo dei tassi con ripercussioni su imprese e famiglie

Annunciata da Christine Lagarde, Presidente della BCE, la nuova politica monetaria europea con cessazione delle politiche di Quantitative Easing, rialzo del costo del denaro e neutralità dei tassi. Non mancano piccoli richiami all’Italia per il debito pubblico.

Le politiche monetarie espansive della BCE

Negli anni appena trascorsi la BCE ha adottato politiche economiche monetarie espansive con il Quantitative Easing che aveva l’effetto finale di abbassare il costo del denaro, sceso a -50%. La politica espansiva aveva l’obiettivo di sostenere le imprese negli investimenti concedendo denaro con tassi di interesse molto bassi. L’effetto è stato un deciso sostegno all’economia perché le imprese avevano facilità di investimento e crescita mentre le famiglie hanno sfruttato il costo del denaro contenuto per l’acquisto di casa. Ora la BCE, attraverso il blog di Christine Lagarde, ha reso noto che si va verso la neutralizzazione della politica monetaria, questo implica che si scioglieranno le briglie della politica monetaria lasciando così i tassi andare seguendo le leggi di mercato.

Le tappe per la nuova politica monetaria verso la neutralizzazione dei tassi

Ci saranno diverse tappe, la prima è un piccolo rialzo dei tassi di interesse nel mese di luglio 2022, la percentuale molto probabilmente sarà 0,25%. Si tratta del primo aumento dopo 11 anni di politica monetaria espansiva. Ricordiamo che la base di partenza è l’attuale -0,50%. Si passerà quindi a un -0.25%. Il secondo passo sarà fatto nel mese di settembre con un nuovo rialzo di 0,25%, si arriverà quindi a quota zero.

Il passo successivo sarà la neutralizzazione, quindi la BCE non interverrà, questo secondo il Governatore della Banque de France François Villeroy de Galhau porterà i tassi ad attestarsi naturalmente intorno al 2%.

C’è anche chi ritiene, ma le probabilità sono minori, che già nel mese di luglio 2022 si procederà a un aumento del costo del denaro dello 0,50%.

Politica BCE: cosa cambia per imprese e famiglie?

Per imprese e famiglie questo implica maggiori costi, infatti le imprese dovranno pagare tassi di interesse più alti per ottenere credito da investire nelle attività, le famiglie vedranno invece aumentare i tassi di interesse per i mutui, l’aumento si riverserà sia sul tasso variabile sia sul tasso fisso. I tassi dei mutui, come risaputo, negli ultimi mesi hanno già subito degli aumenti, proprio per questo per chi ha intenzione di comprare casa questo potrebbe essere l’ultimo periodo per farlo a prezzi leggermente più contenuti, non certo quelli degli anni passati, ma una sorta di equilibrio tra due eccessi.

Naturalmente non mancano preoccupazioni, infatti molti temono che questa politica neutrale della BCE possa dare un’ulteriore spinta all’inflazione. I dati sono preoccupanti in tutta Europa: è stato rilevato che il 75% dei beni inseriti nell’indice Eurostat ha avuto un incremento dei prezzi. Non si tratta più di due soli settori (alimentare ed energetico) ma un aumento strutturale dei prezzi. Segno che l’inflazione è ormai conclamata e non si tratta di un “evento” della durata di pochi mesi e destinato a rientrare senza particolari conseguenze sull’economia della zona Euro.

Seguono gli aumenti dei salari negoziati che hanno registrato nelle rilevazioni trimestrali un aumento del 2,82%. Questo innesca una spirale, sono altamente probabili nuovi aumenti di prezzi gestiti soprattutto dalle aziende che adottano la pricing power, cioè il potere di determinare la politica dei prezzi, queste infatti tenderanno a scaricare gli aumenti subiti (salari, energia, costo del denaro) sui consumatori. Il rischio è che si generino nuove fasce di povertà.

Effetti sull’Italia della nuova politica monetaria

Da più parti si sottolinea che diventa essenziale monitorare l’andamento dell’inflazione su cui potrebbe incidere rovinosamente la politica monetaria neutrale che la BCE sta promuovendo. A pagare il prezzo più alto potrebbe essere prorpio l’Italia a causa del debito pubblico particolarmente elevato , il secondo più alto dell’Eurozona in rapporto al PIL, dopo la Grecia. A essere preoccupata non è solo l’Italia, ma anche altri Paesi dell’Unione Europea, le Colombe, che chiedono come contropartita un piano anti-spread osteggiato dai Falchi.

L’adozione di esso è molto probabile perché già nei mesi passati, quando, sollecitata sull’argomento, Lagarde sottolineò che non era compito della BCE controllare lo spread ci fu un crollo della Borsa di Milano.

Nelle ultime rilevazioni di aprile deve essere notato che nonostante gli standard di concessione dei prestiti si siano irrigiditi, la domanda di credito da parte delle imprese regge, questo vuol dire che l’economia è ancora in salute, ma deve resta la necessità di contenere la spirale dei prezzi.

Dichiarazioni dei redditi 2022 tra 730 e Redditi PF, la guida alle differenze

Ormai la stagione dei redditi entrata nel suo vivo. Dal 6 giugno anche eventuali correzioni dei modelli 730 inviati dopo il 31 maggio è possibile.Infatti si apre anche ai correttivi, cosa non possibile durante la prima settimana di apertura del modello 730/2022.  Tutti i contribuenti interessati alla presentazione del modello  730 possono quindi completare in pieno l’operazione dichiarativa per l’anno d’imposta 2021. Come al solito ogni stagione reddituale inizia col 730 e termina con il modello Redditi persone fisiche (modello Redditi PF, ex modello 740 o modello Unico PF). Sono 2 modelli identici come natura ma destinati a soggetti differenti. Infatti cambia tutto, soprattutto per il pagamento delle imposte o per il rimborso fiscale eventualmente spettante peri contribuenti.

Il modello 730 è quello più rapido nelle operazioni di conguaglio sia a credito che a debito

Il modello 730 è quello più rapido sia per chi deve effettuare i pagamenti che per chi deve andare a rimborso. Rapidità quindi nei versamenti o negli accrediti.  Soprattutto per questi ultimi molto cambia dal punto di vista delle tempistiche per ottenere i rimborsi fiscali se si utilizza il modello 730 o se si opta invece per il modello Redditi persone fisiche. Infatti per chi riesce a presentare celermente la dichiarazione dei redditi, il rimborso può essere recuperato già con la busta paga del mese di luglio o agosto. E ad agosto il rimborso fiscale tramite il 730 arriverebbe anche ai pensionati. In pratica tutto si risolve con il proprio sostituto di imposta. È evidente che per i pensionati questo ruolo è svolto dall’INPS.

I pagamenti tramite il 730 anche in busta paga o nel cedolino della pensione

Lo stesso accade per i pagamenti perché tramite il modello 730 anche i pagamenti dell’Irpef dche emergono da un 730 a debito vengono risolti in busta paga o col cedolino di pensione. Con il modello Redditi persone fisiche  invece, soprattutto i rimborsi fiscali slittano nel tempo e si allungano di molto.
Negli ultimi anni si è molto diffuso un particolare modello che è quello 730 senza sostituto. Una vera e propria, e forse unica alternativa al modello Redditi persone fisiche. Va ricordato infatti che con il modello Redditi persone fisiche i rimborsi fiscali vanno conclusi con il Fisco. E i rimborsi arrivano con i tempi del fisco che in genere sono abbastanza lunghi. Si parla infatti di tempi medie superiori ai 24 mesi.

Cosa accade con il modello 730 senza sostituto

Con il modello 730 senza sostituto, viene meno la rapidità della busta paga o del cedolino di pensione e quindi viene meno il ruolo del sostituto d’imposta. In questo caso però l’Agenzia delle Entrate farà molto prima. In effetti i rimborsi fiscali col 730 senza sostituto possono arrivare o a dicembre nel caso in cui il contribuente che va al rimborso indichi all’Agenzia delle Entrate il proprio codice IBAN del conto corrente, o a marzo dell’anno successivo se invece non è presente questa indicazione. Con il modello 730 infatti esce fuori anche il modello di scelta della modalità di rimborso che va presentato direttamente all’Agenzia delle Entrate, per chi non lo ha già fatto per il tramite del proprio cassetto fiscale.

Le similitudini tra modello 730 e modello Redditi PF

Per tutte le altre particolarità delle dichiarazioni dei redditi nulla cambia tra modello Redditi persone fisiche e modello 730. Infatti le stesse detrazioni e deduzioni che si possono fruire con l’uno possono essere fruite anche con l’altro. In entrambi i casi i contribuenti hanno anche la possibilità di utilizzare le versioni precompilate per le dichiarazioni dei redditi già presenti nel cassetto fiscale accessibili da tutti i contribuenti interessati. Occorre mettere in risalto il fatto che per l’accesso al cassetto fiscale è necessario essere muniti di Spid, Cns (carta nazionale dei servizi) o Cie (carta d’identità). Si tratta delle credenziali di accesso ai servizi telematici delle pubbliche amministrazioni, Agenzia delle Entrate compresa.

Cosa significa modelli reddituali precompilati

Nelle versioni precompilate dei 2 modelli sono già presenti diverse voci che altrimenti dovrebbero essere inserite dal contribuente in maniera manuale nelle versioni ordinarie, che è ancora possibile utilizzare. Resta il fatto che le voci inserite possono essere suscettibili di modifica da parte del contribuente. Questo determina in alcuni casi problematiche di natura ispettiva da parte dell’Agenzia delle Entrate. Infatti come molti sanno accettare la dichiarazione precompilata, soprattutto il 730, così come è nel cassetto fiscale, evita al contribuente il fastidio di un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Accertamento che ricordiamo arriva quasi automaticamente se il contribuente a credito con il Fisco, ha una dichiarazione con un saldo superiore a 4.000 euro.

Bonus giardini, come si detrae il 36% nel modello 730?

Come procedere per la detrazione fiscale del 36% del bonus giardini? Si tratta delle spese sostenute con strumenti di pagamento idonei a consentire la tracciabilità che possono essere state effettuate per:

  • la sistemazione delle aree verdi scoperte private degli immobili esistenti, delle unità immobiliari, delle recinzioni o delle pertinenze;
  • della realizzazione di pozzi e di impianti di irrigazione;
  • dei lavori per realizzare coperture di giardini pensili o a verde di immobili ad utilizzo abitativo. Sono esclusi i negozi, i capannoni, i ristoranti e gli uffici.

I lavori possono essere effettuati anche sulle parti comuni di un condominio.

Quale detrazione è prevista sul bonus giardini?

La detrazione fiscale sull’Irpef prevista per il bonus giardini è pari al 36% nel tetto di spesa di 5 mila euro. Tale limite vale per le unità abitative e la detrazione deve essere suddivisa per dieci rate annuali dello stesso importo. Nel modello 730, ai fini della detrazione fiscale, è necessario compilare i righi E 41, E 42 ed E 43 della colonna numero due. Il codice da immettere per il bonus giardini è il “12”.

Bonus giardini, quando si utilizza il codice ’13’ nel modello 730 di dichiarazione dei redditi?

Il contribuente deve inserire il codice 13 nel modello 730 di dichiarazione dei redditi nel caso in cui gli interventi riguardano la sistemazione a verde delle parti comuni esterni di un edificio condominiale.

Quali spese non sono comprese nella detrazione fiscale del bonus giardini?

Dal bonus giardini, inoltre, non vanno comprese ai sensi dell’interrogazione parlamentare numero 5 07599 dello scorso 8 marzo, le spese sostenute per:

  • la realizzazione di sistemi di illuminazione;
  • i complementi di arredo;
  • gli interventi effettuati in economia, secondo quanto chiarito dalla circolare dell’Agenzia delle entrate numero 8/E del 2019 al paragrafo 4.2;
  • le manutenzioni ordinarie effettuate annualmente;
  • i costi sostenuti per la conservazione del verde esistente, secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle entrate con la risposta numero 62 del 19 febbraio 2019;
  • se si provvede a collocare semplicemente sul terrazzo le piante in vasi mobili, quindi non fissi. Questo tipo di intervento è dunque escluso se non rientra in un più complessivo lavoro straordinario di risistemazione a verde di tutta l’area interessata o del giardino complessivo.

Bonus verde, il chiarimento dell’Agenzia delle entrate sulla risistemazione a verde di tutta l’area

Dall’ultimo punto sopra indicato, dunque, ne deriva che il bonus giardini vincola il contribuente a interventi che riguardano la sistemazione a verde di tutto il giardino o l’area interessata. Si tratta, pertanto, di una riqualificazione totale dell’area oggetto di intervento, secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle entrate con la circolare numero 8/E del 2019.

Come si beneficia della detrazione fiscale prevista dal bonus giardini?

Il beneficio fiscale del bonus giardini vige per i pagamenti effettuati a partire dal 2018 e fino al 31 dicembre 2024. Nella dichiarazione dei redditi del 2022 si può detrarre la quota annuale di spese sostenute nel 2021. Ovvero, il totale della detrazione fiscale deve essere beneficiato nella dichiarazione dei redditi di dieci anni e di pari importo.

Quali sono le spese ammissibili ai fini della detrazione del bonus giardini?

Le spese ammissibili al bonus giardini sono, nell’ordine:

  • sistemazione a verde delle aree scoperte private degli edifici esistenti, delle unità abitative, delle recinzioni e delle pertinenze;
  • gli impianti di irrigazione;
  • i lavori per realizzare un pozzo;
  • gli interventi per realizzare una copertura a verde (o anche di giardini pensili);
  • rientrano nelle spese detraibili anche quelle sostenute per progettare e per la manutenzione dei lavori, secondo quanto prevedono i commi 12, 13, 14, 15 e 16, dell’articolo 1, della legge numero 205 del 2017.

Chi può beneficiare del bonus giardini?

Il bonus giardini ammette al beneficio fiscale le seguenti tipologie di contribuenti:

  • i proprietari (anche in nuda proprietà o diritto reale, dunque l’uso, l’usufrutto o l’abitazione) del giardino;
  • chi detiene il giardino in qualità di inquilino o di comodatario.

I soggetti che possono ottenere la detrazione fiscale sono solo quelli che versano l’Irpef. Pertanto, sono ammessi al bonus giardini:

  • le persone fisiche;
  • gli imprenditori individuali (o coniuge o familiari; o soci di una società semplice, o snc, sas o equiparati). In questo caso, spese e detrazioni sono ripartite a seconda della divisione degli utili societari;
  • i liberi professionisti.

Bonus giardini, il pagamento delle spese con mezzi tracciabili

Il versamento delle spese ammesse al bonus giardini deve essere effettuato mediante mezzi di pagamento tracciabili. Non è occorrente il bonifico parlante. Sono pertanto ammessi:

  • assegni postali, bancari e circolari, purché non trasferibili;
  • le carte di debito;
  • i bonifici postali o bancari;
  • le carte di credito.

Assegni per il Nucleo Familiare: nuovi importi e chiarimenti

L’Inps con la circolare 65 del 30 maggio 2022 ha reso noti i nuovi livelli reddituali applicabili dal 1° luglio 2022 al 30 giugno 2023 per il calcolo e la corresponsione degli Assegni per il Nucleo Familiare ( ANF). Ecco tutte le precisazioni.

Adeguamenti Assegno per il Nucleo Familiare (ANF)

Annualmente l’Inps provvede alla rivalutazione dei redditi per il calcolo dell’ammontare degli Assegni per il Nucleo familiare. La rivalutazione si effettua avendo come punto di riferimento variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Questa per il periodo 2020 e 2021 è stata misurata nell’1,9%, di conseguenza gli importi saranno aumentati in misura corrispondente.

Sicuramente non mancano le perplessità sul metodo di calcolo, infatti l’attuale corsa dei prezzi rende l’aumento del’1.9% irrisorio. Resta però da sottolineare che attualmente la corresponsione degli assegni per il nucleo familiare è una misura residuale, infatti per le famiglie in cui sono presenti figli, anche di maggiore età, non è più prevista la corresponsione di questa misura, sostituita dall’Assegno Unico.

Chi percepisce gli ANF?

Si è detto che gli assegni per il nucleo familiare erogati dall’INPS sono una misura residuale, occorre però determinare chi potrà continuare a percepirli in seguito all’introduzione dell’Assegno Unico che ha sostituito numerosi strumenti di welfare familiare con l’obiettivo di semplificare il sistema.

I cittadini, come precisa l’INPS potranno presentare domanda per gli ANF solo in presenza di soggetti diversi dai figli, quindi in presenza di solo coniuge, cioè coppie senza figli. L’assegno per il coniuge è infatti assorbito dall’Assegno Unico percepito dai figli. Il coniuge legalmente separato, anche se non divorziato, comunque non può percepire ANF.

Inoltre si può presentare domanda nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti fratelli, sorelle, nipoti, altri soggetti fiscalmente a carico. Deve trattarsi di soggetti di età minore ai 18 anni, oppure maggiorenni che si trovino nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi a un lavoro proficuo a causa di infermità, difetto fisico o mentale.

Per conoscere tutti gli importi è necessario controllare la circolare INPS  e scaricare l’allegato 1, qui sarà possibile prendere visione di tutti gli importi in base al reddito della famiglia e ai numero dei componenti il nucleo familiare.

Detrazione fiscale fino al 110% per l’eliminazione barriere architettoniche: come fare?

Come beneficiare della detrazione fiscale fino al 110% per l’eliminazione delle barriere architettoniche? Ecco tutto ciò che c’è da sapere sugli interventi che prevedono la detrazione fiscale sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Deve considerarsi che, da giugno del 2021, a tal fine si può utilizzare anche il sisma bonus. Il beneficio fiscale, dunque, va verificato in presenza di superbonus 110% o nei limiti del bonus casa e sisma o, infine, come interventi trainanti.

Detrazione fiscale spese per eliminare barriere architettoniche: dove vanno collocate nel modello 730?

Nel modello 730 di dichiarazione dei redditi le spese per i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche vanno collocate nella colonna 2 dei righi E 41, E 42 ed E 43. È necessario utilizzare il codice “20”. L’agevolazione fiscale del 110% si può ottenere per i lavori eseguiti a partire dal 1° gennaio 2021 congiuntamente ad almeno un lavoro trainante dell’ecobonus. In tal caso, dunque, rientrano nella detrazione fiscale del super ecobonus pari al 110%. In particolare, il Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) fa riferimento, alla lettera e) del comma 1 dell’articolo 16 bis, ai lavori per abbattimento le barriere architettoniche nei quali rientrano anche montacarichi e ascensori e alla realizzazione di qualsiasi strumento, anche di robotica e di tecnologia avanzata, che permetta la mobilità esterna ed interna alle abitazioni alle persone portatrici di handicap. Queste ultime sono definite, in base alla situazione di gravità, dal comma 3, dell’articolo 3, della legge numero 104 del 1992.

Super bonus 110% su interventi di eliminazione delle barriere architettoniche: a quali condizioni?

Peraltro, per i lavori a decorrere dal 1° giugno del 2021, si può utilizzare il superbonus con detrazione fiscale del 110% anche per gli interventi congiunti con il super sisma bonus 110%. L’operazione è possibile anche nel caso del sisma bonus acquisti. L’allargamento dei lavori di rimozione delle barriere architettoniche al perimetro del superbonus 110% opera anche a favore di persone ultrasessantacinquenni. Non vi è, come nel caso della detrazione ordinaria del 50% dell’abbattimento delle barriere architettoniche, alcuna limitazione dei contribuenti all’accesso del superbonus 110%. Le stesse limitazioni non persistono nemmeno in assenza di un inquilino o di un condomino con disabilità.

Limiti di spesa per gli interventi di superbonus 110% per l’eliminazione delle barriere architettoniche

I tetti di spesa del superbonus per i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche trainati dal superbonus, sono uguali a quelli previsti per i lavori del bonus ristrutturazione. Questi ultimi sono disciplinati dall’articolo 16 bis del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Concorrono al tetto di spesa anche eventuali costi sostenuti per svolgere lavori antisismici, sia nel bonus ordinario che nel super sisma bonus. Il contribuente può aver fatto svolgere i lavori anche gli anni prima, a meno che non si tratti di lavori autonomi. Ossia di interventi che non costituiscano il mero proseguimento di interventi precedenti. L’ammissione alla detrazione di questi lavori è suscettibile di verifica dei costi ammissibili nei limiti fissati annualmente.

Abbattimento delle barriere architettoniche, limite di spesa se trainato dal super ecobonus

Quindi, i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche trainati dal super ecobonus hanno il tetto di spesa:

  • di 96 mila euro maggiorato dei tetti di spesa previsti per ognuno degli interventi rientranti nei lavori trainanti eco;
  • di soli 96 mila euro nel caso in cui l’abbattimento delle barriere architettoniche è trainato dal super sisma bonus. Tale limite sussiste anche nel caso di interventi antisismici.

Tetti di spessa di 96 mila euro di parti comuni di un edificio e singoli unità abitative

Il tetto di spesa di 96 mila euro sussiste anche per le unità abitative e per le relative pertinenza, anche se l’accatastamento sia avvenuto separatamente. I riferimenti normativi si ritrovano nelle circolari dell’Agenzia delle entrate:

  • numero 121 del 19988, paragrafo 2.6;
  • numero 7/E del 2018 da pagina 221.

La detrazione fiscale per l’abbattimento delle barriere architettoniche deve essere goduta autonomamente dai proprietari delle unità abitative di un edificio per le parti comuni. Lo stesso vale anche per il solo proprietario dell’intero immobile (fino a quattro unità abitative).

Quando la detrazione fiscale per i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche prevede il tetto di 192 mila euro di spesa?

Il tetto di spesa per la detrazione fiscale inerente i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche può salire fino a 192 mila euro nel caso in cui:

  • si tratti di interventi nelle parti comuni di un edificio e sulle singole unità immobiliari;
  • 96 mila euro è il tetto per gli interventi interessanti le parti comuni dell’edificio;
  • ulteriori 96 mila euro è il tetto per i lavori interessanti la singola unità immobiliare.

Dunque, se in un condominio viene installato un montacarichi e un contribuente fa degli interventi anche all’interno della propria unità immobiliare di abbattimento delle barriere architettoniche, il superbonus è goduto nei due tetti di spesa di 96 mila euro:

  • per gli interventi delle parti comuni del condominio per la porzione di detrazione fiscale di spettanza di ciascun proprietario di unità abitative;
  • sui lavori interessanti la propria unità abitativa.

Interventi trainanti del superbonus 110% per l’abbattimento delle barriere architettoniche: quali detrazioni fiscali?

Da ultimo, la detrazione fiscale per gli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche spettano nella percentuale del 110% anche per i lavori trainati al 110%. Gli interventi trainanti del super ecobonus sono quelli previsti:

  • dai codici della sezione IV da 30 a 33;
  • spese nel super sisma bonus sostenute dal 1° giugno 2021 per i codici 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11.

Lavori di abbattimento delle barriere architettoniche su edifici protetti da regolamenti urbanistici, edilizi e ambientali

Cosa avviene per i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche su edifici protetti da vincoli culturali e del paesaggio, o da regolamenti urbanistici, ambientali o edilizi? In tal caso la detrazione fiscale del superbonus 110% si applica anche se i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche non rientrano tra i lavori trainanti del super ecobonus. Tuttavia, per l’ammissibilità di tali lavori è necessario rispettare:

  • i requisiti tecnici elencati dal decreto del 6 agosto 2020 del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise);
  • gli aumenti delle classi energetiche di cui il comma 2 dell’articolo 119 del Dl numero 34 del 2020.

Assegno unico col reddito di cittadinanza, invio domanda Inps entro il 30 giugno

Si potranno presentare fino al 30 giugno 2022 le domande per ottenere le maggiorazioni dell’assegno unico per i figli. Si tratta, principalmente dei nuclei dove sono presenti figli maggiorenni (e fino all’età di 21 anni) da parte di chi percepisce il reddito di cittadinanza (Rdc). La misura consente, dunque, ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza il diritto a fruire anche dell’assegno unico corrisposto d’ufficio. L’importo, dunque, va integrato, mediante presentazione della domanda all’Inps con modello integrativo.

Assegno unico per i figli e reddito di cittadinanza, a chi spetta?

A rendere nota la necessità di presentazione della domanda di integrazione è l’Istituto previdenziale con il messaggio numero 2261 del 2022. Operativo dallo scorso marzo, l’assegno unico per i figli fino all’età di 21 anni, prevede l’erogazione dell’indennità anche ai nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza per i figli di età fino ai 21 anni. Per questi nuclei non c’è stato bisogno di presentare domanda per l’assegno unico per i figli. L’indennità è stata corrisposta in automatico con il reddito di cittadinanza.

Assegno unico per i figli, i pagamenti effettuati finora nel 2022

Fino a questo momento, come specifica la circolare dell’Inps, sono stati pagati gli assegni unici alle famiglie nelle quali:

  • sono presenti tutti e due i genitori, limitatamente all’importo per i figli minorenni o maggiorenni disabili;
  • nelle quali è presente un unico genitore per i figli minorenni o maggiorenni disabili nei limiti del 50% dell’indennità spettante.

Chi dovrà presentare domanda integrativa dell’assegno unico per i figli?

Dovrà essere presentata specifica domanda per fruire delle maggiorazioni previste dal decreto legislativo numero 230 del 2021 che ha istituito l’assegno unico per i figli. In particolare, si tratta dei nuclei familiari che hanno a carico un figlio fino al compimento dell’età di 21 anni nelle condizioni attuali di:

  • frequentare un corso di formazione scolastica o di laurea;
  • seguire un corso professionale;
  • svolgere un’attività lavorativa con reddito complessivo non eccedente gli 8 mila euro all’anno.

Come si presenta la domanda integrativa dell’assegno unico per i figli per i percettori del Rdc?

In queste situazioni, i percettori del reddito di cittadinanza potranno utilizzare domanda di integrazione dell’assegno unico per i figli utilizzando il modello “Rdc Com/AU”. L’Inps aveva previsto l’adozione di questo modello nella circolare numero 53 del 2022. Tuttavia, solo dalla giornata del 31 maggio scorso il modello è a disposizione dei nuclei familiari per la richiesta delle maggiorazioni.

Quando si utilizza il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli?

L’Inps, peraltro, nella sua circolare elenca altre situazioni nelle quali le famiglie devono utilizzare il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’assegno unico per i figli. Ad esempio, per la quota di maggiorazione che spetta nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di un reddito derivante dal lavoro. In questo caso, va utilizzata l’apposita autocertificazione contenuta nel modello Rdc Com/AU. Il modello si può utilizzare anche per le maggiorazioni spettanti alle famiglie che abbiano un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) entro i 25 mila euro. Tale fattispecie è riservata ai nuclei che, nel corso del 2021, avevano percepito l’assegno per il nucleo familiare.

Come si presenta il modello Rdc Com/AU per l’integrazione dell’Assegno unico per i figli?

Il modello Rdc Com/AU per la maggiorazione dell’Assegno unico per i figli si può presentare solo in via telematica. Per la presentazione, dunque, è necessario accedere al sito dell’Inps, nella sezione del “Reddito di cittadinanza” mediante autenticazione con Spid, Carta nazionale dei servizi (Cns) o Carta di identità elettronica (Cie). Si può procedere con la domanda anche mediante patronati. La presentazione della domanda entro il 30 giugno 2022 permette di ottenere gli arretrati con decorrenza a partire dallo scorso mese di marzo.

Bonus alberghi 2022: cos’è? Inoltro domanda dal 9 giugno

Dal giorno 9 giugno 2022 alle ore 12:00 al giorno 13 giugno sempre ore 17:00 sarà possibile richiedere il bonus alberghi 2022. Ecco le modalità operative rese note dal Ministero del Turismo il giorno 7 giugno 2022.

Bonus alberghi 2022: cos’è?

Il settore del turismo è stato sicuramente il più penalizzato dall’epidemia Covid e proprio per questo riceve ora particolari atttenzioni. Tra queste vi è il Bonus Alberghi 2022 rifinanziato con il decreto legge 104 del 2022. A fronte delle spese di riqualificazione energetica e ristrutturazione delle strutture alberghiere è possibile richiedere il bonus alberghi 2022 per un tetto di spesa massima di 200.000 euro. Il bonus si riceve sotto forma di credito di imposta e può essere utilizzato con il modello F24. Il giorno 7 giugno 2022 sono state rese note le ultime informazioni attraverso un Avviso del Ministero del turismo.

Quali spese possono beneficiare del Bonus alberghi 2022?

Il bonus Alberghi 2022 può essere richiesto per le spese sostenute dal 1° gennaio 2020 al 6 novembre 2021 per strutture che però erano già attive alla data del 1° gennaio 2012. Possono ottenere il beneficio alberghi, agriturismi, campeggi, villaggi turistici, parchi vacanza.

Il credito di imposta si può ottenere per un importo pari al 65% di quanto effettivamente speso per le spese di ristrutturazione. Tra i lavori che possono ottenere il beneficio fiscale ci sono:

  • manutenzione straordinaria;
  • eliminazione delle barriere architettoniche;
  • lavori di efficientamento energetico;
  • adeguamento antisismico;
  • acquisto di mobili e complementi di arredo.

Nel caso di stabilimenti termali, oltre ai lavori ora visti, possono beneficiare del credito di imposta per il bonus alberghi 2022 anche a fronte di lavori per la realizzazione di piscine termali e acquisto di attrezzature necessarie per lo svolgimento di attività termali.

Come presentare la domanda per il Bonus alberghi 2022

Per richiedere il bonus alberghi 2022 è necessario accedere alla piattaforma messa a disposizione dal Ministero del Turismo https://www.ministeroturismo.gov.it/avviso-pubblico-alle-strutture-ricettive-per-agevolazioni-sotto-forma-di-credito-dimposta/

Per poter presentare la domanda è necessario avere a disposizione un codice di identità digitale, può trattarsi di SPID, CIE o CNS, inoltre è necessario inserire nella domanda un indirizzo di posta elettronica certificata (pec). La domanda deve essere presentata dal rappresentante legale del richiedente risultante nel Registro delle Imprese. La domanda è nulla se non si rispetta questo requisito.

Alla domanda devono essere allegate le copie dei documenti che attestano l’avvenuta spesa, inoltre deve esserci la copia della documentazione che attesta l’avvenuto pagamento dei lavori eseguiti, come bonifico bancario, SEPA, bancomat, carta di credito aziendale

accompagnata dall’evidenza della quietanza su conto corrente che attesti il trasferimento del denaro tra beneficiario e fornitori.

Nell’avviso pubblicato dal Ministero del Turismo il giorno 7 giugno 2022 e che sostituisce tutti i precedenti avvisi viene anche sottolineato che è necessario allegare alla domanda la copia dell’estratto conto da cui risulti l’addebito e che mostri chiaramente l’importo, la data di pagamento, nonché la causale dello stesso.

Infine, devono essere allegati il verbale di consegna o di installazione del beni e la relazione finale del legale rappresentante del soggetto beneficiario in cui rilevi la descrizione dettagliata delle spese sostenute.

Una volta compilata la domanda il modulo deve essere generato in formato pdf. In seguito all’inoltro la piattaforma genera la relativa ricevuta.

Come sono assegnati i fondi?

La procedura prevede che entro 60 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione della domanda siano rese note le graduatorie dei beneficiari. Le domande sono valutate in ordine di arrivo

Costoro potranno utilizzare il credito riconosciuto per compensare le imposte. Entro 30 giorni dalle conclusioni delle verifiche istruttorie riceveranno la documentazione con indicazione delle spese ammesse, da questo momento le somme potranno essere utilizzate come credito di imposta.

Per conoscere ulteriori agevolazioni per le imprese che operano nel settore del turismo, leggi l’articolo: Credito di imposta IMU 2022 per imprese del turismo. Chi può usarlo?

Nota bene: è di ieri 8 giugno 2022 la notizia del posticipo della data di apertura della piattaforma per l’inoltro della domanda. La domanda potrà essere presentata dal giorno 13 giugno 2022 alle ore 12:00 al giorno 16 giugno .

Caregivers e vantaggi della legge 104, la guida

 

Si chiama legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap. Parliamo naturalmente dea legge numero 104 del 1992. Si tratta di quella legge che stabilisce diritti, agevolazioni e vantaggi per le persone affette da handicap e per chi presta loro assistenza. Una serie innumerevole di prestazioni che possono essere sfruttate da chi ha la sfortuna di avere problemi legati alle disabilità. Ecco una sintetica guida su cosa offre la normativa non per l’invalido in prima persona ma per il cosiddetto cargiver, ovvero chi presta assistenza.

Cosa offre la legge 104 per i caregivers

Col termine inglese caregiver s’intende la persona che in maniera continua presta assistenza ad un familiare invalido. Il primo vantaggio per questi soggetti deriva dall’articolo 33 della legge 104. E si tratta dei famosi tre giorni di permesso mensili. Si tratta di permessi retribuiti che un lavoratore che deve prestare assistenza ad un parente disabile può sfruttare ogni mese. Parliamo delle assenze dal lavoro giustificate e retribuite come una normale giornata di lavoro. Tra l’altro si tratta di assenze che vengono pure coperte dal punto di vista previdenziale. Infatti i 3 giorni di permesso sono coperti da contribuzione, che in questo caso è quella figurativa.

Non tutti i familiari possono essere caregivers

Quale percentuale di invalidità per legge 104

Naturalmente le condizioni affinché si possa applicare il diritto ai permessi retribuiti sono diverse. In primo luogo l’invalido deve essere stato riconosciuto tale e quindi con una situazione di gravità di un certo tipo, dalle competenti commissioni mediche delle Asl. Inoltre per godere dei permessi il disabile non deve essere ricoverato in una struttura pubblica o privata convenzionata. Infatti verrebbe meno il principio della necessità che il lavoratore che assiste il disabile debba essere presente per prestare assistenza.

Parenti e affini

Per avere diritto ai permessi il lavoratore deve avere un determinato grado di parentela o affinità con il disabile. Nello specifico, il lavoratore dipendente, sia pubblico che privato, deve essere in relazione al invalido, il coniuge oppure un parente o affine entro il secondo grado.  Disco verde anche per parenti ed affini entro il terzo grado se il disabile ha i genitori o il proprio coniuge a loro volta invalidi o con un età superiore 65 anni.

Lavoratori e assistenza disabili, i vantaggi

Il lavoratore che assiste un parente disabile può avere diritto anche ad alcune agevolazioni relative alla sua condizione di lavoro. Infatti può evitare di essere impiegato nei turni di notte da parte del proprio datore di lavoro. Infatti il diretto interessato può evitare di farsi collocare in servizio nelle ore notturne. Inoltre, può evitare di essere trasferito senza tale consenso in base alle esigenze aziendali. In pratica, senza nessuna penalizzazione o sanzione disciplinare, il lavoratore può rifiutare un trasferimento in una sede che metta a repentaglio la prestazione di assistenza per l’invalido. E può avere diritto anche ad un trasferimento in una sera aziendale più vicina alla persona affetta da handicap.

Caregivers e 24 mesi di congedo straordinario

Non meno importante anche il congedo straordinario di 2 anni. 24 mesi di assenza dal lavoro anche frazionata.  L’articolo numero 42 comma 5 del decreto legislativo numero 151 del 2001, sempre in collegamento con la legge 104, permette al lavoratore che assiste un familiare disabile anche un periodo di congedo straordinario di due anni. In pratica il lavoratore può assentarsi dal lavoro per due anni anche non continuativi per tutta la vita lavorativa. La normativa vigente quindi, concede  la possibilità di fruire di un periodo di congedo straordinario della durata massima di due anni nell’arco dell’intera vita lavorativa, anche in modo frazionato nel tempo, indipendentemente dal numero di persone disabili che il lavoratore assiste.

Il congedo di 2 anni e come viene retribuito

Il lavoratore che sfrutta il congedo straordinario di due anni ha diritto ad una indennità in misura pari alla normale retribuzione che lo stesso lavoratore ha percepito dal proprio datore di lavoro durante l’ultimo mese prima del congedo. Anche in questo caso c’è il diritto alla contribuzione figurativa.
Il periodo di congedo però non dà diritto a maturare la quota di TFR per i due anni di assenza dal lavoro.

Caregivers in pensione prima

Il lavoratore che assiste un familiare disabile ha diritto anche ad un trattamento agevolato in materia pensionistica. Infatti l’Ape sociale ha tra le sue tante categorie anche quella dei caregivers. Un lavoratore che assiste un familiare disabile può uscire al lavoro già 63 anni sfruttando l’Ape sociale. L’anticipo pensionistico (Ape è acronimo di anticipo pensionistico) è una prestazione erogata dall’INPS a chi assiste un familiare disabile da almeno sei mesi prima di presentare domanda di pensione. La misura prevede che venga ammesso ai benefici il caregivers che ha almeno 30 anni di contributi versati. L’Anticipo pensionistico viene percepito fino ai 67 anni di età, quando decade la prestazione è l’interessato deve passare a percepire la propria pensione di vecchiaia ordinaria. Si ricorda che si tratta di una prestazione non reversibile e priva di maggiorazioni e tredicesima mensilità.