Copia conforme: cos’è e a cosa serve

Capita spesso sentire parlare di copia conforme o copia autentica per quanto riguarda determinati documenti delle pubbliche amministrazioni. Non è raro infatti che per una domanda, richiesta o pratica burocratica italiana, gli uffici pubblici chiedano ad un contribuente la copia conforme di un determinato documento. A dire il vero, ultimamente però, la semplificazione degli atti della pubblica amministrazione e del rapporto tra i cittadini e le PA ha portato spesso a far considerare com’è sufficiente la semplice autocertificazione sottoscritta da un richiedente. Non sempre però quest’ultima è sufficiente, perché come dicevamo prima, molte volte serve la cosiddetta copia conforme. Un documento maggiormente oneroso e più complicato da ottenere, anche se non impossibile come vedremo.

L’autocertificazione a volte è sufficiente e sostituisce la copia conforme

Lo stato di famiglia, il certificato di nascita, quello di residenza e così via. Queste sono molte delle certificazioni che se richieste per una determinata pratica, il contribuente può produrre tramite autocertificazione. I certificati prima citati mettono in luce una particolare tipologia di documentazione per la quale non serve alcuna copia autentica o conforme. Infatti in linea generale tutti i documenti che in teoria dovrebbero essere già presenti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni a nome di un contribuente, possono essere auto-certificati dallo stesso. In altri termini un contribuente può semplicemente presentare una dichiarazione sottoscritta da lui stesso con cui dichiara di essere nato in un determinato posto, in una determinata data oppure di risiedere in un determinato comune.

Non sempre l’autocertificazione serve, ecco quando la copia conforme è necessaria

Tutto questo perché grazie alle banche dati, le pubbliche amministrazioni possono facilmente verificare se le dichiarazioni del contribuente risultano veritiere o false. Un altro tipico esempio di documento che si può certificare è il titolo di studio. Per esempio, per la partecipazione ad un concorso dove è richiesto il titolo di studio, il titolo di studio in genere è richiesto. Ma ciò non significa dover per forza di cose produrre il diploma e nemmeno la copia conforme del diploma. Infatti sarà compito dell’ente titolare del concorso pubblico verificare se le dichiarazioni del candidato, siano veritiere o non corrispondano al vero.

Quando serve copia autentica di un determinato documento

Diverso invece è il caso di documenti importanti per i quali è necessario produrre la cosiddetta copia autentica. In questo caso produrre una domanda ad un determinato ente obbliga il contribuente a munirsi della copia autentica del documento richiesto a corredo dell’istanza. Un tipico esempio è la richiesta di liquidazione delle somme di danaro che un defunto aveva depositato in banca. La richiesta degli eredi deve essere corredata dalla copia della dichiarazione di successione che deve essere autentica o conforme. Infatti gli eredi non possono recarsi in banca e dichiarare con autocertificazione di essere eredi di un defunto e di aver prodotto la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Bisognerà produrre alla banca la copia autentica della dichiarazione di successione. Copia che la stessa banca tratterrà, a tal punto da rendere di fatto obbligatorio ottenere una copia conforme della successione quasi sempre.

Come si fa ad avere una copia conforme

Per autenticare una copia di un atto o di un certificato bisogna recarsi presso gli uffici competenti che possono essere quelli comunali, oppure un notaio o un altro soggetto autorizzato (per le successioni lo stesso ufficio che ha rilasciato l’originale). In pratica questi soggetti sono colori i quali confermano che la copia di un atto corrisponde esattamente all’originale. In genere per l’autentica si inserisce sopra il documento una marca da bollo e i soggetti che devono certificare l’autenticità del documento, sottoscrivevano la copia.

Tra antisemitismo e sport: proposta l’eliminazione del numero 88 dalle maglie dei calciatori

Inneggiare al nazismo e al fascismo come si sa è un reato perseguibile per legge. Si chiama apologia di reato quello che commettono quanti, in barba agli orrori del passato che fascismo e nazismo hanno provocato, oggi inneggiano a quel particolare è tremendo periodo storico. A più livelli l’antisemitismo è combattuto, proprio perché si tratta di uno dei periodi storici più terribili di cui si ha memoria. Proposte e interventi normativi che riguardano questo argomento, sono assai frequenti. Alcuni però sono assai particolari come per esempio questo che ha come promotrice Milena Santerini, che è la coordinatrice nazionale per la lotta dell’antisemitismo. La proposta della Santini è stata recapitata al Presidente del Consiglio dei ministri.

La proposta di cancellare il numero 88 dalle maglie dei calciatori

Sicuramente farà discutere perché da qualcuno verrà considerata forse esagerata, ma fatto sta che Milena Santerini, molto impegnata in materia di antisemitismo, ha prodotto una proposta alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Nello specifico si tratta di eliminare dalle maglie di calcio a tutti i livelli, il numero 88. Da quando sono sparite le numerazioni classiche sulla maglie delle squadre di calcio, i numenri utilizzati sono davvero molteplici. E nonostante in campo le quadre scendono in 11 calciatori, i numeri di maglia sono assai variabili. E non sono pochi i giocatori che hanno scelto come numero di maglia l’88. Un numero che evidentemente nasconde delle problematiche se Milena Santerini arriva a proporne l’eliminazione.

Perché nel mirino in fila proprio la maglia numero 88?

La coordinatrice del movimento contro l’antisemitismo ha chiesto che venga bloccato l’utilizzo della maglia numero 88 per i calciatori. Perché proprio la maglia numero 88? Perché questo numero pare abbia un collegamento molto stretto con il nazismo e con il gerarca Adolf Hitler. Come si legge sul sito tg24.it, il numero 88 esprime il saluto al leader nazista (heil Hitler). Per questo andrebbe tolto da dietro le maglie dei calciatori.

La proposta nello specifico

Secondo la proponente, anche se inconsapevole per molti, l’utilizzo di questa numerazione va contro la morale etica dello sport. Pertanto si suggerisce alle squadre di calcio, soprattutto quelle professionistiche e quindi molto seguite dagli appassionati, di non ammettere il numero tra quelli che i calciatori possono scegliere. Come si legge sul quotidiano di Napoli, Il Mattino, ad oggi il calciatore più popolare a indossare quel numero nella nostra Serie A è Mario Pasalic, calciatore dell’Atalanta. Lo scorso anno invece, anche il giovane centrocampista polacco del Verona, Mateusz Praszelik la indossava. Nel passato però l’88 è stato il numero di calciatori assai noti come gli italiani Gigi Buffon e Marco Borriello o il brasiliano Hernanes. E già allora le polemiche, soprattutto per Borriello furono aspre.

Nessuna imposta di registro per queste cause di primo grado ma non solo

L’Italia è un paese dove la tassazione è ai più alti livelli tra tutti i paesi della Comunità Europea. Una delle imposte più frequenti a cui sono chiamati i contribuenti nel momento in cui effettuano alcuni atti pubblici è l’imposta di registro. Con una circolare recente però l’Agenzia delle Entrate ha chiarito alcuni aspetti di questa imposta, sottolineando il fatto che essa non è dovuta in determinate circostanze. Un argomento che riguarda i contribuenti interessati da cause legali giudiziarie, a prescindere dal grado di giudizio.

Imposta di registro, ecco quando c’è l’esonero

Come si legge sul sito “informazionefiscale.it“, vige una esenzione dall’imposta di registro per le cause che hanno una soglia entro i 1.033 euro. È ciò che si evince dalla circolare numero 30 che l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato venerdì 29 luglio 2022. Ciò che il fisco italiano sottolinea con la circolare è che tale esonero dal versamento di questa imposta di registro non riguarda soltanto le cause di fronte al Giudice di Pace. In pratica non riguarda soltanto le cause di primo grado. Infatti l’esonero dal versamento dell’imposta di registro per le cause fino a 1.033 riguarda anche i gradi di giudizio successivi al primo.

L’Agenzia delle Entrate recepisce l’orientamento della giurisprudenza

Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate si è reso necessario dopo che la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la ragione che impone il non caricamento dell’imposta di registro su quelle cause di importo irrisorio e sotto la determinata cifra prima citata. E tale esenzione per i contribuenti italiani interessati riguarda qualsiasi grado di giudizio e qualsiasi tribunale ordinario. In altri termini, il fisco italiano ha recepito quello che può benissimo essere considerato l’orientamento della giurisprudenza in materia, indicando la novità ai contribuenti.

Il provvedimento delle Entrate in estrema sintesi

Ricapitolando, le Entrate sottolineano che per tutte le cause di conciliazione che hanno in 1.033 euro la soglia massima, non si versa l’imposta di registro ma solo il cosiddetto contributo unificato. Una novità che interesserà molti contribuenti interessati da contenziosi e conciliazioni. Ciò che va sottolineato è l’apertura a tutti i gradi di giudizio, cosa questa che prima non era molto conosciuta. Erano in molti a considerare questo esonero valido solo per le cause di primo grado.

Crowdsourcing imprese, ecco come funziona la condivisione di informazioni e di idee

Per crescere, per espandersi ed anche per entrare sul mercato di riferimento proponendo prodotti e servizi spesso innovativi, le imprese e le start-up possono decidere di unire le forze. E nel farlo possono condividere non solo le informazioni, ma anche le idee e le conoscenze acquisite.

Quando tutto questo avviene si parla di crowdsourcing che rappresenta, in tutto e per tutto, una forma di collaborazione ottenendo alcuni vantaggi non indifferenti. Vediamo allora, proprio per il crowdsourcing imprese, come funziona nel dettaglio la condivisione di informazioni e di idee.

Quali sono i vantaggi del crowdsourcing per le imprese e per le start-up

Per le imprese e per le start-up, il crowdsourcing può generare tanti potenziali vantaggi a partire dalle economie di scala, passando per la riduzione dei costi. Ed il tutto con l’obiettivo di massimizzare il potenziale di un’impresa o di una start-up grazie alla condivisione di informazioni e di idee.

Una condivisione che in genere avviene attraverso gli strumenti di comunicazione e di collaborazione digitale. Quando si parla di crowdsourcing, infatti, lo sviluppo di progetti e di idee condivise, tra le imprese e le start-up, è improntato sulla co-creazione. Nell’andare a sfruttare fonti esterne, inoltre, molte imprese e molte start-up possono eventualmente risolvere delle problematiche interne non solo in maniera più veloce, ma anche più efficace.

Quali sono i possibili sviluppi d’impresa grazie proprio al crowdsourcing

La condivisione di idee e di conoscenze, inoltre, sta alla base di molte imprese che operano online. Basti pensare, per esempio, all’enciclopedia Wikipedia. Ma anche a portali che sviluppano la propria attività grazie alle conoscenze ed alle informazioni fornite da terzi. Così come avviene, per esempio, per il sito e per l’app di recensioni Tripadvisor.

Quindi, il crowdsourcing spesso non solo è strategico, ma è anche essenziale per le imprese che puntano o che hanno bisogno di coinvolgere i loro clienti. Così come il crowdsourcing può permettere di raccogliere fondi più velocemente, ed in tal caso si parlerà di crowdsourcing.

Allo stesso modo, molte aziende di software mettono a disposizione liberamente i propri applicativi, quasi sempre in versione beta, per farli testare direttamente al pubblico e quindi alla potenziale base dei clienti. Ed in tal caso si parlerà di crowdtesting.

Borghi d’Italia, ecco quelli più amati dagli investitori stranieri

Borghi d’Italia sono piccole perle spesso più conosciute dagli stranieri che dagli stessi italiani, di seguito una  piccola classifica.

Borghi D’Italia, alcune bellezze tutte italiane

I borghi d’Italia sono piccole realtà meno di 5 mila abitanti. Piccoli luoghi in cui la bellezza la fa da padrona, ma che spesso sono molto ambiti dagli stranieri che li amano per la loro tranquillità. Abbandoniamo le classiche mete turistiche per riscoprire l’Italia dei Borghi. Ogni regione italiana ha il suo borgo, mete che possono essere visitate anche durante l’estate.

Tra i borghi più apprezzati dagli stranieri che sognano di comprare una casa in Italia c’è Oggebbio. E’ un comune italiano con 856 abitanti della provincia del Verbano- Cusio- Ossola, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. Anche il borgo di Brienno ha raggiunto circa il 60% delle visite degli stranieri in cerca di appartamenti o ville in Italia. Dato fornito da una ricerca del sito idealista.it che ha stilato tale classifica. Il Brienno è un comune italiano di 331 abitanti della provincia di Como in Lombardia, sulla sponda occidentale dal lago di Como.

Le altre località più ambite

Tremosine sul Garda è un comune italiano sparso di 2 052 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Posto su un terrazzo strutturale che sovrasta l’alto lago di Garda, fa parte de I borghi più belli d’Italia. Ed ancora il Colonno preferito dal 62% degli stranieri. Questo comune lombardo con cieca 460 abitanti è la prima tappa dalla Greenway del lago di Como.

Sempre tra i borghi più belli d’Italia c’è il borgo ligure di Perinaldo, nell’entroterra di Imperia. Sono il 63% degli stranieri che vorrebbero comprare o locale qui una casa. Un punto in più è conquistato da Apricale. E’ un comune italiani di 629 abitanti, un bordo di pietra immerso tra boschi di ulivi e scrigno di tesori. Infine anche Tignale, un gioiello immerso nel cuore del Parco Alto Garda Bresciano ed esteso fino alle rive del lago.

Borghi d’Italia, il podio

Al terzo posto c’è l’intramontabile Portofino. E’ un borgo di pescatori sulla Riviera Ligure a sud-est di Genova. Sono molto caratteristiche le case color pastello e i luoghi di lusso come le boutique e i ristoranti con le tipiche specialità di pesce. Celeberrima la Piazzetta che domina il porto in cui sono attraccati gli yacht. Il secondo posto spetta a Campione d’Italia, in provincia di Como, unica exclave italiana in territorio svizzero, affacciata sul lago di Lugano.

Al primo posto, il luogo più ambito dagli stranieri che vogliono comprare casa c’è Positano. Il borgo si trova lungo la costiera amalfitana, al sud dello stivale. E’ una destinazione turistica molto famosa. Spiagge di ciottoli, stradine, locali, boutique e negozi. Il mare è bellissimo e tra le sue bellezze c’è anche la Chiesa di Santa Maria Assunta ed il sentiero escursionistico Sentiero degli Dei che collega il borgo alle altre città costiere.

 

 

Reversibilità 2022, sentenza per i nipoti: quali familiari hanno diritto?

In questa rapida guida andremo a vedere alcune novità inerenti alla pensione di reversibilità nel 2022. Quali sono i familiari ad averne diritto e cosa cambia per i nipoti del pensionato? Lo scopriamo nei paragrafi di seguito.

Pensione reversibilità 2022: novità in sentenza

Stando alla recente sentenza dell’aprile 2022 cambiano alcune cose inerenti alla pensione di reversibilità. La platea di beneficiari, di fatto, si allarga rispetto a prima, ed ora possono esserci più eredi possibili in caso di decesso del pensionato.

Quindi, stando alle ultime novità, non saranno più soltanto le mogli vedove a poter usufruire della pensione di reversibilità o indiretta, cioè la forma di sostegno pensionistico dedicata ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. Infatti la Corte Costituzionale e alcune riforme hanno allargato il campo d’azione, inserendo una serie di persone precedentemente escluse dal diritto a ricevere la reversibilità. Nello specifico la sentenza n. 88/2022 della Corte Costituzionale estende il diritto alla pensione di reversibilità dei nonni anche ai nipoti maggiorenni, orfani dei genitori e inabili al lavoro.

Quindi, nel novero dei familiari aventi diritto si inseriscono pienamente anche quei nipoti inabili a lavorare o orfani di genitori, magari cresciuti proprio dagli stessi nonni.

Pensione di reversibilità: di cosa si tratta

Ma di cosa si tratta, quando si parla di pensione di reversibilità?

La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico che viene riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti. Trattasi di una pensione pari a una quota in percentuale alla pensione del defunto.

La pensione indiretta viene riconosciuta nei casi in cui l’assicurato abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva, con 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la data del decesso.

A chi spetta la pensione di reversibilità?

Andiamo a vedere, in questo paragrafo, chi può avere diritto alla pensione di reversibilità, dopo che abbiamo visto di cosa si tratta.

Come detto, tale pensione è un trattamento riconosciuto dopo il decesso del pensionato in favore dei familiari superstiti. Di seguito, vediamo chi ne ha diritto:

  • il coniuge o chi è unito civilmente;
  • il coniuge divorziato a patto che sia titolare dell’assegno di divorzio, e che non debba essere passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia precedente alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio;
  • i figli minorenni del defunto;
  • i figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso, qualunque sia la loro età;
  • i figli maggiorenni studenti, a carico del genitore, che non prestino attività lavorativa, che frequentano scuole o corsi di formazione professionale equiparabili ai corsi scolastici, nei limiti del 21esimo anno di età;
  • i figli maggiorenni studenti, a carico del genitore, che non lavorano, che frequentano l’università, non oltre l’età di 26 anni;

In ultimo, ma non ultimo, la pensione di reversibilità spetta in assenza del coniuge e dei figli, ai superstiti, i genitori dell’assicurato o pensionato che al momento della morte di quest’ultimo abbiano compiuto il 65° anno di età, che non siano titolari di pensione e che, però risultino a carico del lavoratore deceduto.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alla questione di approfondimento e cambiamenti della pensione di reversibilità.

Trasferire soldi all’estero: fino a che somme è consentito?

Esiste un limite per trasferire somme di denaro all’estero? A questa domanda ed altre curiosità sulla questione daremo risposta nella rapida ed esaustiva guida di seguito.

Trasferimento denaro all’estero: c’è un limite?

La prima ed immediata risposta alla domanda posta in essere è quella del “sì, esiste un limite di trasferimento di denaro all’estero”. Ovviamente, si sta parlando di un invio di denaro in contanti.

Infatti, la somma massima che si può inviare, previa trasferimento, all’estero è di 9,999,99 euro. Superato tale limite, occorrerà poi dichiarare la somma alla dogana, o meglio all’Agenzia delle Dogane.

Stando, infatti, all’art. 3, comma 1 del D.lgs 195 del 2008, tutti i soggetti che trasportano al di fuori del territorio nazionale una somma pari o superiore a 10.000 euro sono tenuti a comunicarlo ai funzionari delle Dogane con un’ autodichiarazione.

A parte il denaro in banconote e monete vanno inclusi travellers’ cheques e assegni firmati ma privi del nome del beneficiario.

Sono invece esclusi, quindi trasferibili senza dover essere dichiarati:

  • i  vaglia postali o cambiari,
  • gli assegni postali, bancari o circolari che riportino il nome del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.

Autodichiarazione per trasferimento denaro: cosa e come va dichiarato

Nella sopra citata autodichiarazione, cosa occorre sapere e cosa va dichiarato, dunque?

La comunicazione da presentare alla Agenzia delle Dogane dovrà riportare le seguenti indicazioni:

• le generalità del contribuente che effettua il trasferimento e di chi eventualmente lo riceve,
• la provenienza dei fondi trasferiti,
• il possibile utilizzo del denaro.

Questa comunicazione, ovvero autodichiarazione potrà essere consegnata in forma scritta, al momento del passaggio presso gli uffici doganali, oppure potrà essere trasmessa telematicamente all’Agenzia delle Dogane, prima di attraversare la frontiera. In tale caso si dovrà tenerne una copia con se con il numero di registrazione attribuito dal servizio telematico.

Nel caso di trasferimenti di contante effettuati a mezzo posta la succitata dichiarazione viene consegnata alle Poste (o ad altri fornitori del servizio) all’ atto della spedizione.

L’ufficio postale, o chi per esso, dovrà rilasciare una ricevuta e trasmettere la dichiarazione in via telematica alla già citata Agenzia delle Dogane entro un tempo limite di sette giorni.

Occorre fare attenzione anche agli obblighi dichiarativi delle somme detenute all’estero. Qualora la somma detenuta all’estero superasse i 15.000 euro occorrerà indicarli nel quadro RW della dichiarazione dei redditi ai fini del monitoraggio. Se la giacenza media all’estero è almeno pari a 5.000 euro è dovuta anche l’imposta patrimoniale IVAFE.

Soldi e limiti con bonifici SEPA

Cambia, ovviamente il discorso per quanto riguarda il trasferimento di denaro con Bonifico SEPA – ovvero il sistema di bonifico Europeo – quindi da conto corrente.

Per i Bonifici SEPA non esiste, infatti, alcun limite previsto all’importo da inviare, mentre sono fissati i tempi di accredito massimi.

tempi e i costi per il trasferimento di denaro sono stabiliti in rapporto all’Istituto di Credito al quale ci si rivolge, in genere il tempo massimo di esecuzione del bonifico è di un giorno lavorativo e l’accredito viene eseguito sul conto corrente del beneficiario nel giro di due giorni.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere in merito alle possibilità e modalità, nei limiti imposti, per il trasferimento di denaro all’estero.

Petrolio russo, stop al carburante: cosa c’è da sapere

In tempo di guerra, tra sanzioni e trattative diplomatiche, il petrolio russo è sempre più al centro dell’attenzione. Sembrerebbe essere definitivo lo sto al carburante, da parte dell’ unione europea. Vediamo, in questa rapida guida cosa c’è da sapere e cosa ci attende nel futuro immediato.

Stop al carburante: l’Europa prende posizione

La decisione di Ursula von der Leyen sembra ormai effettiva, dire stop al petrolio russo.

Potrebbero servire sei mesi per dire addio al carburante russo e altrettanti mesi per mettere al bando anche tutti i prodotti petroliferi: la roadmap avrà così la durata totale di un anno. Ma quali saranno gli effetti sui carburanti e per gli automobilisti? Non è semplice dirlo per il periodo a medio e lungo termine, ma cerchiamo di capire intanto cosa sta succedendo nell’immediato.

Aumento del petrolio

Diversi e molteplici sono i fattori da mettere in conto, ma è possibile fare alcune considerazioni guardando l’andamento del mercato.

Pare evidente che il prezzo del petrolio sia salito nell’immediato di circa il 4% e oltre sui mercati internazionali, attestandosi sui 109 dollari/barile, per poi continuare a crescere superando i 111 $/b, mentre nelle ultime settimane aveva viaggiato su una media di 100-105.

Rispetto al periodo precedente vi è una notevole differenza. Nel novembre 2021, ad esempio, ben prima che la Russia cambiasse il mondo, le quotazioni del petrolio si muovevano tra gli 80 e gli 85 dollari al barile. Mentre,ù se pensiamo che un anno fa, a maggio 2021, il costo del greggio era di 67-69 $/b vediamo un cambio ancora più netto.

Una serie di aumenti che si sono riversati sulle quotazioni dei prodotti petroliferi e sui prezzi dei carburanti alla pompa. Sarà, dunque, necessario essere subito in grado di riallineare le dinamiche di domanda-offerta per scongiurare degli scompensi in grado di incidere sui prezzi.

Per fortuna, il petrolio non presenta tutte le criticità fisiologiche del gas legate al trasporto via tubo. L’offerta non manca, ma sarà necessario essere bravi a coordinare il tutto, evitando che possano alimentarsi speculazioni a livello internazionale.

Le accise e le scorte: cosa c’è da sapere

La possibilità di un altro rilascio straordinario delle scorte di petrolio da parte dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) potrebbe essere un barlume di speranza. Sarebbe il terzo intervento dal tempo della invasione russa di Putin.

Un altro scenario possibile è stato già ufficializzato dal Governo, che ha prorogato il taglio delle accise fino all’8 luglio.

Non va nemmeno escluso che, se la situazione non dovesse normalizzarsi in tempi brevi, l’Esecutivo possa confermare la misura anche dopo la data segnata in calendario. Pure a causa che i prezzi di benzina e diesel continuano a salire e il taglio delle accise è ancora necessario.

Sul versante dei carburanti italiani si registra, invece, un incremento di circa 1,5 centesimi, da sommare ovviamente a quelli dei giorni precedenti, che portano in media la verde e il gasolio in Italia oltre gli 1,8 euro per litro. In autostrada si arriva persino a 2,3 €/l, con il diesel premium che tocca i 2,5 €/l.

Conclusioni

Per concludere, possiamo dire che nel lungo periodo, se la situazione non dovesse normalizzarsi, potrebbe essere necessario estendere ancora la misura del taglio o renderla addirittura strutturale, magari con modifiche ai provvedimenti già attuati.

Ad ogni modo, molto dipenderà dall’evoluzione della guerra in Ucraina. Per gli automobilisti, tuttavia, resta il rischio di possibili ulteriori incrementi del costo dei carburanti nel corso dei prossimi mesi. Secondo l’UE, infatti, l’embargo del petrolio russo è necessario ma “non sarà facile”. In sostanza, il provvedimento potrebbe comportare notevoli conseguenze per quanto riguarda la spesa per il rifornimento di famiglie e imprese, in Italia ed in Europa.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere in merito alla questione petrolio russo e carburante nel futuro immediato.

Decontribuzione Sud: arriva la circolare operativa dell’INPS

La legge 178 del 30 dicembre 2020 all’articolo 1 commi da 161 a 168 ha previsto la decontribuzione per le aziende che assumono al Sud, sono esclusi i contratti di lavoro agricolo, lavoro domestico. L’Inps con la circolare 90 del 27 luglio 2022 ha dato indicazioni per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi a tale esonero contributivo per il periodo da luglio 2022 a dicembre 2022.

A quanto ammonta l’agevolazione Decontribuzione Sud?

La legge 178 del 2020 prevede l’esonero contributivo in misure diverse nel tempo, in particolare:

– 30% fino al 31 dicembre 2025;
– 20% per gli anni 2026 e 2027;
– 10% per gli anni 2028 e 2029.

In quali regioni si applica?

Tale esonero si applica a Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’obiettivo di questa disciplina di favore è preservare l’occupazione delle imprese del Mezzogiorno in prospettiva pluriennale, tale esigenza, ribadisce la circolare 90 del 2022, diventa ancora più importante visti gli eventi socio-economici, tra cui la guerra in Ucraina, che stanno caratterizzando gli ultimi mesi.

Possono richiedere il beneficio economico i datori di lavoro anche non imprenditori che abbiano subito gli effetti negativi della guerra in Ucraina e che siano collocati nelle 8 regioni interessate. Ricordiamo che tra gli eventi connessi alla guerra ci sono i costi dell’energia.

Esclusione dei benefici Decontribuzione Sud

Oltre ad essere esclusi alcuni contratti di lavoro e in particolare lavoro domestico e nel settore agricolo, vi è l’esclusione dal beneficio della decontribuzione Sud per:

  • consorzi di bonifica;
  • enti pubblici economici;
  • istituti autonomi case popolari;
  • enti trasformati in società di capitali, ancorché a capitale interamente pubblico, per effetto di procedimenti di privatizzazione;
  • ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato;
  • enti ecclesiastici;
  • enti morali;
  • consorzi industriali.

Sono inoltre escluse le imprese che operano nel settore finanziario e quelle sottoposte a sanzioni UE.

Dal punto di vista oggettivo la decontribuzione Sud non si applica ai premi e contributi Inail, inoltre non si applica per i versamenti ai fondi per il TFR e ai fondi interprofessionali.

Decontribuzione Sud e contratto di somministrazione di lavoro

Il beneficio viene riconosciuto anche nel caso in cui trattasi di contratto di somministrazione di lavoro, in questo caso se l’agenzia di somministrazione ha sede in una regione diversa rispetto a quelle ammesse al beneficio, l’esenzione viene applicata comunque se la sede effettiva di lavoro si trova in una delle regioni ammesse al beneficio. L’agevolazione viene comunque concessa tenendo in considerazione i limiti previsti per gli aiuti di Stato.

Leggi anche: Arriva il 14 giugno la proroga termini per l’autodichiarazione Aiuti di Stato

Prestazioni pensionistiche

L’Inps precisa nella circolare che, in seguito all’applicazione di questa misura, resta comunque fermo il computo delle prestazioni pensionistiche per il lavoratore, cioè non vi è una perdita per il lavoratore sull’ammontare di pensione maturata.

Istruzioni operative

La circolare dell’Inps sulla Decontribuzione Sud detta anche le modalità operative per ottenere tale agevolazione per i mesi intercorrenti da luglio 2022 al 31 dicembre 2022. Nel flusso Uniemens dovranno esporre per i lavoratori per i quali spetta l’agevolazione:

  • elemento <Imponibile> e elemento <Contributo> della sezione <DenunciaIndividuale>. In particolare, nell’elemento <Contributo> deve essere indicata la contribuzione piena calcolata sull’imponibile previdenziale del mese.

Per esporre il beneficio la procedura è:

andare alla sezione <DenunciaIndividuale>, <DatiRetributivi>, nell’elemento <InfoAggcausaliContrib> i seguenti elementi:
– nell’elemento <CodiceCausale> dovrà essere inserito il valore “DESU”, avente il significato di “Esonero per assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato Articolo 1, commi da 161 a 168, della legge 30 dicembre 2020, n. 178”;

– nell’elemento <IdentMotivoUtilizzoCausale> dovrà essere indicato il valore “N”. Per quanto concerne le agenzie di somministrazione, relativamente alla posizione dei lavoratori assunti per essere impegnati presso l’impresa utilizzatrice (posizione contributiva contraddistinta dal CSC 7.07.08 e dal CA 9A), dovrà essere concatenato alla data di assunzione, il numero di matricola dell’azienda utilizzatrice, nel seguente formato AAAAMMGGMMMMMMMMMM (18 caratteri; ad esempio: 202106091234567890) o, in sua mancanza, il codice fiscale;

– nell’elemento <AnnoMeseRif> dovrà essere indicato l’Anno Mese di riferimento del conguaglio;

– nell’elemento <ImportoAnnoMeseRif> dovrà essere indicato l’importo conguagliato, relativo alla specifica competenza.

Per coloro che non riuscissero ad adeguare i sistemi entro il mese di luglio, il beneficio riguardante il mese di luglio potrà essere esposto nei successivi (agosto, settembre e ottobre 2022). per il mese arretrato deve essere compilata la sezione “InfoAggcausaliContrib” .

Puoi scaricare la circolare 90 dell’Inps qui Circolare_numero_90_del_27-07-2022

 

 

Business Angel, cos’è e come aiuta l’imprenditore di una start-up

Il business Angel è un investitore informale, molto amato dalla start-up. Ecco la sua funzione e come può davvero aiutare gli imprenditori

Business Angel, chi è e cosa fa?

Molto spesso quando un’impresa è in fase di start-up ha bisogno di capitali che entrino in azienda per crescere. Certo essendo appena nate, non sono quotate in borsa e le azioni sono fuori discussione, anche perché non esistono sul mercato. Quindi c’è bisogno proprio di qualcuno pronto a giocare e a correre il rischio imprenditoriale. C’è bisogno di un Business Angel. Si tratta di una figura che aiuta le start-up promettenti sia dal punto di vista economico che attraverso assistenza tecnica e direzione strategica.

Non esiste una scuola specifica per business angel. Piuttosto si deve avere un talento per le prospettive di mercato e fiuto negli affari. Per diventare business angel occorre solo investire in un’azienda innovativa e con un alto potenziale di rischio in maniera informale. Infine non esiste un sistema di tracciamento degli investimenti e proprio per questo motivo non è facile individuare questi finanziatori.

Quanti soldi investe un business Angel?

Non c’è una normativa specifica che interviene a dare una risposta a questa domanda. Tuttavia può investire da un minimo di 5-10 mila euro, ad un massimo di 100-200 mila euro. Ma di solito non superano mai i 500 mila euro, proprio perché tutto si basa sul una nuova impresa che però potrebbe raggiungere i massimi vertici del mercato in cui opera.

Infatti è una figura che non si limita solo a “prestare soldi“. Per quello è possibile rivolgersi a banche, istituti finanziari o esperti del settore, che si limitano solo a dare soldi all’imprenditore con la promessa di restituzione ad un tasso pattuito. Mentre il business angel investe a titolo personale o come parte di una rete professionale. E’ attratto da progetti imprenditoriali ad alto rischio ma ad alto rendimento atteso, e spesso anche a elevata componente d’innovazione tecnologica.

Come rendere appetibile una start-up

Per attrarre un business Angel occorre rendere molto appetibile la nuova start-up. Di seguito i cinque passi da seguire che potrebbero rivelarsi molto utili:

  1. Creare un elevator pitch efficace, cioè un discorso di presentazione molto efficace. La struttura di un elevator pitch efficace si basa sul modello AIDA: “Awareness” (attenzione), “Interest” (interesse), “Desire” (desiderio), “Action” (azione). Questi sono i 4 sentimenti che devono scaturire nel business angel quando ascolta il discorso dell’imprenditore. Del resto un investitore ascolta varie proposte, ma solo quello che lo gli fare “voglia di investire” sarà la sua scelta;
  2. Redigere un business plan dettagliato che permetta di coinvolgere e descrivere nei dettagli il business. A volte sono proprio i dettagli a fare la differenza agli occhi di un investitore attento;
  3. Realizzare un modello del prodotto/i che si intende vendere. L’oggetto fisico serve spesso a far tastare la fattibillità della stessa idea di business;
  4. organizzare un evento in cui si presenta il prodotto agli investitori. Magari anche con qualche video del processo produttivo o dell’uso da parte di un possibile cliente. Spesso questi momenti sono previsti all’interno di fiere o eventi specifici;
  5. credere al proprio progetto per trasferire l’entusiasmo a terze persone.

Affidarsi poi a professionisti per la realizzazione di questi step può risultare una scelta vincente per attrarre anche più business angel e realizzare così il proprio sogno imprenditoriale.