Assegno di invalidità: quanto spetta a chi non lavora

In questa rapida ma esaustiva guida andremo a sviscerare la questione inerente all’ assegno di invalidità e come funziona per coloro che non lavorano, ed a quanto ammonta ciò che può spettargli. E se vi sono o meno compatibilità con l’ indennità di disoccupazione.

Assegno di invalidità: di cosa si tratta

Innanzitutto, vediamo di cosa si tratta quando si parla di assegno di invalidità.

Sostanzialmente, un assegno di invalidità civile non è altro che una provvidenza economica riconosciuta ai mutilati ed invalidi civili che abbiano una età compresa tra i 18 anni e i 67 anni, nei cui confronti sia accertata una invalidità civile compresa tra il 74% ed il 99%.
Andiamo nei paragrafi successivi ad approfondire la questione, in merito ai non lavoratori.

Assegno di invalidità per chi non lavora

Andiamo subito a precisare che l’assegno ordinario d’invalidità, spettante a chi è in presenza di determinati requisiti contributivi (minimo 5 anni di contributi, di cui 3 nell’ultimo quinquennio), agli invalidi oltre i 2/3, viene ridotto per chi è in possesso di redditi da lavoro.

I suddetti redditi da lavoro sono infatti cumulabili parzialmente con l’assegno d’invalidità ordinario.

Andiamo, di seguito a vedere in quali modalità:

  • se il reddito da lavoro è fino a 4 volte il minimo Inps (pari a 501,89 euro mensili), ovvero fino a 098,28 euro annui, avremo un assegno cumulabile al 100%;
  • se il reddito da lavoro è, invece superiore a 4 volte il minimo Inps, ovvero da 098,28 euro annui fino a 32.622,85 euro annui, l’assegno sarà cumulabile al 75%, cioè è ridotto del 25%;
  • se il reddito da lavoro è, in ultimo, ma non ultimo, superiore a 4 volte il minimo Inps, ossia da  622,85 euro annui in poi, l’assegno sarà cumulabile al 50%, ovvero sarà dimezzato.

Va aggiunto, a tutto ciò, che la somma dei redditi non può essere inferiore a quella che sarebbe spettante al lavoratore qualora fosse rimasto nei limiti della precedente fascia.

Va inoltre anche considerato che va applicata anche una seconda riduzione se, malgrado la decurtazione, l’assegno resta comunque superiore al trattamento minimo e l’anzianità contributiva risulta inferiore a 40 anni.

Assegno di invalidità per chi ha smesso di lavorare: come funziona

Dunque, qualora la persona che percepisce l’assegno ordinario d’invalidità smettesse di lavorare, cosa accade?

Possiamo dire che in tal caso non esiste più un reddito da lavoro che si somma all’assegno, pertanto la prestazione non viene più decurtata, ma sarà per intero.

Occorre, però, prestare attenzione nel caso in cui, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, spetti la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione.

Di fatto, l’assegno ordinario di invalidità e l’indennità di disoccupazione Naspi sono due prestazioni che non possono essere cumulabili tra loro.

Assegno di invalidità e disoccupazione

Come si è potuto evincere dal precedente paragrafo, l’ assegno ordinario d’invalidità, diversamente dalla pensione d’invalidità civile, non è compatibile con l’indennità di disoccupazione.

Tuttavia, grazie a una nota sentenza della Corte Costituzionale, è possibile, per il disoccupato, fare una scelta tra il sussidio di disoccupazione e l’assegno d’invalidità ordinario.

Il diritto di opzione è un qualcosa che è stato riconosciuto pure da una successiva circolare dell’Inps, attraverso la quale l’istituto si è reso conforme alle previsioni della sentenza della Corte Costituzionale: il lavoratore è, quindi, libero di scegliere il trattamento più conveniente, ovvero tra disoccupazione e invalidità ordinaria. L’opzione è inoltre valida pure per l’indennità di mobilità e per analoghe indennità alla Naspi (come nei casi di Asdi e Dis Coll), in maniera ugualmente incompatibile con l’assegno d’invalidità ordinario.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alla percezione dell’ assegno di invalidità e alle modalità di percezione, in particolar modo per coloro che non lavorano e/o che sono in disoccupazione.

Cos’è Fisconline, il servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate, per gli adempimenti fiscali comodamente online, mette a disposizione dei contribuenti due canali telematici. Uno è Entratel, che è in prevalenza utilizzato dalle imprese, e l’altro è Fisconline che, invece, è un canale telematico utilizzato in prevalenza dai privati cittadini in qualità di persone fisiche. Vediamo allora, nel dettaglio, di capire cos’è Fisconline, il servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate, e soprattutto come si accede e come funziona.

Come si accede al servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate Fisconline

L’accesso al canale telematico Fisconline è possibile solo tramite le credenziali. Ovverosia, per le persone fisiche residenti in Italia, muniti di SPID, che è il Sistema Pubblico di Identià Digitale. Con la Carta di Identità Elettronica (CIE) e con la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Inoltre, Fisconline è accessibile tramite le credenziali sia ai cittadini italiani che sono residenti all’estero, sia alle società ed ai soggetti che sono diversi dalle persone fisiche. Ma a patto che, si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, si tratta di contribuenti che, diversi dalle persone fisiche, presentano la dichiarazione dei sostituti d’imposta per un numero massimo di 20 soggetti percipienti.

Cosa si può fare grazie a Fisconline, dal pagamento delle tasse alle fatture

Avere le credenziali di accesso a Fisconline, per un privato cittadino e per una micro e piccola impresa, significa poter assolvere a tutti gli obblighi fiscali senza mai doversi recare sul territorio in un ufficio dell’Agenzia delle Entrate. E questo anche perché, tra l’altro, per la stragrande maggioranza degli adempimenti fiscali l’accesso al canale telematico del Fisco è obbligatorio.

In quanto quasi sempre non è più ammesso, per esempio, il pagamento delle tasse con i moduli cartacei. E lo stesso dicasi pure per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi. In più, grazie alle credenziali di Fisconline i contribuenti possono accedere, per le fatture elettroniche, pure al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate.

Da Fisconline alla gestione di tutto il ciclo della fatturazione elettronica

Questo significa che la persona fisica o la piccola impresa, che è titolare di partita IVA, grazie all’accesso a Fisconline, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’, dopo l’accesso tramite le credenziali, può generare, può trasmettere e può ricevere le fatture elettroniche attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate.

Un sostegno per famiglie che vivono in affitto, ecco di cosa si tratta

Dare una mano a chi non ha una casa propria e vive in una casa su cui paga un canone mensile di affitto. Questo ciò che da tempo il governo fa con misure di favore per queste famiglie. Naturalmente si tratta di misure collegate alla situazione economica della famiglia, ma le dotazioni finanziarie introdotte dal Ministero delle infrastrutture tramite il decreto Aiuti è imponente. E sono dotazioni recentemente implementate che si collegano alla miriade di benefici di questo genere che singole Regioni e singoli Comuni da tempo adottano.

Ripartiti i soldi per il benefit sui contratti di affitto

Con 100 milioni di euro in più aggiungi tramite il decreto Aiuti i soldi disponibili per il fondo affitti per il 2022 sono passati da 230 milioni di euro a 330 milioni di euro. In pratica dopo i già imponenti stanziamenti introdotti nella legge di Bilancio di inizio anno, il decreto Aiuti ha rincarato la dose, aumentando i fondi a disposizione per le famiglie. Adesso si è dato il via libera alla suddivisione delle risorse su base regionale. Infatti la ripartizione su base regionale è già stata prodotta e resa pubblica dai dati del Ministero delle infrastrutture. Per esempio in Basilicata sono stati messi in dote 3,7 milioni di euro come ha confermato il Sicet Cisl, cioè la branca della sigla sindacale per gli inquilini.

La nota del sindacato degli inquilini che fa capo alla Cisl sul bonus affitto

Con una nota il sindacato degli inquilini della Cisl ha spiegato come dovrebbe funzionare l’aiuto. Pare che nulla cambierà rispetto al passato, e quindi all’aiuto erogato nel 2021. Ciò che sostiene la Cisl è quanto ha confermato il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile durante un incontro proprio con le associazioni sindacali di categoria. Lo Stato quindi ha provveduto a dividere i soldi tra le varie Regioni che a loro volta sono chiamate a provvedere a fare altrettanto Comune per Comune.

I sindacati spronano la Regione ad adoperarsi presto

Come si legge sul sito “Lasiritide.it”, sono stati i rappresentati del sindacato ad annunciare l’avvenuta ripartizione dei fondi. Vincenzo Cavallo e Roberto Taratufolo, rispettivamente segretario generale della Cisl Basilicata e segretario generale del Sicet Cisl Basilicata, hanno sottolineato come il via libera ai versamenti per le famiglie deve passare in coordinamento con i versamenti dal fondo per la morosità incolpevole. La situazione di grave crisi economica con cui le famiglie hanno a che fare da tempo, impone questo genere di calcolo. I due sindacalisti confermano che mentre si attende la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, l’auspicio è che la Regione Basilicata si adoperi quanto prima per mettere a punto la struttura operativa. E si chiede alla Regione di collegare a questo incentivo anche gli incentivi regionali della stessa natura. Un modo per avere più risorse e per estendere la platea dei potenziali aventi diritto agli aiuti nel momento in cui vivono in casa d’affitto.

Tagli sulle accise su benzina: cosa c’è da sapere

La situazione sul caro benzina è ormai in continuo fermento, con esso tutta la questione riguardante la crisi del gas. In questa rapida guida andiamo a scoprire cosa c’è da sapere sul taglio delle accise che il governo sta attuando in questo periodo.

Accise sulla benzina: a quanto ammontano

Innanzitutto, quando si parla di accise, cosa si intente è bene definirlo. Una accisa è un’imposta indiretta a riscossione immediata che viene applicata alla quantità di energia consumata indipendentemente dal contratto o dal fornitore scelto, in base al D.L.504 del 26/10/1995 del Testo Unico Accise (T.U.A.).

Con il taglio messo in proroga dal governo dal 3 maggio all’8 luglio 2022, le aliquote di accisa saranno le seguenti:

  • per la benzina 478,40 euro per mille litri;
  • per il gasolio 367,40 euro per mille litri;
  • mentre per il gpl 182,61 euro per mille chilogrammi;
  • infine, per il gas naturale usato per autotrazione zero. Con in più l’Iva per il metano che scenderà al 5%.

Tagli sulle accise di benzina, gas e gpl: un approfondimento sulla questione

Dunque, il Consiglio dei ministri ha ribadito il taglio delle accise sul carburante: lo sconto sui prezzi di benzina, diesel e gpl come detto, rimarrà in vigore fino al prossimo 8 luglio. L’attuale scadenza era prevista per il 2 maggio, con una inevitabile impennata dei prezzi che sarebbe giunta già dal 3 maggio.

Attraverso tale proroga il governo manterrà il prezzo di benzina e diesel ben al di sotto dei 2 euro, al contrario di quanto sarebbe avvenuto senza il taglio delle accise di 25 centesimi al litro (a cui va aggiunta l’Iva per una complessiva riduzione di 30,5 centesimi).

Sussistono novità pure per quanto riguarda i controlli. Infatti, il termine per gli esercenti nel quale trasmettere le giacenze nei serbatoi per la corretta applicazione del taglio delle accise va a posticiparsi al prossimo 8 luglio 2022. Una ulteriore novità riguarda il monitoraggio anti-speculazioni attuato dal Garante dei prezzi, il quale potrà avvenire pure con il sostegno e la presenza della Guardia di finanza.

Il Garante, quindi dovrà monitorare l’andamento dei prezzi, compresi quelli relativi alla vendita al pubblico. Inoltre, per quanto riguarda il metano avrà pure il compito di monitorare l’andamento nell’ambito dell’intera filiera di distribuzione commerciale.

Nel prossimo paragrafo vediamo una rapida carrellata sui prezzi.

Benzina, gpl, metano: uno sguardo ai prezzi

Dunque, a causa della proroga fino a luglio i prezzi di benzina, diesel e gpl potrebbero rimanere invariati o perlomeno subire poche oscillazioni rispetto a quelli odierni.

Cambia un po’ il discorso per il metano, per il quale è atteso un calo abbastanza drastico, con il taglio delle accise e la conseguente riduzione dell’Iva.

Ma quali sono i prezzi del carburante oggi? Per capirlo vediamo gli ultimi dati di Quotidiano Energia, basati sulle rilevazioni aggiornate al primo maggio. Si registra, nelle ultime ore, un rialzo dei prezzi dovuto all’aumento delle quotazioni dei prodotti petroliferi. Ecco i prezzo di oggi (in euro al litro):

  • Benzina self: 1,798 (precedente era 1,783)
  • Benzina servito: 1,931 (era 1,925)
  • Diesel self: 1,815 (era 1,795)
  • Diesel servito: 1,948 (era 1,936)
  • Gpl tra 0,849 e 0,872
  • Metano auto tra 2,076 e 2,342.

Questo, dunque è il quadro in linea di massima che si estende nel nostro paese per questo futuro immediato, per quanto riguarda la situazione sui tagli delle accise e i costi dei vari materiali, tra benzina e affini.

Controlli fiscali: con decreto Semplificazioni pronto il nuovo sistema di notifiche

Entro il 20 agosto dovrà essere convertito il decreto Semplificazioni, in realtà probabilmente i partiti cercheranno di sollevarsi da questa incombenza prima delle festività, e già si preannunciano importanti novità come il nuovo sistema di notifiche per i controlli fiscali. Ecco cosa potrebbe cambiare.

Nuovo sistema di notifiche per termine istruttoria in fase di controlli fiscali

Il 27 luglio 2022 è stato approvato un emendamento al decreto Semplificazioni che prevede una sorta di facilitazione dei rapporti tra l’erario e il contribuente. La norma prevede che al termine della fase istruttoria, in seguito ad accertamento fiscale, il contribuente debba essere avvisato del termine della stessa. La comunicazione della fine della fase istruttoria potrà però essere effettuata con nuove modalità, cioè non la comunicazione scritta o raccomandata, ma attraverso diversi sistemi, tra questi:

  • sms;
  • notifica tramite app IO ( applicazione per smartphone che consente di “dialogare” in modo semplificato con  le Pubbliche Amministrazioni);
  • posta elettronica certificata;
  • e-mail.

L’amministrazione finanziaria avrà un termine di 60 giorni dalla conclusione della fase istruttoria dei controlli fiscali per avvisare il contribuente del termine della stessa.

Il nuovo testo dello Statuto dei Contribuenti

L’emendamento proposto e approvato, se arriverà all’approvazione finale all’interno del decreto Semplificazioni andrà ad incidere sull’articolo 6 della legge 2012 del 2000 (Statuto dei contribuenti) rubricato “conoscenza degli atti e semplificazione“. Si prevede quindi la notifica della fine della fase istruttoria con esito negativo.

Il comma 2 di detto articolo stabilisce: “L’amministrazione deve informare il contribuente di ogni fatto o circostanza a sua conoscenza dai quali possa derivare il mancato riconoscimento di un credito ovvero l’irrogazione di una sanzione, richiedendogli di integrare o correggere gli atti prodotti che impediscono il riconoscimento, seppure parziale, di un credito.

Ora nello stesso articolo sarà inserito il comma “La comunicazione dell’esito negativo della procedura di controllo non pregiudica l’esercizio successivo dei poteri di controllo dell’amministrazione finanziaria, ai sensi delle vigenti disposizioni”.

Decreto attuativo per Bonus trasporto pubblico: quando inoltrare la domanda?

Dal mese di settembre 2022 sarà possibile inoltrare la domanda per poter ottenere il bonus trasporto pubblico di 60 euro. Ecco a chi spetta e quando presentare la domanda.

Decreto attuativo Bonus trasporto pubblico

Il decreto interministeriale è stato presentato dai ministri del Lavoro Orlando e delle Infrastrutture Giovannini, l’obiettivo è promuovere la transizione ecologica andando a supportare il trasporto pubblico attraverso incentivi al loro uso. Allo stesso tempo vuole essere una misura di aiuto nei confronti delle famiglie infatti viene riconosciuto un concreto aiuto a studenti, lavoratori e pensionati che viaggiano con mezzi pubblici su ferro e su gomma.

Il decreto mira quindi a dare attuazione al decreto Aiuti che prevede tale bonus per la mobilità.

Il bonus trasporti previsto dall’articolo 35 del decreto Aiuti è valido per l’acquisto di abbonamenti per TPL (Trasporto Pubblico locale), regionale e interregionale e per abbonamenti al trasporto ferroviario nazionale.

Il bonus non è valido per l’acquisto di servizi in prima classe, executive, business, club executive, salotto, premium, working area e business salottino.

Come ottenere il Bonus trasporto pubblico

Il bonus consente di ottenere il 100% della spesa sostenuta, senza però superare i 60 euro. Per poter ottenere il bonus trasporti è necessario avere un reddito dichiarato nel 2021 non superiore a 35.000 euro. Le somme ottenute non concorrono alla determinazione del reddito e quindi non vanno ad impattare sull’Isee. Il buono è nominativo e non cedibile.

La domanda potrà essere presentata dal mese di settembre e i fondi stanziati ( presso il ministero del Lavoro) sono 79 milioni di euro. Di questi un milione è però destinato alla progettazione della piattaforma per la prenotazione.

In base alle anticipazioni finora effettuate, il bonus sarà prenotabile alla pagina www.bonustrasporti.lavoro.gov.it per poter inoltrare la domanda sarà necessario avere uno SPID o utilizzare la CIE ( Carta di Identità elettronica). Una volta ottenuto il bonus si potrà utilizzare lo stesso presso le ricevitorie e biglietterie. Il bonus è utilizzabile per l’acquisto di abbonamenti, annuali o mensili, non per biglietti su singolo viaggio, sarà utilizzabile una sola volta. Il ministro Orlando ha dichiarato che c’è l’intenzione di rendere il bonus trasporto pubblico una misura strutturale.

Deve essere ricordato che per le spese di trasporto pubblico è possibile usufruire anche di altri vantaggi, come la detrazione del 19% delle spese sostenute, inoltre sono presenti iniziative anche di associazioni di settore.

Azioni e aziende, le migliori da comprare per il 2022

Azioni e aziende migliori per il 2022, è quello su cui punta il mercato degli investitori. Ecco alcune dritte per investire il proprio denaro.

Azioni e aziende, ecco su cosa investire

Scegliere sul mercato azionario non è cosa molto semplice. Sono varie le aziende che offrono le loro azioni per acquisire nuovi capitali. Ma districarsi nelle proposte del mercato delle azioni è importante, altrimenti si rischia di perdere soldi e tempo. Ecco alcune dritte su quelle che sembrano le azioni più interessanti del 2022.

Secondo i dati di Finanza Italia le migliori azioni da comprare sono le seguenti:

  1. Walt Disney;
  2. Uber Technologies;
  3. LHC Group;
  4. IAC/ InterActive
  5. DXC Technology;
  6. Alibaba Group;
  7. Littelfuse;
  8. Freeport-McMoRan;
  9. Charles Schwab;
  10. Oshkosh.

Di seguito alcune informazioni su queste aziende ed i mercati dove operano, anche se il settore della tecnologia sembra essere quello più gettonato.

Azioni e aziende, le prime cinque delle classifica

La Walt Disney non ha certo bisogno di presentazioni di alcun tipo. Ma da premiare è la capacità di reinventarsi e rimanere sempre e comunque sul mercato. La salvezza arriva con il lancio del servizio video in streaming Disney+. Disney+ sta ancora emergendo come il più forte concorrente di Netflix ( NFLX ) per un valore di mercato di 278,7 milioni di dollari.

Mentre Uber Tecnologies fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato. Attraverso un’applicazione mette in contatto i conducenti con i passeggeri. La società ha sede a San Francisco e qui in Italia è causa anche dello sciopero dei taxi. Con un valore di mercato di 75,3 miliardi di dollari opera in 63 Paesi al mondo.

LHC Group opera nel mondo della sanità. E’ un fornitore di assistenza sanitaria specializzato nel continuum di cura post-acuto. L’azienda opera attraverso cinque segmenti: Home Health Services, Hospice Services, Home and Community-Based Services, Facility-Based Services e Healthcare Innovations (HCI).

Inoltre la IAC/InterActiveCorp è un conglomerato mediatico statunitense che opera in diversi e importanti settori di affari nei settori trasformati da internet, online e offline. IAC ha più di 60 marchi ed opera in 28 stati con circa 20.000 impiegati.

Infine DXC Technology  è un marchio che nasce a livello mondiale nel 2017. Oggi conta 165.000 dipendenti ed ha molti filiali anche in Italia: Bari, Roma, Pavia, Pomezia e Cernusco sul Naviglio.

Le altre aziende della classifica mondiale

Alibaba Group è un marchio cinese che opera nel campo del commercio elettronico. Tra questi mercati online, piattaforme di pagamento e compravendita, motori di ricerca per lo shopping e servizi per il cloud computing.

E ancora si continua con Littelfuse, azienda che produce protezione dei circuiti e produce interruttori elettronici e sensori automobilistici. Mentre la Freeport-McMoRan Inc., spesso chiamata solo Freeport, è uno dei più grandi produttori di rame e oro al mondo su scala mondiale.

La carrellata delle azioni e delle imprese più importanti su cui investire si chiude con Charles Schwab e Oshkosh. La prima opera nei servizi finanziari, bancari, investimenti e gestioni patrimoniali a livello mondiale. Mentre la seconda Oshkosh  è un’azienda statunitense che progetta e costruisce veicoli ad uso speciale, veicoli militari, carrozzerie, autocarri antincendio aeroportuali e piattaforme di lavoro aeree.

 

 

Crisi di governo 2022, cosa potrebbe accadere alle misure del governo?

La crisi di governo 2022 in Italia, pone il dubbio su cosa accadrà alle misure, alle pensioni, ai bonus e a tutte le altre agevolazioni.

Crisi di governo 2022, il reddito di cittadinanza potrebbe svanire

In Italia è crisi di governo con la sfiducia al dimissionario premier Mario Draghi. Mentre la sinistra sembra un pò in pieno caos, la destra punta dritta e compatta alle elezioni previste per il 25 settembre 2022. Ma ci sono delle preoccupazioni per i bonus, pensioni, e agevolazioni già approvati durante questa legislatura.

Il reddito di cittadinanza, il vessillo del movimento cinque stelle, potrebbe scomparire, visto il flop del suo modus operandi a partire dai navigator. Mentre potrebbe essere sostituito da un assegno unico per la validità di un solo anno e che cambia in base al numero dei componenti del nucleo famiglia. Ma se dovesse governare la sinistra, la misura sarà riconfermata, ma con alcuni accorgimenti.

Crisi di governo 2022, che fine faranno le altre agevolazioni

Il capitolo pensioni sembra essere stato rinviato direttamente a gennaio dell’anno prossimo. Tuttavia dal prossimo gennaio dovrebbero scomparire Opzione donna, ape sociale e quota 102. Bloccata anche la riforma del catasto, almeno fino al nuovo governo. A prescindere da chi sarà a governare l’Italia, occorre una nuova politica di revisione che non si può curare con bonus  o vocher. Il decreto aiuti  DL n.50 del 17 maggio 2022, è già stato approvato, ma il lavoro di attuazione non è stato ancora ultimato. Infatti si ricorda che ancora non esiste un decreto attuativo per i lavoratori e lavoratrici autonomi o professionisti in merito al bonus 200 euro.

Anche se alcune categorie come i pensionati e alcuni lavoratori dipendenti lo hanno già preso. Tuttavia il bonus 200 euro potrebbe non essere rinnovato. O per lo meno per i lavoratori dipendenti potrebbe trasformarsi in una decontribuzione, giò dal prossimo decreto aiuti bis. Ma potrebbe essere l’ultimo decreto firmato da Draghi. Ma se guardiamo indietro ancora mancano decreti attuativi con provvedimenti firmati da Conte, che non sono mai stati realizzati come per il bonus occhiali. Mentre  resta ancora attivo l’assegno unico universale per figli a carico e sarà regolarmente percepito, almeno per tutta l’estate.

Superbonus 110%, bonus bollette e taglio delle accise

Nel frattempo anche il superbonus 110% sembra andare in soffitta. Finiti i fondi,  non ci sarà nessuna proroga e questo sembra essere certo. Mentre invece potrebbero essere portati avanti tutti i bonus relativi all’energia verde, anche perché occorre raggiungere le promesse fatte in Europa. Mentre il bonus bollette e taglio delle accise sulla benzina continueranno, sempre se non ci saranno sorprese con il nuovo decreto aiuti bis.

Attenzione al Pnrr che potrebbe essere bloccato. Per il Piano nazionale di ripresa e resilienza l’Italia ha diritto a oltre 200 miliardi di euro in fondi europei, per la ripresa dalla pandemia, fino al 2026.In cambio l’Europa  ha chiesto di approvare una serie di riforme strutturali che adesso potrebbero bloccarsi. Anche il decreto Concorrenza subirà uno spot, come il nuovo codice degli appalti, lo ius scholae e il ddl zan. Tuttavia il premier attuale rimane in carica soprattutto per cercare di placare il caro vita e per le questioni urgenti. Nel frattempo non resta di aspettare l’esito delle elezioni e la formazione del nuovo esecutivo.

 

 

Ricalcolo millesimi condominiali: chi paga e come funzionano

Il ricalcolo dei millesimi condominiali nella sua funzionalità, questo sarà approfondito nella nostra rapida guida, anche per capire meglio chi paga quando esso avviene all’interno del condominio.

Ricalcolo millesimi condominiali: di cosa si tratta

Dunque, cosa sono, in pratica, i millesimi condominiali? Sono così definiti perché al condominio viene assegnato per convenzione un valore totale di 1.000: in pratica rappresentano l’unità di misura del condominio stesso. Ogni parte di esso ha quindi un valore in termini di millesimi condominiali.

E come avviene il ricalcolo dei millesimi condominiali?

Sostanzialmente, i valori millesimali delle proprietà all’interno del condominio possono essere rettificati o modificati in due casi precisi:

  • nel caso in cui sono sbagliati: in tal caso, si parlerà di rettifica dei millesimi;
  • quando mutano le condizioni di una parte dell’edificio o di un solo appartamento (ad esempio a seguito di soprelevazioni, incremento di superfici o incremento o diminuzione delle unità immobiliari) e, in tal senso, si altera per oltre un quinto il valore proporzionale dell’unità immobiliare anche di un solo condomino. In questa circostanza, si parla di modifica dei millesimi. 

Nel prossimo paragrafo, andiamo a vedere chi paga questo ricalcolo condominiale ed altre cose in merito da sapere.

Tabelle millesimali, cosa c’è da sapere

In un condominio, troviamo due tipologie di proprietà: la proprietà esclusiva, ovvero quella del singolo sul proprio appartamento e la proprietà comune, sarebbe a dire quella di tutti i partecipanti alla comunione sui beni condominiali.

Le tabelle millesimali non servono ad altro che a stabilire l’entità del contributo di ogni condomino nella spartizione delle spese sui beni comuni e a conoscere il “peso” di ciascun votante nelle delibere assembleari. Tuttavia, può succedere che non tutti i condomini facciano lo stesso uso dei beni comuni, per esempio come accade per le scale e al loro impiego da parte del proprietario del primo piano rispetto a quello dell’attico. Per tale motivo, oltre alla tabella generale della proprietà, ne esistono altre. Potremmo dire che in linea sostanziale le tabelle millesimali solitamente sono tre:

  1. tabella generale
  2. tabella per le scale e tabella per l’ascensore
  3. tabella per il riscaldamento.

Ricalcolo millesimi condominiali: chi li paga?

Nel caso in cui il ricalcolo dei millesimi diviene necessario per un errore presente all’interno delle vecchie tabelle o quando è il risultato della volontà dell’assemblea di cambiare le stesse adottando nuove regole, la spesa viene ripartita tra tutti i condomini. Ognuno di essi quindi contribuirà al pagamento della parcella del tecnico nominato dall’assemblea in base ai propri millesimi di proprietà. 

Nel caso in cui, il ricalcolo dei millesimi è effettuato a causa della modifica del valore, di oltre un quinto, anche solo di un singolo appartamento, la spesa va a carico di chi ha dato luogo alla variazione.
Dunque, in buona sostanza, il condomino che ha effettuato i lavori nella propria unità immobiliare dovrà anche sostenere la spesa per il rifacimento delle tabelle.

Occorre la maggioranza per modificare le tabelle millesimali?

Occorre sapere che sia per l’approvazione delle tabelle millesimali che per la modifica delle stesse non è necessario il consenso dell’unanimità dei condòmini, ma è sufficiente la maggioranza qualificata prevista dall’articolo 1136 del Codice civile ossia un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio.

Quindi, a tal proposito vanno fatte le seguenti considerazioni:

  • qualora la modifica derogasse alla regola generale di divisione delle spese secondo millesimi, allora è necessaria l’unanimità;
  • se la modifica non deroga a tale norma, allora sarà sufficiente la maggioranza dei presenti che rappresentino almeno la metà dei millesimi. E questo vale anche se il regolamento condominiale era stato approvato all’unanimità.

Dunque, questo è quanto ci sia di più utile e necessario da sapere in merito alle beghe condominiali, sulla questione dei ricalcoli millesimali e alle conseguenti spese da supportare, all’interno di un condominio.

Bando Inps corso di lingue in Italia: come partecipare e bando

Tutti sanno quanto sia importante per gli studenti avere le certificazioni di conoscenza di lingue straniere e proprio per questo l’Inps mette a disposizione borse di studio per poter accedere a corsi con costi parzialmente coperti dall’Inps. Ecco chi può presentare domanda e i termini per partecipare.

Bando Inps “Corso di lingue in Italia”: a chi è rivolto

Il bando di concorso finalizzato all’ottenimento di borse di studio per corsi di lingue in Italia è rivolto a studenti che nell’anno scolastico 2021-2022 abbiano frequentato gli ultimi 2 anni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado. Si rivolge a figli dei dipendenti pubblici, orfani di dipendenti pubblici e figli di pensionati iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici. Coloro che sono ammessi potranno fruire di corsi di lingue extracurriculari da svolgere al di fuori dell’orario scolastico, finalizzati ad ottenere la certificazione (diploma linguistico) del livello di conoscenza
della lingua A2, B1, B2, C1, C2 secondo il Quadro Europeo di riferimento (CEFR), rilasciato dai competenti Enti certificatori.

Il corso dovrà svolgersi nel periodo intercorrente tra settembre 2022 e giugno 2023, dovrà avere una durata minima di 4 mesi e 60 ore di 60 minuti e potrà svolgersi in modalità online o sincrona.

Come sono divise le borse di studio “Corso di lingue in Italia”

Le borse di studio riconosciute dall’Inps sono 6.100 così suddivise:

  • 600 borse di studio per i ragazzi che frequentano le classi quarta e quinta della scuola primaria;
  • 2.000 borse di studio per i ragazzi che frequentano le classi seconda e terza media (scuola secondaria di primo grado);
  • 3.500 per i ragazzi che frequentano gli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado.

L’importo massimo per ciascuna borsa di studio è di 800 euro.

Incompatibilità

Per poter beneficiare della borsa di studio è necessario che lo studente non abbia già fruito nel medesimo anno di altre provvidenze erogate dall’Inps o da altre istituzioni pubbliche o private in Italia o all’estero di valore superiore al 50 % dell’importo della borsa di studio messa a concorso.

La borsa di studio è incompatibile con i seguenti bandi Inps:

  • corso di lingua all’estero, corso di lingue in Italia che consentano di ottenere la stessa tipologia di certificazione;
  • programma Itaca 2021-2022;
  • programma Itaca 2022-2023.

Come partecipare al bando Inps: Corso di lingue in Italia

Per iscriversi è necessario preliminarmente essere inseriti nella banca dati dell’INPS. Per fare questo occorre scaricare dal sito Inps il Modulo AS150, lo stesso deve essere compilato e consegnato alla sede provinciale INPS competente per territorio. La consegna può avvenire a mano, tramite PEC dopo aver scannerizzato il modulo. In alternativa può essere utilizzata una casella di posta elettronica ordinaria, ma in questo caso deve essere allegata anche la copia digitalizzata di un documento di riconoscimento. Infine, si può usare il fax o la raccomandata con ricevuta di ritorno.

Per comodità alleghiamo qui il modulo AS150 AS150_RichiestaIscrizioneInBancaDati

Eseguita questa operazione preliminare ( deve essere eseguita una sola volta e consente poi di presentare tutte le domande dell’INPS volte ad ottenere borse di studio), la domanda per la partecipazione al bando deve essere presentata telematicamente, nel caso in cui l’istante abbia più di un figlio deve proporre domanda per ognuno . Per accedere ai servizi è necessario avere un codice di identità digitale ( SPID, CIE o CNS). Occorre inoltre presentare il modello Isee.

Per trovare facilmente il bando e quindi accedere al servizio è necessario nello spazio cerca inserire “Corso di lingue in Italia”, selezionando la scheda prestazione “Corso di Lingue in Italia: borse di studio” . Una volta compilata l’istanza ( senza inserire il voto di religione) si dovranno attendere le graduatorie. La domanda può essere presentata dalle ore 12:00 del 20 luglio alle ore 12:00 del 1° settembre 2022. Le graduatorie saranno stilate entro il 28 settembre.

In allegato il bando di concorso per tutte le informazioni.

Bando__corso_di_lingue_in_italia_2022