Bonus 200 professionisti al via le domande, ecco da quando

Lentamente sembra arrivare la luce in fondo al tunnel per i professionisti e lavoratori autonomi che ad oggi ancora non hanno ricevuto il bonus di 200 euro. La data dalla quale potrebbe essere possibile presentare la domanda dovrebbe essere il 15 settembre 2022.

Bonus 200 professionisti: la domanda potrà essere presentata a breve

Il bonus 200 euro professionisti e lavoratori autonomi è disciplinato dal decreto Aiuti al fine di aiutare i lavoratori e pensionati a far fronte ai rincari energetici. Mentre i dipendenti, pubblici e privati, e i pensionati dovrebbero averlo già ricevuto, non è così per lavoratori autonomi e professionisti. Costoro infatti stanno ancora aspettando che siano delineate le modalità per potervi accedere, la procedura è stata invece più celere per colf e badanti. Anche per lavoratori autonomi e professionisti è previsto il requisito reddituale, cioè potranno richiederlo coloro che nel 2021 hanno avuto un reddito inferiore a 35.000 euro. Il fondo previsto in favore di queste categorie di lavoratori è di 95,6 milioni di euro.

Come presentare la domanda per il bonus 200 professionisti e lavoratori autonomi

In base a quanto finora stabilito nel decreto attuativo firmato dai Ministri del lavoro e dell’Economia, attualmente al vaglio della Corte dei Conti dal giorno 23 agosto 2022, ogni lavoratore autonomo e professionista, dovrà inoltrare la richiesta seguendo le modalità previste dalle singole casse previdenziali, ad esempio gli avvocati dovranno richiederlo seguendo le istruzioni operative fornite dalla Cassa Forense, mentre coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps dovranno richiedere il Bonus attraverso le indicazioni che rilascerà l’Inps.

Leggi anche: Bonus 200 euro per lavoratori autonomi e professionisti: il decreto attuativo

Le domande per ottenere il bonus di 200 euro per lavoratori e professionisti dovrebbero essere inoltrate con molta probabilità dal 15 settembre 2022 e le stesse saranno vagliate e approvate in ordine cronologico di arrivo fino a concorrenza dei fondi messi a disposizione. In base alle prime stime fatte, a poterne godere saranno circa 477 mila professionisti e di questi 146.000 dovrebbero essere quelli iscritti alla Cassa Forense su un totale di iscritti di 243.000, insomma una larga parte degli avvocati guadagna meno di 35.000 euro l’anno.

Quali lavori danno una pensione più alta

In un mondo che prigioniero è di pensioni sempre meno facili da raggiungere, tra aumenti di età lavorativa e posti di lavoro meno stabili, cerchiamo di scoprire in che modo si può ottenere una pensione più alta.

Pensione più alta, vi sono lavori specifici?

Molti si chiedono se ci siano lavori specifici con i quali si possano maturare pensioni più redditizie.

In realtà, l’incremento della nostra pensione non può prescindere da un periodo specifico di anni di lavoro e quindi dalla modalità dei contributi versati.

Un metodo molto importante, ad esempio è la ricongiunzione dei contributi.

La ricongiunzione dei contributi permette di riunire tutta la contribuzione accreditata in gestioni previdenziali differenti verso una sola cassa.

In questo modo si può ottenere, nella maggior parte dei casi una pensione più alta: fanno eccezione le ipotesi in cui vi sia una quota retributiva della pensione ed i periodi ricongiunti, risultando con un reddito medio imponibile esiguo, abbassino la retribuzione pensionabile.

Lavori usuranti, quali sono

Esistono, tuttavia i cosiddetti lavori usuranti che consentono di andare in pensione in anticipo erano i unicamente i seguenti prima della riforma delle pensioni 2022.

In pratica, coloro che hanno svolto un lavoro usurante e gravoso potranno andare in pensione con Quota 97, quindi:

  • con un’età minima di 61 anni e 7 mesi;
  • con 35 anni di contributi versati.

Vi è tuttavia un modo per ottenere una pensione più alta che andremo a vedere nel prossimo paragrafo.

Ottenere una pensione più alta: vediamo come

Vi è, come detto, un altra modalità per ottenere una pensione più alta ovvero andando a riscattare determinati periodi non lavorati, non utili ai fini della pensione.

Sarà necessario, nello specifico effettuare il riscatto dei contributi dei periodi seguenti:

  • i corsi di studio universitari (talvolta, è possibile accedere al riscatto agevolato degli anni di laurea);
  • tramite costituzione di rendita vitalizia, i contributi omessi e caduti in prescrizione;
  • i periodi di attività svolta con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa prima dell’obbligo contributivo presso la gestione Separata, cioè anteriori al 1° aprile 1996;
  • i periodi di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro (per cause di interruzione e sospensione previste dalla legge, per periodi posteriori al 31 dicembre 1996 e per un massimo di 3 anni);
  • i periodi intercorrenti tra un rapporto di lavoro e l’altro nel caso di lavori discontinui, stagionali, temporanei successivi al 31 dicembre 1996;
  • i periodi di congedo per motivi famigliari
  • i periodi di inattività connessi a rapporti di lavoro part-time successivi al 31 dicembre 1996;
  • i periodi di occupazione in lavori socialmente utili ai fini della misura delle pensioni;
  • gli anni di praticantato effettuati dai promotori finanziari;
  • i periodi di servizio civile su base volontaria, dal periodo seguente al gennaio 2009;
  • i periodi di aspettativa per motivi gravi di stampo famigliare;

Pensione supplementare e supplemento di pensione

Vediamo, inoltre le opzioni di supplemento alla pensione.

Modalità, quindi ulteriori per implementare la propria pensione.

Il supplemento di pensione può essere richiesto dopo un tempo di 5 anni dalla data di decorrenza della pensione o di un precedente supplemento. Qualora, invece, l’interessato abbia già compiuto l’età per la pensione di vecchiaia, può richiedere il supplemento dopo 2 anni, ma soltanto per una volta.

Tale supplemento è calcolato con gli stessi criteri previsti per le pensioni, pigliando considerazione la retribuzione e i contributi accreditati tra la data di decorrenza del trattamento e quella del supplemento da liquidare.

La pensione supplementare, invece è diversa.

Questa non è altro che una prestazione che si ottiene nel momento in cui il lavoratore possiede contribuzione versata in diverse casse e non in una sola, e che non abbia potuto accedere al cumulo, alla totalizzazione o alla ricongiunzione, e non abbia diritto ad un’autonoma pensione in una o più gestioni.

In tali casi, l’INPS liquida una prestazione, detta appunto pensione supplementare, che va ad aggiungersi alla pensione principale in pagamento, rendendo così l’assegno più alto.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario da sapere per poter ottenere una pensione possibilmente più alta.

Permessi per concorsi ed esami: come funzionano

Molto spesso ci si ritrova a svolgere una attività lavorativa e contemporaneamente dover proseguire il proprio percorso di studi universitari. Come funziona in questi casi la possibilità di ottenere permessi di lavoro per certe occasioni? Lo scopriamo in questa guida.

Permessi di lavoro, cosa c’è da sapere

Iniziamo col determinare la definizione di permesso di lavoro e vedere come e quando si applica.

Un permesso di lavoro non è altro che una richiesta fatta dal lavoratore al suo datore di lavoro, per sospendere la propria attività per un lasso di tempo stabilito in precedenza. Il permesso di lavoro può essere sia retribuito che non retribuito; questo dipende dalla tipologia del congedo che si richiede.

In questa nostra guida andiamo a vedere come usufruirne nel caso in cui bisogna sostenere degli esami di studio od anche, in taluni casi, dei concorsi per ulteriori lavori o cambio di impiego, ma con la modalità di retribuzione inclusa.

Permessi di lavoro retribuiti, per esami o concorsi

Possiamo subito dire che quasi tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro (meglio noti come CCNL) del settore pubblico prevedono 8 giorni l’anno di permesso per sostenere concorsi ed esami.

Il permesso è valido solo per il giorno stesso dell’esame e il lavoratore è tenuto a presentare una certificazione della Commissione esaminatrice, che sia debitamente timbrata e firmata, allegata alla richiesta di permesso.

A tal proposito bisogna occuparsi anche del permesso di lavoro per studio, quando il dipendente deve sostenere un esame.

E’ sempre più frequente che giovani lavoratori, infatti, siano ancora in vista di prendersi una laurea e quindi di dover sostenere esami di studio.

Vediamo, pertanto, nel prossimo paragrafo in merito, cosa c’è da sapere in merito ai permessi di lavoro per studio.

Permesso studio retribuito

Dunque, trattasi di un permesso retribuito fino ad un massimo di 150 ore, delle quali si può usufruire entro un determinato limite temporale (genericamente si tratta di un tempo di 3 anni). Questo ammontare di ore può aumentare a 250 nei casi in cui il lavoratore ne abbia bisogno per completare la scuola dell’obbligo. Quindi, nei casi in cui si tratti di lavoratori piuttosto giovani od anche persone in età avanzata che vogliano completare gli studi sospesi in tenera età, magari con le scuole serali.

Ma a chi spettano, quindi questi permessi di lavoro per studio?

Questi permessi di lavoro retribuiti spettano non soltanto ai dipendenti che ancora sono senza laurea e vogliono conseguirla, ma anche a coloro che vogliano conseguire un secondo titolo di studio. Il permesso viene assegnato al dipendente indipendentemente dal risultato ottenuto all’esame e anche dall’orario in cui verrà sostenuto il test. Si dovrà comunque in caso di richiesta, presentare eventuale documentazione al datore di lavoro che ne faccia richiesta.

Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi sia da sapere in merito alle possibilità e modalità di ottenere permessi di lavoro per conseguire esami o concorsi, senza correre il rischio di avere problemi col datore di lavoro e senza andare ad intaccare la propria retribuzione in busta paga.

 

 

Ecco quanto fa risparmiare una valvola termostatica sui termosifoni, ma quanto costa?

L’aumento del costo dei combustibili per il riscaldamento, come metano, pellet, legna da ardere sta incutendo paura a tante famiglie, ma non è detto che si debba per forza passare un inverno al freddo, è possibile infatti adottare degli accorgimenti per risparmiare. Tra questi vi è l’uso della valvola termostatica.

Valvole termostatiche: quanto si può risparmiare?

L’adozione delle valvole termostatiche in Italia è obbligatorio dal mese di giugno 2017, ma mentre negli impianti di nuova costruzione l’inserimento è quasi automatico, non tutte le famiglie si sono adeguate a questo obbligo e questo perché troppi hanno considerato le valvole termostatiche un costo e non un modo per risparmiare energia. L’obiettivo di una valvola termostatica è regolare la temperatura nei singoli ambienti in base all’uso fatto degli stessi evitando così di riscaldare eccessivamente spazi poco usati o usati prevalentemente solo in alcune ore della giornata .

Il risparmio che si può ottenere dipende dall’uso che viene fatto delle valvole termostatiche, ma può arrivare a circa il 20%, inserendo questa piccola accortezza all’interno di una serie di accorgimenti volti al risparmio energetico, la differenza in bolletta si fa sentire.

Perché la valvola termostatica fa risparmiare?

La valvola termostatica consente di risparmiare regolando la temperatura nei vari ambienti. Ad esempio se al mattino in casa resta solo una persona perché magari lavora in smart working, mentre i figli sono a scuola, ha poco senso avere i termosifoni nelle camere dei ragazzi aperti del tutto, si possono impostare a un regime minimo e quindi concentrare il riscaldamento sull’unica zona della casa utilizzata, ad esempio l’ufficio.

La valvola termostatica consente anche di scegliere la temperatura ideale in base all’ambiente, ad esempio si consiglia di impostare la temperatura della cucina a 18°C questo perché si tratta di un ambiente che tendenzialmente tende ad essere già caldo, la zona living invece non dovrebbe superare i 19°C.

L’obiettivo della valvola termostatica è regolare il flusso di liquido riscaldante nei termosifoni in modo da regolare anche l’esercizio del bruciatore che può essere una caldaia a condensazione, ma anche una stufa a pellet o un bruciatore a biomassa.

Quanto costa una valvola termostatica?

Questa la domanda che molti si stanno ponendo, dipende molto dal modello che si vuole installare. Il modello più semplice costa circa 10-20 euro e funziona in modo discreto. Chi vuole una valvola termostatica di maggiore precisione nella regolazione della temperatura, può scegliere un modello digitale il cui prezzo in media è di 50-60 euro.

Chi invece vuole una valvola termostatica smart, cioè che può essere comandata a distanza con l’uso di uno smartphone dovrà essere disposto a spendere anche 100 euro per ogni valvola.

Leggi anche: Come risparmiare in bolletta, piccoli accorgimenti che fanno la differenza

Fondo perduto per gli impianti fotovoltaici, è ancora disponibile

Il fondo perduto per l’istallazione di impianti fotovoltaici è ancora disponibile, ed oggi più che mai è importante conoscerne i dettagli.

Fondo perduto per gli impianti fotovoltaici, l’Europa finanzia i pannelli fotovoltaici

Il fondo perduto per incentivare l’istallazione di impianti fotovoltaici è ancora disponibile. Il PNRR stanzia molte somme per la realizzazione di interventi fino al 2026. Infatti l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di combinare impianti solari fotovoltaici su tutti i tetti degli edifici pubblici. Nella speranza di diminuire sempre più la dipendenza delle economie sui fossili, ma puntare sulle energie rinnovabili.

Si perché gli impianti posizionati su spazi verdi, edifici pubblici come le scuole, i palazzi comunali, possono trasformare la luce solare in energia elettrica. Proprio per questo è opportuno che ci siano bonus ed incentivi, sia per le famiglie che per le imprese, che possano aiutare a ridurre il bisogno energetico del nostro Paese.

Fondo perduto per gli impianti fotovoltaici, il parco Agrisolare

Ci sono contributi a fondo perduto previsti dal decreto 25 marzo 2022, in Gazzetta Ufficiale n. 149 del 28 giugno 2022 “Interventi per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 2, componente 1, investimento 2.2 «Parco Agrisolare»”.

In particolare si tratta di agevolazioni a fondo perduto per le aziende agricole e di trasformazione che hanno questi percentuali:

  • 50% a fondo perduto per le Regioni del Sud;
  • 40% a fondo perduto per le altre regioni;
  • 30% a fondo perduto per le aziende di trasformazione di prodotti agricoli e non.

Apertura sportello ore 12:00 del 27 settembre 2022 e fino alle ore 12:00 del 27 ottobre 2022 salvo esaurimento fondi. Le domande di accesso agli incentivi dovranno essere presentate attraverso il portale messo a disposizione dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A.

Fondo perduto, ecco chi sono i beneficiari

Possono ottenere il fondo perduto tutti i beneficiari che fanno parte del seguente elenco:

  • Imprenditori agricoli, in forma individuale o societaria;
  • Imprese agroindustriali, in possesso di codice ATECO (i codici ATECO sono precisati nel Bando);
  • Indipendentemente dai propri associati, le cooperative agricole che svolgono attività di cui all’articolo 2135 del cc e le cooperative o loro consorzi di cui all’art. 1, comma 2 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228.

Per imprenditore agricolo si intende colui che è iscritto nella sezione speciali del registro delle imprese, in forma di persona fisica o giuridica come coltivazione del fondo, allevamento di animali, silvicoltura ed affini. Mentre per impresa agroindustriale si intende l’azienda che è attiva nella lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli. Infine per cooperativa agricola, si intendono anche i consorzi, regolarmente iscritti nella sezione speciale del registro delle imprese e che operano nella coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali e attività connesse.

Prezzo sui carburanti, non c’è pace per gli automobilisti

Il prezzo sui carburanti non vuole lasciare in pace gli automobilisti, potrebbero arrivare a breve delle notizie peggiori per nuovi aumenti

Prezzo sui carburanti, possibile nuova impennata

Il rincaro vertiginoso di luce e gas, potrebbe contagiare anche il prezzo sui carburanti. Infatti secondo gli esperti, non si esclude un’altra impennata che faccia aumentare i costi per i guidatori. Infatti in sale alle rilevazione fatte il prezzo medio nazionale sulla benzina self è salito a 1.770 euro a litro. Mentre per singole pompe il prezzo varia da 1.756 a 1.781 euro a litro.

Pessime notizie anche per quanto riguarda il diesel. Infatti questo è arrivato fino a 1.802 euro al litro. Anche in questo caso ogni marchio applica la sua oscillazione compresa tra 1.797 e 1,810 a litro. Infine per il per servito basta un soffio per sfiorare i due euro a litro. Dunque il prezzo medio praticato si attesta a 1,920 euro al litro con i marchi che praticano prezzi tra 1,847 e 1,977 euro al litro.

Aumenti anche per diesel e del Gpl

I rincari più evidenti riguardano il diesel la cui media del servito è salita a infatti a 1,945 euro al litro, con i punti vendita che praticano prezzi compresi tra 1,886 2,018 euro al litro.  Mentre i pressi del Gpl sono tra  0,806 e 0,827 euro al litro (no logo 0,798). Aumento particolarmente significativo anche per il prezzo medio del metano che risulta in salita collocandosi tra 2,438 e 2,872 euro (no logo 2,597).

In particolare gli aumenti dei prezzi sono dovuti alla guerra tra Russia ed Ucraina, che ormai dura da più di 6 mesi e le continua minacce del Cremlino di chiudere definitivamente i rubinetti verso i paesi Europei.

Prezzo sui carburanti, cosa ci si aspetta?

In questi ultimi giorni di agosto il Governo, ancora in carica, si trova a dover fare i conti oltre con il caro carburante, anche con il caro bollette da energia e gas. Tuttavia il Governo fa sapere che per i prossimi giorni non sono previste nuove misure. L’attenzione è spostata sugli esiti delle precedenti misure per capire se ci sono ancora fondi disponibili, visto che eventuali scostamenti di bilancio, non sono presi in considerazione.

Infine si ricorda che durerà fino al 20 settembre lo sconto sulla benzina e del diesel, grazie all’approvazione del Decreto aiuti bis nel CdM del 4 agosto 2022. E poi cosa accadrà? Beh molta attesa c’è per l’esito delle elezioni del 25 settembre in cui si formerà il nuovo Governo.

 

 

 

Concorso Inail 75 infermieri, scadenza il 6 settembre

Pubblicato il 23 agosto il bando di concorso Inail per 75 infermieri. C’è poco tempo però per la presentazione della domanda, i termini infatti scadono il 6 settembre alle ore 17:00 e quindi non c’è il canonico mese disponibile per la presentazione della candidatura.

Concorso Inail 75 infermieri: requisiti

Il concorso Inail 75 infermieri è in realtà una procedura comparativa, non si tratta quindi di un vero e proprio concorso, diventano quindi essenziali i titoli che consentono di avere un punteggio elevato.

La domanda potrà essere presentata accedendo alla piattaforma per l’inoltro disponibile al sito https://www.inail.it/cs/internet/istituto/amministrazione-trasparente/bandi-di-concorso/ammt-concorso-bando-75-infermieri-tdeterminato.html

Per poter accedere è necessario avere un codice di identità digitale, può trattarsi di Spid, Cie o CNS.

La domanda potrà essere inoltrata da coloro in possesso del titolo di infermiere, inoltre è necessario avere:

  • cittadinanza italiana o di uno degli Stati Membri dell’Unione Europea;
  • godimento dei diritti civili e politici;
  • idoneità fisica all’impiego;
  • non aver riportato condanne penali;
  • non essere stato destituito da pubblici uffici;
  • non essere stato dispensato dall’impiego presso una PA;
  • essere in regola per quanto riguarda gli obblighi di servizio militare.

Come avviene la valutazione dei titoli

La procedura prevede in primo luogo la valutazione dei titoli, quindi voto conseguito alla laurea, ma anche master di primo e secondo livello, corso universitario di formazione di alto livello.

Sono inoltre valutate le esperienze pregresse, tra cui aver prestato servizio presso l’INAIL o presso altri enti pubblici.

Infine i candidati dovranno sostenere un colloquio.

La commissione avrà a disposizione u n totale di 100 punti, di questi massimo 20 concessi nella valutazione dei titoli, massimo 40 punti saranno attribuiti nella valutazione e valorizzazione delle esperienze pregresse e, infine, ulteriori 40 punti per il colloquio orale.

Il colloquio si intende superato con un punteggio minimo di 24/40.

Coloro che risulteranno idonei vincitori, otterranno un contratto a tempo determinato.

 

Per ulteriori opportunità di lavoro, leggi anche:

Concorsi: pubblicato il bando per 1394 posti per laureati e diplomati

Concorso infermieri: nuove opportunità con iscrizioni aperte fino al 12 settembre

Concorso centri per l’impiego per diplomati (249 posti). Domanda entro il 30 settembre

Concorso centri per l’impiego per laureati 295 posti. Domanda entro il 30 settembre

Maxi assunzione Agenzia delle Entrate: scarica oiol bando di concorso per 900 funzionari

BCE: nuovo rialzo dei tassi di interesse a settembre per contrastare l’inflazione

Francois Villeroy de Galhau, membro del comitato esecutivo della Bce, ha dichiarato che nonostante il rischio di recessione, l’obiettivo principale è fermare la corsa dei prezzi e proprio per questo a settembre molto probabilmente ci sarà un nuovo rialzo dei tassi di interesse.

Obiettivo: fermare l’inflazione con l’aumento dei tassi di interesse

La BCE è unanime in questa scelta, fermare la corsa dei prezzi è essenziale per evitare la formazione di nuove fasce di povertà e per poter raggiungere questo obiettivo occorre una nuova stretta con un rialzo consistente del costo del denaro. Le dichiarazioni dei vari membri della BCE arrivano a margine delle diffusione dei dati sull’inflazione che, nella zona euro, si attestano a luglio sull’ 8,9%. In ulteriore rialzo rispetto ai dati di giugno 2022.

In base a quanto annunciato, l’aumento dei tassi di interesse della BCE dovrebbe essere di un ulteriore 0,50% sommandosi così al rialzo di luglio per arrivare quindi all’1%. Non mancano però persone che insistono su un aumento più sostanzioso, cioè dello 0,75%, si arriverebbe  a un costo del denaro dell’1,25%. L’obiettivo finale è raggiungere un costo del denaro dell’ 1,50% entro la fine dell’anno.

Per evitare gli effetti sullo spread in Paesi particolarmente a rischio è stato comunque già attivato lo scudo antispread.

Cosa succederà ai tassi di interesse dei mutui?

Naturalmente le ricadute di tale scelta saranno generalizzate. Il primo settore ad essere investito sarà quello dell’intermediazione finanziaria e si prospetta un deciso aumento dei tassi di interesse sui mutui. Particolare attenzione dovranno porre soprattutto coloro che nei mesi scorsi, approfittando dell’indice euribor più basso, hanno optato per un tasso di interesse variabile. Saranno proprio questi soggetti a notare una decisa impennata della rata da pagare. Non andrà meglio a coloro che decideranno di stipulare un mutuo dopo il rialzo del costo del denaro, infatti sicuramente ci sarà un nuovo aumento anche del tasso di interesse fisso.

Leggi anche: Mutui: continua il rialzo dei tassi di interesse. Superata la soglia del 3%

In linea con la BCE c’è la FED, cioè la Federal Reserve che regola i tassi di interesse negli Stati Uniti.

A chi conviene il rialzo del costo del denaro?

Un aumento del costo del denaro ulteriore a settembre è ormai certo, l’unica cosa che non si conosce è l’entità di tali aumenti: 0.50% o 0,75%? Naturalmente un aumento dei tassi di interesse genera anche profitti per coloro che hanno dei risparmi. Piccoli guadagni possono essere alla portata dei piccoli risparmiatori, questa tendenza già si è vista con l’aumento dei tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali. Naturalmente chi ha grandi patrimoni può ottenere ancora di più.

Cartelle esattoriali: dilazioni facilitate, compensazione e altre novità

La legge 91 del 2022, legge di conversione del decreto Aiuti ed Energia, ha introdotto importanti novità per quanto riguarda le cartelle esattoriali. L’obiettivo è facilitare gli adempimenti fiscali per persone e imprese, visto che l’Italia sta vivendo un momento di difficoltà generalizzato. Ecco le principali novità.

Cartelle esattoriali con dilazione di pagamento facilitate fino a 120.000 euro

A partire dal 16 luglio 2022 è possibile chiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali senza dover documentare le difficoltà economiche che impediscono il pagamento in unica soluzione della cartella esattoriale per un ammontare raddoppiato rispetto al passato, cioè per cartelle fino a 120.000 euro. In passato se la cartella era inferiore a 60.000 euro si poteva chiedere la rateizzazione senza documentare le difficoltà economiche, superata tale soglia, occorreva documentare le difficoltà economiche. Si trattava di assolvere un vero e proprio onere probatorio. Raddoppiare la soglia vuol dire per i contribuenti facilitare l’accesso al pagamento rateale.

Decadenza dal beneficio della rateizzazione dilatata

In questo periodo di problemi economici legati alla difficoltà del pagamento delle fatture energetiche, soprattutto per le imprese, diventa importante avere da parte del fisco un comportamento più “amichevole” proprio per questo nella conversione del decreto Aiuti ed Energia nella legge 91/2022 è stato previsto l’aumento del numero di rate non pagate che porta alla perdita del beneficio della rateizzazione. Per le richieste avanzate dopo il 16 luglio 2022, è aumentato a 8 il numero di rate anche non consecutive, non pagate che portano alla perdita del beneficio accordato con il piano di pagamento rateale.

Le novità del decreto 91 non finiscono qui, infatti nel caso in cui il contribuente decada dal piano di pagamento rateale a causa del mancato rispetto dello stesso, non potrà richiedere piani di dilazione per la stessa cartella esattoriale. Potrà però richiedere la dilazione di pagamento per cartelle esattoriali diverse.

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Cartelle esattoriali: dal 2022 non si paga più il servizio di riscossione

Compensazione del debito in cartella esattoriale con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione

Infine, l’ultimo beneficio previsto: se il contribuente che ha un debito nei confronti del Fisco ha a sua volta un credito nei confronti della Pubblica Amministrazione per il pagamento di prestazioni professionali, potrà utilizzare le somme a credito come compensazione del debito fiscale.

Come risparmiare in bolletta, piccoli accorgimenti che fanno la differenza

Come risparmiare in bolletta è uno dei rompicapo che attanaglia gli italiani già da qualche mese. Ecco alcuni piccoli accorgimenti.

Come risparmiare in bolletta, in questo fine estate

Il prezzo dell’energia continua ad essere davvero troppo elevato. Le famiglie al ritorno dalla vacanze si trovano in cassetta della posta la bolletta e molti vorrebbero scappare via. Eppure ci sono dei piccoli accorgimenti che potrebbero fare la differenza. Anche in previsione del prossimi inverno, dove i consumi di luce, rispetto all’estate sono inevitabilmente maggiori.

Per esempio un accorgimento è quello di evitare di lasciare l‘acqua calda in casa, scorre anche quando non serve. Ad esempio chiuderla durante l’insaponamento del corpo e dei capelli, del resto le temperature in casa non fanno certo sentire freddo. Altro accorgimento è quello di utilizzare il climatizzatore solo quando vi è la vera necessità. Mentre aprire tutte le finestre di casa, potrebbe creare un buon ricircolo d’aria e un’arietta che evita il condizionatore.

Come risparmiare in bolletta durante il periodo invernale

Arrivano anche i consigli per cercare di risparmiare in bolletta anche in vista del prossimo periodo invernale. Ad esempio utilizzare il termostato con uno o due gradi in meno. Ma anche cercare di utilizzare la lavatrice o la lavastoviglie solo quando è a pieno carico. In questo modo si evita di fare più lavate e consumare più luce.

C’è chi propone anche di ridurre la scuola a 5 giorni e fare un giorno in Dad per risparmiare sul riscaldamento. Anche i ristoranti stanno proponendo delle alternative molto interessanti. Ad esempio le cene a lume di candela, che al di là del romanticismo, permetto di risparmiare davvero tanto. Del resto molti ristoratori hanno lamentato delle bollette triplicate, come dichiarato da Confcommercio.

Quali elettrodomestici consumano di più in casa?

Molti elettrodomestici che sembrano più in uso consumano anche che più. Ad esempio, da bollino nero per i consumi c’è la friggitrice ad aria, mentre lavatrice e lavastoviglie sembrano consumare meno.  Invece ferro da StiroForno Elettrico e Aspirapolvere sono da tenere sotto controllo perché consumano di più.

Anche il Phon e il Bollitore Elettrico sono degli elettrodomestici che consumano parecchi, arrivando anche a 16 Kwh. Ma gli elettrodomestici che consumano di più in assoluto sono il climatizzatore e la stufa elettrica. Due degli apparecchi più usati nelle famiglie italiane per rinfrescare e riscaldare la propria abitazione. Quindi attenzione a tenere sotto controllo il loro utilizzo, altrimenti la bolletta continuerà ad avere importi troppo elevati.