Opzione donna 2023 come sarà modificata dal decreto milleproroghe?

L’opzione donna 2023 potrebbe ancora cambiare con l’approvazione del decreto Milleproroghe. Ecco tutte le modifiche che potrebbero interessare.

Opzione donna 2023, non c’è pace

L’opzione donna non ha avuto pace in questi ultimi mesi. E’ stata al centro del dibattito tra i partiti, anche se adesso sembra non ci sia più margine di trattatavi per la Manovra. A questo punto ci si chiede se ci saranno delle modifiche apportate dal Decreto Milleproroghe. Si ricorda che come dice lo stesso sito dell’Inps: ” La cosiddetta pensione “Opzione donna” è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2021“.

Tuttavia anche se la manovra sembra poter essere approvata a breve in Senato. Così il Governo Meloni sembra già essere proiettato verso un nuovo decreto che prenda in esame alcuni temi importanti come le pensioni e l’opzioni in attesa di una Riforma più completa che prenda in esame gli interessi delle parte coinvolte.

Opzione donna 2023, cosa potrebbe cambiare da gennaio

Quello che si sa per certo è che con la Legge di bilancio è stata prorogata la possibilità di andare in pensione a 60 anni, che possono diventare 59 o 58 a seconda del numero dei figli e per le lavoratrici più svantaggiate. In particolare 59 anni se si ha un figlio e 58 da due in su. Inoltre queste regole sono applicabili per il caregiver o per le persone invalide al 74% o dipendenti di aziende in crisi con 60 anni e 35 anni di contributi. Mentre per le disoccupate resta a 58 anni a prescindere dal numero di figli che si possiede.

Metteremo i puntini sulle i su quelle che sono le condizioni per gestire le politiche attive», ha detto la ministra Maria Elvira Calderone, che sempre a gennaio avvierà anche il tavolo con le parti sociali per la riforma delle pensioni e quindi anche su opzione donna. Tuttavia servono dei fondi che forse attualmente non sono a disposizione. Quindi la partita non è del tutto chiusa, si rinvia tutto a gennaio con l’incontro tra le parti sociali.

Il problema finanziario

A conti fatti per finanziare la misura serviranno 80 milioni di euro per il 2023. Inoltre per il 2024 ne serviranno ben 250 milioni di euro. Mentre la versione contenuta nella legge di bilancio costa poco più di 20 milioni, quindi occorre trovare le risorse finanziarie necessarie. Problema che comunque si presenta anche per altre misure previste su cui occorre valutare le singole variazioni.

 

Carta d’identità elettronica, presto potrebbe sostituire lo Spid?

La carta d’identità elettronica è in fase di evoluzione, tanto che si ipotizza che possa sostituire lo Spid. Ecco come richiederla ed usarla.

Carta d’identità elettronica, in continua evoluzione

La Carta d’identità elettronica subisce una nuova evoluzione, diventando uno strumento di identità digitale alla pari dello spid. Quindi potrebbe essere utilizzata per accedere ai servizi pubblici attraverso i portali ufficiali delle amministrazioni pubbliche e private. Infatti la carta di identità elettronica è a tutti gli effetti un documento di identità dei cittadini italiani emesso dal Ministero dell’Inertno e prodotto dal Poligafico e Zecca dello Stato. Ma grazie ad alcuni elementi di sicurezza permette l’accertamento dell’identità del possessore e l’accesso ai servizi online della pubblica amministrazione.

Inoltre grazie alla memoria interna e al microchip con collegamento wireless e contactless ci sono all’interno tutte le informazioni sul titolare e può essere per autenticarsi senza alcun problema. Tutte le informazioni del titolare, sono poi le stesse che ci sono riportate nella classica carta di identità cartacea.

Carta d’identità elettronica, sostituirà lo spid?

La carta di identità elettronica può sostituire in tutto e per tutto lo Spid, permettendo quindi all’utente di accedere ai servizi per il cittadino in modo semplice e veloce. Un pò come si fa oggi con lo Spid, quindi non ci dovrebbe essere alcun problema per la sostituzione. Tuttavia è già da tempo possibile richiedere questo documento.

Per richiedere la carta occorre rivolgersi al proprio comune di residenza, alla scadenza della propria carta d’identità cartacea o elettronica o nel caso di furto, deterioramento o smarrimento del proprio documento. Tuttavia il decreto legge Semplificazioni (16 luglio 2020 n.76)  ha consentito di richiedere il nuovo documento anche prima della scadenza del precedente per i cittadini che sono in possesso di una carta di identità cartacea o di una carta di identità elettronica di prima o seconda generazione.

Come si richiede il documento?

Quando ci si reca al Comune di residenza occorre portare con sè una fototessera in formato cartaceo, di solito sono loro stessi ad effettuare la scansione. Inoltre occorre il Codice Fiscale, la Tessera Sanitaria e il vecchio documento in possesso o l’eventuale denuncia di furto o smarrimento. Il rilascio della CIE ha un costo di 16.79 euro, oltre ai diritti fissa e di segreteria previsti dallo stesso comune.

La validità della CIE varia a seconda dell’età del titolare al momento della richiesta del documento; in particolare, la CIE scade al primo compleanno dopo:

  • 3 anni dalla data di emissione per i minori che hanno meno di 3 anni di età;
  • 5 anni dalla data di emissione per i minori con un’età compresa tra i 3 e i 18 anni.

Per i maggiorenni la carta, ai sensi del Regolamento (UE) 2019/1157, ha una validità massima di 10 anni, pertanto scade dopo 9 anni più i giorni intercorrenti fra la data della richiesta e la data di nascita.

 

 

 

 

Global Minimum Tax: l’Unione Europea annienta i paradisi fiscali

È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Europea la direttiva Global Minimum Tax che stabilisce un’aliquota fissa minima al 15% per le multinazionali.

Cos’è la Global Minimum Tax contro i paradisi fiscali?

La direttiva sulla Global Minimum Tax (direttiva n. 2022/2523 del 14 dicembre 2022 ) si applica gruppi di imprese multinazionali e ai gruppi nazionali su larga scala nell’Ue, che abbiano maturato ricavi finanziari complessivi superiori a 750 milioni di euro l’anno. La normativa trova applicazione per tutti coloro che hanno una sede, controllata o società madre, in uno Stato membro dell’Unione Europea.

Se nel Paese in cui opera l’impresa l’imposizione fiscale prevede un’aliquota superiore alla Global Minimum Tax, si applica tale aliquota. Nel caso in cui abbia invece una tassazione con aliquota inferiore, si applica questa, la stessa è attualmente fissata al 15%.

L’obiettivo è quello di evitare che le imprese trasferiscano la sede in un paradiso fiscale andando così a comprimere/danneggiare l’economia del Paese da cui si trasferiscono. Ad esempio, volendo semplificare al massimo, l’azienda X ha sede in Italia dove la tassazione è elevata, per pagare meno tasse, decide di trasferirsi nel Paese X o di aprire una sede in tale Paese. In questo caso se l’aliquota di tale Paese è inferiore al 15%, comunque trova applicazione l’aliquota minima al 15% attraverso un’imposta complementare.

Una tassazione minima è prevista anche nel caso in cui la società madre di controllate con sede in Unione Europea, siano all’estero.

Quando entra in vigore la Global Minimum Tax?

La Global Minimum Tax attualmente non prevede una formula per la digital tax che in teoria dovrebbe applicarsi alle società della big tech, il motivo è il mancato accordo con gli Usa. Ma comunque si lavora su tale ipotesi.

L’entrata in vigore delle nuove norme è prevista per il 2023, in particolare è previsto che gli Stati Membri dell’Unione Europea diano applicazione alla direttiva 2022/2523 entro il 31 dicembre 2023.

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Bozze modelli dichiarazioni redditi 2023, le novità dell’Agenzia delle Entrate

Come ogni anno, anche questo l’Agenzia delle Entrate ha provveduto alla pubblicazione delle bozze della dichiarazione dei redditi per il 2023, relativa ai redditi 2022. Trattandosi di bozze, i definitivi arriveranno solo tra qualche settimana, ma già è possibile notare qualche differenza rispetto all’anno passato e dovuta alle nuove normative fiscali. Ecco le novità.

Modelli dichiarativi 2023: le novità

La prima cosa da ricordare è che i modelli disponibili sono diversi e devono essere scelti in base alla condizione del contribuente che effettua la dichiarazione. Le pubblicazioni hanno riguardato le bozze dei modelli:

  • 730;
  • 770;
  • redditi società di capitali;
  • redditi società di persone;
  • redditi persone fisiche;
  • redditi enti non commerciali;
  • consolidato nazionale e mondiale;
  • Irap.

Nuove detrazioni e credito di imposta nei modelli dichiarazioni redditi

Nei modelli 730 e persone fisiche è stata riconfermata la possibilità di detrazione per interventi edili, in particolare Superbonus, Sismabonus ed Ecobonus.

Nei vari modelli è prevista la possibilità di ottenere il riconoscimento del credito di imposta riferito alle donazioni effettuate in favore degli istituti ITS.

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Nei modelli Imprese, enti e società, fanno invece capolino le sezioni per ottenere i crediti di imposta riconosciute per far fronte alla spesa energetica.

Particolare attenzione viene posta per il bonus riconosciuto con l’installazione di sistemi di accumulo integrati in impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

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Superbonus: si può avere per l’installazione di sistemi di accumulo per fotovoltaico?

Bonus sistemi di accumulo fonti rinnovabili: quando presentare la domanda

Infine, trova spazio il credito di imposta riconosciuto per il bonus attività fisica adattata che mira a coprire i costi sostenuti per lo svolgimento di sessioni di attività fisica specifica per chi manifesta patologie croniche o disabilità fisiche.

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Dalla dichiarazione dei redditi 2023 relativa ai redditi prodotti nel 2022 entrano in pieno vigore le norme relative all’Assegno Unico Universale, questo infatti è stato introdotto nel 2022 ma non ha inciso nelle dichiarazioni del 2022 in quanto inerenti ai redditi e alle spese sostenute nel 2021. Ora invece potrà essere notato l’effetto, anche fiscale, dell’introduzione di questo particolare strumento.

Ricordiamo che le bozze dei modelli dichiarazioni redditi 2023 possono essere trovate nel sito dell’Agenzia delle Entrate. Oltre ai modelli sono disponibili le istruzioni.

Novità imprese e consumatori, cosa prevede il decreto Milleproroghe

Novità imprese e consumatori sono previste all’interno del Decreto Milleproroghe, ecco tutto quello che c’è da sapere anche grazie alla manovra di bilancio.

Novità imprese e consumatori, il punto della situazione

La manovra, dopo il via libera della Camera, approda al Senato. L’obiettivo è di riuscire a chiudere la partita entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio. Al di là delle misure contro il caro energia, nella manovra secondo la maggioranza ci sono una serie di novità: flat tax per gli autonomi, introduzione di quota 103, stretta al reddito di cittadinanza e tregua fiscale.

Tuttavia ci sono novità per imprese e consumatori e anche molte rifinanziamenti. Infatti è stata rifinanziata con 30 milioni per il 2023 e 40 per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e 2026 la Nuova SabatiniSi tratta dell’agevolazione che sostiene gli investimenti per acquistare o acquisire in leasing macchinari, impianti, attrezzature, beni strumentali ad uso produttivo ed hardware, software e tecnologie digitali.

Novità imprese e consumatori, le altre cose previste

E’ costituito anche una Fondazione contro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore. Tale fondazione ha una dotazione in conto capitale di 10 milioni per il 2023 e 25 milioni per ciascun anno dal 2024 al 2030. Lo scopo è quello di promuovere la progettazione e lo sviluppo dei circuiti integrati. Inoltre il fondo è una piccola culla del Ministero delle imprese e del Made in Italy.

Sempre in tema informatico è rifinanziata l’attività di digitalizzazione Norma DAB. Infatti la legge di Bilancio finanzia 4,5 milioni di euro per l’anno 2023 e 6 milioni per ciascun anno 2024 e 2025. Lo scopo dei fondi è portare a conclusione le sperimentazioni avviate sui nuovi servizi digitali, incluso il 5G e il completamento dei processi per l’assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione sonora in tecnica DAB Digital.

Tutte le altre scelte sulla manovra

Ci sono tante altre scelte prese da questo Governo a favore delle imprese. Ad esempio anche il Fondo imprese culturali e creative è incrementato di 3 milioni per il 2023 e di 5 milioni a decorrere dal 2024. Inoltre si incrementa anche il fondo destinato alle imprese della ceramica e del vetro di Murano con 1.5 milioni di euro per il 2023.

Novità anche per le aste quote CO2, infatti una parte dei proventi delle aste delle quote di emissioni di CO2, per un limite di 500 milioni annui, verrà destinata a misure di politica industriale relative alla sostenibilità ambientale dei processi produttivi, che vengono individuate attraverso deliberazioni del Comitato Interministeriale per la transizione ecologica (art. 128 bis).

 

Arera: scende la bolletta della luce. La notizia che tutti aspettavano

Dopo mesi caratterizzati da costanti aumenti delle tariffe dell’energia elettrica, finalmente inizia la discesa e a renderlo noto è Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

Arera, le bollette dell’energia elettrica iniziano a scendere

Trimestralmente sono aggiornate le tariffe per il mercato energetico, le stesse dipendono dall’andamento dei costi della materia prima. Questo però vale soprattutto per coloro che hanno stipulato un contratto nel mercato tutelato, oppure hanno un contratto strettamente correlato all’andamento dei prezzi. Non così invece per chi ha una tariffa fissa a kWh.

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Chi è ancora nel mercato tutelato con il Servizio Elettrico Nazionale oppure ha una tariffa legata al prezzo della materia prima, già dalla prossima fattura potrà vedere finalmente la bolletta scendere. La stima dei risparmi è stata fatta, in via ufficiosa, ma nei prossimi giorni sarà resa nota in modo ufficiale, da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia che prevede una riduzione del prezzo dei kWh del 25%. La stessa è pari a un risparmio di 16 centesimi a kWh. Le tariffe dovrebbero quindi attestarsi intorno a 50 kWh. Naturalmente riducendosi il costo della materia prima, si riduce anche il costo dell’Iva e quindi il risparmio in bolletta potrebbe avere una certa rilevanza.

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Non va altrettanto bene per il prezzo del gas, in questo caso è la domanda elevata in pieno inverno a dettare i prezzi e quindi è atteso un ulteriore aumento del 20%.

Ricordiamo anche che la manovra di bilancio prevede aiuti per le famiglie e per le imprese per sostenere il costo della bolletta energetica. Tra questi vi è l’abbattimento degli oneri di sistema che contribuisce a ridurre gli esborsi. Il bonus energia resta correlato al reddito e contribuisce a un’ulteriore riduzione della bolletta della luce.

Pensioni: le novità per il 2023. Quota 41 senza requisito anagrafico

Dopo la legge di bilancio resta da sciogliere il nodo pensioni e non è da poco. Le prime indiscrezioni sui piani del futuro arrivano dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni che ipotizza Quota 41. Ecco quali sono gli scenari per il futuro e chi potrà andare in pensione.

Riforma pensioni strutturale: Quota 41 senza requisito anagrafico

Il primo punto fermo è Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età. Nell’intervista rilasciata a Il Messaggero ha chiarito il Sottosegretario che per ragioni prettamente economiche nella legge di bilancio si è optato per Quota 103, cioè pensione con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, ma il limite anagrafico è destinato ad essere superato.

Non ha mancato di fare riferimento a Opzione Donna, infatti non hanno trovato le risorse per confermare il quadro normativo attualmente vigente. È stato necessario tagliare scegliendo di lasciare Opzione Donna solo per donne con invalidità riconosciuta di almeno il 74%, care giver e donne che hanno perso il lavoro. Rispetto al passato si è optato per un innalzamento del limite di età che sale a 60 anni a cui si aggiunge la previsione della possibilità di ridurre il limite anagrafico solo per donne con figli. Il Sottosegretario ha però sottolineato che nel nuovo anno saranno al lavoro per cercare comunque di introdurre strumenti per l’uscita flessibile dal mondo del lavoro.

Il taglio di Opzione Donna ha consentito di trovare le risorse per aumentare le pensioni più basse, le minime infatti per gli over 75 hanno visto l’importo aumentato a 600 euro.

Rafforzamento del sistema pensionistico integrativo

Tra le prospettive per il futuro in tema di pensioni c’è comunque il rafforzamento del sistema di pensioni integrative che devono essere supportate al fine comunque di alleggerire il peso delle pensioni sull’INPS, questo anche in vista del costante aumento dell’età media. Questo implica che molto probabilmente per chi sceglierà di andare in pensione prima del compimento di una determinata età potrebbe esservi una penalizzazione sugli importi e un’eventuale pensione integrativa potrebbe essere la soluzione per avere un reddito che assicuri comunque sopravvivenza.

Il sottosegretario all’Economia Federico Freni ha anche sottolineato che rispetto agli altri anni, quest’anno la Ragioneria di Stato ha mosso meno critiche alla legge di Bilancio, segno che il nuovo Governo Meloni ha lavorato bene.

Rimborsi fiscali, tempi più brevi per famiglie ed imprese

Rimborsi fiscali per famiglie ed imprese sono in arrivo in tempi più brevi. Sono gli effetti del Decreto semplificazioni fiscali, ecco in cosa consistono.

Rimborsi fiscali, tempi più brevi

I rimborsi fiscali sono dei soldi che il Fisco deve restituire al contribuente. Deve restituirli perché ad esempio hanno pagato più del dovuto le tasse, o hanno speso delle somme che devono essere appunto rimborsate. Se si fa la dichiarazione con il modello 730, il rimborso arriva direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico. Quindi attraverso la busta paga oppure la propria pensione. Dal 2013 il modello 730 è utilizzabile anche da chi non ha un sostituto d’imposta, infatti è proprio l’Agenzia delle Entrate a elargire il rimborso spettante.

Di solito il versamento avviene entro il mese successivo a quello in cui è stato consegnato il modello 730. Tuttavia i tempi per riavere le proprie somme sembrano essersi ridotti, almeno per il 2022. E così famiglie ed imprese non dovranno aspettare mesi, ma solo pochi giorni, ed ecco il perché.

Rimborsi fiscali, il decreto semplificazioni

La diminuzione dei giorni di attesa è un effetto del decreto semplificazioni dei processi di pagamento automatizzati messa a punto da parte dell’Agenzia delle entrate. Infatti l’ente provvederà ad effettuare i pagamenti direttamente con bonifici sui conti correnti dei beneficiari. E così si snellisce di molto l’intera procedura dei rimborsi e quindi i soldi arriveranno più in fretta.

Inoltre grazie alla novità introdotta, i tempi necessari saranno ridotti di circa 30 giorni. Quindi da quando si presenta il modello 730, ci sarà da aspettare solo circa 10 giorni, per avere l’accredito sul proprio conto corrente. Si precisa che anche i pagamenti agli eredi dei rimborsi spettanti ai contribuenti deceduti sono stati automatizzati.

I dati del 2022 sui rimborsi effettuati

L’Agenzia delle entrate nel comunicato di oggi 27/12/2022 ha fatto anche un pò il punto della situazione. Nel 2022 sono stati 3.4 milioni i rimborsi, circa 150 mila in più del 2021. Invece l’importo complessivo invece ammonta a 20 milioni di euro. Il 96% dei pagamenti riguarda i rimborsi Irpef, per un valore di 2,7 milioni. Oltre 90 mila fra imprese, professionisti ed artigiani hanno ricevuto circa 6 mila rimborsi di imposte dirette e oltre 7 mila derivanti dalla deducibilità Irap.

Da segnalare anche 1,5 miliardi di euro erogati a quasi 2 milioni di contribuenti senza datore di lavoro che hanno presentato il modello 730 entro settembre 2022. In pratica, anche chi ha perso il lavoro ha comunque ricevuto il rimborso in tempi brevi direttamente dall’Agenzia. Una buona notizia perché è giusto pagare le tasse, ma anche ricevere i propri soldi in modo rapido.

 

 

Bonus Pos: in arrivo i rimborsi per le commissioni bancarie

Salta l’eliminazione dell’obbligo di accettare pagamenti con il Pos, ma per aiutare i commercianti spunta il Bonus Pos, ecco le ipotesi allo studio del Governo.

Resta l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos e spunta il bonus

Il Governo aveva inizialmente previsto all’interno della legge di bilancio 2023 l’introduzione di una soglia di 60 euro entro la quale i commercianti non erano obbligati ad accettare il pagamento con il Pos. Occorre chiarire che non accettare pagamenti con il Pos non vuol dire per forza evadere il fisco, infatti comunque deve essere emesso lo scontrino fiscale. Eliminare l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos allo stesso tempo non vuol dire che l’acquirente dovrà per forza pagare utilizzando il contante, semplicemente c’è una maggiore discrezionalità per il commerciante.

L’obiettivo della norma inizialmente prevista nella legge di bilancio 2023 era sollevare dall’onere delle commissioni bancarie i pagamenti di piccoli importi, come poteva essere il caffè. Ricordiamo che l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos era già saltato per giornali e per alcuni servizi dei tabaccai. Per questi piccoli importi infatti i guadagni risicati sono di fatto erosi dalle commissioni che le banche trattengono per effettuare la transazione con il Pos.

Come sappiamo, questa regola è stata eliminata perché ritenuta incentivante comportamenti elusivi delle imposte, l’Italia infatti è uno dei Paesi dell’Unione Europea in cui l’evasione fiscale è più elevata e proprio per questo tale parte della legge di bilancio 2023 ha ricevuto critiche da parte della Commissione Europea a cui la manovra di bilancio deve essere inviata prima dell’approvazione definitiva. Tolta la norma volta ad eliminare l’obbligo di accettare pagamenti con il Pos, resta il problema per i commercianti di dover sostenere i costi delle commissioni bancarie, proprio per questo il governo ha annunciato l’introduzione di misure volte a coprire tali costi.

Sia chiaro non si tratta di una novità, infatti già negli anni passati era stato introdotto il bonus Pos.

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Come ottenere il Bonus Pos?

Tra le ipotesi allo studio per l’abbattimento dei costi vi è il prolungamento del credito di imposta pari al costo delle transazioni per importi inferiori a 30 euro. Questa è infatti la soglia entro la quale il costo della transazione con Pos può determinare una perdita o comunque erodere in modo determinante i guadagni per i commercianti. In base ai dati dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, gli italiani nel 2022 hanno effettuato il 41% degli acquisti con uso di Pos, il valore stimato delle transazioni è di 69 miliardi di euro. Considerando che le commissioni sono generalmente l’1,1% del costo, le stime parlano di commissioni bancarie sostenute dai commercianti di circa 759 milioni di euro. Avendo come riferimento solo le transazioni inferiori a 30 euro, il dato scende a 363 milioni di euro.

L’ipotesi quindi è riconoscere un credito di imposta pari al 30% delle commissioni effettivamente pagate alla banca, le stesse cambiano in base alla banca a cui ci si rivolge. Ricordiamo che chi matura crediti di imposta può utilizzare la piattaforma SiBonus per la compravendita degli stessi.