Tregua fiscale: allo studio l’annullamento delle cartelle non riscuotibili

Nella trasmissione televisiva Quarta Repubblica il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, ha parlato delle novità fiscali che dovrebbero essere approvate a breve. Tra questa c’è il taglio delle cartelle non riscuotibili.

Tregua fiscale: basta lavorare su cartelle non riscuotibili

Finora nel parlare di pace fiscale o tregua fiscale è stata ipotizzata la cancellazione dei debiti fiscali di importo inferiore a 1.000 euro, mentre per le cartelle esattoriali di importo compreso tra 1.000 e 3.000 euro si sta lavorando all’ipotesi di un taglio al 50%. Il taglio dovrebbe valere per le cartelle fino al 2015.

Nell’intervista Maurizio Leo ha sottolineato che è necessario fermare il diluvio di cartelle esattoriali che sta arrivando, lo stesso è il frutto di molteplici atti di accertamento inviati ai contribuenti e non pagati. Gli stessi si sono trasformati in cartelle esattoriali che ammontano a un valore di 1.132 miliardi, ma la stessa Corte dei Conti ha praticamente calcolato che di questi solo il 6-7% è effettivamente riscuotibile. Nonostante questo, le cartelle continuano ad arrivare e per alleggerire questo carico, che diventa anche di incombenze, si sta ipotizzando il taglio delle cartelle non riscuotibili.

Quali sono le cartelle non riscuotibili?

A precisare cosa si intende per cartelle non riscuotibili è lo stesso vice-ministro all’economia Maurizio Leo. In primo luogo, in base alle dichiarazioni del vice-ministro, ci sono le cartelle intestate ai deceduti che in alcuni casi specifici non possono essere riscosse ed è quindi inutile continuare con la procedura, molto più corretto sarebbe cestinarle. Altre cartelle esattoriali non riscuotibili sono quelle dei soggetti falliti. Si tratta quindi di cartelle che devono essere eliminate dal sistema in modo da rendere anche i lavori dei vari operatori più fluidi.

Per quanto riguarda le cartelle sotto i 1.000 euro, la necessità di azzerarle non deriva tanto dal voler premiare il contribuente che non ha adempiuto in modo corretto ai suoi obblighi tributari, ma si tratta di una necessità visto che i costi di riscossione per queste alla fine supera il mal torto. Un’operazione simile, per lo stesso motivo, ci fu per le cartelle dal 2010 al 2015.

Revisione del sistema sanzionatorio nella riforma fiscale

Il vice-ministro nella stessa intervista ha anche annunciato la volontà di rivedere il sistema sanzionatorio, questo però potrà essere fatto solo dal mese di gennaio in poi con un’apposita norma. Più immediato invece dovrebbe essere l’effetto della tregua fiscale che si può inserire anche nella legge di bilancio.

Leggi anche: Pace fiscale e definizione agevolata nella riforma del processo tributario

Superbonus 110: cessione del credito in 10 anni per i cessionari

Arrivano nuove modifiche al decreto Aiuti Quater e ora c’è la possibilità per i cessionari del credito di imposta di “riscuotere” la cessione del credito acquisita in 10 rate annuali e non in 4-5 come in precedenza. Ecco cosa cambia.

Cessione del credito in 10 anni per il Superbonus 110%

Il Superbonus 110% continua a mettere in difficoltà il Governo che, dopo aver riportato il credito riconosciuto a fronte della realizzazione di lavori trainanti e trainati al 90% per tutti coloro che non consegnano la Cilas entro il 25 novembre, ora sta pensando a come aiutare coloro che si sono ritrovati con i crediti bloccati in quanto non trovano un cessionario.

In base alle ultime dichiarazioni dovrebbe esserci una modifica alla legge 34 del 2020 istitutiva del Superbonus 110%. In seguito a questa modifica la cessione del credito o lo sconto in fattura disposti in favore dei soggetti di cui all’articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del medesimo decreto legge n. 34 del 2020, possono essere ripartite in quote annuali, di pari importo, fino a 10 anni, su richiesta del cessionario. Le disposizioni attuali prevedono che la detrazione per gli interventi che danno diritto al superbonus sia ripartita in 5 quote annuali, ma a partire dal 1° gennaio 2022 le quote sono state ridotte a 4.

Questa norma troverebbe applicazione per le operazioni di cessione o sconto in fattura perfezionatesi entro il 10 novembre 2022 e quindi non per il futuro. L’obiettivo è proprio quello di sbloccare le operazioni già ammesse e che non trovano copertura attraverso la cessione del credito. Con questa disposizione le imprese e le banche avranno più tempo per scontare i crediti maturati attraverso le loro imposte e di conseguenza dovrebbero più facilmente concedere tale beneficio. Le modalità attuative del provvedimento dovrebbero poi essere rese note dall’Agenzia delle Entrate con separato provvedimento.

Cessione del credito in 10 anni: le banche potrebbero ridurre le quote riconosciute

C’è però da dire che recuperare le somme in 10 anni per banche e imprese comunque costituisce un fardello da portarsi dietro e può portare problemi di liquidità, ecco perché con molta probabilità i soggetti che eserciteranno tale opzione potrebbero far scontare questa scelta ai proprietari/cedenti. Questo avverrebbe attraverso il riconoscimento di una percentuale di credito inferiore rispetto a quella finora riconosciuta.

Nel frattempo ricordiamo che sia Poste Italiane, sia Banca Intesa hanno per ora bloccato le operazioni di cessione del credito in seguito alle sentenze che hanno bloccato il dissequestro delle cessioni.

Leggi anche: Truffa Superbonus 110%: disposto il sequestro dei crediti presso gli intermediari finanziari

Disparità uomo-donna: le imprese che possono assumere risparmiando

Ci sono casi in cui le aziende possono assumere risparmiando sui contributi, tra questi vi sono le assunzioni in settori in cui le donne sono sottorappresentate, vi è quindi una disparità uomo-donna.

Disparità uomo-donna: le assunzioni incentivate

Il comma 11 dell’articolo 4 della legge n. 92/2012 prevede una riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro che assume donne di ogni età con professione o di un settore economico caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi.

Proprio per questo motivo ogni anno con decreto interministeriale si provvede ad elencare i settori e le professioni dove le donne sono sotto rappresentate e per le quali si può quindi ricevere lo sgravio contributivo ora visto. Il decreto interministeriale 327 per il 2023 è stato pubblicato il giorno 16 novembre 2022. Di seguito andiamo quindi a vedere le imprese di quali settori possono avere lo sgravio contributivo assumendo donne nel 2023. Si tratta dei settori:

  • agricoltura;
  • industria (costruzioni, Industria estrattiva, acqua e gestione rifiuti, industria manifatturiera ed energetica);

  • servizi (Trasporto e magazzinaggio, Informazione e comunicazione, Servizi generali della PA).

Leggi anche: Rapporto personale maschile e femminile: obbligo esteso per le aziende

Le professioni con disparità uomo-donna con assunzioni incentivate

Naturalmente questi settori comprendono diverse specializzazioni, risulta quindi necessario integrare i settori con le specifiche professioni richieste. Si tratta di:

  • ufficiali delle forze armate, in questo caso solo l’1,7% è rappresentato da donne;
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;

  • artigiani ed operai metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche;

  • conduttori di impianti industriali;

  • sergenti, sovrintendenti e marescialli delle forze armate rappresentati solo per il 2,5% da donne;

  • artigiani ed operai metalmeccanici specializzati e installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche;

  • operai specializzati in agricoltura, zootecnia, pesca e caccia;

  • conduttori di impianti industriali;

  • membri dei corpi legislativi e di governo, dirigenti ed equiparati dell’amministrazione pubblica, nella magistratura, nei servizi di sanità, istruzione e ricerca e nelle organizzazioni di interesse nazionale e sovranazionale;

  • professioni tecniche in campo scientifico, ingegneristico e della produzione;

  • ingegneri, architetti e professioni assimilate;

  • amministratori di grandi aziende;

  • specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali;

  • artigiani e operai specializzati della meccanica di precisione, dell’artigianato artistico, della stampa ed assimilati;

  • professioni non qualificate nell’agricoltura nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;

  • operai semiqualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;

  • responsabili di piccole aziende;

  • operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare.

Truffe Qr-Code: la nuova tendenza a cui stare attenti

Con la pandemia e il diffondersi conseguente del green pass abbiamo imparato ad usare il Qr Code che di fatto consente di accedere a molteplici informazioni, da Confconsumatori arriva ora l’allarme truffe Qr Code. Ecco a cosa prestare attenzione.

Inquadrare il Qr-Code può essere pericoloso. Scatta l’allarme truffe

Molti lo avranno già notato, il Qr-Code è ormai di uso comune: si richede il suo inquadramento per l’uso dello Spid, oppure dalle App attraverso le quali si gestiscono carte di pagamento e conti corrente. Si utilizza sui volantini dei supermercati per accedere alle offerte o nei ristoranti per accedere al menù o altri servizi.

Il Qr-Code, come si può notare, consente di accedere a numerose funzioni e proprio per questo, se usato in modo incauto può portare a cadere in truffe con relativo svuotamento del conto corrente. La truffa Qr-Code è denominata Qrishing perché ricorda molto le modalità del Phishing attuato con e-mail che invitano a seguire link per risolvere improbabili problemi con conti correnti bloccati o simili e portano al furto delle credenziali e relativo svuotamento del conto. Ormai però le persone sono abbastanza scaltre e riescono viste le numerose segnalazioni, ci cadono sempre meno persone, ecco quindi che viene trovata una nuova modalità per il furto di identità  e sono appunto le truffe Qr-Code.

Leggi anche: Allarme truffe Agenzia delle Entrate: ecco a cosa stare attenti

Come funzionano le truffe Qr-Code?

Nelle truffe Qr-Code l’ignaro malcapitato riceve l’invito a inquadrare con il proprio smartphone un codice Qr-Code. Subito dopo sono richieste informazioni personali. Con questa semplice operazionepossono essere rubati vari dati personali, come i codici del conto corrente. Naturalmente quello che si scannerizza è un codice fasullo.

Confconsumatori invita a prestare attenzione in tutti i casi in cui in luoghi in cui ci si sente sicuri si viene invitati a scansionare un Qr-Code. Spesso viene richiesto anche al ristorante o in vari negozi, può infatti capitare che qualcuno, approfittando della distrazione degli addetti incolli una guaina trasparente su locandine varie e di conseguenza andando a scannerizzare il Qr-Code si viene truffati. In altri casi i truffatori hanno realizzato falsi volantini di negozi e noti marchi e sul volantino ci sono Qr.Code magari per visionare delle offerte o accedere a uno sconto. Anche in questo caso si potrebbe incorrere in una truffa soprattutto nel caso in cui si richieda di inserire dati personali per poter accedere a offerte o vincere un premio.

Nel caso in cui l’invito a scansionare il Qr-Code arrivi attraverso dei link occorre controllare che gli stessi siano realmente ascrivibili al sito ufficiale. Il link potrebbe essere molto simile quindi è bene prestare la massima attenzione. In caso di dubbio è sempre bene contattare i responsabili dell’attività, che trattasi di e-commerce, banche o altro. Confconsumatori infine invita le persone a installare anche sui dispositivi mobili, ad esempio smartphone, delle applicazioni di sicurezza che possano quindi segnalare link e siti non sicuri per la navigazione.

La migliore acqua minerale è molto economica, lo dice Altroconsumo

La migliore acqua minerale costa meno di 30 centesimi a bottiglia. Ecco la classifica dei 5 migliori marchi d’acqua, secondo Altroconsumo.

La migliore acqua minerale, bene prezioso

Bere acqua durante la giornata fa bene. Pulisce l’organismo, stimola la diuresi, idrata e tanti altri benefici per il nostro corpo. C’è anche chi beve l’acqua del rubinetto, anche se non si può garantire sulla provenienza. Per questo molti preferiscono istallare dei depuratori di acqua per migliorarla. Mentre di solito le acque in bottiglie hanno dei processi sul controllo e dovrebbero sgorgare in aree protette.

Quando ci troviamo al supermercato però a volte si ha l’impressione che siano tutte uguali. Tanto che spesso si compra quella che in quel momento è in offerta, o che costa meno, senza prestare troppa attenzione all’etichetta. Invece l’etichettura dei cibi, come quella dell’acqua sono molto importanti, perché contengono delle informazioni utili. Tuttavia la normativa stabilisce che le acque minerali, indipendentemente se gassate o meno, devono indicare la loro composizione analitica senza specificare i minerali.

Acque minerali, la divisione per tipologie

Le acque minerali in bottiglia si dividono in 4 tipologie, in base al residuo fisso, ossia la quantità di sali disciolti in un litro. L’acqua più leggera ha un residuo fisso non superiore a 50 mg/litro, quella oligominerale o leggermente mineralizzata, inferiore a 500 mg/litro, e la medio- minerale variano tra 500 e 1.500 mg/litro.

Mentre l’acqua ricca di sali, haun residuo fisso superiore a 1.500 mg/litro e l’assunzione è più legata a funzioni terapeutiche. Tanto che spesso si compra nei centri termali, farmacia o alcuni supermercati

La classifica delle migliori cinque secondo Altroconsumo

Secondo i test effettuati da Altroconsumo, la migliore acqua minerale naturale è risultata l’acqua Smeraldina naturale, con la valutazione “qualità ottima”. La migliore acqua naturale invece in rapporto qualità/ prezzo è l’acqua Recoaro con un costo medio di 0,30 € a bottiglia.

  1. Smeraldina (Prezzo medio: 0,47 € a bottiglia)
  2. Recoaro (Prezzo medio: 0,30 € a bottiglia)
  3. San Bernardo (Prezzo medio: 0,47 € a bottiglia)
  4. Santacroce (Prezzo medio: 0,40 € a bottiglia)
  5. Eva (Prezzo medio: 0,33 € a bottiglia)

Mentre tra le acque effervescenti naturali la migliore è risultata l’acqua Uliveto:

  1. Uliveto (Prezzo medio: 0,51 € a bottiglia)
  2. Lete (Prezzo medio: 0,38 € a bottiglia)
  3. Sangemini (Prezzo medio: 0,80 € a bottiglia)
  4. Grazia (Prezzo medio: 0,26 € a bottiglia)
  5. Santagata (Prezzo medio: 0,32 € a bottiglia)

Infine tra le acque frizzanti la migliore è la Boario frizzante:

  1. Boario frizzante (Prezzo medio: 0,30 € a bottiglia)
  2. Eva frizzante (Prezzo medio: 0,31 € a bottiglia)
  3. Sorgesana leggermente frizzante (Prezzo medio: 0,27 € a bottiglia)
  4. Rocchetta Brio Blu leggermente frizzante (Prezzo medio: 0,50 € a bottiglia)
  5. San Benedetto leggermente frizzante (Prezzo medio: 0,37 € a bottiglia)

Reddito di cittadinanza, tutte le novità della manovra 2023

Il reddito di cittadinanza è uno degli elementi di maggiore attenzione della manovra 2023. Non sarà eliminato, ma rimodulato, ecco come.

Reddito di cittadinanza, età e stato di famiglia

Il nuovo Governo ha annunciato di non voler totalmente cancellare il reddito di cittadinanza. Bensì procedere ad una rimodulazione dello stesso attraverso dei nuovi parametri. Tra questi ci sono l’età del percettore del sussidio e lo stato di famiglia. Certo è chiaro che nessuno lo prenderà a vita, ma sembra anche avere una durata limitata. Infatti chi ha tra i 18 e 59 anni, e non ha figli a carico, se può andare a lavorare “perderà l’assegno” anche se non subito. Il percorso di inserimento dovrebbe essere al massimo di 18 mesi, poi si potrebbe perdere, se non si è trovato un lavoro o non si voglia trovare.

Tuttavia Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto di previdenza sociale (INPS) spiega come il reddito sia stato fondamentale durante la pandemia. In particolare dice: “Senza la misura resterebbe solo la Caritas, ricordiamoci che oggi viene dato per due terzi a persone che non possono lavorare“, sottolinea. Ma l’intento del Governo è totalmente differente in quanto secondo la Meloni, la povertà si combatte lavorando, non stando a casa. Quindi la misura deve incentivare a trovare un lavoro.

Quanto si risparmierà con la nuova manovra?

Da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità del reddito di cittadinanza 2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone. L’importo medio dell’assegno è pari a 550 euro per nucleo familiare e una spesa totale di circa 8 miliardi l’anno. Una spesa che potrebbe sicuramente diminuire se fosse cancellato per coloro che hanno dai 18 ai 59 anni, non hanno figli a carico, e rifiutano anche una proposta di lavoro.

Tuttavia il reddito di cittadinanza non verrà tolto agli invalidi oppure a chi ha figli a carico, ma non ha i mezzi necessari per mantenerli. Quindi priorità a chi in realtà non può lavorare oppure non ha il reddito necessario per mantenere se e la sua famiglia. Inoltre importante novità: il reddito si perde se si rifiuta anche solo una offerta di lavoro. Si tratta di offerte che prevedono il rispetto degli accordi sindacali e con paghe idonee alla mansione svolta.

Invece incentivi potrebbero essere contenuti nella manovra per aiutare le imprese ad assumere. Anche perché molte lamentano di non trovare personale, con maggiore difficoltà se deve esser specializzato, o impiegati nel settore turistico. Rimane il problema del mancato incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro che risulta davvero un grave inefficienza del mercato.

Nuovi codici tributo dall’Agenzia delle Entrate. Attenti a non sbagliare

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto che per alcune accise e sanzioni sono cambiati i codici tributo, vediamo quali sono e quando devono essere utilizzati.

I nuovi codici tributo dell’Agenzia delle Entrate

Con la Risoluzione 66/E dell’Agenzia delle Entrate sono stati ridefiniti i codici tributi da utilizzare per versare correttamente alcune accise e le somme dovute in seguito ad accertamento. Sono 17 i codici tributo cambiati dall’Agenzia delle Entrate e vanno dal numero 2950 al numero 2966. Riassumiamo in un pratico schema con il vecchio codice tributo e il nuovo.

Vecchio codice tributo Nuovo codice tributo Descrizione Risoluzione
2950 2802 Accisa sull’alcole – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2951 2803 Accisa sulla birra – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2952 2804 Accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/02/2001
Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2953 2805 Accisa sui gas petroliferi liquefatti – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2954 2806 Accisa sull’energia elettrica – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/02/2001
Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2955 2809 Accisa sul gas naturale per autotrazione – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/02/2001
Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2956 2812 Denaturanti- Contrassegni di Stato- Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2957 2813 Diritti di licenza sulle accise e imposte di consumo – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2958 2814 Accisa sul gas naturale per combustione – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/02/2001
Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2959 2816 Imposta di consumo sugli oli lubrificanti e sui bitumi di petrolio – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2960 2817 Tassa sulle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2961 2818 Entrate eventuali diverse concernenti le accise e le imposte di consumo –Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2962 2845 Accisa sul carbone, lignite e coke di carbon fossile utilizzati per carburazione o combustione – Accertamento Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2963 2846 Accisa sugli oli e grassi animali e vegetali utilizzati per carburazione o combustione – Accertamento Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2964 2847 Accisa sull’alcol metilico utilizzato per carburazione o combustione – Accertamento Ris. n. 40/E dell’11/02/2008
2965 2820 Indennità e interessi di mora per ritardati o differiti versamenti delle accise – Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001
2966 2821 Sanzioni amministrative dovute in materia di accise ed imposte di consumo- Accertamento Ris. n. 22/E del 14/01/2001

L’Agenzia delle Entrate sottolinea che restano immutati gli altri codici relativi a reclamo e mediazione di cui all’articolo 17-bis, D.lgs. n. 546/1992.

Indicazione per la compilazione del modello F24 con i nuovi codice tributo

I codici devono essere indicati nella sezione Sezione Accise/Monopoli e altri versamenti non ammessi in compensazione” del modello “F24 Accise” nella colonna “importi a debito versati”.

Per i vari campi è invece necessario indicare:

– “ente”, la lettera “D
– “provincia”, la sigla della provincia in cui avviene l’immissione in consumo
– “codice identificativo”, il codice ditta (composto da nove caratteri alfanumerici privo di caratteri “IT00” ove indicati)
– “anno di riferimento”, l’anno d’imposta per cui si effettua il pagamento, nel formato “AAAA
– “codice ufficio”, nessun valore
– “codice atto”, se richiesto, il codice dell’atto oggetto di definizione
– “mese”, nessun valore.

Nel caso in cui si decida di versare gli importi a rate occorre usare il formato NNRR, dove NN indica il numero della rata in pagamento e RR il totale delle rate. Ad esempio se si deve versare la seconda rata di 6, si dovrà scrivere 0206.

Miglior caffè per moka? Ecco qual’è secondo una recente ricerca

Il miglior caffè per moka è una domanda che molti consumatori si chiedono. A rispondere ci ha pensato Altroconsumo con un studio sui marchi.

Miglior caffè per moka, come prepararne uno

Il caffè è la bevanda più apprezzata nel nostro Paese. Ristretto, macchiato, lungo, corto, amaro o dolce sono molti gli italiani che la mattina lo bevono a colazione. E non solo, a volte nei luoghi di lavoro, la “pausa caffè” è un attimo di ristoro per spezzare la routine. Sul sito di Altroconsumo è possibile scorrere la classifica dei caffè migliori, anche secondo un parametro di qualità e prezzo. Ma scorrendo sul sito ci sono anche dei consigli per come preparare bene un buon caffè.

Come quello di mettere l’acqua fino alla valvola circolare attraverso la quale la caffettiera emette valore. Questo permette di avere un giusto equilibrio tra caffè ed acqua per singola tazzina. Altro consiglio è quello di prepararlo con un fuoco acceso lento e costante, senza pressare troppo la polvere. Inoltre pochi sanno che il prima di servire il caffè, è meglio mescolarlo con un cucchiaino nella stessa moka.

La classifica completa secondo Altroconsumo

Ecco la classifica dei prodotti migliori, secondo Altroconsumo:

  • Lavazza Qualità Rossa. Un caffè dal gusto corposo, arricchito da un leggero aroma di cioccolato. La sua miscela nasce dalla combinazione di Arabica e Robusta, dando vita a un perfetto equilibrio di sapori. Il prezzo a confezione (250 gr) oscilla tra 2,80 € e 3 €.
  • Conad Qualità Classica. Ebbene sì, il secondo posto spetta al caffè Conad, che oltre a convincere per il suo sapore deciso, vince per Altroconsumo nel rapporto qualità – prezzo. Infatti, una confezione di 250 grammi ha un prezzo che va da 1,99 € a 2,10 €. Insomma, bontà garantita senza spendere una fortuna, cosa volere di più?
  • Splendid Classico. Continuiamo la classifica alla scoperta del miglior caffè per moka secondo Altroconsumo con la miscela di Splendid Classico. Perfetto per la colazione o per una pausa di piacere, il caffè Splendid conquista per il suo aroma intenso e avvolgente. Per quel che riguarda il prezzo, la confezione da 250 grammi va dai 2,43 € a 2,79 €.
  • Caffè Motta Gusto Classico. Si riconosce per l’arancione della sua confezione, si sceglie per il suo sapore inconfondibile, frutto di una combinazione vincente tra le miscele Arabica e Robusta. La sua fascia di prezzo è un po’ più alta (tra 3,96 € e 4,15 €), ma quello che vi darà in termini di momenti di piacere saprà senza dubbio ripagarvi.
  • Carrefour Caffè Classico. Chiudiamo la lista del miglior caffè per moka per Altroconsumo con una miscela buona, profumata e soprattutto economica. Ogni confezione del Caffè Classico marca Carrefour costa circa 1,89 €, ottenendo un ottimo risultato nel rapporto qualità – prezzo.

Aumenti a due cifre per il conto corrente. Quanto pagano gli italiani?

Gli italiani in questo periodo stanno facendo i conti con diversi aumenti e molti non si sono accorti che nel frattempo sono aumentati i costi di gestione del conto corrente, ma a quanto ammontano i rincari?

Indicatore dei costi complessivi del conto corrente segnala aumenti vistosi

Gli italiani sono ormai abituati all’uso del conto corrente, infatti si tratta del principale strumento attraverso il quale si riceve lo stipendio e che di conseguenza viene utilizzato per spese anche frequenti, per eseguire bonifici o piccoli trasferimenti. Nel tempo però le spese sono aumentate e si “nascondono” sotto diverse voci.

Secondo le stime fatte da facile.it, avendo come punto di riferimento l’ICC, Indicatore dei Costi Complessivi, gli aumenti oscillano tra l’8% e il 34%, insomma in alcuni casi possono essere davvero elevati. Questo vuol dire che i costi di gestione media di un conto corrente oscillano tra 27 euro e 152 euro l’anno. Ad esempio Poste Italiane per il suo conto corrente ha portato il costo del canone mensile da 4 euro a 6 euro, per questa sola voce ogni italiano che ha un conto presso Poste Italiane spenderà 24 euro in più e il costo annuale del solo canone raggiunge così 72 euro.

A questa voce devono essere aggiunte quelle relative a eventuali carte di debito e credito, ad esempio Poste italiane concede gratuitamente la prima carta bancomat, ma la seconda prevede un canone annuo. Devono quindi aggiungersi i costi delle varie operazioni.

Aumenti conto corrente: quanto incidono nelle tasche degli italiani?

Dai calcoli di Facile.it emerge che una famiglia con bassa operatività (64 operazioni l’anno) spende per le operazioni allo sportello 87,91 euro con un aumento rispetto al 2021 del 34%. Sono contenuti gli aumenti per le operazioni online (8%) ma comunque si spendono in media 39,10 euro. Salgono i costi per le famiglie con media operatività che spendono 152,32 euro allo sportello con rincari rispetto a un anno fa del 14%. Anche in questo caso con il conto online il costo è più contenuto, ma comunque in media 67,31 euro. Sono simili i costi per coloro che hanno una operatività elevata.

I conti corrente che appaiono più economici continuano a essere quelli online che però nelle persone più anziane generano sempre qualche apprensione in più.

Pannelli fotovoltaici, e se diventassero obbligatori nei parcheggi?

I pannelli fotovoltaici sembrano essere la fonte rinnovabile su cui si punta maggiormente. Arriva dalla Francia un’idea utile anche per l’Italia.

Pannelli fotovoltaici, la scelta più seguita

I pannelli fotovoltaici sono una delle fonti rinnovabili di maggior utilizzo. Infatti basta montare i pannelli sui tutti delle proprie abitazioni per garantirsi energia pulita. Ovviamente rispettando quelle che sono gli spazi a disposizione ed il numero di immobili che ne hanno bisogno. Ultimamente sono uscite anche tante altre novità come gli impianti fotovoltaici da balcone. Questo soprattutto per gli appartamenti all’interno di palazzine.

Per migliorare l’efficienza energetica le grandi compagnie hanno puntato anche all’istallazione di impianti fotovoltaici nei terreni agricoli. L’energia prodotto può essere rivenduta e rimessa in rete come appunto pulita. Anche questo è un business che sta andando tanto di moda in questo periodo. Ma per aumentare la produzione di questo tipo di elettricità arriva un’idea francese molto interessante.

Pannelli fotovoltaici, l’idea francese

L’idea francese potrebbe essere applicata anche in Italia e in molti altri stati. Infatti il Governo francese ha approvato in Senato la possibilità di istallare gli impianti direttamente sui tetti dei grandi parcheggi. Questo tipi di impianti possono essere in grado di produrre fino a 11 gigawatt di energia. Ebbene, la nuova leggere prevede che tutti i parcheggi da oltre 80 posti auto saranno obbligati a installare dei pannelli fotovoltaici su almeno la metà della superficie occupate.

I gestori dei grandi parcheggi, anche quelli già costruiti, dovranno mettersi in regola entro cinque anni a partire dal 1 luglio 2023. Mentre nei parcheggi in cui il numero di macchine è da 400 posti in su i tempi sono più brevi e i gestori avranno a disposizione solo tre anni per completare i lavori di istallazione.

Le multe per chi non si mette in regola

Il Governo francese vuole essere molto rigida sull’obbligo. Infatti l’applicazione sarà obbligatoria per legge e se non si rispetta, sono previste multe molto salate. Si parla di una multa mensile di 50 euro per ogni posto auto; conti alla mano, un parcheggio da 120 posti si troverebbe a pagare una multa di 6.000 euro al mese per non aver installato i pannelli.

L’Italia potrebbe piacere anche all’Italia e a tutti i Paesi all’interno dell‘Unione Europea. Quest’ultima infatti ha detto che entro il 2030 tutti gli edifici dovranno essere dotati di impianto sui tetti. Ma ci sono tante altre proposte ed idee sul tema. Ad esempio c’è chi propone di fare degli impianti fotovoltaici galleggianti oppure di sfruttare i tetti dei mezzi di locomozione, e di tutti gli edifici pubblici come le scuole, gli ospedali, i comuni e gli affini. Vedremo come si muoverà il nuovo governo Meloni su questo tema.