Allarme truffa Agenzia delle Entrate: ecco a cosa stare attenti

A lanciare l’allarme truffa Agenzia delle Entrate è stata la stessa Agenzia che, con l’avviso del giorno 11 novembre 2022, ha reso noto che sono in corso truffe nei confronti dei contribuenti. Ecco a cosa è necessario porre attenzione.

Allarme truffa Agenzia delle Entrate: il comunicato

L’Agenzia delle Entrate ha comunicato che è giunta notizia di una truffa ai danni dei contribuente perpetrata tramite avvisi apparentemente provenienti dall’Agenzia stessa. Nel comunicato denominato:

Tentativi di truffa tramite false comunicazioni di anomalie in dichiarazione dei redditi

si riferisce che è giunta notizia dell’invio di e-mail con la quale si comunica al contribuente che durante le attività di accertamento compiute dall’Agenzia delle Entrate sono emerse delle attività detenute all’estero e non dichiarate dal contribuente nel riquadro RW. I contribuenti sono quindi invitati a regolarizzare la posizione al fine di evitare sanzioni da parte del Fisco. Naturalmente dando seguito alla comunicazione il contribuente si trova a dover fornire dati bancari ed eseguire pagamenti. Viene così finalizzata la truffa.

Al fine di ingannare i malcapitati l’atto viene sottoscritto da un funzionario di cui viene indicato nome e cognome. Nell’esempio riportato il nome è: Anna Simonetti.

All’e-mail è allegato un documento in pdf in cui sono riportati gli estremi dell’atto e anno di imposta in cui si sarebbe verificata l’evasione.

L’Agenzia quindi invita i contribuenti a porre attenzione a tali comunicazioni, infatti l’indirizzo da cui è stata inviata la comunicazione, cioè infoagenziaentrate@proton.me non è un indirizzo ufficiale dell’Agenzia delle Entrate.

A ciò deve essere aggiunto che il logo appare sgranato, segno che lo stesso è stato ritagliato da documenti ufficiali e poi applicato su carta in modo da ricavarne una sorta di intestazione ufficiale del documento.

L’Agenzia sottolinea che nella comunicazione della truffa sono presenti errori grammaticali e ortografici. L’insieme di questi segnali deve porre in allarme coloro che dovessero ricevere tale comunicazione.

Infine, invita coloro che avessero dubbi su eventuali comunicazioni ricevute dall’Agenzia delle Entrate a chiedere supporto all’ufficio territorialmente competente oppure attraverso i canali istituzionali dell’Agenzia delle Entrate.

Per leggere l’intero comunicato si può seguire il link: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/avviso-dell-11-novembre-2022

Non è purtroppo la prima volta che capitano episodi così spiacevoli, invitiamo quindi a leggere l’articolo: Email false dall’Agenzia delle Entrate: cosa fare

Mutuo a tasso variabile: scopri se hai diritto al rimborso

Negli anni passati i tassi di interesse dei mutui erano particolarmente convenienti, soprattutto quelli variabili che a un certo punto sono diventati negativi. Proprio tale fattore ha generato la controversia che ha portato a un’importante sentenza della Corte di Appello di Milano che ha riconosciuto il diritto al rimborso per migliaia di persone. Ecco chi può chiedere il rimborso se ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile.

Mutuo a tasso variabile: la clausola Floor è vessatoria. Partono i rimborsi

Per capire la vicenda è necessario fare un passo indietro. Il tasso di interesse dei mutui è determinato da due fattori principali. Il primo è il costo del denaro che va a riflettersi sugli indici (Euribor per il mutuo a tasso variabile ed Eurirs per il mutuo a tasso fisso), a ciò si aggiunge lo spread che rappresenta il “guadagno per le banche”.

Si è anticipato che negli anni passati il tasso di interesse applicato ai mutui a tasso variabile, Euribor, ha avuto un indice negativo. Nonostante questo, chi aveva stipulato questa un mutuo a tasso variabile in molti casi non ha ricevuto il giusto vantaggio da questa condizione. In particolare coloro che hanno stipulato il mutuo con la clausola Floor ( o clause floor), questa prevede l’applicazione di un tasso minimo anche se l’indice Euribor scende al di sotto di tale quota. Nel 2016 la Banca d’Italia aveva invitato le banche a non inserire questa clausola, ma  molti istituti hanno continuato a proporre tale tipologia di contratto.

Ecco chi può chiedere il rimborso degli interessi del mutuo a tasso variabile

La Corte di Appello di Milano nella sentenza 2836 del 6 settembre 2022 ha sanzionato tale comportamento. La Corte ha statuito che se anche la clausola floor fosse correttamente indicata nel contratto, resterebbe comunque vessatoria e quindi espone le banche all’obbligo di risarcire i clienti che hanno sottoscritto tale tipologia di contratto. In base ai giudici di Milano, le banche nel momento in cui il tasso Euribor diventava negativo avrebbero dovuto scontare lo stesso sullo spread andando quindi a ridurlo. Questo avrebbe comportato una riduzione dell’importo della rata da pagare.

Nello scrivere la sentenza la Corte di Appello di Milano ha indicato anche l’obbligo di far pubblicare la sentenza sul maggiore quotidiano italiano per diffusione ( Corriere della Sera) e ha invitato le banche che hanno applicato la clausola a contattare i clienti a cui è stata applicata per il riaccredito delle somme in più versate. Il consiglio per chiunque abbia dubbi circa i tassi di interesse applicati al proprio contratto è  rivolgersi a uno specialista o alla propria banca al fine di chiarire se vi è diritto al rimborso degli interessi.

Leggi anche: Allarme mutui: a breve il tasso di interesse potrebbe salire vertiginosamente

Addio Isee, arriva il quoziente familiare, ma come funziona?

Addio all’Isee come indicatore della situazione economica. Al suo posto arriva il quoziente familiare, ma come funziona e quando si applica.

Addio all’Isee, utile per tantissimi bonus

La maggior parte dei bonus riconosciuti dal Governo, in questi ultimi anni, si sono basati sul valore dell’Isee. Si tratta dell’indicatore della situazione economica equivalente, uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie italiane. Tuttavia l’indicatore tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo familiare.

Attraverso il Decreto aiuti quater, di cui si attende la pubblicazione del testo ufficiale, l’Isee dovrebbe essere sostituito dal quoziente familiare. Si tratta di un valore in cui le aliquote d’imposta si basano sul reddito della famiglia diviso per il numero di componenti, corretti per una scala di equivalenza. In altre parole il reddito totale della famiglia è tassato per quote, dividendo lo stesso reddito per un quoziente determinato in funziona del numero e delle caratteristiche dei componenti del nucleo familiare.

Il quoziente familiare si basa sul modello francese

Il quoziente familiare ricalca il modello di tassazione francese. Infatti lo stato francese somma tutti i redditi prodotti all’interno della famiglia e li divide per il cosiddetto “numero delle parti“. Così facendo permette di collocare la famiglia in uno scaglione di tassazione crescente per livelli di quoziente familiare crescente. Quindi maggiore è il valore del quoziente, maggiori saranno le tassa da pagare in proporzione per ciascuna delle parti produttrice di reddito.

Basandosi su questo principio, il quoziente familiare dovrebbe essere così determinato:

  1. determinazione delle quote che spettano a ciascun contribuente: lo sposato, il celibe o divorziato ed il vedovo (per ogni tipologia di contribuente occorrerebbe poi considerare le persone che sono a suo carico);
  2. divisione del reddito complessivo per il numero di quote;
  3. calcolo dell’imposta dovuta sul quoziente familiare;
  4. moltiplicazione dell’imposta dovuta per ogni quota per il numero delle quote stesse.

Così facendo i redditi complessivi si dividono per per 1 se il contribuente è solo. Mentre per due se si è in due e 2,5 se si ha un figlio. Ed ancora si divide per 3 se si hanno due figli, per 4 se si hanno tre figli e così via. Sembra un meccanismo molto semplice se verrà così confermato anche dal testo attuativo. Non resta di aspettare la pubblicazione del nuovo decreti aiuti quater che dovrebbe contenere anche le indicazioni per l’estensione del limite per il regime forfettario delle partite iva, la flat tax e tutte le altre novità.

 

 

 

 

 

Pensione lavoratori precoci, domanda entro il 30 novembre 2022

Mentre si discute sulla riforma delle pensioni cercando una quadra che possa far contenti (quasi) tutti, ci sono importanti scadenze per i lavoratori precoci che devono presentare la domanda entro il 30 novembre 2022.

A chi spetta la pensione lavoratori precoci

La pensione lavoratori precoci spetta a coloro che hanno maturato 41 anni di contributi, ma a condizione che abbiano maturato un anno di lavoro effettivo prima del compimento dei 19 anni di età. Oltre a questi due requisiti, è necessario il verificarsi di ulteriori condizioni che elenchiamo in breve:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’art. 7, legge 15 luglio 1966, n. 604. occorre che il lavoratore non abbia ammortizzatori sociali e che abbia terminato la percezione del sussidio di disoccupazione da tre mesi. Inoltre devono verificarsi tutta una serie di condizioni che non è facile siano concomitanti, ma al verificarsi di ciò, si può presentare domanda;
  • invalidità certificata uguale o superiore al 74%;
  • care givers;
  • prestatori di lavori usuranti e gravosi che abbiano prestato servizio in settori particolarmente impegnativi per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa.

Quali sono i lavori gravosi e usuranti che consentono di accedere alla pensione lavoratori precoci?

I lavori gravosi sono: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;

  • conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • conciatori di pelli e di pellicce;
  • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
  • conduttori di mezzi pesanti e camion;
  • personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
  • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
  • insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
  • facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
  • personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
  • operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
  • pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
  • lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;
  • marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.

Per quanto riguarda invece le attività usuranti si deve avere come riferimento il decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (attività usurante di cui al decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999, addetti alla linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo).

Quando deve essere presentata la domanda?

In base alle norme vigenti i lavoratori che maturano i requisiti per l’accesso alla pensione lavoratori precoci entro il 31 dicembre 2022, per poter ricevere l’assegno pensionistico trascorsi 3 mesi dalla maturazione del requisito devono presentare la domanda entro il 30 novembre 2022. La domanda può essere presentata personalmente in seguito all’accesso all’area privata del sito INPS ( con CIE, SPID o CNS) oppure affidandosi a un patronato.

Pergole bioclimatiche, utili per chiudere i balconi senza permessi

Le pergole bioclimatiche possono essere una valida soluzione per chiudere il balcone di casa, senza ricorre a permessi da parte del Comune.

Pergole bioclimatiche, cosa sono e come funzionano

Le pergole bioclimatiche fanno parte di tutte quelle opere di edilizia libera che non necessitano di alcuna autorizzazione per la loro istallazione. Infatti stanno sempre trovando utilizzo per coloro che vogliono chiudere il balcone di casa, terrazzi, giardini o spazi di proprietà. Si tratta di opere che si compongono di due parti fondamentali: la copertura e la struttura. La copertura di solito è costituita da lamelle motorizzate che possono essere orientate oppure inclinate in relazione alla quantità di ombra o aria da avere per mantenere l’ambiente ventilato in modo adeguato.

Tra i vantaggi c’è il fatto che non hanno bisogno di grossa manutenzione, le pergole non risentono del processo di deterioramento, non si deformano, se sono di buona fattura, anche dopo l’esposizione agli agenti atmosferici. Permettono anche di risparmiare dal punto di vista energetico, soprattutto quelle addossate alle case, perché permettono di trattenere il calore anche durante l’inverno.

Detrazioni fiscali previste da utilizzare

La superficie ideale  si trova tra i 20 e i 30 mq. Tuttavia è possibile optare per una pergola più piccola se lo spazio esterno è inferiore. Inoltre le pergole possono accedere anche alla detrazione fiscale del 110%. Ma la cosa fondamentale è che la sua installazione sia fatta insieme alla realizzazione di uno o più eventi trainanti, come l’isolamento termico, coibentazione e miglioramento degli impianti di riscaldamento.

Per l’acquisto e la posa in opera di schermature solari mobili in casa (di cui le pergole bioclimatiche fanno parte), è previsto anche per il 2022 l’ecobonus (detrazione del 50%). L’agevolazione fiscale è di € 60.000 massimo, che corrisponde a una fornitura con posa in opera inclusa massima pari a € 92.000.

Quanto possono costare le pergole bioclimatiche?

I costi per le pergole bioclimatiche cambiano in relazione ai materiali scelti per il realizzo dell’opera. Tuttavia è possibile dare un’indicazione di prezzo generale, sulle pergole maggiormente richieste. Se si opta per la scelta di pergole inclinate i prezzi variano da 175 a 725 euro al mq. Mentre per quelle con lamelle orientabili occorre spenderà dai 225 a 740 euro al mq. Infine se si scelgono le pergole motorizzate il prezzo aumenta passando da 325 a 745 euro a mq.

Queste struttura aderiscono a un’idea di architettura trasparente. Infatti hanno l’obiettivo di rendere quasi impercettibile il confine tra ambiente interno e spazio esterno, grazie all’utilizzo di vetrate scorrevoli. Ma permettono comunque di godere di spazi aperti, se pur riparandosi dal freddo o dalla pioggia durante il periodo invernale. Infine si montano in media, in una sola giornata di lavoro.

 

 

 

Caro energia: prorogato il mercato tutelato gas e luce

Il governo Meloni ha deciso di dare seguito alle richieste di Arera e delle associazioni dei consumatori che hanno auspicato una proroga del mercato tutelato per il settore energetico. Ecco cosa succede.

Caro energia: il mercato tutelato può continuare

Ad oggi gli utenti per il settore gas ed energia sono in parte passati al mercato libero, caratterizzato da tariffe dipendenti dalla libertà contrattuale delle parti in regime di libera concorrenza. Un’altra parte più restia ha invece continuato ad avere la fornitura energetica di gas e luce attraverso il mercato tutelato. Fino a qualche mese fa risultava per gli utenti più conveniente avere contratti con società in libera concorrrenza, ma con l’aumento delle tariffe è oggi impossibile trovare una compagnia che metta a disposizione delle tariffe convenienti rispetto al mercato tutelato.

In questo contesto vi era la previgente previsione normativa che stabiliva la necessità per gli utenti ancora clienti del mercato tutelato di passare al libero per il gas entro il 2023, mentre il il sistema di maggiore tutela per l’energia elettrica dovrebbe terminare il 31 dicembre 2023.

Nel frattempo sono intervenute anche sanzioni dell’Antitrust nei confronti di compagnie che hanno applicato modifiche unilaterali dei contratti.

Leggi anche: Caro energia: l’Antitrust indaga su quattro società per comportamento ingannevole

Il contrasto al caro energia richiede la proroga del servizio di maggiore tutela

L’Arera nel richiedere la proroga del termine per la fine del mercato tutelato ha proprio sottolineato come attualmente per gli utenti in difficoltà economica questo rappresenti un modo per avere tariffe più convenienti anche in forza del fatto che ora le stesse sono modificate mensilmente in base all’andamento dei prezzi. Il Governo quindi ha accolto tale richiesta. Questo vuol dire che gli utenti che ancora oggi hanno il contratto per la fornitura di gas con il mercato tutelato possono non effettuare il passaggio al mercato libero e quindi mantenere le tariffe in base all’andamento dei prezzi.

Questa notizia è stata accolta con benevolenza dall’associazione dei consumatori Assoutenti che ha sottolineato come tale proroga possa evitare una ulteriore stangata per le tasche degli italiani.

Fringe benefit, innalzata la soglia non tassabile

I fringe benefit per i dipendenti sono cambiati, e questo permette ancora di più di aiutare le famiglie a pagare le bollette, tutti i dettagli.

Fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

L’agenzia delle entrate dà le istruzioni per i fringe benefit erogati dai datori di lavoro. Si tratta di rimborsi che i dipendenti possono avere come aiuto per il pagamento delle bollette di acqua, energia e gas. Il decreto aiuti quarter ha innalzato da 600 a 3 mila euro la soglia dei premi esenti da tassazione che le imprese possono concedere ai propri dipendenti come fringe benefit.

Nei beni esenti dalle imposte ci sono le somme erogate per il pagamento delle utenze domestiche. Si tratta dell’immobile in cui abita il dipendente a prescindere dal fatto che vi abbiano portato la residenza. Vi rientrano, quindi, anche le utenze per uso domestico intestate al condominio (ad esempio quelle idriche o di riscaldamento) e quelle per le quali, pur essendo le utenze intestate al proprietario dell’immobile (locatore), nel contratto di locazione è prevista espressamente una forma di addebito analitico e non forfetario a carico del lavoratore (locatario) o dei propri coniuge e familiari. Inoltre questo aiuto si può sommare anche al bonus benzina sempre erogato a favore del dipendente.

L’importanza dell’innalzamento della soglia

I Fringe benefit sono un valido aiuto per le famiglie che si trovano sempre più a fare i conti con l’aumento del caro vita. L’inflazione ha fatto aumentare anche il costo dei beni di prima necessità, su cui si chiede al nuovo governo di abbassare o addirittura annullare l’Iva. Una manovra che potrebbe aiutare i consumatori, almeno per quanto concerne prodotti necessari quali: latte, uova, pane e pasta.

La precedente soglia di 600 euro era stata stabilita con il decreto Aiuti bis, approvato dal governo Draghi e reso effettivo dall’estate 2022.  Tuttavia l’agenzia delle entrate, nei giorni scorsi, ha pubblicato alcune istruzioni proprio in merito a questo sostegno. Ebbene il nuovo governo oltre all’innalzamento della soglia, ha anche ampliato la lista delle voci ammesse all’erogazione, introducendo infatti le bollette domestiche.

Infine tra i fringe benefit rientrano anche i beni ceduti e i servizi prestati al coniuge del lavoratore o ai familiari. Nonché i beni e i servizi per i quali è attribuito il diritto di ottenerli da terzi. Questi benefit sono erogabili anche “ad personam”. Infine riguardano sia i titolari di redditi di lavoro dipendente che di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente.

Stufa a pellet, fioccano la multe per l’istallazione e le revisioni

La stufa a pellet si trova all’interno di molte case degli italiani. Ma potrebbe arrivare anche una multa in merito alla sua istallazione, ecco il perché.

Stufa a pellet, è mania di istallazione

Quest’anno, come non mai, gli italiani si stanno muovendo verso il pellet e altre soluzioni per il riscaldamento di casa . Tuttavia, già lo scorso anno, l’Italia era il primo Paese a livello europeo per numero di apparecchi domestici a pellet istallati, circa 2,2 milioni. Di questi, il 99% è costituito da stufe, inserti e termo camini, cucine e caldaie con potenza inferiore a 35Kw, mentre solo l’1% è composto da caldaie di potenza superiore.

A causa del caro bollette dell’energia e del gas, molte famiglie si stanno spostando dal classico termosifone a metano, ad una scelta più ecologia, puntando sul pellet. Anche se a dire il vero, il suo prezzo rispetto allo scorso anno è raddoppiato. Ebbene un sacco costa circa 12-30 euro contro i 5- 6 dello scorso inverno. Tanto che molti si chiedono se è davvero ancora così conveniente.

Stufa a pellet, dove si può istallare in casa?

La stufa a pellet viene istallata da un tecnico specializzato e certificato che eseguirà il lavoro secondo la norma UNI 10683. Ma nel momento in cui non si esegue in tal modo si potrà incorrere a delle multe molte salate. Anche perché la stufa non può essere posizionata in qualsiasi posto della casa. Tuttavia non può essere messa nei bagni di casa, nella camera da letto o nei monolocali. Il divieto è anche per i box, i garage o in qualsiasi altro ambiente che non ha una buona areazione.

Sopra la stufa a pellet si consiglia di non mettere nulla, o per lo meno non sotto i 40cm. Esiste anche una norma per i mq minimi in cui può essere istallata ed è pari a 6 mq. Infine questo tipo di stufe spesso sono anche usate per arredare un locale, ma attenzione si consiglia sempre di rispettare la distanza di almeno 25 cm tra la stufa e qualsiasi altro elemento, soprattutto se si tratta di tende o tessuti che possono essere facilmente infiammabili.

Le sanzioni per una errata istallazione, quali sono?

La messa in funzione di una stufa di questo tipo non è particolarmente difficile, ma comunque deve essere fatta da un tecnico specializzato. Non solo, gli impianti hanno anche bisogno di una revisione obbligatoria annuale, cioè una manutenzione straordinaria. Gli interventi vanno poi registrati sul libretto di impianto, che contiene tutte le caratteristiche del dispositivo. Nel caso in cui non si abbia questo libretto, la sanzione varia da 500 a 3 mila euro.

Mentre per un errata istallazione, che può compromettere anche la salute delle persone che vivono in casa, le multe possono arrivare a 6 mila euro. Pertanto il consiglio è sempre quello di rivolgersi a professionisti del settore che possano evitare spiacevoli sorprese nel caso di controlli a campione.

 

 

Maxi concorso per 5.000 assunzioni negli enti locali. Profili richiesti

A dare l’annuncio del maxi concorso per 5.000 assunzioni è stato Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania che nel corso di un’assemblea pubblica di Anci Campania nel Belvedere di San Leucio a Caserta, ha annunciato la nuova procedura selettiva.

Tabella di marcia per il maxi concorso Regione Campania

La Regione Campania già negli anni passati ha sperimentato la procedura del maxi concorso che permette con un’unica procedura di fare fronte ai fabbisogni dei comuni e degli altri enti locali (ad esempio comunità montane, una quota sarà inoltre diretta alla Regione) che hanno bisogno di personale. L’obiettivo è snellire le procedure, ottenere un buon risparmio e dare maggiori opportunità ai partecipanti. Il nuovo maxi concorso per 5.000 assunzioni dovrebbe esservi a inizio 2023. Secondo la tabella di marcia dettata da De Luca, nel mese di gennaio 2023 dovrebbe uscire il bando, sarà poi disponibile un mese per le candidature e infine inizieranno le prove. Tutto dovrebbe concludersi nell’arco di 9 mesi. In realtà nel concorso precedente i tempi furono più lunghi, anche perché si trattava di una procedura nuova e da rodare.

Quali profili professionali sono richiesti per il maxi concorso per 5.000 assunzioni?

I 5.000 posti saranno divisi in diversi profili per diplomati e per laureati. Ci saranno profili tecnici e profili prettamente amministrativi, ad esempio istruttore amministrativo, funzionario amministrativo, istruttore tecnico, funzionario tecnico, polizia municipale… in poche parole tutte le figure professionali che generalmente troviamo nell’organico delle Pubbliche Amministrazioni. Durante l’assemblea Anci De Luca ha chiesto ai sindaci di esprimere le loro esigenze di personale di piante organiche in modo da poter poi espletare le varie fasi andando a coprire i posti realmente vacanti.

Come si svolgerà il concorso?

Nella scorsa tornata del maxi concorsone regione Campania vi erano due prove scritte a cui seguiva un periodo di tirocinio che si concludeva con una prova finale e l’immissione in ruolo. Probabilmente la procedura sarà simile anche in questo caso.

In base alle dichiarazioni di De Luca stavolta il periodo di tirocinio sarà limitato a 3 mesi e non 9 mesi come nel precedente maxi concorso. Il periodo di formazione sarà retribuito tramite i fondi europei. In base alle dichiarazioni di De Luca il maxi concorso avrà l’obiettivo di coprire le carenze di personale, ma anche evitare la continua migrazione dei giovani della Campania verso il Nord oppure oltre i confini italiani. In un decennio la Campania ha perso 250.000 giovani e il 40% di questi sono laureati. Entro il 2050 la Campania rischia il dimezzamento della popolazione.

Per chi non vuole perdere neanche un’occasione, già ora è possibile iscriversi al concorso presso il Ministero Beni Culturali (518 assunzioni). 

 

Pellet e le altre soluzioni per riscaldare casa, facciamo un confronto

Pellet e le altre soluzioni per riscaldare casa sono il dilemma degli italiani con l’inverno alle porte. Ma qual’è la soluzione migliore? Ecco alcuni confronti.

Pellet e le altre soluzioni, ma è davvero il più economico?

Subito dopo l’estate 2022 sembrava che tutti fossero impazziti per il pellet e la stufe relative. Il pellet per un pò di tempo è stato introvabile, ma adesso sembra che la situazione sia normalizzata, ad eccezione del prezzo. Infatti, quello è raddoppiato rispetto allo scorso anno. In media ci vogliono oggi circa 12-13 euro per un sacco di pellet. A conti fatti conviene davvero rispetto al metano? Chi ha l’impianto a gas, rispetto all’istallazione di una nuova stufa, sicuramente ha meno costi, ma dovrà fare i conti con le bollette del gas.

Tuttavia sono previsti dei bonus energia per aiutare le famiglie a pagare le bollette di luce e gas. Inoltre le quotazioni del gas presso il Ttf di Amsterdam sono in discesa e quindi solo con l’arrivo del freddo, in base alla domanda, potremo sapere davvero come si struttureranno i prezzi e valutare con certezza se il pellet conviene ancora rispetto al gas.

Le altre soluzioni per il riscaldamento, cosa propone il mercato?

Il mercato del riscaldamento si è comunque sbizzarrito con proposte meno conosciute. Tra queste c’è la caldaia ionica che dà la possibilità di risparmiare un 20% rispetto ad una caldaia a metano di analoga potenza termica. Purtroppo però hanno un costo sostenuto e si possono spendere anche fino a 5 mila euro, rispetto ad una caldaia a metano che di solito ha un costo minore.

Resta intramontabile anche il riscaldamento a legna, nei classici camini, ma con il relativo costo in base al tipo di legno che si desidera. Oggi il prezzo minimo trovato sul mercato è di 12 euro (naturalmente legna di bassa qualità), mentre il prezzo massimo trovato è di 25 euro al quintale. Si tratta di un’offerta trovata per legno di faggio, da ritirare presso la sede dell’azienda con una consegna minima di 20 quintali.

Altra soluzione è quella della stufa pirolitica che funziona attraverso la pirolisi (o piroscissione). E’ un processo di decomposizione termochimica, ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente ossigeno). Inoltre ci sono anche dei bassi costi per il funzionamento, visto che non si collega alla rete elettrica. Ma i modelli più economici sono da esterni, perché quelli interni sono di design e sono parecchio costosi.