Inflazione in calo, la notizia che tutti stavano aspettando

Il 2022 è stato caratterizzato da un’elevata inflazione che ha costretto la BCE a prendere importanti provvedimenti, ora sembra che ci sia un’importante inversione di tendenza con inflazione in calo. Ecco cosa sta succedendo.

Inflazione in calo: dopo mesi deludenti arrivano i primi dati positivi

L’inflazione è caratterizzata da una forte ondata di aumento dei prezzi, per il 2022 è stata in costante aumento in tutta l’area euro e anche oltre i confini europei. A determinare questa ondata sono stati i rincari del settore energetico che hanno portato aumenti a raffica in tutta la filiera. Questo ha generato un impoverimento generalizzato delle persone che hanno perso potere di acquisto. L’Unione Europea al fine di intervenire sulla domanda di beni e servizi e quindi indurre una riduzione dei prezzi, ha pensato di aumentare in modo costante il costo del denaro.

Le previsioni fatte dicevano tutte che il 2023 sarebbe stato l’anno della riscossa, cioè in cui la rincorsa dei prezzi si sarebbe fermata e ora ci sono le prime effettive avvisaglie. I dati rilevati dicono che nel mese di dicembre 2022 in Francia l’inflazione è scesa dello 0,8%, un primo dato incoraggiante. La discesa dei prezzi deriva da una riduzione del consumo del gas dovuta alle temperature molto miti a cui si è unita una riduzione dei prezzi di molti servizi. Secondo le previsioni fatte, in Francia i prezzi dovrebbero comunque avere una piccola risalita nei primi mesi del 2023, mentre l’andamento al ribasso costante e strutturale dovrebbe esservi dal prossimo mese di marzo quando la riduzione dei consumi energetici sarà effettiva.

Inflazione in calo anche in Italia?

Questa prima inversione di tendenza della Francia segue i dati di Germania e Spagna. Per la Germania a determinare il calo dell’inflazione e quindi il rallentamento della corsa dei prezzi è stata la politica interventista tedesca con il pagamento delle bollette del gas delle famiglie nel mese di dicembre.

Per quanto riguarda l’Italia deve essere sottolineato che i dati di dicembre 2022 saranno diffusi dall’Istat a breve, e potrebbero esserci belle sorprese perché in effetti anche l’Italia ha visto una riduzione dei prezzi di alcuni beni, come i carburanti, l’energia elettrica e il gas la cui domanda è diminuita a causa delle elevate temperature. A ciò si aggiungono gli interventi volti a calmierare i prezzi delle fatture energetiche come il bonus sociale. Secondo alcuni dati diffusi dalla Coop per il 2023 l’inflazione in Italia dovrebbe ridursi, ma la diminuzione dei costi non riguarderà il settore food & beverage, insomma la spesa alimentare continuerà ad essere sostenuta.

Tablet e pc gratis, come richiederli all’Agenzia delle entrate

Tablet e pc gratis possono essere richiesti all’Agenzia delle entrate, ecco il nuovo bando e come poter presentare la domanda per l’assegnazione.

Tablet e pc gratis, la cessione delle apparecchiature

Arrivano pc e tablet gratuiti direttamente dall’Agenzia delle entrate. E’ stato pubblicato il nuovo bando sul sito dell’Agenzia delle entrate in merito alla cessione a titolo gratuito di apparecchiature informatiche dismesse dall’ente. Le apparecchiature sono ancora in buono stato, non più idoneo all’Agenzia, ma potrebbero essere da altri enti che ne hanno di bisogno.

Tutte le apparecchiature informatiche sono fornite nello stato in cui sono state dismesse. Quindi non c’ è nessun tipo di assicurazione o assistenza da parte dell’Agenzia delle entrate. I pc saranno forntiti privi di sistema operativo installato, anche perché non si garantisce la presenza effettiva delle licenze ancora in vigore.  Infine la disponibilità di monitor, tastiera e mouse sarà probabilmente inferiore a quella di personal computer; per questo motivo alcuni computer potranno essere forniti senza la dotazione delle suddette periferiche.

Tablet e pc gratis, i soggetti che possono presentare domanda

I soggetti interessati possono essere molteplici e tutti devono seguire la stessa procedura. In ogni caso i destinatari del bando sono:

  • le pubbliche amministrazioni;
  • gli istituti scolastici statali e paritari;
  • gli enti e organismi non-profit, anche se privati.

Tra i soggetti che hanno fatto richiesta, verrà stilata una precedenza per l’assegnazione degli apparecchi, e sono:

  • istituti scolastici statali e paritari degli enti locali;
  • amministrazioni pubbliche;
  • enti pubblici e privati come associazioni ed enti senza fini di lucro iscritti nell’apposito registro delle associazioni.

Hanno diritto ad assegnazione anche le fondazioni, le associazioni non riconosciute, gli organismi di volontariato di protezione civile iscritte negli appositi registri, istituto scolastici paritari privati e tutti coloro che svolgono attività di pubblica utilità.

Come presentare la domanda

La domanda deve essere presentata entro le ore 12, del 3 febbraio 2023. La procedura da eseguire è tutta online “Phoenice” accessibile all’indirizzo https://www.fiscooggi.it/phoenice. Il codice identificativo del bando è “AE2023”. Inoltre la richiesta di partecipazione potrà essere inviata esclusivamente tramite un messaggio di Posta Elettronica Certificata (PEC) alla casella cessionigratuite@pec.agenziaentrate.it

Al termine dell’inserimento dei dati l’applicazione genererà il file phoenice.xml che una volta scaricato, dovrà essere inviato a mezzo posta elettronica certificata. L’e-mail certificata di richiesta dovrà avere come oggetto “AE2023” e contenere in allegato il file “phoenice.xml” generato dalla piattaforma. Infine la graduatoria sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia delle entrate. In caso di accettazione dell’istanza, l’Agenzia precisa che non effettua spedizioni, ma sarà possibile concordare il ritiro delle apparecchiature tramite un appuntamento da fissare entro 15 giorni dalla pubblicazione della graduatoria.

 

Partite Iva: partono i controlli dell’Agenzia delle Entrate. Chi rischia?

L’Agenzia delle Entrate ha reso noto che in seguito all’entrata in vigore della legge di bilancio 2023 partono nuovi controlli per le partite Iva. A rischio le partite Iva “apri e chiudi”. Ecco gli elementi a cui prestare attenzione.

Partite Iva “Apri e Chiudi”: i controlli dell’Agenzia per evitare frodi fiscali

La legge di bilancio 2023 pone l’attenzione sulle partite Iva aperte con l’unico obiettivo di effettuare frodi fiscali, ottenere contributi e agevolazioni.

Per questo motivo i commi da 148 a 150 dell’articolo 1 della legge 197 del 2022 stabiliscono misure specifiche volte a contrastare questo fenomeno. La prima norma da tenere in considerazione è il comma 148 che prevede la possibilità per l’Agenzia delle Entrate di effettuare analisi del rischio connesse alle richieste di apertura di nuove partite Iva invitando i soggetti ritenuti pericolosi a fornire delucidazioni presso gli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate. In particolare, il contribuente titolare di partita Iva ritenuta a rischio dovrà esibire le scritture contabili obbligatorie in modo da verificare che effettivamente sta esercitando l’attività di impresa per la quale ha aperto la partita Iva. In caso di esito negativo del controllo, oppure nel caso in cui il contribuente non risponda all’invito, ci sarà la cessazione d’ufficio della partita Iva.

Garanzia fideiussoria per poter riaprire l’attività e sanzioni applicate

In seguito all’applicazione del provvedimento di chiusura della partita Iva il contribuente potrà richiedere l’apertura di una nuova partita Iva come imprenditore individuale o lavoratore autonomo oppure come rappresentante legale di società, associazione od ente costituito, solo dopo aver rilasciato un’apposita garanzia fideiussoria del valore non inferiore a 50.000 euro per 3 anni. La garanzia fideiussoria dovrà essere superiore a 50.000 euro nel caso in cui le somme dovute per le violazioni fiscali accertate siano superiori a tale ammontare. In questo caso l’imorto della garanzia dovrà almeno essere pari all’effettivo “debito fiscale” maturato.

L’articolo 149 della legge di bilancio 2023 prevede inoltre che nel caso in cui sia adottato il provvedimento di cessazione d’ufficio della partita Iva, il contribuente sarà tenuto al versamento anche di una sanzione di 3.000 euro.

Infine, il comma 150 prevede che l’Agenzia delle Entrate debba provvedere all’emanazione di norme di dettaglio per l’applicazione delle disposizioni dei commi precedenti.

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Definizione agevolata cartelle esattoriali, le indicazioni dell’Agenzia Entrate e Riscossioni

Stralcio cartelle esattoriali: indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate e Riscossioni

Definizione agevolata cartelle esattoriali, le indicazioni dell’Agenzia Entrate e Riscossioni

L’Agenzia Entrate e Riscossione ha reso note le modalità applicative per la definizione agevolata dei carichi fiscali pendenti, non ricadenti in altre agevolazioni, ad esempio lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro. Ecco come si dovrà procedere.

 Definizione agevolata cartelle esattoriali 2023: i termini per aderire

L’articolo 1, commi 231-252, della Legge n. 197/2022 introduce la definizione agevolata per le cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione nel periodo compreso tra 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 . L’importante novità è determinata dal fatto che rientrano in tale agevolazione anche cartelle esattoriali che erano già state sottoposte a misure agevolative e per le quali vi era stata decadenza.

Il contribuente per le cartelle esattoriali ricadenti nella misura ha la facoltà di chiedere la definizione agevolata pagando gli importi inizialmente previsti, senza corrispondere le somme maturate in qualità di interessi, sanzioni, interessi di mora e aggio. Vanno invece corrisposte le spese per le procedure esecutive e i diritti di notifica.

Come aderire alla definizione agevolata

Abbiamo visto ieri, nell’articolo Stralcio cartelle esattoriali: indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate e Riscossioni

che lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro è automatico al 31 marzo 2023, non vale la stessa regola per la definizione agevolata. In questo caso è il contribuente che entro il 30 aprile 2023 deve presentare una dichiarazione telematica di adesione alla procedura. Le modalità operative per tale adesione saranno pubblicate entro 20 giorni dalla pubblicazione della legge di bilancio 2023, ad oggi ancora non ci sono.

Nonostante manchino le regole di dettaglio, già ora l’Agenzia Entrate e Riscossioni ha reso noto che sarà possibile pagare gli importi:

  • in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2023;
  • richiedere il pagamento rateale per un numero massimo di 18 rate le cui scadenze saranno:
  • 31 luglio 2023;
  • 30 novembre 2023;
  • 28 febbraio;
  • 31 maggio;
  • 31 luglio;
  • 30 novembre di ciascun anno.

Nel caso in cui si richieda il pagamento rateizzato dal mese di agosto 2023 sono applicati interessi del 2%. La regole sulla definizione agevolata prevedono inoltre la decadenza dal beneficio nel caso di omesso pagamenti, ritardo pagamento per un termine superiore a 5 giorni o insufficiente versamento.

Limiti alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali

Ricordiamo, infine, che come per lo stralcio delle cartelle esattoriali, anche in questo caso vi sono degli atti che non rientrano nel beneficio e si tratta di:

  • recupero di aiuti di Stato ritenuti illegittimi dall’Unione Europea;
  • crediti derivanti da condanne della Corte dei Conti o sentenze penali di condanna;
  • debiti relativi a “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea e all’imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione.

Non rientrano i carichi previdenziali privati, tranne nel caso in cui sia il singolo ente ad aderire alla definizione agevolata e ne dia comunicazione all’Agenzia Entrate e Riscossione entro il 31 gennaio 2023.

Aumenti metro e autobus, più costoso spostarsi con i mezzi pubblici

Aumenti metro e autobus la novità per i trasporti che attiva proprio con l’anno nuovo. A comunicarlo sono i molti operatori del settore.

Aumenti metro e autobus, coinvolto tutto il settore

Aumenti metro e autobus arriva la brutta notizia per i pendolari. Non bastavano già gli aumenti della benzina e del gasolio, che registrano un più 2% al litro. Quest’ultimo è l’effetto dell’eliminazione del taglio delle accise, che non sono state riconfermate dall’attuale Governo Meloni. Effetti che si sono subito sentiti sulle tasche dei guidatori, soprattutto sui rientri di chi aveva passato fuori il Natale e i festeggiamenti per il Capodanno.

Infatti per chi viaggia il costo dei pedaggi autostradali è salito del 2% su tutta la rete di Autostrade per l’Italia. Un aumento che era già stato preannunciato da Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi). Anche perché a causa della pandemia non si sono registrati aumenti negli ultimi anni. Ma quest’anno invece le cose saranno diverse. Per andare da Roma (Sud) a Milano (Ovest), ad esempio, il pedaggio sale dai 46,5 euro del 2022 agli attuali 47,3 euro, per poi raggiungere 48 euro a luglio, con un aumento di 1,5 euro.

Aumenti metro e autobus, alcuni aumenti nelle città italiane

Ma sembra non bastare, infatti ci sono aumenti anche sui biglietti di metro e autobus. I rincari sono diversi nelle varie città italiane. A Napoli il biglietto è salito da qualche mese a 1,20 centesimi. Mentre a Milano dal 9 gennaio passerà da 2 a 2.20 centesimi. Nella città eterna, Roma, l’aumento è pari a 50 centesimi per singolo biglietto, fino ad agosto 2023 dove toccherà quota 2 euro.

Ed ancora ritocchi anche a Ferrara il costo passa da 1,30 a 1.50 centesimi. A Parma solo 10 centesimi in più da 1,50 a 1,60 centesimi. E così via per quasi tutte le città italiane, le cui compagnie di trasporti devono fare i conti con l’aumento di benzina e diesel. Infine, il Codacons, mettendo in fila i rincari di prezzi e tariffe, stima una stangata di +2.435 euro a famiglia per l’anno che si è appena aperto.Cifra che non tiene conto dei possibili aumenti delle bollette di luce e gas”, avverte l’associazione dei consumatori

Una buona notizia sui trasporti

Arriva l’unica buona notizia sui trasporti e riguarda anche l’ambiente. Da martedì 10 gennaio si riapriranno le prenotazioni per gli incentivi per l’acquisto di auto e moto meno inquinanti. Una misura supportata dal Governo, che per l’anno 2023 ha stanziato ben 630 milioni. Il sistema è come quello dello scorso anno sulla piattaforma informatica ecobonus.Mise.Gov.It.

Oro ai massimi storici, conviene vendere quello in casa?

Oro ai massimi storici, c’è da preoccuparsi oppure è arrivato il momento di andare a vendere quello che si ha in casa, alcuni consigli utili.

Oro ai massimi storici, la quotazione

Aumenta tutto proprio tutto, l’inflazione, la benzina, il gas, mutui per l’acquisto, i prodotti alimentari e le spese per l’energia. E come se non bastasse, anche l’oro è in netto aumento. Secondo le ultime valutazioni si parla di 1.843 dollari l’oncia.  Si ricorda che un’oncia equivale a 28,35 grammi di oro. Si tratta di un valore di massimo storico, già da sei mesi. Le quotazioni sono in aumento dell’1,5%.

Tuttavia gli operatori sembrano essere pronti a scommettere su un rallentamento del rialzo dei tassi da parte della Fed con effetti sul dollaro e sui titoli di stato. La Federal Reserve Bank (o Fed), è la banca centrale responsabile della stabilità monetaria e finanziaria negli Stati Uniti. Fa parte di un sistema più ampio, noto come Federal Reserve System, con 12 banche centrali regionali, situate nelle principali città degli Stati Uniti.

Oro ai massimi storici, ma perché il valore aumenta?

La principale causa dell’aumento dell’oro è da ricercarsi nella tensione dovuta al clima instabili della situazione economica mondiale. La crisi economica da post pandemia da Covid-19 ha aperto scenari difficili proprio in tutto il mondo, dove non ci si aspettava certo un evento simile. A questo c’è da aggiungere l’ attuale guerra tra Ucraina e Russia. Ma anche in Medio Oriente con le tensioni politiche e civili che stanno scuotendo le nazioni. C’ è odore di guerra di portata maggiore, se non si corre ai ripari.

Inoltre i dazi tra Cina e Stati Uniti peggiorano le cose. Una situazione che oltre ad avere risvolti negativi reali sull’economia mondiale provoca una grande crisi di incertezza sui mercati finanziari, incapaci anche solo di poter immaginare quali  conseguenze possa portare che il perdurare della guerra dei dazi.

Conviene vendere l’oro che si ha in casa?

Con i prezzi così elevati potrebbe essere conveniente rivendere l’oro che si ha in casa. Una possibilità che oltre a far avere del contante, permette anche di ottenere una buona cifra. Anche perché la regola generale è proprio quella di rivendere quando il mercato dà quotazioni che sono superiori alla media. Occorre recarsi in un Compro oro e vendere il proprio oro, dopo gli opportuni adempimenti. Il consiglio è sempre quello di pesare, con una normale bilancio, il gioiello che si sta per vendere.

Ma è bene tenere presente due cose. La prima è che eventuali pietre, inserti, metalli devono essere sottratti dal peso. Mentre  l’altra è che non è detto che l’oro usato nel gioiello sia puro. Una semplice fede è fatta di oro solo al 75%. Mentre il restante 25% può essere un metallo come il rame o l’argento. La purezza dell’oro si misura in carati. Maggiore sarà questo grado, quindi 24kt maggiore sarà il valore corrispettivo in denaro.

 

 

 

Incentivi auto ecologiche 2023: la piattaforma apre il 10 gennaio

Sono nuovamente disponibili i fondi per accedere agli incentivi auto per l’acquisto di veicoli non inquinanti, ecco l’ammontare e le caratteristiche.

Incentivi auto ecologiche 2023: ripartizione del fondo

Con circolare del 30 dicembre 2022, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha reso noto il rifinanziamento del fondo “Riconversione, ricerca e sviluppo del settore automotive” per l’annualità 2023. Il fondo avrà in dotazione 610 milioni di euro così ripartiti:

a) 190 milioni di euro per l’acquisto di auto per il trasporto di persone con almeno 4 posti omologati in una classe non inferiore ad Euro 6, con emissioni comprese nella fascia 0-20 g/Km CO2 e prezzo di listino pari o inferiore a 35.000 euro IVA esclusa;

b) 235 milioni di euro per l’acquisto di automobili omologate in una classe non inferiore ad Euro 6, con emissioni comprese nella fascia 21-60 g/Km CO2 e prezzo di listino pari o inferiore a 45.000 euro IVA esclusa;

c) 150 milioni di euro per l’acquisto di veicoli omologati in una classe non inferiore ad Euro 6, con emissioni comprese nella fascia 61-135 g/Km CO2 e prezzo di listino pari o inferiore a 35.000 euro IVA esclusa;

d) 5 milioni di euro per l’acquisto dei veicoli di categoria da L1e a L7e ( motocicli e ciclomotori) non elettrici;

e) 15 milioni di euro per l’acquisto dei veicoli di categoria da L1e a L7e elettrici;

f) 15 milioni di euro per l’acquisto dei veicoli commerciali di categoria N1 e N2 ( veicoli commerciali per trasporto merci)ad alimentazione esclusivamente elettrica.

Per tutte le categorie viste è previsto che debba trattarsi di veicoli nuovi di fabbrica.

Una quota pari al 5% del fondo è destinata ad attività di car sharing o attività di autonoleggio con finalità commerciali.

Come richiedere gli incentivi auto ecologiche 2023

La prenotazione degli incentivi avviene su piattaforma e la stessa sarà possibile a partire dal giorno 10 gennaio alle ore 10:00.

Affinché si possano prenotare gli incentivi auto è necessario, se trattasi di persona fisica, la dichiarazione di presa d’atto del mantenimento della proprietà del veicolo acquistato per almeno 12 mesi. Nel caso in cui l’acquisto sia finalizzato a car sharing o noleggio è invece necessario allegare la dichiarazione la finalità dell’acquisto per le attività in oggetto, in ogni caso è necessaria la dichiarazione di mantenimento del veicolo per almeno 12 mesi.

Tutti i moduli per le dichiarazioni possono essere trovati sul sito http://ecobonus.mise.gov.it .

Ricordiamo che gli incentivi per l’acquisto di auto ecologiche sono disponibili fino a esaurimento dei fondi.

Leggi anche: Incentivi auto ecologiche estesi anche al 2023. Come funzioneranno?

 

Contratti a termine, si va verso la cancellazione delle causali

Contratti a termine saranno oggetto del nuovo decreto lavoro? Ecco il punto della situazione in questo momento e l’impegno del Governo.

Contratti a termine, c’è bisogno di una riforma

Il Governo sta avviando una serie di misure volte a sostegno dell’occupazione in Italia. Un paese che non produce, è un paese che non cresce e questo è il pericolo che si vuole scongiurare. Occorre dare spinta anche alle imprese, soprattutto alla ricerca ed assunzione di personale. Si punta verso un nuovo Decreto Lavoro che possa contenere delle misure mirate in tal senso. Una speranza che potrebbe non tardare ad essere soddisfatta, anzi proprio a fine mese.

Per i contratti a termine, o detti anche a tempo determinato, sembra che ci si stia muovendo verso la definizione di nuove regole. Una breve precisazione, secondo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro subordinato nel quale è prevista una durata predeterminata, mediante l’apposizione di un termine. E’ disciplinato dal Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n.81.

Contratti a termine, le possibili novità

I contratti a termine potrebbe subire qualche variazione per permettere alle imprese di poter assumere lavoratori con contratti di questo tipo. I contratti potranno avere anche una durata di due anni. Il punto centrale è il superamento dei vincoli ai contratti che potranno essere stipulati dall’azienda fino a 24 mesi, senza causale.

La causale del contratto a termine non è altro che la motivazione per la quale viene concluso un contratto a tempo determinato. In pratica, serve a spiegare perché il datore di lavoro assume il lavoratore “a scadenza” anziché a tempo indeterminato.  Inoltre si potrebbe anche estendere il periodo di contratto per altri 12 mesi, dopo il periodo biennale precedente. Sempre però in base agli accordi che saranno inseriti nei contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali.

Infine tra i temi sempre riguardanti il lavoro, sembra essere previsto anche un ammorbidimento dei vincoli informativi con tutti i doveri e i diritti dei lavoratori. Nel contratto devono essere chiare le “regole del lavoro” compreso i congedi retribuiti, la durata delle ferie, la programmazione dell’orario di lavoro, la retribuzione e le modalità di pagamento.

Previste assunzioni anche nella pubblica amministrazione

Sarà un anno fitto di assunzioni anche per la Pubblica amministrazione. Nella manovra di bilancio sono previsti dei fondi per l’assunzione dei personale in diversi enti facenti parte dell’amministrazione pubblica. Si parla di circa 10.400 nuovi posti di lavoro. Tra gli enti principalmente coinvolti ci sono l’Agenzia delle entrate, la giustizia e affari esteri.

Infine si ricorda che con la manovra ritornano anche i voucher per i lavori occasionali, fino a 8 mila euro, soprattutto per i settori legati all’agricoltura e discoteche. Non si esclude la possibilità di estenzione anche ad altri settori economici.

Allarme farmaci introvabili: quali sono e come comportarsi

In molte farmacie italiane è già allarme farmaci introvabili: mancano i medicamenti per contrastare gli effetti dell’influenza stagionale. Di seguito la lista con prodotti e come cercare di superare le crisi

Quali sono i farmaci introvabili?

A lanciare l’allarme farmaci introvabili sono le farmacie che hanno ormai scorte limitate di molti farmaci necessari a contrastare gli effetti dell’influenza stagionale. I malanni stagionali purtroppo quest’anno sono giunti in anticipo e di fatto si è creata una situazione spiacevole, cioè in molte farmacie sono terminati farmaci tipici per il trattamento dell’influenza, tra questi lo sciroppo per bambini e quelli a base di ibuprofene, mancano inoltre alcuni antibiotici. Per quanto riguarda i farmaci a base di ibuprofene solitamente usato per la febbre, le associazioni dei farmacisti sottolineano la carenza del principio attivo e di conseguenza l’impossibilità per le case farmaceutiche di rifornire le scorte.

Tra i motivi che hanno portato questa carenza vi è il fatto che le case farmaceutiche negli ultimi anni sono state impegnate sul fronte Covid e hanno quindi tralasciato altre produzioni andando a determinare così questa carenza, aggravata dal fatto che l’influenza stagionale è giunta in anticipo sorprendendo tutti. A ciò si aggiunge che stanno aumentando i casi Covid. Hanno minori difficoltà anche se comunque ne presentano le farmacie galeniche impegnate quindi nel confezionamento dei farmaci, queste infatti hanno potuto far fronte alle richieste grazie alle loro scorte di principi attivi. Tra i farmaci di largo consumo che stanno mancando, oltre l’ibuprofene, vi sono i fluidificanti come Fluibron e Clenil. Per gli antibiotici particolari difficoltà ci sono per Augmentin e Fluimucil antibiotico, inizia a mancare in molte farmacie anche la Tachipirina, classico antipiretico, Zitromicina e addirittura alcuni ipertensivi.

Allarme farmaci introvabili: come comportarsi?

Le carenze di medicinali sono più forti in alcune zone d’Italia rispetto ad altre, in zone critiche si è provveduto anche al contingentamento. In alcune zone le carenze riguardano anche l’ossigeno e questo perché molti non hanno restituito i contenitori dopo l’emergenza Covid. Ci sono, infine, aziende che con la crisi energetica fanno fatica anche nella produzione di blister o altri componenti dei farmaci. Tutto questo sta generando apprensione. I farmacisti raccomandano alle persone di non tenere scorte in casa, ma provvedere all’acquisto al momento del bisogno, in questo modo è possibile arginare il problema, inoltre è bene utilizzare gli antibiotici solo su prescrizione medica e non in autonomia rischiando un vero abuso in una situazione di carenza.

Stralcio cartelle esattoriali: indicazioni operative dell’Agenzia delle Entrate e Riscossioni

La legge di bilancio 2023 prevede lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. L’Agenzia Entrate e Riscossione con un comunicato ha provveduto a dettare le regole applicative. Ecco cosa succederà.

Stralcio delle cartelle esattoriali: ecco chi è ammesso

L’articolo 1, commi 222-230 prevede lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Questa previsione eccessivamente generalizzata è stata però contrastata dai Comuni che hanno sottolineato le difficoltà economiche a cui potevano andare incontro nel caso in cui fossero venute a mancare queste risorse. Proprio per questo nel corso dell’approvazione della legge di Bilancio 2023 alcune norme sono state modificate.

Leggi anche: Stralcio delle cartelle esattoriali: slitta il termine e non le comprenderà tutte

Fatta questa premessa il 30 dicembre 2022 l’Agenzia Entrate e Riscossione ha provveduto a dettare le linee guida per lo stralcio delle cartelle esattoriali. La prima cosa sottolineata è che lo stesso non sarà operativo, come in prima stesura previsto, dal 1° gennaio 2023, ma dal 31 marzo 2023. Questo maggiore tempo serve proprio ai Comuni per capire quale direzione prendere e se aderire allo stralcio. Precisa l’Agenzia che  rientrano nello stralcio automatico le cartelle emesse da enti creditori come amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali. Gli enti diversi da quelli segnalati devono comunicare la loro decisione all’agente della riscossione entro il 31 gennaio 2023.

Cosa comprende lo stralcio delle cartelle esattoriali

In secondo luogo lo stralcio delle cartelle ricomprese sarà automatico, questo vuol dire che il contribuente non dovrà fare una richiesta. Naturalmente è nel suo interesse verificare attraverso il proprio cassetto fiscale se i debiti fiscali sono stati effettivamente stralciati e l’eventuale carico fiscale rimanente.

Per quanto riguarda l’importo, l’Agenzia ricorda che esso viene calcolato all’entrata in vigore della legge e quindi dal 1° gennaio 2023 ed è comprensivo di imposta, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni.

Sono invece interamente dovute gli importi maturati a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e le spese di notifica delle cartelle.

L’Agenzia sottolinea che dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2023, quindi dal 1° gennaio, fino al momento in cui sarà operativo lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali, le riscossioni relative a provvedimenti che dovrebbero rientrare nel beneficio, saranno sospese.

In quali casi non si applica lo stralcio delle cartelle esattoriali

Infine, ricordiamo che lo stralcio automatico non viene in ogni caso applicato nel caso in cui il debito derivi da:

  • recupero di aiuti di Stato ritenuti illegittimi;
  • crediti derivanti da sentenze di condanna della Corte dei Conti o da sentenze penali di condanna;
  • debiti relativi a “risorse proprie tradizionali” dell’Unione Europea o imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione.