Decreto flussi 2023, arrivano gli stagionali dall’estero

Il decreto flussi 2023 è stato approvato e prevede delle novità, soprattutto per il numero di lavoratori che potranno entrare e i settori specifici.

Decreto flussi 2023, approvato con alcune novità

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.21 de 26 gennaio 2023, il decreto flussi con cui sono fissate le quote di lavoratori e lavoratrici stranieri che possono fare ingresso in Italia per lavorare nel nostro Paese. Tuttavia il nuovo Decreto fissa una quota massima di ingressi pari a 82.705 unità, 44.000 delle quali riservate agli ingressi per motivi di lavoro stagionale. Le domande per la richiesta di questo tipo di personale sono possibili dal 27 marzo 2023.

Proprio gli stagionali sono stati oggetto di tante polemiche la scorsa estate. Molte attività operanti nel settore turistico lamentavano proprio la carenza di personale da impiegare in modo stagionale. Tanto che addirittura fu messo sotto accusa il reddito di cittadinanza, come causa della mancata disponibilità di lavoratori. Ma quest’anno la musica dovrebbe essere diversa, sono infatti previsti molti lavoratori non sono nel settore turistico, ma anche altri.

Decreto flussi 2023, nuovi lavoratori per molti settori

Le quote fissate per gli ingressi per motivi di lavoro non stagionale e autonomo sono 38.705 unità, di cui la maggior parte riservati agli ingressi per lavoro subordinato anche non stagionale. Tuttavia i settori di maggiore interesse sono il turistico- alberghiero, l’autotrasporto e l’edilizia. Ma quest’anno si sono aggiunti anche degli altri settori: alimentare, meccanica, telecomunicazioni e cantieristica navale.

L’obbligo di comunicazione al Centro per l’impiego

Altra importante novità introdotta dal Decreto flussi è che il datore di lavoro, prima dell’invio della richiesta di nulla osta al lavoro, deve verificare presso il Centro dell’impiego competente, che non vi siano altri lavoratori già disponibile sul territorio nazionale per quel tipo di lavoro. La verifica si effettuata attraverso l’invio di una richiesta di personale disponibile. Quindi alla richiesta di personale si potrà passare solo se:

  • il Centro per l’Impiego non risponde alla richiesta presentata, entro quindici giorni lavorativi dalla data della domanda;
  • il lavoratore segnalato dal Centro per l’Impiego non è per il datore di lavoro idoneo al lavoro offerto;
  • il lavoratore inviato dal Centro per l’Impiego non si presenta, salvo giustificato motivo, al colloquio di selezione, decorsi almeno venti giorni lavorativi dalla data della richiesta.

Il verificarsi delle suddette circostanze dovrà risultare da un’autocertificazione che il datore di lavoro dovrà allegare alla domanda di nulla osta al lavoro. Passati trenta giorni dalla richiesta, se non ci sono motivi ostativi il nulla osta sarà rilasciato in maniera automatica.

 

Stralcio delle cartelle esattoriali: come sapere se il proprio Comune ha aderito?

Con la legge di Bilancio 2023 si è provveduto alla cancellazione delle mini cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. La disciplina prevede però la possibilità per i Comuni di non aderire a tale stralcio, la non adesione doveva però essere comunicata all’Agenzia delle Entrate dai comuni, entro il 31 gennaio 2023. Ecco come scoprire se le proprie cartelle esattoriali emesse dai comuni rientrano nella rottamazione quater.

Stralcio delle cartelle esattoriali dei comuni fino a 1.000 euro

La legge di Bilancio 2023, come sottolineato, prevede la possibilità per gli enti diversi rispetto alle amministrazioni statali, le agenzie fiscali e gli enti previdenziali di scegliere se aderire o meno alla rottamazione quater o stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro. Particolare attenzione destano quindi le cartelle esattoriali dei comuni, ad esempio quelle comprendenti sanzioni per violazioni al codice della strada, Tari e Imu. Per questa tipologia, la legge di bilancio ha stabilito che d’ufficio sono eliminate le sanzioni applicate e gli interessi, compresi quelli di mora, ma per le somme con voce “capitale” (l’imposta base), le spese di riscossione e notifica è necessaria una deliberazione da parte del Comune.

Entrano quindi in gioco i comuni che, entro il 31 gennaio 2023 dovevano inviare all’Agenzia delle Entrate la comunicazione circa la volontà di non aderire allo stralcio delle cartelle esattoriali di importo fino a 1.000 euro. Per i comuni che non hanno provveduto, vi è quindi la cancellazione automatica delle cartelle esattoriali e i contribuenti dal 31 marzo 2023 potranno verificare sul sito dell’Agenzia delle Entrate se vi sono carichi pendenti.

Leggi anche: Mini cartelle, come sapere se è stato eliminato il debito

Come posso sapere se il mio Comune ha aderito allo stralcio delle cartelle esattoriali?

Per coloro che invece vorrebbero sapere già da ora se il proprio Comune ha aderito vi è la possibilità di affidarsi agli organi di stampa, ad esempio i comuni di Milano, Roma, Firenze, Piacenza, Verona e Bari hanno già reso noto di non aver aderito. In alternativa è consigliato controllare il sito internet del proprio Comune di riferimento per verificare attraverso l’albo pretorio cosa ha stabilito. Ha aderito ad esempio il comune di Napoli, quindi i cittadini di Napoli che hanno carichi pendenti con l’amministrazione con cartelle esattoriali di valore fino a 1000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, potranno non pagare.

Tra gli atti da controllare ci sono le delibere del Consiglio Comunale e/o delibera di Giunta. I comuni infatti stanno andando in ordine sparso. Sul sito del comune di Milano si legge: Per l’Amministrazione comunale “i provvedimenti di sanatoria simili a quelli introdotti” dall’ultima finanziaria, si legge nella delibera da sottoporre all’esame del Consiglio comunale, “disincentivano i comportamenti virtuosi e contrastano con il principio di equità nei confronti dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali adempie ai propri obblighi di contribuzione al sostenimento della spesa pubblica, sia per ciò che concerne la fiscalità generale che dal punto di vista delle entrate di tipo extratributario.

Il comune di Napoli ha aderito con delibera di Giunta, mentre il comune di Agrigento per la non adesione ha preferito la delibera del Consiglio Comunale su proposta della Giunta.

Prezzo del gas in discesa, le bollette dovrebbero essere più leggere

Il prezzo del gas è in discesa e per questo ci si aspettano delle bollette più leggere, già dal prossimo mese. Ma potrebbe esserci una nuova idea del Governo.

Prezzo del gas in discesa, fino al 30-40%

La diminuzione del prezzo del gas è una buona notizia per circa 7 milioni di famiglie. Infatti le bollette del mercato tutelato sono destinate ad avere un importo minore. A dire il vero lo stesso effetto dovrebbe verificarsi anche sul mercato libero, a seconda dei contratti di ciascun operatore. Si tratta di una diminuzione con un valore pari al 30-40%.

Tuttavia la riduzione, se sarà così mantenuta potrebbe portare ad una riduzione pari a 700 euro annui a famiglia. Gli effetti dovrebbero vedersi già da febbraio, mentre  per le riduzioni del costo delle bollette di energia elettrica a fine marzo. Questo oltre ad essere un beneficio per  le famiglie lo è anche per le imprese e per le casse dello Stato. Il quanto gli aiuti richiesti dagli italiani potrebbero andare a scemare, visto che finirebbe la situazione di emergenza. Anche perché ad aprile andrà ad esaurirsi il fondo di 21 miliardi di sostegni messo a disposizione dal Governo.

Prezzo del gas, il nuovo sistema di calcolo

Il Ministro dell’Economia Giorgetti ha annunciato un nuovo sistema di calcolo delle tariffe. Un prezzo bloccato fino ad una certa percentuale di consumo “quello in più viene messo ai prezzi di mercato”. Questo sistema dovrebbe essere operativo a partire dal primo di aprile 2023. Il sistema prevede una protezione di una parte dell’importo pari al 70%, sui consumi stimati sulla base dell’anno precedente, mentre l’eccedenza sarebbe soggetto alle quotazioni di mercato.

Questo dovrebbe consentire a chi risparmia di non avere gli aumenti. “È molto complicato, ci stiamo lavorando e speriamo di arrivare in tempo per marzo“, ha spiegato Giorgetti. “Mi sembra che le cose vadano un po’ meglio, abbiamo trovato altri che ci vendono gas e il mercato si è un po’ calmato“, ha concluso. Potrebbe quindi essere una soluzione per cercare di frenare anche gli aumenti indiscriminati e incontrollati che hanno portato anche una crescita esponenziale dell’inflazione.

Gli effetti sul calo per famiglie ed imprese

Secondo il Presidente Nomisma Energia, Tabarelli, il crollo subito dal prezzo del gas nel mese di gennaio dovrebbe portare un taglio del 33% delle bollette. Anche secondo Codacons il calo delle tariffe del gas a gennaio equivarrebbe ad un risparmio sulla bolletta pari a 845 euro a famiglia su base annua. Un eventuale abbattimento delle bollette del 40% porterebbe quindi il costo del gas a scendere a gennaio a quota 90,57 centesimi di euro al metro cubo. Considerati i consumi di una famiglia “tipo”, passerebbe così dagli attuali 2.113 euro annui a nucleo a 1.268 euro, con un risparmio di circa 845 euro a famiglia – stima il Codacons.

 

 

 

Sportello Unico Polis di Poste Italiane: tutti i servizi

Nel mondo di Poste Italiane sta arrivano una vera e propria rivoluzione che inizialmente coinvolgerà solo 18 comuni per poi essere ampliata in tutti i comuni sotto i 15.000 abitanti. Saranno infatti implementate le pratiche da poter svolgere presso gli uffici postali che diventeranno così una vera e propria succursale degli uffici della Pubblica Amministrazione e saranno disponibili per innumerevoli servizi tra cui richiesta e rilascio della Carta di Identità. Ecco i dettagli dell’operazione denominata Sportello Unico Polis.

Cosa si potrà fare allo Sportello Unico Polis di Poste Italiane?

Lo Sportello Unico Polis è un progetto finanziato con i fondi Pnrr, i primi tre sportelli saranno attivi nel mese di marzo nelle città di Fara in Sabina, in provincia di Rieti, San Felice in Circeo, in provincia di Latina, e Compagnano di Roma. I servizi dello Sportello Unico Polis saranno poi ampliati in altri 15 comuni e, infine, il progetto dovrebbe essere esteso in tutta Italia. Per la fine del 2023 dovrebbero essere attivi 1.500 sportelli dislocati in tutta Italia.

I servizi di Poste Italiane presso questi sportelli saranno implementati anche attraverso totem digitali dove ognuno in piena autonomia potrà operare. Ricordiamo che ad oggi Poste Italiane è al fianco delle persone per conti corrente, assicurazioni, pagamenti, spedizioni e tanti altri servizi. Ora il progetto è affiancare la Pubblica Amministrazione, proprio per questo si potrà:

  • richiedere la carta di identità elettronica, passaporto, certificati di stato civile, certificati anagrafici, autodichiarazione di smarrimento dei documenti, denuncia di detenzione e trasporto di armi.
  • Certificati giudiziari;
  • atti del catasto, ad esempio planimetrie;
  • Isee;
  • documenti Inps, come l’estratto contributivo e il certificato Obis;
  • estratto conto posizioni debitorie, riemissione del codice fiscale;
  • rilascio patente nautica, denuncia e richiesta duplicati patente;
  • duplicato di tessera sanitaria e servizio CUP ( Centro Unico di Prenotazione) per la prenotazione di esami e visite mediche.

Grazie agli sportelli virtuali, il soggetto interessato potrà richiedere i documenti elencati e in pochi minuti ottenerli. Per poter effettuare le operazioni sarà necessario avere a disposizione uno Spid.

Sportello Unico Polis di Poste Italiane per postazioni co-working all’insegna del risparmio

Non solo lo Sportello Unico Polis, ma anche postazioni digitali attive h24 con cui sarà possibile usufruire in autonomia di numerose prestazioni. Saranno inoltre attivate postazioni per il co-working, cioè spazi in cui lavoratori autonomi e professionisti potranno allestire la propria postazione ufficio, condividendo gli spazi con altri lavoratori. Il co-working consente di risparmiare il denaro generalmente utilizzato per l’affitto dei locali perché gli spazi sono condivisi con altri professionisti. Nel caso degli spazi in co-working forniti da Poste Italiane ci sarà anche un basso impatto ambientale perché saranno alimentati con pannelli fotovoltaici.

L’obiettivo del progetto di Sportello Unico Polis è implementare i servizi nei piccoli comuni in modo che possano avere lo stesso livello di efficienza degli sportelli delle grandi città e dare una spinta allo sviluppo economico nazionale.

Stipendi e pensioni, ecco come cambiano con la nuova riforma fiscale

Stipendi e pensioni si preparano a cambiare a partire dal mese di marzo per effetto di quello che sono le nuove direttiva della riforma fiscale.

Stipendi e pensioni cosa c’è di nuovo?

Pensioni e stipendi dal mese di marzo dovrebbe aumentare grazie alla riforma fiscale. In particolare si attende il ricalcolo delle pensioni che dovrebbe avere una rivalutazione al 7,3% e del nuovo taglio sul cuneo fiscale pari al 3% per i redditi entro il 25 mila euro e del 2% per i redditi compresi tra i 25 e i 35 mila euro.

Il Governo Meloni punta alla riduzione delle aliquote da quattro come previste dal Governo Draghi a tre. Attualmente in vigore le percentuali sono:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro;
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro;
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro

Mentre con i cambiamenti voluti dal nuovo Governo gli scaglioni verrebbero ad assottigliarsi e diventare solo tre, con le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mla euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.

Pensioni, quanto aumenteranno?

Le rivalutazioni sulle pensioni la perequazione automatica per adeguamento all’inflazione nel 2023 e 2024 segue il seguente schema a fasce di rivalutazione, prendendo a riferimento l’importo della pensione rispetto al trattamento minimo (TM) attuale (525 euro al mese):

  • fino a 4 volte il TM (circa 2.100 euro lordi): 100% (aumento 7,3%);
  • fino a 5 volte il TM (circa 2.625 euro lordi): 85% (aumento 6,2%);
  • tra 5 e 6 volte il TM (tra 2.625 e 3.150 euro lordi): 53% (aumento 3,8%);
  • e tra 6 e 8 volte il TM (tra 3.150 e 4.200 euro lordi): 47% (aumento 3,4%);
  • tra 8 e 10 volte il TM (tra 4.200 e 5.250 lordi): 37% (aumento 2,7%);
  • oltre 10 volte il TM (oltre 5.250 euro lordi): 32% (aumento 2,3%).

In media le rivalutazioni dovrebbero portare a questi aumenti.

  • pensione di 800 euro: circa 42 euro in più
  • pensione di 1.000 euro: 53 euro in più;
  • pensione di 1.500 euro: 79,50 euro in più;
  • pensione di 2.000 euro: circa 106 euro in più
  • pensione di 3.000 euro: circa 116 euro in più:
  • pensione di 4.000 euro: circa 137 euro in più.

Infine si ricorda che per i pensionati over 75 la pensione salirà a 600 euro. Ma è desiderio di questa legislatura, portare le pensione minime a mille euro nell”arco dei 5 anni di Governo.

Indennità di frequenza minori: cos’è, a chi spetta e come richiederla

L’indennità di frequenza è una prestazione economica corrisposta ai minori con disabilità fino al compimento del 18° anno di età e finalizzata all’inserimento scolastico.

Cos’è l’indennità di frequenza minorenni

L’indennità di frequenza minorenni è un’indennità corrisposta dall’Inps in favore dei minorenni che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti normali in relazione alla propria età. Spetta inoltre ai minori ipoacusici con perdita uditiva superiore ai 60 decibel nell’orecchio migliore con le frequenze di 500, 1.000, 2.000 hertz.

Viene corrisposta per un periodo massimo di 12 mesi in corrispondenza della frequenza a un corso o a un trattamento terapeutico-riabilitativo.

Alla scadenza del termine annuale il tutore del minore avente diritto alla percezione dell’assegno devono presentare all’Inps una dichiarazione in cui confermano la presenza dei requisiti necessari all’ottenimento dell’indennità di frequenza minorenni. Per i ragazzi di età compresa tra i 6 anni e i 16 anni, basta presentare la domanda una sola volta e la stessa resta valida per tutto il periodo di frequenza della scuola dell’obbligo. Anche in questo caso occorre però comunicare l’eventuale cambio di scuola, ad esempio da un istituto di scuola secondaria di primo grado a uno di secondo grado.

L’importo mensile percepito è di 287,09 euro mensili, lo stesso viene però riconosciuto solo al disabile minorenne che abbia un reddito personale annuo inferiore a 4.931,29 euro. La corresponsione ha inizio dal mese successivo rispetto a quello in cui è iniziata la frequenza del corso.

Leggi anche: Invalidità civile 2023: nuovi importi e limiti di reddito

I corsi la cui frequentazione consente di ottenere l’indennità di frequenza minorenni sono:

  • scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado ( anche asili nido);
  • centri di formazione o addestramento professionale pubblici e privati convenzionati la cui frequenza abbia la finalità del reinserimento sociale dei soggetti;
  • centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati, operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap.

Incompatibilità dell’indennità di frequenza minori

Non tutti possono percepire l’indennità di frequenza minorenni, infatti la legge prevede delle incompatibilità rispetto ad altre prestazioni, in particolare non possono ottenere l’assegno coloro che percepiscono:

  • l’indennità di accompagnamento per invalido civile totale;
  • l’indennità di accompagnamento per i ciechi totali;
  • la speciale indennità prevista per i ciechi parziali;
  • l’indennità di comunicazione prevista per i sordi prelinguali.

Un ulteriore limite è costituito da forme di ricovero presso strutture.

Coloro che si trovano in una situazione di incompatibilità possono optare per la rinuncia ad una di esse.

Come ottenere l’indennità di frequenza minorenni?

L’indennità di frequenza minorenni può essere richiesta solo in seguito al riconoscimento da parte di una commissione medico-legale. Il verbale deve essere comunicato all’Inps compilando il modulo AP70 attraverso la voce servizio “Invalidità civile – Invio dati socio-economici e reddituali per la concessione delle prestazioni economiche”. Il tutore può autonomamente inoltrare la domanda tramite il sito Inps, oppure rivolgersi a enti di patronato. I tempi per la liquidazione della praticva massimi sono di 30 giorni, come stabilito da legge n. 241/1990.

L’indennità di frequenza spetta solo agli invalidi minorenni, ma cosa accade se a 18 anni si frequenta ancora la scuola?

Bonus edilizi e cessioni del credito? Ci pensano gli enti locali

Bonus edilizi e cessioni del credito potrebbero avere una soluzione per evitare il disastro degli ultimi mesi, e a pensarci potrebbero essere gli enti locali.

Bonus edilizi e cessioni, occorre svuotare i cassetti fiscali

Il superbonus 110%  è l’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), che consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute a partire dal 1 luglio 2020 per la realizzazione di specifici interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici. Oggi la percentuale è passata al 90%. Ma in ogni caso il nemico numero 1 dei bonus edilizi è stata la cessione del credito.

Infatti se da una parte i contribuenti hanno ottenuto uno sconto in fattura o hanno ceduto il credito alle imprese che si sono occupati della realizzazione dei lavori; dall’altro queste ultime sono ora in difficoltà. Il motivo è ormai noto. Le imprese non riescono a svuotare i loro cassetti fiscali pieni di crediti, proprio perché non c’è nessuno pronto a comprarli. Questo sta fermando piano piano gli effetti benevoli tanto decantati dal Governo precedente.

Bonus edilizi e cessioni, la novità degli enti locali

La situazione di stallo potrebbe essere risolta dagli enti locali. Infatti molte Regioni, Province ed enti locali si stanno mettendo a disposizione per acquistare i crediti fiscali derivanti dalla prima cessione. Tuttavia al momento non esiste alcuna norma contraria a questa iniziativa. Anche se la precedenza è sempre stata data a banche, Poste italiane e società di intermediazione creditizia.

La provincia di Treviso è la prima tra gli enti locali italiani che ha varato un’operazione finanziaria per comprare crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi come il superbonus. I crediti possono essere utilizzati in compensazione diretta dei propri oneri fiscali nel corso dei prossimi anni. Quindi la provincia offrirà liquidità in cambio di crediti da poter usare nei prossimi 9 anni grazie ad accordi stiupalti con istituti bancari come Banca Popolare Sant’Angelo e dalla Banca di Credito Cooperativo di Cherasco crediti per complessivi 14,5 milioni di euro. Le banche si sono avvalse, per la strutturazione dell’operazione, della consulenza di Phinance Partners S.p.A.,

Altre iniziative nel territorio nazionale

Altre iniziative sul territorio nazionale stanno prendendo piede. La Regione Sardegna  sta acquistando dalle imprese e dalle banche crediti che userà in compensazione dei propri debiti fino alla concorrenza della capienza fiscale. Sembrano avviarsi anche su questa strada le Regioni di Umbria e Lazio. Un’iniziativa che sta piacendo e che potrebbe addirittura approdare ad un fondo per la circolazione dei crediti e dar via ad accordi tra lo Stato e le Regioni.

Infine la ATS, società di servizio idrico integrato in 52 comuni fra le province di Treviso, Belluno e Vicenza, ha deciso di mettere a disposizione un totale di 2,5 milioni di euro per l’acquisto dei crediti d’imposta derivanti da bonus edilizi, maturati dai propri dipendenti e dai loro conviventi che vogliono ristrutturare casa o procedere con interventi di efficientamento energetico. Una nuova iniziativa che potrebbe essere la volta giusta per rimettere in moto il sistema dei bonus edilizi e del superbonus

 

 

Gabbie salariali: cosa sono e perché se ne parla ora?

Nelle ultime settimane si sente spesso parlare di gabbie salariali perché sono entrate nel dibattito politico e giustamente hanno creato un certo scompiglio, ma di cosa si tratta e come funzionano?

Gabbie salariali: cosa sono?

Le gabbie salariali possono essere definite uno strumento attraverso il quale le retribuzioni sono calmierate in base al costo della vita nelle varie zone del Paese. Ad esempio è notorio che il costo della vita in una metropoli come Milano è più elevato rispetto alla provincia, che generalmente le città sono più care dei piccoli paesini e che al Nord il peso di alcune voci di spesa è più elevato.

Proprio sulla scorta di tali differenze si sta pensando di differenziare i salari, e in particolare l’adeguamento degli stipendi al costo della vita/inflazione, in base alle diverse zone d’Italia. Le gabbie salariali in Italia erano vigenti dal 1945 al 1972. Inizialmente l’applicazione era vigente sono in alcune Regioni, poi fu estesa. Nelle varie Regioni d’Italia vi era una divisione in diverse fasce geografiche di retribuzione e tra la fascia più bassa e quella più alta vi era una differenza di retribuzione del 30%. Di certo una bella differenza. In seguito a pressioni e scioperi nel 1972 si pensò di eliminare questo sistema.

In questi giorni è forte la polemica intorno alle gabbie salariali perché le stesse sono rientrate nel dibattito politico.

Perché oggi si parla di gabbie salariali?

Si è parlato di differenziazioni per gli insegnanti e per coloro che sono addetti al pubblico impiego. In realtà potrebbe valere tranquillamente anche per un metalmeccanico. A parlare apertamente di gabbie salariali è stato il Ministro della Pubblica Istruzione Valditara, che però ha ipotizzato delle differenze territoriali solo per gli aumenti e non per il contratto collettivo vigente.

Naturalmente sono in molti ad essere critici nei confronti di una tale soluzione e questo per diversi motivi. Il principale è legato al fatto che si avrebbero stipendi discriminatori a parità di lavoro, mansioni, responsabilità.

Un secondo ordine di ragione riguarda il fatto che l’inflazione che oggi attanaglia l’Italia, e non solo, è trainata dai prezzi energetici alle stelle e questi sono uguali in tutta Italia. Un litro di benzina si paga allo stesso modo al Nord, al Centro e al Sud Italia, in città e nei paesi. Lo stesso discorso può essere fatto per il costo del metano, dell’energia elettrica.

I rincari di questi prodotti sono caduti a pioggia su tutti i beni, ad esempio quelli alimentari, quindi oggi sebbene vi siano delle oscillazioni, il pane è aumentato in tutta Italia. Questo ha portato a un affievolimento delle differenze del costo della vita tra le varie zone d’Italia.

Leggi anche: Cosa accadrà nel 2023 a stipendi, mutui e bollette??

Invalidità civile 2023: nuovi importi e limiti di reddito

L’assegno di invalidità è una prestazione economica erogata in favore di coloro che hanno un’invalidità riconosciuta con percentuale che varia dal 74% al 99%. Viene erogata in favore di persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni di età, cioè prima che maturi il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia.

Invalidità civile 2023: aggiornati gli importi in base all’inflazione

I percettori dell’assegno di invalidità riscuotono lo stesso ogni mese per 13 mensilità annue. L’importo dell’assegno varia in base alla tipologia di patologia che ha portato al riconoscimento del diritto. In alcuni casi la corresponsione è legata anche a requisiti reddituali. In ogni caso l’importo viene di anno in anno aggiornato in base all’andamento del costo della vita e come sappiamo per il 2023 l’inflazione è stata registrata al 7,3% di conseguenza sono stati aggiornati gli importi. I nuovi importi sono:

  • per i ciechi civili assoluti l’importo dell’assegno è di 339,48 euro, mentre il limite reddituale è fissato a 17.920 euro;

  • per i ciechi civili assoluti ricoverati presso strutture di assistenza l’importo mensile è di 313,91, il limite di reddito è 17.920 euro di reddito,

  • i ciechi civili parziali, gli invalidi civili totali e i sordo muti ricevono un importo di 313,91 euro fino a un reddito di 17.920 euro;

Nel frattempo è bene ricordare che l’Inps ha reso note anche le patologie che più frequentemente in Italia portano al riconoscimento dell’invalidità civile e purtroppo i dati non sono incoraggianti, infatti nel 22% dei casi i soggetti riconosciuti invalidi con una percentuale minima del 74% sono purtroppo afflitti da patologie tumorali. Al secondo posto di questa particolare classifica si pongono invece le patologie psichiche che rappresentano il 21,5% delle istanze per il riconoscimento dell’invalidità civile.

Leggi anche: Aggravamento dell’invalidità civile: come richiederlo?

Invalidità civile: come presentare la domanda e tempi di attesa per la visita

Mini cartelle, come sapere se è stato eliminato il debito

Le mini cartelle esattoriali dovrebbero essere cancellate se hanno un valore inferiore di mille euro. Ma come controllare se il debito è stato annullato?

Mini cartelle, quelle che saranno cancellate

Molti italiani hanno delle piccole cartelle esattoriali che presto saranno cancellate. D’intesa con l‘Agenzia delle entrate riscossione, è stata pubblicata una circolare che definisce le linee guida di applicazione della nuova tregua fiscale. La circolare n.2/E dedica spazio ai chiarimenti sullo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti riscossione. In particolare quelle che rientrano nel lasso di tempo dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015 e sulla definizione agevolata dei cariche affidati agli agenti della riscossione dal primo gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

Il tanto proclamato stralcio delle cartelle esattoriali tanto annunciato anche i fase di campagna elettorale di questo Governo, sembra essere davvero una realtà. Anche perché a volte sono importi davvero così bassi, che il Fisco spende di più nel continuare a gestirli, che annullarli. Quindi come spiegato molte volte è meglio che il Fisco punti di più a cartelle più consistenti, aprendo ad una rateizzazione in cinque anni.

Mini cartelle, come controllare la propria posizione

L’Agenzia delle entrate precisa che sul suo sito su può verificare le cartelle a partire dall’anno 2000, pagare e controllare le rateizzazioni e le procedure in corso su tutto il territorio nazionale. Per utilizzare i servizi online dell’Agenzia delle entrate ci sono diverse modalità di accesso: Spid, Sistema Pubblico di Identità Digitale. Per ottenere un’identità digitale SPID, è necessario fare richiesta ai gestori accreditati Agid, i cosiddetti “Identity Provider” che, dopo aver verificato i tuoi dati, emetteranno l’identità digitale e ti rilasceranno le credenziali (nome utente, password e codice temporaneo). Inoltre è possibile accedere anche con la Carta di identità digitale e con la carta nazionale dei servizi, dispositivo integrato rilasciato dalle camere di commercio.

Una volta entrati all’interno all’ interno della propria aria riservata è possibile vedere la propria Situazione debitoria – consulta e paga. Le cartelle esattoriali dovrebbero essere cancellate automaticamente. Tuttavia se si ritiene che la richiesta del debito non sia dovuta o non è avvenuto si può chiedere l’annullamento all’ente creditore. Oppure si può inviare una richiesta di sospensione della riscossione all’Agenzia delle entrate Riscossione che farà da tramite con l’ente creditore interessato dell’annullamento.

Cos’è possibile fare sempre sul sito dell’Ade?

Oltre a controllare la propria situazione debitoria è possibile fare altre cose sul sito dell’Agenzia delle entrate riscossione. Infatti è possibile pagare i propri debiti con il bollettino Rav o il Modulo pagoPa che si trova allegato ai documenti ricevuti:

  • il servizio “Paga on-line” sul sito e sull’App Equiclick;
  • i canali telematici delle banche, di Poste Italiane e di tutti gli altri Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) aderenti al nodo pagoPA. La lista completa dei PSP aderenti e le informazioni sui canali di pagamento attivati sono reperibili sul sito di pagoPA
Inoltre è possibile accedere alla rateizzazione, chiedere la sospensione o l’annullamento delle proprie cartelle. Ma anche richiedere rimborsi, compensazioni, notifiche a mezzo pec o delegare un intermediario per la procedura.