Spese condominiali, tutti i costi da detrarre in dichiarazione

Le spese condominiali sono dovute quando si a una proprietà all’interno di un condominio. Ma alcune di queste sono anche detraibili ecco quali.

Spese condominiali, si inseriscono nel modello 730

Molte persone scelgono di vivere in una casa indipendente o villa anche per non avere più a che fare con il condominio. Una spesa mensile che si paga proprio come ripartizione di spese che riguardano appunto il condominio e le parti comuni. Con la dichiarazione dei redditi è possibile “scaricare” parte di questi costi sostenuti. D’altra parte un buon amministratore indicata quali sono le spese sostenute nell’anno e le invia al proprietario immobiliare in modo che possano essere appunto detratte dalle tasse.

Si tratta di una detrazione fiscale pari ad una percentuale variabile delle spese sostenute in base alla tipologia di intervento che viene effettuata dal condomino durante il corso dell’anno 2022. Le detrazioni vengono inserite all’interno del modello 730 e poi presentate per la dichiarazione dei redditi.

Come compilare correttamente la dichiarazione

Le spese condominiali detraibili devono essere inseriti all’interno del  “Quadro E – Oneri e spese” del modello 730, per poter essere portate in detrazione. In particolare, all’interno della sezione III A del quadro E del modello 730, il contribuente può portare in detrazione i seguenti costi sostenuti per gli interventi di:

  • ristrutturazione di immobili (Rigo da E51 a E53), cioè il recupero del patrimonio edilizio;
  • manutenzione straordinaria sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e sulle loro pertinenze
  • restauro e risanamento conservativo
  • manutenzione ordinaria e straordinaria sulle parti comuni di edifici residenziali;
  • cablatura degli edifici, al contenimento dell’inquinamento acustico, all’adozione di misure di sicurezza statica e antisismica degli edifici, all’esecuzione di opere interne;
  • sostituzione del gruppo elettrogeno di emergenza esistente con generatori di emergenza a gas di ultima generazione;
  • eliminazione barriere architettoniche;
  • bonus facciate;
  • bonus verde;
  • installazione di impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica e l’installazione dei sistemi di accumulo integrati negli impianti fotovoltaici.

Ristrutturazioni delle parti comuni

Si ricorda che le parti comuni interessate dalle detrazioni, sono quelle indicate dall’articolo 1117, numeri 1, 2 e 3 del codice civile:

  • il suolo su cui sorge l’edificio, le fondazioni, i muri maestri, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni d’ingresso, i vestiboli, i portici, i cortili, tutte le parti dell’edificio necessarie all’uso comune
  • i locali per la portineria e per l’alloggio del portiere, per la lavanderia, per il riscaldamento centrale, per gli stenditoi o per altri simili servizi in comune
  • le opere, le installazioni, i manufatti di qualunque genere che servono all’uso e al godimento comune, come gli ascensori, i pozzi, le cisterne, le fognature, eccetera.

Per questo tipo di interventi spettano le seguenti percentuali:

  • 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati dall’amministratore) dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, con un limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare
  • 36%, con il limite massimo di spesa di 48.000 euro per unità immobiliare, delle somme che saranno pagate dal 1° gennaio 2025.

 

Scudo penale per i reati fiscali: come funzionerà e dove è stato inserito?

Lo scudo penale per i reati fiscali è un provvedimento che spesso torna alla ribalta, osteggiato da molti perché consente ai grandi evasori di ottenere benefici particolarmente vantaggiosi e di conseguenza rappresenta un messaggio “sbagliato” per i contribuenti che potrebbero essere portati a evadere perché attirati dalle blande conseguenza del loro comportamento. Il Governo Meloni ci aveva provato già nei mesi passati, con la legge di bilancio. Ora invece è nel decreto Bollette. Vediamo cosa prevede lo scudo penale per i reati tributari.

Scudo penale per i reati fiscali: cosa vuol dire?

Lo scudo penale per i reati tributari prevede che in caso di accordo tra contribuente e Fisco, naturalmente previo pagamento delle imposte evase, si possa ottenere la non punibilità del reato. Ricordiamo che l’evasione fiscale è considerata reato solo in pochi casi, cioè quando la soglia del “beneficio fiscale” ottenuto è particolarmente alta. Proprio per questo in molti ritengono che non si tratti di casi di evasione per necessità, ma di una vera condotta fraudolenta.

Lo scudo penale per i reati fiscali prevede “cause speciali di non punibilità per i reati tributari” ciò avviene quando le fattispecie penali sono correttamente definite e le somme dovute sono integralmente versate dal contribuente seguendo tutte le indicazioni contenute negli accordi.

In quali casi si ottiene lo scudo penale per i reati tributari?

I 3 casi in cui, in base a quanto previsto dal decreto Bollette, si prevede che si possa ottenere lo scudo fiscale sono:

  • omesso versamento di ritenute dovute o certificate per importo superiore a 150.000 euro per annualità;
  • omesso versamento di Iva di importo superiore a 250.000 euro per annualità;
  • indebita compensazione di crediti non spettanti superiore a 50.000 euro.

Si tratta dei casi di evasione in cui effettivamente si applica la normativa penale.

Lo scudo penale può essere attivato per le definizioni raggiunte in sede amministrativa, cioè prima di arrivare a un processo e in sede giudiziaria. Sono esclusi dal condono previsto nel decreto Bollette i casi di dichiarazione infedele e omessa dichiarazione.

Critiche allo scudo penale

Naturalmente non sono mancate le critiche al provvedimento, le stesse sono determinate dal fatto che secondo le opposizioni il provvedimento non è caratterizzato da necessità e urgenza, di conseguenza è errato adottarlo per decreto. Inoltre nel merito si tratta di un provvedimento di tipo premiale che lancia ai contribuenti un messaggio negativo. Si aggiunge che nelle bozze circolanti prima dell’approvazione del decreto non c’era traccia dello scudo, quindi le opposizioni hanno denunciato un comportamento scorretto. Fratoianni, Sinistra Italiana, critica la scelta del Governo anche perché si pone in un filone tendente a premiare condotte poco corrette, tendenza di cui è indice anche il nuovo codice degli appalti.

Leggi anche: Codice degli appalti pubblici: tutte le novità per le imprese

Riaperte le cessioni, ecco le banche che stanno acquistando i crediti

Riaperte le cessioni dei crediti, almeno per alcune banche che hanno deciso di comprare i crediti edilizi per sbloccare la situazione causata dal superbonus.

Riaperte le cessioni dei crediti, piccoli passi in avanti

Sono ben 19 milioni i crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese edilizie. Purtroppo il superbonus ha creato dei problemi con aziende che non riescono a vendere i propri crediti e quindi non avere liquidità. Dall’altra parte però ci sono i proprietari di casa all’interno dei condomini che si trovano con approvazione della delibera, ma con i lavori mai iniziati. Ecco che quindi la situazione deve essere sbloccata, riaprendo la cessione dei crediti agli enti preposti.

Il Governo ha tentato di fare pressione proprio sulle banche per cercare di riaprire all’acquisto dei crediti. Anche se non mancano le varie idee, come l’acquisto alle partecipate dello stato. Una scelta che però è sempre stata scartata per non aumentare le difficoltà dello Stato. Ad oggi il problema permane e va risolto al più presto.

Una riapertura da parte delle banche

Sembra che siano due gli istituti bancari che sarebbero pronti alla riapertura dell’acquisto dei crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi come il superbonus. Il primo è Crèdit Agricole che sembra essere a disposizione per valutare la richiesta di cessione del credito d’imposta. In questo modo, verrà liquidato il corrispettivo della cessione, ossia l’importo previsto dall’agevolazione fiscale per gli interventi effettuati al netto della percentuale applicata dalla Banca per l’acquisto del credito. Per richiedere la Cessione del credito d’imposta, l’importo dei crediti dovrà essere uguale o superiore a 30.000 euro.

L’altro istituto di credito è il Banco Bpm che fa sapere di avere impegni per “l’acquisto di crediti fiscali già sottoscritti” che farebbero riaprire a nuove operazioni. In questo caso di tratterebbe di una riapertura selettiva dei crediti con valutazione della banca solo tra coloro che hanno già sottoscritto un accordo.

Mentre Intesa San Paolo aveva dichiarato di aver raggiunto la propria capacità. Ma non si esclude la possibilità che possa riaprire a questa nuova possibilità. Infine dopo l’invito del Ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a verificare quanto spazio fiscale è ancora disponibile nei “conti aziendali”, pare ci siano altri due enti che stiano valutando con attenzione. Si tratta di Poste Italiane e di Unicredit, che sembrano essere disponibili all’apertura della cessione dei crediti. Tuttavia però pare che ci sia la volontà di creare una piattaforma di crediti edilizi che possono essere comprati dagli istituti di crediti.

 

 

 

Assunzioni scuola: il ministro Valditara annuncia 100.000 tutor e un nuovo concorso

La scuola è uno dei punti cardini di ogni Paese e ogni Governo si impegna a migliorare il sistema scolastico al fine di creare dei luoghi inclusivi, in grado di fornire una formazione adeguata e in linea con le richieste del mondo del lavoro. Il Governo Meloni è ormai insediato da qualche mese e si sta tentando di sciogliere i nodi che rendono critico il sistema scolastico italiano. Tra gli annunci del ministro Valditara vi è l’assunzione di 100.000 tutor. Ecco cosa si prevede nel piano assunzioni scuola del 2023.

Assunzioni scuola, 40.000 tutor a settembre 2023

Già nel mese di settembre 2023, in base alle dichiarazioni del ministro dell’Istruzione Valditara dovrebbero arrivare in Italia i primi 40.000 tutor. Si tratterà di personale qualificato che dovrebbe occuparsi di tutoraggio nelle ore pomeridiane presso i vari istituti scolastici. Saranno impegnati prevalentemente con studenti che mostrano maggiori difficoltà nel percorso scolastico. A regime i tutor saranno 100.000. I docenti tutor saranno impegnati anche nella personalizzazione del percorso di istruzione con l’obiettivo di aiutare i ragazzi a scegliere il percorso formativo e professionale maggiormente vicino alle loro attitudini e aspirazioni.

Non è ancora del tutto chiaro come saranno effettuate le assunzioni, per ora sembra che i dirigenti scolastici dovranno attingere tra coloro che sono nelle graduatorie e nelle MAD ( Messe a disposizione).

In estate il nuovo concorso scuola: chi potrà partecipare?

Dalle dichiarazioni del ministro Valditara emerge anche che ci sarà una proroga di 6 mesi dei termini per utilizzare i fondi del Pnrr destinati alla costruzione asili e scuole per l’infanzia. Il ministro Valditara ha approfittato dell’occasione anche per fugare dubbi sulla possibilità che a settembre ci siano insegnanti insufficienti a coprire il fabbisogno. Ha infatti dichiarato che in estate ci sarà un concorso per insegnanti precari che lavorano nella scuola da almeno 3 anni o che hanno 24 crediti formativi. Non sono state rese note le modalità, ma potrebbe trattarsi di un percorso semplificato, visto che a settembre dovrebbe esservi la nomina e considerato che potranno partecipare solo persone che hanno già esperienza nella scuola o hanno seguito percorsi di formazione per l’insegnamento.

Registrazione contratti comodato e preliminare: guida dell’AdE. Scaricala

Tra le novità importanti del 2023 vi è la possibilità di registrare comodamente da casa i contratti di comodato d’uso e i contratti di preliminari di vendita attraverso il servizio messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate e denominato Rapweb. Si tratta solo del primo passo verso la semplificazione burocratica, infatti il servizio dovrebbe essere esteso a tutte le tipologie di contratto.L’Agenzia delle Entrate consapevole delle difficoltà che possono incontrare i contribuenti ha quindi rilasciato una brochure guida per accedere agevolmente al servizio.

Come accedere al servizio Rap web per la registrazione del contratto di comodato e preliminare di vendita?

Per accedere al servizio Rap web è necessario andare nell’area privata del sito dell’Agenzia delle Entrate e autenticarsi con un codice Cie, Spid o Cns. Effettuata questa prima operazione, il percorso da seguire è:

  1. Servizi
  2. scegliere la categoria “Fabbricati e terreni
  3. la voce “Registrazione atti privati”;
  4. infine, cliccare su “Nuova richiesta”.
  5. A questo punto è necessario selezionare una delle due voci Comodato o Contratto preliminare.

Con il contratto preliminare di vendita le parti si obbligano alla futura stipula del contratto definitivo. Il preliminare deve avere forma scritta e deve essere registrato entro 30 giorni dalla firma. Il contratto di comodato prevede la consegna di un bene mobile o immobile ad altro soggetto affinché se ne serva secondo gli usi per un tempo determinato, o da determinare, con obbligo di restituzione. Può essere in forma verbale o scritta, ma se stipulato in forma verbale deve essere inserito in altro atto a forma scritta con obbligo anche in questo caso di registrazione dello stesso.

La registrazione del contratto preliminare di vendita o di comodato può avvenire con il RAP Registrazione Atto Privato. La registrazione può avvenire comodamente da casa, oppure è possibile recarsi presso un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate, in questo caso è necessario presentare il modello in formato cartaceo.

Come allegare i documenti per la registrazioe dei contratti

Una volta compilato il modello online, devono essere allegati i seguenti documenti:

  • copia dell’atto da registrare, sottoscritto dalle parti, e con testo leggibile dalla procedura automatizzata (per esempio, in formato elettronico o dattiloscritto);
  • copia di eventuali documenti allegati all’atto da registrare (per esempio, scritture private, inventari, mappe, planimetrie e disegni).

I documenti devono essere allegati in un unico file in formato F e/o TIFF e PDF/A – PDF/A-1a o PDF/A-1b.

Subito dopo l’invio, il servizio invia un messaggio di ricezione della richiesta e in seguito invia una ricevuta dell’avvenuta registrazione dell’atto con indicazione di assenza di errori nella comunicazione.

A questo punto il sistema calcola in modo automatico le imposte da versare e consente di versarle in modo istantaneo attraverso l’addebito sul proprio conto corrente.

Nel caso di registrazione tardiva il sistema è in grado di calcolare anche le sanzioni da applicare.

Brochure

Leggi anche: Arriva il RAP: modello di Registrazione degli atti privati.

Bonus animali domestici: limiti e condizioni delle detrazioni 2023

Gli animali domestici sono ormai considerati sempre più membri della famiglia e questo legame affettivo non viene trascurato dalla legge. Negli ultimi anni ci sono stati interventi legislativi volti a dare tutela legale a questi rapporti e tra le novità che vanno in tale direzione c’è la possibilità di avere il bonus animali domestici, o semplicemente avere detrazioni per le spese effettuate in favore degli animali. Quali sono però le spese che possono essere portate in detrazione e come agire?

Bonus animali domestici: spese da portare in detrazione nel 2023

Le detrazioni per le spese sostenute per gli animali domestici, o bonus animali domestici, sono state introdotte per la prima volta con la legge di bilancio 2021. Le spese che possono essere portate in detrazione sono:

  • spese per visite veterinarie e relativi esami diagnostici;
  • costi sostenuti per interventi presso cliniche specializzate;
  • medicinali prescritti da un medico veterinario.

Affinché queste spese possano essere portate in detrazione, devono essere tracciabili come carta di debito o credito. Solo nel caso di spese farmaceutiche può essere utilizzato lo scontrino come prova del pagamento avvenuto. L’acquisto dei prodotti farmaceutici può avvenire anche online.

In quali casi spetta il bonus animali domestici 2023

Si può ottenere l’incentivo fiscale solo per gli animali legalmente posseduti, ad esempio il cane con il microchip obbligatorio. Possono avvalersi della detrazione i soggetti che abbiano effettivamente sostenuto la spesa, sebbene non risultino proprietari dell’animale. Ad esempio se il titolare del cane è il figlio, ma la spesa è sostenuta dal genitore, si può comunque ottenere la detrazione. Si può avere il riconoscimento della detrazione per gli animali detenuti a fini di compagnia o per pratica sportiva. Per gli animali da allevamento non è riconosciuto il bonus animali domestici.

Ci sono dei limiti, infatti la detrazione del bonus animali domestici è pari al 19% della spesa sostenuta, ma nel limite di 550 euro della parte che eccede i 129,11 euro. Di fatto ogni anno è possibile avere un importo massimo da portare in detrazione di 80 euro. Nel dettaglio: se il proprietario ha una spesa inferiore a 129, 11 euro non può avere la detrazione. In caso di importi maggiori, deve essere prima sottratta la quota di 129,11 euro e poi sulla rimanente parte deve essere calcolato il 19%.

Leggi anche: Detrazioni spese sanitarie: non spettano agli eredi perché manca la norma

Aliquote Irpef 2023 e detrazioni lavoro dipendente: le novità per i contribuenti

Credito d’imposta al Mezzogiorno, tutto quello che c’è da sapere

Credito d’imposta la Mezzogiorno, per l’acquisto di beni strumentali e non solo. Tutti i dettagli per conoscere quali imprese possono richiederlo.

Credito d’imposta al Mezzogiorno, in cosa consiste?

La legge di stabilità 2016 ha istituito un credito d’imposta a favore delle imprese che acquistano beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno. Rientrano pertanto le aziende operanti in Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna, Molise ed Abruzzo. In particolare il credito di’imposta cambia nella misura massima del 20% per le piccole imprese, 15% per quelle medie e 10% per le grandi.

Il decreto-legge n. 243 del 2016 ha modificato la disciplina del Credito, prevedendo tra l’altro:

  • l’estensione dell’agevolazione all’intero territorio della regione Sardegna;
  • l’innalzamento delle aliquote del Credito che sono stabilite nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2014-2020;
  • l’aumento dell’ammontare massimo agevolabile per ciascun progetto di investimento;
  • la cumulabilità del Credito con altri aiuti di Stato e con gli aiuti de minimis, nei limiti dell’intensità o dell’importo di aiuti più elevati consentiti dalla normativa europea.

Come accedere al credito d’imposta

Per accedere al credito d’imposta occorre inviare una comunicazione all’Agenzia delle entrate, nella quale devono essere indicati i dati degli investimenti agevolabili e del credito d’imposta del quale è richiesta l’autorizzazione. Quest’ultima viene fatta invia telematica mediante un’ apposita ricevuta. La ricevuta è resa disponibile nella sezione “Ricevute” dell’area autenticata dei servizi telematici dell’Agenzia delle entrate (http://telematici.agenziaentrate.gov.it), cui si accede inserendo le credenziali di accesso (nome utente, password, codice PIN) .

Il beneficiario può utilizzare il credito d’imposta maturato solo in compensazione presentando il modello F24 tramite Entratel o Fisconline. Pena il rifiuto dell’operazione di versamento, a partire dal quinto giorno successivo alla data di rilascio della ricevuta attestante la fruibilità del credito d’imposta.

Imprese che non posso usufruire dell’agevolazione

L’agevolazione non si applica ai soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo. L’agevolazione, inoltre, non si applica alle imprese in difficoltà’. Per i crediti d’imposta Sisma, ZES e ZLS sono esclusi dal beneficio anche i soggetti che operano nei settori dell’agricoltura e della pesca e acquacoltura

 

 

DdL Concorrenza: addio ai saldi, vendite promozionali liberalizzate

Il commercio è uno dei settori che negli ultimi anni ha sofferto di più, sia a causa dell’emergenza Covid che ha costretto molti esercizi commerciali, tra cui abbigliamento e tecnologia, a lunghe chiusure, sia perché la concorrenza delle vendite online ha portato via una grossa fetta di clientela. Ora con il DdL Concorrenza qualcosa potrebbe cambiare, infatti i saldi o vendite promozionali potrebbero essere liberalizzate.

Saldi: addio ai limiti. Ecco cosa prevede il Disegno di Legge Concorrenza

La normativa attualmente in vigore prevede dei limiti alle vendite promozionali e in particolare per i saldi. Le vendite in saldo possono essere effettuate solo in due periodi dell’anno, coincidenti con la stagione invernale, a partire generalmente dal 5-6 gennaio, e nel periodo estivo a partire dall’inizio di luglio. Le date possono leggermente differire nelle varie Regioni. Le vendite in saldo devono teoricamente avere ad oggetto beni che possono subire un deprezzamento, proprio per questo i saldi inizialmente riguardavano solo l’abbigliamento, cioè abiti e scarpe che a causa del variere delle tendenze/mode, per la successiva stagione sarebbe stato difficile rimettere in commercio. Nel tempo però i saldi si sono diffusi in tutti i settori.

Spesso i commercianti per aggirare tali divieti e attirare i clienti scelgono di inviare comunicazioni con sconti ai clienti fidelizzati.

Il DdL Concorrenza all’articolo 7 prevede il venir meno di tali divieti e limiti. Nel nuovo articolo non c’è traccia di date per le vendite promozionali, indicazione della durata e poteri delle Regioni, di fatto cadono i limiti ora previsti.

Critiche dalle associazioni di settore al DdL concorrenza: addio ai saldi non aiuta il commercio tradizionale

Ricordiamo che siamo ancora di fronte a un Disegno di Legge e di conseguenza intercorrerà tempo prima che si arrivi all’approvazione definitiva del testo e potrebbero esservi delle modifiche. Ad esprimere critiche a tale scelta è Confesercenti che non condivide tale scelta e parla di un vero blitz normativo operato senza il preventivo confronto con le associazioni di categoria. Confesercenti parla di una deregulation che non è in grado di tutelare consumatori e commercianti della catena tradizionale. In poche parole ritiene che sia un provvedimento non in grado di aiutare i commercianti a recuperare clientela e ad avere buoni introiti. Anzi, secondo l’associazione potrebbe essere un regalo per il commercio online e la grande distribuzione e danneggiare ulteriormente gli altri commercianti.

Fotovoltaico rosso, addio al classico nero degli impianti

Fotovoltaico rosso con i tetti che non avranno più il classico colore nero e blu degli impianti. Tutti i dettagli di questa novità dal mondo delle rinnovabili.

Fotovoltaico rosso, per mimetizzarsi con le tegole

I tetti fotovoltaici sono uno degli obiettivi su cui punta l’Unione Europea. L’istallazione di pannelli fotovoltaici potrebbe lasciare il posto a dei nuovi sistemi di colore rosso/marrone per renderli più simili alle tegole. E così gli impianti neri e blu classici potrebbe essere sostituiti. O per  lo meno questo è quello che si dice sulle rinnovabili, e l’idea arriva direttamente dalla Germania.

In particolare l’istallazione è frutto del progetto di ricerca “PVHide“, guidato da Fraunhofer Institute for Solar Energy ISE, insieme al produttore di moduli Axsun Solar, alla società di sviluppo e consulenza INTERPANE e al comune tedesco. L’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare concept scalabili per un fotovoltaico economico, invisibile ed integrato con l’edificio.

Il colore rosso/marrone permette quindi di integrare le risorse rinnovabili con l’estetica urbana. Quindi sono pannelli fotovoltaici dal design moderno ed accattivante, adatti per l’istallazione su immobili di pregio e in zone sottoposte a vincolo paesaggistico. Il colore consente l’integrazione tra l’estetica e la produzione di energia elettrica aumentando anche il valore della casa su cui sono montati.

La prima applicazione della novità

La prima applicazione pratica di questa tecnologia, come ha spiegato il dott. Harry Wirth. è nata lo scorso anno integrando moduli fotovoltaici verdi nella facciata del centro per celle solari ad alta efficienza del Fraunhofer Ise. Il fotovoltaico rosso è composto da 224 moduli solari con rivestimento MorphoColor®, che sono stati installati su entrambe le superfici della copertura, rivolte a est e a ovest. L’impianto offre una potenza totale di 66 kWp e produce almeno il 90 per cento dell’elettricità che genererebbe un classico impianto fotovoltaico su tetto senza la speciale tecnologia di rivestimento.

Tuttavia sono tante le imprese che si stanno muovendo verso la produzione di impianti fotovoltaici rossi. Purtroppo i pannelli rossi hanno rendimenti inferiori di un 15 – 20 % rispetto ai classici moduli tendenti al nero. Il classico pannello da 1 x 1,6 metri raggiunge potenze di circa 300 / 310 W. Il pannello classico 1 x 1,6 m, ad oggi può raggiungere i 350 – 370 W.

Tregua fiscale, nel decreto bollette prorogate le scadenze per conciliarsi con il Fisco

Con il decreto Bollette cambiano i termini temporali per la tregua fiscale. Ecco i nuovi termini per aderire e pagare la prima rata.

Tregua fiscale arrivano i nuovi termini

La tregua fiscale era uno dei provvedimenti più attesi e con la legge di bilancio 2023 è prevista una disciplina complessa, con diversi istituti che consentono di risolvere i problemi con il fisco in maniera agevolata. Le principali scadenze cadevano nel giorno 31 marzo 2023, ora molte di queste sono posticipate e con esse anche il termine previsto per il pagamento della prima rata o rata unica. Ecco cosa cambia ora.

Per le Violazioni formali inerenti imposta sui redditi, Iva e Irap scadenza prima rata al 31 ottobre 2023 e successiva il 31 marzo 2024.

Nuovi termini per il ravvedimento speciale

Per il Ravvedimento speciale per violazione inerenti dichiarazioni validamente presentate relative al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2021 e ai periodi di imposta precedenti, la scadenza della prima rata cambia dal 31 marzo 2023 al 30 settembre 2023. Le successive rate avranno scadenze al 31 ottobre 2023, 30 novembre 2023, 20 dicembre 2023, 31 marzo 2024, 30 giugno 2024, 30 settembre 2024 e 20 dicembre 2024.

In merito alle violazioni sanabili, il decreto approvato il 28 marzo 2023 prevede che non debbano essere fatte rientrare nella regolarizzazione le violazioni rilevabili con i controlli automatici e le violazioni di natura formale che possono essere definite con procedure diverse rispetto al ravvedimento speciale. Sono inoltre escluse dalla regolarizzazione con il ravvedimento speciale le violazioni degli obblighi sul monitoraggio fiscale, mentre sono ricomprese le violazioni relative ai redditi di fonte estera, all’IVAFE e all’IVIE che non siano rilevabili con i controlli automatici.

Leggi anche: Ravvedimento speciale per la regolarizzazione degli errori sostanziali nelle dichiarazioni fiscali

Liti tributarie: nuovi termini per la definizione agevolata

Cambiano anche i termini previsti per la rinuncia alle liti tributarie e la conciliazione.

Per la definizione delle liti tributarie pendenti il termine per proporre la domanda viene posticipato dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023.

L’eventuale mancata accettazione dell’istanza per la definizione agevolata deve essere comunicata dall’Agenzia delle Entrate entro il 30 settembre 2024, il termine inizialmente previsto era il 31 luglio 2024.

Per quanto riguarda la rinuncia agevolata alle liti pendenti in Corte di Cassazione, l’iniziale termine del 30 giugno 2023 slitta al 30 settembre 2023.

Leggi anche: Definizione agevolata cartelle esattoriali, le indicazioni dell’Agenzia Entrate e Riscossioni