Telefonate spam, alcune applicazioni per dirgli addio

Le telefonate spam sono ormai diventate insopportabili. Ma ci sono alcune applicazioni che possono venire incontro e rendere la vita più rilassante.

Telefonate spam, perché infastidiscono tanto

La nostra vita ormai è davvero scandita dal cellulare, tablet o similari. Certo lo smartphone permette di fare altre cose, oltre alla semplice telefonata, come ad esempio video, foto, video chiamate e tanto altro. Ma ciò non vuol dire che anche quando ci dedichiamo al nostro smartphone, dobbiamo essere disturbati. E spesso lo siamo da quelle telefonate fastidiose di call center, vendite promozioni che sembrano concentrarci durante le ore di pranzo e cena.

Se da una parte il registro delle opposizioni risultava essere la soluzione a tutti i mali, in realtà non lo è stato. Grazie al nuovo servizio del Registro delle opposizioni è possibile bloccare anche i numeri di cellulari. Così registrare in proprio numero di cellulare annullerà anche tutti i consensi, a volte dati senza neanche prestare troppa attenzione. Via libera solo per gli operatori con cui si ha un contratto in essere. Oppure con quegli operatori con cui si è cessato un rapporto da meno di 30 giorni.

Telefonate spam, le applicazioni disponibili

Un’applicazione che permette di intercettare le chiamate non desiderate è Truecaller. E’ un’applicazione per smartphone che dispone di funzionalità di identificazione del chiamante, blocco delle chiamate, messaggistica flash, registrazione delle chiamate, chat e voce tramite Internet. Richiede agli utenti di fornire un numero di cellulare standard per la registrazione al servizio. Inoltre, Truecaller dispone di una vasta banca dati di numeri segnalati come spam o pericolosi da altri utenti, che vengono automaticamente bloccati o contrassegnati con un avviso. Infine Truecaller offre anche la possibilità di creare una lista nera personale di numeri da bloccare

Altra applicazione molto usata è Hiya. A differenza di Truecaller non è richiesta alcuna registrazione, ma solo la possibilità di accedere alla rubrica, per permettere una maggiore identificazione dei numeri di telefono. Hiya è gratuito, senza pubblicità e incredibilmente facile da usare. Blocca le chiamate, inserisci i numeri di telefono di chiamate e SMS indesiderati in una blacklist, cerca informazioni sulle chiamate in arrivo e ricevi avvisi di chiamanti indesiderati. Quindi si consiglia di istallare nel cellulare queste applicazioni, non si può evitare che chiamino, ma si può evitare di cadere nelle truffe telefoniche.

 

Errori nel modello 730/2023 precompilato, cosa fare?

Dal giorno 11 maggio 2023 è possibile inviare il modello 730/2023 precompilato. Si può optare per l’invio senza modifiche o l’invio con modifiche, ma cosa fare nel caso in cui dopo aver inoltrato il modello ci si accorge di avere commesso degli errori? Ecco le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate.

Errori nel modello 730/2023, annullamento con applicativo web

A partire dal 17 maggio 2023 il contribuente che si accorge di avere commesso degli errori nell’invio del modello 730/2023 precompilato, può annullare tale invio, tramite l’applicativo Web, e procedere all’invio di una nuova dichiarazione corretta.

La prima cosa da dire è che l’annullamento di una dichiarazione già inviata può essere effettuato per un tempo limitato e in particolare fino al giorno 20 giugno 2023. In secondo luogo questa operazione può essere compiuta una sola volta quindi è bene prestare molta attenzione ed evitare nuovi errori.

Nel caso in cui il contribuente abbia inviato il modello con F24 completo, il termine per l’annullamento è più lungo e scade il 26 giugno 2023.

L’annullamento tramite applicativo web prevede che si faccia nuovamente accesso alla piattaforma con le proprie credenziali.

Una volta annullata la trasmissione di un modello, è come se la dichiarazione non fosse mai stata presentata e quindi è necessario mettersi in regola, in caso contrario la dichiarazione risulta omessa.

La presentazione può però avvenire anche tramite professionista o Caf, ciò implica che anche se il primo invio è avvenuto con il modello precompilato e in autonomia, dopo aver annullato tale invio si può scegliere l’invio con l’aiuto di professionisti.

Correzione della dichiarazione tramite Caf o professionista

Dopo il 20 giugno ed entro il 25 ottobre è possibile correggere la dichiarazione precedentemente inviata presentando al Caf o al professionista un 730 integrativo.

In caso di errori la cui correzione porta benefici, ad esempio nel caso in cui erroneamente non siano state fatte valere detrazioni o deduzioni, è possibile presentare il Modello Redditi Correttivo entro il 30 novembre.

Leggi anche: Modello 730 precompilato, da oggi avvio alla presentazione

Il bonus materasso esiste davvero? Ci sono altre agevolazioni?

Carta Risparmio Spesa 2023, non serve presentare domanda. Istruzioni Inps

L’Inps ha reso noto che per ottenere il Bonus Spesa 2023, o meglio Carta Risparmio Spesa, misura di contrasto alla povertà rivolta alle famiglie bisognose, non serve presentare domanda. Ecco tutte le istruzioni dell’Inps.

Cos’è la Carta Risparmio Spesa 2023 e come viene erogata

Il bonus spesa è regolamentato nella legge di bilancio 2023, prevede un contributo in favore delle famiglie con Isee inferiore a 15.000 euro da utilizzare per l’acquisto di beni alimentari. Il bonus spetterà secondo le stime a 1,3 milioni di famiglie. Il fondo previsto è di 500 milioni di euro.

La misura sarà attiva dal mese di luglio 2023 e al fine di fornire chiarimenti, l’Inps con il Messaggio 1958 del 26 maggio ha provveduto a fornire le istruzioni necessarie. La prima cosa da chiarire è che non occorre presentare la domanda per poter accedere a questo beneficio.

In base a quanto comunicato dall’Inps, sarà l’istituto stesso entro il giorno 11 giugno 2023 a inviare, in base ai dati in suo possesso, ai Comuni la lista del beneficiari potenziali del Bonus spesa 2023.

I Comuni a questo punto devono confermare all’Inps le liste ricevute entro la scadenza del 26 giugno.

In base a tale risposta, entro 10 giorni da tale comunicazione, l’Inps dispone per ogni comune l’elenco definitivo dei beneficiari e li comunica a Poste Italiane che si occuperà dell’elaborazione delle carte del Bonus Spesa 2023, a questo punto L’Inps comunica ai Comuni gli elenchi con le carte da distribuire alle famiglie.

I cittadini interessati dalla misura riceveranno una comubicazione dal Comune e potranno poi recarsi presso l’ufficio postale a ritirare la carta.

Criteri di priorità nell’assegnazione della Carta Risparmio Spesa 2023

La carta Bonus Spesa 2023 ha valore di 382,50 euro e potrà essere utilizzata per l’acquisto di beni alimentari.

Nello stile la lista delle priorità l’Inps considera tale scala di priorità:

  • famiglie composte da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2009;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2005;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti.

Nei diversi criteri di assegnazione prevale sempre la famiglia con ISEE più basso.

Deve essere infine sottolineato che la Carta Risparmio Spesa 2023 non spetta ai nuclei che percepiscono il reddito di cittadinanza e qualunque altro mezzo di sostegno alla povertà, tra cui NASpI, Dis-Coll, cassa integrazione… e questo indipendentemente dal reddito Isee. La misura viene disposta una sola volta, la carta non viene quindi ricaricata.

Leggi anche: Carta Risparmio Spesa 2023, a chi sarà distribuita a luglio?

 

ILIA, arriva la nuova tassa sulla casa, ecco tutti i dettagli

ILIA è una nuova tassa sulla casa che farà il suo debutto a partire dal prossimo 16 giugno. Ecco come cambia l’IMU a partire dal prossimo mese.

ILIA, andrà a modificare l’IMU

L’imu è l’imposta Municipale Unica che versano i proprietari di casa.  L’imu è una tassa del sistema tributario italiano in vigore dal 2012 e introdotta sulla base dell’art. 13 del D. L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011. A pagarla sono tutti i proprietari di immobile, ad esclusione di coloro che hanno la casa come “prima casa“. Per prima casa si intende l’immobile in cui si abita e si ha la residenza.

Il versamento dell’acconto può avvenire entro il 16 giugno di ogni anno. Invece il saldo va effettuato entro il 16 dicembre 2023. Ma da quest’anno a giugno le cose cambieranno, ma non per tutti. Infatti farà il suo debutto la nuova tassa municipale ILIA che andrà a sostituire l’IMU. L’ILIA,  l’imposta locale immobiliare, è un tributo che dal primo gennaio 2023, sostituirà l’IMU ma solo in Friuli Venezia Giulia, come da legge regionale n.17 del 2022.

ILIA, i codici per il versamento

Il pagamento dell’ILIA, come l’IMU, prevede come modalità ordinaria la compilazione del classico Modello F24.codici tributo da utilizzare sono i seguenti:

  • 5900 – abitazione principale e pertinenze;
  • 5901 –  fabbricati ad uso abitativo, diversi dall’abitazione principale o assimilata;
  • 5903 – fabbricati rurali ad uso strumentale;
  • 5904 – terreni;
  • 5905 – aree fabbricabili;
  • 5906 – fabbricati classificati nel gruppo catastale D e STRUMENTALI all’attività;
  • 5907 – fabbricati classificati nel gruppo catastale D e NON STRUMENTALI all’attività economica;
  • 5908 – fabbricati strumentali all’attività economica diversi da quelli classificati nel gruppo catastale D;
  • 5909 – altri immobili;
  • 5910 – interessi da attività di accertamento;
  • 5911 – sanzioni da attività di accertamento.

Le differenze tra le due imposte

È bene specificare che, l’Imposta Municipale Unica (IMU) permane in tutto il resto del territorio italiano, mentre l’ILIA opererà solo nella regione del Friuli-Venezia Giulia. Inoltre, anche l’ILIA come l’IMU prevede delle riduzioni per  un’esenzione nel caso di abitazioni principali. Come nel caso delle prima casa, con una riduzione del 50% dell’imposta per gli edifici di valore storico. Ciò che cambia è la volontà del comune di voler intervenire di più su certi immobili rispetto che su altri.

Tuttavia questo potrebbe essere un banco di prova per una nuova IMU che potrebbe essere applicata anche in tutto il resto del nostro Paese. La ILIA potrebbe quindi sostituire l’MU, ma occorre almeno un pò di tempo per vedere gli esiti di applicazione di questa nuova tassa comunale.

 

Assegno unico maggio 2023, importi più elevati. Ecco perché

In queste ore molte famiglie stanno ricevendo l’Assegno Unico e Universale e gli importi sono molto più elevati del solito. Cosa sta succedendo? C’é un errore dell’Inps? È necessario restituire gli importi?

Assegno Unico maggio 2023 perché cambiano gli importi?

Sono 512 mila le famiglie italiane che in queste ore riceveranno un importo maggiorato per l’Assegno Unico e Universale, il maggiore importo per ciascuna famiglia sarà di circa 272 euro. Non c’è però solo questa novità per l’Assegno Unico e Universale del mese di maggio 223, infatti per qualche famiglia c’è invece anche una brutta sorpresa, cioè 378 mila nuclei famigliari dovranno restituire in media 41 euro. Ecco perché e a cosa sono dovuti i ricalcoli Inps.

Per il mese di maggio 2023 la prima brutta sorpresa è stata l’erogazione in ritardo dell’Assegno Unico, infatti generalmente si percepisce a metà mese. Il ritardo è stato generato dalla necessità dell’Inps di effettuare il ricalcolo delle somme dovute. L’Inps con il Messaggio 1947 ha specificato che è stato necessario effettuare i riconteggi, questi tengono in considerazione i nuovi dati Isee inseriti e quindi le variazioni reddituali che vanno a incidere sull’entità dell’Assegno unico e Universale.

In base a quanto emerge la maggior parte dei nuclei riceve un importo maggiorato di circa 272 euro, mentre sono limitati i nuclei famigliari che devono restituire piccoli importi. L’Inps avverte che la restituzione non avverrà in unica soluzione, ma a rate quindi chi deve restituire non deve temere un importo mensile eccessivamente ridotto rispetto alle mensilità precedenti.

Come verificare i nuovi importi dell’Assegno Unico e Universale

Nel Messaggio si sottolinea che i nuclei che in questo mese riceveranno importi diversi riceveranno dall’Inps un sms o una e-mail in cui avranno comunicazione dei nuovi importi spettanti. Mentre dal 10 giugno 2023 accedendo al sito Inps con le proprie credenziali potranno verificare le modalità di ricalcolo dell’Assegno Unico e Universale.

Deve essere sottolineato che nel ricalcolo sono finiti anche gli importi erogati in favore di famiglie che avevano dichiarato un Isee difforme rispetto ai dati già in possesso dell’Inps. Eventuali recuperi riguardano, infine, la maggiorazione per genitori entrambi lavoratori ex articolo 4 del decreto legislativo n. 230/2021, laddove non spettante in presenza di nucleo monogenitoriale.

Deve invece essere sottolineato che il genitore rimasto vedovo per 5 anni potrà continuare a percepire la maggiorazione prevista in favore delle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori.

Importi differenzi potrebbero inoltre emergere dalla presenza nel nucleo di persone disabili, infatti per queste persone sono state riconosciute ulteriori somme.

Leggi anche: Aumenti Assegno unico e universale, ecco a chi spettano

Il bonus materasso esiste davvero? Ci sono altre agevolazioni?

Negli ultimi giorni si sta molto parlando del bonus materasso, ma esiste davvero? Quali sconti si possono ottenere? Cerchiamo di capire meglio.

Esiste il bonus materasso?

Il legislatore italiano ha spesso molta fantasia e a volte spuntano benefici che sembrano strani, si parla quindi del bonus materasso, lo stesso in un certo qual modo esiste, ma non è questo il nome giusto. Si può fin da subito dire che in effetti si può ottenere uno sconto per l’acquisto di un materasso nuovo, ma non si tratta di un vero bonus materasso, ma del bonus mobili che permette di ottenere uno sconto anche per l’acquisto del materasso.

Il bonus mobili prevede la possibilità di ottenere uno sconto del 50% per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici. La spesa massima ammessa la beneficio è di 8.000 euro per tutto il 2023. Nel 2022 il limite di spesa era più alto, cioè 10.000 euro. Il bonus mobili non è però indipendente perché può essere fruito solo nel caso in cui siano stati eseguiti dei lavori di ristrutturazione presso l’immobile che deve “ospitare” i mobili stessi. I lavori possono essere eseguiti anche presso una pertinenza mentre il materasso è ubicato nell’immobile principale.

Nella categoria dei mobili rientrano anche i materassi, ecco perché si parla anche di bonus materassi.

Il bonus materasso può essere fruito esclusivamente tramite detrazioni fiscali, ma attenti, può essere fruito solo dal soggetto che ha pagato i lavori di ristrutturazione dell’immobile. Occorre quindi far coincidere queste due cose.

Si possono ottenere agevolazioni fiscali per l’acquisto del materasso?

A proposito del bonus materasso, è necessario aggiungere che il Ministero della Salute ha inserito il materasso ergonomico tra i dispositivi medici. Cosa vuol dire che il materasso è un dispositivo medico? Semplicemente che viene riconosciuto come dispositivo idoneo a alleviare o risolvere problemi fisici oggettivi e hanno quindi scopi diagnostici e/o terapeutici. Affinché però possa essere classificato come dispositivo medico è necessario che sia certificato come dispositivo medico. Un materasso è considerato ergonomico e quindi rientra nella detrazione nel caso in cui si adatta alle forme del corpo e fornisce un supporto saldo e asseconda le curve nelle varie zone (lombare, dorsale, cervicale).

Fatta questa premessa, nel caso di acquisto di un nuovo materasso che abbia queste caratteristiche si può ottenere la detrazione fiscale prevista per le spese sanitarie pari al 19%.

Per ottenere l’agevolazione è necessario conservare la documentazione, in particolare:

  • prescrizione medica (o autocertificazione), che attesti la necessità di un materasso certificato come dispositivo medico
  • documento fiscale di acquisto (scontrino o fattura)
  • documentazione del marchio CE.

Leggi anche: Detrazioni 730/2023: l’elenco completo delle spese che si possono scaricare

L’App IO, a breve sarà il portafoglio digitale dell’utente

L’app IO potrà a breve trasformarsi in un portafoglio digitale che permette all’utente di avere tante cose direttamente a portata di cellulare.

L’App IO, che cos’é e come si utilizza?

Buone notizie per chi utilizza l’app io. E’ un’applicazione mobile gratuita italiana, sviluppata e gestita dalla società pubblica PagoPA S.p.A.. L’obiettivo è quello di integrare tutti i servizi pubblici in modo da rendere più semplice e veloce l'”esperienza” dei cittadini italiani con l’amministrazione pubblica, ma soprattutto per mettere il cittadino al centro della rete dei servizi pubblici.

Sono molti gli italiani che piano piano stanno istallando l’app nel proprio smartphone per consultare diversi servizi. Del resto l’applicazione cresce giorno dopo giorno dopo il suo esordio nel 2018. Ma dopo un periodo di sperimentazione è stata pubblicata negli store nel 2020. Nel 2022 il progett è stato premiato con il Compasso d’Oro ADI, il più autorevole riconoscimento nel settore del design. Piano

L’App IO, rientra tra gli obiettivi del Pnrr

Entro la fine del 2023 PagoPa, provvederà all’inserimento della patente digitale, tessera sanataria, tessera elettorale e tanti altri documenti. Ma grazie alla collaborazione del Dipartimento per la trasforamzione digitale che fa capo alla presidenza del Consiglio, arriverà al lancio ufficiale entro la prima metà del 2024.

Secondo Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione, «sul cloud siamo allineati ai target posti dal Piano. La prossima scadenza riguarderà il 30 settembre 2023, data entro la quale 1.064 Palocali dovranno aver completato il processo di migrazione». In merito al digital wallet nazionale, conferma che «stiamo lavorando per inserire tre importanti documenti all’interno dell’App IO: tessera sanitaria, patente, ovvero la tessera elettorale in formato digitale. Prevediamo così entro la fine dell’anno un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani». Quindi a confronto con gli obiettivi del Pnrr europeo, l’Italia sta facendo la sua parte.

Il wallet digitale, un portafoglio digitale

Come sempre per utilizzare IO occorre registrarsi con le credenziali Spid, o la Carta d’Identità Elettronica. Una volta effettuato l’access per la prima volta occorre digitare il PIN scelto tramite riconoscimento biometrico del volto oppure tramite impronta digitale. Una volta dentro sarà possibile accedere all”IT Wallet“, cioè il portafoglio digitale.

Il wallet digitale conosciuto anche come portafoglio elettronico, mobile wallet o portafoglio nello smartphone è un’applicazione di tipo finanziario che consente di memorizzare conti correnti, effettuare transazioni e tenere traccia dei propri pagamenti su dispositivi come smartphone e tablet. Una sola app è una soluzione rapida e sicura anche per l’utente, quindi tutti potrebbero tranne vantaggio.

Bonus occhiali da vista 2023, le domande frequenti

Il bonus occhiali è un voucher del valore di 50 euro corrisposto per l’acquisto di occhiali da vista e lenti a contatto correttive. È stato introdotto con la legge di bilancio 2021, ma solo nel mese di maggio 2023 è stato attivato, proprio per questo sono molti i dubbi dei potenziali utilizzatori.

Può essere richiesto per acquisti effettuati dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023, da persone che appartengono a un nucleo familiare con Isee inferiore a 10.000 euro.

Il bonus occhiali 2023 ha creato molte perplessità, si cerca quindi di rispondere alle domande frequenti in merito.

Come posso ottenere il bonus occhiali per acquisti passati?

La piattaforma per richiedere il bonus occhiali è stata attivata solo il 5 maggio 2023, ma si è detto che il voucher può essere richiesto anche per acquisti effettuati prima di tale data, cioè dal 1° gennaio 2021. In questo caso è necessario chiedere un rimborso delle somme già pagate. Nel presentare istanza occorre quindi allegare i documenti che dimostrano l’acquisto. In particolare, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, occorre inserire il giustificativo di spesa, indicare la Partita Iva del rivenditore, l’Iban del conto corrente del richiedente o beneficiario, la data e l’importo della spesa sostenuta (Iva inclusa).

Si può chiedere il rimborso solo per acquisti effettuati presso centri convenzionati.

Per chiedere il rimborso delle spese è necessario autenticarsi sul sito www.bonusvista.it usando le proprie credenziali digitali ( Spid, Cie o Cns).

Per gli acquisti successivi al 5 maggio, si può invece richiedere il voucher da spendere presso uno dei negozi convenzionati.

Leggi anche: Bonus occhiali da vista, pronta la piattaforma per le domande

Posso chiedere il bonus occhiali per acquisti online?

La risposta è positivi, l’importante è che si tratta di un negozio online presente nella lista messa a disposizione dal Ministero della Salute sul sito www.bonusvista.it

Entro quanto tempo deve essere speso il bonus?

Il bonus occhiali da vista deve essere utilizzato entro 30 giorni dall’emissione, nel caso di scadenza senza utilizzo è comunque chiedere un altro bonus.

Posso utilizzare il bonus occhiali da vista per l’acquisto di occhiali da sole?

Anche in questo caso la risposta è positiva infatti gli occhiali da sole se graduati rientrano tra i dispositivi medici e di conseguenza è possibile utilizzare il bonus occhiali da vista del valore di 50 euro per l’acquisto.

Gli occhiali costano molto di più di 50 euro, posso ottenere altri benefici?

Per le somme residue, cioè ulteriori rispetto ai 50 euro, è possibile ottenere le detrazioni previste per le spese sanitarie.

Leggi anche: Detrazioni 730/2023: l’elenco completo delle spese che si possono scaricare

In casa gli occhiali li indossiamo tutti, quanti voucher posso chiedere?

Per ogni membro del nucleo che ha bisogno di lenti correttive è possibile richiedere un bonus, questo vuol dire che se in casa due figli indossano gli occhiali è richiedibile un bonus per ciascuno. Occorre naturalmente rispettare i requisiti di reddito previsti dalla normativa.

 

 

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Indennizzo cessazione attività commerciale, ecco chi può averlo

Hai deciso di chiudere il tuo negozio perché non riesci più ad avere buoni ricavi? In questo caso se ancora non hai maturato i requisiti per la pensione ci sono strumenti che possono accompagnarti fino a tale momento. Per chi ha chiuso un negozio tra il 1° gennaio 2022 e il 30 aprile 2023 c’è un’importante novità, torna infatti l’indennizzo per la cessazione delle attività commerciali. A renderlo noto è l’Inps con il Messaggio 1782 del 2023. Per le cessazioni successive a tale data è necessario attendere la ricognizione dei fondi. Ecco cosa prevede la disciplina dell’indennizzo per cessazione dell’attività commerciale.

Cos’è l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale?

Per il lavoratore dipendente in caso di perdita di lavoro, soprattutto se avviene in età avanzata, vi sono delle misure di welfare che accompagnano al pensionamento. Lo stesso principio si riconosce in favore dei commercianti.

L’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale è un contributo in favore dei titolari di attività commerciali cessate che però non abbiano ancora maturato i requisiti pensionistici. Introdotto per la prima volta con il decreto legislativo 207 del 1996 ed è rimasta in vigore fino al 2011. Di seguito vi è stata la cessazione del riconoscimento dell’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale, nel 2014 è stato ripristinato fino al 2016 per essere poi nuovamente bloccato. Dal 2019 è ritornato in vigore in modo strutturale.

Il contributo mensile prende vita con il fondo autoalimentato dai commercianti attraverso una maggiorazione contributiva che dal primo gennaio 2022 è arrivata allo 0,48%. In passato l’aliquota era molto più bassa.

Possono richiedere l’indennizzo le attività commerciali al minuto con sede fissa, e attività svolte su aree pubbliche, anche itineranti.

L’indennizzo viene erogato a partire dal mese successivo rispetto alla presentazione dell’istanza di cessazione dell’attività e per tutto il periodo mancante rispetto al maturare i requisiti pensionistici. Per il 2023 è previsto che l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale abbia valore di 563,74 euro mensili.

Requisiti per ottenere l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale

Per ottenere l’indennizzo è necessario che si verifichino requisiti soggettivi e oggettivi. Per quanto riguarda i requisiti soggettivi è richiesto il compimento di 62 anni di età per le persone di sesso maschile e 57 anni di età per le persone di sesso femminile. Al momento della cessazione dell’attività è inoltre necessario aver maturato un’anzianità contributiva presso la Gestione speciale commercianti di 5 anni.

Dal punto di vista oggettivo per poter ottenere l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale occorre aver cessato definitivamente il lavoro con riconsegna al Comune della licenza/autorizzazione e cancellazione dal registro di appartenenza presso la Camera di Commercio o dal Repertorio Economico e Amministrativo (REA).

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Meno partite Iva nel 2023, ma cosa sta succedendo?

Bollo auto in scadenza, chi non deve pagarlo?

Il bollo auto, anche conosciuto come tassa di possesso, è un’imposta da versare annualmente da tutti i possessori di un veicolo a motore circolante su strada. I contribuenti non amano molto questa imposta proprio per questo cercano sempre qualche escamotage per evitare il pagamento oppure pagano in ritardo con applicazione di sanzioni. Per quest’anno ci sono però delle novità infatti alcuni possessori saranno esonerati dal versamento del bollo auto in scadenza. Ecco chi sono.

Bollo auto in scadenza, ecco chi può evitare di pagarlo, senza sanzioni

Viste le difficoltà che stanno affrontando cittadini e imprese colpite dall’alluvione in Emilia Romagna, la Giunta regionale ha concesso ai residenti la facoltà di pagare il bollo auto in ritardo senza sanzioni.

I nuovi termini sono per i bolli in scadenza al 30 aprile che dovevano essere pagati entro il 31 maggio, vi è proroga fino al 30 settembre 2023, ricordiamo però che tale giorno è festivo, di conseguenza la scadenza slitta al 2 ottobre 2023. Slitta al 30 settembre anche il pagamento previsto entro il 30 giugno 2023 per i bolli auto in scadenza al 31 maggio 2023.

Quali territori sono esonerati dal pagamento del bollo auto?

Purtroppo lo slittamento dei termini per il pagamento del bollo auto in scadenza senza sanzioni non interessa tutti, ma sono le zone colpite dall’alluvione recente. La misura interessa le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini in quanto territori colpiti dalle piogge anomale a partire dal 1° maggio 2023.

Ricordiamo che il bollo auto è tassa regionale, per questo la decisione di far slittare i termini è stata adottata dalla Giunta regionale, mentre le sospensioni di altre imposte sono state adottate a livello nazionale. Le altre misure di sostegno sono state adottate dal Governo con il decreto del 23 maggio e prevedono anche la sospensione dei pagamenti delle fatture energetiche, mutui e contributi per le imprese.

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