Decreto alluvione, le misure messe in campo dal Governo

Il Decreto alluvione vuole andare incontro a tutti coloro che si trovano in grave difficoltà a causa della recente catastrofe meteorologica in Emilia Romagna.

Decreto alluvione, aiuti per famiglie ed imprese

Gli eventi meteorologici delle ultime settimane hanno messo in ginocchio l’intera Emilia Romagna. Non solo le inondazioni dei fiumi, ma anche il periodo di frane e smottamenti tengono con il fiato sospeso. La stessa Premier, Giorgia Meloni, è rientrata in Italia ed è accorsa nelle zone più colpite per portare il suo sostegno. Ebbene il consiglio dei ministri riunito in sede straordinaria ha varato misure a sostegno della popolazione.

Si tratta di un decreto che vale due miliari di euro e va coprire parte dei 6 milioni di danni già statima, almeno fino ad oggi. Arriva subito lo stop, fino al 31 agosto, per il pagamento di tasse e contributi. Le scadenza sono spostate al 20 novembre. Ed ancora sono sospesi i pagamenti delle bollette di luce, acqua e gas con provvedimento deliberato dell’Autorità dell’energia. Anche le rate dei mutui sono in fase di stallo. Rinviati anche i processi civili, penali ed i concorsi pubblici.

Gli aiuti alle aziende agricole e non solo

Oltre a far defluire l’acqua è corsa alla rimozione del fango, perché soffoca le piantagioni. Per le aziende agricole ci sono a disposizione 100 milioni per gli indennizzi e 75 milioni per gli acquisti di macchinari. Mentre le aziende esportatrici potranno contare su 100 milioni di contributi a fondo perduto e 400 milioni per finanziamenti a tassi agevolati. Inoltre per favorire l’accesso al credito, per le imprese, previsti 110 milioni per il Fondo di Garanzia pubblica come estensione di garanzia, da parte dello stato fino al 100%.

Nel settore dell’edilizia chi sta usufruendo del superbonus 110% può contare su una proroga di tre mesi, al 31 dicembre. Anticipata anche la procedura d’urgenza sugli appalti fino a 500 mila euro nei territori colpiti. Infine per le famiglie, il Capo della Protezione Civile, Musumeci, ha annunciato un contributo per l’autonoma sistemazione. Il valore è di 400 euro per i nuclei mono familiari, 500 euro per le famiglie con due persone, e di 700 euro  con tre persone, 800 con quattro persone e fino ad un massimo di 900 euro.

C’è anche un bonus per i lavoratori autonomi

Il decreto prevede anche un bonus una tantum di 3.000 euro a piccole attività, lavoratrici e lavoratori autonomi, professioniste e professionisti. L’indennità sembra essere destinata ad alcune categorie di lavoratori:

  • collaboratrici e collaboratori coordinati e continuativi;
  • titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale;
  • autonomi, compresi titolari di attività di impresa e professionisti.

Non essendoci ancora un testo definitivo sembra abbastanza semplice capire che per usufruire dell’agevolazione occorre aver subito lo stop a causa dell’alluvione. Ma anche essere in regola con il pagamento dei contributo, come nel caso del Covid e risiedere in uno dei luoghi oggetto di intervento. Infine i lavoratori pubblici che non possono recarsi a lavoro saranno comunque retribuiti. Mentre per i dipendenti del settore privato è prevista la cassa integrazione emergenziale fino a 90 giorni. Se necessari non si esclude la possibilità di proroghe in tutti i campi.

Rimborso 730 Irpef entro luglio, è corsa agli adempimenti

Tutti vorrebbero avere il rimborso Irpef prima delle agognate vacanze estive in modo da ottenere un budget più elevato, proprio per questo è corsa alla consegna del modello 730/2023. per avere il rimborso a luglio è necessario completare l’invio entro il 31 maggio. Ecco i termini.

Rimborso Irpef, chi può ottenerlo nel mese di luglio 2023?

Dall’inizio del mese di maggio è disponibile il modello 730/2023 precompilato per la sola visione. Dal giorno 11 maggio 2023 invece è possibile procedere all’inoltro del modello 730/2023 direttamente dalla propria pagina personale del sito dell’Agenzia delle entrate senza modifiche. Problemi sui tempi possono invece insorgere nel caso in cui sia necessario apportare delle modifiche. Il contribuente in questo caso può procedere autonomamente oppure può rivolgersi a professionisti, come commercialisti o Caf.

Proprio quest’ultima scelta potrebbe richiedere maggiori tempi perché c’è una sorta di ingorgo, tutti coloro che hanno maturato dei crediti, o meglio devono avere dei rimborsi Irpef, vogliono inviare la dichiarazione nel più breve termine per riuscire ad ottenere i rimborsi prima dell’estate.

Ricordiamo che generalmente l’Irpef è versata dal sostituto d’imposta, cioè datore di lavoro o ente che eroga la pensione. Durante l’anno si possono però maturare deduzioni e detrazioni che danno diritto ad ottenere l’Irpef versata in più rispetto a quanto effettivamente dovuto. Maturano quindi dei rimborsi che possono essere davvero interessanti.

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Quando si ricevono i rimborsi per le dichiarazioni presentate successivamente?

Ricordiamo che con l’articolo 16-bis del decreto legge 124/2019 la scadenza unica prima prevista per l’invio delle dichiarazioni è stata sostituita con le 5 finestre. Il termine finale resta il 30 settembre, quest’anno 2 ottobre visto che il 30 e il 1° sono festivi, ma i rimborsi sono scaglionati in base alle 5 finestre.

  • La prima finestra come detto è del 31 maggio e obbliga i professionisti a inviare telematicamente la dichiarazione entro il 15 giugno;
  • La seconda finestra prevede l’invio entro il 29 giugno, per le dichiarazioni presentate dall’1 al 20 giugno;
  • per le dichiarazioni presentate dal 21 giugno al 15 luglio, l’invio deve avvenire entro il 23 luglio;
  • per le dichiarazioni presentate dal 16 luglio al 31 agosto, la dichiarazione deve essere presentata entro il 15 settembre;
  • infine, l’ultima finestra prevede l’invio della dichiarazione entro il 2 ottobre per le dichiarazioni presentate dal 1° settembre al 30 settembre.

Naturalmente le scadenze previste per la consegna dei documenti ai professionisti saltano nel caso il cui il contribuente provveda da solo all’invio.

I rimborsi potranno avvenire solo successivamente alla chiusura della singola finestra e considerando il periodo di chiusura estiva, il ritardo può essere fino all’autunno. Si ricorda inoltre che per chi ha 730 a debito, presentare la dichiarazione all’ultimo momento può portare a un piano di rateazione ridotto.

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Smart working 2023, cosa succede dopo il 30 giugno?

Lo smart working 2023 dovrebbe cambiare alla fine del mese di giugno. Ma come cambierà? Ecco quello che dovrebbe succedere per i prossimi mesi.

Smart working 2023, cosa sta per succedere?

Durante il periodo di restrizioni a causa del Covid-19 lo smart working è stato notevolmente incrementato. Tanto che tutt’oggi ci sono delle aziende che hanno preferito continuare a scegliere questa tipologia di lavoro, rispetto alla classica in sede aziendale. Tuttavia il 30 giugno 2023, scade il diritto per i più fragili (sia nel pubblico che nel privato) e per i genitori con figli fino a 14 anni (nel privato).

Almeno che non ci siano ulteriori proroghe a partire dal primo luglio si ritorna a lavorare in presenza. Ma sicuramente il Covid ha fatto da sparti acqua nel mondo del lavoro. Infatti lo smart working oltre a essere approvato da molte imprese, soprattutto nel settore dell’informatica e del digitale, sarà regolato esclusivamente dagli accordi individuali tra aziende e lavoratori.

Accordi individuali per il lavoro agile

Secondo quanto previsto dalla legge 81/2017 e dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile sarà regolato secondo gli accordi individuali nel rispetto delle norme. Ad esempio come recita la legge: “ Il lavoratore che svolge la prestazione in modalita’ di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato“. Ma ciò che molte aziende private stanno facendo è proprio quello di accordare ai propri lavoratori delle ore di smart working. Firmando appunto un accordo individuale, sia in fase di assunzione, ma anche per quelli che hanno già firmato un contratto di lavoro.

Tuttavia rimane l’indicazione relativa all’articolo 18 della legge 81 del 2017 e dal Dlgs 105 del 2022 (articolo 4 lettera b), che specifica come i datori di lavoro debbano riconoscere priorità alle richieste formulate da lavoratori con esigenze particolari. E’ il caso di chi ha figli fino a 12anni di età, con figli in condizioni di disabilitàcaregivers, o lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata. Infine non sembra escludersi la possibilità del Governo di fare un’ulteriore proroga, almeno fino al mese di febbraio. Non resta quindi che aspettare la decisione in merito, ad oggi però la cessazione è prevista per il 30 giugno 2023.

 

 

Riforma fiscale, addio Tobin tax, Superbollo e aumento deducibilità fondo pensione

Tempi stretti per la riforma fiscale, entro il 26 maggio devono essere presentati gli emendamenti e sono già molte le ipotesi a cui si sta lavorando, tra queste l’eliminazione della Tobin tax che si aggiunge all’annunciata abolizione del Superbollo. Sono però allo studio anche ulteriori ipotesi. Ecco quali.

Riforma Irpef e addio alla Tobin tax, a che punto siamo con la riforma fiscale?

L’obiettivo dichiarato dal vice-ministro Maurizio Leo è quello di approvare la riforma fiscale entro la pausa estiva. I lavori procedono in modo piuttosto celere.

Alla base della riforma fiscale c’è la nuova distribuzione delle aliquote Irpef, tra le ipotesi allo studio vi è la riduzione dell’Ires, imposta sul reddito delle società.

Prende quota l’ipotesi di ridurre o addirittura eliminare la Tobin tax, si tratta della tassa sulle transazioni finanziarie introdotta in Italia con la legge di stabilità 2013. La Tobin Tax si applica applica ai trasferimenti di proprietà di azioni e altri strumenti finanziari partecipativi, alle operazioni su strumenti finanziari derivati e altri valori mobiliari, e alle operazioni “ad alta frequenza”

Leggi anche: Tobin Tax: cos’è? Scadenza, aliquota ed esenzioni.

Allo studio ci sono tre ipotesi, cioè la cancellazione dell’imposta, l’esenzione per le transazioni fuori dai mercati regolamentati (Otc) o, infine, l’allargamento dell’esenzione alle quotate con capitalizzazione fino a 1 miliardo di euro.

Dovrebbe invece sparire il Superbollo che attualmente si applica alle auto di grossa cilindrata con una potenza superiore ai 185 kW. Il superbollo prevede il pagamento di 20 euro per ogni kW sopra i 185 kW.

Leggi anche: Addio al Superbollo, il Governo vuole eliminare la tassa sulle auto di grossa cilindrata

Nuovi vantaggi fiscali per i fondi pensione

Tra gli emendamenti che dovrebbero essere presentati vi è anche l’aumento della deducibilità del fondo pensione. I fondi pensione sono strumenti di investimento incentivati dallo Stato perché il loro obiettivo è fare in modo che la riduzione dell’assegno pensionistico determinato dalla riforma che ha portato al superamento del sistema retributivo, sia colmata da fondi pensionistici complementari. Attualmente la deduzione ha un limite massimo di 5.164,57 euro all’anno.

Leggi anche: Fondo pensione: quanto si risparmia con la deduzione?

Sono, infine, allo studio forme di detassazione per i privati che contribuiscono alla patrimonializzazione delle imprese.

Ricordiamo che perplessità sulla riforma fiscale sono state espresse da Bankitalia e ha criticato in particolare l’ipotesi di una flat tax per tredicesime e per incrementi di reddito. A rischio la coperture delle spese a causa della riduzione delel entrate fiscali.

 

Fotovoltaico e casa, dove possono essere istallati in casa?

Fotovoltaico e casa è un connubio che permette di risparmiare sulla bolletta dell’energia. Ecco le novità che arrivano dal mercato del fotovoltaico.

Fotovoltaico e casa, le ultime novità

E’ chiaro a tutti che la via più diffusa per risparmiare sulla bolletta dell’energia è il fotovoltaico. Siamo abituati al concetto dell’istallazione dei pannelli solo sul tetto degli edifici. Per chi vive in una casa indipendente o in una villa singola non vi è alcun problema perchè lo spazio a disposizione è spesso sufficiente. Ma quanto il tetto è condominiale, spesso la grandezza del tetto non basta per l’istallazione dei pannelli per tutti i condomini. Così facciamo il punto della situazione sulle alternative sul mercato.

Il fotovoltaico da balcone di solito  è venduto in Kit che comprendono uno o due pannelli fotovoltaici di potenza variabile tra 350 e 400 watt. Inoltre però serve anche un microinverter per trasformare la corrente continua prodotta dai pannelli. Infine si ha bisogno anche di strutture di fissaggio al balcone attraverso dei cavi solari.

Il pavimento ceramico fotovoltaico transitabile, ovvero composto da vetro fotovoltaico integrato su una pavimentazione elevata in ceramica completamente percorribile. Questo potrebbe essere facilmente usato anche per chi ha un terrazzo con buona esposizione al sole. Rivestito da uno strato sottile e resistente di vetro laminato integrato su ceramica gres di porcellana, è composto da pannelli fotovoltaici modulari in film di Silicio amorfo o CIGS rimovibili, atti alla cattura dell’irraggiamento e alla trasformazione dello stesso in elettricità.

Cos’altro può essere usato per produrre energia?

E se a produrre energia elettrica fosse un fiore? E’ la trovata di un’impresa austriaca che offre l’unica soluzione solare al mondo che utilizza un design scultoreo all-in-one e una soluzione intelligente per la produzione di energia elettrica e sostenibile sia per privati che per le aziende. Quindi ne esistono di vari tipi e dimensioni, anche in base alla potenza richiesta.

Arrivano dalla Germania i pannelli solari verticali. Questi vanno fissati direttamente sulle barriere di protezione di giardini e limitazioni di proprietà. I rendimenti sembrano essere buoni anche in caso di sole basso. Per questo motivo il sistema di recinzione funziona meglio del pannello solare a tetto. Essendo una novità per il nostro Paese non c’è ancora una grande diffusione.

Rimane anche la possibilità della locazione dei pannelli solari, già promossa da diverse società commerciali. Tuttavia il fotovoltaico a noleggio consente a tutti i cittadini di poter avere l’impianto senza dipendere dai bonus pubblici.I cittadini potrebbero quindi noleggiare, dalle aziende proprietarie, gli impianti ed avere l’energia solare necessaria. Il tutto si  trasformerebbe in un risparmio sulle bollette di almeno il 30%. A breve quindi il fotovoltaico potrebbe davvero essere alla portata di tutti.

 

 

Bonus edilizi, le nuove proposte dei costruttori edili (Ance)

L’Associazione italiana costruttori edili arriva al dialogo con il Governo con proposte innovative per i bonus edilizi, sembra prendere il via una nuova strada che andrà incontro anche alle richieste dell’Unione europea per quanto riguarda la direttiva Case green.

Addio Superbonus, arriva il testo unico dei bonus edilizi

Archiviato il Superbonus è arrivato il momento di nuove normative per i bonus edilizi. Continuano i controllo serrati volti a trovare le truffe, ripristinate le detrazioni al posto di cessioni del credito e sconto in fattura ed effettuati gli interventi per sbloccare i crediti incagliati, non resta che cambiare strada e a proporre nuove soluzioni è l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili).

Il Governo nel frattempo è impegnato nella mappatura delle detrazioni dell’Agenzia delle entrate in modo da predisporre un testo unico ordinato e schematico che renda più semplice fruire delle varie agevolazioni fiscali. L’obiettivo della mappatura e della successiva realizzazione di un testo unico per le detrazioni è quello di andare incontro alle esigenze di chi deve adeguare il proprio immobile in vista dell’entrata in vigore della direttiva Case Green.

Con molta probabilità si riparte dalle agevolazioni per la riqualificazione degli edifici maggiormente energivori con particolare favore per coloro che hanno un reddito più basso.

Leggi anche: Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Le proposte Ance

La proposta di Ance è quella di favorire maggiormente gli interventi di un certo spessore economico e che prevedono efficientamento energetico e adeguamento antisismico.

Tra le strutture da tenere in particolare considerazione, secondo l’Ance, ci sono i condomini, in questo caso occorre pensare soluzioni mirate che possano contemperare gli interessi anche degli inquilini che hanno basso reddito e che di conseguenza potrebbero avere problemi ad adeguarsi alle esigenze dell’intero condominio.

Per evitare ricadute sui condomini con bassi redditi e con capienza fiscale ridotta o nulla, che non potrebbero quindi usufruire delle detrazioni fiscali, l’Ance propone una copertura delle spese da parte dello Stato dei costi che sarebbero a carico dei contribuenti a basso reddito.

Al fine di evitare pesanti ricadute sul sistema fiscale, come avvenuto con il Superbonus, l’Ance propone di creare un apposito fondo a esaurimento, di conseguenza, non accesso limitato, fino al termine degli stanziamenti predisposti, in questo modo non si mette a rischio l’intero sistema della spesa pubblica.

Tra le proposte vi è anche lo sconto Iva al 50% per l’acquisto di case nuove da società, queste infatti sono generalmente già adeguate alle normative recenti in materia di efficientamento energetico e di conseguenza non necessitano di interventi edilizi.

Leggi anche: Casa green, la direttiva Ue è già legge?

Agricoltura, come accedere al fondo Agricat per danni meteo

Ismea, Istituto di servizi per il mercato Agricolo e alimentare ha pubblicato il 22 maggio un avviso per le imprese agricoleo che intendono accedere al Fondo Agricat per il risarcimento danni catastrofali alle produzioni vegetali causati da alluvione, gelo o siccità.

Catastrofi ambientali con danni all’agricoltura? Accedi al fondo Agricat

In Italia il clima rende sempre più difficile gestire delle aziende agricole che riescano a produrre utili, questo a causa delle avverse condizioni meteorologiche che nei vari anni colpiscono zone diverse, quest’anno, ad esempio è toccato all’Emilia Romagna dover fare i conti con ingenti perdite economiche legate a produzioni tipiche della zona, come le pesche, causate dall’alluvione. Per sostenere gli agricoltori è possibile stipulare polizze assicurative specifiche oppure accedere a fondi pubblici, tra questi vi è il fondo Agricat.

AgriCat è il Fondo Mutualistico Nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole ed è stato istituito con la Legge n. 234 ( comma 216) del 30 dicembre 2021. Si tratta di uno strumento inserito all’interno del pacchetto PAC 2023-2027 ed è finalizzato a risarcire i danni alle aziende che hanno subito danni alle produzioni agricole a causa di eventi meteorologici, ad esempio un’alluvione o grandine.

Come funziona il fondo Agricat per risarcimento danni in agricoltura

Per presentare istanza è necessario accedere al sito www.fondoagricat.it si tratta di una procedura guidata di semplice utilizzo. Accesso avviene previa registrazione al Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) e utilizzando le stesse credenziali usate per la registrazione al Sian. La domanda può essere presentata direttamente dall’agricoltore o attraverso un Centro Assistenza Agricola.

Ricordiamo che è necessario comunque autenticarsi con l’identità digitale ( Spid, Cie o Cns).

Deve essere sottolineato che si tratta di un fondo mutualistico e di conseguenza possono ottenere il risarcimento danni per eventi catastrofali come alluvione, gelo o brina, siccità solo gli agricoltori che abbiano aderito al fondo stesso.

Per il 2023 lo stanziamento previsto è di 350 milioni di euro. Di questo il 70% è rappresentato dal fondo Feasr ( Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) il restante 30% è invece rappresentato dal prelievo del 3% sull’importo dei pagamenti diretti.

Per poter accedere al beneficio è necessario che le aziende agricole partecipanti al Fondo presentino una denuncia di sinistro.

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Agricoltura: arriva Generazione Terra, il contributo per gli imprenditori agricoli

Condizionatori, stop dell’Unione Europea ai gas refrigeranti

L’Ue ha adottato il Regolamento F-Gas che ha l’obiettivo di ridurre emissioni di gas fluorurati a effetto serra. Ciò potrebbe influire sull’installazione di condizionatori e pompe di calore e secondo le stime fatte in almeno 8 case su 10 non sarà possibile installarli. Si prevedono inoltre aumenti dei prezzi fino al doppio. Ecco cosa prevede il Regolamento F-Gas per i condizionatori.

Allarme condizionatori, cosa succede in Unione europea?

A lanciare l’allarme sulle nuove regole per i condizionatori è Gabriele Di Prenda, manager di Daikin Italia ed esperto di F-gas, a lui si aggiunge Assoclima, l’associazione dei costruttori dei sistemi di climatizzazione. Entrambi propongono di affiancare agli attuali gas in uso, gas naturali senza però andare a precludere la possibilità di installazione dei modelli attualmente in commercio visto che le aziende del settore sono leader in tutto il mondo.

Il nuovo Regolamento UE F-Gas prevede che per il funzionamento dei climatizzatori siano utilizzati solo gas naturali, come il propano e l’ammoniaca, sottolinea Assoclima che il propano essendo a rischio eplosione– incendio mette a rischio la sicurezza, mentre l’ammoniaca è potenzialmente tossica. A ciò si aggiunge che questi due gas naturali sono vietati in strutture come ospedali, hotel, cinema, spazi pubblici e di conseguenza vi è l’esigenza di provvedere a sistemi alternativi per la climatizzazione di questi ambienti.

Addio a 100.000 posti di lavoro con il nuovo Regolamento F-gas sui condizionatori

L’allarme di Daikin riguarda anche i posti di lavoro, infatti si potrebbero perdere fino a 100.000 posti con una forte ricaduta anche sul Pil nazionale. Tra le ombre della normativa vi è il fatto che il divieto previsto dal Regolamento F-Gas non consentirebbe neanche di effettuare la produzione per l’esportazione in Paesi Extra Ue dove è ancora possibile installare climatizzatori/condizionatori che funzionano con gas che sarebbero vietati in Ue.

Questo implica che sebbene una forte domanda di produzione italiana arrivi proprio dall’estero, non si potrà rispondere a questa domanda. Di conseguenza ci sarà un vantaggio per i produttori americani e cinesi che occuperebbero quello spazio vuoto lasciato dalle produzioni dall’Ue e in particolare dall’Italia.

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Nuovo Catasto, come dovrebbe cambiare secondo l’Unione Europea

La riforma sul nuovo catasto è stato ritenuta non urgente dal Governo Meloni. Ma come dovrebbe cambiare secondo le  direttive dell’Unione Europea?

Nuovo Catasto, la decisione del Governo

Già dai tempi della Campagna elettorale la Meloni aveva detto chiaro che all’interno del loro programma non ci sarebbe stata alcuna nuova riforma sul catasto. Le priorità sarebbe state altre, come aiutare le famiglie, le imprese a ripartire e risollevare la Nazione dalla crisi, secondo le risorse a disposizione. Ed in effetti, ad oggi il Governo non ha annunciato nessuna riforma sul Nuovo catasto.

Tuttavia l’Unione europea preme sulla necessità dell’adeguamento e cambiamento del catasto italiano. Già la Commissione Europea si è ampiamente espressa anche sulla casa, attraverso le nuove direttive casa green. Gli immobili che non rispettano la direttiva potrebbero non essere affittabili o compravendibili. Tuttavia la direttiva non sarà immediata, ma prevede un programma di adeguamento. Lo scopo è quello di spingere verso l’ottenimento di edifici a zero emissioni. In particolare le scadenze da seguire sembrano essere le seguenti:

  • nuove costruzioni pubbliche, a zero emissioni entro il 2026;
  • immobili residenziali in ristrutturazione, dovranno avere tecnologie solari entro il 2032;
  • edifici non residenziali e pubblici: classe E/F entro il 2027 e D entro il 2030;
  • edifici residenziali in classe E entro il 2030 e D entro il 2033;
  • nuovi edifici ad emissione zero e dotati di tecnologie solari entro il 2028.

Come dovrebbe cambiare quindi il Catasto?

Secondo l’Unione Europea occorre un adeguamento di valore catastale e valore di casa, che dovrebbero essere uguali. Si tratta di una novità ch eporò potrebbe essere considerata come una patrimoniale, con conseguenze negative sulle tasse da pagare e sulle stesse case. Valori che potrebbero portare ad un aumento anche nelle compravendite immobiliari, sia in termini di prezzi sul mercato, ma anche di costi da sostenere per l’acquisto di un immobile.

Senza considerare che sui valori catastali si calcolano molte tasse che ad oggi pagano i proprietari di immobile. Quindi anche questo è un dato da considerare, e che in un momento di crisi, certo l’Italia non può sostenere. Si ricorda che sono molte le imposte che dipendono dai valori catastali: l’imposta di successione, l’imposta di donazione, le imposte ipotecarie, la registrazione nei pubblici uffici, l’IMU e le tasse sui rifiuti.

Quali sono le previsioni in merito?

La riforma del catasto, secondo quanto previsto, entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026. A prevederla è l’articolo 6 del disegno di legge di delega per la revisione del sistema fiscale.

Nello specifico, “l’articolo 6 reca la delega al Governo per l’adozione di norme finalizzate a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle Entrate, atti a facilitare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili. La norma indica altresì i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati (da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026). Tali informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, conseguentemente, a seguito di una modifica introdotta in sede referente, per la determinazione di agevolazioni e benefici sociali”.

 

Irap 2023, devono pagarla i lavoratori autonomi per il 2022?

I dubbi dei contribuenti sono numerosi, tra le richieste pervenute all’Agenzia delle entrate a cui è stata fornita risposta sulla rubrica ufficiale FiscoOggi vi è un dubbio sull’Irap, imposta sulle attività produttive. Il contribuente chiede in particolare se per il 2022 l’Irap è dovuta anche per le ditte individuali. Ecco la risposta dell’Agenzia delle entrate.

Irap per lavoratori autonomi cancellata dalla legge di bilancio 2022

Nella sua risposta al contribuente l’Agenzia delle entrate ricorda che con il decreto legislativo 446 del 1997 si è provveduto a disciplinare questa imposta che con la legge di bilancio 2022, articolo 1, comma 8 si è provveduto a escludere l’applicazione dell’Irap per le persone fisiche, cioè lavoratori autonomi e liberi professionisti.

Specifica l’Agenzia delle entrate nella sua risposta che restano assoggettati all’Irap i soggetti indicati nell’articolo 3 del decreto legislativo 446 del 1997. Si tratta di tutte le tipologie di società a cui si aggiungono gli enti citati dallo stesso articolo.

Nella riforma fiscale l’abolizione dell’Irap

Questo implica che coloro che nel 2022 hanno esercito attività di lavoratori autonomi o professionisti non sono più tenuti a effettuare gli adempimenti precedentemente previsti per l’Irap.

Ricordiamo inoltre che tra gli obiettivi dichiarati, dai precedenti e dall’attuale Governo, vi è il superamento dell’Irap. Il Governo già nella riforma fiscale a cui sta attualmente lavorando ha previsto misure volte a superare l’applicazione di questa imposta particolarmente sgradita. Si aggiunge l’obiettivo di eliminare le micro-imposte tra cui il Superbollo.

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