Assegno unico, nuovi aggiornamenti sugli importi e le altre novità

L’assegno unico è un importante misura di sostegno per le famiglie più bisognose. Ma sembrano esserci dei nuovi aggiornamenti sugli importi, eccoli.

Assegno unico, l’aumento degli importi

L’assegno unico è una misura su cui si poggiano molti nuclei familiari. Per effetto della legge di bilancio e di nuovi aggiornamenti gli importi spettanti alle famiglie dovrebbero aumentare.

  • aumentano del 50% gli importi per i figli a carico di età inferiore a un anno. 
  • aumentano del 50%  gli importi per i nuclei familiari con almeno tre figli, per ciascun figlio nella fascia di età da uno a tre anni, a condizione che abbiano un ISEE non superiore alla soglia di 40.000 euro, adeguata alle variazioni dell’indice del costo della vita
  • aumenta del 50% la maggiorazione forfettaria per i  nuclei con almeno quattro figli a carico,
  • diventano definitivi gli aumenti degli importi per i figli disabili maggiorenni: 
    • ai nuclei con figli disabili senza limiti di età è corrisposto con importi fino a un massimo di 189,20 euro per ISEE inferiore o uguale a 16.215 euro;
    •  l’incremento delle maggiorazioni  è confermato per l’anno 2023 e l’anno 2024

Assegno unico, le altre novità

Il primo cambiamento è quello di estendere il bonus ai genitori vedovi, andando ad effettuare una maggiorazione già prevista dal comma 8 dell’articolo 4 del DL n. 230/2021. Si ricorda che dal primo marzo 2023, per coloro che hanno già trasmesso la domanda di assegno unico e universale all’INPS entro il 28 febbraio 2023 non è necessario ripresentarne una nuova.

L’assegno unico e universale figli ha un valore che varia da 189,20 euro a 54,05 euro al mese per ogni figlio minorenne nel 2023. Dai 18 ai 21 anni il contributo varia da 91,9 euro a 27 euro nel 2023. La tabella degli scaglioni Isee e l’aumento dell’assegno unico per le varie fasce:

  • fino a 16.215 euro – 189,20 euro per ogni figlio minorenne.
  • 21.620 euro – 162,15 euro per figlio minorenne.
  • 27.025 euro – 135,13 euro per figlio minorenne.
  • 32.430 euro – 108,10 euro per figlio minorenne

Alcuni ritardi nel mese di maggio

Alcune famiglie non hanno ancora ricevuto l’accredito per il mese di maggio. Questo mese arriverà in ritardo e c’è da aspettare fino al 30 maggio. Hanno ottenuto l’assegno nella fascia compresa tra il 10 e il 20 maggio coloro che non hanno modifiche sull’importo. Mentre secondo il nuovo calendario, il pagamento sarà dal 20 al 30 del mese per chi ha subito modifiche agli importi.

L’unico modo per sapere il giorno di accredito è controllare la data nel fascicolo previdenziale del cittadino. Basta collegarsi al sito dell’INPS una volta inserite le credenziali SPID, CIE o CNS e verificare la disposizione di pagamento.  Una volta cliccato su “Prestazioni” e aver scelto “Assegno Unico” e il periodo di riferimento, compariranno tutti i dettagli del pagamento, data di accredito compresa.

 

 

Incentivi Imprese Mezzogiorno, arrivano nuovi fondi

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha approvato un nuovo decreto che prevede nuovi fondi in favore delle imprese del Mezzogiorno rientranti nel programma nazionale “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027 .

Incentivi imprese del Mezzogiorno, in arrivo 400 milioni di euro

In questo particolare momento per le imprese è essenziale riuscire a proporre progetti che siano al passo con i tempi, è difficile però vista l’inflazione e i tassi di interesse crescenti riuscire a ottenere prestiti e finanziamenti. Per far fronte a queste difficoltà arrivano nuovi aiuti dal Ministero per le Imprese e per il Made in Italy.

Il nuovo stanziamento è di 400 milioni di euro ed è diretto alle imprese del Mezzogiorno, in particolare regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Come sottolinea il comunicato del Mimit del 19 maggio 2023 “Obiettivo della misura è sostenere il processo di transizione delle piccole e medie imprese nelle regioni del Mezzogiorno mediante l’incentivazione di investimenti imprenditoriali innovativi, che facciano ampio ricorso alle tecnologie digitali, secondo il Piano Transizione 4.0.

Si possono ottenere fondi per la realizzazione di progetti che:

  • prevedano l’utilizzo di tecnologie rivolte all’ampliamento della capacità produttiva;
  • diversificazione della produzione,
  • realizzazione di nuovi prodotti;
  • modifica del processo di produzione già esistente;
  • realizzazione una nuova unità produttiva.

Criteri di valutazione dei progetti per incentivi imprese del Mezzogiorno

Ai fini della valutazione del progetto assumono rilevanza anche eventuali interventi volti all’efficientamento energetico, ma solo nel caso in cui abbiano prodotto un risparmio energetico almeno del 5%.

hanno inoltre rilevanza progetti di:

  • economia circolare;
  • che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici ;
  • certificazione ecologica dei prodotti;
  • efficientamento energetico.

Potranno essere finanziati i progetti di valore minimo non inferiore a 750.000 euro e valore massimo di 5 milioni di euro. Le imprese potranno ottenere un incentivo composto in parte da un finanziamento agevolato e in parte contributo a fondo perduto fino a copertura complessiva fino al 75%.

Leggi anche: Novità per le imprese: è online il sito incentivi.gov.it

Passaporto, come richiederlo, tempi e costi

Con l’arrivo dell’estate e la fine delle restrizioni Covid che hanno caratterizzato le scorse estati, torna la voglia di viaggiare e per chi ancora non lo avesse, è arrivato il momento di fare il passaporto, ma quanto costa e qual è la procedura per richiederlo?

Come ottenere il passaporto

Il passaporto è necessario in tutti i casi in cui si desideri viaggiare al di fuori dei Paesi dell’Unione europea.

La domanda per ottenere il passaporto deve essere presentata in Questura o nell’ufficio passaporti della stazione dei Carabinieri. Per evitare lungaggini e perdite di tempo è possibile prenotare un appuntamento online collegandosi al sito della Polizia di Stato e accedendo ai vari servizi online con l’uso dello Spid o della Carta di identità elettronica.

Fatta questa operazione preliminare si deve cliccare sulla voce “Appuntamenti” e poi su “Disponibilità”, in questo modo è possibile conoscere tutte le date disponibili per fissare un appuntamento online ed eliminare così le lunghe attese presso gli uffici di polizia. Dal sito è possibile verificare anche tutti i documenti che è necessario avere con sé per richiedere il passaporto. Ora vedremo quali sono.

Il consiglio è di non attendere l’ultimo momento prima del viaggio per richiedere questo importante documento.

I documenti necessari

Per ottenere il Passaporto, il giorno dell’appuntamento presso la Questura o la stazione dei Carabinieri è necessario avere con sé:

  • copia della ricevuta di appuntamento (dovrai stampare l’allegato che ti è arrivato via email una volta effettuata la prenotazione) ;
  • documento di riconoscimento, originale e copia;
  • due fototessera nel formato richiesto per il passaporto;
  • la ricevuta di pagamento del bollettino da 42.50 euro il versamento deve essere fatto sul conto corrente n. 67422808 intestato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro, con la causale: “importo per il rilascio del passaporto elettronico”
  • marca da bollo di 73,50 euro.

Tra i servizi che si possono richiedere vi è anche la spedizione del passaporto presso l’indirizzo fornito, in questo caso si deve aggiungere un costo di 9,05 euro. In alternativa si ritira presso la sede.

La stessa procedura deve essere utilizzata per il rinnovo.

Al momento della richiesta viene rilasciata una ricevuta da conservare, il passaporto è generalmente pronto in un arco di tempo compreso tra 15 e 30 giorni.

In caso di urgenza, la domanda deve essere presentata direttamente presso lo sportello ed è necessario indicare la necessità di avere il passaporto in breve tempo per motivi di lavoro, studio, cure, lutto.

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Mutuo, è possibile smettere di pagarlo in modo legale

Il mutuo è sempre un grosso impegno per chi lo richiede. Ma se ci sono delle difficoltà, c’è la possibilità di smettere di pagarlo in modo legale.

Mutuo, la sospensione per difficoltà di pagamento

Il sogno di molte famiglie è quello di comprare la propria casa. Chi non ha i soldi necessari ed ha una certa solidità economica può rivolgersi alla banca. Lì si può chiedere il mutuo ipotecario. Si tratta di un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, consegna all’altra, detta mutuataria, in credito o prestito una somma di denaro o quantità di beni fungibili. L’altra parte si obbliga a restituire alla scadenza con altrettante cose della stessa specie, qualità o valore.

E così con la sottoscrizione del mutuo ipotecario il richiedente si “lega” alla banca per la durata del tempo stabilito. Tuttavia ogni mese occorre pagare la rata del debito e quando si estingue si diventa definitivamente proprietario dell’immobile. Ma il problema è quando ci sono delle difficoltà di pagamento. E’ il caso di quello che è successo a molte famiglie subito dopo il periodo di lockdown. Ma che purtroppo continua a succedere il questo periodo di crisi.

Come si richiede la sospensione?

Quando si ha difficoltà a pagare il mutuo esiste un fondo statale per far fronte alle sospensioni dei pagamenti. Infatti è possibile chiedere una sospensione fino a un massimo di 18 rate per l’acquisto della casa principale acceso da almeno un anno. Ma la sospensione è possibile sono al verificarsi di alcune specifiche circostanze:

  • la morte di un intestatario;
  • il licenziamento (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo);
  • la perdita di autosufficienza;
  • l’invalidità almeno all’80% o riconoscimento di un handicap grave,
  • la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro.

Ad oggi, quando si verifica uno di questi eventi, occorre recarsi in banca con il proprio documento di identità e chiedere la sospensione, mostrando la causa della difficoltà economica. Infine è possibile fare tale richiesta solo si ha un valore ISEE inferiore a 30 mila euro.  

Altri motivi per non pagare più il mutuo

Ci sono anche altri motivi per non finire di pagare il mutuo. Ad esempio per errori contrattuali a mancanza della firma di uno degli intestatari o l’assenza di forma scritta. Altro caso è quando il debito ha dei tassi usuranti. Il ministero dell’Economia, infatti, pubblica su base trimestrale sulla Gazzetta Ufficiale il tasso medio per ogni diversa operazione di credito. Si considera usura il tasso che supera quello medio del 50%. Quindi se il tasso di interessa supera tale limite, non si devono pagare gli interessi ma solo il capitale prestato.

Infine la cosiddetta legge Salvasuicidi permette tramite apposita richiesta al giudice, una riduzione del costo totale e un piano di pagamento più favorevole oppure il “saldo e stralcio” per liberarsi dal pignoramento dello stesso immobile. In questo caso è obbligatorio dimostrare i motivi che hanno portato alla momentanea difficoltà di assolvere gli impegni presi. Infine si può chiedere la sospensione del muto anche quando si riesce a dimostrare comportamento di anatocismo bancario, cioè calcolo di intessi su interessi.

Ddl Made in Italy, un conto agevolato per gli studenti italiani

Il Ddl Made in Italy prevede dei conti correnti agevolati per i giovani che vogliono investire nella propria formazione, ecco come funzionano e chi può richiederli.

Il Dld Made in Italy, la descrizione dei conto correnti

Promuovere la formazione dei giovani italiani è uno degli obiettivi del Governo Meloni. La premier non ha mai fatto mistero di voler evitare che le brillanti menti italiani vadano in altri Paesi. Ma tra tasse, imprese troppo elevate ecco le ultime misure proposte per aiutare i giovani. Si tratta del “Programma di Risparmio e Investimento per l’Istruzione e la formazione Avanzata”. Lo scopo è quello di agevolare il risparmio e l’investimento per “sostenere le spese per l’istruzione secondaria e terziaria e la formazione professionale avanzata”.

Il fondo ha una dotazione iniziale di un milione per il 223. Anche se ulteriori risorse saranno destinate per le annualità 2024 e 2025. Ulteriori risorse che arriveranno da privato con atto di donazione o attraverso un lascito testamentario. Si ricorda che la donazione è il contratto con il quale, per spirito di libertà, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di quest’ultima, di un diritto o assumendo la stessa obbligazione. Pertanto la donazione è a tutti gli effetti un contratto e come tutti questi accordi diventa irrevocabile alla sua conclusione.

Dld Made in Italy a chi è rivolto?

Gli under 30 potranno aprire dei conti correnti di risparmio e investimento a condizioni agevolate. Oltre al requisito dell’età, che quello che l’intestatario deve avere un ISEE inferiore a 40 mila euro. Inoltre il conto dedicato non deve superiore l’importo complessivo di 100 mila euro. Tuttavia può essere alimentato soltanto con apporti annuali del beneficiario o di terzi che non vadano oltre i 10 mila euro.

Su questi depositi non sono previste tasse, canone mensile o altri tipi di contributi. Stessa cosa valgono anche per tutti coloro che intendo versare delle somme versate da terzi al beneficiario. Il conto correnti si può aprire a partire dai 16 anni di età e fino al compimento di 40 anni.

Quali sono le spese ammesse?

Con il fondo possono essere pagate diverse spese come l’acquisto di libri, pagamento del canone di locazione di un alloggio dove ha sede l’istituto di specializzazione o formazione. Sono inclusi anche altri corsi del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, sia in Italia che all’estero. Non si esclude la possibilità di fare alcuni controlli a campione sul corretto utilizzo delle somme presenti nel conto corrente dedicato.

Infine il ddl istituisce inoltre la “Giornata nazionale del Made in Italy”, che sarà fissata il 15 aprile, per “celebrare la creatività e l’eccellenza italiana”.

 

 

Fermo amministrativo, arriva il risarcimento del danno

Importante pronuncia della Corte di Cassazione, con ordinanza 13173 del 15 maggio 2023 si riconosce il diritto al risarcimento del danno per il fermo amministrativo. Ecco chi può ottenerlo.

Risarcimento del danno per il fermo amministrativo, il caso

L’ordinanza che ora andremo a vedere ha una portata storica, perché sanziona il comportamento illegittimo dell’Agenzia Entrate e Riscossione (Ader) e tutela il contribuente, vittima di una violazione delle norme dettate in materia di fermo amministrativo.

La procedura per il risarcimento del danno da fermo amministrativo prende il via dal ricorso di un professionista avverso l’Agenzia Entrate Riscossione per illegittima sottoposizione a fermo amministrativo di un proprio veicolo in seguito a sospensione del provvedimento da parte dei giudice di pace. Nonostante tale sospensione, il professionista per anni non ha avuto la disponibilità del proprio veicolo.

Secondo la difesa del professionista il danno non sarebbe derivato solo dalla mancata disponibilità del mezzo, ma anche dall’usura causata dal tempo che ha portato il mezzo a perdere valore.

La Corte di appello aveva accolto il ricorso del professionista inerente l’illegittimità del fermo amministrativo, non aveva però accolto le richieste risarcitorie. Il rigetto era fondato sul fatto che, secondo il giudice di secondo grado, il professionista non aveva sufficientemente provato il danno patito, inoltre in dibattimento era mancata la prova del fatto che il professionista nel frattempo aveva dovuto provvedere a procurarsi un altro veicolo sostitutivo attraverso il noleggio o un nuovo acquisto.

Corte di Cassazione: il fermo amministrativo illegittimo deve essere risarcito

Di conseguenza il professionista si rivolge alla Corte di Cassazione. Questa riconosce le ragioni del ricorrente. Sottolinea che il “danno da fermo amministrativo illegittimo coincide con una situazione di materiale indisponibilità del bene, a fronte della quale varie sono le voci di danno delle quali può essere chiesto il risarcimento”.

La Corte ritiene che per questa tipologia di danno, la parte può provare lo stesso anche ricorrendo a presunzioni, non occorre quindi la prova delle spese sostenute per far fronte alla indisponibilità del veicolo, Inoltre, secondo la Corte di Cassazione la parte ha sufficientemente provato la diminuzione del valore del veicolo sottoposto a perdita e di conseguenza anche tale danno deve essere risarcito.

Infatti ha dimostrato il valore del bene al momento del fermo amministrativo illegittimo e il valore successivo, cioè il prezzo di vendita dello stesso al momento in cui il bene è stato liberato dal vincolo, dimostrando così l’entità della perdita.

Leggi anche: Fermo amministrativo auto: tutto ciò che c’è da sapere

Bonus benzina 2023, a chi spetta e come richiederlo

Il bonus benzina 2023 esiste anche per quest’anno e per i dipendenti del settore privato. Ma chi sono i destinatari dell’agevolazione e come si richiede?

Bonus benzina 2023, quanto costa la benzina adesso?

Durante la prima settimana di maggio il prezzo medio settimanale della benzina è risultato di 1,828 €/lt rispetto ai 1,880 €/lt di tre settimane prima (10 – 17 aprile) con una riduzione di -5,2 cent/lt. Stessa sorte sembra essere anche per il gasolio. Infatti durante la prima settimana di maggio infatti il prezzo medio settimanale è risultato di 1,675 €/lt, rispetto ai 1,759 €/lt di tre settimane prima (10 – 17 aprile), con una riduzione di -8,4 cent/lt.

Quando si va a fare rifornimento alla pompa, la situazione è migliorata rispetto a quanto accaduto nel 2022. Ma il bonus benzina 2023 è un’agevolazione ancora richiedibile,  ma solo per coloro che lavorano nel settore privato. Un contributo del valore di 200 euro per affrontare il caro benzina. E che ha permesso proprio a questi dipendenti di avere un valido aiuto per uscire dalla situazione di difficoltà, dovuto alla crisi economica post Covid-19.

Bonus benzina 2023, in cosa consiste?

L’importo del bonus è pari a 200 euro che viene consegnato dal datore di lavoro al lavoratore. Ma nella misura non rientrano i lavoratori del settore pubblico e neanche i lavoratori autonomi e i professionisti. Per averlo non è necessario presentare alcuna domanda. Ma viene dato direttamente al lavoratore dall’azienda per cui presta  la tua attività.

In realtà si può avere il bonus con due differenti modalità: tramite benefit aziendali oppure buoni benzina. In entrambi i casi non vanno a incrementare il reddito del contribuente. Quindi non ci sono legami con il reddito da lavoro e quindi con il pagamento delle tasse, in fase di dichiarazione dei redditi.  Per usufruire del bonus benzina 2023 c’è tempo fino al 12 gennaio 2024.

I cambiamenti apportati dalla legge

La legge sul bonus benzina ha introdotto alcuni cambiamenti. Infatti la cessione del bonus benzina può avvenire a qualsiasi titolo e non solo gratuitamente. Inoltre la legge ha confermato l’obbligo di esporre i prezzi medi di riferimento accanto a quelli praticati, calcolati dal ministero delle Imprese e del Made In Italy sulla base delle comunicazioni ricevute da tutti gli esercenti. Infine per tutto l’anno c’è la possibilità di usufruire del buono benzina, quindi ad oggi è meglio approfittare di questa agevolazione.

 

La spesa per la gita scolastica è detraibile? Istruzioni

Con il modello 730/2023 è possibile portare in detrazione numerose spese, tra queste vi sono le spese di istruzione per i figli a carico. Molti contribuenti si chiedono: le spese per la gita scolastica sono detraibili? Vediamo come trattare questa particolare spesa.

La gita scolastica rientra nelle spese di istruzione e relative detrazioni

La classica gita scolastica è un momento di crescita importante per tutti i ragazzi, rappresenta però anche un costo e siccome trattasi di viaggi di istruzione, è ricompresa tra le spese di istruzione da portare in detrazione, ma quali sono i limiti?

Il costo della gita rientra tra le spese scolastiche e di conseguenza “subisce” i limiti per queste previste, per ogni figlio è possibile avere una detrazione per le spese di istruzione di 800 euro e la spesa per il viaggio di istruzione rientra nel calcolo di tale limite. Su tale importo si riceve il 19% che da sottrarre alle imposte da versare. In caso di imposte già versate, ad esempio dal sostituto di imposta, si ottiene un rimborso.

Come ottenere le detrazioni per la gita scolastica: istruzioni operative

Le spese per le gite scolastiche devono essere indicate nel Quadro E del modello 730/2023, righi E8-E10 con il codice 12 denominato “Spese per istruzione diverse da quelle universitarie” .

Per ottenere la detrazione è necessario seguire regole particolari per quanto riguarda la documentazione, infatti non un qualunque viaggio può essere portato in detrazione, ma solo quello organizzato dall’istituto scolastico frequentato. Di conseguenza se i pagamenti sono effettuati direttamente nei confronti della scuola, la stessa rilascia la ricevuta e di conseguenza sarà possibile inserire la detrazione nel modello 730/2023.

Se il pagamento è stato effettuato in favore di terzi, ad esempio l’agenzia viaggi a cui la scuola si è rivolta, è necessario richiedere una copia della delibera scolastica con la quale sono stati disposti i versamenti.

Se alla gita scolastica hanno partecipato più figli, è necessario che per ognuno sia disponibile la documentazione separatamente.

Anche per questa spesa, come per tutte quelle detraibili è necessario assicurare la tracciabilità del pagamento che deve quindi essere effettuato con mezzi elettronici, carta o bancomat, oppure con bonifico. Non sono ammesse detrazioni per le spese affrontate in contanti.

Leggi anche: Detrazioni fiscali, chi sono i familiari fiscalmente a carico?

Culle vuote e cucce piene, gli italiani amano sempre più gli animali

Culle vuote e cucce piene, sono sempre di più gli italiani che preferiscono prendere un cucciolo e rinunciare ad un figlio, ma cosa succede?

Culle vuote e cucce piene, sono sempre di più gli amanti degli animali

Sono sempre più gli italiani che decidono di prendere con se un animale domestico. In cima alla lista di Eurispes anche per il 2022 si conferma il cane: il 44,7% degli italiani vive con uno di loro. In seconda posizione si conferma il gatto, prediletto dal 35,4% degli italiani che ospitano in casa almeno un animale. Tanto che molte persone preferiscono prendere con se un cucciolo da accudire piuttosto che un bimbo. E così nonostante il Governo stia lavorando per aiutare le famiglie a diminuire l’Iva sui prodotti per l’infanzia, le nascite non vogliono proprio aumentare.

E’ indiscusso che un figlio è un impegno per la vita. Mentre un cane e un gatto richiedono un tipo di attenzione differente. Un figlio aumenta il livello di stress, anche tra la coppia. Invece un cane o un gatto lo diminuiscono e a volte uniscono una coppia che magari non può avere figli e riversano sull’animale domestico tutto il loro amore. Perché comunque prendere con se un animale, soprattutto se tolto da un canile o da un gattile è un gesto d’amore.

Culle vuote e cucce piene, perché si fa questa scelta?

Sono tante le persone che non vogliono avere figli. Ad esempio per motivi economici, se non si fa un lavoro “fisso” si preferisce non prendere questa decisione. Altro motivo è l’incertezza del futuro e l’instabilità economica che caratterizzano il nostro contesto sociale. Anche la paura di mettere al mondo un figlio di guerre, disastri naturali e poco rispetto ambientale, spinge verso un animale di affezione rispetto ad un impegno più grande. Poi c’è chi non si sente all’altezza di questa responsabilità che comunque è per tutta la vita. Infine c’è chi preferisce mettere al primo posto il lavoro e la propria carriera. Quindi non c’è spazio per altro, se non un animale domestico con cui accoccolarsi sul divano, magari dopo una giornata di lavoro.

Il business legato ai pets

A volte i pets sostituiscono in tutto e per tutto dei figli. Esistono infatti scuole di addestramento per cani. Centri benessere o pet sitting per poter lasciare il proprio cucciolo quando si è a lavoro, un pò come un asilo per i bambini. Poi in merito agli accessori c’è una gamma infinita di prodotto su cui fiondarsi, per tutte le tasche. Dai cappotti ai guinzagli, dagli stivaletti ai cappelli, dalle ciotole alle casette private. Anche per quanto riguarda il settore del food, c’è una vasta gamma di scelte.

Altri dati che testimoniano l’ampiezza del settore:

  • il segmento dei piccoli animali da compagnia (uccelli, roditori, tartarughe, pesci,..) vale 12,5 milioni di euro
  • gli accessori sviluppano un fatturato di circa 71 milioni di euro
  • le sole lettiere per gatto producono quasi 74 milioni di euro.

Un giro d’affari molto promettente per le imprese che operano nel settore. Ma forse è opportuno ricordare che un cane, un gatto rimangono sempre degli animali da amare o coccolare, ma sostituirli con dei figli, forse è una mossa davvero azzardata.

Ho acquistato casa, quali spese posso detrarre?

Il legislatore tende a favorire l’acquisto della prima casa, il mattone infatti è un investimento molto apprezzato dagli italiani che sono poco propensi alla stipula di contratti di locazione e preferiscono invece la casa di proprietà. Proprio per questo motivo la legge riconosce una serie di agevolazioni per l’acquisto della prima casa e tra queste vi sono le detrazioni fiscali. Ma quali spese si possono detrarre? Ecco una disamina.

In caso di acquisto casa, quali spese si possono detrarre?

In linea generale si può dire che è possibile portare in detrazione gli oneri relativi alle spese burocratiche, in particolare le spese notarili e connesse.

Può essere portato in detrazione l’onorario del notaio. A questo si aggiungono ulteriori oneri, ad esempio i costi sostenuti dal notaio per conto dell’acquirente.

Possono essere portati in detrazioni come oneri accessori anche gli interessi passivi dei mutui stipulati per l’acquisto di casa.

Tra le spese da portare in detrazioni vi sono quelle per la stipula del contratto di mutuo, vi rientrano la perizia, le spese di istruttoria, eventuali spese per la cancellazione dell’ipoteca iscritta sull’immobile. Insomma tutti quegli connessi al mutuo stesso.

Possono essere scaricati anche i costi connessi alla intermediazione immobiliare, ad esempio la commissione pagata all’Agenzia.

Regole e limiti per le detrazioni acquisto casa

Deve però essere sottolineato che vi sono dei limiti, in particolare l’ammontare massimo della spesa sulla quale far valere la detrazione è di 4.000 euro. Questo implica che nel caso in cui vi sia stata una spesa superiore, la parte eccedente non beneficerà della detrazione. In caso di spesa minore rispetto ai 4.000 euro, si avrà la detrazione solo per quanto effettivamente speso.

La detrazione effettiva, cioè lo sconto che si ottiene sulle imposte da versare è del 19%. Questo vuol dire che si può ottenere un importo massimo di 760 euro.

Il limite dei 4.000 euro è globale, cioè le singole voci che possono essere portate in detrazione devono essere sommate e portate in detrazione fino al limite massimo visto.

Un altro limite da considerare riguarda la tipologia di immobile, infatti quando si acquista un immobile di lusso, non sono riconosciute le agevolazioni. Sono escluse le categorie catastali A/1, A/8, A/9.

Le spese per l’acquisto di casa da portare in detrazione devono essere indicate nel modello 730/2023 nel quadro E dedicato a oneri e spese.

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