Intelligenza artificiale, potrebbe presto sostituire i lavoratori?

L’intelligenza artificiale è spesso legata al miglioramento tecnologico, sia nella vita che nelle imprese, ma andranno presto a sostituire i lavoratori?

Intelligenza artificiale, cos’è e come cambierà il mondo del lavoro

L’intelligenza artificiale è una disciplina che studia se e in che modo si possano realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano. Alan Turing è il padre dell’intelligenza artificiale. Ma oltre a essere considerato uno dei padri dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, è stato un filosofo, un esperto della crittografia e uno dei matematici più illustri del ‘900.

Ai giorni oggi tutte le volte che chiediamo ad un dispositivo di fare qualcosa, sfruttiamo un’intelligenza artificiale. Quando chiediamo qualcosa a Google, Maps o Alexa non si fa altro che chiedere di fare un’operazione al nostro posto. Quindi si sostituisce un’azione umana ad una eseguita attraverso appunto un’applicazione. Comodo e rapido, ma attenzione cosa accadrebbe se tutto fosse svolto da un’intelligenza artificiale? I lavoratori potrebbero dire addio ai loro posti di lavoro?

L’uso dell’intelligenza artificiale, anche sul luogo di lavoro.

La risposta alla domanda è unica e semplice: NO. Per quanto può essere avanza o tecnicamente efficiente e per quanto si tendi a creare sempre più modelli identici al pensiero umano, si tratta solo di esecutori. Sono macchine che eseguono ordini, quindi non potranno mai sostituire il pensiero umano, per un solo motivo: non hanno la capacità di prendere decisioni. Fino a questo momento è solo l’uomo capace di capire e prendere le decisioni che per lui sono le migliori in quel momento.

Infatti i lavori più a rischio sono quelli di routine o ripetitivi. Si tratta di impieghi in cui l’unica cosa da fare è ripete all’infinito le stesse operazioni, oppure che derivano da schemi che non hanno bisogno di applicazione di alcune logica. Ma anche in questo caso, occorre sempre qualcuno che possa essere capace di verificare che tutto stia procedendo regolarmente. E se così non fosse, mettere in atto le strategie e le azioni correttive affinché tutto sia perfettamente funzionante secondo la tabella di marcia prefissata.

I lavori che ne resterebbe salvi e le nuove opportunità

Dovrebbero essere salve tutte quelle le professioni connesse all’istruzione, all’orientamento, alla consulenza di carriera. Circa l’84% delle mansioni di chi lavora in questo settore è poco esposto al cambiamento. Anche in medicina, per quanto si possano applicare tecniche di precisione, ci sono casi che solo un medico riesce a conoscere tanto bene il proprio paziente da salvargli la vita.

Ma accanto all’innovazione tecnologica cresceranno sempre più nuove posizioni di lavoro. Tra questi ci sono: sviluppatori di IA, progettisti di interfacce e interazioni, creatori di contenuti di IA, curatori di dati e specialisti in etica e governance dell’IA. Un pò come quello che è successo con i social Media. Oggi esistono i social media manager che guadagno bene, lavorando con Facebook, Instagram, Linkedin, Tik Tok e tanto ancora. Mestieri che fino a che poco tempo fa nemmeno esistevano, ma che oggi permettono di fare buone carriere, anche all’interno di grosse imprese.

Bonus sicurezza, le detrazioni fiscali per antifurto, vetri e grate

Tra le agevolazioni fiscali di cui è ancora è possibile usufruire vi è il bonus sicurezza diretto all’installazione di sistemi anti-intrusione. Ecco come ottenere le detrazioni per l’installazione di impianti antifurto e non solo.

Bonus sicurezza, quali interventi sono coperti dalle detrazioni fiscali?

La sicurezza in casa è sempre importante, purtroppo nel tempo i tentativi di effrazione sono aumentati e si ha l’esigenza di migliorare la sicurezza attraverso sistemi di protezione passivi, ad esempio le grate, e di sicurezza attiva, come gli antifurti. Negli ultimi anni si parla spesso di Superbonus e bonus ristrutturazione, molti dimenticano che tra le varie possibilità vi sono anche le detrazioni per l’installazione di sistemi di protezione, anche conosciuto come bonus sicurezza o bonus antifurto.

L’articolo 16- bis comma 1 lett. f) del Tuir prevede la possibilità di ottenere detrazioni fiscali per interventi su singole unità immobiliari o su parti comuni di edifici volti a prevenire il rischio di fatti illeciti da parte di terzi. Il bonus antifurto non prevede solo la possibilità di ottenere la detrazione per l’installazione di sistemi antifurto, ma anche per altre tipologie di intervento, ecco quali:

  • installazione sostituzione o rafforzamento di grate di sicurezza, recinzioni murarie e cancellate;
  • montaggio di porte blindate o rinforzate;
  • sostituzione o installazione di spioncini, serrature;
  • apposizione di saracinesche;
  • installazione di vetri antisfondamento;
  • montaggio di casseforti a muro;
  • installazione di tapparelle metalliche con bloccaggi;
  • installazione di fotocamere o cineprese collegate con centri di vigilanza privati;
  • antifurto.

Come ottenere il bonus sicurezza?

La detrazione del 50% delle spese sostenute viene riconosciuta nel limite di spesa massima di 96.000 euro. Possono avvalersi della agevolazione fiscale i contribuenti Irpef, che possiedono o detengono l’immobile con un titolo idoneo, ad esempio se a sostenere le spese è l’usufruttuario costui può ottenere le detrazioni fiscali, può naturalmente ottenere l’agevolazione fiscale anche il proprietario dell’immobile.

Per poter ottenere l’agevolazione è necessario che il pagamento avvenga con strumenti tracciabili. Nella causale del versamento deve essere indicato che lo stesso è effettuato per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio che danno diritto alla detrazione. Deve inoltre essere indicato il codice fiscale del beneficiario della detrazione. Le detrazioni saranno divise in 10 rate di uguale importo e potranno essere usufruite nei rispettivi 10 anni.

Leggi anche: Superbonus, in arrivo una nuova proroga? Le ipotesi allo studio

Codice della strada approvato, ecco tutte le nuove regole

Codice della strada approvato in Conferenza, aumenta la multa soprattutto per chi guida parlando al telefonino e usando le mani, ecco le novità.

Codice della strada approvato, multe salate

La tutela della vita umana, anche quando si è in strada, passa anche da un modo consapevole di guidare. Basta morti sulle strade e soprattutto per errori di distrazione che possono derivare dall’uso di telefonini e tablet. Così, cambia il decreto sul codice della strada e le multe da pagare sono davvero salate.

Per chi guida senza l’utilizzo del viva voce e quindi impegna le mani staccandole dal volante le multe dovrà pagare fino a 1.700 euro di multa. Ma la cifra può essere aumentata fino a 2500 euro se si è recidivi. Cioè quando non è la prima volta che si viene fermati e multati. Non solo, prevista anche la sospensione della patente da 15 giorni fino a tre mesi. E la decurtazione di ben 10 punti della patente di guida per chi commette la stessa infrazione in due anni.

Tutte le altre regole del codice della strada approvato

Restrizioni approvate anche per chi si mette alla guida ubriaco o sotto effetto di stupefacenti. Cosa che dovrebbe essere vietata non solo per il rispetto della propria vita, ma anche per quella altrui. La sanzione aumenta da 330 euro a 990 euro, anche per chi supera i limiti di velocità oppure decide di parcheggiare dove non dovrebbe, come il caso dei posti dedicati agli invalidi o portatori di handicap.

Multe più pesanti anche se si parcheggia nelle corsie riservate alla fermata degli autobus, fino ad un massimo di 660 euro. Ritiro della patente per chi guida contromano o passa quando il semaforo è rosso. Ipotesi di usare accertamenti da remoto anche per multare chi non dà la precedenza a pedoni e ciclisti. Tolleranza zero per chi su mette alla guida ubriaco o guida in stato alterato, rischia la sospensione della patente fino a tre anni, soprattutto se recidivi. In questo caso infatti si pensa alla possibilità di istallare un meccanismo che blocchi il motore qualora il tasso alcolemico è superiore a zero. Infine per chi in stato di ebrezza o drogato, guidando, provoca la morte di una persona si rischia l’arresto da 8 a 12 anni.

Le norme per i neo patentati

Nuove regole anche per i neo patentati e per i monopattini. I primi dovranno aspettare almeno 3 anni prima di poter guidare macchine di grossa cilindrata. Mentre in merito ai secondi gli utilizzatori hanno l’obbligo di indossare il casco e mettere una targa al proprio mezzo. Previsto anche il divieto di circolare nelle aree extraurbane. In questo caso è previsto anche il blocco da remoto per i veicoli in sharing. Non resta che aspettare che l’iter parlamentare.” Ora passaggio in autunno in Parlamento, con l’auspicio che venga approvato al più preso” ha detto il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

 

 

 

IT Alert, a cosa serve la campagna della protezione civile

È in corso la campagna IT Alert in tutta Italia, ma di cosa si tratta e come ci si deve comportare all’arrivo del messaggio sullo smartphone?

Campagna IT Alert, il sistema che ti avvisa in caso di emergenze

La campagna IT Alert è gestita dalla Protezione Civile, sarà gradualmente estesa in tutta Italia, il primo test è partito dalla regione Campania il giorno 12 settembre 2023 e si estende in tutta Italia.

L’SMS viene proposto in italiano e in inglese e recita:

Questo è un MESSAGGIO DI TEST del sistema di allarme pubblico italiano. Una volta operativo ti avviserà in caso di grave emergenza. Per maggiori informazioni vai sul sito www.it-alert.it e compila il questionario. La compilazione del questionario è su base volontaria e consente di inviare un feedback alla Protezione civile in modo da rendere il servizio sempre più performante. I dati saranno raccolti in forma totalmente anonima.

This is a TEST MESSAGE from the Italian public alert system. It will alert you in the event of a major emergency once operational. To get more information go to www.it-alert.it and fill out the questionnaire.

La campagna è stata largamente annunciata sui principali social network ma erano in tanti a non essere a conoscenza di questa novità e di conseguenza quando hanno ricevuto il messaggio, accompagnato da un particolare suono si sono spaventati o hanno pensato a un virus.

In realtà il messaggio invita a compilare un questionario seguendo un link.

Le prossime tappe della campagna IT Alert

Gli avvisi che stanno arrivando ai cittadini sono una sperimentazione, una volta che il sistema sarà completato i cittadini potranno ricevere messaggi di alert in caso di catastrofi naturali, ad esempio terremoti, alluvioni ed altri particolari eventi. Chi riceve il messaggio in caso di emergenze potrà ottenere anche consigli su come comportarsi per evitare pericoli o comunque per non aggravare la situazione.

Le prossime tappe saranno:

  • 19 settembre in Basilicata, Lombardia e Molise;
  • 21 settembre nel Lazio, in Valle d’Aosta e Veneto;
  • 26 settembre in Abruzzo e nella Provincia Autonoma di Trento;
  • 27 settembre in Liguria;
  • 13 ottobre nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Gli avvisi arrivano sempre alle ore 12:00, inoltre occorre ricordare che il suono che accompagna il messaggio non è quello previsto dalla suoneria del proprio telefono.

Bonus benzina, ipotesi è di caricarlo sulla carta “Dedicata a te”

Bonus benzina sempre più realtà per coloro che hanno redditi bassi. Avanza però l’ipotesi di caricarlo direttamente sulla carta “Dedicata a te”.

Bonus benzina, la situazione sul costo del carburante

I costi di benzina e del diesel non cambiano tendenza, anzi ormai entrambi si attestano a due euro a litro, sia servito che self service. Un brutta notizia per gli automobilisti, soprattutto che hanno redditi bassi e devono fare fronte anche a questo aumento repentino. Certo con l’introduzione della cancellazione o diminuzione delle accise, a godere della riduzione del prezzo del carburante sarebbero proprio tutti. Ma il Governo punta ad una misura che possa aiutare solo i redditi bassi, coloro che realmente hanno bisogno di ricevere aiuti di Stato.

Infatti è sempre più probabile un bonus benzina da 80 euro da caricare direttamente sulla carta sociale “Dedicata a te“. Attraverso la carta elettronica del valore di 382,50 euro è possibile fare l’acquisto di generi alimentari e di prima necessità. La carta è destinata a persone con Isee fino a 15 mila euro. L’iniziativa è prevista dalla prima Manovra del governo Meloni con un fondo specifico di 500 milioni di euro.

Bonus benzina, come dovrebbe funzionare?

Dopo la nota del Def, il documento fiscale, prevista per il prossimo 27 settembre, la nuova misura sul bonus benzina potrebbe diventare realtà. Si tratterebbe di un contributo di 80 euro una tantum, quindi non mensile. Ma non esclude la possibilità che sia trimestrale. Tuttavia la cosa più probabile è che verrebbe accreditato sulla carta sociale. Quindi a richiederla sono tutte le famiglie che godono dei requisiti per ricevere gli aiuti sociali.

Si stima che ne beneficeranno 1,3 milioni di famiglie. Mentre per il Governo avrebbe un costo di circa 100 milioni di euro. Costi che verrebbero affrontati con gli extraprofitti derivanti dall’Iva. E’ una soluzione tampone, mentre per fronteggiare gli effetti dei picchi dei prezzi dei carburanti sul sistema economico sarebbe utile una misura strutturale come l’accisa mobile“, ha dichiarato Giuseppe Sperduto, presidente di Faib, l’associazione che riunisce i gestori carburanti di Confesercenti.

No al taglio delle accise sui carburanti

A differenza del Governo Conte che ha introdotto il taglio sulle accise, questo Governo Meloni mira ad un aiuto diverso. Infatti nel primo caso a godere del beneficio è tanto chi possiede una Ferrari, tanto chi ha un mezzo per andare a lavorare. Pertanto introdurre una misura che si basa sul valore Isee è chiaro che va ad aiutare chi davvero ha bisogno di un aiuto in questo momento di crisi. Ma per adottare e approvare questo intervento non resta che aspettare la nota sul Def che dovrebbe evidenziare anche le somme che ci sono a disposizione.

 

L’Agenzia delle Entrate arriva su Whatsapp, come ricevere aggiornamenti

L’Agenzia delle Entrate è sempre più vicina ai cittadini e proprio per questo motivo ha attivato il canale WhatsApp attraverso il quale i cittadini possono ricevere notizie e novità fiscali in tempo reale. Ecco come iscriversi.

L’Agenzia delle Entrate arriva su WhatsApp, parte un nuovo servizio

Fin dall’insediamento del Governo Meloni sono state annunciate importanti novità dal punto di vista fiscale e mentre si lavora all’attuazione delle legge di delega fiscale, si compie anche il passo successivo, cioè avvicinare i contribuenti al fisco cercando di creare un rapporto quasi amicale, sicuramente di collaborazione. Tra le novità che vanno in questa direzione vi è il nuovo canale WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate attraverso il quale è possibile ricevere gli aggiornamenti più importanti.

Il canale di comunicazione tramite Whatsapp è unidirezionale, cioè i messaggi arrivano solo dall’Agenzia delle Entrate verso il contribuente. Lo stesso è attivo dal giorno 13 settembre 2023. Si tratterà di una sorta di newsletter in cui i contribuenti potranno ricevere aggiornamenti. Nessuno potrà vedere chi sono gli iscritti a questa sorta di “mega gruppo WhatsApp” quindi la privacy è comunque tutelata.

Come accedere al canale WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate

In questa fase il servizio WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate è in via di sperimentazione, questo vuol dire che non tutti possono ancora accedere al servizio, ma gradualmente sarà attivato per tutti.

Ma come si possono ricevere i messaggi dell’Agenzia delle Entrate? Entrando nel proprio profilo WhatsApp, accanto alle classiche voci “chat” , “stato”, “chiamate” sarà disponibile la voce “aggiornamenti”, cliccando su questa sarà possibile scegliere il canale dal quale si vogliono ricevere gli aggiornamenti. Tra i canali dai quali sono disponibili vi è appunto l’Agenzia delle Entrate. Se non si trova, basta accedere alla voce “trova canali” e scrivere semplicemente Agenzia delle Entrate.

Per ricevere gli aggiornamenti, accanto alla voce “Agenzia delle Entrate” basterà cliccare il segno “+”, in questo modo il canale risulterà aggiunto.

A questo punto si potranno seguire gli aggiornamenti, gli stessi restano disponibili per 30 giorni.

Leggi anche: Riforma dell’Irap, novità in arrivo

Riforma dell’Irap, novità in arrivo

Le legge di delega per la riforma fiscale all’articolo 8 si occupa dell’Irap e pone come obiettivo il graduale superamento dell’Imposta regionale sulle attività produttive. Ecco i futuri passaggi per la riforma dell’Irap.

Irap, chi sono i soggetti passivi?

Ricordiamo che la legge di delega per la riforma fiscale prevede la revisione delle varie imposte applicate in Italia, deve essere attuata entro 24 mesi dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenuta il 9 agosto 2023.

Molto probabilmente l’Irap non sarà la prima imposta ad essere rivista per il semplice fatto che è necessario avere comunque una copertura delle eventuali mancate entrate che potrebbero derivare dalla riforma.

L’Irap nasce con decreto legislativo 446 del 1997, il presupposto per l’applicazione dell’Imposta regionale sulle attività produttive è l’esercizio abituale di un’attività autonomamente organizzata diretta alla produzione e allo scambio di beni e servizi. Le entrate derivanti da questa imposta vanno a finanziare il sistema sanitario nazionale, proprio per questo una semplice abolizione non è possibile.
Nel tempo vi sono state delle modifiche, infatti con la legge di bilancio per il 2022 sono stati esonerati dall’Irap gli esercenti arti e professioni e attività commerciali. Restano soggetti passivi dell’Irap le società di capitali e di persone.

Cosa prevede la riforma dell’Irap?

La legge di delega per la riforma fiscale pone le direttive per il superamento dell’Irap, il primo pilastro fondamentale è che la riforma deve dare la priorità alle società di persone e in un secondo momento ad altri soggetti. La norma prevede anche che sia istituita una sovrimposta, “determinata secondo le medesime regole dell’Ires, con esclusione del riporto delle perdite”.

Il secondo punto fermo è rappresentato dalla lettera b del comma 1 dell’articolo 8, lo stesso stabilisce che il superamento dell’Irap non deve interferire con il finanziamento del fabbisogno sanitario.

Infine, il comma 2 dell’articolo 8 della legge di delega per la riforma fiscale, prevede gli interventi per l’attuazione del 1° comma non devono generare aggravi di alcun titpo sui redditi di lavoro dipendente o di pensione.

In sintesi, la norma prevede il superamento dell’Irap, imposta molto avversata dalle imprese anche a causa delle determinazione della base imponibile che non esclude elementi che di fatto possono essere considerati non reddito in quanto voci “negative” ad esempio dalla base imponibile non sono deducibili le spese per il personale. Di fatto però non è detto che si arrivi a una riduzione delle uscite fiscali per le imprese in quanto c’è la necessità di reperire risorse, attraverso una sovrimposta per finanziare il sistema sanitario nazionale. Lo stesso finanziamento non può però gravare su lavoratori dipendenti e pensionati.

Leggi anche: Riforma fiscale, rafforzato lo statuto del contribuente

Bruciano i risparmi, gli italiani stanno perdendo i loro soldi in deposito

Bruciano i risparmi degli italiani che ogni giorno continuano a fare i conti con l’inflazione e l’aumento dei tassi dei mutui, ecco cosa sta succedendo.

Bruciano i risparmi degli italiani, la situazione è sempre più difficile

Cambiano le stagioni, ma non i problemi delle famiglie italiane, che devono sempre fare i conti per arrivare a fine mese. E così tra l’aumento del costo del denaro, l’inflazione, l’aumento dei costi energetici riuscire a fare quadrare il bilancio familiare sta diventando sempre più difficile. Ma un altro allarme arriva dalle banche, oltre a quello sui tassi di interesse.

Infatti gli italiani stanno sempre più bruciando i risparmi nei conti correnti. Del resto per affrontare tutte le spese, occorre per forza ricorrere alle riserve in deposito. E il livello delle provviste va via via assottigliandosi. Un problema non indifferente, perché si evidenzia un impoverimento e un’economia italiana che tende a fermarsi. Il Pil potrebbe aumentare solo dello 0,8% quest’anno, anche se il Governo cerca di attuare politiche economiche che possano spingere verso una crescita maggiore.

Cosa si potrebbe fare per evitare che la situazione precipiti?

Non basta il traino del turismo, perché analizzando le prenotazioni di quest’anno, ci sono sempre più turisti e meno italiani. Gli italiani hanno cambiato le loro abitudini, non più quindici giorni di ferie, ma ne è bastata solo una. Molto richiesti i pacchetti fine settimana all inclusive e la visita delle città. Occorre a questo punto dare fiducia agli italiani e far crescere il potere d’acquisto. Il potere d’acquisto è la quantità di beni e servizi che possono essere acquistati con la moneta.

Tra le misure che potrebbero essere adottate c’è la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime, confermando anche per il 2024 la riduzione del cuneo fiscale. Le misure congiunte potrebbero rappresentare una boccata d’ossigeno per le famiglie in grado di rimettere in modo i consumi e quindi l’economia nel nostro Paese.

La detassazione porterebbe alleggerire il carico tributario a favore dei contribuenti. Per accedere alla detassazione in argomento, i lavoratori devono: essere titolari di reddito da lavoro dipendente; percepire, nell’anno precedente a quello di percezione del premio agevolato, un reddito di lavoro dipendente di importo non superiore a 80.000 euro.

 

 

 

Imu 2024, come e cosa potrebbe cambiare nella tassa sugli immobili

Imu 2024 è una delle tasse meno amata dagli italiani, ecco cosa c’è da aspettarci per il prossimo anno, in relazione alle decisioni del Governo.

Imu 2024, la tassa che non piace ai proprietari

L’imu è l’imposta municipale unico o imposta municipale propria. E’ un contributo del sistema tributario italiano, che si applica sul possesso dell’immobile. La pagano tutti i proprietari di immobili in maniera diretta ed è di tipo patrimoniale, essendo applicato sul componente immobiliare del patrimonio. Non piace molto ai proprietari di casa, perché spesso gli immobili si acquistano con fatica o sono lasciati che non interessano, ma in ogni caso si paga annualmente. A dire il vero, non sono tenuti al pagamento coloro che posseggono solo la prima casa su cui hanno la residenza.

Tuttavia, il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze entrato in vigore il 7 luglio 2023 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172/2023, ha previsto che, a partire dal 2024, verranno applicate delle nuove aliquote dell’Imu. In particolare si lascia maggiore autonomia ai Comuni che potranno modificare le aliquote per i proprietari di seconde, terze e più immobili. Si ricorda infatti che a scegliere le aliquote da applicare è proprio il comune in cui è ubicato l’immobile.

Imu 2024, cosa c’è da aspettarsi

I comuni italiani dovranno, entro il 14 ottobre 2023,  dovranno presentare le nuove aliquote. Se però queste non verranno presentate, si applicheranno quelle dello scorso anno. Ciò vuol dire che occorre aspettare le decisioni de proprio Comune per capire quali sono le nuove aliquote o se resteranno invariate.

Se si sceglie di applicare le nuove aliquote Imu è necessario farlo nel rispetto dei principi di ragionevolezza, adeguatezza, proporzionalità e senza applicare nessun tipo di discriminazione. Tuttavia se si scegliere di applicare quelle nazionali le amministrazioni locali dovranno elaborare la delibera di approvazione con il prospetto delle aliquote Imu e di presentarla attraverso il Portale del federalismo fiscale.

Non cambia il modo di pagare l’imposta

Mentre rimane invariato il modo in cui va pagata l’imposta. Infatti i proprietari dovranno versare l’imposta con il classico modello F24. Sempre predisposto direttamente dal comune e recapitato al cittadino. L’Imu, come detto, può essere assolta in due rate, la prima entro il 16 giugno, la seconda, a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, entro il 16 dicembre di ciascun anno sulla base della delibera di approvazione di aliquote.

Qualora il cittadino si trovi in difficoltà economiche può chiedere al Comune una diversa rateizzazione delle somme dovute. Infine a seguito della notifica di avvisi di accertamento, il contribuente può richiedere la rateizzazione delle somme dovute, utilizzando l’apposito modello reperibile nella sezione modulistica IMU, in un numero massimo di: 12 rate mensili per importi fino ad € 3.000,00.

Aumento del costo del denaro della Bce, rata del mutuo a rischio

La Bce tira dritto, arriva un nuovo aumento del costo del denaro dello 0,25%, sempre più elevate le preoccupazioni per le famiglie che devono pagare il mutuo.

Bce, politica monetaria restrittiva e nuovo rialzo del costo del denaro

La politica della Bce non arretra, arriva un nuovo aumento del costo del denaro di 0,25 punti percentuale che andrà a impattare sui tassi di interesse delle banche su mutui e prestiti. Si tratta del decimo aumento consecutivo del costo del denaro adottato dall’estate del 2022 e non mancano aspre critiche.

La serie di rialzi del costo del denaro inizia nell’estate del 2022, l’obiettivo era avere sotto controllo l’inflazione andando a ridurre la domanda di beni. Fin da subito su questa politica monetaria sono state espresse critiche perché secondo molti, tra cui l’Italia, l’inflazione è trainata non dall’aumento di domanda di beni, ma dall’aumento dei costi energetici che è poi ricaduto nel tempo su tutti i beni. Di conseguenza aumentare il costo del denaro ha poco impatto. Nonostante queste critiche, la Bce, guidata da Christine Lagarde, ha continuato sulla sua strada con aumenti quasi mensili del costo del denaro.

Nel frattempo, visto che l’aumento dell’inflazione si è fermato e anzi si notano lievi cali in tutta la zona euro, molti avevano pensato che la Bce, non avrebbe fatto marcia indietro, ma si sarebbe fermata, invece così non è stato e il 14 settembre 2023, arriva l’ennesimo aumento del costo del denaro che è del 4% sui depositi e del 4,50% per le operazioni di rifinanziamento. Se si ricorda che un anno fa il costo del denaro era ancora neutralizzato, si nota una differenza abissale.

Preoccupazione per i tassi di interesse dei mutui

La scelta della Bce è motivata dal fatto che è necessario mantenere a lungo i livelli di inflazione raggiunti, inoltre sottolinea nel comunicato “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario” . Insomma non ci sono prospettive rosee a breve termine e considerando le critiche espresse da Christine Lagarde (Bce), sulla tassa sugli extra profitti, non vi è ampio margine per l’Italia per aiutare le famiglie.

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Secondo le stime di Facile.it da luglio 2022, momento in cui la Bce ha iniziato la serie di rialzi, la rata dei mutui a tasso variabile è aumentata del 66%, in base alle simulazioni emerge che chi pagava una rata di 456 euro, ora paga 759 euro.

Ha potuto ottenere un reale vantaggio chi ha stipulato il mutuo prima di luglio 2022 scegliendo il tasso fisso. Naturalmente la scelta della Bce di un nuovo ritocco al rialzo dei tassi di interesse porterà anche nuovi aumenti del costo della rata del mutuo.

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