A Roma un evento per parlare di impresa e digitale

UniCredit ha organizzato a Roma una giornata per parlare di produttività aziendale, e-commerce, interazione con la Pa, turismo e formazione di competenze.

Il digitale, infatti, non è solo un nuovo canale di comunicazione, ma una nuova lingua con cui ripensare l’economia, il sociale, la vita delle persone. E la cosiddetta “digital life” è una realtà che oggi impone cambiamento e innovazione continui: un percorso ineludibile che però in Italia stenta ancora a decollare.

Per meglio approfondire le problematiche connesse alla digitalizzazione delle attività ed esplorare possibili sinergie e partnership con i propri interlocutori privati e pubblici, UniCredit ha dedicato il Forum dei Territori 2016 del Centro Italia al tema “Digitalizzare per crescere, competere e migliorare la qualità della vita”.

Il Forum è stato un momento di confronto propositivo tra management e qualificati protagonisti della vita economica del territorio su diversi temi nei quali il Gruppo ha realizzato specifici prodotti e soluzioni, nella convinzione che digitale è sinonimo di efficienza, trasparenza, crescita. Ma soprattutto che è la porta per il futuro del Paese.

I lavori si sono tenuti su cinque tavoli tematici differenti ai quali hanno preso parte manager, imprenditori e stakeholders del territorio. Nello specifico si è parlato di “Digitalizzazione e produttività aziendale”, “Il retail nell’era digitale”, “Pa Digitale”, “Viaggiatori digitali”, “Accompagnare il Paese sul digitale”.

La giornata si è chiusa con un momento di sintesi di quanto discusso nei vari tavoli con Gabriele Piccini, Country Chairman Italy, ed Enrico Giovannini, professore ordinario di Statistica Economica Università di Tor Vergata e presidente del Consiglio di Territorio Centro di UniCredit, oltre alle conclusioni di Federico Ghizzoni, ad del Gruppo.

Prestiti, aumentano importi e quantità

Crescono in Italia sia la domanda di prestiti personali, sia gli importi dei prestiti richiesti. Lo rileva l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it e Facile.it, secondo il quale le cifre medie sono cresciute del 7,7% in sei mesi, superando di poco anche i valori di un anno fa (+0,4%).

L’analisi di 30mila domande di prestiti presentate nel periodo compreso tra ottobre 2015 e marzo 2016 permette di scoprire che l’importo che gli italiani hanno cercato di ottenere ammonta a poco più di 11mila euro, quasi 1.000 euro in più di sei mesi fa.

Il profilo tipo di chi chiede accesso al credito resta pressoché identico: uomo (il 73,4% del campione esaminato, contro il 26,6% di donne), 42 anni e con i prestiti vorrebbe ripagare il denaro ricevuto contando su uno stipendio di circa 1.550 euro mensili (+1,8% rispetto alla precedente rilevazione); la maggiore richiesta di denaro si converte in un leggero incremento dell’arco temporale in cui avverrà il rimborso: 66 rate (5 anni e mezzo) per rimborsare il debito.

Per quanto riguarda le finalità che muovono gli italiani a richiedere prestiti, secondo Facile.it e Prestiti.it è sempre il bisogno di ottenere liquidità da gestire in autonomia la motivazione più comune al momento del preventivo; tuttavia, se sei mesi fa rappresentava il 28% delle richieste, ora scende al 24,4%.

Si riduce il divario con quella che è, da sempre, la seconda finalità più ricorrente, che oltretutto cresce ancora in questo semestre: l’acquisto di auto usate (arriva a rappresentare il 21,7%, contro il 20,4% del totale registrato in passato). Il comparto automobilistico nel suo complesso rappresenta, in generale, una delle voci più importanti e, considerando i finanziamenti tanto per il nuovo quanto per l’usato, cresce come finalità di prestiti quasi del 3%.

A seguire, troviamo la ristrutturazione di immobili, che dopo la flessione passata conferma anche in questo semestre l’interesse dimostrato dagli italiani (si arriva al 17,2, mentre sei mesi fa eravamo al 14,6%): incentivi e bonus offerti dallo Stato funzionano.

Una motivazione che cala in maniera significativa è quella del consolidamento debiti (percentuale dimezzata rispetto a sei mesi fa, 6,25% contro il 12,7% della precedente rilevazione); bene invece i prestiti arredamento (9,1%) e quelli per pagare le spese mediche (4,7%).

L’aumento degli importi medi dei prestiti richiesti è abbastanza omogeneo su tutto il territorio nazionale, anche se spiccano alcune regioni che hanno visto una crescita più evidente: Lazio (+14,8%), Molise (+13,8%) e Campania (+11,9%). In termini generali, le cifre più cospicue sono state richieste in Trentino Alto Adige (che passa dalla seconda alla prima posizione con 12mila euro), Sardegna (11.500) e Veneto (11.400).

Per quel che riguarda la durata, questa oscilla tra i 63 mesi delle Marche e i 70 mesi della Valle d’Aosta; più simili in tutta Italia gli stipendi medi con cui si intende ripagare i prestiti: in tutte le regioni si aggirano tra i 1.450 e i 1.600 euro, con l’eccezione verso l’alto del Trentino Alto Adige (1.700 euro).

Da UniCredit e Bei 700 milioni di finanziamenti alle imprese italiane

Una nuova iniziativa destinata ai finanziamenti alle imprese è stata messa in pista da un grande gruppo bancario italiano. Si tratta di UniCredit, che ha firmato con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) quattro nuove linee di finanziamento destinate alle imprese italiane dei settori produttivi e dei servizi, per un totale di 670 milioni di euro, ai quali si aggiungerà un plafond da 30 milioni specifico per la Regione Lazio.

Unitamente agli importi sopra indicati, UniCredit si impegna a erogare altrettanti fondi a medio termine, sempre destinati a piccole e medie imprese e Mid-Cap, portando così a 1 miliardo e 400 milioni di euro le risorse complessivamente a disposizione del sistema produttivo italiano.

Le quattro linee di finanziamenti alle imprese concordate con BEI sono così articolate:

300 milioni destinati alle imprese con un organico fino a 250 dipendenti (Pmi) per finanziare investimenti in beni materiali e immateriali, ovvero in capitale circolante. I progetti finanziabili non potranno superare l’importo di 25 milioni, con la possibilità per le imprese di accedere anche alla garanzia del Fondo Centrale;

200 milioni destinati alle imprese fino a 3mila dipendenti (Mid-Cap) per realizzare investimenti materiali e immateriali e finanziare capitale circolante (linea che vedrà la partecipazione anche di UniCredit Leasing). In questo caso gli investimenti finanziati non potranno superare i 50 milioni di euro;

100 milioni di euro destinati alle imprese agricole e dei settori correlati (tra i quali anche agroindustria), di piccole e medie dimensioni, per investimenti materiali e immateriali, ovvero per finanziare il circolante. I finanziamenti alle imprese con fondi BEI per investimenti immobiliari agroindustriali e agroturistici, di risparmio energetico e/o ambientali potranno avere una durata compresa tra 2 e 15 anni;

70 milioni dedicati alla linea di Mini bond, destinata alle Pmi con sede legale nel territorio italiano, aventi le seguenti caratteristiche: non siano quotate, non versino in situazione di difficoltà, eseguano investimenti materiali e immateriali, ovvero finanzino il capitale circolante per esigenze di liquidità strettamente e oggettivamente riconducibili agli investimenti (consulenze, simulazioni, studi, brevetti, ecc.). Le imprese potranno accedere alla garanzia di portafoglio del Fondo di Garanzia.

E’ prevista inoltre a breve la stipula di un’ulteriore linea di 30 milioni per i finanziamenti alle imprese destinata al supporto degli investimenti delle Pmi e Mid-Cap della Regione Lazio.

Cantieristica navale e finanziamenti

Il mondo della nautica e della cantieristica navale è da sempre un asset strategico per l’impresa italiana ma, come tanti altri comparti, ha subito pesanti ripercussioni dalla crisi economica.

Ora UniCredit, la sua controllata UniCredit Factoring e Fincantieri provano a dare un po’ di respiro alle aziende della cantieristica con un accordo finalizzato a migliorare il supporto finanziario alle imprese fornitrici del gruppo navalmeccanico di Trieste.

L’accordo faciliterà e renderà più conveniente l’accesso al credito da parte dei fornitori di Fincantieri e di quelli delle società controllate, assicurando il sostegno all’intera filiera Produttiva della cantieristica navale, costituita da circa 4mila piccole e medie imprese.

L’accordo prevede che UniCredit metta a disposizione dei fornitori di Fincantieri alcuni specifici servizi di natura bancaria, quali linee di credito per il rilascio di garanzie commerciali e l’erogazione di anticipi su contratti.

In aggiunta, UniCredit Factoring si impegna a offrire ai fornitori di cantieristica del Gruppo triestino soluzioni che consentano lo smobilizzo dei crediti commerciali verso Fincantieri e l’ottenimento del pagamento anticipato delle forniture eseguite.

Secondo Andrea Burchi, Vice Direttore Generale e Direttore Commerciale di UniCredit Factoring, “questo accordo testimonia il nostro impegno verso lo sviluppo delle filiere produttive, che rappresentano dei modelli vincenti di aggregazione tra imprese nell’ambito del panorama competitivo internazionale. La piattaforma finanziaria messa a disposizione dei fornitori di Fincantieri comporta indiscutibili vantaggi per tutte le parti coinvolte. Riusciremo ancora meglio, grazie alla collaborazione di Fincantieri, a supportare efficacemente i suoi numerosi fornitori”.

Il digitale per far crescere le imprese e l’export

Si è svolto qualche giorno fa a Roma un interessante workshop dal titolo Digital4export, durante il quale si è cercato di fare il punto sulla relazione positiva tra digitalizzazione, internazionalizzazione ed esportazione. Una relazione particolarmente significativa per le piccole e medie imprese italiane, nelle quali il digitale può essere un facilitatore nei rapporti internazionali.

Il workshop ha visto la partecipazione del ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, del presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello, del Country Chairman Italia di UniCredit Gabriele Piccini e del responsabile Policy and government affairs di Google, Diego Ciulli.

La tavola rotonda ha sottolineato come oggi le Pmi possono trovare un valido supporto nella collaborazione tra enti pubblici e grandi aziende, chiamati a intercettare e comprendere come le loro caratteristiche possano essere utilizzate per rilanciare, attraverso l’export e una conversione decisa al digitale, la crescita economica del Paese. Queste le voci dei partecipanti.

Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali

La crescita economica, e la possibilità di creare nuovo lavoro di qualità, passa anche per l’aumento della capacità delle imprese di giocare un ruolo crescente sui mercati internazionali. Il digitale rappresenta una leva essenziale in questa direzione: in particolare, le pmi possono beneficiare delle opportunità offerte dall’innovazione per raggiungere nuovi clienti in tutto il mondo. Favorire la diffusione del digitale significa, naturalmente, dotare i giovani delle competenze necessarie, attraverso interventi mirati di formazione. La nostra sfida è quella di contribuire alla digitalizzazione del Paese puntando sui ragazzi di Garanzia Giovani. L’esperienza che abbiamo avviato con Crescere in Digitale, in collaborazione con Google ed Unioncamere, sta dando risultati positivi e testimonia il grande interesse dei giovani e delle imprese che, nel programma Go International di Unicredit, possono trovare un sostegno reale all’avvio di una strategia di internazionalizzazione”.

Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere

Tra il 2011 e il 2014, le ricerche in rete dei prodotti made in Italy sono cresciute del 22%. Ciò significa che la voglia di Italia è in continuo aumento sul web. A fronte di questo, solo una impresa manifatturiera italiana su 5 esporta. Per raggiungere i potenziali consumatori del mondo, il digitale rappresenta allora la via più rapida e praticabile per le nostre Pmi. Per attuare questa rivoluzione, insieme a Google abbiamo puntato sulla sensibilizzazione delle imprese e sulla formazione dei giovani circa i vantaggi della digitalizzazione in termini di competitività e occupabilità. Con il programma Crescere in digitale, realizzato all’interno dell’iniziativa Garanzia Giovani del Ministero del Lavoro, stiamo formando circa 50mila giovani, con l’obiettivo di portarne 6mila ad effettuare 3mila tirocini, in maniera che possano spendere, all’interno delle aziende che li ospitano, le competenze digitali acquisite. In questo contesto vedo la possibilità di sviluppare sinergie anche con Unicredit, valorizzando le opportunità offerte dall’iniziativa Go International! all’interno del progetto Crescere in Digitale per i giovani e per le imprese che vogliono sfruttare le potenzialità del web per esportare”.

Gabriele Piccini Country Chairman Italy di UniCredit

Siamo stati tra i primi a parlare alle imprese del rapporto tra export e digitalizzazione lanciando nel 2014 il programma di formazione Go International!. In poco più di un anno e mezzo quasi 6mila imprese hanno partecipato ai nostri corsi gratuiti usufruendo di 30mila ore di formazione, di cui oltre 10mila su temi di digitalizzazione, e-commerce, internazionalizzazione anche attraverso seminari realizzati in collaborazione con Google. Con UniCredit International abbiamo avviato percorsi di affiancamento e accompagnamento all’estero per le nostre imprese e organizzato incontri sia reali che virtuali tra buyer esteri e seller italiani. Dal 2009 ad oggi sono stati oltre 40 gli incontri B2B a cui hanno partecipato 3mila aziende di vari settori dal food&beverage, al sistema casa, alla moda, al turismo. Da metà 2015 abbiamo lanciato una nuova modalità virtuale di B2B con un primo pilota effettuato sul settore wine&food. Tutto questo ci ha consentito dal 2012 di accompagnare all’estero, oltre 22mila imprese e il nostro obiettivo è di accompagnarne altre 30mila al 2018”.

Diego Ciulli, responsabile Policy and government affairs di Google

L’Italia è per propria natura un Paese esportatore, ma ancora oggi soltanto una frazione del nostro sistema produttivo è internazionalizzata. Grazie alle piattaforme digitali le Pmi possono accedere a un mercato globale: analizzare i mercati, contattare i consumatori, e vendere in tutto il mondo. La principale barriera all’utilizzo del web da parte delle Pmi sta nelle competenze digitali. Per questo ci siamo impegnati a formare con competenze digitali 2 milioni di europei entro il 2017. In Italia lo facciamo anche scommettendo sui giovani disoccupati, con il programma Crescere in Digitale, insieme al Ministero del Lavoro e a Unioncamere”.

Finanziamenti alle imprese che operano in Corea del Sud

Il nuovo eldorado dove le aziende italiane dovrebbero andare a investire è la Corea del Sud. Se non altro per i finanziamenti alle imprese che scelgono di operare nel Paese asiatico: oltre 1,5 miliardi di euro già stanziati dalle banche italiane, secondo una rilevazione effettuata dall’Abi.

Un impegno in grande stile per i finanziamenti alle imprese a sostegno dell’internazionalizzazione, confermato da Guido Rosa, Presidente del Comitato Tecnico per l’internazionalizzazione Abi, durante il recente Forum economico tenutosi a Seul, in occasione della missione di sistema organizzata in Corea (la seconda di questo genere nel Paese) da banche, imprese e istituzioni italiane.

Sono state otto le delegazioni, in rappresentanza dei principali gruppi bancari italiani, che hanno partecipato alla missione in Corea, con l’obiettivo di supportare l’internazionalizzazione attraverso i finanziamenti alle imprese: BNL – BNP Paribas, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Vicenza, ICCREA, Intesa SanPaolo, Monte dei Paschi di Siena, UBI Banca, UniCredit.

Del plafond di oltre 1,5 miliardi stanziato dalle banche italiane per i finanziamenti alle imprese, il 76% è stato utilizzato. Oltre alle linee di credito, gli imprenditori italiani che operano in Corea del Sud possono contare sugli uffici di rappresentanza a Seul di due tra i più importanti gruppi bancari italiani.

Particolarmente soddisfatto della missione a sostegno dell’internazionalizzazione e dei finanziamenti alle imprese Guido Rosa: “Le banche partecipano alla missione per assistere e supportare le imprese italiane che vorranno cogliere le numerose opportunità di investimento nel Paese e stabilire dei contatti con le banche locali, la cui collaborazione è fondamentale per lo sviluppo delle relazioni economiche bilaterali, soprattutto alla luce dell’Accordo di libero scambio con L’Unione Europea, che è entrato in vigore il 1° luglio 2011. L’internazionalizzazione rappresenta un driver strategico per innescare il processo di crescita virtuosa”.

Nuova piattaforma online per UniCredit

UniCredit lancia DigitalB2B, una piattaforma ideata per favorire l’export, rendendo più semplice l’incontro tra seller di tutta Italia e buyer esteri, che conferma la strategia della banca di affiancamento alle imprese italiane per consentire loro di essere al passo con la tecnologia e aiutarle a cogliere le opportunità provenienti dai mercati internazionali.

La piattaforma online di UniCredit consente l’interazione in videoconferenza con controparti distribuite globalmente, è fruibile attraverso un pc, un tablet o uno smartphone e consente di tagliare costi e tempi, due voci alle quali le imprese italiane sono molto attente.

All’interno della piattaforma DigitalB2b by UniCredit, seller e buyer potranno iscriversi compilando un form con informazioni descrittive della propria attività. Una volta iscritte, le aziende disporranno di una vetrina visibile alle controparti e avranno l’opportunità di prenotare meeting accedendo direttamente all’agenda dell’interlocutore di interesse.

I meeting avverranno tramite videoconferenze della durata massima di 45 minuti, in stanze virtuali accessibili online con un link creato ad hoc. Sarà possibile dialogare con le controparti in inglese e in italiano e, su richiesta, sarà disponibile anche un servizio di interpretariato.

L’economia italiana – commenta Gabriele Piccini, Country Chairman Italy di UniCredit – annovera eccellenze riconosciute a livello mondiale in settori come l’enogastronomia, il turismo e la moda. Il nostro obiettivo è continuare a supportare queste aziende, sfruttando anche gli importanti investimenti che UniCredit sta facendo in tema di digitalizzazione a vantaggio dei propri clienti. Vogliamo così dar seguito alle numerose iniziative già intraprese dalla banca per le imprese interessate a cogliere i vantaggi dell’internazionalizzazione: solo negli ultimi 3 anni, UniCredit ha organizzato 40 incontri B2B e coinvolto partner in 26 paesi, registrando la partecipazione e l’interesse di 2.300 aziende italiane clienti e di 600 top buyer internazionali. Complessivamente sono stati organizzati 14.500 meeting one to one”.

Conti correnti e conti di deposito: come si muovono

È sempre interessante osservare le dinamiche e le tendenze del risparmio italiano, specialmente quelle legate ai conti correnti e ai conti di deposito. In questo senso si rivela utile l’analisi elaborata da confrontaconti.it sul mese di gennaio 2016, che ha dato origine agli Osservatori sui Conti Correnti e sui Conti di Deposito.

Nello specifico, l’analisi rivela che sono over 55 (il 44,8% dei richiedenti) gli italiani che nel corso del primo mese del 2016 hanno preferito utilizzare i conti di deposito tra i vari strumenti bancari. L’importo depositato sui conti di deposito per il 29,8% degli utenti è stato oltre i 50mila euro, in lieve aumento rispetto al 25,4% del primo semestre 2015. Inoltre, il 58,3% degli italiani ha preferito un deposito di tipo vincolato rispetto a quello non vincolato, scelto dal 41,7% dei risparmiatori.

Il 59,6% delle richieste di conti di deposito ha interessato un investimento con orizzonte temporale compreso tra 7 mesi e 1 anno, con un importo medio dei conti di deposito per età degli utenti di poco superiore ai 49mila euro (49.197) per gli over 55, in leggero aumento rispetto al primo semestre 2015 quando la cifra si era attesta a poco più di 47mila euro (47.102).

Spostando lo sguardo sui conti correnti, l’analisi rileva che gli italiani hanno utilizzato di più i canali online (il 47,8% dei richiedenti) rispetto alle filiali (solo il 9,2% dei richiedenti) e che il saldo medio dei conti correnti a gennaio 2016 era di 16.566 euro, in aumento rispetto al primo semestre 2015 quando si era fermato a 12.545 euro.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, confermati i dati del primo semestre del 2015, tanto per i conti di deposito quanto per i conti correnti (72,4%) con le richieste concentrate maggiormente al Nord Italia.

Imprese lombarde, nasce Confidi Systema

Le imprese lombarde che puntano ad avere un accesso al credito più agile hanno adesso a disposizione un nuovo strumento. Si chiama Confidi Systema ed è una nuova società nata dalla fusione tra Confidi Lombardia, Confidi Province Lombarde, Co.f.a.l. (Consorzio fidi agricoltori lombardi) e Federfidi Lombarda, per incorporazione in ArtigianFidi Lombardia.

La finalità per la quale è stata creata Confidi Systema è quella di promuovere lo sviluppo del territorio lombardo, facendo in modo che le imprese possano avere accesso al credito in maniera continua e strutturata.

Nella parole del presidente della nuova società, Lorenzo Mezzalira, la strategia di Confidi Systema a favore delle imprese appare chiara: “Rafforzare e rendere più efficiente il sistema dei Confidi e massimizzare l’efficacia dei servizi di credito alle Pmi. La nuova realtà è a tutti gli effetti una garanzia al servizio dell’economia reale, con una forte dotazione patrimoniale, solida situazione finanziaria e grande potenzialità di crescita”.

Le imprese della regione, duramente colpite dalla crisi come l’intero tessuto produttivo italiano, guardano con attenzione a questo nuovo soggetto, come ha sottolineato il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Ribolla, in occasione della sua presentazione: “L’obiettivo di lungo periodo è giungere a un rapporto mondo finanziario-impresa più solido. Confidi Systema è il primo tassello di questo percorso: la sua dotazione finanziaria e solidità patrimoniale rappresentano una dimostrazione di forza di tutto il sistema regionale lombardo, pubblico e privato”.

Banche italiane e imprese: il corto circuito

Nelle ultime settimane la Borsa italiana e le banche italiane hanno subito un vero bagno di sangue, con perdite sui mercati e pesanti difficoltà che si sono riflesse anche sulla cosiddetta “economia reale”, quella fatta di imprese, professionisti e artigiani.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia, però, il peggio potrebbe ancora arrivare. Nel 2015, secondo le stime elaborate dagli artigiani mestrini, i prestiti delle banche italiane alle imprese sono calati di oltre 15 miliardi di euro, a fronte di un aumento della domanda di credito da parte delle imprese stesse del 3%.

Sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Sebbene le banche italiane abbiano potuto beneficiare di importanti misure messe in campo dalla Bce, come il Quantitative easing e il TLTRO, questi soldi non stanno arrivando alle aziende. È vero che nel frattempo l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi in capo alle imprese è aumentata, ma è altrettanto vero che gli istituti di credito sono ancora poco inclini ad impegnare nell’economia reale i soldi ricevuti da Francoforte”.

In sostanza, i soldi per i finanziamenti alle imprese e alle famiglie ci sono, ma anziché servire ad aiutarle servono alle banche italiane per aiutare se stesse. La Cgia ricorda anche che a dicembre 2014 le imprese italiane avevano in essere dal sistema bancario oltre 900 miliardi di prestiti, scesi a 885,7 un anno dopo (-1,7%). Nel medesimo lasso di tempo, invece, le sofferenze riconducibili alle aziende sono salite del 9,2%, passando da 145,7 a 159,2 miliardi. C’è qualcosa che non quadra…