Mutui tasso variabile prima casa, al rimborso potrebbe pensarci la Regione

Mutui tasso variabile prima casa c’è la possibilità di essere aiutati dalla Regione in cui ha sede è ubicato l’immobile, i dettagli.

Mutui tasso variabile prima casa, in calo dopo 24 mesi

Il tassi sui mutui fanno evidenziare una leggera diminuzione. Ed è davvero una buona notizia, visto che non accadeva da 24 mesi. A dicembre, secondo i dati diffusi dall’Abi, quelli sulle nuove operazioni sono scesi al 4,42% dal 4,5 del mese precedente. A dicembre 2022 erano pari al 3,01%. Ma tuttavia sembra poter muoversi verso un cambio di rotta. Anche perché i tassi di interessi così elevati hanno portato ad una contrazione anche del mercato delle compravendite immobiliari.

Come evidenzia il Corriere della Sera, sia i mutui che i finanziamenti a 20 e a 30 anni prospettano un miglioramento nel corso dei prossimi 2 anni. Questo potrebbe portare ad un cambiamento del mercato immobiliare e nuovi clienti pronti a richiedere il mutuo per l’acquisto delle case, non solo la prima.

Mutui tasso variabile prima casa, un aiuto dalla Regione

La Regione Siciliana ha stanziato 50 milioni di euro per finanziare contributi a fondo perduto per l’abbattimento dell’aumento dei tassi di interesse su mutui a tasso variabile per l’acquisto della prima casa. Si tratta di un intervento rilevante voluto dal governo regionale – afferma il presidente della Regione, Renato Schifani – per andare incontro alle esigenze di migliaia di famiglie che nel corso dell’ultimo biennio hanno visto impennarsi gli interessi sui mutui.

Un incremento considerevole che è coinciso, inoltre, con l’aumento del costo della vita, a partire dalle spese per energia e gas. Le procedure messe in campo attraverso l’Irfis, la banca della Regione, sono molto semplificate per agevolare sia la presentazione delle domande che la successiva liquidazione delle somme.

L’ammontare del contributo sarà pari al 50% della quota di interessi regolarmente pagati nel biennio 2022-2023 e certificati dalla banca alla data di presentazione della domanda di accesso. Il rimborso non potrà superare il limite massimo di 1.500 euro per ciascuna delle due annualità. Nel caso di mutui cointestati, l’agevolazione prevista potrà essere richiesta dai cointestatari che siano in possesso dei requisiti di ammissibilità.

Come accedere all’aiuto Regionale

Per potere ottenere il contributo bisognerà essere cittadini italiani, residenti in Sicilia, intestatari o cointestatari di un mutuo a tasso variabile per l’acquisto di un immobile ubicato nell’Isola e adibito a prima abitazione, ed essere in possesso di Isee 2023 inferiore a 30 mila euro.

Le domande devono essere presentate dall’intestatario del mutuo o da ciascun cointestatario esclusivamente per via telematica all’indirizzo https:\\incentivisicilia.irfis.it. Occorre accedere alla piattaforma dedicata mediante Spid o Carta nazionale dei servizi (Cns). Infine sottoscrivere la domanda con firma digitale del richiedente. L’invio delle istanze potrà avvenire da mercoledì 7 febbraio 2024 alle ore 10 a giovedì 29 febbraio 2024 alle ore 17.

Modello 730 semplificato, cambia la dichiarazione dei redditi addio al precompilato

Il modello 730 precompilato è stato una rivoluzione nel modo delle dichiarazioni dei redditi perché ha permesso a molti contribuenti di inviare la dichiarazione dei redditi senza doversi rivolgere a professionisti e quindi con un risparmio economico. A questo vantaggio si è unita la possibilità di ottenere i rimborsi fiscali in breve tempo. Ora si fa un ulteriore passo e dal modello precompilato per pensionati e lavoratori dipendenti si passa al modello 730 semplificato, ma cosa cambia?

Il modello 730 semplificato

Il decreto legislativo n°1 del 2024 recante norme per la “Razionalizzazione e semplificazione delle norme in materia di adempimenti tributari” prevede la possibilità per lavoratori dipendenti e pensionati di accedere a un’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate e attraverso questo compilare, in maniera semplificata la propria dichiarazione dei redditi. Le informazioni già disponibili all’Agenzia delle Entrate, ad esempio redditi percepiti, spese sostenute che danno luogo a detrazioni e deduzioni, dati inerenti i beni immobili, potranno essere direttamente confermate o modificate mediante un percorso guidato e con un linguaggio semplificato.

L’aspetto positivo è determinato dal fatto che le voci potranno essere modificate in modo autonomo e senza dover utilizzare le istruzioni per la compilazione del modello redditi semplificato.

Questa procedura di compilazione semplificata inizialmente sarà in uso solo per i contribuenti e non anche per gli intermediari.

Il modello 730 semplificato è disponibile?

Dal punto di vista pratico, affinché l’articolo 1 del decreto legislativo 1 del 2024 sia operativo è necessario un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. Non è dato sapere quindi se anche per il 2024 sarà disponibile tale opzione.

L’articolo 1 citato conferma che l’esclusione dei controlli formali prevista per la presentazione del modello precompilato senza modifiche vale anche per la dichiarazione semplificata.

Il sistema adottato per la dichiarazione semplificata che si avvale anche del supporto dell’intelligenza artificiale è simile a quello previsto dal modello tedesco.

Leggi anche: Non presento la dichiarazione dei redditi, quali sanzioni?

Sospensione mutui prima casa, come accedere al fondo di solidarietà

La sospensione mutui prima casa è la possibilità di bloccare le rate del proprio prestito quando si hanno situazioni di difficoltà economica, come funziona?

Sospensione mutui prima casa, i tassi non puntano al rialzo

Dopo una serie di aumenti mensili iniziati nel mese di luglio del 2022 la BCE finalmente fa una pausa. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. La Banca centrale europea ha preso questa decisione all’unanimità ed è stata davvero una buona notizia per i possessori di mutui prima casa.

Tuttavia esiste la possibilità di sospendere il proprio mutuo, quando si hanno difficoltà economiche. La Guida “Sospensione delle rate del mutuo per supportare le famiglie in difficoltà” ha l’obiettivo di fornire ai cittadini informazioni aggiornate ed essenziali riguardo all’operatività e alle misure di sostegno che si attivano tramite il Fondo. La guida si può consultare sul sito dell’Abi ed è a disposizione di banche e associazioni dei consumatori che hanno collaborato alla sua realizzazione.

Sospensione mutui prima casa, chi può accedervi?

La sospensione è possibile per i mutui relativi a un immobile adibito ad abitazione principale, ma che non deve essere di lusso. I mutui non devono superare l’importo di 250 mila euro (400 mila euro fino al 31 dicembre 2023). La sospensione ha una durata massima di 18 mesi per i cittadini che hanno perso il loro posto di lavoro o si è verificata una riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni. La sospensione si applica anche a coloro a cui è stato riconosciuto un handicap grave o in caso di morte dei uno dei mutuatari.

Inoltre la misura è stata estesa anche ai lavoratori autonomi, liberi professionisti, imprenditori individuali che hanno subito un calo del loro fatturato; alle cooperative edilizie a proprietà indivisa; ai mutui garantiti dal Fondo di garanzia per la prima casa. Infine il fondo di garanzia per le prime case può essere richiesto anche in caso di  mutui con un ritardo nei pagamenti, purché non superiore a 90 giorni consecutivi al momento della presentazione della domanda.

Come si può accedere al fondo?

Per accedere la fondo di sospensione delle rate del mutuo per supportare le famiglie in difficoltà occorre che l’interessato presenti la domanda. L’intestatario del muto deve compilare l’apposito modulo pubblicato sul sito del Consap, gestore del fondo. Una volta compilato il modulo occorre portare la documentazione necessaria da presentare alla banca che ha concesso il prestito. in linea generale i tempi di risposta della Consap sono circa 5 giorni. E da quel momento si saprà se la domanda è stata accolta, quindi il mutuo verrà sospeso, altrimenti ci sarà il rigetto della domanda, quindi si dovrà continuare a pagare senza alcune sospensione.

 

 

 

Tassa extraprofitti, un provvedimento di equità a favore delle famiglie

Tassa extraprofitti sulle banche è quello che è stato deciso dal Governo Meloni, lasciando stupiti gli istituti di credito, ma vediamo di cosa si tratta.

Tassa extraprofitti, di cosa si tratta?

C’è sgomento nel mondo bancario per la decisione presa sulla tassa extraprofitti. Ebbene l’ultimo Consiglio dei ministri, prima della pausa estiva, ha deciso di applicare una tassa sugli extraprofitti delle banche. A spiegarlo è stato il ministro dei trasporti Matteo Salvini. Spiega che la decisione di approvare un prelievo sugli extraprofitti delle banche è una questione di equità. Le somme prelevate saranno utilizzate per sostenere le famiglie per il pagamento dei mutui per a prima casa e per il taglio delle tasse.

Le proiezioni stimano un incasso di quasi 3-4 miliardi. Il prelievo del 40% sugli extraprofitti delle banche scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 “eccede per almeno il 5%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale ad “almeno il 10%” confrontando il 2023 col 2021.

Tassa Extraprofitti, nulla a che fare con gli utili di bilancio

Il prelievo del 40% sugli extraprofitti non ha nulla a che fare con l’utile di bilancio conseguito a fine anno. Di fatto gli extraprofitti sono i guadagni che la banca incassa in più con l’aumento dei tassi di interesse. Il prelievo viene istituito per il 2023 a seguito del rialzo dei tassi di interesse e “dell’impatto sociale derivante dall’aumento delle rate dei mutui che stanno mettendo sempre più in difficoltà le famiglie italiane.

L’obiettivo è quello di fronteggiare l’aumento dei costi per i mutui a tasso variabile. In alcuni casi le rate sono aumentate anche del 60% nell’arco di due anni. Tuttavia hanno dato parere positivo i sindacati e da tutta la maggioranza.

E’ lo stesso Salvini a commentare così il provvedimento: “L’innalzamento dei tassi della Bce  ha portato a un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori e i correntisti. Quindi in questo gap si verrà a contare un 40% di prelievo dagli extraprofitti multimiliardari delle banche. Non stiamo parlando di qualche manciata di milioni ma si possono ipotizzare alcuni miliardi. È un provvedimento di equità“, dichiara il ministro.

La borsa risponde negativamente alla misura

La mossa del governo però ha avuto effetti negativi sui titoli delle banche che arrivano a perdere fino al 10%. Quindi la Borsa ha risposto con esito negativo al provvedimento che ancora deve diventare legge. A fine giornata il settore del credito ha bruciato 8,96 miliardi di euro. Il listino di Milano ha perso il 2,12% a 27.942 punti, mandando in fumo 27,71 miliardi, di cui quasi un terzo a causa del crollo dei titoli bancari. Bper ha perso il 10,94% a 2,53 euro, Mps il 10,83% a 2,47 euro, Fineco il 9,91% 12,22 euro, Banco Bpm il 9,09% a 4 euro, Intesa l’8,67% a 2,33 euro, Mediolanum il 5,96% a 7,91 euro e UniCredit il 5,94% a 21,28 euro. Più caute Banca Generali (-3,14% a 32,1 euro), Mediobanca (-2,48% a 11,59 euro) e Banca Sistema (-1,55% a 1,14 euro), che prevede un effetto “quasi nullo” della tassa.

Tassi sui mutui, quando scenderanno e sarà più facile comprare casa?

I tassi sui mutui sono il problema che sta mettendo in crisi il settore immobiliare italiano. Ci si chiede quanto torneranno a scendere e sarà più semplice comprare casa?

Tassi sui mutui, la situazione attuale

La Banca centrale europee ha scelto, già dai mesi scorsi, di aumentare i tassi di interessi sui mutui. Allo stato attuale si parla di un percentuale intorno al 4%. Ma non è difficile pensare che si possa immaginare un aumento fino al 5% entro la fine del 2023, se non già dal mese di settembre. Tutto dipenderà dall’aumento dell’inflazione. Anche se nel nostro Paese il mese di giugno ha registrato una frenata dell’inflazione. E’ un dato positivo per le scelte monetarie europee che punta all’aumento dei tassi di interesse per bloccare l’inflazione all’interno dell’Euro zona.

Come scrive la Banca Centrale Europea nel suo ultimo bollettino “I tassi di interesse devono ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”.

Cosa si prevede per il prossimo settembre?

L’autunno non prevede nulla di positivo. Finché l’inflazione sarà alta anche i tassi di interessi sui mutui saranno elevati. A farne le conseguenze sono sempre coloro che hanno fatto un mutuo a tasso variabile. Si è registrato un progressivo aumento che ha visto passare da valori negativi (-0,58% a dicembre 2021), al 4,0% attuale. Tradotto in moneta, chi ha un variabile della durata di 25 anni aperto da circa un anno, ha subìto un aumento della rata di più di 100 euro.

A questo punto, oggi, conviene scegliere una soluzione a tasso fisso. Potrebbe essere una soluzione un pò più cara, ma sicuramente consente di pianificare il piano di rientro, indipendentemente dall’inflazione. Ma in ogni caso quando si vuole sottoscrivere un mutuo è sempre meglio fare un giro presso diversi istituti di credito. In questa difficoltà generale, non si esclude la possibilità che la banca di fiducia tenti di “tenersi i clienti” piuttosto che farli passare presso altro istituto. E magari riesce ad applicare qualche agevolazione in più sul contratto di mutuo.

Proiezioni di fine anno

L’ottenimento di un mutuo è strettamente collegato alla verifica che la banca, erogatrice del finanziamento, effettua per appurare che il richiedente abbia tutti i requisiti necessari. Ma la banca non è altro che un’azienda, ed anche lei deve fare i conti sui budget di fine anno. Quindi anche sui soldi che sono destinati ai clienti, visto che si la banca guadagna sul prestito. La banca è un’impresa la cui attività consiste nella raccolta di risparmio tra il pubblico unitamente alla concessione del credito: raccoglie denaro e lo dà in prestito a famiglie e imprese. Le banche raccolgono fondi attraverso i depositi di denaro da parte del pubblico ed emettendo obbligazioni.

Ma anche se la previsione sui tassi è quella di crescita, rimane sempre la possibilità di un ribasso chiesto a gran voce dalle stesse banche. E gli operatori del settore sanno che spesso a fine hanno le banche sono un pò più propense a concedere i mutui rispetto ad inizio anno. Perché del resto è come un’attività all’inizio dell’anno fa programmazione e negli ultimi mesi cerca sempre di addrizzare il tiro per ottenere i propri obiettivi.

Interessi sul mutuo, come richiedere il rimborso di quelli pagati in più

I tassi di interessi  sul mutuo sono una spesa che il richiedente sa di dover sostenere, ma ecco come farsi rimborsare quelli pagati in più.

Interessi sul mutuo, i guai delle scelte europee

E’ allarme sui tassi di interesse mutui e chi si trova ad aver sottoscritto un contratto di mutuo con tasso variabile, è in difficoltà. Questo a causa dell’inflazione e delle scelte della Banca Centrale Europea per cercare di contrastarla. Misure che tutto sommato non stanno dando i risultati sperati . A parte che creare gravi problemi sul mercato immobiliare e sulle tasche degli italiani.

Tuttavia tutti coloro che hanno pagata dal 2015 al 2022 interessi a tasso variabile con mutui più  altri di quelli dovuti, possono chiedere il rimborso. Nonostante l’Euribor fosse negativo. Insomma quelle che si mette in discussione, è se le banche hanno proceduto alla riduzione delle rate del mutuo, quando gli interessi erano più bassi.

Interessi sul mutuo la clausola floor

Autoconsumo ha deciso di fare un’azione legale contro le maggiori banche italiane per chiedere il rimborso dei tassi di interessi pagati, ma più del dovuto. Insomma una sorta di risarcimento per quanto accaduto tra il 2015 e il 2022 quando i tassi erano notevolmente più bassi di quelli odierni. Tutto dipende dalla presenza o meno della clausola del floor

Le rate del mutuo sono composte da due componenti una riferita all’Eurobor e l’altro allo spreed. Il primo è stato negativo,mentre il secondo pari a zero negli anni presi in esame. Questo vuol dire che anche la rata dei tassi variabili avrebbero dovuto abbassarsi. Ma se questo non è successo, è lì che si può chiedere il risarcimento. Anche perché le banche hanno semplicemente omesso di dare questa informazione ai propri clienti.

L’azione intrapresa da Altroconsumo

Di fronte a questa ingiustizia Altroconsumo ha intrapreso un’azione legale contro le maggiori banche d’Italia. Per richiedere il rimborso occorre iscriversi all’azione e dopo di che si riceveranno tutte le istruzioni necessarie per procedere. Secondo le prime stime, alcuni potrebbero ricevere rimborsi fino a mille euro. E’ chiaro che l’azione, qualora risulti vincente, sarà allargate anche a tutte le altre banche che non hanno rispettato le “regole del gioco” ed hanno fatto pagare ai propri clienti più interessi di quelli realmente dovuto.  Quindi il consiglio è quello di prendere il proprio contratto e verificare la presenza o meno della clausola e sostenere la causa portata avanti da Altroconsumo. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito di Altroconsumo.

 

Saldo dei conti correnti, cosa sta succedendo ai risparmiatori?

Il saldo dei conti correnti degli italiani non promette niente di buono. Tra crisi economica, inflazione, difficoltà lavorative e diverse necessità i risparmi sono diminuiti.

Saldo dei conti correnti, facciamo due conti

Non finiscono i tempi duri per gli italiani. Da uno studio dei conti correnti sembra che i risparmi degli italiani stiano piano piano affievolendosi. Secondo le ultime analisi i dati non sono per niente favorevoli. Anzi evidenziano una situazione in cui le famiglie e le imprese devono sempre attingere ai risparmi personali per far fronte alle varie difficoltà nella vita quotidiana. Il saldo dei conti correnti di famiglie ed imprese è calato di 61 miliardi.

Soprattutto dalla fine del 2022 ad oggi il saldo registra sempre più valori negativi. Questo perché buona parte dei depositi sono stati intaccati dal bisogno di rispondere alle esigenze giornaliere. Si ricorda che occorre fare i conti con un costante aumento del livello generale dei prezzi (inflazione) e l’incremento del costo del denaro e dei tassi di interesse (con mutui e prestiti sempre più cari). Invece non è salita la remunerazione dei depositi, cioè gli interessi da corrispondere sui soldi “conservati” in banca.

Tutta colpa della perdita del potere d’acquisto?

Nei conti correnti degli italiani gli interessi corrisposti sui depositi sono molto bassi, Mentre aumenta la perdita del potere d’acquisto per via dell’inflazione. Quindi l’inflazione non è altro che una tassa occulta sulla liquidità. La soluzione secondo Lando Sileoni, Presidente FABIoccorre scegliere forme di deposito che garantiscono un pò di interesse. Insomma occorre ridare soldi agli italiani affinché possano ritornare ad una situazione pre-covid e crisi.

Altra scelta sensata sarebbe quella della BCE di evitare di alzare ancora i tassi. Le banche centrali come la BCE usano le variazioni del tasso di sconto per dirigere e influenzare l’economia di un paese, cercando di stimolare la crescita e mantenere la stabilità. Il più comune è l’uso di una politica monetaria restrittiva da parte delle autorità monetarie. Infatti riducendo l’offerta di moneta all’interno di un’economia o aumentando i tassi di interesse, la spesa con tutta probabilità si riduce. Ma in questo momento questi effetti non si stanno avendo, almeno in Italia.

 

Mutuo, è possibile smettere di pagarlo in modo legale

Il mutuo è sempre un grosso impegno per chi lo richiede. Ma se ci sono delle difficoltà, c’è la possibilità di smettere di pagarlo in modo legale.

Mutuo, la sospensione per difficoltà di pagamento

Il sogno di molte famiglie è quello di comprare la propria casa. Chi non ha i soldi necessari ed ha una certa solidità economica può rivolgersi alla banca. Lì si può chiedere il mutuo ipotecario. Si tratta di un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, consegna all’altra, detta mutuataria, in credito o prestito una somma di denaro o quantità di beni fungibili. L’altra parte si obbliga a restituire alla scadenza con altrettante cose della stessa specie, qualità o valore.

E così con la sottoscrizione del mutuo ipotecario il richiedente si “lega” alla banca per la durata del tempo stabilito. Tuttavia ogni mese occorre pagare la rata del debito e quando si estingue si diventa definitivamente proprietario dell’immobile. Ma il problema è quando ci sono delle difficoltà di pagamento. E’ il caso di quello che è successo a molte famiglie subito dopo il periodo di lockdown. Ma che purtroppo continua a succedere il questo periodo di crisi.

Come si richiede la sospensione?

Quando si ha difficoltà a pagare il mutuo esiste un fondo statale per far fronte alle sospensioni dei pagamenti. Infatti è possibile chiedere una sospensione fino a un massimo di 18 rate per l’acquisto della casa principale acceso da almeno un anno. Ma la sospensione è possibile sono al verificarsi di alcune specifiche circostanze:

  • la morte di un intestatario;
  • il licenziamento (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo);
  • la perdita di autosufficienza;
  • l’invalidità almeno all’80% o riconoscimento di un handicap grave,
  • la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro.

Ad oggi, quando si verifica uno di questi eventi, occorre recarsi in banca con il proprio documento di identità e chiedere la sospensione, mostrando la causa della difficoltà economica. Infine è possibile fare tale richiesta solo si ha un valore ISEE inferiore a 30 mila euro.  

Altri motivi per non pagare più il mutuo

Ci sono anche altri motivi per non finire di pagare il mutuo. Ad esempio per errori contrattuali a mancanza della firma di uno degli intestatari o l’assenza di forma scritta. Altro caso è quando il debito ha dei tassi usuranti. Il ministero dell’Economia, infatti, pubblica su base trimestrale sulla Gazzetta Ufficiale il tasso medio per ogni diversa operazione di credito. Si considera usura il tasso che supera quello medio del 50%. Quindi se il tasso di interessa supera tale limite, non si devono pagare gli interessi ma solo il capitale prestato.

Infine la cosiddetta legge Salvasuicidi permette tramite apposita richiesta al giudice, una riduzione del costo totale e un piano di pagamento più favorevole oppure il “saldo e stralcio” per liberarsi dal pignoramento dello stesso immobile. In questo caso è obbligatorio dimostrare i motivi che hanno portato alla momentanea difficoltà di assolvere gli impegni presi. Infine si può chiedere la sospensione del muto anche quando si riesce a dimostrare comportamento di anatocismo bancario, cioè calcolo di intessi su interessi.

Accertamenti fiscali: i movimenti in conto corrente sono ricavi occulti

Il 24 aprile 2023 c’è stata un’importante pronuncia della Corte di Cassazione inerente i movimenti in conto corrente che, secondo gli ermellini, devono essere considerati ricavi e di conseguenza trattati come tali in sede di accertamenti fiscali.

I movimenti in conto corrente sono ricavi occulti oggetto di accertamenti fiscali

L’Ordinanza 10817 della Corte di cassazione del 24 aprile 2023 sottolinea un importante principio previsto dal nostro legislatore e che può avere conseguenze particolarmente rilevanti per i contribuenti.

L’articolo 32 del Dpr 600 del 1973 stabilisce che i prelevamenti e i versamenti in conto corrente devono essere imputati a ricavi. Di conseguenza in fase di accertamenti fiscali l’Agenzia delle entrate può considerare tassabili tali movimenti in quanto considerati ricavi occulti e costi occulti.

Resta la facoltà da parte del contribuente di dimostrare il contrario. Sottolinea l’ordinanza che in assenza di un divieto espresso, resta in questa materia il principio di libertà dei mezzi di prova, questo vuol dire che il contribuente non è obbligato a fornire una prova scritta o testimoniale inerente la natura dei versamenti per dimostrare che non si tratta di ricavi, ma può fornire qualunque mezzo di prova e può avvalersi anche di presunzioni semplici per dimostrare la diversa natura di tali movimenti di denaro.

Spetterà quindi al giudice un’attenta verifica di tutti gli elementi portati dal contribuente al fine di determinare la disciplina a cui sottoporre tali ricavi.

Naturalmente il giudice non può non avere in considerazione il dettato normativo, il quale stabilisce che quando la prova viene data attraverso indizi o presunzioni, tali elementi devono essere gravi, precisi e concordanti.

Nel caso dei movimenti bancari, il giudice deve avere in considerazione il lasso temporale che caratterizza i versamenti, la loro entità e il contesto complessivo. Il contribuente nel fornire la prova non deve limitarsi ad affermazioni apodittiche, generiche e sommarie, ma deve essere in grado di dimostrare la natura delle somme.

Corte costituzionale: non è incostituzionale ritenere i prelievi costi occulti

Sulla costituzionalità dell’articolo 32 del Dpr 600 del 1973 si era già espressa la Corte Costituzionale con la sentenza 10 del 31 gennaio 2023. In questa sentenza si ribadisce che anche i prelievi sono da considerare indice di evasione, infatti per l’imprenditore devono essere considerati costi occulti relativi all’attività stessa.

La Corte ha ribadito che per i prelievi il decreto legge 193 del 2016 ha posto dei limiti, infatti sono considerati costi occulti solo i prelievi di valore compreso tra 1.000 e 5.000 euro. Il contribuente anche in questo caso può fornire prova contraria e di conseguenza è tutelato dalla arbitrarietà della presunzione legale riconosciuta in favore del Fisco.

Mutui troppo costosi, alcuni consigli per sfruttare i bonus sull’acquisto

Mutui troppo costosi e sempre più difficile accedervi. Ma chi può ottenerlo non deve perdere l’occasione di sfruttare i bonus messi a disposizione sull’acquisto.

Mutui troppo costosi, l’Europa rende il denaro sempre più caro

È stato deciso dalla Bce un innalzamento dei tassi di 25 punti base. Questo porta inevitabilmente a pagare di più il denaro stesso in caso di prestito. Con un immediato calo delle richieste dei mutui, che è lo strumento più usato per chi vuole comprare un immobile. E’ ben chiaro a tutti che l’era dei prestiti a tasso zero nell’area euro è finita da un pezzo.

Ciò che ci si aspetta è che almeno si possa tornare ad un situazione precedente al Covid e alla crisi economica mondiale. Periodi in cui per accedere al mutuo, al massimo i tassi di interesse dalla Banca centrale europea non superavano il 2%. E’ la previsione del capo economista della Bce, Philippe Lane, durante un dibattito al forum sulla New Economy a Berlino. Secondo Lane questa aspettativa è diffusa tra economisti e operatori. Ma nel frattempo le famiglie vogliono comprare casa e continua a chiedere la possibilità di accedere al mutuo. Ma nel frattempo Christine Lagarde ha confermato come i rialzi proseguiranno,

Mutui troppo costosi, agevolati under 36

Il mercato immobiliare risente delle decisioni prese dall’Unione Europea in tema di mutui. Ma esistono delle agevolazioni che permetto di risparmiare qualcosa E’ il caso de: bonus under 36, acquisto prima casa o acquisto casa green.

I requisiti principali del Bonus prima casa under 36 sono due: chi richiede il mutuo non deve aver compiuto 36 anni nell’anno in cui avviene il rogito e l’ISEE può indicare un valore fino a 40.000 euro annui. Si può quindi ottenere una copertura finanziaria pari all’80% del capitale ottenuto. Esistono però altri paletti da considerare oltre all’età. Si possono acquistare immobili dal valore non superiore ai 250mila euro e in nessun caso potranno essere abitazioni di lusso.

Le classi catastali di riferimento sono:

  • A/1 (Abitazioni di tipo signorile)
  • A/8 (Abitazioni in ville)
  • A/9 (Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici).

Naturalmente, l’immobile in questione oggetto dell’acquisto deve essere ubicato nel Comune in cui l’acquirente risiede o che sposta la propria residenza entro diciotto mesi dall’acquisto.

Bonus casa green e prima casa

Un emendamento del Governo rivolto all’acquisto di nuovi immobili che sono costruiti in classe A e B. In tali classi energetiche rientrano gli immobili dotati di cappotto termico e fonti energetiche rinnovabili o quelli dotati di pannelli isolanti. Ebbene se la modifica venisse accettata, è previsto uno sconto del 50% dell’importo dell’imposta sul valore aggiunto da portare in detrazione ai fini Irpef in 10 anni. L’acquisto deve essere svolto entro il 31 dicembre 2023.

Ancora in vigore per il 2023 il bonus per l’acquisto prima casa.  È così possibile ottenere l’Iva al 4%, l’imposta di registro al 2% e imposta ipotecaria e catastale fissa a 50 euro l’una. A ciò si aggiunge il credito d’imposta garantito per chi vende la prima casa e ne acquista un’altra entro 12 mesi. Possono accedervi tutti coloro che non sono proprietari di un’abitazione in Italia. Si richiede inoltre la residenza nel Comune d’acquisto o la promessa di trasferimento entro 18 mesi dall’atto.