Fallimento bancario, cosa succede al mutuo in corso?

Il fallimento bancario può generare delle preoccupazioni per i risparmiatori, tanto da chiedersi cosa succede al mutuo in corso se la banca chiude.

Fallimento bancario e preoccupazione dei risparmiatori

I recenti casi di Silicon Valley Bank, Signature Bank, First Republic Bank e Credit Suisse, hanno dato preoccupazione a molti risparmiatori. Il ministro dell’economia, Giorgetti, ha dichiarato che l’impatto sull’Italia, di queste vicende è insignificante. Riportando le sue stesse parole: “Riteniamo che le ripercussioni per il sistema bancario italiano siano insignificanti“. Quindi per i conti bancari italiani non dovrebbero esserci problemi.

Anche a livello europeo c’è molta attenzione per gli sviluppi. Idem anche da parte della borsa e dei titoli legati al mondo bancario per le possibili ripercussioni e per le attività di salvataggio. Tuttavia la borsa italiana ha chiuso in positivo, quindi un buon segnale di risposta dalla nostra economia.

Fallimento bancario, cosa succede al mutuo?

Una domanda però è nata spontanea, ma cosa succede al mutuo, contratto con una banca che fallisce? Il mutuo per acquisto è un contratto mediante il quale una parte, detta mutuante, consegna all’altra, detta mutuataria, in credito o prestito una somma di denaro o una quantità di bene fungibili, che l’altra parte si obbliga a restituire alla scadenza con altrettante cose della stessa specie, qualità o valore.

Ma questo rimane anche quando la banca chiude? Partiamo dal concetto di base che tutte le banche italiane sono obbligate ad aderire ad uno dei sistemi di garanzia dei depositanti riconosciuti in Italia. Senza aver fatto questo passo, nessuna banca sul territorio italiano può operare. In ogni caso esistono due sistemi di garanzia dei depositi, come il Fondo di garanzia dei depositanti del Credito cooperativo ed il Fitd. A quest’ultimo fondo aderiscono tutte le banche italiane tranne quelle di credito cooperativo. Il Fondo interbancario di tutela dei depositi è un particolare fondo la cui funzione è fornire un risarcimento, nei casi previsti dalla legge e fino a un massimo di 100 000 euro, in caso di fallimento di una banca. In alcuni casi, come ad esempio il possesso di azioni, il rimborso non è dovuto.

Il decreto “salva banche”

Nel 2015 è entrato in vigore il decreto salva banche. Secondo tale decreto l’istituto di credito in crisi viene assorbito da un gruppo finanziario più grande che lo incorpora al suo interno e ne acquista crediti e debiti. In questo caso al mutuatario non cambia niente perché continua a pagare il mutuo alle stesse condizioni di quando ha acquistato la casa.

Mentre in caso di assorbimento da parte di un altro gruppo bancario, viene inviata una lettera a tutti coloro che hanno rapporti con la banca per ragionare sulle nuove condizioni. In ogni caso però è sempre possibile effettuare la portabilità del mutuo e si può anche trasferire verso un altro istituto che magari offre condizioni migliori.

 

 

Tassi di interesse, previsto un ulteriore crescita in autunno

I tassi di interesse, secondo gli esperti, potrebbero continuare a crescere in autunno. E già in Europa alcune Nazioni si muovo così.

Tassi di interesse, cosa c’è da aspettarsi

I tassi di interesse aumenteranno con l’autunno. E di fatti sono già su questa strada alcune nazioni. Ad esempio anche gli Stati Uniti hanno innalzato i tassi di interessi. La Bank of England ha annunciato un ulteriore rialzo dei tassi d’interessi nel Regno Unito, portandoli al 2,25%.

La decisione deriva dalla situazione inflazionistica che riguarda tutto il mondo e legata alla pandemia e al post Covid. A questo contribuisce anche la guerra tra Russia ed Ucraina con una minaccia di recessione che grava sulle nostre teste. La Bank of England prevede che l’economia entrerà in recessione a partire dal terzo trimestre.

Tassi di interesse, cosa ci si aspetta per l’Italia

Nel meeting di settembre, la Fed ha alzato i tassi di 75bp, portando il target range a 3-3,25%, in linea con le attese del mercato. Nel corso della conferenza stampa, Powell ha più volte sottolineato che la Fed è disposta a fare di tutto per riportare l’inflazione al target, anche se questo vuol dire infliggere dei costi all’economia in termini di PIL e disoccupazione.

In Europa già i tassi di interessi sono aumentati, ma non si esclude la possibilità che subiscano un nuovo balzo in su. Infatti la Banca centrale europea ha aumentato i tassi di un ulteriore 0.75% l’8 settembre, ma non finirà qui. In Italia secondo il rapporto mensile Abi ad agosto il tasso medio, sui nuovi finanziamenti immobiliari, è stato del 2,13% contro il 2,15% del mese precedente. Ciò vuol dire che nella nostra Nazione i tassi sono stati stabili.

I mutui per acquistare casa potrebbero aumentare?

In effetti la decisione europea potrebbe non intaccare i mutui già in essere, ma pesare sui nuovi contratti firmati. In particolare saranno più toccati i contratti che prevedono il tasso variabile. Secondo Codacons, l’aumento dei tassi di interessi dello 0,75 punti rappresenta un problema per le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo con questo tipo di tasso.

Ipotizzando un mutuo da 150mila euro a 25 anni – una delle tipologie più richieste in Italia – e nel caso in cui l’aumento del tasso venga traslato interamente sul finanziamento, la rata mensile passerà dagli attuali 590 euro a 643 euro, con un incremento di +53 euro al mese, +636 euro all’anno. Quindi il costo di restituzione del credito sarà decisamente più pesante. Si aggraverà ancora di più la situazione delle famiglie italiane e questo non è un bene per nessuno.

Imposta di bollo fatture elettroniche: scadenza il 30 settembre 2022

Con il decreto ministeriale del MEF del 4 dicembre 2022 sono state rimodulate le scadenze per il versamento dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche. Entro il 30 settembre è necessario effettuare il versamento per le imposte di bollo maturate nel secondo trimestre dell’anno.

Assolvimento imposta di bollo sulla fatturazione elettronica

Le imposte di bollo sulle fatture elettroniche possono essere correttamente assolte al momento dell’emissione indicando sulla fattura stessa l’assolvimento dell’obbligo. Dal 15 luglio 2022 sul sito “fatture e corrispettivi” dell’Agenzia delle Entrate è invece disponibile l’elenco degli obblighi assolti. In particolare è disponibile:

  • l’elenco A, non modificabile, contenente gli estremi delle fatture elettroniche per le quali è stato correttamente assolto l’obbligo di versamento dell’imposta di bollo;
  • l’elenco B è invece contenuta la lista delle fatture elettroniche per le quali non è stato assolto l’obbligo di versamento dell’imposta di bollo o è stato assolto in modo insufficiente. In caso di incongruenze l’elenco B poteva essere modificato entro il 10 settembre.

Le scadenze per il versamento dell’imposta di bollo su fatture elettroniche II trimestre e I trimestre

Entro il 20 settembre 2002 è invece è possibile entrare nell’area riservata del portale Fatture e Corrispettivi e verificare gli importi dovuti a titolo di imposta di bollo sulla fatturazione elettronica. Gli stessi dovranno quindi essere versati entro il 30 settembre 2022 con modello F24. I codici tributo sono:

  • 2521 I° trimestre
  • 2522 II° trimestre

  • 2523 III° trimestre

  • 2524 IV° trimestre

  • 2525 sanzioni

  • 2526 interessi.

In alternativa è possibile effettuare il pagamento dall’area riservata e con addebito sul proprio conto corrente postale o bancario.

Ricordiamo che nel caso in cui le imposte da versare al termine di un trimestre abbiano un importo inferiore a 250 euro, il pagamento può slittare al trimestre successivo, quindi entro il 30 settembre 2022 è possibile versare anche le somme relative all’imposta di bollo del primo trimestre 2022, senza maggiorazioni e sanzioni, se tali importi erano inferiori a 250 euro. Dal 2023 il limite dei 250 euro sarà innalzato a 5.000 euro.

In caso di mancato o insufficiente versamento l’Agenzia delle Entrate comunica il mancato pagamento al contribuente indicando le somme da pagare, gli interessi e le sanzioni. Questa è solo una delle  scadenze del mese di settembre quindi è meglio prestare attenzione.

Pignoramento conto corrente all’estero: è possibile?

Può succedere di aver contratto un debito in Italia e vedere il proprio conto corrente all’estero essere pignorato? O viceversa? Scopriamolo in questa rapida guida.

Pignoramento conto corrente

Prima di occuparci del pignoramento sul conto estero, è utile ricordare in breve il funzionamento del pignoramento del conto corrente, in generale.

Innanzitutto, è necessario sottolineare che, per pignorare un conto corrente, è indispensabile che il creditore possa esibire un titolo esecutivo, ovvero un documento in grado di certificare l’entità del credito. Vanno considerati titoli esecutivi i decreti ingiuntivi, le sentenze di condanna, i contratti di muto, gli assegni, le cambiali nonché gli atti stipulanti mediante notaio.

Ovviamente, a seconda della casistica, vi sono poi limiti alle cifre pignorabili dal conto corrente.

Per attuare il pignoramento del conto corrente sarà obbligatorio partire con un atto di precetto, che va a costituire l’ultimo avviso per il debitore, il quale viene invitato ancora una volta a pagare il dovuto entro un tempo di dieci giorni.

Pignoramento conto corrente estero: cosa accade

Andiamo, adesso a vedere cosa accade quando si tratta di pignoramento di un conto corrente estero.

Che voi viviate in un paese o in un altro, va specificato che ogni debitore è tenuto a risarcire il proprio debito. Quindi che voi siate indebitati in Spagna e possedete un conto in Italia o viceversa, dovrete saldare il vostro debito, pena pignoramento del conto o di altri beni e proprietà.

Una volta appurato quanto sopra, va detto che dal punto di vista giuridico, non esistono sostanziali differenze.

Infatti, il pignoramento del conto estero è previsto e normato. Nonostante ciò, un creditore può comunque incontrare delle difficoltà, le quali possono essere superate soltanto grazie alla competenza di esperte agenzie specializzate nel recupero di crediti internazionali.

Per dare atto a procedere al pignoramento del conto all’estero sarà infatti necessario essere a conoscenza dell’effettiva esistenza del conto corrente in questione, quindi della sua esatta ubicazione: nessuno di questi due elementi può essere assolutamente dato per scontato.

Non capita di rado, infatti, di imbattersi in debitori che non hanno aggiornato il Fisco circa il proprio conto corrente oltre confine e questo può portare ad ulteriori perdite di tempo burocratiche.

Nel caso contrario, sarebbe sufficiente rivolgersi ad un ufficiale giudiziario per l’individuazione della somma depositata in una banca estera.

Va, inoltre aggiunto che difficilmente il debitore che non ha già effettuato la debita denuncia al Fisco sarà disposto a rivelare all’ufficiale giudiziario l’esistenza di un conto all’estero, rendendo così particolarmente difficile l’operazione al creditore. Questo potrebbe comportare che il creditore debba venire a conoscenza del conto estero del debitore per altre vie. Usualmente, si fa riferimento all’utilizzo per scambi commerciali del conto estero da parte del creditore, od anche si fa riferimento ad un’agenzia di investigazione. Il secondo ostacolo riguarda la procedura, una procedura che può rivelarsi complessa e piuttosto costosa.

Questo è quanto vi fosse, dunque di più utile e necessario da sapere in merito alla possibilità e funzionalità di vedere il proprio conto estero pignorato, in caso di debiti da risarcire ad eventuali creditori.

 

Mutui alle stelle, è sempre più difficile ottenerne uno

Mutui alle stelle è ciò che sta succedendo in Italia e non solo. E’ sempre più difficile per le famiglie averne uno per comprare casa.

Mutui alle stelle, il tasso fisso è un lusso

Per gli italiani comprare casa è uno dei desideri della vita. Prima di ogni cosa serve una posizione lavorativa solida e poi si va dal proprio consulente per capire l’importo finanziabile. Ma in questo preciso momento storico i tassi sono davvero alle stelle. Pesano l’incertezza della situazione economica, le scelte della banca centrale europea ed il conflitto nel cuore dell’Europa.

Si pensi solo che i costi di finanziamento sono infatti ai massimi da oltre 10 anni. Anche se un leggero miglioramento si era avvertito prima del periodo del lockdown. Poi tutto è cambiato, ma certo non ci si aspettava così negativamente. Certo l’inflazione all’ 8% non aiuta nemmeno i finanziamenti, con la minaccia costante europea di aumentare ancora i tassi sui mutui erogati.

Mutui alle stelle, tasso fisso e variabile

Secondo la Banca d’Italia, i tassi fissi sono ormai offerti a valori prossimi al 3%. Tuttavia la scelta del tasso fisso rimane sempre quella più fatta dagli italiani. Infatti sono circa il 90% degli italiani ad insiste su questo tipo di finanziamento. Forse perché la rata costante nel tempo dà maggiore sicurezza ed un senso si trasparenza.

Mentre i tassi variabili si aggirano attorno all’1,5%. E le rate per coloro che hanno fatto questo tipo di finanziamento sono già aumentate di circa un mezzo punto. In altre parole il costo mensile per ripagare il mutuo prevede una rata più elevata già dall’inizio dell’anno 2022. Ad oggi per ottenere un finanziamento di 160.000 euro, con un valore di stima dell’immobile di 200 mila euro e una durata di 30 anni ecco cosa si vede pagare. Se si sceglie il tasso fisso la rata mensile da pagare è intorno a 630 euro, contro i 541 euro del tasso variabile.

Le banche sono meno inclini a concedere mutuo

In questo quadro già non proprio felice, emerge la tendenza di alcune banche di voler chiudere i rubinetti dell’erogazione dei mutui. Sembra che nel secondo semestre, circa il 23.9% dei richiedenti mutuo, hanno avuto a che fare con maggiori difficoltà per l’ottenimento.

Se i mutui salgono è chiaro che il primo mercato a risentirne è quello immobiliare. I prezzi nelle grandi città sono tendenzialmente aumentati circa del 12%. Ma se sempre meno italiani avranno la possibilità di accedere al credito, il disastro è ben che annunciato.

Superbonus edilizia, Abi chiede maggiore controllo

Il superbonus edilizia è sempre sotto la lente di ingrandimento di vari operatori economici. Adesso è l’Abi a chiarire alcuni aspetti.

Superbonus edilizia, arrivano alcune novità

Il Superbonus edilizia è uno degli argomenti che suscita sempre maggiore interesse. Nei mesi scorsi sia lo sconto in fattura che la cessione del credito hanno permesso che ci fosse un boom del 110% e non solo. Si ricorda che lo sconto in fattura è un’agevolazione fiscale che permette di ottenere il rimborso immediato della spesa totale o parziale, sostenuta per i lavori edilizi che rientrano nei Bonus casa previsti per il 2022.

Mentre la cessione del credito è un accordo contrattuale attraverso il quale si trasferisce il diritto di un credito di un soggetto ad un certo che lo acquista ad un determinato prezzo, per poi procedere alla riscossione nei confronti del debitore. In tema di superbonus edilizia è la banca che acquista il credito dall’impresa che ha applicato lo sgravio o lo sconto dal cittadino. Ma da qualche giorno sembra sia stato annunciato che i fondi a disposizione sono terminati. A metterci del suo, ci ha pensato anche l’Abi.

Superbonus edilizia, la richiesta di Abi

L’Abi è l’associazione bancaria italiana che opera nel settore bancario, in modo volontario e senza finalità di lucro. In particolar modo si occupa di cercare e tutelare gli interessi di tutti gli operatori, senza avere alcun potere esecutivo e decisionale nei confronti di alcuna banca. In merito al superbonus edilizio sembra che siano in dif0ifcoltà anche alcune banche, che sembrano non essere più disposte a comprare i crediti dei propri clienti.

L’associazione ha di recente inviato alle banche associati una circolare dopo i chiarimenti diffusi dall’Agenzia delle entrate. Ebbene le banche coinvolte nelle operazioni di acquisto dei crediti del Superbonus dovranno esercitare “una qualificata ed elevata diligenza professionale” per evitare di essere considerate responsabili in solido degli illeciti ai danni del fisco.

La verifica circa la responsabilità in solido del singolo cessionario (acquirente) deve essere condotta, caso per caso, valutando il grado di diligenza effettivamente esercitato che, nel caso delle banche, deve essere particolarmente elevato e qualificato“.

Cosa dovranno fare quindi le banche?

Il maggior controllo nasce a seguito degli ultimi dati forniti dalla Guardia di Finanza. Secondo gli ultimi  accertamenti infatti, sembrano siano stati accertati crediti fiscale edilizi fittizi per circa 5,6 miliardi di euro. Di questi, due miliardi e mezzo sequestrati e altri due già volati all’estero.

Ecco che quindi si chiede alle banche di prestare maggiore attenzione prima di acquistare il credito. E quindi avere maggiore attenzione “caso per caso“. Cercando di valutare il grado di diligenza effettivamente esercitato che, nel caso delle banche, deve essere particolarmente elevato e qualificato. Dunque non si esclude la possibilità delle banche di richiedere, ai propri clienti, maggiori documentazioni prima di procedere all’acquisto di un credito.

 

Bce e luglio 2022, rialzo dei tassi e stop acquisto bond

Bce e luglio 2022, per il mese prossimo sono previsti rialzi sui tassi. Inoltre è stato bloccato l’acquisto di bond, ecco cosa succede.

Bce e luglio 2022, inflazione troppo elevata

Riportare l’inflazione al 2,8% è l’obiettivo da raggiungere nel medio termine. Così ha detto la Presidente della Bce, Christine Lagarde, al termine del vertice europeo. Per il 2022% l’inflazione nell’ Eurozona pari al 6,8%. Tuttavia si punta a ridurla, già nel prossimo anno fino al 3,5%. Mentre entro il 2024 dovrebbe attestarsi intorno al 2,1%.

Ma il problema dell’inflazione si sta sentendo proprio sull’aumento generale dei prezzi al consumo. Comprare pane, pasta, biscotti, frutta e verdure non è più semplice come prima. C’è chi ha rinunciato al pesce, perché ormai per molti è diventato un lusso. Ed ancora benzina pari a 2 euro al litro e non va tanto meglio al diesel. Ed in prossimità dell’estate andare al mare, anche solo una giornata, prevede un grosso sacrificio per molte famiglie, con prezzi tra sdraio e ombrelloni notevolmente aumentati.

Bce e luglio 2022, stop all’acquisto dei bond

Occorrono interventi di politica monetaria per cercare di regolarizzare la situazione in tutta l’euro zona. Pertanto dal primo luglio non sarà più possibile acquistare titoli di stato. Così facendo il consiglio direttivo della Bce intende continuare a rinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. E come se non bastasse, aumenteranno anche i tassi dello 0.5%. Tuttavia non si esclude la possibilità, per settembre, di aumentare questa percentuale. Lo ha detto la presidente della Bce, aprendo all’ipotesi di un aumento da 50 punti base come sta facendo la Fed americana.

Nel frattempo per giugno rimangono fermi il tasso principale,  mentre -0,50% quello sui depositi e 0.25% sui tassi di interesse per prestiti marginali. A queste dichiarazioni il mondo azionari ha visto tutte le borse europee in forte calo. Ad esempio, a Piazza Affari (borsa italiana), l’indice Ftse Mib ha registrato un ribasso finale dell’1,90% a 23.776 punti. La Borsa di Francoforte ha chiuso in ribasso dell’1,7%, seguita da Londra in calo dell’1,6%, Male anche Parigi, Amsterdam e Madrid, tutte negative dell’1,4%.

Mutui più cari per le famiglie

Sono finiti anche i tempi in cui tassi d’interesse sul mutuo erano bassi. Quello che ci si aspetta, secondo gli esperti, è che ottenere un mutuo, sarà economicamente più svantaggio per le famiglie. In altre parole i mutui costeranno di più, e tutti ricorreranno al tasso fisso, come “opzione obbligatoria“. Anche perché il tasso variabile non converrà più rispetto al fisso.

Infine cresce anche lo spread btp-bund. Il rendimento decennali al 3,58% il differenziale è cresciuto di 22 punti base arrivando a quota 216: il tasso dei bond è ai massimi da novembre 2018. Le manovre prese, secondo gli esperti, sono prevedibili, ma una cosa certa è che la crisi economica continua ad essere presente. E questo si ribalta, come sempre, sui consumatori, famiglie, risparmiatori e lavoratori, già allo stremo dopo anni di Covid-19, guerra e vita sempre più cara.

Banca d’Italia 2022, il nuovo concorso per 7 diplomati, come partecipare

Banca d’Italia 2022 ha indetto un concorso pubblico per sette nuovi assunti. Ecco i requisiti che devono avere i candidati al concorso.

Banca d’Italia 2022, il nuovo concorso

Continuano i programmi per l’impiego sia a livello pubblico che privato, per cercare di uscire da questo periodo di crisi economica. Una serie di concorsi da non perdere. Anche la Banca d’Italia ha dato il via ad un concorso pubblico che prevede l’assunzione di sette persone specializzate nella progettazione grafica e nelle tecniche multimediali, profilo tecnico GU n.33 del 26-04-2022.

La Banca d’Italia è la banca centrale della Repubblica italiana; è un istituto di diritto pubblico, regolato da norme nazionali ed europee. In Europa, la Banca d’Italia è l’autorità nazionale competente nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (Single Supervisory Mechanism, SSM) sulle banche ed è autorità nazionale di risoluzione nell’ambito del Meccanismo di risoluzione unico (Single Resolution Mechanism, SRM) delle banche e delle società di intermediazione mobiliare.

I profili richiesti dal concorso

Le assunzioni previste dalla Banca d’Italia saranno a tempo indeterminato. Tuttavia sono previsti due tipi diversi di figure richieste:

A) quattro assistenti (profilo tecnico) specializzati nella progettazione grafica (grafic design);

B) tre assistenti (profilo tecnico) specializzati nelle tecniche multimediali.

Per i diplomati corrispondenti al profilo A, occorre essere in possesso di un diploma di istruzione di secondo grado di durata quinquennale. Ma anche un’esperienza professionale di almeno tre anni, maturata negli ultimi sei anni successivi all’ottenimento del diploma. L’esperienza deve essere nel campo della progettazione grafica di editoria digitale, pagine web, illustrazioni digitali, loghi ed animazione.

Mentre per i diplomati corrispondenti al profilo B, oltre al diploma, occorre un’esperienza professionale nel campo della progettazione e realizzazione di allestimenti multimediali, riprese e post-produzione di documentazioni audiovisive.

Tutti gli altri requisiti del concorso Banca d’Italia 2022

Oltre alle caratteristiche già indicate, i candidati devono essere in possesso di altri requisiti:

  • possedere la cittadinanza italiana o in un altro stato membro dell’Unione Europea;
  • idoneità fisica alle mansioni;
  • godimento dei diritti civici e politici;
  • non aver tenuto comportamenti incompatibili con le funzioni da svolgere nell’Istituto.

Ogni candidato può presentare solo una domanda per singolo profilo. Qualora dovessero essere inviate due domande, la Banca d’Italia terrà conto della data dell’ultima presentazione, escludendo quelle precedenti.

Come presentare la domanda di partecipazione

La domanda deve essere presentata entro il termine perentorio delle ore 16,00 del 25 maggio 2022 (ora italiana), utilizzando esclusivamente l’applicazione disponibile sul sito internet della Banca d’Italia all’indirizzo www.bancaditalia.it. Sempre sullo stesso sito è possibile accedere a tutte le altre informazioni del concorso indetto dalla Banca d’Italia 2022.

A seguito la commissione esaminatrice assegnerà ai titoli pervenuti dei punteggi. Per le persone selezionate seguiranno le prove scritte e poi un colloquio orale. Tuttavia tutti i risultati saranno resi disponibili sulla Gazzetta ufficiale. Pertanto per i possessori dei requisiti è un’occasione importante per lavorare in uno dei posti più ambiti e storici d’Italia.

 


	

Mutui maggio 2022, il tasso di interessa va sopra il 2%

Mutui maggio 2022, il tasso di interesse supera il 2%, e non è detto che finisca così la sua salita. Ecco tutti i motivi dell’incremento.

Mutui maggio 2022, ecco perché salgono i tassi

La situazione economica legata ai tassi di mutuo per chi vuole comprare casa, ha dell’incredibile. Infatti nel giro di pochi mesi i tassi di interesse fissi sono passai dall’1% al 2%, con una velocità impressionante. Basti pensare ad una giovane coppia che si reca in banca per fare una consulenza di mutuo e capire, in base alle loro disponibilità, la cifra massima richiedibile. Nella simulazione il tasso è pari all’1%.

La coppia trova la casa dei sogni, e si reca di nuovo dal consulente per richiedere il mutuo. Ed arriva la sorpresa, il tasso di interesse è raddoppiato. Passando così al 2% fisso. Quindi c’è da chiedersi cosa sia successo? Ecco tutti i motivi che stanno portando a questo quadro di incertezza e difficoltà a livello mondiale. L’inflazione europea a livelli record (7,5%) in aprile, e i mercati in una fase di decisa correzione e volatilità, sono tra i motivi.

Una delle cause è rappresentato dalla guerra in Ucraina

Il conflitto Russia e Ucraina sta avendo effetti negativi sui mercati di borsa e monetari. Tra gli effetti l’aumento dei prodotti di materie prime come il grano per la produzione di pasta e biscotti. Ma anche aumento del prezzo di benzina e diesel, con la conseguente decisione italiana di eleminare le accise, almeno fino a prima dell’estate. Anche il prezzo del gas è volato al rialzo, ed il governo italiano sta cercando di concludere accordi con altri paesi, per eliminare la sua dipendenza del gas russo.

La Banca centrale europea dichiara un rialzo, dei tassi di interesse, pari all’1,47% sui nuovi mutui a marzo 2022. In Italia, i due mesi di conflitto hanno portato ad un aumento fino al 1,85% di febbraio, portandosi ai massimi da agosto 2019, in base ai dati forniti dalla Banca d’Italia. Un tasso che orami per i mesi di aprile e maggio 2022 si attesta al 1%, quindi proprio il doppio nell’arco di pochi mesi. E quindi addio alle condizioni favorevoli per i consumatori con un inevitabile difficoltà per accedere al credito finanziario.

Euribor e tassa del mutuo oggi

L’Euribor è un tasso di riferimento, calcolato giornalmente, che indica il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee. Tuttavia l’Euribor è un tasso che fa muovere il tasso variabile nei mutui, ed è ancora in negativo.

Ciò vuole dire che tutti coloro che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile nell’arco di 5-10 anni fa, stanno sostenendo una rata più bassa rispetto al momento della stipula dell’atto di mutuo e dell’acquisto della casa. Facciamo un esempio per chiarire la situazione. Se una famiglia ha acceso un mutuo a tasso variabile nel 2011 che prevedeva un Euribor pari al 1,5% ed uno spread del 1,20%, significa che il tasso finito era al 2,7%. Oggi con un Euribor medio pari allo -0,30% questa famiglia sta pagando rate con un tasso dello 0,90%, quindi decisamente più basso rispetto alla rata iniziale.

Situazione diversa per chi sta sottoscrivendo un mutuo adesso, dove il tasso è già alto per effetto della situazione economica attuale. Cosa c’è da aspettarsi? Beh sicuramente non è prevista una riduzione dei tassi di interesse nel breve periodo. Quindi chi ha possibilità di accedere la mutuo oggi è meglio che lo faccia adesso, prima che la situazione peggiori ancora.

 

Soldi in banca a rischio per i risparmiatori? Gli effetti di guerra e pandemia

Ci sono banche italiane che stanno perdendo molto in Borsa. Perdite ingenti per esempio, per la nostra Intesa San Paolo. Ma non è l’unica. Il motivo? La guerra in Ucraina per esempio. Ma anche su questo, non è solo il conflitto Russia-Ucraina a minare l’economia globale. Prendiamo ad esempio l’Italia. Il governo italiano ha deciso di aprire uno stato di emergenza fino a fine 2022. Per la guerra naturalmente. Ma oggi in Italia, paradossalmente, sono aperti due stati si emergenza. Uno per l’emergenza epidemiologica per il Covid, l’altro appunto per la guerra in Ucraina. Come di collegano due emergenze così diverse con la crisi economica e con il potenziale fallimento delle banche che porterebbe al rischio di perdere soldi per i risparmiatori, è argomento mai così attuale.

Italia, in Paese di risparmiatori

Che l’Italia sia un Paese che ha una grande platea di risparmiatori lo dicono tutti. Adesso c’è chi pensa che siamo arrivati ai soldi in banca a rischio per i risparmiatori. Basta tornare indietro all’ultimo governo Conte, quando si andò a Bruxelles per spillare i fondi del Recovery Plan per l’emergenza Covid. I Paesi frugali, contrari agli aiuti massicci all’Italia, sostenevano proprio che l’elevato numero di soldi detenuti dalle banche ma dei risparmiatori, età un fattore da considerare. L’Italia è un paese di risparmiatori. Non ci sono altri Paesi dove le banche hanno un così alto numero di depositi da parte dei cittadini. Ma adesso sono soldi a rischio per via di una crisi globale che rischia di diventare sempre più forte? La risposta la daremo con questo articolo, partendo dal presupposto che niente può essere considerato sicuro al 100% soprattutto se si parla di crisi legate a guerre o conflitto. L’imprevedibilità degli scenari che possono sopraggiungere in guerra, non dà sicurezza alcuna.

Cosa sta succedendo alle banche con la guerra in Ucraina

La guerra nell’est Europa appare distante dall’Italia, almeno geograficamente. Per esempio, era molto più vicina quella del conflitto nell’ex Jugoslavia. Ma tra UE, Nato e così via, anche l’Italia ne è coinvolta, forse non ancora militarmente, ma economicamente per forza. Le sanzioni che i governi occidentali hanno deciso di applicare contro Putin e la Russia, incideranno sull’economia non solo della Russia. Sono molteplici gli istituti di credito, anche italiani, che hanno rapporti con le banche russe.

Ed il blocco di queste operazioni come per il blocco di tutte le operazioni commerciali di questa specie di embargo imposto alla Russia, mina la stabilità anche degli istituti di credito.

In altri termini, le sanzioni economiche stabilite dall’Occidente nei confronti della Russia stanno avendo ripercussioni anche sull’economia degli stessi  Paesi che hanno imposto le sanzioni, pur non entrando nel conflitto. E tra queste l’Italia, che rischia una nuova crisi economica, forse anche peggiore di quella da cui sembra si stesse uscendo, cioè quella dell’emergenza epidemiologica.

Come ogni azienda, anche una banca può fallire, e per le motivazioni più svariate. Una crisi economica dovuta ad un conflitto è una di queste. La paura dei risparmiatori è quella di perdere i soldi che con tanti sacrifici hanno risparmiato e lasciati alle banche. Ma è un rischio reale o fa parte solo dell’ansia del momento?

Cosa accade se i correntisti o i risparmiatori tolgono i soldi dalle banche

Come reagiscono i risparmiatori nel momento in cui arriva il timore che si possono perdere i soldi propri depositati in banca? Il primo passaggio inevitabile è il prelievo dei soldi fino al quasi azzeramento dei propri depositi. La corsa al prelievo può essere una delle cause scatenanti di un fallimento di una banca.

Infatti, si tratta di un taglio delle liquidità delle banche che si va ad aggiungere, come detto, al taglio delle interazioni finanziarie con le banche Russe. Parliamo di uno scenario che può essere definito apocalittico dal punto di vista bancario, ma che non è da escludere del tutto.

Le banche funzionano in maniera assai semplice. I soldi depositati da chi li ha, servono per dare prestiti a chi non li ha. La differenza tra gli interessi che la banca paga a chi deposita soldi (pochi interessi), e quelli che chiede a chi ottiene un prestito piuttosto che un mutuo, sono l’utile che la banca porta a casa. Naturalmente non solo questo, perché poi ci sono gli investimenti, le azioni e tutto il resto.

Evidente però che se chi risparmia smette di farlo, la banca ha carenze nel poter esaudire le richieste di prestito che arriveranno e che sempre inevitabilmente, una fase di crisi aumenta esponenzialmente. Un circolo vizioso vero e proprio, un tunnel senza via di uscita.

La paura di perdere i soldi è arrivata anche in Italia, soldi in banca a rischio per i risparmiatori?

Ma perché i risparmiatori dovrebbero togliere i soldi dalle banche? Da un lato la necessità di far fronte alle spese quotidiane che un periodo di crisi economica non consente come in tempi di stabilità. Dall’altra la paura che di colpo una banca che fallisce, decide di “espropriare” i soldi depositati. Certo, non è una cosa facile quest’ultima, ed esistono delle normative che salvaguardano i risparmiatori, ma non tutti e non su tutte le somme depositate.

Il nostro articolo non vuole essere un incentivo a correre in banca a smobilitare i soldi da parte naturalmente, ma parliamo di un problema che molti ipotizzano e molti altri nemmeno conoscono. Esiste uno strumento conosciuto come “bail-in” che mette a rischio i soldi in banca.

Cos’è il bail-in e come impatta sui depositi in banca

Raccogliere i soldi dei risparmi di alcune persone  per metterli a disposizione di altri, è la funzione della banca, che però non è certo il “Robin Hood” dell’economia, che rubava ai ricchi per darli ai poveri. Dietro c’è un ricavo che la banca fa su questa doppia operazione.

Senza ricavi una banca come una qualsiasi azienda, può fallire. Rispetto ad una azienda però, che fallisce nel momento in cui ha la cassa vuota, la banca può fallire nonostante ci siano soldi depositati sui conti, sui libretti e così via. Ma sono soldi che non appartengono alla banca, ma ai risparmiatori.

Inoltre, come sta accadendo adesso, con il blocco dello Swift perle banche russe, ai nostri istituti di credito viene a mancare una discreta fonte di utile per via dei tanti casi di operazioni internazionali tra Stati diversi.

Il blocco dello Swift per le banche russe impedisce loro di ricevere denaro dai debitori esteri, Italia compresa, ma ha lo stesso inverso effetto, cioè anche le nostre banche, con i loro correntisti che sono creditori di banche russe e aziende russe, non possono ricevere soldi.

La fine di una banca potrebbe mettere a rischio i risparmiatori nel momento in cui si attiva quel meccanismo del bail-in. Soldi in banca a rischio per i risparmiatori quindi. Lo strumento nasce per evitare che le banche, che dispongono di liquidità non propria dei suoi risparmiatori, non vadano ad incidere troppo sulla spesa pubblica, cioè non siano a completo carico dello Stato nelle operazioni di salvataggio.

E così si tirano dentro i clienti delle banche. Quando una banca fallisce, si usano i fondi dei soci azionisti delle banche stesse. In seconda battuta vengono colpiti i soggetti che hanno investito nella banca, i semplici azionisti o obbligazionisti non soci. Infine si arriva ai normali risparmiatori.

Due scenari possibili se una banca chiude, i soldi in banca a rischio per i risparmiatori

Se una banca chiude e viene assorbita da un altro istituto di credito nessun problema. Se invece chiude del tutto, i risparmiatori che hanno meno di 100.000 euro in banca non rischiano nulla. I soldi verranno restituiti tutti alla chiusura definitiva della banca. Per i conti cointestati la soglia è di 200.000 euro.

In sostegno a questi risparmiatori arriva un fondo di garanzia che salvaguarda i risparmi presenti in una banca fallita. Se invece i correntisti hanno più di 100.000 euro sul conto, rischiano di rimetterci. Il bail-in infatti opera in un modo particolare. Ai correntisti che hanno oltre 100.000 euro sul conto corrente verrà restituita la somma esatta di 100.000 euro. Sarà la parte eccedente ad essere tagliate dell’8%. In buona sostanza, se una persona ha 300.000 euro in banca, perderà 16.000 euro dei suoi risparmi in un colpo solo, cioè l’8% di 200.000 euro, che è la parte eccedente i 100.000 euro sempre salvaguardati.