Gli Avvocati criticano il disegno di legge 2612 sull’arretrato civile

Il Cnf ha espresso dissenso sul nuovo disegno di legge 2612 “Interventi in materia di efficienza del sistema giudiziario”: “Il principio della ragionevole durata è sì uno dei principi del giusto processo ma non consente di ignorare le questioni relative alla qualità della giustizia. L’intervento annunciato induce a dubitare che quest’ultima possa essere mantenuta per le controversie civili alle quali dovrebbero applicarsi le nuove disposizioni“.

Il Cnf giudica irragionevole la previsione di una motivazione breve nella misura in cui “se, come è stato osservato, la motivazione “breve” è sufficiente per far conoscere l’iter logico-argomentativo seguito dal giudice, la motivazione “estesa” appare del tutto superflua, a meno di non voler relegare la prima al ruolo di una mera apparenza di motivazione“. Viene criticata anche la differenziazione tra “motivazione breve” e “motivazione estesa” che obbliga il giudice a una doppia consultazione con un aggravio di lavoro.

Ulteriori critiche sono sollevate dal Cnf relativamente alla norma che prevede l’aumento della metà del contributo unificato per i giudizi di impugnazione e che la parte che chiede per prima la motivazione estesa paghi contestualmente il contributo unificato dovuto per il successivo grado di giudizio (art. 7 Modifiche in materia di spese di giustizia). Dal tenore della norma e dalla relazione tecnica risulta dunque che chi chieda la motivazione estesa e poi impugni è tenuto a pagare due volte il contributo unificato dovuto per l’impugnazione (una volta per ottenere la motivazione estesa ed un’altra volta all’atto dell’impugnazione). Il tutto al fine di finanziare l’indennità ai giudici ausiliari. L’intervento del Consiglio Nazionale Forense si è concluso ricordando l’esigenza di un adeguamento del numero “delle toghe” che attualmente è insoddisfacente per gestire l’ampia mole di processi.

Mirko Zago

Vacanze di Pasqua: ecco il bilancio (non buono) di Federalberghi

Quest’anno il settore alberghiero sembra aver sofferto molto durante il periodo pasquale. Federalberghi lamenta un calo del 19% rispetto allo stesso periodo del 2010. Le stime dicono che gli italiani che si sono mossi dai loro luoghi di residenza prevedendo almeno un pernottamento sono stati 10 milioni ovvero il 17,6%, era il 22% nel 2010. Tra questi, oltre il 90% è rimasto in Italia (rispetto all’85% del 2010), mentre l’8% ha preferito l’estero (rispetto al 14% del 2010). Il 37,6% degli intervistati ha preferito il mare, seguito dalla montagna al 29%. Segnali di debolezza per le città d’arte anche capitali europee così come le terme che registrano quote percentuali di perdita importanti. Il 41,5%, pari ad oltre 20 milioni (rispetto ai 18 milioni del 2010), ha dichiarato di non potersi permettere una vacanza per “mancanza di soldi”.

E’ l’albergo la struttura ricettiva preferita con il 33% delle preferenze (34% nel 2010), seguito dalla casa di parenti o amici con il 21,6% (rispetto al 21%) e dalla casa di proprietà col 18,8% (rispetto al 20,5%). Un leggero calo, infine, si registrerà per gli agriturismo con il 5,6% rispetto al 5,9% del 2010.

La spesa media pro-capite includendo trasporti, cibo, alloggio e divertimenti è attestata a circa 309 euro, simile a quanto registrato nel 2010, generando un giro d’affari di 3,27 miliardi (rispetto ai 4,05 miliardi del 2010) per un decremento del 19%. La spartizione della spesa nel dettaglio è la seguente: chi resterà in Italia spenderà in media 287 euro (rispetto ai 272 del 2010), mentre chi andrà oltreconfine spenderà una media di 637 euro a persona (rispetto ai 502 del 2010). La durata media della vacanza, infine, si attesterà sulle 3,5 notti rispetto alle 3,8 notti del 2010.

Per quanto riguardo il pranzo pasquale il 49% del campione ha consumato in casa propria, il 7,8%  in casa di amici, mentre l’1,2% nel ristorante abituale. Per Fipe e Federalberghi, maggiori sigle del settore non si tratta certo di una vittoria in quanti i segnali di una reale ripresa sembrano essere bene lontani. Il nuovo appuntamento per tirare un bilancio della situazione saranno le prossime vacanze estive, vero banco di prova dell’intero sistema ricettivo italiano.

Mirko Zago

Equitalia inaugura il suo nuovo portale online

Equitalia, società incaricata della riscossione nazionale dei tributi, presenta il suo nuovo portale online che raccoglie informazioni e servizi riguardanti i tributi precedentemente divisi in 17 siti separati. Il nuovo sito www.gruppoequitalia.it è bilingue (italiano e tedesco) e di facile consultazione.

Il direttore generale  Marco Cuccagna esprime soddisfazione per la nascita del nuovo sito: “La nascita di un portale unico per tutto il Gruppo Equitalia segna un traguardo importante perché, oltre a determinare numerosi vantaggi per gli utenti web, rafforza anche il senso di integrazione degli agenti della riscossione in un’unica squadra che opera sul territorio con un approccio condiviso e coordinato e che da oggi può dialogare con i cittadini attraverso una piattaforma comune“.

Tra le sezioni più interessanti e utili troviamo al centro della homepage due box interamente dedicati ai cittadini con strumenti online e servizi dedicati. Grazie ad essi diventa più immediato consultare la posizione debitoria attraverso l’estratto conto, pagare online, contattare l’Assistenza contribuenti, scaricare la modulistica o simulare una rateazione. Un apposita voce è dedicata ai servizi per gli enti. Non manca una mappa degli sportelli  rintracciabili per vicinanza geografica. Naturalmente ampio spazio è dato anche all’aggiornamento delle informazioni. La sezione “Primo piano” è interamente dedicata alle notizie più importanti relative all’attività e ai risultati del Gruppo. Uno spazio ben visibile è dedicato alle comunicazioni di servizio mentre il box Sala stampa è riservato a comunicati, eventi e contatti con i giornalisti.

Mirko Zago

Da oggi si comunica con l’Agenzia delle Entrate anche con l’email certificata (PEC)

L’Agenzia delle Entrate ha lanciato un nuovo canale di comunicazione con cui dialogare con i contribuenti, si tratta della Posta Elettronica Certificata (PEC). In particolare il nuovo canale è dedicato ai chiarimenti e informazioni relativi al tema delle compensazioni Iva (chiarimenti sullo scarto di pagamenti telematici eseguiti con compensazione di crediti Iva e segnalare l’avvenuta regolarizzazione, tramite ravvedimento, di indebiti utilizzati in compensazione). L’indirizzo a cui rivolgersi è dc.sac.compensazioni.ivaf24@pce.agenziaentrate.it

La dichiarazione Iva integrativa si attua qualora dall’attività di liquidazione emergesse un credito maggiore rispetto a quello dichiarato e la dichiarazione relativa all’anno successivo fosse già stata presentata. In questo caso è necessario “rigenerare” il maggior credito prima di poterlo utilizzare in compensazione. In sostanza il contribuente potrà decidere di presentare una dichiarazione Iva integrativa nell’anno di riferimento oppure esporre il maggior credito nella dichiarazione Iva relativa all’anno successivo. Le regole sulla compensazione sono stabilite dal Decreto Legge numero 78 del 2009.

Mirko Zago

Il CNF uniforma con un software gratuito la procedura di conciliazione obbligatoria

Tra maggio e giugno gli Organismi Forensi di conciliazione e i responsabili per la mediazione degli Ordini avranno accesso ad un nuovo software per la gestione della pratica di conciliazione obbligatoria messo a loro disposizione gratuitamente. Scopo è quello di uniformare a livello nazionale la pratica di mediazione garantendo qualità e professionalità.

Il coordinatore della commissione informatica del CNF, Carlo Allorio ha affermato: “Ribadiamo ancora una volta che l’avvocatura ed il Cnf non sono per principio contrari all’istituto della mediazione, quanto piuttosto al sistema così come disegnato dal legislatore di cui si è denunciata la incostituzionalità e di cui si è sempre chiesta la modifica. Tuttavia, nelle more dell’esame da parte della Corte Costituzionale delle questioni di legittimità sollevate dal Tar Lazio e poiché il Cnf ritiene essenziale il funzionamento degli Organismi di mediazione degli avvocati per le maggiori garanzie che questi comunque offrono per la tutela dei diritti rispetto agli altri organismi con riferimento alla mediazione facoltativa, continua il suo impegno a sostegno degli Ordini forensi che volessero istituire gli Organismi di conciliazione“.

Lo stesso Allorio descrive il funzionamento e l’applicazione del nuovo software: “Si tratta di un software open source conforme al modello di regolamento per gli organismi di mediazione, approvato dal Cnf lo scorso dicembre, ma adattabile ad altri regolamenti, che permetterà di perseguire il duplice obiettivo di una interoperabilità tra i diversi sistemi e la massima circolazione dei dati finalizzata allo scambio delle informazioni”. Il softwre verrà rilasciato entro il 10 maggio dando avvio ad un periodo sperimentale prima di un suo utilizzo pienamente efficiente.

Mirko Zago

Da oggi i ricorsi amministrativi all’Inps si fanno solo online

Con decorrenza dal 26 aprile i ricorsi amministrativi all’Inps potranno essere svolti solo ed esclusivamente online, questo è quanto specificato nella circolare 32 del 10 febbraio 2011. A partire dal 21 febbraio è iniziato un periodo transitorio di 60 giorni, durante i quali verranno contemplete le modalità tradizionali a sportello. Terminato il periodo, da oggi la modalità corretta prevede:

  • invio diretto dal cittadino, dotato di Pin, tramite accesso al sito internet dell’Istituto e successivamente ai “servizi online”;
  • invio tramite soggetti abilitati all’intermediazione con l’Istituto ai sensi dell’articolo 1 della Legge n. 12/1979, sempre attraverso i servizi telematici dell’Istituto, da loro utilizzati.

Nell’area riservata ai servizi online del sito dell’Inps è presente una nuova sezione chiamata “Ricorsi On Line” (RiOL) da cui poter accedere, se dotati di Pin, alla piattaforma informatica. Nel caso in cui non si disponesse di Pin ci si potrà rivolgere a soggetti intermediari abilitati.

Mirko Zago

Italiani sostituiti da stranieri nei lavori che non piacciono più

Ci sono dei lavori considerati “poveri” che costano molta fatica, come pastore, bracciante, contadino, muratore che sembrano non essere più interessanti per gli italiani e il loro posto viene soppiantato dagli immigrati. E’ quanto si apprende da una ricerca condotta da Caritas e presentata nei giorni scorsi a Milano. Oltre a quanto già citato le stime vedono in crescita mungitori, raccoglitori, guardiani di greggi e di animali, guardiaboschi, operai di ogni sorta, macellatori, camerieri, lavapiatti, aiuti cuoco, panettieri, pizzaioli, pulitori, commessi, infermieri, portantini, badanti full time soprattutto per anziani e non autosufficienti, domestici, colf.

A svolgere questi lavori è un popolo di circa 4 milioni e mezzo di stranieri con regolare permesso di soggiorno oltre un altro mezzo milione di non regolari. Il valore complessivo si attesta all’11,1% del Pil italiano (secondo quanto stimato da Unioncamere nel 2008). Le retribuzioni degli stranieri sono inferiori alla media del totale delle retribuzioni contando cittadini nazionali e extracomunitari del 23%, che per le donne sale al 28% (secondo Caritas). Se un italiano mediamente guadagna 1258 € al mese netti, gli stranieri percepiscono 971 euro.

Oltre alla paga minore va sottolineato che spesso i lavoratori non sono qualificati (36%) oppure vengono sottoinquadrati (41,7%) anche quando gli immigrati regolari risiedono in Italia ormai da molto tempo. Le imprese assumono sempre più stranieri per impiegarli in orari disagiati come di notte o nei giorni festivi (4 su 10).

Dando uno sguardo alle nazionalità e gli impieghi troviamo pizzaioli egiziani a Milano, raccoglitori di mele del Senegal nella Val di Non, nigeriani come concia pelli in Veneto, un elevatissimo numero di Indiani a Reggio Emilia tra i facchini e mungitori e allevatori di bufale in Campania e ancora pescatori tunisini di Mazara del Vallo, i camionisti albanesi e romeni, le colf filippine, le badanti ucraine o moldave. Tra loro ci sono anche imprenditori come i cinesi per il settore tessile o marocchini e serbi nel settore delle pelli.

Mirko Zago

Un testo unico per regolamentare il settore balneare

L’Assemblea del Senato ha deciso di unificare in un unico testo le quattro mozioni presentate dalle varie forze politiche sui problemi che interessano le imprese balneari. Il presidente del Sindacato italiano balneari Riccardo Borgo ha affermato: “Si tratta di un passaggio politico fondamentale in quanto dimostra che i senatori hanno preso atto, finalmente, dell’importanza svolta dalla categoria nell’ambito del fenomeno turistico del Paese“.

Tra le ultime manovre per tutelare il settore si trova la proroga delle concessioni demaniali turistico-ricreative oltre il 2015 e la possibile deroga dalla direttiva servizi avanzata dal ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. Anche il ministro dell’economia Giulio Tremonti in occasione della presentazione del Piano nazionale delle riforme,ha espresso la volontà di risolvere la querelle europea sulle concessioni istituendo il progetto dei distretti turistico-balneari attraverso la ridefinizione del demanio marittimo.

Il sindacato prosegue: “il Governo, approvando la proposta del ministro Tremonti  ha ritenuto che le imprese balneari italiane costituiscono il settore più importante e decisivo del turismo e che le stesse possono dare un impulso significativo alla crescita economica del nostro Paese. Le imprese balneari sono pronte a raccogliere la sfida e a impegnarsi, nel solco dell’eccellenza che contraddistingue la balneazione italiana da quasi due secoli, per conseguire obiettivi ambiziosi nell’interesse dello sviluppo e della crescita dell’Italia“.

Mirko Zago

La FIPE rifiuta i buoni pasto dell’Eni: commissioni troppo elevate

Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, la federazione dei pubblici esercizi fa sapere che in merito alla gara per l’assegnazione del servizio sostitutivo della mensa della società italiana degli idrocarburi (Eni) “I nostri esercenti rifiuteranno i buoni pasto dei quarantamila dipendenti dell’Eni“. La gara è stata indetta con il criterio del massimo ribasso comportando per gli esercenti convenzionati il pagamento alla società emettitrice aggiudicatrice una commissione sicuramente superiore al 4% del valore nominale del buono: un costo insostenibile.

Stoppani ha sottolineato come “I pubblici esercizi sono l’anello debole di questa filiera che è in grado di generare un valore complessivo da 2,5 miliardi di euro circa. Ancora una volta sono proprio gli esercenti che rischiano di dover pagare gli sconti che i datori di lavoro pretendono dalle società emettitrici per acquistare i buoni da distribuire ai loro dipendenti”.

Rimane da valutare quale sarà il comportamento reale delle parti auspicando un punto comune che non penalizzi i lavoratori.

Mirko Zago

Il Governo cerca di sostenere le reti d’impresa

Il Governo nei giorni scorsi a Palazzo Chigi ha presentato alle associazioni datoriali, tra cui Rete Imprese Italia, un insieme di incentivi per favorire la realizzazione di reti d’impresa.

Confesercenti afferma: “Nel nostro Paese da sempre le Pmi più dinamiche hanno cercato spontaneamente, e spesso realizzato, sistemi più o meno integrati di relazioni produttive, soprattutto in alcuni territori, ottenendo anche risultati di grande successo a livello internazionale. Oggi, in un momento di difficoltà, decidere di sostenere attivamente, con incentivi e facilitazioni, l’aggregazione e la messa in rete può essere uno strumento in più per permettere alle piccole e medie imprese, che maggiormente stanno sopportando i costi della crisi, di ridefinire una strategia produttiva più competitiva sul mercato globale”.

Si tratta effettivamente di un aiuto importante da cui può dipendere una rinascita economica grazie allo scambio di informazioni, know-how e aiuto su diversi versanti rispettando il motto l’unione fa la forza.

M.Z.