Si allungano i tempi per vendere immobili in Italia

Secondo un’analisi svolta dall’Ufficio Studi Tecnocasa, che mette in relazione i dati di gennaio 2010 con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso si sottolinea come si siano allungati i tempi per vendere case e immobili in Italia. Nelle grandi città i tempi medi di vendita di un immobile si aggirano intorno ai 168 giorni contro i 156 di gennaio 2010. Sono in particolare i capoluoghi di provincia a riportare i tempi maggiori di vendita di immobili, con 201 giorni di gennaio contro i precedenti 167.

Non meglio va nell’hinterland, i comuni delle periferie delle grandi città si attestano sui 206 giorni di gennaio 2011 rispetto ai 188 dell’anno scorso. Una delle città più difficili in cui vendere un immobile sarebbe Verona, con un tempo d’attesa stimato in 215 giorni, seguita da Palermo e Bari.

Mirko Zago

Indagine Confesercenti-Ispo: Per gli italiani il peggio non è ancora passato, nonostante ottimismo per la propria condizione personale

Secondo la periodica indagine Confesercenti-Ispo, è solo il 7% degli italiani a pensare che il peggio sia davvero passato a fronte di un 92% che teme che la situazione sia ancora negativa (la percentuale nel febbraio  2010 era dell’83%). Migliore appare invece la considerazione della condizione lavorativa ed economica nel piccolo, relativa alla singola persona.

In un’ intervista al sociologo Renato Mannheimer, il professore spiega così il miglioramento della considerazione circa il futuro del singolo intervistato: “E’ emerso dal sondaggio come i cittadini si sentano ancora coinvolti nella crisi: nonostante le giuste osservazioni degli economisti che annunciano l’uscita dalla crisi economica, questo dato non viene ancora percepito nella vita quotidiana degli italiani che avvertono una crisi ancora presente e perdurante nel tempo. Al tempo stesso i cittadini sono, invece, convinti che ce la faranno: una quota rilevante è convinta, infatti, di cavarsela e quindi guarda con più ottimismo al prossimo anno. Dunque sfiducia nel presente ma si confida nel fatto che ce la faremo“.

Manca però fiducia verso le istituzioni, percepite lontane e inefficienti, a fronte invece di “una maggiore fiducia nelle piccole e medie imprese che vengono avvertite come il motore dello sviluppo economico del Paese“. Mannheimer analizza inoltre la preoccupazione maggiore degli italiani ovvero il lavoro: “Gli italiani sono molto preoccupati per il lavoro: è questa la principale ansia dei cittadini. Se si chiede loro su quali temi il governo, oggi, deve maggiormente intervenire emerge al primo posto, tra le priorità, l’occupazione. Sottolineo, inoltre, che risultano preoccupati anche coloro che hanno un occupazione ma temono di perderla e fra questi anche chi occupa un posto di lavoro a tempo indeterminato, oltre ad un’importante fetta di cittadini che il lavoro non ce l’ha o lo sta per perdere”.

Ciò che appare chiaro sia dal fronte delle imprese che dei comuni cittadini è la voglia di voltare pagina in fretta, e per Marco Venturi, Presidente di Confesercenti, la politica ha un ruolo fondamentale per determinare un buon esito in termini di crescita economica: “Riteniamo fondamentale che la politica non guardi solo il suo ombelico, ma si lavori per ritrovare un vero e proprio progetto di sviluppo. Un progetto che ora manca e che invece deve diventare una priorità. Se questo è vero è altrettanto sacrosanto che si debbano tagliare spese e sprechi per ridurre la pressione fiscale oggi davvero troppo elevata e che è di impedimento ad una ripresa degli investimenti e dei consumi“.

Analizziamo ora i dati registrati dal sondaggio che restituisce una buona panoramica della situazione italiana:

PREOCCUPAZIONE – La preoccupazione verso la situazione economica incerta continua ad essere alto. Da febbraio 2010 a febbraio 2011 si è passati dal 90% al 96% in modo abbastanza omogeneo sul piano territoriale. Il picco si tocca nelle regioni del nord-ovest con il 97% (era l’86% lo scorso anno), mentre nel nord est si sale dal 90 al 94%, al centro dal 90 al 96%, al sud e nelle isole dal 94 al 96%. Maggiori perplessità per quanto riguarda il mondo del lavoro, il 95% del campione Confesercenti-Ispo continua a dichiararsi allarmato (un anno fa era il 92%) e di essi lo sono “molto” coloro che non hanno lavoro o subiscono la cassa integrazione. Impiegati e insegnanti sembrano essere i più preoccupati.

PMI – L’86% degli intervistati crede che la crisi stia pesando in modo particolare sulle piccole e medie imprese. Fra un anno per il 53% degli intervistati la situazione sarà ancora negativa (ed in peggioramento per il 25% di essi). Mentre il 43% vede un futuro positivo: di essi un 38% scommette sulla ripresa, ma appare in calo rispetto al 51% di febbraio 2010.

CASSA INTEGRAZIONE – Il 90% del campione non è stato e non prevede di andare in Cig. Anche dalle famiglie giunge qualche segnale più confortante, confermando una tendenza presente nelle rilevazioni sulla crisi, già registrata precedentemente e che vede gli italiani più pessimisti sullo scenario generale ma un poco più ottimisti sulle proprie condizioni. Le famiglie che si sentono coinvolte nella crisi sono il 20% (un anno fa erano il 23%). 3 italiani su 5 credono in un futuro migliore.

Infatti il 60% del campione è ottimista sul proprio futuro, mentre un 35% all’opposto resta pessimista. Un altro tema dolente della crisi è l’accesso ai prestiti, mitigato in parte dalle intese sulla moratoria dei debiti delle imprese, prolungata proprio nei giorni scorsi.

Le difficoltà di ottenere prestiti però ci sono: la pensa così il 52% degli italiani (un punto sopra il dato di un anno fa, ma era il 60% a settembre 2010).

ISTTUZIONI – Continua a mancare fiducia verso le istituzioni, considerate a volte inefficaci. Il miglior risultato in termini di considerazione positiva lo ottengono le Associazioni delle Pmi (dal 20% al 24%). Bene anche i sindacati (dal 15 al 20%). Meno bene le regioni e gli enti locali con un lieve calo dal 22 al 21%. Cala il governo di otto punti dal 23% al 15% mentre resta stabile l’opposizione ma all’11%. Agli ultimi posti le banche al 9% come a settembre scorso.

Per avere maggiori informazioni è possibile visitare il sito di Confesercenti e consultare lo studio relativo alla crisi in formato Pdf.

Mirko Zago

Proposta di legge: Indennità del 50% per lavoratori in difficoltà che avviano una nuova impresa

Nei giorni scorsi è stata presentata in commissione Lavoro, una proposta di legge che prevede che i lavoratori che fruiscono di specifici trattamenti di sostegno al reddito e che intendano avviare una nuova attività d’impresa, potranno godere di un’indennità pari al 50% dell’importo del trattamento di cui sono titolari. Il testo è già stato approvato dalla Camera e ora è sottoposto all’esame del Senato.

Si tratta di una sorta di “esperimento” da applicare per 2 anni al fine di darne una valutazione prima di confermarla a tempo indeterminato. La misura si rivolge ai lavoratori che beneficiano di ammortizzatori sociali, in particolare indennità ordinaria di disoccupazione non agricola, con requisiti normali o ridotti; trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale in deroga; contratti di solidarietà stipulati con società non incluse nell’ambito di applicazione della disciplina della Cigs. I lavoratori interessati potranno avviare un’attività in proprio percependo, un’indennità pari al 50% dell’ammontare ordinario, con contribuzione figurativa del 50%, in sostituzione a quanto spetterebbe loro ordinariamente. Si potrà usufruire de beneficio erogato dall’Inps per 18 mesi.

Lo scopo di tale misura è di incentivare l’avvio di nuove imprese da parte di lavoratori, garantendo una fonte di reddito minima. Atri benefici sono: accesso a finanziamenti bancari garantiti dai fondi speciali antiusura, oltre che a un regime fiscale agevolato e a procedure amministrative semplificate in materia di sicurezza e di tutela ambientale e l’esonero dal versamento dei contributi obbligatori qualora nell’impresa siano assunti dipendenti con ammortizzatori sociali.

Mirko Zago

Camera di Commercio di Lucca stringe accordi con importanti poli tecnologici francesi

La Camera di Commercio di Lucca in collaborazione con i rappresentanti della Regione Toscana, hanno fatto visita nei giorni scorsi al Parco Scientifico di Sophia Antipolis, che si trova nell’entroterra di Antibes, in Francia, tra le città di Nizza e Cannes, una delle più importanti realtà europee attive sul tema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. La finalità è di stringere accordi importanti di partnership al fine di migliorare la gestione dei Poli Tecnologici e delle strutture d’incubazione con un confronto internazionale.

La delegazione in visita in Francia era composta dall’assessore regionale alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini, e al dirigente della Regione Albino Caporale, il segretario generale della Camera di Commercio di Lucca, Roberto Camisi, il direttore di Lucense, Enrico Fontana, il coordinatore del Polo Tecnologico Lucchese, Giovanni Polidori, e i funzionari di Lucca Innovazione e Tecnologia, Valeria Giusti e Nico Cerri (società dell’ente camerale lucchese). Per il futuro si prospettano anche attività di stage e organizzazioni di scambi tra studenti e ricercatori.

Mirko Zago

Artigianato Veneto cresce nel 2011 del 2,3%

Buone notizie per quanto riguarda la crescita dell’artigianato in Veneto sia per il 2010 (+1,8%), sia per le previsioni del 2011 che attestano una crescita del +2,3%. A confermarlo sono i dati presentati nel settimo rapporto ‘Le piccole imprese venete di produzione e i rapporti con l’estero’ della Confartigianato del Veneto, redatto in collaborazione con Aes.

Claudio Miotto, presidente Confartigianato Veneto, preferisce essere però cauto nell’esultare: “Il condizionale è però d’obbligo in quanto la crisi in atto nei piu’ importanti paesi del Nord Africa rischia seriamente di influenzare al ribasso queste stime proprio quest’anno in cui i territori a sud del Mediterraneo iniziavano ad essere partner commerciali di rilevo anche per le imprese artigiane venete. Poiche’ gran parte degli artigiani esportatori guardano all’Europa, resta comunque il dato molto positivo che vede per il 2011 ben il 14,7% di imprese in piu’ dell’anno scorso fare previsioni positive, per quanto riguarda l’export: si prevede un aumento di fatturati, di ordini, di produzione. E le imprese artigiane che esportano dovrebbero avere un andamento migliore di quelle che si rivolgono al solo mercato interno“.

Dove esportano le imprese artigiane venete? Il 53% verso l’Ue (a 15 Paesi), il 14,1% all’Ue allargata (27 Paesi), i Paesi europei extra comunitari influiscono per il 13,5%, proseguendo poi con l’America (8,1%) e il Medio Oriente- Asia (5,9%).

Mirko Zago

PMI marchigiane del settore edile alla fiera Big 5 in Arabia Saudita

La Camera di Commercio di Ancona in collaborazione con la Regione Marche, al fine di favorire la internazionalizzazione delle piccole e medie imprese locali, ha favorito la partecipazione di alcune aziende marchigiane alla Big 5. Si tratta di una delle più importanti fiere del settore edile nel medio oriente, che si tiene nella città di Jeddah.

Le imprese coinvolte sono nove: la DELTA srl di Montecassiano, la DIASEN srl di Sassoferrato, la FIBI di Osimo, la MUFLESYSTEM srl di Porto Recanati, la SCHNELL SPA di Montemaggiore al Metauro, la THERMOWATT spa di Arcevia, la FABER di Fabriano, la  RAGNI di Recanati, la TECNOGRUPPO di Rapagnano (FM). A partecipare alla delegazione istituzionale troviamo Rodolfo Giampieri Presidente della Camera di Commercio di Ancona e Alberto Drudi presidente di Unioncamere Marche.

L’Arabia Saudita rappresenta un mercato interessante sia per le ricchezze del sottosuolo, sia per altre caratteristiche contingenti, tra cui il 70% della popolazione sotto i 30 anni il che fa presagire che entro il 2013 la richiesta di case raggiungerà 1 milione di unità; sono inoltre in cantiere la costruzione di 6 nuove città con un investimento di 138 miliardi di dollari.

Mirko Zago

Compensazione delle somme scritte a ruolo per imposte erariali

Con la risoluzione n. 18/20011 ha stabilito le regole per la compensazione delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali. Si chiama Codice tributo “RUOL” per il versamento, ed è il codice che prevede il pagamento tramite modello “F24 Accise”, delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali e relativi accessori ai sensi dell’articolo 31 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.

L’articolo 1 del decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 10 febbraio 2011, pubblicato in G.U. n. 40 del 18 febbraio 2011, ha stabilito che il pagamento, anche parziale, delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali e relativi accessori, mediante l’esercizio in compensazione dei crediti relativi alle imposte medesime, è effettuato dai contribuenti attraverso il sistema del versamento unificato di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

I riferimenti del “Ruol” sono “Pagamento mediante compensazione delle somme iscritte a ruolo per imposte erariali e relativi accessori – Art. 31, c. 1, D.L. 31 maggio 2010, n. 78”. Maggiori informazioni sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Mirko Zago

Per il 34% dei neo-imprenditori aprire un’impresa è una necessità

I fondatori di una nuova azienda, chi si assume quindi il rischio imprenditoriale investendo proprie risorse economiche, sono spesso giovani tra i 31 e 40 anni, maschi e in possesso di diploma. Un’interessante indagine condotta dal Centro studi di Unioncamere su un campione di 5.200 imprese attive nate nel 2010 fa emergere un profilo curioso dei nuovi manager italiani. Nella metà dei casi questi giovani sono certi di poter contare sulle proprie capacità e sull’esperienza già acquisita per dare avvio ad una loro attività. Un terzo di loro però decide di aprire un’azienda per necessità, ovvero per la perdita di un precedente lavoro o per difficoltà a trovarne uno alle dipendenze (34% degli intervistati dichiara difficoltà o insoddisfazione nel precedente posto di lavoro).

Rimanendo sull’aspetto dell’età il 24,4% ha invece come fondatore un giovane meno che trentenne, il 23,4% una persona di 41-50 anni e solo il 9,7% dei neoimprenditori è un over 50. Poche sono le donne, nonostante una quota rilevante e in crescita le rappresenti (26,6%). La grande maggioranza dei neomprenditori ha un titolo di studio elevato: quasi il 45% è in possesso di un diploma di scuola superiore e oltre il 17% del titolo di laurea.

M.Z.

I lavori tipicamente maschili si tingono sempre più di rosa

Secondo un’indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza cresce il numero di donne che ricoprono ruoli lavorativi considerati tipicamente maschili come camionista (1.800 donne), elettricista (400 donne), tappezziere (1.100 donne), fabbro (2.300), meccanico (700 donne), idraulico (140 donne), falegname e calzolaio (entrambi 300 donne). Ogni 18 nuovi elettricisti uno è donna, per quanti riguardo gli autotrasportatori uno ogni 13 è donna, mentre ancora più elevata è l’incidenza per il mestiere del tappezziere con un caso ogni 5.

Si tratta spesso di lavori tipici del territorio brianzolo, è stato così deciso di dare avvio al bando “Mi lauri in butega. Intervento promozionale a sostegno dei mestieri tradizionali“, promosso dalla Camera di Commercio e dalla Provincia. Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza ha dichiarato: “Abbiamo promosso questa iniziativa perché ben rappresenta il percorso storico e imprenditoriale delle imprese della Brianza, che sono nate in ‘butega’, nella fabbrichetta vicino a casa e poi si sono consolidate, ingrandite, fino a diventare grandi aziende ‘glocali’. In questo momento storico complesso, riteniamo fondamentale sostenere la ripresa anche attraverso la valorizzazione di quel saper pensare unito al saper fare, tipico dei mestieri tradizionali. Del resto, le piccolissime imprese rappresentano un valore economico per il territorio per la ricchezza e l’occupazione che generano ma anche perché contribuiscono alla tenuta e alla coesione del tessuto sociale“.

M. Z.

Il presidente di Confcommercio interviene sui temi della crescita economica

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione del convegno ‘Imprese lombarde per l’Italia proposte per il rilancio‘ alla presenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dei ministri Paolo Romani, Michela Brambilla, Ferruccio Fazio,Mariastella Gemini e Ignazio La Russa, tenutosi nei giorni scorsi a Milano, ha espresso contrarietà all’ipotesi di diminuzione dell’Irpef e innalzamento dell’Iva, ribadendo l’importanza di snellire la burocrazia e incentivare le giovani imprese: “Ho accolto volentieri l’invito raccolto dal governo a Rete Impresa Italia Lombardia per un confronto con il preside del consiglio e i ministri perchè per noi il problema resta sempre quello: accelerare e irrobustire la crescita. Noi ribadiremo le proposte che in questi ultimi tempi avevamo indicato che prevedono una riforma fiscale, un federalismo fiscale efficiente e solidale per arrivare a raggiungere due obiettivi importantissimi per il mondo che rappresentiamo cioè la semplificazione e la riduzione della pressione fiscale e dare occupazione ai giovani“.

Il presidente ha ricordato come l’Italia abbia necessità di crescere più dell’1% stimato, attraverso un risanamento della finanza pubblica, alleggerendo il debito pubblico e riformando il sistema fiscale e riducendo la pressione fiscale. Doveri difficili da portare a termine ma che vanno necessariamente affrontati.

Sangalli ha ribadito contrarietà anche circa nuove tasse proposte dal recente decreto in materia di federalismo municipale, tra cui l’ampia facoltà riconosciuta ai Comuni di procedere all’attivazione della tassa di soggiorno e ancora l’impatto dell’Imu sugli immobili commerciali e produttivi. “Serve più cooperazione tra impresa e lavoro; più cooperazione tra pubblico e privato. Per far crescere l’innovazione e premiare il merito. Anche attraverso l’innovazione dei modelli contrattuali, opportunamente sostenuta da premi di produttività detassati. Bisogna, in particolare, puntare sul rilancio dell’occupazione giovanile sostenendo le imprese più attente ad investire nei giovani e che diano certezza di lavoro“- proseguendo – “ci siamo impegnati – come Rete Impresa Italia Lombardia, le altre associazioni e in collaborazione con i sindacati – a realizzare un Patto per l’occupazione giovanile sfruttando l’avvenimento straordinario come l’Esposizione Universale che, nel nostro Paese, non si verificava da oltre un secolo. Ilpatto prevede un Tavolo tecnico di lavoro che opererà per linee tematiche: leve contrattuali, incentivi fiscali e formazione. Riconosciamo al Governo di aver praticato una politica di bilancio doverosamente attenta all’andamento dei conti pubblici e siamo consapevoli della necessità di perseverare nell’esercizio della disciplina di bilancio. Chiediamo, però, ora uno sforzo straordinario per l’avanzamento del progetto riformatore di questa legislatura. Chiediamo di investire in riforme, di investire sui giovani dando loro certezza di occupazione. Quando cresce l’occupazione giovanile cresce infatti anche il Paese: nel senso piu ampio di questo termine. Chiediamo di investire ogni risorsa compatibile ed utile. Di fare tutti insieme sistema per tornare a crescere“.

Mirko Zago