Pensione di vecchiaia a 67 anni: quando non bastano solo i 20 anni di contributi

Attualmente il requisito anagrafico minimo per l’accesso alla pensione di vecchiaia è posizionato a 67 anni di età, con annessa maturazione di almeno 20 anni di contribuzione, requisiti validi sia per i dipendenti del settore pubblico sia per quello privato, oltre che per i lavoratori autonomi.

Nel calcolo dei 20 anni di contributi maturati, si sommano tutti i periodi contributivi accreditati o versati dal lavoratore a qualsiasi titolo. Dai contributi da lavoro a quelli da riscatto, e passando per i contributi figurativi e per quelli volontari. Sebbene, è da precisare che nel caso in cui non venga rispettato il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia balza a 71 anni, ma con un requisito contributivo che è più basso (di soli 5 anni di contributi effettivi, ossia, al netto di eventuali contributi figurativi.

Non sempre i 20 anni di contributi bastano per garantire l’accesso alla pensione di vecchiaia.

I 20 anni di contributi di solito bastano per accedere alla pensione di vecchiaia, sebbene, va precisato che per chi ha iniziato a versare i propri contributi a partire dal 1°gennaio 1996 è necessario soddisfare un altro requisito per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Ovvero, dovrà essere rispettato un requisito economico, infatti, sarà necessario che l’importo della prima rata di pensione non risulti inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale che per l’anno in corso 2020 ammonta ad euro 459,83.

Ad ogni modo, qualora il lavoratore risulta essere in possesso dei requisiti, per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario presentare domanda all’INPS. Quest’ultima potrà essere presentata mediante il sito dell’Inps, previo accesso mediante le proprie credenziali o Spid. In alternativa, ci si potrà rivolgere a Enti di patronato autorizzati dall’INPS che supporteranno i cittadini, per la compilazione della domanda. All’accoglimento della domanda.

Pensioni: INARCASSA pronta al ricalcolo dopo la sentenza del TAR

Per effetto di una sentenza del TAR Lazio, ci sono buone notizie per gli architetti e per gli ingegneri che sono iscritti ad Inarcassa, la Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti.

Contributi Inarcassa, arriva la rivalutazione aggiuntiva per gli anni 2014 e 2015

Per gli anni 2014 e 2015, infatti, scatta per i contributi versati dagli iscritti ad Inarcassa una rivalutazione che passa dal tasso minimo dell’1,5% al tasso del 4,5%. Il beneficio, quindi, corrisponde in termini percentuali ad un tasso di rivalutazione aggiuntivo del 3% con ricadute positive non solo per la quota contributiva delle pensioni Inarcassa in essere, ma pure per le future prestazioni pensionistiche che saranno erogate a coloro che attualmente sono giovani architetti o ingegneri iscritti all’ente.

Ecco la posizione ufficiale di Inarcassa sulla sentenza del TAR Lazio

Sulla sentenza del TAR Lazio, Inarcassa con una nota ha posto l’accento sul fatto che con il pronunciamento da parte del Tribunale Amministrativo Regionale è stato comunque ribadito quello che è il principio di autodeterminazione delle Casse privatizzate. Con il tasso di capitalizzazione dei contributi versati che può essere innalzato, su delibera da parte del Comitato Nazionale dei Delegati, ma a patto che venga rispettato per il sistema previdenziale l’equilibrio di lungo periodo. L’Assemblea di Inarcassa aveva deciso per la rivalutazione nell’ottobre del 2014 ottenendo però il diniego da parte degli Organi vigilanti. Un diniego che però il TAR Lazio ha giudicato illegittimo.

Ricalcolo dei trattamenti Inarcassa, ecco tutti i benefici per gli iscritti e per i relativi superstiti

Nel momento in cui la sentenza del TAR Lazio sarà definitiva, Inarcassa procederà al ricalcolo dei trattamenti già liquidati a partire dal mese di gennaio del 2015 e con decorrenza l’1 febbraio del 2015. E questo a favore non solo degli iscritti, ma anche dei relativi superstiti a fronte di una rivalutazione che, inoltre, andrà ad interessare anche eventuali quote di supplemento liquidate sempre a partire dal 2015.

Pensione di vecchiaia contributiva con soli 5 anni di contributi

Nel 2021 si potrà accedere alla pensione di vecchiaia con: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per la generalità dei lavoratori. Sebbene, ci sono differenti casistiche che permettono, ai lavoratori in possesso dei requisiti previsti dall’Inps, di poter accedere prima alla pensione in termine di età o di contributi versati. Infatti è addirittura possibile pensionarsi con soli 5 anni di contributi. Stiamo parlando della «pensione di vecchiaia contributiva». Tale pensione, posticipa l’età pensionabile a 71 anni d’età (non è accessibile a 67 anni d’età), ma permette l’accesso alla pensione soltanto con 5 anni contributivi.

Pensione con 5 anni di contributi

Per ottenere questa pensione, però, è necessario essere assoggettati al calcolo integralmente contributivo della prestazione. Quindi, hanno diritto alla pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi, tutti i lavoratori la cui prestazione deve essere calcolata col sistema interamente contributivo. In altre parole, potranno accedere alla pensione di vecchiaia con 5 anni di contributo, i lavoratori che: non possiedono contributi versati prima del 1° gennaio 1996; che possiedono contributi soltanto nella gestione separata o hanno optato per il computo della contribuzione in questa gestione e che hanno optato per il sistema di calcolo contributivo.

In altre parole, per ottenere questa pensione, il lavoratore dovrà essere assoggettato al calcolo integralmente contributivo della prestazione, ossia essere in possesso di “contributivi puri” (ovvero, di 5 anni di contributi effettivamente versati, in quanto non valgono gli accrediti figurativi). Inoltre, questa tipologia di trattamento pensionistico può essere liquidata solo agli iscritti Inps, non agli iscritti presso le casse professionali.

Le altre tipologie di pensione con 5 anni di contributi, sono per l’appunto quella contributiva erogate da determinate casse professionali (come a titolo d’esempio, la Cassa Forense, la Cassa dei dottori commercialisti, l’ente di previdenza degli psicologi e la generalità delle nuove casse private) anche per altre tipologie di pensioni. Altre tipologie di pensioni con 5 anni di contributo, è la pensione d’inabilità al lavoro.

Assegno ordinario di invalidità

Essa spetta se l’interessato, con inabilità riconosciuta permanente ed assoluta a qualsiasi attività lavorativa, possiede almeno 5 anni di contributi, di cui 3 accreditati nell’ultimo quinquennio. La pensione con 5 anni di contributi spetta anche a chi percepisce l’assegno ordinario d’invalidità: l’assegno, nel dettaglio, spetta se l’interessato, con invalidità al lavoro riconosciuta in misura superiore ai 2/3, possiede almeno 5 anni di contributi, di cui 3 accreditati nell’ultimo quinquennio.

Pensione Quota 41 per i lavoratori precoci

Il primo marzo 2021 si è aperta la finestra per la presentazione delle domande di quota 41, la pensione per i lavoratori definiti “precoci“. Di seguito tutti i dettagli su come funziona e chi può utilizzarla.

Quota 41: cos’è la pensione dei lavoratori precoci?

Secondo quando reso noto dall’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) è possibile sfruttare la quota 41, ai fini di agevolare il pensionamento di alcune categorie. La pensione per i lavoratori “precoci”, chiamata quota 41. Si tratta di una prestazione economica erogata, su domanda, ai lavoratori che possono far valere 12 mesi di retribuzione effettiva antecedente al diciannovesimo anno di età. Ecco perché appunto “precoci”. Inoltre, queste categorie perfezionano entro il 31 dicembre 2026, la quota di 41 anni di contributi. La domanda può essere presentata dai lavoratori autonomi, se in possesso di tutti i requisiti. La pensione anticipata, inoltre, non è cumulabile con redditi di lavoro subordinato o autonomo prodotti sia all’estero che in Italia, per il periodo di anticipo rispetto ai requisiti vigenti per la generalità dei lavoratori.

Quota 41: chi può presentare la domanda?

Possono presentare la domanda i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale obbligatoria, che oltre ad avere i requisiti sopra detti, cioè 41 anni di servizio, di cui 12 mensilità prima del diciannovesimo anno di età, devono trovarsi in una delle seguenti condizioni:

  • invalidità superiore o pari al 74% accertata dalle commissioni che si occupano di riconoscimento di invalidità civile;
  • disoccupazione a seguito dalla cessazione di lavoro per causa licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose o pesanti;
  • assistono un parente o il coniuge con grave handicap da almeno sei mesi, rispetto al momento di presentazione della domanda;
  • fanno parte di una delle seguenti categorie e che hanno svolto attività gravose da almeno sette dei dieci anni di attività lavorativa. Ma anche per almeno sei anni degli ultimi sette.

Quota 41: le categorie considerate

L’agevolazione non solo facilità l’accesso al trattamento pensionistico, ma favorisce chi ha svolto lavori di particolare pesantezza. Infatti, rientrano nell’agevolazione tutti i lavoratori che hanno operato nelle seguenti categorie:

  1. conciatori di pelle e pellicce;
  2. conduttori di mezzi pesanti e camion;
  3. gruisti o conduttori di mezzi per la perforazione nelle costruzioni;
  4. operai dell’edilizia, industria estrattiva e manutenzione degli edifici;
  5. insegnanti delle scuole di infanzia ed asili;
  6. addetti all’assistenza di persone NON autosufficienti;
  7. infermieri ed ostetriche operanti in turni in strutture pubbliche;
  8. addetti agli spostamenti di merci e facchini;
  9. addetti non qualificati operanti nel settore delle pulizie;
  10. marinai imbarcati o personale viaggiante nei trasporti marini ed in acque interne;
  11. operatori ecologici, raccolta di rifiuti e similari;
  12. operatori del settore siderurgico:
  13. pescatori della pesca costiera in acque interne, in alto mari, dipendenti o soci di cooperativa;
  14. addetti dell’agricoltura, pesca e zootecnica.

Quando decorre la pensione?

Ecco come funziona la decorrenza della pensione. I lavoratori che hanno maturato i requisiti dal 1 gennaio 2019 sono andati in pensione decorsi tre mesi dalla maturazione degli stessi. Mentre per i lavoratori che hanno accumulato (sempre entro la stessa data) i requisiti, anche accumulando i periodi assicurativi conseguono il diritto, dal primo giorno del mese successivo all’apertura della relativa finestra. Attenzione che il beneficio non è cumulabile con altra maggiorazioni derivanti dallo svolgimento della medesima attività lavorativa. È cumulabile invece con le maggiorazioni cd. di status di cui all’articolo 80, comma 3, legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Come si presenta la domanda alla quota 41?

Per accedere al beneficio occorre presentare la domanda entro giorno 1 marzo di ogni anno. Ma solo in caso di esito positivo, dopo i relativi controlli da parte delle autorità competenti, si può presentare la domanda di pre-pensionamento. Eventuali domande di riconoscimento del beneficio presentate dopo al 1° marzo di ciascun anno, comunque non oltre il 30 novembre, sono prese in considerazione soltanto in caso residuino le risorse finanziarie. La domanda può essere presentata online sul sito dell’INPS, nella sezione dedicato. Oppure tramite il Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile. Ma anche attraverso enti di patronato, caf ed intermediari dell’istituto nazionale di previdenza sociale.

Computo Gestione Separata: quali requisiti per esercitarlo e quali benefici?

Il computo nella Gestione Separata è una possibilità concessa dalla legge (Art.3 del Dm 282/1996) ai lavoratori ad essa iscritti, di cui ci si può avvalere a domanda al momento della presentazione della richiesta di pensione. L’utilizzo di tale strumento consente di mettere insieme (in modo gratuito) tutti i contributi distribuiti nelle altre gestioni di previdenza pubblica obbligatoria, con l’obiettivo di ottenere una prestazione pensionistica unica.

Rientrano tra i suddetti contributi alla gestione separata che si possono computare, quelli presso l’assicurazione generale dei lavoratori dipendenti, presenti nel fondo pensione lavoratori dipendenti, nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, nelle gestioni ex inpdap, ex enpals e negli altri fondi sostitutivi dell’AGO. Sono esclusi dal computo, i periodi contribuitivi degli iscritti alle casse dei liberi professionisti e i contributi versati nel Fondo Clero.

I requisti per il computo Gestione Separata

Innanzitutto, per avvalersi della facoltà di esercitare il computo nella Gestione Separata consentito dalla legge, il lavoratore richiedente dovrà avere versato almeno un contributo mensile presso di essa. Altro requisito riguarda il possesso per un minimo di 15 anni di contributi, di cui 5 nel sistema contributivo, ovvero a partire dalla sua entrata in vigore (1° gennaio 1996). Al contempo, avere meno di 18 anni di contributi versati/accreditati al 31 dicembre 1995.

Computo Gestione Separata: i benefici

Il computo nella Gestione Separata può costituire un vantaggio per i lavoratori che vogliono conseguire una delle pensioni agevolate a cui possono accedere solo quelli soggetti al calcolo interamente contributivo della pensione. E’ un beneficio anche per coloro che auspicano il riscatto agevolato della laurea, relativo solo ai periodi soggetti al calcolo con il sistema contributivo.

Con il computo presso la Gestione Separata è possibile accedere a diversi trattamenti pensionistici, non solo a quelli agevolati come la pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi e la pensione anticipata a 64 anni. Fermo restando il possesso dei requisiti necessari maturati per avvalersi dell’esercizio del computo dopo il 31 dicembre 2011, si possono ottenere con certezza la pensione anticipata ordinaria e contributiva; la pensione di vecchiaia ordinaria e contributiva, la pensione d’inabilità, la pensione indiretta ai superstiti, la pensione supplementare, l’assegno ordinario di invalidità.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi

La pensione anticipata contributiva che permette l’accesso al compimento dei 64 anni per chi ha maturato almeno 20 anni di contributi, risulta essere una misura riservata esclusivamente a chi non ha versato contributi prima del 1996 o a chi può esercitare il computo nella Gestione Separata.

Pensione anticipata contributiva

La pensione anticipata a 64 anni è un’opzione che non tutti i lavoratori potranno scegliere, in quanto per poter uscire dal mondo del lavoro prima del raggiungimento dei 67 anni è necessario anzitutto aver già raggiunto un requisito contributivo di 20 anni e non aver accrediti contributivi al 31 dicembre 1995 o poter esercitare il computo nella Gestione Separata.

Per poter presentare domanda per il pensionamento a 64 anni invece che a 67 serve un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. L’importo dell’assegno pensionistico ne risulterà ridimensionato, esso, non dovrà risultare in ogni caso inferiore a 2,8 volte quello dell’importo mensile dell’assegno sociale.

In altre parole, possiamo dire che possono accedere alla pensione anticipata a 64 anni quei lavoratori (sia donne che uomini) che non hanno una contribuzione accreditata alla data del 31 dicembre 1995, che hanno un’età anagrafica di 64 anni. Il requisito dell’età anagrafica, non subirà variazioni almeno sino al prossimo 31 dicembre 2022, dopodiché è previsto l’adeguamento all’aspettativa di vita.

Infine, si precisa che i 20 anni di contributi dovranno essere conteggiati, con l’esclusione dei contributi figurativi. Per contributi figurativi, s’intende quelli accreditati, senza onere a carico del lavoratore, per periodi in cui l’interessato è costretto a interrompere l’attività lavorativa per diversi motivi (a titolo d’esempio periodi di gravidanza, malattia, disoccupazione).

In ogni caso la misura è destinata ad una platea abbastanza ristretta di lavoratori, in quanto, oltre al requisito anagrafico e a quello contributivo richiede anche che l’importo dell’assegno sia pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS, che per il 2021 è pari a 460,28, che moltiplicato per 2,8 dà come risultato 1.288,78.

Da quanto sull’importo dell’assegno, si deduce che la pensione anticipata contributiva è destinata a chi ha avuto carriere brevi ma con retribuzioni molto alte, visto che con 20 anni di contributi non è facilissimo ottenere l’importo minimo richiesto per l’accesso.

Contributi volontari 2021: la guida al versamento e alle deduzioni

I lavoratori possono versare contributi Inps a proprio carico, per incrementare l’importo della pensione. Un’opportunità valida sia per dipendenti sia per collaboratori, oltre che per artigiani, commercianti, professionisti in Gestione Separata, ovvero i lavoratori autonomi. Inoltre, è possibile incrementare i contribuiti Inps a proprio carico anche per i titolari di assegni di invalidità. La normativa dell’istituto di previdenza dell’Inps prevede che possono essere coperti con la contribuzione volontaria i periodi di inattività lavorativa.

In altre parole, i lavoratori possono versare contributi Inps a proprio carico, per i periodi a titolo d’esempio come: l’aspettativa non retribuita o contratto part-time o in occasione di congedi per formazione, permessi per allattamento.

Il versamento dei contributi volontari prevede che sussistano uno dei seguenti requisiti:

  • almeno 5 anni di contributi;
  • almeno 3 anni di contribuzione nei 5 che precedono la presentazione della domanda.

L’autorizzazione al versamento sarà concessa dal primo sabato successivo alla data di presentazione della domanda per i lavoratori dipendenti, dal primo giorno del mese in cui è stata presentata la domanda nel caso di autonomi.

Le regole per il calcolo dell’onere contributivo sono diverse a seconda del soggetto assicurato: per i coltivatori diretti l’importo è settimanale calcolato sulla base della media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro, per i dipendenti l’importo dovuto è settimanale e si calcola sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria, mentre per gli autonomi (artigiani e commercianti) è mensile e determinato sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini Irpf nei 36 mesi di contribuzione precedenti la domanda.

Versamenti volontari nella Gestione separata

L’importo del contributo volontario dovuto alla Gestione separata deve essere determinato in base alle disposizioni di cui all’articolo 7 del D.lgs n. 184/1997, ossia applicando all’importo medio dei compensi percepiti nell’anno di contribuzione precedente alla data della domanda l’aliquota IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) di finanziamento della Gestione.

Ai fini della determinazione del contributo volontario deve essere presa in considerazione esclusivamente l’aliquota IVS vigente per i soggetti privi di altra tutela previdenziale e non titolari di pensione pari, per l’anno 2021, al 25% per i professionisti e al 33% per i collaboratori e le figure assimilate.

Come presentare domanda per pagare i contributi volontari

I lavoratori presentano domanda di prosecuzione volontaria direttamente sul portale del sito dell’Inps tramite apposito servizio telematico accessibili tramite Pin. Nella domanda dovrà essere indicato anche la gestione assicurativa di destinazione dei versamenti volontari (a titolo d’esempio: Commercianti, Telefonici, Ferrovieri, CD/MC, Autoferrotramv, Gestione separata parasubordinati, ex INPDAI FPLD, Evidenza contabile separata, Fondo speciale, Artigiani, Elettrici).

All’accoglimento della domanda da parte dell’Inps, il lavoratore dovrà versare i contributi entro precise scadenze, per i pagamenti potrà anche utilizzare il Portale dei Pagamenti INPS (Versamenti Volontari). In alternativa, i contributi volontari possono essere versati:

  • utilizzando il bollettino MAV (Pagamento mediante avviso), che può essere pagato in una qualsiasi banca senza commissioni aggiuntive. Il bollettino Mav può essere richiesto, stampato e modificato, collegandosi al sito Internet www. inps.it, Portale Pagamenti – Versamenti Volontari
  • online sul sito Internet www.inps.it, utilizzando la carta di credito.
  • telefonando al numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico, utilizzando la carta di credito.

Si precisa che, nel caso in cui i contributi volontari vengano in ritardo  l’Inps provvederà a restituire la somma versata senza interessi e non accredita i contributi.  Tuttavia il lavoratore può sempre chiedere che l’importo pagato venga usato per coprire il trimestre successivo.

Sebbene, eccezionalmente e in considerazione dell’emergenza epidemiologica in atto, in caso di pagamento tardivo – rispetto ai termini decadenziali – della contribuzione volontaria dovuta a copertura del periodo dal 31 gennaio 2020 al 31 dicembre 2020, le Strutture territoriali dovranno provvedere a validare il relativo versamento, purché effettuato entro i due mesi successivi alla scadenza naturale e, comunque, entro il 28 febbraio 2021.

Sono ricompresi nella proroga in analisi i contributi volontari riferiti:

– al 31 gennaio dell’anno 2020 (solo 1 giorno- con riferimento alle gestioni la cui contribuzione è espressa in giorni);

– ai mesi di febbraio e marzo dell’anno 2020;

– al secondo e al terzo trimestre dell’anno 2020.

Infine, si precisa che per chi effettua i versamenti volontari può fruire delle deduzione fiscali nel modello 730. Nel Rigo – “Contributi previdenziali e assistenziali” va indicato l’importo dei contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e volontari versati.

Pensione di vecchiaia a 67 e 71 anni: tutto quello che c’è da sapere

Anno dopo anno, per la maturazione dei requisiti di accesso alla pensione INPS di vecchiaia, il requisito anagrafico richiesto tenderà inesorabilmente a crescere in ragione di quello che è lo scenario demografico per la popolazione italiana. In altre parole, più tenderà ad allungarsi l’aspettativa media di vita, più alto tenderà ad essere il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia.

Basti pensare che per l’attuale pensione di vecchiaia a 67 anni già nel 2030, in base agli scenari demografici stimati dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), si passerà ad un requisito anagrafico minimo di 68 anni. E lo stesso dicasi per il pensionamento di vecchiaia a 71 anni che si stima salirà a 72 anni sempre nell’anno 2030.

Pensione di vecchiaia a 67 anni: ecco come, quando e per chi

In particolare, attualmente il requisito anagrafico minimo per l’accesso alla pensione di vecchiaia, come sopra accennato, è posizionato a 67 anni di età. Ma a patto che si rientri nel sistema misto, e che siano stati maturati almeno 20 anni di contribuzione. Si tratta di requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni non solo per i dipendenti del settore pubblico e di quello privato, ma anche per i lavoratori autonomi.

E questo perché, per arrivare ad almeno 20 anni di contributi maturati, si sommano tutti i periodi contributivi accreditati o versati al lavoratore a qualsiasi titolo. Dai contributi da lavoro a quelli da riscatto, e passando per i contributi figurativi e per quelli volontari.

Requisito anagrafico pensione di vecchiaia più basso in caso di mansioni gravose

Il requisito anagrafico per il 2021 è però leggermente più basso, da 67 anni a 66 anni e 7 mesi, per tutti quei lavoratori che rientrano tra le cosiddette mansioni gravose o usuranti. Ma a patto che il lavoro usurante sia stato svolto per almeno metà della vita lavorativa, oppure per almeno 7 anni, includendo pure l’anno di maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, negli ultimi 10 anni di vita lavorativa.

Come rientrare nel sistema contributivo misto per la pensione a 67 anni di età

Per rientrare nel sistema misto occorre aver maturato contribuzione ai fini previdenziali alla data del 31 dicembre del 1995. Per chi invece ha contributi versati solo a partire o comunque dopo l’1 gennaio del 1996, andare in pensione con i requisiti di vecchiaia sarà possibile sempre con almeno 20 anni di contributi, includendo pure eventuali contributi figurativi, ma c’è un altro limite aggiuntivo da rispettare. Ed è quello per cui l’importo della pensione dovrà superare di 1,5 volte l’importo riconosciuto dall’INPS per l’assegno sociale.

Pensione INPS di vecchiaia a 71 anni: ecco come, quando ed il requisito contributivo

Se questo requisito non viene rispettato il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia balza a 71 anni, ma con un requisito contributivo che è più basso. In tal caso, infatti, basteranno solo 5 anni di contribuzione, ma questa deve essere in ogni caso effettiva. E quindi al netto di eventuali contributi figurativi.

Bonus commercianti 2021: come funziona la pensione con l’IND COM?

Ai fini dell’accompagnamento verso la maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia, i commercianti possono accedere, nel rispetto dei requisiti previsti, alla cosiddetta IND COM che non è altro che un bonus. L’importo dell’indennità, che è attualmente pari a 516 euro mensili, viene riconosciuto presentando domanda ai legittimi beneficiari grazie alle risorse del Fondo degli interventi per la razionalizzazione della rete commerciale.

Quali sono i requisiti di accesso al bonus commercianti 2021

Pur tuttavia, non tutti i commercianti che hanno cessato l’attività possono essere accompagnati verso la pensione di vecchiaia con il bonus da 516 euro mensili per 13 mensilità. E questo perché ci sono da rispettare dei requisiti legati all’età anagrafica, all’iscrizione all’apposita gestione INPS, ed anche al tipo di attività commerciale svolta.

Nel dettaglio, possono accedere all’IND COM i commercianti che hanno cessato l’attività e che hanno almeno 62 anni se sono uomini, e 57 anni se sono donne. In più, occorre aver maturato, anche non in via continuativa, almeno cinque anni di iscrizione alla Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS).

L’accesso all’indennità, inoltre, è subordinato alla cessazione dell’attività commerciale nei tre anni precedenti al pensionamento. E questo perché il bonus commercianti non è un vitalizio, ma un bonus che è erogabile ai legittimi beneficiari per un massimo di tre anni.

Con quale tipo di attività commerciale si può accedere all’IND COM?

L’IND COM, rispettati i requisiti sopra indicati, si può chiedere e si può ottenere, presentando la domanda all’INPS, se l’attività cessata è stata di tipo commerciale al minuto in sede fissa oppure su aree pubbliche anche in forma itinerante. E lo stesso vale per gli agenti di commercio e per i commercianti che hanno cessato l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.

Sono invece esclusi dall’IND COM tutti i commercianti che hanno cessato delle attività caratterizzate da forme speciali di vendita. Per esempio, il commercio elettronico ma anche la vendita o la somministrazione di alimenti e di bevande in luoghi non aperti al pubblico. Così come sono esclusi dal bonus commercianti 2021 gli esercenti attività all’ingrosso.

Pensione Gestione Separata INPS: misure, requisiti e particolarità | La Guida

Per i lavoratori autonomi per i quali non vi è obbligo all’iscrizione alla propria Cassa Professionale è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. L’Iscrizione è obbligatoria per tutti coloro che esercitano il lavoro autonomo come professione abituale. Per chi esercita lavoro occasionale, invece, l’iscrizione è obbligatoria solo qualora si superi la soglia reddituale dei 5mila euro annui.

Pensione Gestione Separata

Anche per gli iscritti alla Gestione Separata è prevista l’erogazione delle prestazioni che sono riconosciute generalmente agli iscritti ad altre forme previdenziali e nello specifico si ha diritto a:

  • pensione di vecchiaia
  • pensione anticipata
  • assegno ordinario di invalidità
  • pensione di inabilità
  • pensione di reversibilità
  • pensione indiretta
  • pensione supplementare
  • supplemento di pensione.

La circolare INPS numero 35 del 2012 sancisce che i requisiti di accesso ai trattamenti previdenziali per gli iscritti alla Gestione Separata sono i medesimi previsti per la generalità dei lavoratori autonomi. Ma per questa Gestione vi è una particolarità: essendo nata solo dopo il 1995 i trattamenti previdenziali sono quelli previsti per i contributivi puri e, quindi, con l’esclusione della possibilità di accedere all’integrazione al trattamento minimo.

Vediamo, quindi, i requisiti per accedere alle diverse misure previdenziali per gli iscritti alla Gestione Separata:

  • per la pensione di vecchiaia sono necessari 67 anni di età unitamente a 20 anni di contributi e che l’importo della pensione spettante sia pari a 1,5 volte l’assegno sociale INPS.
  • Per la pensione anticipata sono necessari 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
  • Fino al 31 dicembre 2021, gli iscritti alla Gestione Separata possono accedere alla pensione con la quota 100 al raggiungimento dei 62 anni con almeno 38 anni di contributi versati.

Gli iscritti alla gestione, inoltre, possono accedere anche alle cosiddette pensioni contributive pure:

  • per quella di vecchiaia sono necessari almeno 71 anni di età con almento 5 anni di contributi effettivi (esclusi, quindi, i contributi figurativi)
  • per quella anticipata sono necessari almeno 64 anni unitamente ad almeno 20 anni di contirbuti e che l’importo dell’assegno previdenziale sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Ma cosa succede se l’iscritto alla Gestione Separata ha contribuzione versata prima del 1 gennaio 1996?

Essendo una Gestione nata solo a partire dal 1996 è possibile che gli iscritti siano in possesso di contribuzione versata ad altri fondi previdenziali al 31 dicembre 1995. In questo caso può essere utilizzato il cumulo gratuito dei contributi o la totalizzazione nazionale per utilizzare i contributi presenti in Gestione Separata e presso altri fondi e ottenere, quindi, il diritto ad un’unica pensione.

Computo nella Gestione Separata

Per poter beneficiare della pensione alle condizioni previste dalla Gestione Separata, in ogni caso, chi ha contributi versati presso casse previdenziali diverse può avvalersi del computo nella Gestione Separata per il quale, però, è necessario essere in possesso di precisi requisiti quali:

  • possedere contributi prima del 1 gennaio 1996 ma aver versato, al 31 dicembre 1995, meno di 18 anni di contributi
  • possedere almeno 15 anni di contributi totali
  • aver versato almeno 5 anni di contributi a partire dal 1996

Il computo è una opzione gratuita che consente di utilizzare nella Gestione Separata anche periodi di contributi derivanti da lavoro dipendente sia pubblico che privato.