Aumento pensioni a marzo, ecco per chi

Buone notizie per i pensionati, a marzo riceveranno un nuovo aumento, con tanto di arretrati, ecco a cosa sono dovuti gli aumenti di pensione di marzo 2024.

Perché dal 1° marzo c’è l’aumento delle pensioni?

Dal 1° gennaio 2024 sono entrate in vigore le aliquote Irpef che consentono un risparmio di imposta fino a 260 euro, anzi una minore imposizione fiscale ridotta. I vantaggi sono previsti per chi ha redditi compresi tra 15.000 e 28.00 euro lordi.

Le nuove aliquote Irpef 2024, prevedono l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef sotto un’unica aliquota al 23%. Il primo scaglione quindi comprende redditi da 0 euro a 28.000. In passato il primo scaglione comprendeva i redditi da 0 a 15.000 euro, mentre il successivo scaglione aveva un aliquota al 25%.

Gli scaglioni successivi sono:

  • 35%, sui redditi tra 28.001 euro e 50 mila euro annui;
    43%, sui redditi oltre i 50 mila annui.

A quanto ammonta l’aumento delle pensioni a marzo?

L’aumento mensile massimo riservato a chi ha un reddito lordo di 28.000 euro è di 20 euro, per gli altri si tratta solo di qualche euro in più sulla pensione. Nel mese di marzo però sono versati anche gli arretrati, cioè gli importi maturati nei mesi di gennaio e febbraio e non ancora versati. Un esempio banale può aiutare, per un pensionato con un lordo mensile di 1.300 euro, l’aumento sarà di circa 2,60 euro al mese, moltiplicando per 3 sono circa 7,80 euro.

Chi ha un reddito compreso tra 28.000 euro e 50.000 euro, il risparmio si avrà solo sulla frazione di reddito compresa tra 15.000 e 28.000 euro. O meglio avrà un assegno pensionistico più elevato avendo in considerazione la riduzione dell’imposta.

Occorre però ricordare che molti Comuni stanno aumentando le addizionali Irpef, ne deriva che l’aumento delle pensioni dovuto alla riduzione delle aliquote Irpef per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro potrebbe essere annullato quasi del tutto.

I pagamenti delle pensioni Inps come al solito avvengono a partire dal 1° marzo, ma già ora è possibile entrare nel proprio cassetto previdenziale, sul sito Inps e visionare il cedolino del mese di marzo con i nuovo importi.

Per accedere al cassetto previdenziale occorre avere un’identità digitale con codice Spid, Cie o Cns.

Leggi anche: Addizionali comunali e regionali cosa sono e come si calcolano

 

Ape sociale 2024, confermata la proroga per tutto l’anno

Ape sociale 2024, introdotte alcune modifiche e sembra che il requisito dei 63 anni non basti più, tutti i dettagli della circola INPS

Ape sociale 2024, che cos’è?

Andare in pensione è sempre un passo importante che segna la fine della vita lavorativa di una persona. L’ape sociale è un’indennità di natura assistenziale a carico dello Stato erogata dall’Inps a soggetti in particolari condizioni. Fino ad oggi occorreva aver compiuto almeno 63 anni di età e che non essere già titolari di pensione diretta.

Inoltre l’indennità è corrisposta, a domanda, fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia o dei requisiti per la pensione anticipata. Si tratta di una misura sperimentale in vigore dal 1° maggio 2017, ma che a seguito di una serie di proroghe sarà prevista anche per tutto il 2024. Ma il Governo Meloni ha introdotto alcune modifiche rese poi note dalla circolare INPS.

Ape sociale 2024, la circolare INPS

La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto alcune modifiche alle disposizioni in materia di anticipo pensionistico, l’ape, che vengono illustrate nella circolare INPS 20 febbraio 2024, n. 35.

Le modifiche riguardano, in particolare:

  • la proroga al 31 dicembre 2024, in presenza del requisito anagrafico di 63 anni e 5 mesi. Le nuove disposizioni si applicano anche a coloro che, avendo maturato i requisiti per l’accesso al beneficio negli anni precedenti, non hanno presentato domanda di verifica, e ai soggetti decaduti dal beneficio che ripresentano domanda nel 2024;
  • il regime di incumulabilità con i redditi di lavoro: il titolare di APE Sociale, il cui accesso al beneficio è certificato nel 2024. Decade dall’indennità qualora svolga attività di lavoro dipendente o autonomo, o svolga lavoro autonomo occasionale con reddito superiore a 5.000 euro lordi annui. Le nuove disposizioni non si applicano a coloro che hanno ricevuto la certificazione per l’accesso al beneficio in anni precedenti;
  • i termini per il monitoraggio: la circolare illustra i termini per la presentazione della domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso all’APE Sociale;
  • il finanziamento della misura, che è incrementata a partire dal 2024 fino al 2028.

Come presentare la domanda

I modelli di domanda, da utilizzare per la verifica delle condizioni e per l’accesso al beneficio ai sensi della legge di Bilancio 2024, sono reperibili sul sito www.inps.it, nella sezione relativa ai servizi on line. Le domande presentate oltre i termini di scadenza e comunque entro il 30 novembre 2024, saranno prese in considerazione esclusivamente se, all’esito del monitoraggio delle domande presentate entro i termini.

I termini entro i quali l’Istituto deve comunicare ai richiedenti l’esito dell’istruttoria delle domande di verifica sono i seguenti:

–    30 giugno 2024per le domande di verifica delle condizioni presentate entro il 31 marzo 2024;

–    15 ottobre 2024,per le domande di verifica delle condizioni presentate entro il 15 luglio 2024;

–    31 dicembre 2024per le domande di verifica delle condizioni presentate oltre il 15 luglio 2024, ma entro il 30 novembre del medesimo anno.

 

Assegno sociale INPS, anche per chi non ha contributi

L’assegno sociale INPS è una prestazione economica che spetta alle persone che hanno difficoltà in economica, anche senza contributi.

Assegno sociale INPS, che cos’è e quando spetta

Quale pensione è prevista per chi non ha mai lavorato? Coloro che non hanno versato mai contributi, possono ottenere l’assegno sociale che è una prestazione assistenziale. Si tratta, più precisamente, di un trattamento riservato a chi versa in condizioni economiche di disagio dimostrate dai redditi dichiarati.

L’assegno sociale INPS è una prestazione economica, erogata a domanda, rivolta alle persone in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge. Secondo quanto indicato dall’INPS l’assegno è pari a 458,00 euro per 13 mensilità. Il limite di reddito è pari a 5.954,00 euro annui e 11.908,00 , se il soggetto è coniugato. Hanno diritto all’Assegno in misura intera:

  • i soggetti non coniugati che non possiedono alcun reddito;
  • i soggetti coniugati che hanno un reddito familiare inferiore al totale annuo dell’Assegno.

Hanno diritto all’Assegno in misura ridotta:

  • i soggetti non coniugati che hanno un reddito inferiore all’importo annuo dell’Assegno;
  • i soggetti coniugati che hanno un reddito familiare compreso tra l’ammontare annuo dell’Assegno e il doppio dell’importo annuo dell’Assegno.

Assegno sociale INPS, anche per chi non ha contributi

Per risultare a pieno diritto potenziali percettori dell’Assegno sociale, occorre innanzitutto aver compiuto i 65 anni e 7 mesi di età. Inoltre, occorre essere cittadini italiani o, in alternativa, risiedere in Italia da almeno 10 anni; in termini di reddito, invece, l’Assegno è dedicato a persone versanti in condizioni economiche disagiate.

Al compimento dei 70 anni ed a seguito di presentazione di una nuova domanda e di una nuova dichiarazione dei redditi, l’ammontare può aumentare di 190,26 Euro in più ogni mese. Si ricorda che l’Assegno non è soggetto alle trattenute IRPEF.

Come presentare la domanda?

La domanda deve essere presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato. Le istruzioni per la compilazione sono consultabili nel manuale scaricabile una volta eseguito l’accesso al servizio. In alternativa, si può fare la domanda tramite:

  • Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
  • enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Pensione di reversibilità, chi deve ricevere il rimborso?

Buone notizie per i pensionati che ricevono l’assegno di reversibilità, o pensione superstiti, del coniuge deceduto. Arriva il ricalcolo delle somme dovute e non ancora versate dall’Inps. Dopo la storica sentenza del 2022 che sancisce l’incostituzionalità dei tagli, cambia tutto.

Reversibilità, ai pensionati spettano maggiori somme

La legge 335 del 1995, comma 41 dell’articolo 1, riforma Dini, prevede un limite alla cumulabilità tra i propri redditi e i redditi derivanti dalla pensione di reversibilità o pensione superstiti. Il taglio prevede:

  • chi percepisce una pensione o reddito da lavoro superiore a 3 volte l’assegno minimo riceve il 75% della pensione del coniuge deceduto;
  • percipienti il quadruplo dell’assegno minimo ottiene il 60%;
  • chi percepisce fino a 5 volte l’assegno minimo, ottiene il 50% della pensione di reversibilità.

L’erede non ha diritto a ottenere le ulteriori somme che sono quindi perse.

Questo meccanismo è stato però ritenuto illegittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza 162 del 2022 in quanto viola il principio di ragionevolezza previsto dall’articolo 3 comma 2 della Costituzione.

Il divieto di taglio delle pensioni non è però assoluto, la Corte ha dichiarato l’illegittimità della norma nella parte in cui, in caso di cumulo tra pensione ai superstiti e redditi, «non prevede che la decurtazione effettiva della pensione non possa essere di misura superiore alla concorrenza dei redditi stessi».

Come sarà calcolata la pensione e gli arretrati?

Con la circolare 108 del 2023 l’Inps si adegua a tali principi e sottolinea che “l’Istituto procederà al riesame d’ufficio dei trattamenti pensionistici interessati, laddove l’importo delle trattenute abbia superato l’ammontare dei redditi aggiuntivi annuali di riferimento, riconoscendo il trattamento derivante dal cumulo dei redditi di cui al citato articolo 1, comma 41, con la pensione ai superstiti nel limite della concorrenza dei relativi redditi.

Sottolinea che ai pensionati saranno corrisposte le maggiori somme comprensive di arretrati, interessi legali e/o rivalutazione monetaria nei limiti della prescrizione quinquennale, da calcolarsi a ritroso dalla data di riliquidazione del trattamento, fermi restando gli effetti di eventuali atti interruttivi della prescrizione. Naturalmente per ogni anno si deve fare riferimento all’importo previsto per l’assegno sociale per l’anno stesso.

Leggi anche: Assegno sociale 2024, importi, requisiti e limiti

Assegno sociale 2024, importi, requisiti e limiti

L’assegno sociale è l’assegno pensionistico riservato a coloro che non hanno maturato sufficienti contributi per la pensione di vecchiaia, ma hanno raggiunto l’età di 67 anni. Come per gli altri importi pensionistici, anche in questo caso viene applicata la rivalutazione legata all’inflazione. Determinare il livello dell’assegno sociale 2024 è importante perché in base a questo si applicano anche i limiti per il pignoramento del conto corrente e dell’assegno pensionistico.

Chi può ottenere l’assegno sociale 2024

Per ottenere l’assegno sociale è necessario avere compiuto 67anni di età, è inoltre previsto che il richiedente abbia cittadinanza italiana, spetta inoltre a comunitari o extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Spetta anche agli stranieri o apolidi titolari dello status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria.

Affinché si possa ottenere la prestazione è necessario che si verifichino anche condizioni reddituali, cioè avere un reddito inferiore rispetto all’importo dell’Assegno sociale. Nel caso in cui si tratti di una persona coniugata, si può ottenere la prestazione nel caso in cui il reddito del coniuge non superi il doppio dell’assegno sociale.

A quanto ammonta l’assegno sociale 2024

L’Inps ha fissato l’importo mensile dell’assegno sociale con la circolare 1 del 2 gennaio 2024. L’importo mensile dell’assegno sociale erogato nel 2024 sale a 534,41 euro e la prestazione è riconosciuta per 13 mensilità.

Al compimento del settantesimo anno di età l’importo può salire a 735 euro.

Percepiscono l’assegno sociale in misura intera:

  • i soggetti non coniugati che non possiedono alcun reddito;
  • i soggetti coniugati che abbiano un reddito familiare inferiore all’ammontare annuo dell’assegno, quindi 6.947,33 euro nel 2024.

Nel caso in cui sia superato il limite visto si può percepire un importo ridotto, si tratta di una vera e propria integrazione al reddito.

Nel calcolo del limite non devono essere considerate:

  • le somme percepite a titolo di tfr o anticipo Tfr;
  • somme a cui viene applicata la tassazione separata ( vincite);
  • redditi percepiti per lavoro all’estero;
  • indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili e le indennità di comunicazione per i sordi.

La domanda per ottenere l‘assegno sociale 2024 deve essere inoltrata all’Inps telematicamente, naturalmente è possibile avvalersi della collaborazione di un intermediario.

Chi vuole procedere in autonomia deve avere un identità digitale, codice Spid, Cie o Cns.

Occorre ricordare che in caso di ricovero l’assegno sociale viene ridotto:

In caso di ricovero infatti l’assegno viene ridotto:

  • del 50% se la retta è a totale carico dello Stato;
  • del 25% se la retta è pagata dall’interessato o dai familiari ed è di un importo inferiore alla metà dell’assegno sociale;
  • nessuna diminuzione se la retta comporta una spesa superiore al 50% dell’assegno.

Leggi anche: Pignoramento pensione, limiti 2023 aggiornati

Paradisi per pensionati, ecco quali sono quelli più scelti

Paradisi per pensionati non sono altro che città, paesi e luoghi dove si può vivere bene con la pensione italiana, alcuni suggerimenti.

Paradisi per pensionati, l’Italia è troppo cara

Quando si va in pensione ci si aspetta di poter vivere gli anni restanti in serenità. Ma a volte non è proprio facile che questo avvenga, visto che la pensione spesso rimane la stessa, mentre il livello dei prezzi aumenta (inflazione). Per non pensare alla sanità. Sembra che in media, nell’ultimo anno, gli over 65 hanno speso per curarsi 455 euro, una cifra non lontana dall’importo di una mensilità di pensione minima (500 euro circa). Ma anche fare la spesa e pagare le bollette può essere difficile.

Sono pertanto sempre più i pensionati italiani che cercano di trascorrere altrove il meritato riposo. Luoghi europei, ma non solo che attraggono chi con una pensione qui vive “stretto”, mentre altrove potrebbe vivere bene o per lo meno riuscire a garantirsi la tanto desiderata serenità. E spesso sono esperienze già fatte da amici e parenti ad avviare una rete di relazioni che facilitano il trasferimento verso un nuovo luogo e una nuova avventura.

Paradisi per pensionati, alcuni suggerimenti

Fino a poco tempo fa, una delle nazioni più scelta era il Portogallo. Erano infatti previste delle esenzioni fiscali per i pensionati stranieri che si trasferivano lì. In altre parole una netta diminuzione del pagamento delle tasse rispetto a quelle previste in Italia. Unica condizione chiesta dal Portogallo ai nuovi arrivati (oltre a trascorrere nel Paese almeno sei mesi anche non consecutivi) è l’acquisto di una casa o la sottoscrizione di un contratto di affitto. Ma le cose potrebbero prendere una piega differente. Infatti la decisione è stata annunciata dal primo ministro portoghese Antonio Costa e scatterà a breve.

Se il Portogallo sta facendo marcia indietro, ci sono altre due opportunità: le isole spagnole Canarie e Malta. Il Malta Retirement Programme è un’opzione fiscale vantaggiosa. Un’iniziativa specificamente progettata per attrarre pensionati stranieri. Questo programma offre un regime fiscale favorevole, con una tassazione fissa del 15% sui redditi di fonte estera.

Infine alle Canarie l‘aliquota varia dallo 0,2% al 2,5%, a seconda del valore del patrimonio. Questo significa che i pensionati con un patrimonio significativo potrebbero dover pagare questa imposta aggiuntiva Tuttavia è comunque inferiore rispetto ad altri paesi europei.

Altri Paesi in cui abitare se si ha la pensione

Oltre ai Paesi in ora citati, possiamo consigliare anche qualche altra Nazione in cui i pensionati sembra riescano a vivere meglio. Tra questi ci sono: Croazia, Romani, Bulgaria, Montenegro e Macedonia nell’area balcanica e Singapore, Thailandia, Australia e paesi del Sud America al di fuori dell’Europa.

Secondo gli ultimi dati Inps, gli italiani in pensione all’estero sono in tutto 317 mila (il 2,4% del totale). In numeri si tratta di un importo complessivo di circa 1.435 milioni di euro per l’Istituto. Infine è in continua crescita l’isola di Cipro con una tassazione pari al 5% per tutti gli importi che vengono dall’estero e che superano i 3420 euro. Al di sotto di tale importo i redditi non subiscono tassazione.

 

 

 

 

 

Opzione donna e pensione, tutte le novità con la legge di bilancio

Opzione donna e pensione sono oggetto anche della nuova legge di bilancio, ecco quindi cosa cambierà il prossimo anno.

Opzione donna e pensione, dalla parte delle donne

Secondo la manovra di bilancio 2024 sono prorogati per tutto il 2024, con alcune rivisitazioni, gli strumenti di anticipo pensionistico già esistenti. Tra questi ci sono: Quota 103, Ape sociale e Opzione Donna. Inoltre è rinnovato anche il Bonus Maroni, l’incentivo che prevede una decontribuzione di circa il 10% per chi decide di rimanere al lavoro.

Per l’anticipo pensionistico con Quota 103 rimangono i requisiti di 62 anni d’età e 41 di contributi. Ma viene rivisto il ricalcolo dell’assegno che avverrà interamente con il metodo contributivo. Inoltre per l’anticipo pensionistico Ape sociale è previsto un incremento del requisito anagrafico da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Sale di un anno, a 61 anni, anche la soglia per l’accesso a Opzione Donna (che con un figlio scende a 60 e con due o più figli a 59).

Opzione donna e pensione, come cambia

La legge di bilancio ha confermato la possibilità per le donne di andare in anticipo in pensione, ma con alcune modifiche. Infatti il requisito anagrafico dei 60 anni è passato a 61 anni. Non solo occorre avere 35 anni di contributi maturati. Tuttavia se si hanno figli le regole cambiano. Infatti in base al numero di figli si ha uno sconto con un massimo di due anni. La riduzione massima di due anni si applica in favore della categoria di lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale, anche in assenza di figli. Tale categoria di lavoratrici accede alla pensione Opzione donna con 58 anni di età e 35 anni di contribuzione.

Rimane invece invariata la possibilità di conseguire la pensione Opzione donna decorsi:

  • 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti;
  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento sia liquidato a carico delle Gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

Medici e personale sanitario

Garantiti i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e le pensioni di vecchiaia di medici, personale sanitario, dipendenti di enti locali, ufficiali giudiziari e maestri a cui non si applicherà la revisione delle aliquote di rendimento previdenziali che invece sono previste per coloro che anticipano l’uscita dal lavoro (per i medici e sanitari previsto un meccanismo di tutela). Infine per il 2024 confermato il meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione che tutela le pensioni più basse.

 

 

Quota 103 nel 2024, cosa cambia? Requisiti e finestre di accesso

La manovra di bilancio 2024 entrata in vigore il 1° gennaio ha provveduto all’estensione di Quota 103, anticipo pensionistico rispetto alla legge Fornero, ma quali sono i requisiti e come sono calcolati gli importi? Ecco tutte le novità che entrano in vigore per chi matura i requisiti nel 2024.

Quota 104 nel 2024, ridotti gli importi

In attesa di una riforma strutturale delle pensioni che possa portare al superamento della legge Fornero si continua a provvedere attraverso anticipi pensionistici, temporanei. Il problema è sempre uno: far quadrare i conti.

La prima cosa da dire è che, sebbene abbia mantenuto il nome, cioè Quota 103, non sono applicate le stesse condizioni del 2023.

Quota 103 prevede ancora la possibilità di andare in pensione al compimento di 62 anni di età a condizione che siano maturati almeno 41 anni di contributi.

Chi ha maturato i requisiti per accedere a Quota 103 nel 2023 potrà ottenere un importo massimo della prestazione non superiore a cinque volte il trattamento minimo, previsto a legislazione vigente. Sono invece diversi gli importi previsti per chi matura i requisiti nel 2024, in questo caso infatti il trattamento di pensione anticipata“è determinato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 180”. Gli importi tendenzialmente sono più bassi, infatti, recita l’articolo 1, comma 139, lettera A, punto 4, l’assegno pensionistico deve rispettare un valore lordo mensile massimo non superiore a quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente” .

Nuove finestre di accesso a Quota 103

Diverse sono anche le finestre di accesso, infatti chi ha maturato i requisiti nel 2023 può ottenere l’assegno trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi. Chi invece matura il diritto all’anticipo pensionistico con Quota 103 nel 2024 vedrà il rimo assegno 7 mesi dopo aver maturato i requisiti.

Per i dipendenti pubblici le finestre di accesso sono diverse rispetto a quelle previste per i privati: chi ha maturato i requisiti nel 2023 può ottenere l’assegno pensionistico una volta che siano trascorsi 6 mesi dalla maturazione dei requisiti;

Chi ha maturato i requisiti nel 2024 può ottenere l’assegno pensionistico con Quota 103 quando sono trascorsi 9 mesi dalla maturazione dei requisiti.

Per il personale della scuola è invece necessario presentare istanza entro il 28 febbraio 2024 e si potrà andare in pensione dall’anno scolastico successivo.

Resta l’impossibilità di cumulo di redditi da pensione con Quota 103 e redditi da lavoro dipendente o autonomo. Sono fatti salvi eventuali redditi da lavoro occasionale.

Leggi anche: Bonus animali domestici in legge di Bilancio 2024, cani, gatti e non solo

Pensioni del futuro, chi ha oggi 30 anni andrà in pensione oltre i 70

Le pensioni del futuro rivelano uno scenario inquietante. Ebbene chi ha trenta anni oggi potrebbe andare in pensione oltre i settanta, ma com’è possibile?

Pensioni del futuro, sempre più difficile uscire dal mercato del lavoro

Il lavoro è un elemento importante per mantenere se e la propria famiglia. Ma dovrebbe esserlo anche poter uscire dal  mercato del lavoro in un’età che consenta almeno di godersi ancora del tempo libero. Ma sembra non essere così, almeno per gli italiani che oggi hanno trent’anni e che andranno in pensione tra quarant’anni. A dirlo è pensami, il nuovo simulatore dell’INPS. Un sistema che dà una consulenza pensionistica “fai da te” per scoprire quando e come andare in pensione cumulando tutta la contribuzione.

Secondo quanto ipotizza il simulatore chi è nato nel 1993, quindi ha appena compiuto trent’anni, andrà in pensione oltre i 70 anni di età. Si è proprio così dovrà compiere almeno 70 anni prima di poter accedere alla pensione di vecchiaia. Almeno che non abbia maturato un assegno almeno pari al 2.8 volte il minimo.

Pensioni del futuro, ma cosa si prevede per i prossimi anni?

Stando alle proiezioni dell’Ocse, i giovani entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni in Italia dovrebbero raggiungere l’età pensionabile solo a 71 anni. Si tratta del dato più alto tra i principali Paesi europei.  Più pessimisti Cng ed Eures, secondo cui se la permanenza al lavoro di un giovane under 35 di oggi si protraesse infatti fino al 2057, l’età di pensionamento sarebbe di 73,6 anni, per un importo dell’assegno di 1.577 euro lordi mensili (1.099 al netto dell’Irpef): 3,1 volte l’importo della pensione sociale.

Prendendo in considerazione il periodo che va dal 2015 al 2065, le pensioni saranno comunque sempre più basse rispetto all’ultimo stipendio percepito. Ma si pensa di andare in pensione più tardi proprio per evitare che le uscite dello stato siano superiori delle entrate, almeno dal punto di vista pensionistico.

Tutta colpa della maggiore aspettativa di vendita?

L’Italia si colloca attualmente all’ottavo posto al mondo per aspettativa di vita media, la quale corrisponde a 84,2 anni – 86,1 per le donne e 82,1 per gli uomini. Non solo: è anche il Paese più anziano d’Europa. L’età media nazionale è, infatti, di 48 anni, contro i 44 anni europei.

Altro problema purtroppo è dato dalla difficoltà con cui si entra nel mercato del lavoro, e quindi si iniziano a pagare i contributi previdenziali. Su questo aspetto però le politiche del Governo Meloni, sembrano spingere verso una decontribuzione per chi assume, e delle scelte che puntino a diminuire sempre più la disoccupazione. Una cosa è certa, in Italia occorre una Riforma delle pensioni che prenda in esame tutti i dati forniti. Una persona non può certo vivere tutta la vita a lavoro, ha bisogno anche di potersi godere il meritato riposo, senza essere troppo vecchio per farlo.

Pensioni e tredicesime, arrivano buone notizie per dicembre

Pensioni e tredicesime di dicembre dovrebbero avere un peso non indifferente a causa di rivalutazioni e bonus, ma ecco le novità attese.

Pensioni e tredicesime, cosa aspettarsi

Arrivano le Pensioni e le tredicesime e c’è un pò di attesa, perché i loro importi dovrebbe essere maggiorati. Del resto, in vista del Natale, qualche euro in più fa sempre comodo. A partire dal primo giorno del mese di dicembre, l’importo dell’accredito pensionistico potrebbe essere maggiore, a causa di tre fattori:

  • Rivalutazione inflazione una tantum;
  • Tredicesima;
  • Bonus tredicesima.

Per tutti coloro che non hanno ricevuto gli adeguamenti a causa dell’inflazione, già nei mesi scorsi, potranno godere questo mese delle somme. Saranno interessati circa 18 milioni di italiani, che potranno trovare una rivalutazione pari all’ 0.8%. L’adeguamento delle pensioni va da 44,60 euro per chi ha una pensione fino a 550 euro, ad un massimo di 88 euro per chi ha una pensione fino a mille euro. Infine per i pensionati più ricchi l’adeguamento sarà calmierato.

Dicembre tra tredicesime e bonus

Nell’ importo dell’assegno ci sono da aggiungere anche le tredicesime ed il bonus tredicesima, che però non è per tutti. Lo sgravio è sulla tredicesima mensilità, erogata a dicembre 2023, quindi  si applica:

–    nella misura di 2 punti percentuali, a condizione che la tredicesima mensilità non ecceda l’importo di 2.692 euro;

–    nella misura di 3 punti percentuali, a condizione che la tredicesima mensilità non ecceda l’importo di 1.923 euro.

In caso di erogazione frazionata in ratei mensili, l’ applicazione avviene: nella misura di 2 punti percentuali, se il rateo mensile di tredicesima non eccede 224 euro (pari all’importo di 2.692 euro/12). Mentre nella misura di 3 punti percentuali,  se il rateo mensile di tredicesima non eccede 160 euro (pari all’importo di 1.923 euro/12).

Pensioni e tredicesime. il bonus a chi spetta?

Il bonus pensione tredicesima spetta solo per categorie specifiche. Si tratta di circa 154,94 euro che arriveranno alle pensioni sotto i 600 euro mensili. Il riconoscimento è ai sensi del comma 7 dell’articolo 70 della legge 388 del 23 dicembre 2020 a coloro che ricevono uno o più trattamenti pensionistici a carico dell’assicurazione generale obbligatoria o delle forme sostitutive, esclusive ed esonerative della medesima, nonché delle forme pensionistiche obbligatorie gestite dagli enti privatizzati di cui al d.lgs 509/1994. 

Quindi a beneficiarne non saranno tutti, ma solo coloro che hanno l’importo della pensione lorda annua non deve superare quello del trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, pari a 7.327,32 euro nell’anno 2023. L’importo bonus varia a seconda del reddito disponibile e dei limiti reddituali propri e dell’eventuale coniuge presente. Spetta, invece, un importo parziale a coloro che hanno un reddito superiore a 7.327,32 euro. Ma comunque inferiore a 7.482,26 euro, ossia il trattamento minimo annuo al quale viene applicato il bonus tredicesima.