Pensioni: opzione donna 2023 potrebbe ritornare alla versione originale

Sul fronte pensioni è ancora calda la questione di opzione donna 2023, infatti sembra essere stata trovata la quadra su quota 103, Ape Sociale resta immutata, ma sulla nuova versione di opzione donna prevista nella legge di bilancio 2023 proprio non c’è accordo. Ecco le ultime ipotesi allo studio.

Opzione donna 2023: l’ultima versione non convince. Si ipotizza un ritorno alla versione originale

Opzione donna secondo la formulazione originale consentiva di andare in pensione a 58 anni se lavoratrici dipendenti e a 59 anni se lavoratrici autonome. Per accedere era necessario aver maturato almeno 35 anni di contributi e si scontava un taglio sostanzioso sull’assegno. Nonostante tale taglio, sono numerose le donne che ne hanno approfittato per uscire dal mondo del lavoro. L’ultima versione di Opzione Donna prevede invece requisiti molto stringenti e la possibilità di utilizzare questo scivolo pensionistico per andare in pensione solo a care giver, disoccupate e persone con invalidità.

Per tutti i dettagli sull’ultima versione leggi l’articolo: Opzione donna: cosa cambia per le donne che vogliono andare in pensione

Il motivo di questo drastico taglio sono purtroppo le coperture, ma naturalmente sono in molti a criticare questa scelta anche perché di fatto molto simile ad Ape Sociale sebbene con la possibilità di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo.

Ritorno alla versione orgiginale, ma solo per qualche mese

Proprio in seguito a tali critiche, si sta cercando un accordo e nell’ultima ipotesi allo studio c’è la previsione di ritornare alla versione originaria del pensionamento con opzione donna, ma solo per pochi mesi. Uno dei delicati nodi da sciogliere è il sospetto di incostituzionalità della parte della norma su Opzione Donna che lega il requisito anagrafico al numero dei figli.

Il costo di Opzione donna per un intero anno sarebbe di 110 milioni di euro, mentre stringendo l’accesso a soli 6-8 mesi si potrebbe rientrare nei costi. Non resta che aspettare la versione definitiva. Ricordiamo che i partiti possono presentare emendamenti fino al giorno 7 dicembre 2022, si sarà quindi l’esame nelle commissioni e, infine, il testo dovrebbe arrivare in aula il 20 dicembre. Vista la mole di emendamenti, di cui molti della stessa maggioranza e di Fratelli d’Italia, non è escluso che molti siano cassati senza esame.

Leggi anche: Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Albero di Natale e addobbi: quanto costano in bolletta?

Le luci di Natale sono apprezzate da grandi e piccini, ma quanto costa sulla bolletta accendere le luci dell’albero e gli addobbi sui balconi?

Quanto consumano le luci dell’albero di Natale?

Tradizionalmente gli addobbi natalizi, presenti in quasi tutte le case degli italiani, sono allestiti dal giorno 8 dicembre, non manca chi anticipa di molto questa data, infatti, lo spirito natalizio viene sempre più anticipato. Per il 2022-2023 ci sono però molte persone che cercano di resistere alla tentazione con l’obiettivo di risparmiare sulla bolletta energetica, ma quanto costa accendere le luci di Natale? Ecco la stima.

Generalmente un filo di lucine di media lunghezza ( comprendente da 100 a 200 lucine), se acceso per un mese per 6-8 ore al giorno, solitamente nelle ore diurne le famiglie non accendono le luci dell’albero perché tanto si notano molto poco e comunque si è fuori per lavoro e scuola, consuma circa 15 euro nell’arco del mese.

Questa spesa può però essere notevolmente ridotta fino all’80% nel caso in cui si decida di utilizzare delle luci a Led. Naturalmente sono molte le famiglie che preferendo un albero di grosse dimensioni, per riuscire ad addobbarlo tutto devono utilizzare più fili e certamente in questo caso la spesa può purtroppo aumentare, quindi è necessario moltiplicare i costi, ecco perché in questi casi scegliere le lucine a led, che ormai sono le più diffuse, può essere davvero salvifico per la bolletta. La soluzione potrebbe essere cercare fili di luci in cui le stesse siano ben distanziate, l’effetto resta comunque gradevole.

E gli addobbi del balcone? Ecco la soluzione per non farli pesare in bolletta

Cosa fare nel caso in cui non si voglia rinunciare ad addobbare il balcone? Anche le luci del balcone rappresentano sicuramente un costo: che si tratti di renne, stelle di natale, babbo natale o il semplice filo di luci, il consumo c’è, ma in questo caso la soluzione può essere davvero a portata di mano e pressoché gratuita per quanto riguarda i consumi.

In questo caso infatti è possibile scegliere le luci solari. Queste sono caratterizzate dalla presenza di un piccolo pannello solare che durante le ore diurne ricarica la batteria e a sera le luci si accendono senza bisogno di consumare energia. I costi non sono proibitivi, infatti molto dipende dal numero di luci e alcune possono essere tenute tutto l’anno per creare un effetto luminoso negli spazi esterni. Certamente per avere un buon effetto è essenziale avere una buona esposizione al sole e possono capitare giornate nuvolose in cui l’effetto serale potrà essere poco appariscente, ma di fatto si tratta di una soluzione economica ed ecologica, anche un modo per insegnare ai bambini a rispettare l’ambiente ed evitare gli sprechi anche nel periodo natalizio. Le luci solari possono essere utilizzare anche per addobbare alberi in giardino.

Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Con la legge di bilancio 2023 sono stati riattivati i voucher, o buoni lavoro, per il lavoro occasionale utilizzabili in diversi settori.

Voucher e lavoro occasionale, dopo la stretta del 2017 ritornano nella legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023, che è ora al vaglio delle commissioni parlamentari e arriverà in aula molto probabilmente il 20 dicembre, per evitare l’esercizio provvisorio di bilancio l’approvazione deve arrivcare entro il 31 dicembre 2022, prevede all’articolo 64 una nuova normativa applicabile al lavoro occasionale attraverso l’uso dei voucher.

Il lavoro occasionale pagato attraverso i voucher ha avuto un’importante stretta per decreto nel 2017 ( per evitare il referendum sulla materia previsto per quello stesso anno, raccolta delle forme curata da Susanna Camusso) ed è rimasta una forma residuale di pagamento per gli studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali in settori come agricoltura e turismo insieme al libretto di famiglia. La motivazione alla base di questa normativa stringente è stato l’uso che secondo molti va ad aumentare il precariato nel lavoro.

La nuova disciplina del lavoro occasionale

L’articolo 64 manovra prevede invece la reintroduzione con un aumento del limite del reddito percepibile con il lavoro occasionale fino a 10.000 euro annui con riferimento però alla totalità dei prestatori. Il contratto di prestazione occasionale potrà essere sfruttato da aziende che hanno alle proprie dipendenze fino a 10 lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Nel settore agricoltura c’è un ulteriore limite, infatti l’impiego dei lavoratori occasionali con voucher non può essere superiore a 45 giorni nell’anno solare.

L’obiettivo è fare in modo che imprese operanti in settori in cui in determinate stagioni vi è bisogno di una maggiore forza lavoro, possano farvi fronte con contratti meno rigidi. Proprio per questo motivo a plaudere alla riforma sono stati gli imprenditori del settore agricolo, turistico e confesercenti. Molto critici sono invece stati i sindacati che hanno sottolineato come la nuova disciplina del lavoro occasionale e dei voucher alimenti il precariato nel mondo del lavoro. Oltre alla CGIL, che ha sempre espresso posizioni molto a sinistra, esprime perplessità anche la Cisl il cui leader Luigi Sbarra sottolinea come il perimetro per i lavori occasionali debba essere quello già tracciato in passato con la riserva in favore solo si pensionati, studenti e percettori di ammortizzatori sociali.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha invece dichiarato la propria soddisfazione perché l’agricoltura ha bisogno di poter stipulare contratti regolari anche per brevi periodi in questo modo diventa più semplice trovare manodopera e non abbandonare le produzioni.

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Quali debiti sono esclusi dalla nuova “pace fiscale”?

La bozza della legge di bilancio 2023 prevede un intero capo dedicato all’agevolazione dei rapporti tra fisco e contribuente, una sorta di patto attraverso il quale è possibile ridefinire i vari rapporti tributari pendenti e quindi ripartire da zero. Sicuramente la parte più importante, o meglio che più interessa, i contribuenti è lo stralcio delle cartelle esattoriali, ma quali debiti restano esclusi dalla pace fiscale?

Esclusi dalla nuova pace fiscale gli importi superiori a 1.000 euro e affidati all’agente dal 1° gennaio 2016

L’articolo 46 della legge di bilancio 2023 prevede l’annullo automatico delle cartelle di importo fino a 1.000 euro, affidate all’agente di riscossione nel periodo tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. L’importo di 1.000 euro è comprensivo di capitale, interessi e sanzioni. È importante sottolineare che lo stralcio comprende anche i carichi di importo residuo fino a mille euro affidati dal 2000 al 2015 per i quali sono ancora in corso i pagamenti relativi alle misure agevolative di definizione dei carichi pregressi (c.d. “Rottamazione-ter” prevista dal decreto-legge n. 119 del 2018). In base alle stime si tratta di 1.132 miliardi di carichi, di cui alcuni anche di piccolissimo importo affidati all’agente di riscossione e che, secondo le stime della Corte dei Conti, solo nel 6-7% del casi possono arrivare a riscossione.

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Restano di conseguenza escluse dallo stralcio le cartelle che non rientrano in tale asse temporale/ economico, sebbene siano previste comunque misure agevolative anche per queste.

Come sanare i debiti esclusi dalla nuova pace fiscale

Restano escluse le cartelle di importo superiore che è possibile sanare attraverso il pagamento di tutta l’imposta senza sanzioni e interessi e con rateizzazione in 5 anni. In questo caso è l’articolo 47 a definire i termini stabilendo che per le cartelle esattoriali affidate all’agente di riscossione tra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2022 non rientranti nell’articolo 46 ( che ricordiamo prevede la cancellazione automatica dal 1° gennaio 2023) è possibile procedere all’estinzione senza pagare interessi, sanzioni e aggio, ma versando le somme dovute a titolo di capitale, quelle previste a titolo di rimborso delle spese maturate per le procedure esecutive e di notifica della cartella di pagamento.

Il pagamento potrà essere effettuato entro il 31 luglio 2023 oppure con rateizzazione. Il numero massimo di rate è di 18, la prima e la seconda con importo minimo pari al 10% del debito e le ulteriori divise in parti uguali. La scadenza delle prime due rate è 31 luglio e 30 novembre 2023. Le altre rate avranno le seguenti scadenze:

  • 28 febbraio;
  • 31 maggio;
  • 31 luglio;
  • 30 novembre di ciascun anno.

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Regolarizzare errori delle dichiarazioni senza sanzioni con legge di bilancio 2023

Agricoltura: in arrivo contributi per le imprese con la legge di bilancio 2023

La legge di bilancio 2023 al fine di aiutare le imprese impegnate in agricoltura, pesca e acquacoltura, istituisce il “Fondo per l’innovazione in agricoltura“. Ecco cosa prevede.

Fondo per l’innovazione in agricoltura

L’agricoltura è uno dei settori che in Italia ha maggiori difficoltà a fornire ai lavoratori redditi adeguati e proprio per questo nel tempo sono state previste misure specifiche per questo settore supportate anche dai programmi dell’Unione Europea. L’obiettivo è lo sviluppo rurale il recupero di terreni incolti, ma anche rendere le coltivazioni più produttive attraverso l’uso di nuove tecnologie che possono rendere più agevole in lavoro.

La legge di bilancio 2023 all’articolo 77 istituisce il fondo per l’innovazione in agricoltura. Lo stesso ha una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025. Il fondo per l’innovazione in agricoltura sarà a disposizione delle imprese agricole attraverso contributi a fondo perduto, crediti di imposta, agevolazioni per la richiesta di prestiti finalizzati all’introduzione in azienda di tecnologie 4.0 che possono aumentare la produttività dell’azienda agricola stessa.

Agricoltura: dopo la legge di bilancio 2023, arrivano gli aiuti con i decreti attuativi

L’articolo 77 stabilisce che, al fine di distribuire/ utilizzare il Fondo saranno emanati decreti da parte del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e della Conferenza permanente per i rapporti Stato- Regioni e province autonome di Trento e Bolzano in cui saranno definiti criteri e modalità di attuazione del fondo.

Il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste potrà sottoscrivere convenzioni con Ismea e Cassa Depositi e Prestiti al fine di attuare la norma.

Naturalmente le aziende agricole potranno accedere al Fondo per l’innovazione solo in seguito alla emanazione dei decreti attuativi per le singole misure e molto probabilmente saranno previste condizioni di accesso che possano aiutare a distribuire le risorse in modo equo e mirato.

Regolarizzare errori delle dichiarazioni senza sanzioni con legge di bilancio 2023

Al fine di fornire supporto alle imprese e ai contribuenti che sono ancora in affanno con le conseguenze dell’emergenza pandemica e del caro energia, con la bozza della manovra di bilancio 2023 si provvede a dettare una serie di norme volte ad agevolare i contribuenti che hanno commesso delle irregolarità nelle dichiarazioni e nei pagamenti. Si tratta di misure diverse rispetto allo stralcio delle cartelle previsto dall’articolo 46. Ecco le diverse opportunità per regolarizzare le dichiarazioni.

Regolarizzare errori materiali nelle dichiarazioni

La prima è prevista dall’articolo 38 della bozza della legge e trova applicazione per le maggiori imposte rilevate in seguito a controllo automatizzato di errori materiali nelle dichiarazioni dei redditi e Iva. Si può ottenere lo “sconto” delle sanzioni per le cartelle per le quali il termine di pagamento non sia ancora scaduto all’entrate in vigore della legge di bilancio 2023 e per quelle recapitate successivamente all’entrata in vigore. La posizione può essere sanata pagando:

  • l’imposta dovuta;
  • interessi e somme aggiuntive ( spese );
  • sanzione al 3%.

L’applicazione di questa agevolazione è limitata alle dichiarazioni inerenti i periodi di imposta in corso al 31 dicembre 2019, 31 dicembre 2020, 31 dicembre 2021.

Nel caso in cui per le imposte viste sia in corso un pagamento rateale la definizione agevolata può essere richiesta per le somme residue, le somme versate prima della definizione agevolata e acquisite dall’erario non sono rimborsabili. Per le rate rimanenti viene riconosciuta la possibilità di estendere il pagamento in un numero di rate maggiore, fino a 20.

Regolarizzare errori formali nelle dichiarazioni

L’articolo 39 permette la definizione agevolata per gli errori formali nelle dichiarazioni Irap, Iva e imposte sui redditi. Per poter essere regolarizzate deve trattarsi di errori che non vanno a incidere sulla determinazione della base imponibile. Rientrano nella definizione agevolata le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze commesse fino al 31 ottobre 2022, vi sono però limiti:

  • le violazioni non devono essere già state contestate e diventate definitive ( quindi deve trattarsi di una definizione volontaria);
  • la procedura non può essere utilizzata dai contribuenti per l’emersione di attività finanziarie e patrimoni detenuti all’estero;
  • sono infine escluse dalla regolarizzazione gli atti di contestazione o irrogazione di sanzioni già oggetto di procedura di collaborazione volontaria.

Per regolarizzare la posizione prevede, oltre il pagamento dei tributi anche una somma pari a 200 euro per ogni periodo di imposta a cui si riferiscono le violazioni. Il pagamento può avvenire in due rate di uguale importo entro il 31 marzo 2023 e il 31 marzo 2024.

L’articolo 40 prevede invece la regolarizzazione di violazioni che non rientrano nei due casi precedenti relative a periodi di imposta fino al 31 dicembre 2021. In questo caso per la regolarizzazione è necessario versare 1/18 del minimo edittale previsto per la violazione posta in essere. A ciò si aggiungono gli interessi legali e l’imposta. Il pagamento può essere rateizzato per un numero massimo di rate di 8 e primo versamento entro il 31 marzo 2023. Le successive scadenze sono:

  • 30 giugno;
  • 30 settembre;
  • 20 dicembre;
  • 31 marzo di ciascun anno.

Al mancato rispetto delle scadenze consegue la decadenza dal beneficio.

In caso di liti tributarie pendenti è possibile regolarizzare attraverso la procedura specifica prevista sempre nella legge di bilacio 2023. Puoi leggere l’approfondimento all’articolo:

Liti tributarie pendenti nella legge di bilancio 2023: sconti per la chiusura

Proroga Autodichiarazione Aiuti di Stato. Il provvedimento

Con il provvedimento 439400 l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a prorogare il termine per la presentazione dell’autodichiarazione degli Aiuti di Stato. Ecco entro quando sarà necessario provvedere.

L’Agenzia delle Entrate proroga i termini per la presentazione dell’Autodichiarazione Aiuti di Stato

Il Registro Nazionale degli Aiuti di Stato continua a creare problemi agli operatori che sono alla prese con gli adempimenti in scadenza, inizialmente al 30 novembre 2022. Proprio questo il motivo alla base della decisione adottata dall’Agenzia delle Entrate di prorogare ulteriormente il termine per la presentazione dell’Autodichiarazione la cui nuova scadenza è prevista per il 31 gennaio 2023. Gli operatori avranno quindi a disposizione 60 giorni in più per adempiere.

A cosa serve l’autodichiarazione degli aiuti di Stato?

L’autodichiarazione è necessaria al fine di attestare l’importo complessivo dei contributi economici ricevuti e quindi valutare l’eventuale superamento dei limiti previsti dal Temporary Framework. Si tratta del quadro temporaneo degli Aiuti di Stato dettato in seguito alla crisi economica scatenata dalla pandemia che ha portato ad un aumento dei limiti inizialmente previsti. Il termine inizialmente previsto per l’autodichiarazione era il 30 giugno 2022, questo ha ottenuto la proroga al 30 novembre 2022 e ora arriva questa ulteriore proroga firmata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.

La proroga risponde a una richiesta del Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Elbano De Nuccio che aveva appunto denunciato i ritardi causati dal cattivo funzionamento del registro Nazionale degli Aiuti di Stato.

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Concorso funzionari Agenzia delle Entrate, disponibili 2500 posti

Entro il mese di dicembre 2022 è attesa la pubblicazione del bando di concorso per l’assunzione di 2500 funzionari dell’Agenzia delle Entrate.

Concorso funzionari Agenzia delle Entrate

Lavorare all’Agenzia delle Entrate è il sogno di molti e generalmente nel corso dell’anno ci sono diversi concorsi per funzionari, tecnici e dirigenti. In base al fabbisogno dichiarato per il prossimo triennio, le possibilità sono davvero numerose e il prossimo bando dovrebbe uscire entro il mese di dicembre 2022, questo implica che le prove inizieranno a svolgersi nel 2023.  I profili ricercati per il nuovo bando di concorso per funzionari Agenzia delle Entrate sono 3:

  • funzionario tributario con laurea in materie giuridico-economiche;
  • funzionario per i servizi di pubblicità immobiliare con laurea giuridica chiamato ad eseguire formalità e ipoteche e a rilasciare ispezioni ipotecarie;
  • infine, funzionario in attività legale con conoscenze specifiche in rapporto di pubblico impiego, codice dell’amministrazione digitale, protezione dei dati, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, trasparenza e anticorruzione.

Generalmente i posti disponibili sono divisi nelle varie Regioni e il candidato deve scegliere per quale concorrere, nella maggior parte dei casi le Regioni con maggiori richieste sono quelle del Nord ed è proprio in queste che si concentra quindi il maggior numero di domande.

Le prove del concorso funzionari Agenzia delle Entrate

Nelle precedenti edizioni del concorso per funzionari dell’Agenzia delle Entrate i candidati hanno affrontato due prove. Occorre sottolineare che in caso di numero elevato di domande si procede alla prova preselettiva. Nei precedenti concorsi è stata necessaria, quindi meglio prepararsi. La prova preselettiva ha ad oggetto quesiti di logica, domande di cultura generale, matematica, ma le materie saranno indicate successivamente nel bando. In genere sono abbastanza insidiose e soprattutto al candidato viene concesso poco tempo per rispondere,  in media meno di un minuto per ciascuna.

L’Agenzia non pubblica la banca dati, ma è possibile accedere a simulatori per allenarsi e capire il genere di domande proposte.

Non è previsto un voto minimo per l’accesso alla prima prova, ma viene stilata una graduatoria e rientrano coloro che si posizionano entro un numero generalmente due volte superiore al numero dei posti messi a concorso, compresi i pari merito.

La prova scritta e la prova orale vertono invece sulle materie del concorso che saranno indicate nel bando, ma  non possono mancare diritto tributario, diritto civile, commerciale, statistica, elementi di diritto costituzionale, elementi di diritto pubblico, norme sul rapporto di pubblico impiego, privacy. Naturalmente c’è la valutazione della conoscenza della lingua inglese o francese a scelta del candidato e delle applicazioni informatiche più utilizzate.

Al termine del concorso i candidati vincitori assumeranno il ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Lo stipendio dipende dalla fascia, generalmente in ingresso è di circa 1.600 euro netti ed aumenta nel tempo.

Per chi vuole cimentarsi nei concorsi ricordiamo che è attesa la pubblicazione anche del bando per la regione Campania, disponibili 5.000 posti.

Chi vuole invece trovare lavoro nel settore privato può inviare la candidatura a Italo Treno che assume

Liti tributarie pendenti nella legge di bilancio 2023: sconti per la chiusura

Come ormai tutti sanno, nella legge di bilancio 2023 è previsto un importante provvedimento di pace fiscale che consente lo stralcio delle cartelle esattoriali di importo inferiore a 1.000 euro. Questa però non è l’unica novità prevista, infatti gli articoli 42 e seguenti dell’ultima bozza prevede la possibilità di ottenere un importante sconto fiscale in caso di liti tributarie pendenti davanti ai giudici di primo grado, secondo grado o in Corte di Cassazione. Ecco le novità.

Definizione agevolata delle liti tributarie pendenti con pagamento di piccole somme

Al fine di ridurre le liti giudiziarie e quindi snellire le procedure giudiziarie è prevista la definizione agevolata anche nel caso in cui sia iniziato un processo. In questo caso la definizione agevolata deve essere richiesta dal soggetto che ha presentato ricorso e prevede il pagamento del controvalore della lite giudiziaria. Vi sono però delle riduzioni:

  • 90% in caso di ricorso pendente davanti al tribunale di primo grado.

I benefici aumentano se vi sono già state delle pronunce e queste sono a carico dell’Agenzia delle Entrate, in questo caso infatti se :

  • l’Agenzia delle entrate è soccombente in primo grado è possibile definire la controversia con il pagamento del 40% del valore di giudizio;
  • se l’Agenzia delle entrate è soccombente in secondo grado è possibile addivenire alla definizione agevolata della controversia tributaria con il pagamento del 15%;
  • in caso di accoglimento parziale del ricorso è possibile ricorrere alla definizione agevolata pagando per intero le somme ormai accertate, mentre per la parte dell’atto annullata si può fare ricorso elle percentuali prima viste.
  • Per le controversie pendenti in Corte di Cassazione in cui l’Agenzia delle entrate sia risultata soccombente in entrambi i primi due gradi, si può arrivare alla definizione agevolata con il versamento del 5% del valore della lite;
  • per le controversie avente ad oggetto esclusivamente le sanzioni applicate ai tributi e non i tributi è possibile procedere alla definizione agevolata con il versamento del 15% degli importi nel caso di soccombenza dell’Agenzia delle entrate nell’ultima o unica pronuncia e del 40% negli altri casi.

Liti tributarie pendenti: alternative alla conciliazione

In alternativa alla conciliazione prevista dall’articolo 42 della bozza della legge di bilancio 2023 si può optare per la procedura di conciliazione definita dall’articolo 48 del d.lgs 546 del 1992 che prevede l’applicazione di sanzioni ridotte a 1/18 del minimo edittale a cui si aggiungono interessi ed eventuali accessori.

Questa procedura non si applica alle pendenze davanti alla Corte di Cassazione, trova in questo caso applicazione al posto dell’articolo 42, l’articolo 44 della bozza la rinuncia al ricorso principale o incidentale in seguito a definizione transattiva con la controparte. La definizione transattiva prevede:

  • pagamento dell’imposta;
  • sanzioni ridotte a 1/18 del minimo edittale;
  • interessi ed eventuali accessori.

Leggi anche: Cancellazione cartelle esattoriali con il nuovo saldo e stralcio. Guida

Tetto pagamenti con Pos a 60 euro: critiche della Commissione europea

La bozza della legge di bilancio 2023 è al vaglio della Commissione europea e arrivano le prime critiche alla nuova disciplina sul tetto ai pagamenti con Pos che potrebbe agevolare l’evasione fiscale e sarebbe contraria agli accordi sul Pnrr.

Palazzo Chigi: sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea

Da una nota di Palazzo Chigi arriva la notizia che sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea inerenti le nuove disposizioni sull’uso del Pos che si trovano nella bozza della legge di bilancio 2023.

La bozza delle legge di bilancio, come noto, va inviata al Parlamento per il voto, ma anche alla Commissione Europea che valuta se la stessa rispetta gli obblighi unionali. A finire nel mirino della Commissione Europea sono le norme che prevedono la possibilità per commercianti di rifiutare il pagamento con la moneta elettronica (POS) per importi fino a 60 euro. Le prime modifiche a questa norma sono arrivate nei mesi scorsi quando è stato concesso ai tabaccai la vendita di marche da bollo e sigarette senza obbligo di Pos. In seguito, nella prima bozza della legge di bilancio 2023 si è optato per inserire la possibilità di rifiutare i pagamenti di importo fino a 30 euro. Nell’ultima versione la soglia è salita a 60 euro.

Commissione europea: favorire i pagamenti con Pos per il contrasto all’evasione fiscale. Potrebbero saltare gli accordi Pnrr

Non sono ben chiare ad ora le critiche mosse, pare che i rilievi non siano tanto sull’introduzione di soglie, queste infatti potrebbero essere accettate dall’Unione Europea in forza del fatto che le transazioni con Pos richiedono al commerciante il pagamento di commissioni, quanto sul fatto che ci sia l’intenzione di eliminare le sanzioni per i commercianti che non hanno il Pos.

Il Governo nella nota inviata ai giornalisti ha sottolineato che sulla questione del Pos sono in corso interlocuzioni con la Commissione Europea e che nel prosieguo della discussione in Parlamento si terrà conto dei rilievi fatti.

In particolare, il punto sembra essere l’impegno preso nel 2019, con la negoziazione del Pnrr, che prevedeva l’accesso ai fondi a condizione che l’Italia si impegnasse nel contrasto all’evasione fiscale potenziando i pagamenti elettronici obbligatori. Non tenere fede a questo patto potrebbe mettere a rischio i futuri pagamenti degli importi previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.