Manovra finanziaria: tutte le misure in breve, sigarette, carburanti, benzina, pace fiscale

La manovra finanziaria appena varata e inviata alla Commissione Europea porta numerose novità, alcune sono state trattate sinteticamente, altre invece ancora no. Ecco una breve sintesi su tutte le novità della manovra finanziaria.

La sintesi di tutte le misure della manovra finanziaria

  • – Taglio delle accise sui carburanti: non sarà più di 30,5 centesimi, ma scende a 18,3 centesimi, dal 1° dicembre il carburante aumenta di 12,2 centesimi;
  •  aumento del prezzo delle sigarette, in media un pacchetto da 20 sigarette costerà circa 20 centesimi in più;
  • criptovalute, diminuzione della tassazione;
  • pensioni, arriva Quota 103 e sono modificati i criteri per accedere a Opzione donna;
  • riduzione Iva su assorbenti al 5%;
  • riduzione Iva prodotti per l’infanzia al 5% (pannolini, seggioloni auto, biberon, omogeneizzati);
  • reddito di cittadinanza, restrizioni dei percettori occupabili che potranno fruirne solo per 8 mesi e non 12 ( dal 2024 totale riforma);
  • superbonus al 90% con riapertura dei termini per le unifamiliari in base al quoziente familiare;
  • aumenta a 15.000 euro l’Isee per accedere al bonus energia (sconto in bolletta);
  • aumenta il credito di imposta in favore delle imprese energivore;
  • incentivi per chi assume donne under 36 e percettori di reddito di cittadinanza;
  • Rivalutazione della pensione minima al 120%;
  • proroga dei termini per applicazione sugar tax e plastic tax;
  • proroga dei termini per l’aumento delle sanzioni per le violazioni al Codice della Strada;
  • pace fiscale, cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro per le cartelle affidate all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015;
  • aumento tassazione degli extra profitti, passa dal 25% al 35%;
  • aiuti alle Marche colpite dall’alluvione recente;
  • flat tax applicata fino a 85.000 euro;
  • commercio, cade l’obbligo di accettare i pagamenti con il Pos per importi inferiori a 30 euro ( già nei mesi scorsi erano caduti alcuni obblighi per i tabaccai);
  • aumento limite all’uso del contante fino a 5.000 euro;
  • istituito fondo di 500.000 euro per la social card destinata alle famiglie con reddito inferiore a 20.000 euro e utilizzabile per acquisto beni di prima necessità;
  • maggiorazione per l’assegno unico;
  • agevolazioni per l’acquisto della prima casa;
  • ripristinato il fondo per le scuole paritarie;
  • riattivazione della società Ponte-Stretto per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina;
  • detassazione delle mance ricevute dal personale impiegato nel settore ricettivo;
  • detassazione premi di produttività;
  • taglio del cuneo fiscale;
  • rifinanziamento  bonus decoder.

Salta invece l’ipotesi della Amazon tax o tassa verde che era stata ipotizzata. Ricordiamo che l’iter di approvazione della manovra finanziaria non è terminato, spetta ora al Parlamento l’ultima parola e non è detto che vi siano delle modifiche ulteriori.

Opzione donna: cosa cambia dal 2023 per chi vuole andare in pensione

Il Governo Meloni ha confermato Opzione donna anche per il 2023, ma con modifiche rispetto al passato.

Gli scivoli pensionistici per il 2023

Opzione donna è l’anticipo pensionistico specifico per le donne che vogliono uscire prima dal mondo del lavoro. Insieme ad Ape Sociale e a Quota 103 rappresenta gli scivoli pensionistici utilizzabili per uscire prima dal mondo del lavoro rispetto alla Legge Fornero. Si tratta però di misure che vengono prorogate di anno in anno e che in tali proroghe possono subire delle modifiche. Come le altre due opzioni prevede dei requisiti, ma anche degli svantaggi, o meglio prevede una perdita netta sull’assegno pensionistico.

Nuovi requisiti anagrafici per Opzione donna

Mentre Ape Sociale ha ottenuto la proroga senza sostanziali modifiche, quindi potrà essere usata anche dai care giver che assistono disabili, non è così per Opzione Donna. Vediamo cosa cambia per chi vuole andare in pensione nel 2023 utilizzando Opzione donna. Attualmente prevede per le donne la possibilità di uscita dal lavoro avendo maturato 35 anni di contributi e con il requisito anagrafico di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome. In base alle prime indiscrezioni trapelate su Opzione donna 2023 cambia invece il requisito anagrafico e viene correlato al numero di figli della donna. In particolare potranno andare in pensione le donne a:

  • 58 anni se hanno due o più figli;
  • 59 anni se hanno 1 solo figlio;
  • 60 anni se non hanno figli.

Opzione donna 2023 è discriminatoria?

Naturalmente non sono mancate critiche a questo ritocco, sono in molti infatti a pensare che il criterio sia discriminatorio nei confronti delle donne che non hanno figli o che comunque hanno un solo figlio. La ratio di tale scelta dovrebbe essere nel fatto che spesso, a causa di un welfare insufficiente, le donne che hanno dei figli devono lasciare il lavoro. In seguito, quando ormai i piccoli sono pronti per la scuola materna (spesso per il nido trovare un posto non è semplice), le donne fanno fatica a rientrare nel mondo del lavoro. Questo porta uno scompenso alle donne che decidono di mettere su famiglia rispetto a chi invece non ne ha o ne ha uno solo.

In realtà se la ratio della norma fosse questa, la differenza di trattamento più che essere fatta sull’età pensionabile dovrebbe essere fatta sul requisito contributivo, infatti la donna con più figli fa fatica ad accumulare i contributi necessari per andare in pensione con Opzione Donna e non certo a compiere gli anni necessari.

Rivalutazione al 120% per queste pensioni, ecco l’annuncio della Meloni

La coperta è corta e quando ciò capita, cioè spesso, è necessario fare scelte impopolari, questa sembra essere la linea adottata dal Governo che di fatto ha scelto di porre dei limiti alla rivalutazione delle pensioni, in particolare sarà rivalutata al 120% la minima, mentre per le altre ci sono diverse soglie. Vediamole tutte.

Le rivalutazioni delle pensioni in base all’inflazione

Ogni anno dal primo gennaio, nel caso in cui si sia registrato un aumento del costo della vita, c’è l’adeguamento delle pensioni. L’adeguamento scatta il 1° gennaio in base all’inflazione rilevata dall’Istat nel mese di novembre. Questa nel 2022 si è fermata, per così dire, al 7,3%. È ormai noto che il 2022 è stato un anno particolarmente difficile per i prezzi e proprio per questo i pensionati già dal mese di ottobre hanno ricevuto un anticipo di aumento della pensione pari al 2%, mentre nel mese di gennaio riceveranno la rimanente parte. Con il decreto collegato alla bozza della manovra finanziaria, che deve ora passare al vaglio dell’Unione Europea e dopo essere approvata dal Parlamento, ci sono però state delle modifiche, infatti, non tutte le pensioni avranno lo stesso adeguamento, molto dipende dagli importi.

Rivalutazione al 120% delle pensioni minime: ecco gli importi

La prima notizia positiva riguarda i pensionati che percepiscono l’assegno minimo: le pensioni minime saranno rivalutate al 120% e non al 100%. Questo vuol dire che gli incrementi per questa categoria di persone saranno più importanti rispetto a quelli della generalità dei pensionati.

L’importo dell’assegno minimo attualmente è di 524,34 euro. Con la rivalutazione del 2% del mese di ottobre è arrivata a 534,30 euro, a questo si deve aggiungere il conguaglio 2022 pari allo 0,2% applicato a novembre che ha portato le pensioni minime a 535,86. Occorre però sottolineare che la rivalutazione del 7,3% di gennaio va a riassorbire l’anticipo del 2%

Per aiutare le famiglie più bisognose si è quindi optato per una rivalutazione sul 120% e non sul 100%. La rivalutazione al 120% ha come base il minimo di 524,34 euro, quindi la base di partenza su cui calcolare gli aumenti dovrebbe essere di 629,20 euro e l’aumento di 45,93 euro rispetto ai 38,35 euro di aumento nel caso di rivalutazione al 100%. Ora sommando tale aumento all’importo della minima si ottiene un importo finale di circa 571 euro mensili. Appare evidente che siamo lontani rispetto ai 1.000 euro promessi in campagna elettorale e la differenza tra la rivalutazione al 100% e al 120% non è altissima, viste le somme siamo anche lontani dalla cifra di quasi 600 euro ventilata in conferenza stampa.

La rivalutazione delle altre pensioni

Per quanto riguarda le pensioni differenti dalla minima la rivalutazione sarà al 100% per gli importi fino a 4 volte il trattamento minimo (2100 euro), negli altri casi la rivalutazione viene calcolata solo su una parte dell’assegno pensionistico. Le rivalutazioni oscillano dal 75% fino alla soglia di 5 volte il minimo, scendono poi al 50% e al 35% per gli importi pensionistici fino a 10 volte superiori al minimo.

Leggi anche: Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Taglio dell’Iva nella manovra finanziaria. Quanto si risparmia?

La manovra di bilancio porta il taglio dell’Iva su alcuni prodotti di largo consumo, ecco su quali prodotti il prezzo subirà una diminuzione per effetto della riduzione Iva dal 10% al 5% e in alcuni casi dal 22% al 5%.

Taglio dell’Iva al 5% sui prodotti per l’infanzia e tampon tax

L’Iva è una voce che incide in modo importante sul prezzo dei prodotti. Naturalmente l’importanza dipende dall’aliquota applicata, inizialmente si parlava di eliminare l’Iva sui beni di prima necessità come pane, pasta, farina, latte, cioè prodotti sui quali l’Iva si applica al 4%. Poi questa strada è stata abbandonata e si è passati a una riduzione dell’Iva al 5% su altri prodotti e in particolare su prodotti per l’infanzia e la più conosciuta tampon tax.

La tampon tax

Sulla tampon tax sono anni che si discute, non solo in Italia, ma in molti Paesi del mondo. Inizialmente l’Iva applicata agli assorbenti igienici femminili era del 22%, un importo secondo molti elevato considerato che le donne per un lungo arco della loro vita hanno bisogno di assorbenti mensilmente e non si tratta certo di un capriccio. Il governo Draghi, in seguito a pressioni varie, un anno fa ha portato l’Iva sugli assorbenti femminili dal 22% al 10%, ora si passa al 5%. In media un pacco di assorbenti costa 3 euro con una riduzione dell’Iva dal 10% al 5% il risparmio è di circa 15 centesimi per una confezione. Naturalmente stiamo parlando di prezzi medi ed esigenze diverse da donna a donna.

Secondo le stime de Il Sole 24 ore, in totale, cioè tra la riduzione iniziale dal 22% al 10% e questa ulteriore, il risparmio annuale per una donna dovrebbe essere circa di 13 euro.

Riduzione Iva al 5% sui prodotti per l’infanzia. Quali beni sono coinvolti?

Non solo gli assorbenti, infatti viene ridotta al 5% anche l’Iva su prodotti per l’infanzia, qui però è necessario fare un passo indietro, infatti non è ancora stato reso noto l’elenco dei prodotti che effettivamente ne beneficeranno, per ora vi è certezza solo sui pannolini. In questo caso il risparmio è notevole.

Considerando che un bambino indossa pannolini almeno per i primi due anni di vita e che ogni giorno il numero di cambio minimo è di 3 al giorno, si può ottenere un buon risparmio economico. Questa misura può essere inserita tra quelle che intendono favorire le famiglie. Tra gli altri prodotti che dovrebbero essere interessati dal taglio dell’Iva ci sono biberon e si spera prodotti alimentari, come omogeneizzati e latte in polvere, ma si dovrà aspettare il decreto attuativo per conoscere tutti i dettagli.

Taglio dell’Iva sui beni di prima necessità sarà sostituito dalla social card

Per quanto riguarda invece l’iniziale ipotesi di eliminazione dell’Iva sui beni di prima necessità, il viceministro Maurizio Leo ha dichiarato che questa proposta è per ora accantonata. Si sta studiando una social card da consegnare alle famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro e da utilizzare per l’acquisto di beni di prima necessità presso negozi convenzionati. L’erogazione sarà gestita dai Comuni.

Come rilevato dallo stesso vice-ministro e da molti esperti del settore, il rischio vero quando si va ad operare sull’Iva è che rivenditori e produttori possano in un certo senso mangiare tale riduzione mantenendo inalterato il prezzo finale e andando a “trasformare” questa riduzione in un maggiore guadagno. Questo implica che i consumatori potrebbero neanche accorgersene delle riduzioni dell’Iva.

Pace fiscale per le cartelle esattoriali: tutti i provvedimenti della manovra

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la manovra finanziaria che ora passa al vaglio del Parlamento. Molti i punti di particolare inreresse e tra questi la pace fiscale con la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1000 euro. Ecco chi riguarderà.

Cartelle esattoriali fino a 1.000 euro cancellate. Chi potrà approfittarne?

Sicuramente all’interno della manovra finanziaria ci sono molti punti di interesse per i cittadini in quanto andranno a incidere profondamente sulla loro vita, tra questi vi sono l’inserimento di Quota 103 per la pensione, ma anche la mini pace fiscale che porta alla cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro.

Occorre però sottolineare che le cartelle sottoposte a stralcio sono quelle fino al 2015. Come già sottolineato in passato la cancellazione di queste cartelle è dovuta anche al fatto che il costo di riscossione per questi pagamenti è più elevato rispetto al loro valore, sarebbe quindi controproducente continuare nel tentativo di riscuotere il pagamento.

In base a quanto sottolineato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo le cartelle esattoriali interessate sarebbero circa 13 milioni, alcune aventi anche importi davvero molto ridotti. Nei giorni scorsi era stato annunciato anche il dimezzamento del valore delle cartelle comprese tra 1.000 euro e 3.000 euro, ma questa misura non ha trovato spazio all’interno della manovra finanziaria, in fondo si tratta di un pacchetto che vale 35 miliardi di euro e c’è bisogno di fare cassa, come già accaduto con il dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti.

Pace fiscale con rottamazione per le cartelle esattoriali tra 1.000 e 3.000 euro

Nonostante con la nuova pace fiscale non ci sia il taglio per le cartelle esattoriali di importo superiore a 1.000 euro, comunque c’è una novità positiva anche per i contribuenti interessati, infatti per queste è prevista la possibilità di rottamare il debito pagando l’imposta dovuta e una sanzione ultra ridotta del 5 per cento, inoltre è possibile richiedere la rateazione degli importi da pagare fino a 5 anni.

Resta, infine, un’ultima novità infatti nella manovra finanziaria c’è nuovamente l’innalzamento del tetto al limite del contante a 5.000 euro. Questa norma era già presente all’interno del decreto Aiuti Quater, poi cancellato perché il Presidente della Repubblica aveva rilevato come tale misura mancasse del requisito della necessità e urgenza che, in base alle previsioni della Costituzione, deve accompagnare ogni decreto legge, anche perché nella previsione del decreto Aiuti Quater la misura comunque sarebbe entrata in vigore dal 1° gennaio e già questa caratteristica palesava l’assenza del requisito dell’urgenza.

Quota 103 è il nuovo scivolo pensionistico. Tutte le novità sulle pensioni

Il ritorno delle legge Fornero aveva messo in allarme molti lavoratori, ma finalmente sembra essere arrivato lo scivolo pensionistico per il 2023. La norma è meno vantaggiosa rispetto al precedente scivolo pensionistico.

Quota 103: come funziona il nuovo scivolo pensionistico?

Sia chiaro, la Legge Fornero è sempre in vigore e prevede il pensionamento al raggiungimento dei 67 anni di età, con un eventuale pensionamento anticipato (e assegno ridotto) a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, ma a determinate condizioni e quindi al maturare di un particolare requisito contributivo è possibile andare in pensione prima.

Negli anni passati si sono avvicendate diverse disposizioni normative, tra cui prima Quota 100, poi Quota 102 ( in vigore fino al 31 dicembre 2022) e ora Quota 103. Questo implica che si va man mano verso un’applicazione piena della Legge Fornero. Erano in molti a sperare in una vera riforma della legge pensionistica, ma per ora non c’è tempo e spazio anche dal punto di vista economico. Proprio per questo nella manovra di bilancio ci si limita a introdurre un ennesimo scivolo pensionistico. Quota 103 prevede che i lavoratori che hanno maturato 41 anni di contributi possono andare in pensione se contemporaneamente hanno maturato anche 62 anni di età.

Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha definito Quota 103 una “quota ponte” e resterà in vigore per tutto il 2023. La quota 103 potrebbe mandare in pensione nel 2023 48.000 lavoratori per una spesa di 750 milioni di euro.

Ape Sociale, Opzione Donna e aumento pensioni minime

Nel frattempo è bene ricordare che sono state confermate l’Ape Sociale che consente di andare in pensione a 63 anni con almeno 30 anni di contributi, ma solo ad alcune categorie di persone e in particolare care giver, disoccupati, coloro che hanno effettuato lavori gravosi.

Cambia invece Opzione Donna, questa misura infatti consente alle donne di andare in pensione in anticipo con 35 anni di contributi. Con la manovra cambia però il requisito anagrafico che sarà legato al numero dei figli, in particolare sarà possibile andare in pensione a 58 anni se si hanno due o più figli, 59 anni con un figlio e 60 anni senza figli.

La norma sembra discriminatoria, ma in realtà mira a compensare i mesi di lavoro persi per le gravidanze visto che le donne dopo la maternità hanno difficoltà nel rientro al lavoro. Ricordiamo che Opzione Donna prevede che il calcolo dell’assegno pensionistico sia effettuato solo con il metodo contributivo e quindi con una perdita di circa il 30% dell’assegno pensionistico.
Nel frattempo è arrivato anche l’aumento delle pensioni minime che con indicizzazione al 120% passano da 523 euro a circa 600 euro. Ciò vuol dire che l’aumento del 7,3% si calcola sul 120% dell’assegno e non sul 100%.

Taglio accise carburanti dimezzato dal 1° dicembre. Un suicidio politico

La manovra di bilancio prende forma e porta anche qualche brutta notizia per gli italiani: in base al decreto collegato alla manovra dal 1° dicembre cessa la vigenza dello sconto sulle accise sui carburanti di 30 centesimi. L’importo del taglio delle accise è dimezzato.

Dimezzato il taglio delle accise sui carburanti dal 1° dicembre 2022

Negli ultimi mesi siamo stati abituati ad avere il taglio delle accise sui prezzi dei carburanti. Questa misura è stata adottata di volta in volta tramite decreto legge o decreto interministeriale di proroga. Il taglio, che resterà in vigore fino al 30 novembre 2022, ammonta a 25 centesimi, ma aggiungendo il risparmio Iva determinato dal minore prezzo, il taglio effettivo sul costo del carburante è di 30,5 centesimi.

Si è trattato di un aiuto importante visto che il prezzo dei carburanti, in particolare diesel e benzina, aveva ormai superato abbondantemente i 2 euro. Con il taglio invece è stato possibile restare in modo costante sotto i due euro al litro. Nel frattempo il prezzo dei carburanti continua ad oscillare, oggi la benzina al self service costa 1,70 euro al litro, mentre il diesel continua a mantenere un prezzo leggermente più alto e in media costa 1,804 euro al litro. All’orizzonte vi sono però aumenti in quanto è in salita il costo del barile e di conseguenza potrebbe ricominciare la catena di aumenti.

Benzina e diesel costeranno di più

La nuova manovra prevede il dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti che passerà da 30,5 centesimi a 18,3 centesimi. In particolare il taglio delle accise sarà di 15 centesimi e aggiungendo il risparmio Iva arriva a 18,3 centesimi. Questo implica che rispetto ad oggi ci sarà un aumento del costo del carburante di 12,2 centesimi al litro. Secondo le stime fatte, in media un pieno di carburante dovrebbe costare circa 6,1 euro in più. L’incidenza sul budget delle famiglie dipenderà dall’effettivo uso fatto dei veicoli a motore.

Codacons e Unione Nazionale Consumatori: il dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti è un suicidio politico

Molto critica nei confronti di questa scelta è stata la Codacons che ha sottolineato come questo dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti avrà pesanti ricadute non solo sul budget degli automobilisti, ma anche indirette con un ulteriore aumento dei prezzi. L’Unione Nazionale Consumatori ha parlato addirittura di un suicidio politico per il Governo, infatti con questo dimezzamento del taglio delle accise sui carburanti il prezzo della benzina andrà oltre 1,80 euro al litro e il diesel oltre 1,90 euro e nel caso in cui dovessero aumentare nuovamente i prezzi dei carburanti, si ritornerà a sfiorare la soglia dei 2 euro al litro.

Buone notizie invece ci sono sul fronte della plastic tax e sugar tax la cui entrata in vigore prevista per il 1° gennaio 2023 dovrebbe essere rimandata. Nel frattempo salta l’annullamento Iva sui beni di prima necessità.  Ridotta al 5% per prodotti per l’infanzia, pannolini e assorbenti.

Sugar tax e plastic tax verso l’addio con la legge di bilancio

Nella prossima legge di bilancio pare non ci sia spazio per la plastic tax e la sugar tax che dovevano entrare in vigore il 1° gennaio 2023. Ecco cosa succede.

Plastic tax e sugar tax: cosa sono

La sugar tax è stata introdotta con la legge di bilancio 2020, le norme hanno poi trovato “attuazione” con il decreto del 12 maggio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 125 del 27 maggio 2021 che ha definito le caratteristiche dell’imposta.  La sugar tax prevede l’applicazione di un’imposta su bevande edulcorate e con titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2 per cento in volume. La Plastic Tax è, invece, una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto.

Entrambe queste tasse sono state rimandate di anno in anno, l’ultima volta con la legge di bilancio 2022 che ha posticipato l’entrata in vigore al 1° gennaio 2023.

Sugar tax e plastic tax, nuovo rinvio per l’entrata in vigore

Secondo le indiscrezioni che stanno trapelando sulla nuova manovra di bilancio per il 2023, sembra che per entrambe queste imposte ci sarà un nuovo nulla di fatto. Questo vuol dire che sarà nuovamente prorogata l’entrata in vigore e di conseguenza non saranno applicate neanche nel 2023.

La ratio di queste imposte è, per la sugar tax, ridurre il consumo di bevande che potenzialmente possono creare danni alla salute delle persone, mentre per la plastic tax l’obiettivo è indurre le persone a consumare meno plastica e quindi a inquinare meno. Naturalmente se dovessero trovare applicazione queste imposte, per gli italiani vi sarebbe un aumento dei prezzi legati a tali prodotti. Proprio per questo motivo queste due imposte non hanno mai trovato molto riscontro tra le persone che di fatto le considerano come due nuovi balzelli da sopportare.

Tra le indiscrezioni che circolano sulle novità da introdurre, sembra che stia per perdere quota anche l’ipotesi di azzerare per un anno l’Iva su pane, pasta, latte e prodotti per l’infanzia. Il motivo principale sarebbe il basso impatto che avrebbero per le famiglie italiane queste misure. Dovrebbe invece essere ormai certa l’introduzione di uno scivolo pensionistico con quota 41+62. In attesa di novità anche per la Amazon Tax.

Biocamino: cos’è, come funziona, costi, vantaggi e svantaggi

Per chi cerca un sistema di riscaldamento ecologico il biocamino potrebbe essere la soluzione funzionale ed economicamente vantaggiosa. Ecco come funziona.

Cos’è il biocamino?

Il biocamino è anche conosciuto come camino al bioetanolo: un combustibile liquido derivato dalla fermentazione di prodotti agricoli ricchi di zucchero come: gli amidacei, le vinacce e i cereali. Il biocamino è composto da un serbatoio all’interno del quale viene inserito il bioetanolo, una pietra porosa che evita il contatto diretto tra i liquido e la fiamma e vi è poi la struttura che consente di avere la fiamma a vista. In commercio vi sono numerosi modelli, perfetti per uno stile moderno e dinamico.

Tra i vantaggi del biocamino vi è la possibilità di installazione in qualunque ambiente senza necessità di dover eseguire dei lavori sulla struttura e questo perché non c’è bisogno di canna fumaria. Si è già detto che trattasi di una soluzione ecologica  infatti non produce particelle inquinanti PM10, ma c’è solo una piccola produzione di CO2 e acqua. Insieme al liquido combustibile, bioetanolo, è possibile inserire anche degli aromi: il risultato è un ambiente sempre molto profumato.

I costi del biocamino e i consumi

Il biocamino può essere un’ottima soluzione anche dal punto di vista economico. Generalmente una stufa costa tra i 200 euro e i 500 euro. Il bioetanolo invece costa circa 2 euro a litro e un litro basta 3 ore. Per quanto riguarda il potere calorifico dell’etanolo è di circa 5100 kCal/litro e quello del pellet circa 4500/kg. Non producendo fumi nocivi o cenere, il biocamino non ha bisogno neanche di essere pulito e si possono scegliere modelli ad incastro per i quali può essere necessario anche effettuare dei lavori e modelli che invece possono essere tranquillamente spostati da un ambiente all’altro.

Generalmente un biocamino riesce a riscaldare bene ambienti che vanno dai 25 ai 30 metri quadrati, ad esempio è perfetto quando si vuole riscaldare solo una parte di casa, come una sala o la cucina oppure per affrontare i primi freddi dell’inverno e gli ultimi strascichi dell’inverno. In commercio sono però disponibili anche modelli con potenza fino a 3,5kw perfetti per riscaldare ambienti fino a 70 mq. In questo caso è bene optare per modelli con ventilatore per diffondere meglio il calore.

Svantaggi del biocamino

Deve però essere ricordato che non mancano coloro che sono molto critici sull’uso della combustione di bioetanolo, in particolare sembra che alcune stufe, soprattutto se utilizzate a fini estetici, in poche parole per avere l’effetto della fiamma, bruciando a basse temperature non bruciano del tutto il carbonio presente nel bioetanolo e di conseguenza restano particelle nell’ambiente, inoltre può formarsi anche formaldeide. Trattasi quindi di sostanze che potenzialmente possono arrecare danni alla salute.

Italo Treno assume personale a bordo con varie mansioni

Italo Treno assume personale a bordo per il lancio di nuovi treni. Molte le posizioni aperte ecco i profili richiesti e come candidarsi.

Italo Treno lancia nuovi treni e cerca personale

Italo Treno è il nome dei treni lanciati da NTV Spa (Nuovo Trasporto Viaggiatori. La società è stata creata da Luca Cordero di Montezemolo, Gianni Punzo, Diego Della Valle e Giuseppe Sciarrone. Tra i vanti di Italo Treno c’è l’acquisto di Alstom AGV che detiene il record di velocità dei treni. Attualmente Italo vanta una flotta di 51 treni ( per circa 2.000 dipendenti), ma tra i progetti in attuazione vi è il lancio di nuovi 10 treni pendolino di nuova generazione denominati Italo Evo che porteranno la rete di espansione dei servizi offerti a toccare nuove città. Proprio per far fronte a tale ampliamento ci sono nuove assunzioni di personale di bordo. Le assunzioni riguarderanno le Regioni Lazio, Lombardia, Veneto e Campania

Hostess e steward di bordo

Le posizioni da coprire sono hostess e steward di bordo a Milano, Venezia, Roma e Napoli. Il personale in questo caso dovrà occuparsi di accogliere i viaggiatori e far fronte alle loro esigenze a bordo dei treni offrendo assistenza e supporto informativo, dovranno mantenere il decoro e il riordino degli ambienti. Il personale deve inoltre provvedere al servizio di catering, alla vendita e al controllo dei biglietti a bordo.

I requisiti per accedere sono diploma o laurea, la conoscenza ottima di italiano e inglese, buone doti comunicative e relazionali e disponibilità a lavorare su turni. Tra i titoli, preferenziali, ma non essenziali, vi sono le pregresse esperienze nel settore del turismo, dei trasporti e servizi alla persona.

Italo Treno assume macchinisti

Naturalmente i treni non hanno bisogno a bordo solo di steward, ma anche di macchinisti, di conseguenza sono ricercate anche tale figure professionali. In questo caso è necessario che il candidato/la candidata sia in possesso del diploma/laurea e abbia licenza europea di condotta treni in corso di validità. È essenziale avere almeno un anno di esperienza (primo agente di condotta). I candidati saranno assunti solo in seguito un percorso formativo per conseguire le abilitazioni necessarie per la conduzione dei treni AV (Alta Velocità). Le risorse selezionate dovranno condurre i treni Alstom AGV 575 e ETR 600 che compongono la flotta aziendale.

Altre figure ricercate

Ulteriori figure professionali sono ricercate nella sede di Roma e sono:

  • Tax Specialist;
  • Controller;
  • Controller Consolidation & Reporting;
  • Stage Addetto Budget e Controlling;
  • Junior Regulatory Affairs;
  • Neolaureati in Ingegneria Gestionale, Economia, Statistica;
  • Addetto alla Contabilità e Bilancio (sostituzione maternità).

Per poter inviare al candidatura è necessario andare sulla pagina https://italospa.italotreno.it/lavora-con-noi/posizioni-aperte/index.html

Per conoscere altre opportunità di lavoro, leggi

Concorso Ministero della Cultura: disponibili 518 posti. Il bando

Maxi concorso per 5.000 assunzioni negli enti locali. Profili richiesti