Obbligo POS commercianti e professionisti: dal 30 giugno le sanzioni

Entra in vigore dal 30 giugno la nuova normativa riguardante l’obbligo di pagamento elettronico tramite POS da accettare per qualsiasi tipo di esercenti e professionisti. Più che di una nuova normativa, si tratta di una aggiunta alla normativa vigente già da anni (dal 30 giugno 2014 ndr). Infatti l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici da parte di pubblici esercizi, commercianti e professionisti, era già in vigore da tempo. Ciò che mancavano erano le sanzioni, stranamente non previste per chi non si adeguava alle sopraggiunte normative. Adesso però si parte anche col piano sanzionatorio, che però come vedremo è irto di problematiche e sarà poco attuabile

Cosa prevede l’obbligo di accettare pagamenti in moneta elettronica per commercianti e negozianti

Entrare in un negozio e fare acquisti, oppure andare al bar a prendere semplicemente un caffè e chiedere di pagare con carta tramite POS è un diritto dei clienti. Ed è diventato un obbligo per i titolari delle attività appunto. Ciò che adesso è cambiato però è il quadro sanzionatorio, perché sono messe nero su bianco le multe a cui sono esposti i gestori di questa attività che non accettano pagamenti da parte dei clienti tramite POS. Lo stesso vale per studi professionali e simili.

Il quadro sanzionatorio dell’obbligo di accettare i pagamenti elettronici

Dal 30 giugno 2022, all’obbligo di dotarsi di un POS per i commercianti, gli esercenti ed i professionisti si aggiungono le sanzioni in caso di apparecchiatura mancante o di mancata accettazione del pagamento. In caso di mancata accettazione di un pagamento tramite carta di credito, carta prepagata, bancomat e strumenti simili da parte di un professionista o di un commerciante, questi soggetti rischiano una multa pari a 30 euro a prescindere dall’importo del corrispettivo che avrebbe dovuto pagare il cliente. Inoltre si è assoggettati alla sanzione aggiuntiva del 4% del valore dell’operazione.

Alcuni esempi di sanzioni ammissibili per il POS

In sostanza se l’acquisto è di 100 euro, il commerciante rischia di dover pagare 34 euro via ammenda totale (30 euro fisse più il 4% di 100 euro). Lo stesso vale per un barista che non accetta il pagamento del caffè tramite POS. In questo caso ammesso che il caffè costi 1 euro, la multa sarà sempre pari a 30,04 euro, che rappresentano i 30 euro prima citati più il 4% del valore della transazione.

Perché mettere in pratica queste sanzioni è una cosa molto difficile

Ricapitolando, le sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti elettronici da parte di una professionista o esercente è pari a 30 euro più il 4% del valore della transazione. Non esistono altre scorciatoie, o pagamento in misura ridotta della sanzione dal momento che si tratta di una multa immediatamente eseguibile. Resta il fatto che ci sono delle difficoltà oggettive in materia. Infatti per poter essere sanzionati questi professionisti e questi commercianti dovrebbero essere denunciati da un cliente. Infatti l’unico modo per mettere in luce questo atto contrario alla normativa da parte di un esercente è quello di denunciare per esempio il barista che non vuole accettare il pagamento di un semplice caffè con il bancomat.

Le conclusioni sull’obbligo del POS

Anche questa modifica normativa quindi probabilmente servirà a poco, tranne nei casi di un cliente particolarmente zelante che vuole mettere in luce questa anomalia. Resta il fatto che una norma entrata in vigore il 30 giugno 2014, adesso si completa. La norma, che è quella dell’obbligo del POS in attività commerciali, nei pubblici esercizi e dai professionisti, adesso trova anche su apparato sanzionatorio.

Regime forfettario e pos in negozio, tutte le novità dell’estate

Regime forfettario e pos in negozio sono sostanzialmente due le novità a partire da quest’estate per i professionisti e le piccole imprese, quali?

Regime forfettario e pos in negozio, gli obblighi di fatturazione

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del D.L. 30 aprile 2022, n. 36 (cd. decreto PNRR-2) sono entrati in vigore nuovi obblighi in materia di fatturazione elettronica.  Tuttavia gli obblighi sono a carico dei forfetari e dei cd. “soggetti minori”. Soprattutto in materia di accettazione dei pagamenti con carte di debito e credito.

In particolare l’art. 18 del decreto dispone in particolare che:

  • sono estesi, a decorrere dal 1° luglio 2022, gli obblighi di fatturazione elettronica ai soggetti attualmente esonerati, ai sensi dell’art. 1, comma 3, del D.Lgs. 5 agosto 2015, n. 127, ovvero:
  1. i soggetti rientranti nel “regime di vantaggio” di cui all’art. 27, commi 1 e 2, del D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla Legge 15 luglio 2011, n. 111;
  2. i soggetti che applicano il regime forfetario di cui all’art. 1, commi da 54 a 89, della legge 23 dicembre 2014, n. 190;
  3. le associazioni sportive dilettantistiche che hanno esercitato l’opzione di cui agli artt. 1 e 2, della Legge 16 dicembre 1991, n. 398. Ma che nel periodo d’imposta precedente hanno conseguito dall’esercizio di attività commerciali proventi per un importo non superiore a 65.000 euro.

Regime forfettario e pos, i soggetti che rimangono esclusi

Ci sono dei soggetti, che pur aderenti al regime forfettario, rimangono esclusi dall’obbligo di fatturazione elettronica. Infatti, restano esclusi dall’obbligo fino al 2024, i soggetti passivi che percepiscono ricavi e compensi non superiori a 25.000 euro.

Al riguardo si prevede inoltre che per il terzo trimestre del periodo d’imposta 2022, le sanzioni di cui all’art. 6, comma 2, del D.Lgs. 18 dicembre 1997, n. 471, non si applichino ai soggetti ai quali l’obbligo di fatturazione elettronica è esteso a decorrere dal 1° luglio 2022, se la fattura elettronica è emessa entro il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione. 

Le operazione e i pagamenti con il POS

Altra novità importante per le imprese è quello di dotarsi di POS. Cioè è un dispositivo che permette di accettare pagamenti con carta di credito, debito e prepagata attraverso la lettura di un chip. Le novità riguardano le sanzioni. Infatti si applicheranno dal 30 giugno 2022 – anziché dal 1° gennaio 2023 – le sanzioni nei confronti dei soggetti che effettuano attività di vendita di prodotti o prestazioni di servizi, anche professionali, che rifiutino di accettare un pagamento effettuato con carte di debito/credito tramite POS.

La sanzione fissa è pari a 30 euro, cui si aggiunge il 4% del valore della transazione per la quale è stato rifiutato il pagamento elettronico. Si ricorda che per pagamento elettronico si intende il sistema che prevede l’utilizzo di specifici strumenti e procedure che permettono il trasferimento virtuale del denaro, senza il suo passaggio fisico. Tuttavia il mezzo di pagamento elettronico maggiormente utilizzato è la carta di pagamento, che si dividono in carta di credito, di debito e prepagata.

Gli elementi che rimangono invariato nel regime forfettario

Rimangono invariate le semplificazioni previste ai fini Iva e per le imposte dirette a carico dei proprietari di partiva Iva. Per quanto riguarda le semplificazioni ai fini Iva, da un coloro che applicano il regime forfettario non addebitano l’Iva in fattura. Dall’altro non è possibile detrarre l’IVA sugli acquisti. Su questo aspetto infatti non è modificato nulla. Inoltre:

  • non liquidano l’imposta;
  • nessun obbligo di presentazione della dichiarazione annuale Iva;
  • non devono comunicare all’Agenzia delle entrate le operazione rilevanti ai fini Iva;
  • nessun obbligo di registrare le fatture emesse, ricevute e i corrispettivi.

Tuttavia i contribuenti, che applicano il regime forfettario, hanno l’obbligo di:

  • numerare e conservazione delle fatture di acquisto e le bollette doganali;
  • certificare i corrispettivi;
  • integrare le fatture per le operazioni di cui risultano debitori di imposta con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta, da versare entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni, senza diritto alla detrazione dell’imposta relativa.

Inoltre i soggetti professionisti o piccole imprese, che aderiscono al regime forfettario, non sono sottoposti agli studi di settore e nemmeno alla tenuta delle scritture contabili.

 

 

 

Pos, quanto costa e quali sono le offerte più convenienti?

Dal 1° luglio 2022 sarà obbligatorio per i commercianti, gli esercenti e i professionisti accettare pagamenti tramite Pos con carte di credito, bancomat e app varie. Secondo quanto prevede il decreto “Pnrr 2”, la mancata accettazione del pagamento mediante questi strumenti di moneta elettronica comporterà una sanzione pari a 30 euro più il 4% del valore della transazione. Gli esercenti dovranno adeguarsi alle nuove regole acquistando o prendendo a noleggio il dispositivo Pos. Ecco dunque quanto costa dotarsi di un Pos e quali sono le offerte più vantaggiose.

Dotarsi di un Post con Banca Sella, quanto costa?

Banca Sella offre la possibilità di dotarsi di un Pos pagando un canone mensile che va da 0 a 20 euro in base a quanto transato. Le spese per l’attivazione sono pari a 150 euro una tantum e il costo in caso di furto variano da 70 euro a 150 euro.  Le commissioni sulle transazioni variano dallo 0% all’1,80%. Ma ci sono pacchetti promozionali che consentono di risparmiare. Fino al 30 giugno 2022 ci si può dotare di un Pos con i primi tre mesi del noleggio gratuiti. Il canone è gratuito anche successivamente se si una un transato minimo di seimila euro al mese. Inoltre, la banca prevede anche il rimborso delle commissioni sul transato per tutte le operazioni non eccedenti i 10 euro fino al 31 dicembre 2022.

Quali sono i costi del Pos con Banca Sella?

Al di là della promozione, i costi del Pos con Banca Sella comprendono:

  • commissioni dello 0,95% su transato circuiti internazionali, incluse le carte business;
  • le commissioni dello 0,45% su transato PagoBancomat;
  • il costo di attivazione e di recesso gratuiti;
  • l’accredito in 24 ore lavorative su qualunque conto corrente.

Banco Bpm, quanto costa prendere il Pos?

Per commercianti e professionisti c’è anche la possibilità di valutare le offerte del Banco Bpm. L’offerta base prevede un canone mensile per il noleggio del Pos da 0 a 30 euro; le spese di attivazione e di installazione da 0 a 29 euro; il costo per il furto del dispositivo pari a 215 euro, addebitato per la non restituzione del Pos; le commissioni sulle transazioni variano dallo 0,45% al 2,90%. Anche per il Banco Bpm ci sono delle agevolazioni. Fino al 31 dicembre 2022 le commissioni sulle transazioni PagoBancomat inferiori a 5 euro sono gratuite.

Quali sono i costi e le commissioni con il Pos di Banco Bpm?

Inoltre è possibile sottoscrivere con Banco Bpm l’offerta “Speedy Pos“. Richiedendo il dispositivo entro il 31 dicembre 2022, il canone del primo mese è gratuito e si pagano 20 euro alla sottoscrizione. I costi per le commissioni sono i seguenti:

  • 0,45% per le carte PagoBancomat;
  • 0,95% per le Carte di Credito Visa e MasterCard;
  • 0,90% per le Carte di Debito Visa e MasterCard;
  • 1,95% per le Carte Commerciali;
  • 2,90% per le carte Cinesi e Giapponesi (Upi e Jcb);
  • 0,90% di maggiorazione prevista sulle carte Extra Aee.

Pos con Bper, quali sono i costi?

Il noleggio del Pos è possibile anche con Bper. Il canone mensile è pari a 15,50 euro per i Pos tradizionali con spese di attivazione e di installazioni da 0 a 150 euro. In caso di furto la spesa è di 75 euro e le commissioni per le transazioni variano da 0,48% a 2,10%. Si può richiedere anche un Pos virtuale per le operazioni di pagamento online. In tal modo si possono gestire le vendite online e ricevere pagamenti sicuri. Tra i servizi a disposizione c’è la possibilità di usufruire del “Paymail“. Si tratta di un servizio che permette di incassare a distanza, anche quando non si ha di fronte il cliente, inviandogli un semplice link tramite email. Il cliente, cliccando sul link ricevuto, procedere con il pagamento in maniera sicura, rapida e semplice.

Credem, ecco le offerte per il noleggio del Pos

Tra le offerte dei principali acquirers italiani, c’è anche quella di Credem, il cui costo mensile per il noleggio varia da 0 a 30 euro in base a quanto transato. Non sono previste spese di attivazione e di installazione, mentre il costo per il furto è pari a 180 euro. Le commissioni variano da 0,25% a 1,85%. Il servizio d’incasso mobile Pos di Credem si chiama “Siapay” e permette di ridurre il rischio di furti, rapine e truffe, di ricevere gli accrediti direttamente sul conto corrente e di accettare tutti i più diffusi metodi di pagamento elettronici in circolazione. I servizi sono disponibili anche mediante l’utilizzo di smartphone e tablet: pertanto si possono ricevere pagamenti anche in mobilità, fuori dalla sede di lavoro e su tutto il territorio nazionale.

Quali sono i Pos più convenienti? Le spese del Pos di Intesa Sanpaolo

Richiedere il Pos a Intesa Sanpaolo comporta un costo di noleggio mensile da 0 a 6 euro per il Pos mobile e da 8 a 22 euro per quello fisso. Le spese di attivazione e di installazione sono pari a 60 euro una tantum solo per il Pos mobile. In caso di furto, il costo varia da 129 a 199 in base al tipo di dispositivo. Infine le commissioni variano da 0,55% a 1,60%. Tra le promozioni di Intesa Sanpaolo c’è la possibilità di sottoscrivere la soluzione Pos Nexi, con un canone mensile di 21 euro anziché di 50 euro.

Pos con Unicredit, quali sono i costi?

Con Unicredit il canone mensile per il noleggio del Pos varia da 30,50 euro a 87,50 euro a seconda del modello. Per l’attivazione e l’installazione va considerato un costo di 100 euro una tantum, mentre la disattivazione del dispositivo comporta una spesa di 80 euro. Non è previsto, però, un costo nel caso di furto del dispositivo. Le commissioni variano da un minimo dell’1,75% a un massimo del 5% (in base al volume di affari). Anche Unicredit prevede delle promozioni come “One Pos“. Per attivazioni fino al 30 giugno 2022 il canone mensile del Pos è scontato a 2,90 euro fino al 31 dicembre 2023; le commissioni per volume transato sono dello 0,9% per PagoBancomat, Bancomat Pay, Visa e Mastercard. Inoltre, fino al 30 giugno prossimo le commissioni sui pagamenti inferiori a 10 euro sono pari a zero.

Pos con Nexi, quanto costa?

Il Pos di Nexi ha un costo del canone mensile di noleggio da zero a 29 euro, con attivazione fino a 79 euro, includendo nell’offerta lo Smart Pos e un Pos Extra. In media, i costi delle commissioni variano dall’1% sui pagamenti dei circuiti internazionali allo 0,80% per i circuiti domestici. Fino al 31 dicembre 2022 è previsto il rimborso dei costi delle commissioni per pagamenti fino a 10 euro con carte Mastercard, Bancomat e Visa. Fino al 2 maggio è possibile beneficiare della promozione con il canone mensile scontato a 15 euro, costo di attivazione una tantum di 15 euro e commissione unica dell’1,89% per tutti i pagamenti con carte europee Mastercard, Visa, Maestro, VPay e PagoBancomat (fermo restando le commissioni pari a zero per transazioni fino a 10 euro per tutto il 2022). Nexi offre anche il servizio Pay by Link incluso per accettare pagamenti inviando un link via Sms, email e social network ai clienti anche quando si è distanti dal punto vendita.

Worldline, quali sono le offerte sul Pos?

Infine, altre offerte sono a disposizione da Worldline, con uso gratuito del Pos (noleggio) e spese di attivazione e di installazione non previste. Il costo per il furto varia da zero euro a 300 euro in base all’offerta. Le commissioni sulle transazioni variano da 1,25% al 4%.

Pagamenti elettronici e Pos, le misure in arrivo con il decreto Pnrr 2

In arrivo nuove misure per i pagamenti elettronici con il decreto Pnrr 2, e sanzioni per gli esercenti che non applicano correttamente le regole del Pos. Con il provvedimento verranno anticipate al 30 giugno 2022 le multe i commercianti che non accettino i pagamenti mediante carte di credito e bancomat. Inoltre, gli esercenti saranno obbligati all’invio giornalieri degli acquisti. La misura rientra nell’obiettivo di incrementare i pagamenti digitali: con app, carte di credito, bancomat e altri strumenti di pagamento tracciabili i pagamenti elettronici nel 2021 hanno rappresentato il 38% del totale delle transazioni.

Sanzioni per la mancata accettazione del Pos: di quanto sono e come si calcolano

Il decreto Pnrr 2, che dovrebbe essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, mira a stabilire nuovi paletti all’utilizzo del denaro contante. Il primo è l’anticipo al 30 giugno 2022 delle multe per i commercianti che non accettino i pagamenti elettronici per mezzo del Pos. La sanzione è fissata in 30 euro, più il 4% dell’importo della transazione. Dunque, per un acquisto di 50 euro, la sanzione in caso di non accettazione del metodo di pagamento elettronico, è fissata in 30 euro più il 4% di 50 euro. Ovvero, in totale in 32 euro. Il provvedimento in arrivo anticipa di sei mesi l’applicazione delle sanzioni. Inizialmente le multe erano fissate, infatti, al 1° gennaio 2023.

Pagamenti tramite Pos, carte di credito e bancomat: sanzioni difficili da applicare

La sanzione per chi non accetti i pagamenti tramite moneta elettronica per la vendita di prodotti e servizi vige dal 30 giugno 2014. Ma la misura non ha trovato effettiva applicazione per l’utilizzo di carte di credito e bancomat. Il provvedimento mira dunque a sanzionare chi non osservi le sanzioni previste. È stato tuttavia già obiettato che non sempre le sanzioni sono di facile applicazione. Ad esempio, si pensi i casi in cui l’esercente rifiuti il pagamento tramite Pos per mancanza di connessione.

Crediti di imposta sui pagamenti tramite Pos: fino al 30 giugno 2022 incentivi ancora attivi

Peraltro, fino al 30 giugno 2022 sono maturabili i crediti di imposta sulle commissioni sostenute dai commercianti per l’utilizzo dei metodi di pagamento elettronico tramite Pos. A partire dal 1° luglio 2022, il credito di imposta (potenziato al 100% fino al 30 giugno 2022), tornerà alla percentuale del 30%. Inoltre, la data 30 giugno 2022 rimane anche per i commercianti che acquistino, noleggino o utilizzino dispositivi Pos collegati ai registratori telematici e ai Server Rt. La scadenza del 30 giugno prossimo, dunque, fissa il termine per questi incentivi tramite credito di imposta.

Pagamenti tramite denaro contante: dal 1° gennaio 2023 la soglia scende da 2 mila euro a mille euro

I pagamento elettronici e i vari incentivi per l’utilizzo del Pos vanno combinati con l’abbassamento degli importi dei contanti a partire dal 1° gennaio 2023. A partire da questa data, infatti, il decreto legge “Milleproroghe” ha fissato l’abbassamento da 2 mila euro a mille euro dell’utilizzo del denaro contante. Con l’abbassamento dell’importo massimo, saranno vietate anche le transazioni frazionate in maniera artificiosa. Ad esempio, frazionare le transazioni per rimanere sotto la soglia dei mille euro comporterà sanzioni per la violazione del tetto di denaro contante.

Pagamenti elettronici richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali

Inoltre, i pagamenti elettronici sono richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali. Dal 2020, infatti, per la detraibilità del 19% è richiesto che i pagamenti vengano effettuati con mezzi tracciabili. La regola non vale per gli acquisti di medicinali e per le prestazioni effettuate presso le strutture del Servizio sanitario nazionale o quelle accreditate. Per determinate tipologie di spese, come ad esempio quelle di istruzione, universitarie o funebri, la detrazione è piena (al 100%) per chi ha redditi che non eccedano i 120 mila euro. La detrazione decresce per redditi fino a 240 mila euro fino a azzerarsi.

Cashback fiscale, a che punto è il rimborso immediato?

Presenta difficoltà di applicazione il Cashback fiscale, ovvero il rimborso immediato di alcune detrazioni collegate alle spese effettuate. Nella discussione del disegno di legge della delega fiscale si sono riscontrate delle difficoltà in particolare per le spese sanitarie e l’incrocio dei rimborsi delle Casse sanitarie.

Lotteria degli scontrini, si punta alle vincite immediate

Novità sono attese anche per la lotteria degli scontrini. Infatti, nel provvedimento dovrebbero arrivare misure che consentano di assegnare immediatamente premi legati agli acquisti e ai pagamenti elettronici al fine di superare le diffidenze del 2021 e rendere il meccanismo più accattivante accattivante. Infatti, nel debutto della misura lo scorso anno, l’estrazione avveniva settimanalmente, mensilmente e annualmente. Per l’assegnazione dei premi era necessario comunicare il codice lotteria dell’acquirente, ma ai premi concorrevano anche gli esercenti. Tuttavia, solo un terzo dei compratori comunicava il proprio codice lotteria. Il governo dunque sta studiando modalità per rendere più attraente la lotteria degli scontrini, assegnando premi immediati senza dover aspettare le estrazioni periodiche.

Pos 2022, multe a chi lo nega e tutte le altre misure approvate

Il pos 2022 è lo strumento idoneo per i pagamenti online, e in vista multe per chi non lo accetta, ecco tutte le misure che il Governo ha approvato.

Pos 2022, multe in arrivo per gli esercenti che lo negano

Secondo quanto approvato dal nostro Governo arrivano molte novità sia per l’uso del pos, ma anche per i forfettari e per i nuovi concorsi. In merito alla lotta a evasione, l’uso del pos diventa quanto mai importante. Infatti sono previste multe anticipate al 30 giugno per gli esercenti che non accettano pagamenti con le carte di credito. Dunque un anticipo di almeno 6 mesi, rispetto alla data prevista inizialmente di gennaio 2023.

Tuttavia la sanzione di 30 euro più una sanzione del 4% del valore della transazione. Ad esempio su una transazione di 25 euro, l’esercente che non accetta il pagamento con il pos dovrà pagare una multa di 31 euro. Dunque 30 euro di sanzione fissa, più il 4% di 25 euro, equivale ad 1 euro. Sommandolo appunto alla sanzione fissa dà appunto 31 euro. Anche se Confcommercio e Confesercenti chiedo che comunque siano abbattuti prima i costi sulle commissioni. Il governo sta pensando anche all’adozione di un nuovo sistema di cash back nazionale.

Regime forfettario, esonero dalla fatturazione elettronica e lavoro nero

In merito ai lavoratori autonomi che hanno aderito al regime forfettario arrivano delle novità. Infatti l’obbligo di fatturazione elettronica slitta per coloro che hanno redditi entro 25 mila euro. Per tutti gli altri arriva l’obbligo di fatturazione elettronica, fino a 65 mila euro, così come indicato anche dall’Unione Europea. In altre parole si vanno a tutelare così le imprese più piccole che hanno fatturati sotto i 25 mila euro, almeno fino al 2024.

Mentre contro il lavoro nero, nasce un portale nazionale del commercio che sostituisce e integra le anche dati attraverso cui l’Ispettorato nazionale del lavoro, l‘Inps e l’Inail condividono gli accertamenti. Inoltre cambia anche il sistema delle assunzioni nella pubblica amministrazione, per bandi di concorso. Mentre per quanto riguarda la selezione del personale occorre conoscere almeno una lingua straniera.

Perchè il Governo ha anticipato l’uso del pos 2022?

Sicuramente una prima risposta è la lotta contro l’evasione in materia di Iva. Il pagamento tramite il pos prevede quindi la tracciabilità del pagamento, evitando di farsi pagare un servizio e “risparmiando” l’iva derivante da un pagamento contanti. Ma anche perché ad un pagamento tracciato deve corrispondere uno scontrino, una fattura o una ricevuta, facendo così emergere tutti i redditi.

A questo si accoppia la fattura elettronica che permette all’Agenzia delle entrate di conoscere in tempo reale le informazioni inerenti al contribuente. Ma anche controllare i flussi di pagamento, di fatturazione e che ci siano realmente i requisiti per mantenere le agevolazioni fiscali quando previste. Come ad esempio il regime forfettario, che prevede l’esclusione dell’Iva, e un flat tax ad oggi del 15% sui redditi conseguiti.

 

 

 

 

 

 

Bar, ristorante, negozi: quando il gestore non accetta pagamenti con il Pos, regole e conseguenze

Ormai la lotta all’uso del contante ha assunto i connotati di una guerra senza frontiere. Numerosi i provvedimenti in questa direzione, presi dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Prima il limite all’uso del contante, poi i premi a chi utilizzava il pagamento elettronico, i cashback, la lotteria degli scontrini e gli obblighi per gli esercenti di utilizzare i Pos.

La domanda di molti è proprio relativa al piccolo negozio o al bar sotto casa. Sono obbligati ad accettare pagamenti elettronici o possono rifiutarsi? E se non accettano il pagamento con carta cosa succede?

Ripetiamo, domande assolutamente lecite queste, soprattutto se si tratta di spese di pochi euro che, anche dal punto di vista del cliente, più di qualche dubbio lo lasciano sulla necessità di imporre ad un esercente questo genere di obbligo. E tra l’altro questo obbligo è stato duramente contestato fin da subito proprio dagli addetti ai lavori.

Le norme in materia di pagamento elettronico nei negozi, al bar o al ristorante

L’obbligo di accettare i pagamenti elettronici da parte dei commercianti esiste, ma mette in luce un classico paradosso all’italiana. La legge c’è, l’obbligo di rispettarla anche, ma non ci sono le sanzioni. E così i commercianti possono fare quello che vogliono, magari respingendo le richieste di pagamento con carta da parte dei clienti, con le scuse solite, cioè il terminale rotto, spento o così via dicendo.

L’obbligo riguarda esercenti di tutti i tipi ma anche professionisti. E non ci sono sostanzialmente limiti di importo al di sotto del quale servono i contanti. Come dicevamo in premessa, la lotta all’uso del contante è in pieno svolgimento. È fatto obbligo accettare i pagamenti elettronici anche per piccole cifre, cosa tutt’altro che facile però da trovare in giro. Pagare un paio di euro di caffè al bar con la carta di credito dovrebbe essere un diritto del cliente, ma trovatemi un bar che lo accetta. Saranno sicuramente pochi.

Anche perché pur se per legge questi esercenti sono tenuti, l’apparato sanzionatorio della normativa è stato posticipato ad inizio 2023. In pratica oggi c’è l’obbligo ma mancano le sanzioni e quindi chi si rifiuta al momento non rischia niente. Questo nonostante il terminale per accettare i pagamenti con moneta elettronica, cioè il Pos, è obbligatorio, perché devono averlo tutti i commercianti, gli artigiani, le attività di ristorazione, i pubblici esercizi, le attività ricettive, alberghi, B&B, agriturismo e pure i professionisti come lo sono gli avvocati, i notai, i commercialisti o i medici.

Breve storia dell’obbligo di accettazione dei pagamenti tramite moneta elettronica

Il contrasto all’uso del contante, come strumento anti evasione, è ormai datato nel tempo. Sono circa 10 anni che è stato introdotto l’obbligo del Pos. Fu il decreto Crescita del governo tecnico presieduto da Mario Monti ad introdurre questo obbligo. Era il 2012 e il decreto in questione era nello specifico il DL n° 179/2012, precisamente il suo articolo n° 15 comma 4.

La materia fu ampliata nel 2014, con un provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico che stabilì in 30 euro la soglia al di sopra del quale era obbligatorio accettare i pagamenti con il Pos. Soglia abbassata dal governo Renzi del 2016 a 5 euro, dopo apposito provvedimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze allora presieduto da Padoan. Da allora nulla è cambiato, se non la cancellazione della somma minima che non esiste di fatto più.

E nel 2019 ecco che entrarono in scena le sanzioni. Erano i tempi del governo Conte bis, quello giallorosso (PD e Movimento 5 Stelle). Nel collegato alla manovra di Bilancio, cioè nel decreto Fiscale, il governo Conte inseriva una sanzione di 30 euro in misura fissa, con l’aggiunta del surplus del 4% dell’importo rifiutato al cliente. Una norma presto cancellata dal decreto Fiscale, durante il suo canonico iter di conversione in legge.

Cosa accade se il commerciante rifiuta il pagamento

Non rischiando nessuna multa, il commerciante ha il potere di rifiutare il pagamento con il Pos. L’unico rischio che corre è una eventuale segnalazione da parte del cliente all’Agenzia delle Entrate. Il fatto che mancano le sanzioni è un problema che il governo attuale, quello presieduto da Mario Draghi sembra voler risolvere con il decreto sul Recovery, visto che ha pensato di inserire con emendamento di maggioranza, le regole sanzionatorie per i casi di rifiuto da parte del negoziante piuttosto che dell’esercente.

Ma si tratta di una norma che se mai diventasse realtà, lo farebbe solo dal primo gennaio 2023.

Il limite all’uso del contante

Naturalmente parliamo di pagamenti di piccole somme, anche perché le regole vigenti sul limite al contante impongono a chi vende un prodotto o un servizio, di non poter completare la transazione se il corrispettivo dovuto da un cliente supera i 1.999 euro. Anzi, sembrava che dal primo gennaio la soglia dovesse scendere ancora a 999 euro, ma dopo un emendamento al decreto Milleproroghe, tutto è rimasto come per il 2021.

Sulle piccole cifre invece, inevitabile che anche i commercianti manifestano dubbi e perplessità in materia, a tal punto che, come dicevamo in premessa, trovare un bar che accetta il pagamento di un caffè con la carta di credito o con la carta di debito è difficile.

E sembra che a poco siano serviti gli incentivi via via inseriti dalla normativa vigente per spingere all’uso della moneta elettronica. Incentivi per i consumatori, come lo sono stati il cashback per esempio. Ma anche incentivi per esercenti e commercianti per sostenere le spese per dotarsi di Pos e relative connessioni.

Per esempio, sempre con un decreto Fiscale, quello n° 124 del 2019, venne previsto un bonus Pos fino al 100% per i commercianti muniti  di un registratore di cassa elettronico collegato col terminale Pos. E poi, recentemente, un credito di imposta ancora vigente, che permette ai professionisti, esercenti e chiunque si doti, acquistandoli o noleggiandoli, strumenti collegati ai registratori di cassa di ultima generazione, di scaricare le spese sostenute per munirsi delle apparecchiature e delle tecnologie.

Senza considerare poi le convenzioni bancarie che il governo ha studiato e sottoscritto. Molte banche infatti offrono il ristoro completo delle commissioni bancarie dovute dai commercianti o da chi accetta questi pagamenti elettronici, se riguardano compravendite sotto i 5 euro.

Cosa fare se il commerciante rifiuta il pagamento col Pos

Come detto, se un negoziante rifiuta un pagamento con carta e tramite il Pos, non rischia nulla. A meno che il cliente non segnali l’accaduto al Fisco. Niente multe lo stesso, ma non è improbabile che il commerciante in questione finisca con l’essere interessato da un accertamento di Agenzia delle Entrate. Anche il veicolo della segnalazione alla Guardia di Finanza potrebbe sortire lo stesso effetto, con i militari che potrebbero trovare opportuno approfondire il tutto verificando se il commerciante inadempiente usa il rifiuto come prassi o meno.

Va ricordato ancora che per il cittadino è un diritto sacrosanto poter pagare con carta di credito o bancomat a prescindere dall’importo. E il diritto del cliente presuppone l’obbligo di accettazione da parte dell’esercente, a prescindere dalla tipologia di attività, che sia un bar piuttosto che un tabacchi, una pizzeria piuttosto che una cartoleria, e perfino una attività ambulante.

Il Pos è obbligatorio anche per idraulico, elettricista, addetto alla caldaia, imbianchino, falegname. Ed anche per gli addetti ai servizi di Taxi o Noleggio con conducente.

Il costo delle operazioni del Pos non deve mai finire sul corrispettivo chiesto al cliente

Come dicevamo, alcune banche offrono i ristori sulle commissioni per le operazioni di importo basso. Ma è evidente che per tutte le altre operazioni di incasso i costi devono essere sostenuti dal commerciante. Infatti è severamente vietato caricare questi costi sulle spalle dei clienti, aumentando il corrispettivo dovuto. Sempre alla Guardia di Finanza infatti va segnalato l’esercente che pretende una cifra maggiore dal cliente.

Per assurdo, se il gestore non accetta il pagamento elettronico il cliente ha tutto il diritto di andare via senza pagare. Questo, Anche se non si tratta di una cancellazione del debito ma solo di un rinvio del pagamento. Va detto comunque che in una situazione del genere il gestore deve far andare via il cliente lasciandogli la fiducia totale sul suo successivo adempimento del pagamento. Non esiste norma o legge che concede ad un negoziante piuttosto che ad un gestore di un bar il diritto di chiedere al cliente il rilascio di un documento di riconoscimento o semplicemente le generalità dello stesso.

Pos, dal 1° gennaio 2022 sanzioni a chi nega i pagamenti elettronici

Ritornano le sanzioni per i commercianti e professionisti che negano il pagamento con il Pos. La nuova stretta arriva dal decreto di attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) che rilancia la lotta all’evasione fiscale attraverso i pagamenti elettronici. Il provvedimento porta la firma di Roberto Pella di Forza Italia e di Gian Pietro Dal Moro del Pd ed è stato approvato nella giornata del 13 dicembre alla Commissione Bilancio della Camera.

Commercianti e professionisti dal 1° gennaio 2022 sono obbligati ad accettare i pagamenti elettronici

In base al provvedimento normativo, dal 1° gennaio 2022 arriveranno sanzioni per i commercianti e per i professionisti che non accetteranno i pagamenti con carta di credito o con il bancomat. I pagamenti saranno relativi, dunque, sia per la vendita di beni che per la prestazione di servizi professionali.

Come si calcola l’importo della sanzione se non si accetta il pagamento con il Pos?

La sanzione amministrativa per i commercianti e i professionisti che dovessero rifiutare il pagamento elettronico sarà di 30 euro più il 4% dell’importo della vendita o del valore della prestazione. Si tratta di un provvedimento chiave nella lotta all’evasione fiscale. Peraltro, come specificato nell’emendamento, il commerciante e il professionista sono obbligati ad accettare almeno una tipologia di carta di credito o di carta di debito. Altri provvedimenti sono attesi anche per quanto riguarda il mancato rilascio dello scontrino o della fattura.

Lotta all’evasione fiscale come obiettivo del Pnrr

La lotta all’evasione fiscale rappresenta uno degli obiettivi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Tra gli indicatori presi in esame a livello europeo per il rispetto del Piano, si fa riferimento al “tax gap”, ovvero alla quota del gettito che lo Stato non riesce a incassare a causa proprio dell’evasione fiscale. Sulla base degli ultimi dati disponibili, il tax gap è attualmente al 18,5%, percentuale che è già risultata in calo negli anni dal 2014 al 2019 del 3,6%. Ma il Pnrr chiede altri sforzi per ridurre questa percentuale.

Riduzione del mancato gettito entro il 2024: gli strumenti di lotta all’evasione fiscale

Infatti, tra gli obiettivi del Pnrr in tema di evasione fiscale, sono stati fissate le percentuali di riduzione del tax gap nei prossimi anni. La decurtazione dovrà essere di non meno del 5% entro il 2023 e di non meno del 15% al 2024. Un percorso alla portata del governo che, oltre all’accettazione dei pagamenti tramite la moneta elettronica, ha già individuato altri strumenti per la lotta all’evasione fiscale.

Gli strumenti di lotta all’evasione fiscale che potrebbero essere intensificati nel 2022

Tra questi strumenti che il governo metterà in campo per la lotta all’evasione fiscale rientrano:

  • la precompilata Iva;
  • l’utilizzo dell’anagrafe dei rapporti finanziari;
  • la revisione delle sanzioni per la mancata emissione dello scontrino fiscale;
  • l’accrescimento delle lettere di incentivo per l’adempimento spontaneo.

Su questi quattro strumenti il governo intensificherà il proprio lavoro nei primi sei mesi del nuovo anno.

 

Pagamenti, limite di contante a 1000 euro dal 1° gennaio 2022, addio al cashback

Cambia la politica antievasione del governo a partire dal 2022. Dal prossimo 1° gennaio il limite dei pagamenti in contante scende a 1000 euro. Anche sugli incentivi relativi ai pagamenti con le carte cambiano le regole: non ci sarà più il cashback e modifiche sono in corso di studio anche per la lotteria degli scontrini.

Pagamenti con contanti: dal 1° gennaio 2022 il limite scende a 1000 euro

Dal 1° gennaio 2022 per i pagamenti in contanti la soglia sarà di 1000 euro. L’attuale limite dei 2000 euro nell’utilizzo delle banconote verrà pertanto dimezzato. La misura è contenuta nel decreto fiscale del governo nell’ambito di un progetto più ampio partito con la legge di Bilancio 2020 del secondo governo Conte. Già dal 1° luglio del 2020 infatti il limite di utilizzo dei contanti nei pagamenti era sceso da 3000 a 2000 euro.

Utilizzo carte di credito e moneta elettronica al 37% a fine 2021

Il limite dei 1000 euro nei pagamenti in contanti pareggia quello di Mario Monti nel 2011 con il decreto “Salva Italia”. In questi dieci anni il modo di pagare degli italiani è cambiato con l’utilizzo della moneta elettronica in continua ascesa (entro la fine del 2021 i pagamenti con carta saranno del 37% rispetto al 33% del 2020 e al 29% del 2019, secondo il Politecnico di Milano). Ma rimane un’ampia fascia di pagatori che utilizzano ancora il contante per le transazioni.

Con Draghi addio al cashback di Stato, non sarà rinnovato nel 2022

Sul fronte degli incentivi all’utilizzo delle carte per i pagamenti, la legge di Bilancio 2022 non confermerà il cashback di Stato. Il premio del 10% sugli acquisti (fino a 150 euro di bonus corrispondenti a una spesa di 1500 euro a semestre pagata con le carte di credito e applicazioni) era stato introdotto durante il secondo governo Conte ed è stato attuato in due periodi. Il primo, dall’8 dicembre al 31 dicembre dello scorso anno; il secondo dal 1° gennaio al 30 giugno 2021. Draghi ha sospeso il cashback di Stato a partire dal 1° luglio 2021 con l’intenzione di ripristinarlo nel 2022. Ma così non sarà, a meno di novità entro la fine di quest’anno.

Lotteria degli scontrini, la novità potrebbe essere quella delle vincite istantanee

Il governo potrebbe invece continuare a puntare sulla lotteria degli scontrini anche nel 2022. Ma con un profondo restyling e la novità dei premi istantanei. Tuttavia, per questi ultimi è necessario che i commercianti adeguino tecnicamente i propri sistemi. Attualmente anche gli esercenti ricevono incentivi per l’utilizzo della carta di credito.

Credito di imposta sugli acquisti e utilizzi nuovi Pos degli esercenti

Si tratta dell’elevazione dal 30 al 100% del credito di imposta derivante dalle commissioni pagate dai commercianti per l’utilizzo dei Pos dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022. Tuttavia la tax credit sull’acquisto dei dispositivi, o sul noleggio e utilizzo, segue un doppio binario. La discriminante è l’acquisto di un dispositivo di tipo tradizionale o Pos di tipo “smart”. Per questi ultimi modelli la tax credit scatterà solo a partire dal prossimo anno.

Alemanno: “Non vedo come il Pos obbligatorio possa combattere l’evasione”

Ormai ci siamo. Dall’1 gennaio del 2014, infatti, scatterà l’obbligo di tenuta del Pos da parte dei professionisti e parlare di proteste sarebbe quantomeno riduttivo. Quella dei professionisti contro l’obbligo di installare il POS nei propri uffici è una vera e propria crociata anti-banche, come hanno dimostrato gli appelli di architetti e ingeneri nelle settimane scorse.

L’obbligo, inserito nel Decreto Sviluppo bis del 2012, è passato quasi inosservato fino a pochi mesi fa e ora anche il Presidente dell’INT (Istituto Nazionale Tributaristi), Riccardo Alemanno, ha deciso di alzare la voce attraverso una lettera inviata direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta in cui richiede un rinvio ed una revisione dell’obbligo di utilizzo del POS per imprese e professionisti: “Non Le sembra, sig. Presidente, che si debba prorogare tale data per potere analizzare con maggiore attenzione i criteri e le modalità applicative, evitando che tutto ciò costituisca solo un ulteriore costo per imprese e professionisti e che gli unici soggetti ad averne un beneficio siano le banche? Inoltre, con tutta sincerità, non vedo questo obbligo come un aiuto alla giusta e condivisa lotta all’evasione fiscale”.

A sostenere la tesi di Alemanno anche la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro che ha stimato come tutti i professionisti – vale a dire i 2 milioni e 300 mila iscritti agli ordini e che operano anche all’interno delle altre 5 milioni di imprese e società professionali attive sul territorio nazionale – verserebbero agli istituti di credito qualcosa come 2 miliardi di euro l’anno.

Jacopo MARCHESANO

Spesometro per acquisti via POS: ecco le istruzioni

E’ stato pubblicato dall’Agenzia delle Entrate, un provvedimento che fornisce tutte le specifiche tecniche per lo Spesometro per quanto riguarda gli acquisti via POS.
I chiarimenti fanno seguito a quanto è stato concordato con le associazioni di categoria.

In concreto, sono stati risolti i problemi relativi alla trasmissione delle informazioni sulle operazioni rilevanti ai fini IVA, di importo pari o superiore a 3.600 euro (al lordo dell’IVA), che riguardino pagamenti mediante moneta elettronica (carte di credito, di debito o prepagate).

Il provvedimento dispone, in attuazione del punto 2 del provvedimento del 31 gennaio 2013, la pubblicazione del tracciato record per la comunicazione delle operazioni rilevanti a fini IVA di importo pari o superiore a 3.600 euro effettuate tramite POS.

La comunicazione all’Anagrafe tributaria deve essere effettuata entro il 12 novembre 2013 da parte degli operatori finanziari (articolo 7, sesto comma del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605) che emettono carte di credito, di debito o prepagate e riguarda le operazioni di acquisto effettuate dal consumatore finale a partire dal 6 luglio fino al 31 dicembre 2011. Si tratta dell’adempimento previsto in attuazione dell’articolo 23, comma 41, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98.

Vera MORETTI