Rateizzazione cartelle esattoriali, conviene? la guida

Le cartelle esattoriali sono una esperienza con cui un contribuente su due ha avuto a che fare, almeno stando alle statistiche. Non bisogna essere evasori fiscali per trovarsi ad avere a che fare con una cartella di pagamento per un tributo, una tassa o una multa non pagate per tempo.

E sono davvero molteplici le cause che possono portare un contribuente ad impattare su una cartella esattoriale. Dimenticanza, difficoltà economiche anche momentanee, errate considerazioni. Da diversi anni a questa parte non passa manovra di Bilancio con il suo decreto Fiscale collegato, che non preveda sanatorie, rottamazioni cartelle e incentivi a regolarizzare la posizione.

Per esempio, i debiti fino a 5.000 euro che un contribuente si trova a carico fino a tutto il 2010, o meglio, i ruoli fino al 31 dicembre 2010, sono di fatto condonati. Ma per quelli successivi non ci sono sanatorie, nessuno sconto e nessuna scialuppa di salvataggio. Vanno onorati, cioè pagati. L’unica cosa che può offrire l’Agenzia delle Entrate Riscossione, nuovo Concessionario che ha sostituito Equitalia, è la rateizzazione.

Cartelle esattoriali e ruoli, cosa significa?

Il primo punto da tenere in considerazione per capire se si rientra o meno in un provvedimento di sanatoria è la data di iscrizione a ruolo. Quando si parla di debiti con il Concessionario della riscossione, entro una determinata data per poter rientrare in un provvedimento di sanatoria, si fa riferimento al cosiddetto ruolo.

Questo vale per il condono dei debiti fino a 5.000 euro di cui accennavamo prima, ma vale anche per i provvedimenti di sanatoria come la rottamazione o il saldo e stralcio. Si tratta di provvedimenti con cui il Agenzia delle Entrate Riscossione offriva al contribuente la possibilità di mettersi i regola in misura agevolata. In pratica, con sconti su sanzioni ed interessi e pure in diverse rate. Ma solo per i ruoli fino ad una determinata data, sia essa il 31 dicembre 2018 piuttosto che il 31 dicembre 2019.

Ruolo non significa debito con l’Ente a cui la multa o la tassa era dovuta. La data di iscrizione a ruolo è quella a partire dalla quale l’Ente a cui il balzello era dovuto, ha affidato ad Ader il compito di incassare. E così, tornando all’esempio dei debiti fino al 2010, può capitare che non vi rientri un bollo auto 2008 piuttosto che uno 2009, per il solo fatto che la data di iscrizione a ruolo era successiva al 31 dicembre 2010.

Le rate per le cartelle esattoriali, come funzionano?

Per debiti fiscali, tributari, per sanzioni e multe per violazioni del codice della strada e per qualsiasi altro debito che è a carico di un contribuente e sotto la gestione di Agenzia delle Entrate Riscossione, che non rientra in condoni, sanatorie e così via, non resta che la strada della rateizzazione.

Le cartelle esattoriali possono essere pagate a rate. La rata è mensile e fino ad un massimo di 72 rate, ovvero 6 anni. Per via della situazione emergenziale che da due anni stiamo vivendo con il Covid-19, in via eccezionale è stato predisposto un piano straordinario di rateizzazione che può arrivare a 120 rate, ovvero a 10 anni.

Ma questo solo in determinate circostanze, perché la soglia delle 72 anni è quella che possiamo benissimo definire canonica, o facente parte del piano ordinario di rateizzazione.

Quando le cartelle esattoriali rientrano nelle maxi rateizzazioni a 10 anni

La nuova rateazione decennale è possibile solo quando un contribuente si trova in una condizione di riduzione della propria capacità reddituale, piuttosto grave. In linea di massima ciò viene concesso a condizione che la rata fuoriuscita dal piano da 72 rate, sia superiore al 20% del reddito mensile del contribuente indebitato e del suo nucleo familiare.

La prova della situazione economica precaria di un nucleo familiare viene determinata in base all’Isee. Per questo il contribuente che vuole accedere al maxi piano rateale di 10 anni dovrà avere una Dsu (Dichiarazione Sostitutiva Unica) in corso di validità ed allegare l’Isee alla istanza di rateizzazione.

Domanda e interessi da applicare agli importi dovuti

Per poter ottenere la rateizzazione occorre presentare istanza all’Agenzia delle Entrate Riscossione. La domanda può essere prodotta in maniera cartacea recandosi agli uffici territoriali di Ader. In alternativa si può fare tutto con lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Basta autenticarsi sul sito del Concessionario alla riscossione e presentare domanda in maniera telematica. Si può fare tutto anche per chi ha la Carta di Identità Elettronica che da lo stesso accesso ai servizi telematici della Riscossione.

Al termine dell’istanza, sarà Ader a confermare l’accettazione ed a rilasciare i bollettini per il pagamento rateale. Nelle istanze telematiche Ader rilascia i primi bollettini di pagamento,  in genere i primi 10 mesi, mentre i successivi arrivano a casa del contribuente o possono essere scaricati per la stampa, in una fase successiva.

Per un debito di importo inferiore ai 100mila euro, la rateizzazione è concessa automaticamente alla presentazione dell’istanza. Naturalmente l’operazione non è gratuita, ecco perché ogni contribuente deve verificare il parametro relativo al confronto costo beneficio. Infatti il piano di rateizzazione prevede l’applicazione degli interessi.

È il corrispettivo da versare per la dilazione del pagamento che fa lievitare il totale da versare in maniera proporzionale al numero di rate richiesto. E gli interessi applicati variano in base alla natura del debito, cioè dal balzello da cui scaturisce la cartella esattoriale. In questo viene in aiuto il sito istituzionale del Concessionario, cioè agenziaentrateriscossione.gov.it che recita testualmente che:

  • Il tasso di interesse per la rateizzazione del pagamento dei debiti di natura erariale è pari a al 4,5% annuo;
  • Il tasso di interesse per la rateizzazione del pagamento dei debiti di natura previdenziale e assistenziale è pari al 6% annuo;
  • Per tutti i debiti diversi da questi, si applica il tasso previsto dall’art. 21 del DPR n. 602/1973.

Cartelle esattoriali 2022: proroga e decadenza dopo 5 rate, resta da pagare l’aggio

Si amplia l’arco temporale di pagamento delle cartelle esattoriali notificate fino al 31 marzo 2022. I contribuenti avranno più tempo per pagarle, fino a 180 giorni dalla data della notifica. La decadenza invece torna a scattare dopo cinque rate non pagate. A procedere con l’estensione dei termini di pagamento è stata la legge di Bilancio 2022 (legge numero 234 del 2021) che ha confermato e prolungato quanto già previsto dal decreto Fisco Lavoro all’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021.

Cartelle esattoriali, entro quando bisogna pagarle?

L’estensione della scadenza di pagamento è prevista per le cartelle esattoriali che vengono notificate tra il 1° gennaio e il 31 marzo del 2022. I contribuenti avranno 180 giorni di tempo per procedere con il versamento a partire dalla data della notifica. Le ultime scadenze di pagamento saranno fissate a fine settembre prossimo. Già il decreto legge Fisco Lavoro aveva esteso i termini di pagamento delle cartelle esattoriali da 60 a 180 giorni. In particolare, il provvedimento si riferiva alle cartelle notificate tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021.

Cartelle esattoriali, termine di pagamento a 180 giorni: sono dovuti gli interessi o procedure cautelari o pignoramento?

La legge di Bilancio 2022 ha provveduto a prolungare i termini di pagamento delle cartelle relative al primo trimestre dell’anno. All’interno della scadenza dei sei mesi per il pagamento non sono dovuti gli interessi di mora. Analogamente, nello stesso periodo non si possono attuare procedure cautelari o avviato il pignoramento. Rimane invariato, invece, il termine per presentare il ricorso fissato in 60 giorni dalla data di notifica della cartella.

Cartelle esattoriali a 180 giorni, va pagato l’aggio? Ecco la risposta dell’Agenzia delle entrate

Sulle cartelle esattoriali che rientrano nel prolungamento della scadenza di pagamento a 180 giorni, deve essere pagato l’aggio? A questa domanda ha risposto l’Agenzia delle entrate riportando la regola consueta che vuole l’applicazione dell’aggio dal 3% al 6% quando il pagamento viene effettuato dopo i consueti 60 giorni. Con la maggiore concessione di tempo per il pagamento delle cartelle esattoriali ricevute fino a marzo prossimo, l’Agenzia delle entrate ha chiarito che non si può procedere con il raddoppio dell’aggio. Pertanto, per tutte le cartelle rientranti nei termini dei 180 giorni, l’aggio rimane invariato al 3%, senza raddoppiare.

Cartelle esattoriali, cosa cambia per gli accertamenti esecutivi o a seguito di sentenza della Cpt

Non risultano esserci novità dalla legge di Bilancio 2022 per quanto concerne i pagamenti derivanti dagli accertamenti esecutivi e quelli emessi in seguito alle sentenze dei Consulenti tecnici di Ctp. Nel primo caso, i pagamenti devono essere effettuati entro i termini ordinari. Se si tratta di un atto impoesattivo originario, la scadenza coincide con la data entro la quale sia possibile presentare ricorso. Se si tratta, invece, di atto impoesattivo secondario (dopo sentenza dei Ctp), la scadenza di pagamento è fissata in 60 giorni.

Cartelle esattoriali e domanda di rateazione di quanto dovuto: torna la decadenza con 5 rate non pagate

Per le cartelle notificate nel 2022, i contribuenti potranno chiedere la rateazione all’agente della riscossione. La rateazione torna a essere applicata con le misure consuete. Ciò vuol dire che non dovranno essere più applicate le agevolazioni vigenti durante il periodo di emergenza sanitaria ed economica. La causa di decadenza della rateazione, dal 1° gennaio 2022, è tornata a essere quella del mancato pagamento di cinque rate.

Cartelle esattoriali, quali notifiche non rientrano nel beneficio di pagamento di 180 giorni?

Infine, tra le cartelle che i contribuenti possono ricevere, non rientrano nel beneficio del prolungamento della scadenza a 180 giorni:

  • le ingiunzioni fiscali pervenute dai comuni;
  • quelle arrivate da concessionari privati che non si avvalgono dell’Agenzia delle entrate Riscossioni.

I termini di pagamento, in tutti questi casi, rimangono fissati a 60 giorni dalla data di notifica della cartella.

Controllo situazione debitoria: come procedere

I contribuenti dispongono di più opzioni per scoprire quale sia la propria situazione debitoria. L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione tutti gli strumenti necessari per effettuare un controllo. Il contribuente può ottenere un estratto di ruolo per visionare un’eventuale esposizione debitoria nei confronti del Fisco,

Soprattutto nel periodo di pace fiscale, si è parlato tanto di sanatorie, condoni, rottamazione in qualità di provvedimenti del governo. I contribuenti che hanno contratto un debito nei confronti del concessionario alla riscossione sono più di quanto non si possa immaginare. Tra di essi, molti ignorano anche gli importi legati a tributi, imposte, multe e tasse non pagate. Come controllare la propria situazione debitoria, cosa c’è da pagare e quanto, se è possibile una rateizzazione e tanto altro, lo scopriamo tramite l’Agenzia delle Entrate.

Controllo situazione debitoria: strumenti fisici

Per prima cosa, se è quella che risulta essere più consona alle persone che non hanno dimestichezza con gli strumenti tecnologici, è recarsi presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di competenza del proprio territorio di residenza che sono aperti al pubblico. Più sportelli sono adibiti a rilasciare le informazioni richieste al contribuente, tramite relativa documentazione. Se si è impossibilitati a muoversi, si può delegare qualcuno per riceverla. Difatti, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione rilasciano, in caso ci siano dei debiti, un documento che attesta la posizione debitoria del richiedente, tramite il rilascio di estratti di ruolo aggiornati.

Invero, si parla di estratti di ruolo, quanto i debiti sono già divenuti cartelle esattoriali e quindi passati già in mano all’Agenzia delle Entrate – Riscossione (ex Equitalia). Negli estratti di ruolo sono presenti i documenti che descrivono in modo dettagliato il contenuto di ogni cartella esattoriale, indicando il tipo di debito, l’importo iniziale e come si è arrivati all’iscrizione a ruolo, con tanto di interessi, sanzioni e il nome dell’Ente creditore.

Controllo situazione debitoria: strumenti telematici

Ormai, sono in tanti ad avvalersi di pc, tablet o smartphone, specialmente nel periodo dell’emergenza Covid-19. A tal proposito, è ancora in uso prenotare il ticket per un appuntamento con l’indicazione del giorno e dell’orario se ci si vuole recare nella sede dell’Agenzia delle Entrate competente del territorio del contribuente.

I più giovani o smanettoni degli strumenti digitali, ormai non si recano più fisicamente presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, in quanto possono controllare la propria posizione debitoria per via telematica e ricevere anche la documentazione immediata, volendo, si può chiedere una rateizzazione dell’eventuale debito.

Per accedere al portale dell’Agenzia delle Entrate si deve essere muniti delle credenziali d’accesso (SPID, CIE, CNS), con riguardo all’accesso alla propria area personale. Il contribuente può anche chiedere la sospensione dei debiti o il pagamento tramite servizi di home banking.

In alternativa agli strumenti sopra indicati, si può anche fruire del contact center dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione che si può contattare 24 ore su 24 per effettuare ogni tipo di richiesta. E’ possibile chiedere l’estratto di ruolo anche tramite PEC, inviando la richiesta tramite email a uno degli indirizzi indicati sul sito istituzionale dell’ADER.

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Cartella esattoriale ed iscrizione a ruolo straordinario, quando?

Quando le imposte di un contribuente sono già state accertate e l’Agenzia delle Entrate fiuta un pericolo imminente per la riscossione di tasse, interessi e sanzioni, ecco che sceglie una scorciatoia conosciuta come iscrizione a ruolo straordinario.

Ovvero, accade quando il Fisco cerca la procedura più veloce per il recupero di ciò che gli è dovuto, prima che il debitore possa disperdere il proprio patrimonio e non essere più solvente. In tal caso, il nominativo del contribuente/debitore viene inserito dall’Ente impositore, il titolare del tributo richiesto in un’apposita lista che viene poi passata all’Agente di Riscossione. L’importo dovuto viene iscritto integralmente ancora prima che l’iter di accertamento possa definirsi concluso.

Tuttavia, al fine di evitare che l’iscrizione a ruolo straordinario per il pagamento delle cartelle esattoriali venga dichiarato non legittimo, con la conseguente nullità di tutti gli atti di riscossione, ci sono due regole da rispettare.

  • Il presupposto, ossia l’esistenza di un reale pericolo per l’esito della riscossione;
  • la motivazione, in quanto il contribuente ha diritto di essere messo a conoscenza delle ragioni per le quali l’Amministrazione finanziaria ha deciso di scavallare le procedure ordinarie, scegliendo la cosiddetta scorciatoia.

La riscossione dei tributi mediante iscrizione a ruolo

Il prelievo coattivo può avvenire in due modalità: tramite iscrizione a ruolo o attraverso l’ingiunzione fiscale, metodo utilizzato di sovente dagli enti locali e dai loro concessionari privati per i tributi locali. Invece, le imposte dovute all’Erario (Iva, Ires, Irap, Irpef) vengono riscosse tramite ruolo.

Il ruolo non è altro che una lista di debitori con gli importi dovuti da ognuno di loro. Esso viene formato dagli Enti impositori che lo trasmettono telematicamente all’Agenzia delle Entrate – Riscossione per avviare la procedura dell’esecuzione forzata dei loro crediti.

Ci sono due tipi di iscrizioni a ruolo:

  • ruolo ordinario comprendente i dati del contribuente a partire dal codice fiscale con tutte le informazioni sulle imposte dovute;
  • ruolo straordinario che si distingue dal precedente perché viene emesso solo se esiste un fondato pericolo per la riscossione.

Quando avviene l’iscrizione a ruolo straordinario

Dopo aver accertato i tributi dovuti dal contribuente/debitore da parte degli Enti impositori, come l’Agenzia delle Entrate, avviene l’iscrizione a ruolo straordinario. In tal caso, la legge dispone che l’ammontare dell’importo dovuto comprensivo di tasse, interessi e sanzioni, sia iscritti nei ruoli anche se non è definitivo l’accertamento, magari, perché il contribuente ha aperto ricorso o è ancora in tempo a farlo.

La differenza del ruolo straordinario rispetto al ruolo ordinario è che nel primo vengono iscritte tutte le somme accertate dagli Uffici impositori, sanzioni comprese e senza attendere che l’accertamento sia stato concluso. Con i ruoli ordinari, invece, l’Ufficio può iscrivere inizialmente, a titolo provvisorio, solamente un terzo delle complessive somme dovute e questa percentuale cresce in caso di successivo rigetto del ricorso del contribuente nei vari gradi di giudizio presso le Commissioni tributarie.

Così, il Fisco non deve attendere 60 giorni dalla data di notifica dell’accertamento esecutivo o della cartella esattoriale, tantomeno l’esito del giudizio tributario di opposizione promosso dal contribuente. In sostanza, con l’iscrizione a ruolo straordinario, l’Agente di riscossione viene subito messo in condizione di avviare le procedure di esecuzione forzata per recuperare tutte le somme pretese dall’Amministrazione, dando luogo ai pignoramenti immobiliari e quelli dei conti correnti o degli stipendi e pensioni del debitore.

Iscrizione a ruolo straordinario illegittima

Come abbiamo già detto, per effettuare l’iscrizione a ruolo straordinario devono sussistere dei fondati pericoli per la riscossione, che vengono ravvisati dall’Amministrazione sulla base di elementi concreti che fanno temere la dispersione del patrimonio posto a garanzia del credito fiscale.

Per legge, l’Amministrazione ha l’obbligo di indicare nella motivazione dell’atto impositivo, le ragioni per le quali ha ritenuto sussistente tale pericolo, decidendo di operare l’iscrizione a ruolo straordinaria nonostante l’accertamento non fosse definitivo.

I giudici della Cassazione hanno asserito che l’iscrizione a ruolo straordinario è illegittima quando viene omessa la motivazione, in quanto il contribuente non ha modo di difendersi, e dovrebbe impugnare la cartella esattoriale o l’avviso di accertamento esecutivo, senza conoscere le ragioni della pretesa impositiva, dunque, senza poterla contestare efficacemente.

 

Come vedere i debiti all’Agenzia delle Entrate?

A volte si ha l’impressione di avere tutto sotto controllo, altre volte no. A tal proposito, può capitare di voler accertarsi della presenza o meno di debiti verso l’Agenzia delle Entrate. A questo punto, necessita un controllo della propria posizione debitoria recandosi direttamente a uno sportello dell’Ufficio o più semplicemente tramite i servizi telematici che la stessa A.D.E. mette a disposizione per qualsiasi contribuente.

Tra l’altro, il periodo più adatto è quello nel quale si sente spesso parlare di rottamazione dei debiti, pace fiscale, saldo e stralcio. Insomma, proprio quando farebbe comodo poter sistemare nel modo meno oneroso possibile un’eventuale posizione debitoria nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, prima che possa arrivare qualche avviso. Quali sono tutti gli strumenti e come utilizzarli che l’Agenzia delle Entrate ci mette a disposizione, lo scopriamo in questo articolo.

Come controllare eventuali debiti con l’Agenzia delle Entrate?

Per scoprire la propria posizione debitoria con il Fisco, la prima cosa da fare è poter recarsi fisicamente allo sportello dell’Agenzia delle Entrate dedicato al contribuente a cui verranno rilasciati tutti i documenti relativi. Laddove, eventualmente risulti un particolare debito a carico del richiedente, quest’ultimo riceverà gli estratti di ruolo aggiornati che non sono altro i documenti che attestano la descrizione dettagliata delle singole cartelle esattoriali, dei vari debiti e dell’ente che vanta i crediti nei confronti del contribuente, dove sono specificate le sanzioni, spese e interessi legali che dal 1° gennaio 2020 sono fissati allo 0,05% annuo.

Per evitare inutili code e perdite di tempo eccessive o addirittura correre il rischio di non essere ricevuto, si può chiedere un appuntamento prima di andare all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate Riscossione competente del territorio di residenza del contribuente, utilizzando il servizio prenota ticket presenta nell’area pubblica del sito dell’ente o sull’App Equiclick. In ambo i casi è possibile scegliere il giorno e la fascia oraria libera.

Se non si ha la possibilità di raggiungere lo sportello, si può lasciare una delega a una persona di fiducia o accedere tramite lo sportello digitale usando le credenziali d’accesso per entrare nell’area riservata. Il risultato sarà il medesimo del precedente, sarà possibile controllare gli eventuali debiti e nel caso inoltrare una richiesta di rateizzazione o chiedere la sospensione dei debiti o magari, pagare le cartelle esattoriali a proprio carico.

Non esiste un tempo per fare una ricerca sugli estratti di ruolo, più tardi si scoprono situazioni pendenti e più si sarà costretti a pagare a causa delle sanzioni applicate. Ovviamente, se si hala consapevolezza di una situazione debitoria grave che può comportare anche un futuro pignoramento, conviene informarsi quanto prima.

Il controllo della propria situazione debitoria, oltre allo sportello fisico o digitale, si può effettuare tramite il contact center dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione che resta attivo 24h per qualunque tipo di richiesta.

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Se la richiesta è urgente si può inviare una PEC agli indirizzi istituzionali indicati sul portale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione con lo scopo di ottenere una risposta quanto più celere possibile. Quando si invia una PEC, si è obbligati a indicare i propri dati anagrafici, il tipo di richiesta, motivare l’urgenza e allegare un proprio documento di riconoscimento. In genere, per la richiesta viene utilizzato il modello RD1.

Lo strumento più agevole messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate Riscossione per conoscere i propri debiti è accedere direttamente all’area personale sul portale dell’ente mediante le credenziali d’accesso personalizzate: SPID, Cie, Cns.

Se per qualsiasi motivo non si ha la possibilità di controllare autonomamente la propria situazione debitoria, si può delegare anche il proprio commercialista o comunque un professionista che renderanno più chiara la situazione anche nel caso dovessero insorgere dei dubbi su cosa pagare e cosa eventualmente no. Infatti, può capitare che alcuni debiti iscritti a ruolo siano in realtà prescritti e per i quali va chiesto l’annullamento davanti al giudice competente. Quindi, il contribuente può impugnare una cartella di pagamento di cui è venuto a conoscenza solo tramite gli estratti di ruolo in quanto non ne sia mai arrivata notifica, quanto meno regolarmente.

Come chiarito dalla Corte di Cassazione, tutte le pretese della Pubblica Amministrazione si prescrivono nel termine di cinque anni.

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