Rimozione amianto, bonus fino a 48.000 euro per la bonifica

I dati sull’amianto in Italia sono allarmanti, una vera e propria minaccia per la salute pubblica visto che in molti casi capannoni ricoperti in amianto sono stati circondati da abitazioni realizzate successivamente a causa della continua cementificazione di aree prima extraurbane. Ciò che però molti non sanno è che per la rimozione dell’amianto è possibile ottenere agevolazioni fiscali fino a 48.000 euro. A dare delucidazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate. Ecco perché e come fare.

Fino a 48.000 euro per rimuovere l’amianto

La produzione e installazione di amianto in Italia è vietata dal 1992, la ratio di tale divieto è nelle pericolosità di questo materiale perché quando si rovina (processo naturale con il tempo) tende a sgretolarsi e rilasciare fibre che, se inalate, entrano in profondità negli alveoli polmonari e possono provocare asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni fino a procurare la morte.

Purtroppo il basso costo del prodotto e i gli altri suoi “vantaggi” hanno portato a un largo uso di questo materiale per la realizzazione di fabbricati industriali, treni, ma spesso è utilizzato anche in abitazioni civili. Una volta vietato il materiale è iniziata la bonifica che però appare difficoltosa per i costi di rimozione e smaltimento. Per cui di fatto fino a quando l’amianto non si sgretola non vi è un obbligo di rimozione, ma ovviamente le paure sono molte. Ciò che molti però non sanno è che si possono ottenere fino a 48.000 euro per lo smaltimento e a sottolinearlo è l’Agenzia delle Entrate.

Un contribuente ha infatti posto un quesito all’Agenzia: Vorrei sapere se sono detraibili le spese per la rimozione e sostituzione di eternit da un’unità facente parte dell’abitazione principale appena acquistata.

Agenzia delle Entrate, ecco come ottenere 48.000 euro per rimuovere l’amianto

L’Agenzia delle Entrate nella risposta fornita su FiscoOggi sottolinea che si può ottenere la detrazione delle spese al 50% per una spesa massima di 96.000 euro per la rimozione dell’amianto. Si tratta del bonus ristrutturazioni dall’articolo 16 bis, comma 1, lett.l del Tuir.

L’Agenzia sottolinea inoltre che l’intervento di rimozione dell’amianto può beneficiare delle detrazioni fiscali a prescindere dalla realizzazione di un intervento di recupero del patrimonio edilizio, in poche parole non è necessario abbinare questo lavoro ad altri, ad esempio rifacimento intonaco, rimozione della pavimentazione o altri. Inoltre specifica che “è possibile portare in detrazione anche soltanto le spese sostenute per il trasporto dell’amianto in discarica da parte di aziende specializzate.

Questo implica che se anche le spese fossero particolarmente alte, sarebbe abbastanza facile provvedere a esse e ottenere il massimo della detrazione fiscale.

Ricordiamo che a partire da febbraio 2023 non è possibile fruire di cessione del credito e sconto in fattura e quindi si potrà avere semplicemente al detrazione dalle imposte sul reddito.

In base agli ultimi dati rilevati in Italia c’è una vera emergenza amianto. Ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto, in un milione di siti e micrositi, e ancora non meno di 50mila siti industriali, 42 siti di interesse nazionale tra i quali 10 sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.). Infine, sono segnalate 2.500 scuole.

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Decreto fiscale con maxi rateizzazione e compensazione

Nuovo decreto fiscale in arrivo, tante le novità attese, come la rateizzazione dei debiti fiscali fino a 10 anni. La compensazione automatica dei crediti fino a 500 euro e velocizzazione degli adempimenti.

Rateizzazione fino a 120 rate per il debito fiscale, ecco come funzionerà

Il Fisco vuole essere sempre più vicino ai contribuenti cercando di agevolare i pagamenti in modo da favorire gli adempimenti spontanei. Proprio per questo motivo nello schema di decreto legislativo presentato, rientrante nella riforma fiscale, entra la rateizzazione fino a 120 rate dei debiti verso l’Erario. Attualmente il numero massimo di rate che si può ottenere è 72. In base a quanto si apprende per ottenere questa maxi rateazione è necessario dimostrare oggettive difficoltà nel pagamento. Il processo di estensione delle rate non sarà immediato, ma graduale. Rientra fra l’altro negli obiettivi fissati dall’articolo 18 della legge delega 111 del 2023.

La suddivisione degli importi in 120 rate, corrispondenti a 10 anni, sarà attutata entro il 2031. In base a quanto anticipato dal vice-ministro Maurizio Leo, per coloro che documentano la situazione di difficoltà economica in cui si trovano l’aumento della rateizzazione è immediata, mentre per coloro che richiamano tale difficoltà ma non offrono prove oggettive, la rateizzazione sarà aumentata nel corso di un biennio e comunque fino a un numero massimo di 108 rate mensili, quindi non 120.

Come già sottolineatto l’ampliamento dei termini di rateizzazione sarà applicato nel tempo, di conseguenza:

  • per le richieste presentate nel 2025 e 2026 si può ottenere un dilazionamento in 84 rate mensili;
  • per le richieste presentate nel 2027 e 2028 si ha un dilazionamentto fino a 96 rate mensili;
  • infine, per le richieste presentate nel 2029, 108 rate mensili.

Chi invece documenta lo stato di difficoltà può ottenere il dilazionamento fino a 10 anni indipendentemente dalla data di presentazione dell’istanza. In base alle dichiarazioni del vice-ministro Maurizio Leo per documentare lo stato di difficoltà si fa riferimento ” all’indice di liquidità e al rapporto tra debito da rateizzare e di quello residuo eventualmente già in rateizzazione e il valore della produzione”.

Altre novità nel decreto fiscale

Questa non è l’unica novità presente nella bozza del nuovo decreto legislativo. Le prime indiscrezioni trapelate confermano la possibilità di una compensazione automatica per importi fino a 500 euro.

Infine, tra le prime ipotesi vi è anche una velocizzazione dei controlli dell’Agenzia delle Entrate in 9 mesi.

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Influencer, attenti a questi controlli del Fisco

Da un accordo tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza arrivano importanti risultati in merito ai controlli sulle entrate degli influencer. Ecco a cosa prestare attenzione.

La Guardia di Finanza in accordo con l’Agenzia delle Entrate ricostruisce i redditi degli influencer

I lauti guadagni degli influencer, commisurati alle visualizzazioni, sono nell’occhio del ciclone, vite ricche mostrate a tutti iniziano a essere meno attraenti rispetto al passato, ed ecco che proprio tutta l’opulenza mostrata inizia a destare sospetti e può avere gravi ripercussioni. Ad essere finiti, per ora, sotto la lente di ingrandimento di Guardia di Finanza, e Agenzia delle Entrate, da quanto si apprende da QF, sono Gianluca Vacchi, lo youtuber Luis Sal, due sex worker Giulia Ottorini, Eleonora Bertoli,  che operano sulla piattaforma per adulti Onlyfans.

Nei 4 casi i redditi sono stati ricostruiti in base ai contenuti pubblicati nelle loro pagine personali. Per quanto riguarda le 2 influencer attive su Onlyfans erano addirittura sconosciute al Fisco e oltre a dover versare imposte per i redditi percepiti, per loro trova applicazione anche una particolare addizionale alle imposte sul reddito introdotta dalla legge di Bilancio 2006 per coloro che producono, distribuiscono, vendono e rappresentano materiale per adulti, anche in formato multimediale. In realtà in molti neanche sono a conoscenza di questa addizionale.

Influencer: ecco cosa controlla il Fisco

Purtroppo molti influencer fanno l’errore di applicare una sorta di commistione tra vita privata e lavoro, cioè fanno passare delle vere sponsorizzazioni come una sorta di normale “vita privata”, come se i prodotti utilizzati fossero semplice parte della loro vita quotidiana e non dichiarano gli incassi percepiti in base al numero delle visualizzazioni. La Guardia di Finanza proprio su tali sponsorizzazioni mascherate ha puntato andando a ricostruire redditi non dichiarati.

L’accordo tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate prevede particolare attenzione per tutti i creator digitali attraverso un confronto costante tra i dati presenti nelle banche dati nazionali e internazionali, i redditi dichiarati e, soprattutto, il numero dei follower sui social, le visualizzazioni ottenute e i beni che si hanno a disposizione. Insomma mostrare sui social di frequentare in modo costante ristoranti, specialmente se di lusso, mettere in mostra gioielli, case, in particolare se lussuose, abiti firmati o altre ostentazioni potrebbero attirare l’occhio del fisco che ricostruisce il tenore di vita attraverso queste abitudini.

Tra le attività che potranno essere poste in essere ci saranno anche accessi, ispezioni e verifiche.

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Riscatto contributi con i premi di produttività, istruzioni

L’Agenzia delle Entrate con la circolare 5 del 7 marzo 2024 fa alcune precisazioni sul welfare aziendale e tra queste vi è la possibilità di riscattare i buchi contributivi con i premi di produttività.

Premi di Produttività: cosa sono

I premi di produttività sono incentivi riconosciuti a lavoratori che contribuiscono a un miglioramento di redditività dell’azienda, efficienza, qualità e innovazione, misurabili e verificabili sulla base dei criteri definiti nel contratto aziendale o territoriale.

Per questi premi è prevista un tassazione Irpef agevolata al 10%, aliquota ridotta al 5 % per gli anni di imposta 2023 e 2024.

Oltre a precisare ciò, l’Agenzia delle Entrate, nella circolare 5 ha specificato che il lavoratore può utilizzare i premi di produttività a copertura di buchi contributivi. Sappiamo tutti quanto sia importante, al fine di maturare un assegno pensionistico soddisfacente, maturare un elevato numero di settimane contributive. Purtroppo nel tempo il lavoro è diventato sempre più frammentario e soprattutto i più giovani si ritrovano con buchi nei contributi pensionistici. Al fine di evitare ciò, viene data la possibilità di versare i contributi volontari, sebbene con dei limiti. Specifica la circolare che “L’articolo 1, comma 126, della legge di bilancio 202428 prevede, per il solo biennio 2024-2025, la facoltà di riscattare, ai fini pensionistici, determinati periodi non coperti da contributi previdenziali”.

Come riscattare i contributi con i premi di produttività

La norma prevede che in via sperimentale, per il solo biennio 2023-2024, gli iscritti presso una delle gestioni previdenziali amministrate dall’INPS, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione, possano riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2024. I buchi contributivi possono essere riscattati fino a un massimo di 5 anni anche non continuativi e comunque antecedenti rispetto alla legge di bilancio 2024.

Con la circolare si specifica che i lavoratori che hanno maturato tali buchi contributivi possono chiedere al datore di lavoro di coprirli con i premi di produttività. In questo caso l’importo corrispondente è portato in deduzione dal proprio reddito d’impresa o dal proprio reddito di lavoro autonomo. Le somme a loro volta non concorrono a determinare il reddito da lavoro dipendente.

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Welfare aziendale 2024, la circolare dell’Agenzia delle entrate

Dichiarazione dei redditi semplificata con un semplice questionario

La dichiarazione dei redditi è un impegno annuale che coinvolge quasi tutti i contribuenti e nel tempo sono state adottate misure volte a semplificare questo adempimento cercando anche di stimolare il contribuente a dichiarare in redditi autonomamente quindi senza rivolgersi a professionisti e CAF, in questo modo si ottiene un risparmio economico e di tempo. Quest’anno c’è un ulteriore passo perché dalla dichiarazione precompilata si va alla dichiarazione dei redditi semplificata con un semplice questionario.

Come nasce la dichiarazione dei redditi semplificata

Facciamo un passo indietro: la dichiarazione semplificata, come la dichiarazione precompilata è predisposta dall’Agenzia delle Entrate in base ai dati in suo possesso, ad esempio i redditi e le ritenute operate dal datore di lavoro e trasmesse con la CU, le spese da portare in detrazione e deduzione che arrivano all’Agenzia delle Entrate tramite fatturazione elettronica e grazie ai bonifici parlanti che consentono nella causale di indicare anche il tipo di agevolazione fiscale a cui si aderisce, ad esempio bonus ristrutturazioni o bonus barriere architettoniche. Le spese sanitarie arrivano, invece, all’Agenzia delle Entrate tramite il Sistema Tessera Sanitaria.

La dichiarazione semplificata, come già la dichiarazione pre-compilata, può essere inoltrata così com’è, quindi senza modifiche e di conseguenza non vi sono ulteriori controlli perché i dati sono già controllati, oppure può essere modificata, ad esempio facendo valere ulteriori detrazioni o deduzioni. Con la precompilata deve essere modificato il singolo quadro della dichiarazione, tutto però cambia nel caso in cui si opti per la dichiarazione semplificata. In questo caso infatti il contribuente accede a un questionario che consente di modificare le singole voci presenti nel data base dell’Agenzia, senza doversi preoccupare di dover incasellare bene le voci nei singoli quadri del modello 730.

I vantaggi della dichiarazione dei redditi semplificata

Questo implica che il contribuente per modificare la dichiarazione non dovrà verificare i codici corrispondenti alla singola detrazione/deduzione, non dovrà leggere e interpretare fardelli di istruzioni dell’Agenzia delle Entrate per la compilazione. In teoria una platea più ampia di contribuenti dovrebbe poter avere accesso alla dichiarazione fai da te.

Il linguaggio del sistema messo a punto è semplice e intuitivo, si tratterà di un semplice questionario inerente i redditi prodotti, le spese sostenute, ad esempio spese sanitarie o interessi mutuo e in base alle risposte confermerà o meno le voci già presenti nella banca dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

Ricordiamo che la dichiarazione semplificata è una misura sperimentale per il 2024 per la dichiarazione dei redditi prodotti nel 2023. Alla dichiarazione semplificata per quest’anno non possono accedere gli intermediari finanziari, ma solo i contribuenti. Resta sempre la possibilità di presentare la dichiarazione tradizionale o pre-compilata.

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Certificazione Unica 2024, entro quando deve essere consegnata?

Novità importanti per i sostituti di imposta che devono predisporre la Certificazione Unica 2024, cambiano i termini per i compensi erogati ai lavoratori autonomi. Tutte le novità nella Risoluzione 13/E dell’Agenzia delle Entrate.

Certificazione Unica 2024 e sperimentazione precompilata lavoratori autonomi

La certificazione Unica è la comunicazione che i sostituti di imposta devono inviare al sostituito e all’Agenzia delle Entrate. In essa sono riepilogati gli importi erogati e le ritenute operate ed è la base per la predisposizione della dichiarazione dei redditi. Per lavoratori dipendenti e pensionati la comunicazione deve essere inviata entro il 16 marzo di ogni anno. Per il 2024 la data è posticipata al 18 marzo perché il 16 è sabato. Rispettando questi termini temporali l’Agenzia delle Entrate riesce a predisporre il modello 730 precompilato.

Per i compensi erogati in favore di soggetti che non possono utilizzare il modello 730 per la dichiarazione dei redditi, il termine ( lavoratori autonomi professionisti che predispongono il modello Redditi Persone Fisiche) per la comunicazione è fissato al 31 ottobre.

Dal 2024 vi è però una novità perché in via sperimentale anche lavoratori autonomi e professionisti potranno avvalersi della dichiarazione precompilata. Molti professionisti del settore e Caf a questo punto si sono chiesti se anche per i lavoratori autonomi la CU deve essere consegnata entro il 16 marzo (18 marzo per il 2024) o se per questa categoria di contribuenti è ancora in vigore il termine del 31 ottobre 2024.

Certificazione Unica 2024, solo per quest’anno entro il 31 ottobre

L’Agenzia delle Entrate ha risolto il dubbio con la Risoluzione 13 del 4 marzo 2024. Nella stessa si specifica che generalmente le CU contenenti esclusivamente redditi esenti o redditi non dichiarabili con la dichiarazione precompilata possono essere inviate entro il termine di presentazione della dichiarazione dei sostituti d’imposta – Modello 770, ossia entro il 31 ottobre.

Solo per il 2024 sarà possibile predisporre il modello ancora entro il 31 ottobre, naturalmente i contribuenti che non ricevono la Certificazione Unica nei tempi previsti, non potranno avvalersi della sperimentazione circa il modello precompilato. Proprio per questo motivo l’Agenzia nella Risoluzione invita comunque i sostituti di imposta ad adempiere volontariamente entro il 18 marzo 2024. In caso contrario non vi saranno sanzioni o altre conseguenze, diciamo che è un comportamento gradito perché consente di ampliare la sperimentazione.

A partire dal 2025, anno di imposta 2024, le Certificazioni Uniche dovranno essere consegnate all’Agenzia delle Entrate e al sostituito entro il 16 marzo, sia che trattasi di compensi per lavoratori dipendenti, sia che trattasi di prestazioni in favore di lavoratori autonomi.

Solo per importi sottoposti a tassazione separata, ad esempio somme erogate a titolo di Tfr sarà possibile continuare a predisporre la dichiarazione entro il 31 ottobre.

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Irap 2024, disponibile il modello. Tutte le novità

Con provvedimento pubblicato il 29 febbraio 2024 è stato approvato il modello Irap 2024 con relative istruzioni per la compilazione e specifiche tecniche. Tutte le novità per le imprese.

Pubblicato il modello Irap 2024

Il modello 770/2024 deve essere presentato dai sostituti di imposta, comprese le Amministrazioni dello Stato, per comunicare in via telematica all’Agenzia delle Entrate i dati fiscali relativi alle ritenute operate nell’anno 2023, i versamenti effettuati e le compensazioni applicate. In pratica i datori di lavoro (e altri sostittuti di imposta) usano il modello 770 per dichiarare le ritenute operate sui compensi erogati ai lavoratori.

La prima novità importante inerente il modello Irap 2024 è il termine di presentazione, questo cade il giorno 30 settembre e non più il 30 novembre. Per i soggetti Ires e le Pubbliche Amministrazioni con periodo di imposta non coincidente con l’anno solare, il termine è diverso e il modello deve essere presentato entro il nono mese successivo rispetto alla chiusura del periodo di imposta.

Come per l’anno scorso, il modello è formato dal frontespizio e dai quadri IP, IC, IE, IK, IR e IS.

Le novità nel modello Irap 2024

Le principali novità riguardano le novità introdotte per quanto riguarda lo sport dilettantistico e i contributi. In particolare per le società sportive dilettantistiche e le associazioni sportive dilettantistiche i compensi di importo fino a 85.000 euro erogati in favore di collaboratori coordinati e continuativi non comportano variazioni in aumento e in diminuzione della base imponibile Irap.

Nel quadro IS, al rigo IS7, può essere inserita la deduzione dei contributi assicurativi pagati in favore dei lavoratori stagionali.

Il modello 770/2024 può essere scaricato direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, in alternativa può essere prelevato anche da altri siti, è però essenziale che si tratti di un modello conforme. Il modello 770/2024 deve essere inviato telematicamente. Può essere inviato dal soggetto passivo di imposta o da un intermediario. Per le Amministrazioni centrali può essere inviato anche da un incaricato, infine per i gruppi di società può essere inoltrato tramite società appartenenti al gruppo.

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Scadenze fiscali, occhio allo stop ai pagamenti

Il nuovo calendario fiscale contenuto nel decreto legislativo 1 dell’8 gennaio 2024 prevede lo stop alle comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate nei periodi di agosto, fino al 31 agosto, e nel mese di dicembre. Lo stop alle comunicazioni però non implica lo stop ai pagamenti. Ecco a cosa devono prestare attenzione i contribuenti.

Stop agli avvisi dell’Agenzia delle Entrate, ma atttenzione ai pagamenti

Chiarisce l’Agenzia delle Entrate che sono interessati dal blocco gli avvisi bonari e le lettere di compliance che vengono inviate dall’Agenzia delle Entrate. Sarà questa a dover bloccare l’invio di una serie di atti nei periodi compresi tra il 1° ed il 31 agosto e tra il 1° ed il 31 dicembre . Il fermo coinvolge le comunicazioni inerenti:

  • esiti dei controlli effettuati automatizzati del Decreto n. 633 del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972;
  • comunicazioni che dipendono da controlli formali che vengono effettuati ai sensi dell’articolo 36-ter del Decreto n. 600 del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973;
  • liquidazione delle imposte dovute che risultino essere assoggettate a tassazione separata;
  • inviti che sollecitano agli adempimenti.

Naturalmente nel momento in cui tali atti non sono inviati in un certo senso risultano sospesi anche i termini dei pagamenti relativi a tali avvisi.

Dal decreto legislativo 1 del 2024 non vengono però sospesi i pagamenti relativi ad avvi emessi in precedenza e che hanno i tempi di scadenza degli adempimenti nel periodo di stop delle comunicazioni. Occorre erò ricordare che il blocco dei versamenti risulta già previsto da altre due disposizioni, che prevedono dal 1° agosto al 4 settembre un blocco per il versamento di somme che siano dovute a vario titolo. Per il mese di dicembre invece non vi è alcuna norma che prevede la sospensione dei termini di pagamento. Ne consegue che stop ai versamenti vige solo per il mese di agosto.

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Rottamazione quater, chi decade può chiedere la rateizzazione?

Il 1° febbraio, nel corso di Telefisco 2024 l’Agenzia delle Entrate ha chiarito i limiti in merito alla possibilità di rateizzazione degli importi delle cartelle fiscali per le quali si sia decaduti dalla rottamazione quater.

Rottamazione quater, in caso di decadenza si può chiedere la rateizzazione?

Mentre si lavora alla possibilità di riammettere alla rottamazione quater per i decaduti (emendamento presentato al decreto Milleproroghe) l’Agenzia delle Entrate chiarisce i limiti delle regole ora in vigore e lo fa nel corso di Telefisco.

Sappiamo che la rottamazione quater ha consentito a molti contribuenti di sanare i rapporti sospesi con il Fisco attraverso la misura di pace fiscale che prevede l’eliminazione i sanzioni e interessi. La normativa però prevede che nel caso in cui si saltino i pagamenti si decada dal beneficio.

Già nelle scorse settimane è stata data la possibilità di recupero a chi aveva saltato la prima rata. In caso però di decadenza ricordiamo che rivive il vecchio debito fiscale. Sono sorti dubbi sulla possibilità per il contribuente di rateizzare gli importi. L’articolo 1, commi 231 e seguenti della Legge di Bilancio 2023 (n. 197/2022 che disciplina la rottamazione quater), non prevedono il venir meno di future rateizzazioni per chi decade dalla definizione agevolata per omesso o insufficiente versamento delle somme dovute. Perché allora sorgono dubbi?

Perché non si può chiedere la rateizzazione in caso di decadenza dalla rottamazione quater?

Osta al beneficio della rateizzazione in seguito a decadenza dalla rottamazione quater l’articolo 15 bis, comma 2 della legge 50 del 2022 che va a modificare il Dpr 602 del 1973. In base alla nuova formulazione:

  • è possibile chiedere la rateazione delle cartelle esattoriali per un numero massimo di 72 rate;
  • le rate sono ulteriormente prorogabili in caso di peggioramento (da dimostrare) della situazione economica del contribuente;
  • La richiesta di rientro agevolato viene tuttavia meno se nel corso del piano di pagamento si saltano un totale di 8 rate;
  • venuto meno il beneficio della rateizzazione, l’importo deve essere versato in unica soluzione.

In base all’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate le cartelle esattoriali emesse dopo l’entrata in vigore della nuova formulazione, nel caso in cui siano state oggetto di rottamazione quater, dalla quale si sia poi decaduti, non possono beneficiare di un’ulteriore rateizzazione. Il contribuente “non può nuovamente rateizzare questi debiti, non per effetto dell’inefficacia della definizione ma della decadenza dalla vecchia dilazione”. Praticamente rivive il vecchio debito così com’era.

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Bonifici fine anno, come devono essere trattati fiscalmente?

Modello 730 semplificato, cambia la dichiarazione dei redditi addio al precompilato

Il modello 730 precompilato è stato una rivoluzione nel modo delle dichiarazioni dei redditi perché ha permesso a molti contribuenti di inviare la dichiarazione dei redditi senza doversi rivolgere a professionisti e quindi con un risparmio economico. A questo vantaggio si è unita la possibilità di ottenere i rimborsi fiscali in breve tempo. Ora si fa un ulteriore passo e dal modello precompilato per pensionati e lavoratori dipendenti si passa al modello 730 semplificato, ma cosa cambia?

Il modello 730 semplificato

Il decreto legislativo n°1 del 2024 recante norme per la “Razionalizzazione e semplificazione delle norme in materia di adempimenti tributari” prevede la possibilità per lavoratori dipendenti e pensionati di accedere a un’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate e attraverso questo compilare, in maniera semplificata la propria dichiarazione dei redditi. Le informazioni già disponibili all’Agenzia delle Entrate, ad esempio redditi percepiti, spese sostenute che danno luogo a detrazioni e deduzioni, dati inerenti i beni immobili, potranno essere direttamente confermate o modificate mediante un percorso guidato e con un linguaggio semplificato.

L’aspetto positivo è determinato dal fatto che le voci potranno essere modificate in modo autonomo e senza dover utilizzare le istruzioni per la compilazione del modello redditi semplificato.

Questa procedura di compilazione semplificata inizialmente sarà in uso solo per i contribuenti e non anche per gli intermediari.

Il modello 730 semplificato è disponibile?

Dal punto di vista pratico, affinché l’articolo 1 del decreto legislativo 1 del 2024 sia operativo è necessario un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. Non è dato sapere quindi se anche per il 2024 sarà disponibile tale opzione.

L’articolo 1 citato conferma che l’esclusione dei controlli formali prevista per la presentazione del modello precompilato senza modifiche vale anche per la dichiarazione semplificata.

Il sistema adottato per la dichiarazione semplificata che si avvale anche del supporto dell’intelligenza artificiale è simile a quello previsto dal modello tedesco.

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