Imprese: tutte le agevolazioni per assumere personale

Molte imprese vorrebbero aumentare la forza lavoro presente in azienda, ma hanno remore legate ai costi previdenziali, in realtà sono disponibili diversi incentivi che consentono di risparmiare, gli stessi mirano al collocamento di persone che hanno maggiori difficoltà a trovare lavoro o beneficiari di welfare e la cui assunzione alleggerirebbe il peso per lo Stato, ecco una breve disamina delle diverse possibilità che possono sfruttare le imprese che vogliono assumere.

Assumere personale di sesso femminile: le agevolazioni per le imprese

La prima misura di cui parlare è l’assunzione di donne svantaggiate. Questa prevede lo sgravio fino al 100% degli oneri contributivi in caso di assunzione di donne. Deve però trattarsi di donne che si trovano in particolari condizioni di svantaggio, cioè:

  • età anagrafica di almeno 50 anni e contemporaneamente disoccupate da almeno 12 mesi;
  • donne di qualsiasi età, che siano disoccupate da almeno sei mesi e che abbiano la residenza in una delle regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna;
  • donne di qualiasi età ovunque residenti che siano prive di un impiego stabile da almeno 24 mesi.

L’agevolazione spetta per 12 mesi e per un ammontare dei contributi non superiore a 6.000 euro.

Leggi anche: Portale delle famiglie INPS: tutto il welfare a portata di click

Agevolazioni per l’assunzione di beneficiari del reddito di cittadinanza

Sappiamo che la normativa sul reddito di cittadinanza non prevedeva solo misure di sostegno al reddito, ma anche politiche attive per il lavoro volte ad aiutare i disoccupati a trovare un impiego. Tra le misure previste vi è lo sgravio contributivo in favore delle aziende che assumono percettori di reddito di cittadinanza. Anche in questo caso è possibile usufruire dell’esonero contributivo, non si applica però ai premi Inail, per un ammontare massimo di 6.000 euro e per la durata di un anno.

Imprese: agevolazione per assumere giovani under 36

Infine, un ultimo sgravio è previsto in favore delle aziende che decidono di assumere giovani under 36.

Lo sgravio si applica per i giovani under 36 che non abbiano mai avuto un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con il medesimo datore di lavoro e con altro datore.

In questo caso la durata massima dell’incentivo è per 36 mesi che arrivano a 48 mesi se l’assunzione avviene in una delle regioni economicamente svantaggiate: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.

Mutuo under 36: perché molte banche rifiutano il finanziamento?

Il governo Draghi per i giovani che hanno meno di 36 anni ha previsto la possibilità di richiedere un mutuo per l’acquisto della prima casa a tasso agevolato e con garanzia da parte di Consap, società controllata direttamente dallo Stato. Le misure antinflazione iniziate dalla BCE nel mese di luglio 2022 stanno però mettendo a rischio la possibilità per i giovani di accedere al mutuo under 36 a tasso agevolato, infatti l’aumento del tasso interbancario crea difficoltà alle banche.

Mutuo under 36: le agevolazioni previste

In base alle norme in vigore, gli under 36 che decidono di sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di una casa possono ottenere per importi massimi fino a 250 mila euro un tasso tasso annuo effettivo globale (Taeg) inferiore al tasso effettivo globale medio (Tegm) rilevato trimestralmente da Banca d’Italia in particolare i mutui devono essere scontati rispetto al tasso normalmente praticato e sono inoltre coperti con garanzia dello Stato.

Fino al terzo trimestre del 2022 il tasso così determinato era inferiore a 2,15% per il tasso fisso, mentre il tasso variabile doveva essere inferiore a 2,23%. A causa dell’aumento dei tassi decisi dalla BCE, le banche per scambiarsi denaro e quindi avere liquidità sufficiente per le operazioni di finanziamento dell’acquisto di immobili, devono pagare un tasso più alto rispetto a quello che dovrebbero proporre ai loro clienti. Proprio per questo motivo tendono a concedere sempre meno prestiti a tassi agevolati previsti per gli under 36. Questo non vuol dire che non si possa ottenere il mutuo, ma che non si può ottenere utilizzando le agevolazioni previste dallo Stato.

Naturalmente l’invito è a rivolgersi a diverse banche, infatti se qualcuna ha liquidità sufficiente, quindi non deve rivolgersi ad altre banche per avere liquidità, probabilmente continuerà a erogare.

Mutui under 36 in calo

Gli effetti di questa flessione già si vedono, infatti il presidente di Consap, Vincenzo Sanasi d’Arpe, ha sottolineato che nel primo semestre la media dei mutui under 36 erogati era di 12.000 mutui mensili, ora le richieste di accesso alla garanzia dello Stato sono circa 7.000 al mese.

Alla fine del mese saranno pubblicate le nuove soglie, ma comunque il tasso di interesse sarà adeguato al nuovo andamento del mercato e quindi si prevede comunque un minore accesso al credito.

Leggi anche: Allarme mutui: cosa succederà dopo la decisione della BCE?

Sgravio contributivo madri lavoratrici: istruzioni operative dell’INPS

L’Inps con la Circolare 102 del 19 settembre 2022 ha fornito chiarimenti e istruzioni al fine di ottenere lo sgravio contributivo per madri lavoratrici previsto in favore delle donne che rientrano a lavoro in seguito a gravidanza.

Cos’è lo sgravio contributivo per le madri lavoratrici?

Lo sgravio contributivo in favore delle donne lavoratrici è stato introdotto nella legge di bilancio 2022 (Articolo 1, comma 137, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 ) ed è riconosciuto in favore delle donne che lavorano nel settore privato, anche agricolo.

Si tratta di una misura sperimentale, introdotta per il solo anno 2022. Naturalmente in base ai risultati potrebbero esservi anche delle estensioni. Lo sgravio ammonta al 50% e mira a favorire il rientro delle neo mamme al lavoro. L’esonero contributivo al 50% si applica alla quota di contributi che ricade sulle lavoratrici, l’istanza per ottenerlo deve però essere presentata dal datore di lavoro. Deve essere ricordato che la misura lascia intatta la quota di contributi diretta al fondo pensionistico.

L’agevolazione si riconosce per un anno (12 mesi) che decorre dal momento in cui si è verificato il rientro a lavoro. Inoltre si ha diritto allo stesso sia nel caso in cui si riprenda un rapporto di lavoro già in essere prima del congedo di maternità, sia nel caso in cui si tratti di un rapporto ex novo. Lo sgravio può essere richiesto per qualunque tipologia di contratto, quindi full time o part-time, contratto a tempo indeterminato o determinato, apprendistato, lavoro domestico, lavoro intermittente e anche in caso di costituzione di vincolo associativo con cooperative.

Oneri del datore di lavoro per lo sgravio contributivo per madri lavoratrici

Per i datori di lavoro deve essere sottolineato che lo sgravio contributivo in favore delle madri lavoratrici ricadendo sulla quota a carico della lavoratrice non viene considerato Aiuto di Stato. Questo vuol dire che non concorre a determinare il tetto massimo previsto per gli Aiuti di Stato e non deve essere dichiarato. Naturalmente l’applicazione di questa misura non è subordinata all’autorizzazione da parte della Commissione europea.

Nelle istruzioni fornite dall’Inps si ribadisce che la misura viene concessa solo alle madri lavoratrici che abbiano fruito del periodo di congedo obbligatorio di maternità. Si deduce che nel caso in cui prima del parto non erano in corso rapporti di lavoro, si è esclusi dal beneficio. La Circolare 102  sottolinea che è possibile fruire dello sgravio contributivo di 12 mesi anche nel caso in cui la madre lavoratrice, dopo aver usufruito del periodo di congedo obbligatorio, abbia deciso di fruire anche del periodo di astensione facoltativa. La misura trova in ogni caso applicazione dal momento dell’effettivo rientro al lavoro. Il rientro deve comunque avvenire entro il 31 dicembre 2022, questo perché la misura è sperimentale e valida per il solo anno 2022.

Per quanto riguarda le istruzioni operative si è già detto che l’istanza deve essere presentata dal datore di lavoro che deve entrare nel sito Inps, “cassetto previdenziale”, selezionare “Assunzioni agevolate e sgravi”, campo “Esonero art.1 c. 137 L.234/2021”. Qui deve presentare un’istanza per l’attribuzione del codice “OU”.

L’esonero una volta autorizzato dalla struttura territorialmente competente dovrà essere esposto nel flusso Uniemens. Per i dettagli operativi è possibile scaricare la circolare.

Circolare_numero_102_del_19-09-2022

Intelligenza artificiale, blockchain e Internet of things: perché servono alle imprese?

Si sente sempre più spesso parlare di blockchain, intelligenza artificiale e internet of things e non si tratta solo di termini strani, ma di tecnologie che possono fare la differenza e soprattutto tecnologie alle quali sono connessi benefici fiscali e aiuti alle imprese che decidono di investirvi e allora diventa essenziale provare a capire di cosa si sta parlando.

Intelligenza artificiale benefici e limiti per le imprese

Sicuramente tra i 3 termini visti il più conosciuto e utilizzato è “Intelligenza Artificiale”, la cui sigla internazionale è  AI.

La definizione ufficiale è: capacità di una macchina di mostrare capacità umane, quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. L’Intelligenza Artificiale non è una novità, trova applicazione da decenni, ma negli ultimi anni il consumo è diffuso e praticamente quotidiano da parte di imprese e persone. L’intelligenza artificiale è divenuta particolarmente “sensibile” nel senso che è in grado di analizzare in millesimi di secondi quantità enormi di dati e fornire soluzioni efficienti.

Si è arrivati al punto che qualche settimana fa un ingegnere di Google ha dichiarato che l’intelligenza artificiale di una macchina (LaMDA) avrebbe sviluppato la coscienza di un bambino di 8 anni. Questo gli è costato abbastanza caro, considerato che molti di un’intelligenza artificiale senziente hanno paura, infatti Google ha concesso all’ingegnere Blake Lemoine il congedo retribuito, insomma è stato allontanato. Blake Lenoine ha definito la macchina un ragazzo dolce che vuole solo aiutare il mondo a essere un posto migliore.

Campo di applicazione dell’Intelligenza Artificiale

Fatta questa breve digressione, l’intelligenza artificiale è ormai alla base di molti processi produttivi. Si usa in tutti gli uffici pubblici e privati ed è in grado di velocizzare molte operazioni, renderle più economiche e soprattutto gli errori sono praticamente inesistenti e questo agevola molto le operazioni più complesse.

L’intelligenza artificiale si divide in due settori, il primo è quello della robotica, che un po’ affascina tutti, ed è applicata in veicoli autonomi, droni, in questo caso si parla anche di intelligenza incorporata. Il secondo settore comprende i software, come gli assistenti virtuali, i software di riconoscimento facciale, con impronte o vocali, si tratta solo di alcuni esempi naturalmente, ma si capisce subito che tutti noi ogni giorno facciamo un massiccio uso di AI.

Cos’è la tecnologia Blockchain e come trova applicazione?

La nozione forse più difficile da comprendere è quella di blockchain a cui però sono legati maggiori investimenti pubblici e quindi maggiori possibilità per le imprese di ottenere agevolazioni a fronte di investimenti nel settore. Per blockchain si intende una catena di blocchi che va a formare un registro digitale condiviso e immutabile. In questa catena ci sono diversi utenti e in questa rete ci sono dei nodi di rete dai quali è possibile immettere dati che però devono essere validati.

Generalmente la tecnologia blockchain viene utilizzata per le transazioni in criptovalute le cui transazioni sono validate da una rete decentralizzata e non da autorità centrali. Il sistema dei nodi di rete dovrebbe garantire la sicurezza delle transazioni, il blockchain assicura la tracciabilità di tutte le operazioni, il contenuto sempre visibile del registro assicura invece trasparenza. Una volta formato il registro, i dati sono immutabili e solo con il consenso della rete dei nodi possono esservi modifiche. Le imprese che più di tutte possono avvalersi della tecnologia Blockchain sono quelle che operano nel campo delle assicurazioni e della finanza. Sempre più spesso  le aziende impegnate nella registrazione dei dati la usano, ad esempio Coca Cola utilizza le tecnologie blockchain per una migliore gestione della distribuzione del prodotto tra i vari fornitori.

Contrasto alla contraffazione: scopri come accedere gratuitamente alle risorse del blockchain

Internet of Thing: l’internet delle cose a uso quotidiano

L’ultimo concetto è Internet of Things (IoT) internet delle cose. Può sembrare una locuzione strana, in realtà è la tecnologia che ad oggi tutti noi utilizziamo di più. L’internet of Things si basa sul concetto di dispositivi connessi tra loro, che comunicano in modo che possano scambiare informazioni ed elaborare dati. Una delle applicazioni più comuni riguarda la casa domotica, il cloud, la condivisione di piattaforme di lavoro tra vari dispositivi.

Perché lo sviluppo di queste tecnologie è importante per le imprese?

L’insieme di queste tecnologie portano ad agevolazioni come credito di imposta, oppure accesso a finanziamenti nel momento in cui il loro sviluppo porta a un miglioramento dei processi produttivi. I finanziamenti arrivano soprattutto dal Ministero dello Sviluppo Economico ( MISE)

Per conoscere le opportunità che possono arrivare dagli investimenti in Blockchain, intelligenza artificiale e Internet of Things, leggi i relativi articoli.

Intelligenza Artificiale e Blockchain: incentivi dal Mise. Guida

Piano Industria 4.0 e finanza agevolata. Benefici per le imprese

Come saranno le aziende del futuro? Analisi e aiuti sull’impresa 4.0

Approvato il disegno di legge per ripopolare le comunità montane e le zone di montagna

Presentato in Senato nel 2019 e adesso finalmente approvato, il disegno di legge che mira a dare una mano a quelle aree dello Stivale particolarmente svantaggiate ed a rischio spopolamento. Un disegno di legge che il Consiglio dei Ministri ha approvato il 27 marzo scorso. Parliamo del DDL S 1161 che reca “Agevolazioni fiscali per lo sviluppo delle zone montane marginali nonché interventi in favore del trasporto pubblico nelle medesime aree”. Un provvedimento che prevede numerose agevolazioni per imprese e aziende.

Cosa prevede il disegno di legge

Il provvedimento nasce su iniziativa del Gruppo Parlamentare di Forza Italia – Berlusconi Presidente – UDC. Ma alla fine tra i firmatari anche un esponente del Movimento 5 Stelle ed uno del Gruppo per le Autonomie. In totale 20 senatori con prima firmataria la forzista Elena Testor.

Secondo la relazione,  il disegno di legge mira al sostegno e al rilancio del territorio montano italiano. Parliamo di zone montane, a rischio spopolamento e desertificazione, di cui purtroppo l’Italia è piena. La linea di intervento riguarda agevolazioni tanto come insediamenti di nuove attività, che di rilancio dei servizi fondamentali per le comunità come possono essere i trasporti pubblici. Servizi questi ultimi di cui le località di questo genere sono da sempre carenti.

Nel DDL si parla di creazione di zone a fiscalità di vantaggio, affinché si possa arrivare ad attrarre nuovi investimenti attraverso riduzioni fiscali. Per incentivare il ripopolamento delle zone montane si offrono incentivi. In primo luogo devono riguardare aziende già insediate o da insediare, ma con l’obbligo di avere tra i dipendenti non meno dell’85% di personale che abita proprio in queste zone di svantaggio.

Il caro affitti, la crisi economica, la mancanza di servizi, sono tutti aspetti fondamentali della stessa cattiva sorte di queste zone di montagna. Infatti sono tante le attività che negli ultimi tempi sono state chiuse per via di questi eventi. Da tempo si mette in luce la marginalità di queste zone, quasi dimenticate dalla politica. Ecco che in questo tragico scenario economico e locale, si insedia il DDL.

Le azioni che dovrebbero mettere in atto Stato, Regioni e Comuni

Attrarre nuovi investimenti in zone come queste non può che passare tramite gli incentivi. E le azioni da mettere in atto secondo il DDL devono essere sinergiche, cioè devono vedere interessati lo Stato, le Regioni e i Comuni, oltre naturalmente alle Comunità Montane.

Secondo i proponenti si dovrebbe partire misure di  contrasto al fenomeno di degrado del tessuto economico e sociale delle zone montane marginali. Prima di tutto con lo sviluppo occupazionale e poi con il ripopolamento, che sono due cose che secondo il DDL vanno di pari passo. Istituire quindi zone a fiscalità di vantaggio o zone franche montane. Le Regioni dovranno individuare quali zone possono essere considerate come destinatarie della fiscalità di vantaggio. PIL, altimetria, popolazione residente, questi i parametri da utilizzare. Si deve partire da una riduzione dei tributi, delle tasse e delle imposte per le imprese e le attività della zona.

L’elenco dei suggerimenti per lo sgravio

Il suggerimento è di rendere zone franche  quelle località che hanno meno di 3.000 abitanti e che sono classificate come montane. Poi, ci vogliono deroghe alla normativa urbanistica per l’avvio di esercizi commerciali, misure di decontribuzione per l’assunzione di lavoratori con più di 35 anni di età. Tutto questo naturalmente in favore di imprese che hanno la sede principale o una sede operativa in un comune montano e nel caso in cui il lavoratore assunto abbia la residenza in un comune montano. Nel dettaglio quindi il DDL mira a:

  • promuovere i nuovi insediamenti nei comuni delle zone montane marginali;
  • promuovere i prodotti alimentari tipici delle zone montane marginali;
  • Ridare smalto ai comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti privi o scarsamente dotati di esercizi commerciali.

 

Gli interventi invece dovrebbero vertere su:

  • ridurre al 50 per cento le imposte sui redditi e i contributi dovuti dalle imprese per le zone montane ad alta
  • marginalità;
  • ridurre al 30 per cento delle imposte sui redditi e dei contributi dovuti dalle imprese per le zone montane a media marginalità;
  • ridurre al 10 per cento delle imposte sui redditi e dei contributi dovuti dalle imprese per le zone montane a bassa marginalità;
  • prevedere l’esenzione dalle imposte sui redditi per i primi cinque periodi d’imposta e poi al 60% per sesto e settimo anno, al 40% per ottavo e nono anno;
  • prevedere esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, nella stessa misura dell’esenzione dalle imposte sui redditi.

Legge 104: le novità e agevolazioni previste nella legge di bilancio 2022

La legge 104 del 1992 prevede numerose agevolazioni per i disabili, le stesse sono state implementate con la legge di bilancio 2022. Vediamo le novità apportate dal Governo Draghi.

Cos’è la legge 104 del 1992?

La legge è rubricata “legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” prevede agevolazioni di varia natura per le persone colpite da handicap di fisico e/o psichico. Possono beneficiarne coloro che hanno una disabilità riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 comma 1 e comma 3, cioè persone con lieve grado di disabilità e con disabilità grave. Naturalmente le agevolazioni sono diverse in base al grado di disabilità e alla tipologia dello stesso.

Per conoscere le patologie che consentono di accedere ai benefici della legge 104, si può leggere l’articolo: Patologie legge 104 del 1992: quali sono riconosciute?

Le novità nella legge di bilancio 2022 per i disabili

Fin da ora anticipiamo che in fondo all’articolo saranno inseriti approfondimenti che in questa sede non è opportuno fare, ci concentriamo infatti solo sulle novità previste dalla legge di bilancio 2022 per non essere dispersivi. La prima cosa da sottolineare è che questa prevede un sostanzioso aumento degli importi destinati al Fondo per la disabilità che quest’anno riceverà 300 milioni di euro, 100 milioni in più rispetto all’anno precedente. Questo consentirà di ampliare le tutele previste per le famiglie, implementare i servizi territoriali e dare nuovi sussidi alle famiglie.

Oltre a questa misura, che può essere definita generica, ci sono ulteriori misure da definire specifiche. Queste sono:

Bonus di 670 euro destinato al pagamento delle utenze e quindi per contrastare il caro bollette. A differenza del bonus sociale legato al reddito, questo non prevede requisiti reddituali, ma solo il riconoscimento della disabilità.

Coloro che hanno un certificato di disabilità possono inoltre ricevere un Bonus INPS da 1.000 euro  che viene erogato nel caso in cui nel 2021 il disabile si sia assentato dal lavoro per più di un mese. Tale misura è diretta ai lavoratori del settore privato  aventi diritto all’assicurazione economica di malattia presso l’INPS, impossibilitati ad usufruire dello smart working.

Il Bonus di 1.000 euro è rivolto a lavoratori con disabilità grave ( articolo 3 comma 3) oppure in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita. Il bonus di 1.000 euro non concorre alla formazione del reddito imponibile. Per poter ottenere il bonus è necessario presentare la domanda (ancora non è possibile farlo), il fondo stanziato per questa misura è di 5000 di euro. La competenza è dell’INPS.

Approfondimenti

Agevolazioni riconosciute con legge 104, articolo 3 comma 1

Agevolazioni legge 104 per disabile e familiari

Assistenza saltuaria legge 104: i beneficiari possono essere 2?

Congedo straordinario legge 104: a chi spetta e come richiederlo

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Assunzione donne, under 36 e Sud: proroga delle agevolazioni contributive

Buone notizie dall’INPS: con il messaggio 403 del 26 gennaio 2022 ha reso noto che la Commissione Europea ha esteso i vantaggi inerenti l’assunzione donne, under 36 e Sud  fino al 30 giugno 2022. Scopriamo chi sono gli interessati da questo provvedimento.

Proroga delle agevolazioni per assunzione donne, under 36 e Sud: ecco le novità

Il Messaggio dell’INPS del 26 gennaio 2022 non è altro che una comunicazione indiretta di una decisione dell’Unione Europea che, attraverso la Commissione Europea.  In particolare con la decisione C(2022) 171 final dell’11 gennaio 2022 ha stabilito che le agevolazioni denominate:

  • decontribuzione Sud;
  • bonus assunzione donne (prevede la decontribuzione per l’assunzione di donne in settori in cui vi è una particolare disparità di genere);
  • giovani under 36 (esonero contributivo al 100% per le assunzioni di giovani fino a 36 anni di età

sono estese fino al 30 giugno 2022. In questo modo le stesse scadono insieme al Temporary Framework, cioè il piano degli aiuti di Stato come modificato con l’avvento dell’emergenza pandemica.

Questo rappresenta un notevole aiuto per le imprese che potranno assumere nuovi dipendenti con agevolazioni contributive molto importanti, allo stesso tempo aiuta i giovani, le donne e chi vive in una situazione di svantaggio a causa delle depressione economica che caratterizza determinate zone del Paese, ad avere maggiori probabilità di inserirsi nel mondo del lavoro.

In seguito a questa importante decisione dell’Unione Europea fino al 30 giungo 2022 potranno essere stipulati contratti di lavoro a tempo indeterminato o la trasformazione di rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato con le agevolazioni previste inizialmente fino al termine del 2021.

Nuovi limiti per gli aiuti di Stato nel Messaggio INPS 403 del 26 gennaio 2022

La decisione della Commissione Europea adottata l’11 gennaio 2022 non contiene solo l’estensione delle agevolazioni per l’assunzione di  donne, under 36, donne e Sud, ma anche nuove modifiche ai limiti previsti per gli aiuti di Stato. I nuovi limiti sono:

  • 290.000 euro per le imprese che operano in agricoltura (settore primario);
  • 345.000 euro per le imprese che operano nel settore della pesca e dell’acquacoltura;
  • 2,3 milioni di euro per le imprese che operano in tutti gli altri settori.

Le misure per gli aiuti di stato non si applicano alle imprese che operano nel settore finanziario/assicurativo.

Se vuoi saperne di più sul Temporary Framework e sulle deroghe previste per gli aiuti di Stato, leggi l’articolo: Aiuti di Stato e pandemia: L’Unione Europea ammette deroghe

Lavori trainanti nel Superbonus 110%: scopriamo quali sono

Se hai sentito parlare di lavori trainanti nel Superbonus 110% è arrivato il momento di capire quali sono: ecco una guida per tutti.

Il Superbonus 110% e il decreto Rilancio

Il decreto Rilancio, tra le varie misure, prevede il Superbonus 110%: si tratta di un incentivo fiscale che permette di ristrutturare casa senza spendere soldi, per poter beneficiare di questo incentivo è però necessario rispettare dei criteri nell’esecuzione dei lavori e quindi deve esservi un efficientamento energetico o, in alternativa, un intervento per la riduzione del rischio sismico. Nel momento in cui si opta per tale soluzione vengono però divise due tipologie di lavoro: i lavori trainanti e i lavori trainati. Ecco quali sono.

Il provvedimento che riconosce benefici fiscali per i lavori trainanti nel Superbonus 110% è inserito nel decreto legge 34 del 19 maggio 2020, convertito in legge  n.77 del 17 luglio 2020. La normativa prevede che i lavori eseguiti dal luglio 2020 (il termine finale ancora non è certo perché più volte prorogato ed è probabile che si potrà usufruire del beneficio anche nel 2023) potranno beneficiare della detrazione dei costi sostenuti fino al 110%, quindi si potrà ottenere più di quanto effettivamente speso.

Per poter ottenere questo beneficio è però necessario avere un efficientamento energetico notevole e quindi recuperare almeno due classi energetiche. Se i lavori portano tale risultato si possono avere le detrazioni, ma queste non riguarderanno solo i lavori che direttamente portano tali vantaggi, ma anche i lavori di altra natura che comunque affiancano i lavori in oggetto. Si parla quindi di lavori trainanti e lavori trainati. Il lavori trainanti per il superbonus 110% sono quelli che in modo diretto portano al recupero delle classi energetiche. I lavori trainati superbonus 110% sono lavori che non portano efficientamento energetico, o comunque portano benefici ridotti, ma sono realizzati congiuntamente ai lavori trainanti.

Lavori trainanti nel Superbonus 110%

In merito alla individuazione dei lavori trainanti per il superbonus 110% si è creata molta confusione e proprio per questo l’Agenzia Entrate e Riscossioni ha deciso di dare dei chiarimenti attraverso la risposta all’interpello n° 523 e con la circolare 24/E dell’8 agosto 2020, in tali atti stabilisce che sono interventi trainanti per i Sismabonus e Superbonus 110%:

  • l’isolamento termico delle superfici orizzontali, verticali e inclinate che interessano l’involucro dell’edificio, sarebbe il cappotto termico, affinché però questo dia accesso al beneficio è necessario che riguardi almeno il 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio stesso o dell’unità immobiliare indipendente o unità plurifamiliare con  almeno un accesso dall’esterno. Tra gli interventi che sono considerati trainanti vi è anche il rifacimento del tetto perché comunque va a ridurre la superficie disperdente.
  • sostituzione degli impianti di riscaldamento invernale e raffrescamento estivo e per la produzione di acqua sanitaria; in questo caso se si tratta di edifici in condominio deve essere installato un impianto centralizzato, oppure deve trattarsi di interventi su abitazioni unifamiliari o plurifamiliare con accesso dall’esterno autonomi;
  • lavori antisismici.

Superbonus 110% e lavori trainati

Nel caso in cui sia eseguito uno di questi lavori trainanti è possibile far rientrare nei benefici fiscali del Superbonus 110% anche i lavori trainati. I secondi però devono rientrare nell’arco temporale di vigenza della normativa e comunque devono essere eseguiti congiuntamente ai lavori trainanti, quindi nell’arco temporale che va tra l’inizio dei lavori e la loro chiusura. Possono rientrare tra i lavori trainati del Superbonus 110%:

  •  l’abbattimento delle barriere architettoniche. Se cerchi un approfondimento sui bonus montascale e barriere architettoniche, clicca QUI;
  • l’efficientamento energetico delle unità immobiliari presenti all’interno del condominio. Rientrano in tale categoria di lavori anche la sostituzione degli infissi, questo perché nella maggior parte dei casi grazie alle nuove tecniche di costruzione e installazione comunque migliorano le prestazioni  energetiche dell’immobile;
  • fornitura e installazione delle schermature solari ( le classiche tende solari);
  • realizzazione dell’impianto fotovoltaico, fornitura e installazione di accumulatori di energia;
  • fornitura e posa in opera di porte di ingresso;
  • sostituzione di componenti vetrati;
  • installazione di colonnine per la ricarica di auto.

In merito ai lavori trainati devono essere fatte delle precisazioni, ad esempio il portone di ingresso può rientrare tra i benefici del superbonus nel caso in cui vada a delimitare due aree di cui una riscaldata e l’altra no. Il caso di scuola è il portone di ingresso di un appartamento che però apre su un ampio corridoio non riscaldato. Per quanto riguarda il Superbonus 110% infissi per poterne beneficiare i nuovi prodotti deovno sostituire quelli già esistenti e i valori di trasmittanza termica Uw devono essere uguali o inferiori rispetto a quelli riportati nell’allegato Qui presente.

L’insieme dei lavori realizzati, cioè trainanti e trainati deve comunque portare al recupero di almeno due classi energetiche.

Dubbi su lavori trainati e trainanti nel Superbonus 110%

Sicuramente sui lavori trainanti del Superbonus 110% e lavori trainati ci sono molti dubbi e solitamente sono le imprese e i progettisti a cercare di diradarli. Occorre però fare qualche precisazione sui dubbi più frequenti che riguardano soprattutto i condomini. In tal caso c’è una sorta di cumulo, infatti se il condominio decide di fare un cappotto termico rientrante tra i lavori trainanti, i singoli proprietari delle unità abitative possono approfittarne per avere lo sgravio fiscale sugli infissi del singolo appartamento oppure sulla realizzazione di tende solari sulla singola unità abitativa.

Si deve infine ricordare che il beneficio viene riconosciuto attraverso uno sgravio fiscale, cioè con detrazioni in 5 rate dagli importi IRPEF da versare o versati tramite sostituto d’imposta, in alternativa è possibile cedere il credito all’impresa che effettua i lavori, a una banca a chi fornisce il materiale oppure a una terza persona.

Cooperativa sociale a mutualità prevalente: limiti e benefici

La cooperativa sociale è una particolare forma di cooperativa la cui finalità è prestare servizi sociali o di pubblica utilità e proprio per questo gode di agevolazioni.

Cos’è la cooperativa sociale e di cosa si occupa

La cooperativa sociale è una forma di società la cui normativa principale si trova nel Codice Civile, libro VI, Titolo V. Essendo considerata impresa sociale a essa si applica anche il decreto legislativo 112 del 2017 che disciplina il terzo settore e naturalmente la legge 381 del 1991.

L’oggetto della sua attività può essere prestazione di servizi alla persona ( in particolare servizi socio- sanitari ed educativi) o attività finalizzate all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (art 1 delle 381 del 1991). Proprio tali caratteristiche la rendono una forma societaria a mutualità prevalente, questo vuol dire che svolgono la loro attività prevalentemente a favore dei soci, oppure svolgono la loro attività avvalendosi prevalentemente della collaborazione dei soci. L’articolo 1 al comma 3 sottolinea che la denominazione sociale deve contenere l’indicazione di “cooperativa sociale”.

La normativa applicata

Occorre dire che oltre ad essere applicate norme del codice civile viste, si applicano anche quelle della SRL per le cooperative sociali con meno di 9 soci. Per le cooperative sociali che hanno un numero di soci compreso tra 9 e 19, se il capitale sociale ha valore inferiore a 1 milione di euro è possibile scegliere la disciplina della SRL o della SPA, mentre se il capitale sociale è superiore a tale quota deve adottarsi lo schema e la disciplina della SPA. A differenza di altre forme societarie e di cooperative, nella cooperativa sociale viene applicato il principio “una testa, un voto” ciò indipendentemente dalla quota di capitale rappresentata dal singolo socio.

Soci volontari

L’articolo 2 della legge 381 inoltre stabilisce che lo statuto può prevedere la possibilità di avere soci volontari, quindi che prestano gratuitamente il loro lavoro per la cooperativa, ma il numero di questi non può superare il 50% della compagine sociale. La possibilità di avere soci volontari non è prevista per altre forme di cooperative.  I soci volontari hanno diritto esclusivamente al rimborso spese, queste devono però essere documentate e all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali, a loro non viene applicato il CCNL del comparto.

Come nasce una cooperativa sociale

La cooperativa sociale nasce attraverso un atto pubblico, quindi redatto alla presenza di un notaio, in esso devono essere indicati:

  • denominazione;
  • sede;
  • oggetto sociale;
  • dati dei soci;
  • la quota di capitale sottoscritta da ciascun socio e i versamenti effettuati;
  • valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in natura (ad esempio valore del terreno conferito da uno dei soci);
  • requisiti per l’ammissione dei soci, condizioni per il recesso e per l’esclusione di soci;
  • forme per la convocazione dei soci;
  • regole per il funzionamento della cooperativa;
  • assenza di scopo di lucro.

La cooperativa sociale è formata da tre organi:

  • deliberativo, cioè l’assemblea dei soci;
  • amministrativo, quindi il consiglio di amministrazione che gestisce le attività ed esegue le dicisioni dell’assemblea;
  • organo di controllo cioè il consiglio di vigilanza.

La cooperativa sociale oltre a dover adottare l’atto costitutivo deve adottare anche lo Statuto, in esso vengono definite le regole per il funzionamento della cooperativa stessa. Affinché la cooperativa possa operare è necessaria l’iscrizione Registro delle Imprese e all’Albo Nazionale delle Cooperative ed occorre avere una PEC.

Chi sono le persone svantaggiate?

Si è detto che tra le finalità delle cooperative sociali vi può essere inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, l’articolo 4 comma 1 precisa chi sono tali soggetti e indica: invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex  degenti  di  ospedali psichiatrici,   anche   giudiziari,   i   soggetti   in   trattamento psichiatrico,  i tossicodipendenti, gli alcolisti, i  minori  in  età lavorativa  in  situazioni  di  difficoltà  familiare,  le   persone detenute o internate negli istituti penitenziari, i condannati e  gli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno. Si  considerano  inoltre  persone svantaggiate i soggetti  indicati  con  decreto  del  Presidente  del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro  e  della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro della Sanità, con il Ministro dell’Interno e con  il  Ministro  per  gli  Affari  Sociali, sentita  la  commissione  centrale  per  le   cooperative   istituita dall’articolo 18 del citato decreto legislativo del Capo  provvisorio dello Stato 14 dicembre 1947, n. 1577, e successive modificazioni.

Deve essere sottolineato che la condizione di persona svantaggiata deve essere desumibile da atti della pubblica amministrazione. In base alla normativa le persone svantaggiate devono costituire almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa.

Perché scegliere la cooperativa sociale?

Le operative sociali godono di particolari agevolazioni. In particolare viste le loro peculiarità e la finalità mutualistica possono accedere a particolari finanziamenti agevolati messi a disposizione da regioni, comuni, a livello nazionale o europeo. In alcuni casi sono riconosciuti anche degli sgravi contributivi.

 

Agevolazioni Legge 104 del 1992 per disabile e familiari

La legge 104 del 1992 prevede misure per “l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. A definire l’ambito di applicazione della stessa, è l’articolo 3 della legge che distingue tra persone con handicap e persone con handicap di grave entità e che hanno quindi bisogno di assistenza. Per la definizione si rimanda all’articolo specifico. Le agevolazioni Legge 104 per disabili e per i familiari previste dalla legge 104 del 1992 dipendono molto dalla tipologia di handicap da cui è colpito il disabile. In seguito una breve disamina per capire come muoversi e a cosa si ha diritto.

Legge 104 agevolazioni per disabile e per i familiari: settore auto

La normativa prevede la possibilità di avere delle agevolazioni per l’acquisto dell’auto e per quanto riguarda le imposte. Questa agevolazione è riconosciuta ai disabili e loro familiari in caso di:

  • grave limitazione della capacità di deambulazione o pluriamputati;
  • disabili con ridotte o impedite capacità motorie ( in questo caso per poter ottenere le agevolazioni è previsto che la disabilità sia tale da rendere necessario adattare il veicolo);
  • persone colpite da cecità o sordità;
  • persone con handicap fisico o mentale di grave entità a cui sia stata riconosciuta anche l’indennità di accompagnamento;
  • disabili colpiti da sindrome di Down per i quali è prevista l’indennità di accompagnamento.

In questi casi ai disabili e ai loro familiari è riconosciuta la possibilità di ottenere il pagamento dell’IVA agevolata al 4% per l’acquisto di un veicolo, importo massimo è di 18.075,99 euro, e la detrazione dall’IRPEF del 19% dell’importo pagato. Inoltre vi è l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo e delle tasse di trascrizione.

Detrazioni per figli a carico

Nel caso in cui si sia genitori di disabili non fiscalmente autonomi è possibile godere delle detrazioni per figli a carico in misura de 1.620 euro se il figlio ha un’età inferiore a 3 anni e 1.350 euro per figli di età pari o superiore a 3 anni.  Se si decide di assumere persone per l’assistenza al disabile è possibile portare in deduzione gli oneri contributivi in misura massima di 1.549,37. Viene riconosciuta la detrazione dall’IRPEF il 19%  delle spese sostenute per il personale dedito all’assistenza, fino ad un massimo di 2.100 euro, questa è ottenibile solo nel caso in cui il reddito non superi i 40.000 euro annui.

Agevolazioni legge 104: permessi lavoro

La prima cosa da sottolineare è che i permessi lavoro non spettano a coloro che rientrano nella categoria dell’articolo 3 comma 1, cioè disabili non gravi, spettano invece a chi ottiene il riconoscimento di una disabilità grave. Possono essere usufruiti dal disabile stesso, oppure da coniuge, parte dell’unione civile, convivente,  genitori e parenti entro il 2° grado.

I permessi per il lavoro sono in misura di 2 ore giornaliere o 3 giorni al mese continuativi o frazionati per il lavoratore disabile oppure 3 giorni al mese per gli altri soggetti visti in elenco. A costoro i permessi retribuiti da lavoro spettano solo se il disabile non si trova in una struttura di ricovero.

Discorso diverso deve essere fatto nel caso in cui il disabile sia un bambino. In tal caso per i bambini fino a 3 anni di età i genitori possono usufruire di un prolungamento del congedo parentale per un periodo complessivo (tra i due genitori) non superiore a 3 anni e da utilizzare entro il 12° anno di età del minore. Inoltre, fino al compimento del terzo anno i genitori possono ottenere 2 ore di permesso retribuito al giorno o 3 giorni al mese. Fino al 12° anno restano le misure ora viste, ma il genitore perde l’opportunità di avere le 2 ore giornaliere di permesso, può quindi usufruire solo dei 3 giorni mensili.

Dal compimento del 12° anno c’è diritto solo ai 3 giorni mensili.

Congedo Parentale straordinario: chi ne ha diritto

Se il soggetto non è semplicemente disabile, ma viene riconosciuta la gravità della situazione, i genitori possono ottenere il riconoscimento del congedo parentale straordinario per un arco temporale complessivo di due anni da distribuire nella vita lavorativa del richiedente. Gli importi dovuti sono a carico dell’INPS, ma anticipati dal datore di lavoro.  Di questo particolare congedo oltre a poterne usufruire i soggetti prima visti, possono usufruirne anche i parenti entro il 3° grado, ma deve essere rispettato un ordine:

  • coniuge/convivente;
  • genitore;
  • figlio convivente;
  • fratelli e sorelle;
  • parenti entro il 3° grado.

Il disabile grave e i familiari fino al secondo grado possono inoltre esprimere una preferenza per quanto riguarda la sede di lavoro, laddove è possibile farlo, in modo che questa sia il più vicino possibile al domicilio. Tali soggetti possono inoltre rifiutare il trasferimento e il lavoro notturno. Su questo punto la Corte di Cassazione ha però stabilito che è possibile fare un’eccezione nel caso in cui la presenza del dipendente in una determinata sede generi tensioni con ripercussioni sul normale svolgimento dell’attività lavorativa.

Agevolazioni legge 104 e spese mediche

La legge 104 del 1992 prevede anche agevolazioni inerenti le spese per le cure del disabile, queste possono essere dedotte dal disabile se economicamente indipendente e quindi non a carico fiscalmente di un altro soggetto, oppure dai familiari nel caso in cui il disabile abbia un reddito tale da non renderlo fiscalmente autonomo.

Tra le spese deducibili vi sono quelle per l’acquisto dei medicinali e assistenza medica e infermieristica. Possono invece essere portate in detrazione, in misura del 19% le spese sostenute per:

  • visite mediche specialistiche;
  • acquisto di mezzi d’ausilio e deambulazione (se non sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale);
  • acquisto di poltrone e altri ausili utili a coloro che hanno ridotte capacità di movimento. Infine, deve essere ricordato il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Ulteriori agevolazioni legge 104 del 1992

Lo Stato ha previsto il bonus bolletta solo nel caso in cui il disabile a causa della patologia che lo affligge sia obbligato a usare apparecchi elettromedicali di supporto, ad esempio ventilatori polmonari, strumenti per dialisi, sollevatori, materassi antidecubito e simili.

Per l’acquisto di strumenti tecnici e informatici, ad esempio PC, è prevista l’IVA agevolata al 4% e la detrazione del 19% del costo sostenuto solo nel caso in cui tali strumenti siano necessari per migliorare la qualità della vita del disabile, ad esempio per migliorare la capacità di relazione interpersonale.