Contributi a fondo perduto per negozi e ambulanti. I codici Ateco

Il decreto Sostegni ter prevede uno stanziamento di 200 milioni di euro in favore delle attività commerciali, tra cui quelle ambulanti, con l’obiettivo di contenere gli effetti negativi della pandemia. Il fondo viene denominato “fondo per il rilancio delle attività economiche”. Ecco tutto ciò che c’è da sapere su contributi a fondo perduto per negozi e ambulanti con tutti i codici Ateco che possono presentare istanza.

Contributi a fondo perduto per negozi e ambulanti: requisiti per accedere

Il Fondo per il rilancio delle attività economiche comprende contributi a fondo perduto in favore di :

  • attività commerciali che nel 2019 hanno avuto ricavi non superiori a 2 milioni di euro;
  • e nel 2021 hanno maturato una riduzione del fatturato almeno del 30% rispetto al 2019.

Per poter accedere è necessario che le imprese

  • abbiano sede legale e operativa in Italia;
  • siano iscritte ed attive nel Registro delle Imprese (in seguito saranno indicati i codici Ateco);
  • non si trovino in liquidazione volontaria o comunque sottoposte a procedure concorsuali (l’aiuto a fondo perduto è quindi destinato ad attività che resteranno attive anche nel prossimo futuro);
  • non siano già in difficoltà economica alla data del 31 dicembre 2019, cioè prima dell’avvento della crisi pandemica;
  • infine, non siano destinatarie di sanzioni interdittive.

A quanto ammonta il contributo a fondo perduto per negozi e ambulanti?

Sicuramente una delle domande più frequenti è “quanto possono ricevere le attività commerciali, anche in forma ambulante, che richiedono l’accesso al Fondo per il rilancio delle attività economiche?”. La prima cosa da ricordare è che il Fondo si inserisce nel Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19 . Inoltre i contributi a fondo perduto sono particolarmente apprezzati dalle imprese perché non devono essere restituiti e in questo caso non sono neanche legati ad investimenti. Per stabilire l’ammontare dei contributi a fondo perduto per negozi e ambulanti sono tenuti in considerazione due fattori, cioè il ricavato del 2019 e i ricavi del 2021.

In particolare la stessa è del:

  • 60% per le imprese che nel 2019 avevano ricavi non superiori a 400.000 euro;
  • 50% per le attività che nel 2019 hanno dichiarato fatturati compresi tra 400 milioni di euro e 1 milione di euro;
  • 40% per le imprese che nel 2019 hanno dichiarato ricavi compresi tra un milione di euro e 2 milioni di euro.

La percentuale vista si applica alla differenza tra i ricavi del 2019 e quelli del 2021.

Nel caso in cui le risorse stanziate non siano sufficienti a coprire le istanze che avrebbero diritto a percepire le somme, il Ministero per lo Sviluppo Economico provvederà a ridurre le somme erogate a ciascun avente diritto in modo proporzionale.

Sottolineiamo fin da ora che ancora non è possibile inoltrare la domanda per accedere al Fondo per il rilancio delle attività economiche, occorre attendere il decreto attuativo del MISE. Già da ora è però certo che la modalità di inoltre della domanda sarà telematico.

I codici Ateco che accedono al contributo a fondo perduto per negozi e commercianti

Vediamo ora i codici Ateco che possono accedere ai contributi a fondo perduto del Fondo per il Rilancio delle Attività economiche. Ricordiamo che rientrano tutti i codici Ateco dei gruppi che ora vediamo, ad esempio 47.19.10 (grandi magazzini) 47.19.20 (esercizi specializzati in computer, periferiche attrezzature per le telecomunicazioni)…

Codice Ateco Tipologia attività
47.19 Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati
47.30 Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione
47.43 Commercio in apparecchi audio video
47.5 Commercio di altri prodotti per uso domestico
47.6 Articoli culturali e ricreativi
47.71 Articoli di abbigliamento
47.72 Calzature e articoli in pelle
47.75 Cosmetici, profumeria, erboristeria
47.76 Fiori, piante e semi fertilizzanti, animali domestici, alimenti per animali domestici
47.77 Commercio al dettaglio di orologi e gioielleria
47.78 Commercio al dettaglio di altri prodotti
47.79 Commercio prodotti di seconda mano
47.82 Commercio ambulante di prodotti tessili, calzature, abbigliamento
47.89 Commercio al dettaglio ambulante di altri prodotti
47.99 Altro commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati

 

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Reddito di cittadinanza: come calcolare quanto spetta di bonus per l’autoimprenditorialità?

I percettori del reddito di cittadinanza possono avviare un’attività in proprio e ottenere un bonus rispetto a quanto previsto dal sostegno erogato dall’Inps. Si tratta di un incentivo a iniziare una nuova attività che può essere l’apertura di un negozio, l’avvio di uno studio professionale o anche la partecipazione a un cooperativa o società. Ci si chiede quanto spetti dall’Inps come contributo aggiuntivo rispetto al reddito di cittadinanza per avviare un’attività autonoma?

Quanto spetta di bonus per l’avvio di una nuova attività rispetto al reddito di cittadinanza?

Il bonus per l’autoimprenditorialità spettante ai percettori del reddito di cittadinanza per l’avvio di una nuova attività è pari a 6 mensilità del reddito stesso. Il massimo che si può ottenere è di 4.680 euro, pari a 6 mensilità di 780 euro. È questo il massimale stabilito dalla normativa per la misura come importo massimo ottenibile con il reddito di cittadinanza. In realtà il massimale del bonus sarebbe dovuto spettare nella misura di seimila euro (1.000 euro per sei mensilità). Tuttavia, la normativa ha preso come riferimento questa somma come valore massimo ottenibile.

Esempi del calcolo del bonus autoimprenditorialità Inps per i percettori del reddito di cittadinanza

Il calcolo del bonus per l’autoimprenditorialità versato dall’Inps a integrazione del reddito di cittadinanza si effettua come rata ottenuta rispetto al reddito stesso. Pertanto, se la domanda del reddito di cittadinanza è stata accolta il 15 gennaio 2021, l’inizio dell’attività lavorativa autonoma è fissato al 15 settembre successivo e l’importo Rdc percepito nella mensilità di settembre 2021 è di 500 euro, al percettore spetterà anche il bonus autoimprenditorialità di 3.000 euro ottenuto da 500 euro per 6 mensilità.

Qual è il massimo importo che si può ottenere con il bonus autoimprenditorialità?

Lo stesso esempio si può fare per un percettore di reddito di cittadinanza la cui rata di settembre 2021 è pari a 1.000 euro. In questo caso, l’importo del bonus per l’autoimprenditorialità è pari sempre e comunque al massimo liquidabile, ovvero 780 euro. Pertanto, il contributo aggiuntivo dell’Inps è pari a 780 euro per 6 mensilità, corrispondente a 4.680 euro. Rispetto alla domanda, il bonus verrà pagato in un’unica soluzione entro il termine dei due mesi successivi.

Da quando parte l’erogazione del bonus per l’autoimpiego dell’Inps ai percettori del reddito di cittadinanza?

L’Inps, dunque, paga il bonus per l’avvio di una nuova attività ai percettori del reddito di cittadinanza, normalmente in un’unica soluzione. Il termine per il pagamento è il secondo mese successivo a quello nel quale si è presentata la domanda. Pertanto, se il percettore del Rdc ha presentato la domanda entro la fine di ottobre scorso, l’Inps eroga il bonus entro la fine dicembre. Tuttavia, l’importo che spetta per l’avvio della nuova attività viene calcolato in riferimento al mese nel quale è stata avviata l’attività stessa. La data effettivo di inizio attività è quella risultante da quanto dichiarato nel modello Rdc Com Esteso. È infatti questo il modulo Inps da utilizzare per presentare l’istanza del contributo aggiuntivo.

Entro quando si deve presentare la domanda del bonus di autoimprenditorialità rispetto all’inizio della nuova attività?

In ogni caso, la data di inizio effettiva dell’attività dei percettori del reddito di cittadinanza non può essere successiva ai 30 giorni previsti per la presentazione della domanda stessa. Pertanto, se la domanda del reddito di cittadinanza è stata accolta il 15 gennaio 2021 e l’inizio della nuova attività avviene alla metà del mese di settembre successivo, per ottenere il bonus si deve presentare la domanda entro i 30 giorni successivi, ovvero entro la metà di ottobre.

Resto al Sud: estensione benefici per le isole e per i commercianti

L’articolo 13 del decreto leggi 121 del 10 settembre 2021, ha ampliato la portata dei beneficiari degli incentivi Resto al Sud. Grazie alle novità introdotte, potranno ottenere finanziamenti a fondo perduto e finanziamenti garantiti Fondo di Garanzia per le PMI con interessi a carico di Invitalia attività commerciali, inoltre vi è l’estensione dei benefici per area geografica. Ecco le novità.

Resto al Sud: estensione benefici alle isole

Il nuovo provvedimento amplia l’estensione territoriale delle aziende che possono accedere ai benefici, infatti sono ora ricomprese le isole del Centro Nord Italia, ad esempio Ponza, Porto Azzurro, Portovenere, Ventotene e Capraia, inoltre gli incentivi sono riconosciuti alle isole lacustri e in particolare le isole della Laguna di Grado, isole della laguna veneta, isole del Lago D’Iseo, di Garda, di Como, Trasimeno, isola d’Orta – San Giulio, isole Borromee. Puoi trovare tutte le isole comprese nella nuova estensione al link ufficiale di Invitalia https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/creiamo-nuove-aziende/resto-al-sud/resto-qui

Estensione benefici Resto al Sud alle attività commerciali

Oltre all’estensione geografica, l’articolo 13 del decreto legge 121 del 10 settembre 2021, prevede anche un’estensione delle tipologie di attività che vi possono accedere, in particolare ora è possibile avere i benefici anche per le attività commerciali.

Le spese ammissibili variano dall’acquisto di macchinari ai costi di gestione e sono finanziabili al 100%. Di questo il 50% in forma di contributo a fondo perduto e il restante 50% come finanziamento garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI e con interessi a carico di Invitalia. L’importo massimo del finanziamento è di 50.000 euro. Tale limite sale a 60.000 per le imprese individuali e a 200.000 euro per le imprese organizzate in forma societaria e con almeno 4 soci.

Spese finanziabili

Le spese finanziabili sono:

  • per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria (massimo il 30% del totale della spesa);
  • spese per macchinari e impianti;
  • programmi informatici e nuove tecnologie;
  • spese di gestione, in questo caso l’importo finanziabile è il 20% del programma di spesa e rientrano in tale agevolazione anche i canoni di locazione, utenze e materiali di consumo;

Sono invece escluse le spese di progettazione, le spese per il personale e per le attività promozionali.

Per poter accedere ai benefici è necessario avere un’età compresa tra i 18 e i 55 anni di età. Il limite anagrafico non si applica nel caso in cui l’attività sia localizzata in uno dei 116 comuni del cratere sismico del Centro Italia. Un altro elemento ostativo alla percezione degli aiuti dei finanziamenti Resto al Sud è l’aver ottenuto nel triennio precedente aiuti per l’auto-imprenditorialità.

Attività commerciali: la ripresa dov’è?

Provate a parlare di ripresa a chi ha un’attività commerciale. Nella migliore delle ipotesi, vi risponderà con una sonora risata, nella peggiore vi tirerà addosso il mazzo di chiavi con il quale ha dovuto chiudere il proprio negozio.

Il recente meeting di Confesercenti che si è tenuto in Umbria ha infatti messo bene in chiaro una cosa: la crisi non allenta la presa sul commercio. Nonostante segnali di miglioramento rispetto al 2012, l’estate 2013 ha segnato un altro momento nero del settore. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra luglio e agosto hanno aperto 2.656 nuove imprese commerciali in sede fissa e hanno cessato l’attività 5.574, per un saldo negativo di 2.918 unità.

Il risultato del IV bimestre 2013 è lievemente migliore (+332 imprese) di quello registrato lo scorso anno nello stesso periodo (-3.250 esercizi), ma si è annullata la “ripresina” messa a segno nel bimestre maggio-giugno 2013 quando hanno aperto 7.546 nuove imprese, 3.532 in più rispetto a marzo-aprile.

Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno si registra un saldo negativo di 14.246 imprese nel commercio al dettaglio (18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure). Si tratta comunque di un miglioramento, anche se debole, rispetto al saldo dei primi otto mesi del 2012, negativo per 15.772 esercizi. Il risultato è dovuto principalmente all’aumento delle nuove iscrizioni (+2.015), dato che compensa il più lieve incremento delle chiusure (+489).

Il rapporto di Confesercenti sottolinea che la percentuale di imprenditori stranieri nel settore è arrivata al 67%: “un fenomeno socio-economico che meriterebbe un approfondimento”. Molto importante anche il ruolo delle imprese giovanili, il 38,2% delle nuove iscritte, e significativo il peso delle imprese femminili (30%) e di quelle straniere (22,1%). In termini di peso sul totale delle cessazioni, appare critica la situazione delle imprese femminili, che compongono la percentuale maggiore (35%). Male anche quelle giovanili, che rappresentano il 20% delle chiusure. Resistono meglio gli imprenditori stranieri (11,9%).

La recessione, tecnicamente, sta per finire. Purtroppo non si può dire altrettanto della crisi del commercio e di quella del turismo”, dice il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni. “Ormai è chiaro a tutti che le liberalizzazioni delle aperture non servono ad agganciare la ripresa: il miglioramento dei dati 2013 sul 2012 è così lieve da sembrare più che altro un rimbalzo”.

Secondo Bussoni è “particolarmente preoccupante” la situazione di donne e giovani: “Intraprendono l’avventura imprenditoriale per crearsi un lavoro, ma la domanda interna è ancora bassissima, e il mercato asfittico”.

Senza puntare sulla formazione dei nuovi imprenditori e sull’informatizzazione delle nuove imprese – dice ancora Bussoni – non si può più sperare che il commercio continui a rivestire il ruolo di shock absorber della disoccupazione. Non è tenendo aperto sempre che si aiuta il settore: c’è bisogno di un cambiamento di mentalità e di passo. Non ci si può più improvvisare imprenditori. Ora il governo dia risposte nuove e convincenti”.

Già, sempre il governo…

Finanziamenti per le nuove attività a Bergamo

Nuove attività commerciali ed artigianali saranno finanziante dal Comune di Bergamo, a patto che sorgano in aree della città in cui risultino carenti o manchino del tutto.
Coloro, dunque, che sono interessati ad avviare una nuova attività, purché sia commerciale o artigianale, possono partecipare al bando, tenendo conto delle aree di interesse e delle attività richieste.

Deve necessariamente trattarsi di una nuova attività, perciò sono esclusi dal finanziamento coloro che subentrano nella gestione di un’attività già esistente.

Le tipologie di attività ammesse al bando sono:

  • Esercizi di vicinato alimentare multiprodotto (es. minimarket)
  • Esercizi di vicinato alimentare monoprodotto (es. panettiere, fruttivendolo, salumiere)
  • Attività artigianale alimentare con vendita di prodotti da forno, pasta fresca, raviolificio
  • Fiorista
  • Cartoleria
  • Rivendita di giornali
  • Ferramenta
  • Casalinghi
  • Merceria
  • Sartoria
  • Lavasecco
  • Negozi di antiquariato
  • Gallerie d’arte
  • Fashion design shop
  • Antichi mestieri

Escluse invece le attività automatizzate (es: distributori automatici o con gettone).

Il Comune ha anche disposto una sorta di mappa delle zone della città dove dovranno sorgere le nuove attività: via Bonomelli, via Paglia (tratto compreso tra le intersezioni con le vie Bonomelli e Paleocapa), via Pignolo, via Quarenghi, via S.Bernardino (tratto compreso tra le intersezioni con Largo Cinque Vie e via Previtali), via Moroni, via Broseta (tratto compreso tra le intersezioni con Largo Cinque Vie e via Palma il Vecchio).

Per beneficiare del bando, i diretti interessati devono impegnarsi a mantenere l’attività intrapresa per almeno tre anni, durante i quali, dunque, non possono cederla a terzi.

Sono ammessi alla selezione per l’erogazione del contributo coloro che:

  • non si trovano in una delle condizioni di incapacità a contrattare con la Pubblica Amministrazione di cui all’articolo 120 della legge n. 689/1981 e s.m.i.;
  • possiedono i requisiti morali e professionali per lo svolgimento di attività commerciali di cui all’art. 71 del D.Lgs. n. 59/2010 e all’art. 65 e 66 della L.R. n. 6/2010 e s.m.i.;
  • non si trovano nelle condizioni previste dall’art. 67 del D.Lgs. 159/2011 (Codice delle leggi antimafia);
  • non hanno ottenuto, nell’esercizio finanziario corrente e nei due esercizi finanziari precedenti, contributi pubblici percepiti in regime “de minimis” per un importo complessivo superiore a € 200.000 (regolamento CE 1998/2006).

I contributi ricevuti dovranno essere utilizzati per supportare le spese relative a costi della garanzia dei consorzi fidi acquisto di beni strumentali, macchinari, attrezzature, arredi, strutture non in muratura e rimovibili necessari all’attività impianti generali e opere edilizie quote del contratto di franchising acquisto e sviluppo di software gestionali, professionali e altre applicazioni aziendali inerenti l’attività dell’impresa registrazione e sviluppo di marchi e brevetti e relative spese per consulenze specialistiche, oppure spese per il piano di comunicazione.
Sono finanziabili gli interventi effettuati successivamente alla data di pubblicazione del bando.
Il contributo per ogni attività è pari al 50% degli investimenti previsti e documentati, fino ad un massimo di 15.000 € di contribuzione. In ogni caso sono ammesse richieste di contributo per investimenti il cui ammontare minimo non sia inferiore a 15.000 €.

La domanda di contributo deve pervenire entro e non oltre le ore 12,30 del giorno 10 dicembre 2012, presso l’Ufficio Protocollo del Servizio Gestione Documentale del Comune di Bergamo – Piazza Matteotti n. 3.

Per saperne di più, è possibile consultare il bando.

Vera MORETTI

Comune di Belluno: stretta antievasione

di Alessia CASIRAGHI

Belluno sottoscrive un patto con l’Agenzia delle Entrate per la partecipazione del comune all’attività di controllo fiscale. Dopo Padova, Venezia e Vicenza, tocca ora al capoluogo veneto firmare il patto per combattere l’evasione fiscale.

Sono sei gli ambiti in cui si concentreranno le attività di controllo e revisione:

  • Il commercio e le professioni, ovvero tutti coloro che esercitano un’attività economica senza partita Iva o enti non profit che svolgono tuttavia attività commerciali a fini di lucro
  • Urbanistica e territorio: tutti contribuenti che hanno venduto aree edificabili senza dichiararne il ricavo economico o che hanno partecipato ad abusivismi edilizi, siano essi di tipo residenziale che industriale
  • proprietà edilizia e patrimonio immobiliare: i proprietari di seconde/terze case no dichiarate, i locatori che non registrano i contratti o che omettono dichiarazioni Ici e Tarsu
  • residenze fittizie all’estero: tutti coloro soggetti che dichiarano la residenza all’estero mantenendo però i loro interessi familiari ed economici in Italia;
  • tutti i contribuenti che possiedono una beni economicamente rilevanti non coerenti con i redditi dichiarati.

Sarà l’amministrazione comunale di Belluno ad inviare per via telematica all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni utili ai fini dell’accertamento fiscale. Come corrispettivo riceverà fino al 100% delle imposte recuperate e delle sanzioni.

“Considero questo accordo molto importante perché mette a regime una stretta collaborazione fra le istituzioni, assolutamente necessaria in questo difficile momento – Antonio Prade ha affermato il sindaco di Belluno – perché ci consente di realizzare, scambiando informazioni, un fisco più equo”.

Confcommercio Veneto contro la politica regionale e comunale

La reazione del presidente di Confcommercio Veneto, Massimo Zanon, riguardo le dichiarazioni dell’assessore regionale Maria Luisa Coppola relative all’aumento delle aperture domenicali dei negozi veneti non ha lasciato spazio a repliche:

Siamo sbigottiti e indignati, non ci capacitiamo – ha dichiarato Zanon – della miopia e della superbia politica di chi dovrebbe tutelare le imprese-servizio come i negozi di vicinato e invece le affossa creando squilibri nella distribuzione e compromettendo il territorio, distribuisce aperture come se piovesse e soprattutto non accetta il confronto con le parti sociali”.

La politica regionale e comunale, secondo Confcommercio Veneto, sta prendendo decisioni che rischiano di distruggere il vecchio modello distributivo “creando il deserto nelle periferie e nei centri storici, ovvero in quelle parti abitate delle città che, in quanto tali, senza negozi sono già diventate più buie, insicure, scomode”.

I pericoli sono molteplici: oltre ai quartieri periferici che rischiano di diventare “quartieri dormitorio” ed assistere ad un aumento della micro-criminalità, si va incontro al crescere delle aree dismesse che rappresentano un costo per la comunità, in termini economici e sociali.

Vera Moretti

Il commercio riparte dalle Marche

La Regione ha deliberato finanziamenti per la riqualificazione e la valorizzazione delle attività commerciali.

Il bando finanzia la realizzazione di progetti relativi alla riqualificazione e alla valorizzazione commerciale di aree, vie o piazze, con particolare riguardo ai centri storici, zone pedonalizzate e a traffico limitato.

Il contributo regionale concesso è pari al 20% della spesa riconosciuta ammissibile.
La spesa ammissibile, al netto di IVA, non può essere inferiore a 20.000, euro e superiore a 100.000 euro.

I soggetti beneficiari sono micro, piccole e medie imprese commerciali di vendita al dettaglio o di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande.

Sono ammessi a contributo gli interventi relativi a :
1 – costruzione, acquisto, ristrutturazione, manutenzione straordinaria, nonchè ampliamento dei locali adibiti o da adibire ad attività commerciale e al deposito delle merci;
2 – attrezzature fisse e mobili strettamente inerenti l’attività di vendita;
3 – Arredi strettamente inerenti l’attività di vendita e/o somministrazione di alimenti e bevande;

I soggetti proponenti devono spedire tramite lettera raccomandata le domande entro il 30 giugno 2011 al seguente indirizzo: Regione Marche
P.F. Commercio, Fiere, Tutela del Consumatore, Politiche giovanili e Sport, Via Tiziano, 44  – 60125 Ancona.