Auto aziendale: chi la sceglie?

Soprattutto in determinati settori, l’auto aziendale è fondamentale per poter svolgere il proprio lavoro. Questa tipologia soluzione è utilizzata dalle aziende che mettono a disposizione dei propri dipendenti o collaboratori un’auto aziendale per i loro impegni di lavoro. Può trattarsi, ad esempio, di lavoratori addetti alle vendite o di collaboratori che percorrano ogni anno migliaia di chilometri per esigenze di lavoro.

Auto aziendale: che cos’è?

Ottenere una vettura aziendale significa poterla utilizzare per esigenze di lavoro ma la proprietà rimane al datore di lavoro. Di solito, il datore preferisce ottenere l’auto aziendale con la stipula di un contratto di noleggio o di leasing. Se le esigenze lavorative del dipendente o del  collaboratore si riducono a sporadici viaggi, spesso il datore di lavoro preferisce la formula del rimborso delle spese sostenute per lo spostamento effettuato con la vettura privata del dipendente stesso. Ma quando i chilometri sono tanti, la preferenza cade sull’attribuzione del benefit dell’auto aziendale.

Chi sceglie l’auto aziendale?

Solitamente la scelta dell’auto aziendale è concordata tra il datore di lavoro e il dipendente o collaboratore. A influire sulla scelta, oltre alle preferenze, al prezzo, alle caratteristiche tecniche dell’auto, alla sicurezza e ai costi di gestione, possono concorrere vari fattori. Ad esempio, l’auto aziendale che si sceglie dovrà essere a utilizzo esclusivo lavorativo oppure promiscuo? In quest’ultimo caso, è necessario tener presente della tassazione alla quale è soggetto l’utilizzatore. Inoltre, proprio negli ultimi due anni si è assistito a una tassazione meno incisiva sui veicoli “green”, con particolari vantaggi per le auto meno inquinanti.

Auto aziendale per uso lavorativo o promiscuo

L’auto aziendale può essere attribuita in due modalità:

  • a uso lavorativo. Il lavoratore la può utilizzare solo per le necessità lavorative e non per quelle private;
  • a utilizzo promiscuo: il collaboratore o dipendente può utilizzare l’auto aziendale sia per esigenze lavorative che personali.

In questa ultima ipotesi, il collaboratore riceve un vero e proprio benefit che, ovviamente, ha un proprio valore economico. Tale valore può essere misurato nella spesa annua che una famiglia spende per l’auto, come l’assicurazione, il bollo, la manutenzione o la rata di acquisto. Nell’utilizzo promiscuo il dipendente utilizza la vettura senza sostenerne le spese, ad eccezione del costo del carburante.

Tassazione del benefit delle auto aziendali

Il beneficio ricevuto dall’utilizzatore dell’auto aziendale è soggetto a tassazione Irpef, in quanto si configura come una formula di retribuzione indiretta. Il valore che è soggetto a tassazione dipende da vari fattori, come il modello, i cavalli, la cilindrata dell’auto. Annualmente, la Gazzetta Ufficiale pubblica le tabelle Aci che contengono, in base alla tipologia di auto, il valore del benefit da inserire in busta paga e sul quale si andranno a calcolare le tasse e i contributi previdenziali. In generale, la tassazione applicata è del 30% del costo corrispondente alla percorrenza di 15mila chilometri all’anno.

Come si calcola la tassazione sulle auto aziendali

Il calcolo della tassazione delle auto aziendali, dunque, deriva dal valore del fringe benefit, ovvero dal costo per chilometro moltiplicato per i 15.000 chilometri all’anno, dall’imponibile fiscale del 30% e dall’imponibile fiscale mensile. Pertanto, considerando il modello Giulietta dell’Alfa Romeo, di cilindrata 1.4 con 150 cavalli, il valore del fringe benefit sarà dato dal costo per chilometro, pari circa 52 centesimi, da moltiplicare per i 15.000 km annui, per un risultato di circa 7.800 euro. Applicando il 30% si ottiene 2.340 euro circa (imponibile fiscale) e dividendo per 12 si arriva all’imponibile fiscale mensile pari a circa 195 euro.

Auto aziendali: la convenienza dei veicoli green per il fringe benefit

Recentemente la normativa sta andando incontro alle auto aziendali poco inquinanti. Infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2020, i contratti fringe benefit stipulati con decorrenza dal 1° luglio 2020 hanno un diverso e più conveniente calcolo della base imponibile che sarà soggetta a tassazione. Il fattore decisivo è costituito dalle emissioni prodotte dall’auto aziendale che si sceglie. Meno l’auto inquina e meno tasse si pagano.

Vantaggi tassazione auto green dal 1° gennaio 2020

Infatti, sulle auto meno inquinanti, fino a 60 g/km di Co2, la percentuale di tassazione del 30% per 15.000 chilometri annuali scende al 25%. Rimane invariata al 30%, invece, la percentuale per auto con emissioni da 61 a 160 g/km di Co2. Più penalizzate le auto da 161 a 190 g/km di Co2 per le quali è prevista la percentuale del 50% a partire proprio dal 2021. Infine per le auto più inquinanti, con oltre 190 g/km di Co2, la percentuale è salita a partire dal 1° gennaio 2021 al 60%.

Tassa auto aziendale, come funziona?

Cambiano le tasse sull’auto aziendale dal 2021. L’intenzione è di penalizzare l’uso dei veicoli più inquinanti per incentivare l’utilizzo di vetture a bassa emissione di anidride carbonica. Ma è tempo di scoprire qual è la nuova tassazione sulle auto aziendali e come viene effettuato il calcolo dell’importo del fringe benefit. Inoltre, a chi spetta il pagamento e se l’aumento è retroattivo.

Auto aziendale: come funziona la tassazione

Il calcolo del fringe benefit delle auto aziendali concesse al dipendente ad uso promiscuo subisce alcune variazioni. Fino ad ora, questi veniva effettuato indipendentemente dalla tipologia del veicolo, ed era pari al 30% sulla base delle tabelle ACI che indicano il costo chilometrico. Adesso, la legge prevede che quel 30% si abbassi al 25%, ma solo per le auto a bassa emissione di CO2.

Per quanto concerne le auto più inquinanti, il fringe benefit aumenta al 50% e fino al 60%. Decisamente una brutta notizia per il dipendente che fruisce dell’auto aziendale ad uso promiscuo, costretto a pagare più tasse.

Tuttavia, si deve tenere conto che la nuova tassazione riguarda solo le auto aziendali di nuova immatricolazione e assegnate al dipendente tramite un contratto sottoscritto dal 1° luglio 2020. Quindi, la legge applicata non ha efficacia retroattiva e il fringe benefit auto aziendale non viene calcolato in base alle relative emissioni di anidride carbonica.

L’importo della tassa

La tassa sull’auto aziendale trattenuta nella busta paga del dipendente, si calcola sul fringe benefit, cioè, il valore percentuale da attribuire all’utilizzo personale che il lavoratore fa del veicolo aziendale. Fino ad ora, il valore era stabilito nella misura del 30%, ma non a caso. Infatti, si tratta di una percentuale forfettaria ricavata dalla presunzione che l’auto aziendale ad uso promiscuo è utilizzata dal dipendente a fini privati, due giorni alla settimana, mentre gli altri cinque sono dedicati ad un utilizzo con finalità professionali.

Il fringe benefit, non è altro che l’uso personale che il dipendente fa dell’auto aziendale. In quanto tale, questo tipo di utilizzo viene tassato. Ribadiamo che con la nuova legge il famoso 30% non è più fisso, in quanto la percentuale varia a seconda del livello di emissione di CO2 dell’auto. E’ bene sottolineare che ai fini della deducibilità aziendale, l’applicazione della nuova tassazione non incide.

Il calcolo del fringe benefit

Una volta stabilito che la nuova tassa sull’auto aziendale concessa al dipendente ad uso promiscuo, vale esclusivamente per i contratti stipulati a partire dal 1° luglio 2020, la soglia del fringe benefit soggetta a tassazione prende in considerazione una percorrenza media annuale di 15.000 chilometri. Detto che la nuova tassazione penalizza le auto aziendali più inquinanti e premia quelle che lo sono meno, diamo uno sguardo alle percentuali da tassare di fringe benefit:

  • 25% per le auto con emissioni di CO2 inferiori a 60 g/km;
  • 30% per le auto con emissioni di CO2 comprese tra 60 e 160 g/km;
  • 40% per le auto con emissioni di CO2 comprese tra 160 e 190 g/km;
  • 50% per le auto con emissioni di CO2 superiori a 190 g/km.

Tuttavia, a partire dal 2021 la percentuale aumenta ulteriormente per le auto più inquinanti. Infatti, se per le prime due fasce essa non subisce variazioni, per le auto con emissioni di anidride carbonica comprese tra 160 e 190 g/km, la percentuale passa dal 40% al 50%. Per le auto con emissioni di anidride carbonica superiore a 190 g/km, la percentuale passa dal 50% al 60%.

Riassumendo

La nuova tassazione del fringe benefit auto aziendale che si basa sul suo livello di inquinamento, grava sulla retribuzione netta del dipendente nel caso di utilizzo di un veicolo con maggiori emissioni di CO2. E’ importante sottolineare che esiste una soglia di esenzione alla tassazione IRPEF applicata al fringe benefit, la quale scatta se il valore del bene concesso al dipendente non supera i 258,23 euro.

La nuova legge non ha effetto retroattivo, quindi, non cambia la tassazione per i contratti di concessione auto aziendale firmati entro il 30 giugno 2020, che resta pari al 30% per tutti i tipi di veicoli. Nessun cambiamento anche per le percentuali di deducibilità dei costi sostenuti dall’azienda per le auto aziendali concesse ai dipendenti, invariata al 70%.

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Assicurazione auto aziendale, come funziona?

Come funziona l’uso dell’auto aziendale, per quali aziende conviene e soprattutto come funziona l’assicurazione in tal caso? Oggi andremo a scoprire un po’ di curiosità e funzionalità in merito all’uso della vettura in dotazione alle aziende.

Auto aziendale: a chi conviene

Partiamo subito col dire che determinate attività hanno grande necessità di fare uso di auto aziendali. Quando si fornisce un veicolo aziendale a un dipendente si ha un maggiore controllo della situazione lavorativa rispetto all’affidamento al dipendente della propria auto. Sebbene ci siano implicazioni fiscali, un’auto aziendale può perfino diventare un bel vantaggio per i dipendenti potendo in alcuni casi eliminare la necessità di acquistare un veicolo.

Quando si ha un auto ad uso promiscuo si passa ad un utilizzo della vettura particolarmente vantaggioso per il dipendente, in quanto potrà usare la vettura sia per lavoro che al termine delle ore lavorative, per uso privato.

Assicurazione auto aziendale

La domanda basica della nostra guida è, però, rivolta all’uso dell’assicurazione per le auto aziendali.

Per quanto riguarda la copertura assicurativa di un’auto aziendale, dunque, il conducente dell’auto ottiene dalla compagnia assicurativa un attestato di rischio, anche nel caso in cui, dopo aver fruito di un mezzo aziendale si acquisti un auto propria.

Di fatto, questa sarà a carico dell’utilizzatore, quindi del dipendente, a meno che non siano stati presi accordi tra l’azienda e la società di leasing. Ed ovviamente il discorso è lo stesso per quanto riguarda i danni provocati da incidenti stradali.

Quindi, in pratica, cosa accade se un corriere che usa l’auto aziendale, fa un incidente?

Qualora la colpa sia del dipendente alla guida, sarà lui stesso a risarcire i danni cagionati all’azienda per cui lavora. In Italia, secondo legge, il titolare dell’azienda che possiede la flotta auto non è tenuto a coprire con polizza assicurativa i danni causati dai propri dipendenti.

Auto aziendale, cos’ altro c’è da sapere

Per quanto riguarda la parte economica, legata all’acquisto dell’auto aziendale, molti si chiedono come funziona effettuare un acquisto.

In pratica, per l’acquisto, viene stipulato un contratto tra società finanziaria e cliente nel quale vengono definite tutte le variabili necessarie. Il leasing, proprio come il noleggio, è caratterizzato da un canone mensile che il cliente deve pagare alla società per poter utilizzare l’auto.

E per il dipendente, cosa può comportare l’ auto aziendale?

Sostanzialmente, dando al dipendente un veicolo ad uso promiscuo, l’azienda può accedere ad una deduzione del 70% sulle spese per acquisizione, noleggio o gestione del mezzo. Va precisato che la deduzione è prevista solo se il dipendente utilizza il veicolo aziendale per almeno 184 giorni.

Diventa un vero e proprio vantaggio per il dipendente, qualora sia ad uso promiscuo, come detto poco sopra, utilizzabile anche per uso privato.

Di fatto, lauto aziendale è un fringe benefit quando rappresenta un beneficio personale che viene concesso a tutti i lavoratori che, all’interno dell’azienda, hanno una carica di prestigio.

Dunque, questo è quanto di più indicativo e necessario da sapere per quanto riguarda l’uso dell’auto aziendale e la sua parte assicurativa.

Auto aziendale: chi paga il carburante?

Molte imprese sono dotate di un parco macchina di cui fanno parte le auto aziendali, il cui utilizzo è concesso ai dipendenti. Solitamente, un’auto aziendale non ha più di due anni di vita e non ha percorso più di 20.000 chilometri.

Per possedere una flotta aziendale sempre rinnovata, le relative vetture vengono sostituite quando sono ancora in buono stato, ossia, non usurate. Ma nel periodo in cui vengono utilizzate dai lavoratori di un’azienda, chi paga il carburante?

Assegnazione dell’auto aziendale

Abbiamo parlato di auto aziendali concesse da un’impresa ai dipendenti o ai propri collaboratori. A questo punto, c’è da premettere che l’attribuzione del veicolo ai lavoratori può avvenire a fini professionali, per ragioni personali, o entrambe le motivazioni. In quest’ultimo caso, si parla di vettura aziendale adibita ad uso promiscuo.

L’auto aziendale concessa a un dipendente per uso lavorativo, non ne prevede l’utilizzo personale, nemmeno per compiere il tragitto casa – lavoro.

Il veicolo aziendale assegnato a un dipendente per scopi personali, trova infrequente applicazione.

La vettura aziendale attribuita a un dipendente ad uso promiscuo, costituisce una modalità frequente. In tal caso, il lavoratore utilizza l’auto per ragioni professionali durante l’orario di lavoro, per compiere il tragitto casa – lavoro e, al di fuori dei turni lavorativi, per motivi personali.

Chi paga il carburante per l’auto ad uso promiscuo?

La domanda viene posta di frequente, visto che l’auto aziendale viene utilizzata sia a fini lavorativi che ad uso privato. La risposta è persino troppo banale: il costo del carburante è in parte a carico del datore di lavoro, in parte a carico del dipendente.

Quando il veicolo aziendale è usato dal lavoratore per lavoro, questi ha diritto ad ottenere il rimborso delle spese sostenute per il rifornimento di carburante. Diversamente dai tempi in cui esistevano le note schede carburante, ossia le ricevute relative ai costi per esso sostenuti, attualmente, si ricorre alle tabelle ACI che fanno riferimento ai costi chilometrici.

In pratica, il datore di lavoro utilizza le tabelle ACI per calcolare la quota forfettaria di rimborso del carburante che spetta al dipendente cui è stato concesso l’utilizzo dell’auto aziendale. Va da sé, che il carburante acquistato per uso personale della vettura, non c’è alcun rimborso. Tuttavia, esiste un’eccezione.

Auto aziendale ad uso promiscuo: buoni carburante

Quando il dipendente a cui è stata attribuita l’auto aziendale ne fa un uso personale, teoricamente non dovrebbe ottenere alcun rimborso da parte del datore di lavoro per i costi sostenuti relativi al rifornimento di carburante. Tuttavia, nel caso in cui l’impresa si avvale del welfare aziendale, tra i fringe benefit concessi ai propri lavoratori, possono esserci i buoni carburante.

In tal caso, il dipendente ha la possibilità di ammortizzare le spese effettuate per acquistare il carburante relativo alla propria vettura ma anche per il rifornimento dell’auto aziendale.

Il rimborso di carburante per un’auto aziendale ad uso promiscuo

Il costo per il rifornimento di carburante sostenuto dal dipendente per l’auto aziendale in caso di trasferte lavorative, deve essere rimborsato dal datore di lavoro. Qualora la vettura sia stata assegnata al lavoratore per uso promiscuo, le spese per il carburante vengono pagate in parte dall’azienda e in parte dal dipendente.

Poiché la normativa vigente non prevede il rimborso in base a quanto realmente speso alla pompa, si fa ricorso all’utilizzo delle tabelle ACI che variano ogni anno.

Le tabelle ACI 2021 per l’uso del veicolo ad uso promiscuo: il calcolo per il rimborso chilometrico

Le tabelle per il calcolo del rimborso chilometrico ACI si basano sul prezzo del carburante indicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, aggiornato ogni mese per essere più realistico, ma anche sul tipo di veicolo usato per il viaggio di lavoro.

Per effettuare il calcolo si deve prendere in considerazione l’ultima colonna della tabella ACI che indica il fringe benefit annuale. Il costo chilometrico relativo deve essere moltiplicato per i chilometri percorsi dichiarati dal dipendente. Il risultante rimborso finale verrà inserito nella busta paga del dipendente insieme alla retribuzione, ma con una voce a parte.

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Auto aziendale: pro e contro, quali sono?

Chi paga le assicurazioni per le auto aziendali? Quanto conviene da dipendente averne una? Come funziona da privato, voler comprare un auto aziendale? Oggi andremo a rispondere a questi quesiti e a vedere quali sono i pro e contro nell’uso delle auto aziendali, sia per quanto riguarda il versante dei titolari che dispongono della flotta auto, che per quanto riguarda i dipendenti.

Auto aziendale, come funziona

Innanzitutto, come il nome stesso chiarifica, le auto aziendali sono vetture che appartengono al parco auto di una azienda (o meglio la flotta auto) e poi vengono messe in vendita. Tecnicamente, quindi, si tratta di auto usate perché sono già immatricolate e hanno percorso un tot di chilometri.

Comunemente le auto aziendali sono utilizzate per quelle aziende che necessitano di dipendenti in movimento, come le ditte di corrieri e spedizionieri, o le aziende di riparazioni tecniche, giusto per fare degli esempi pratici. Sono da considerare auto aziendali anche quelle vetture che vengono usate dai proprietari e dai dipendenti della concessionaria stessa per svolgere le commissioni oppure, semplicemente, per pubblicizzarle “su strada”.

Pro e contro delle auto aziendali

La domanda più frequente è in cosa conviene comprare un auto aziendale, se si è un privato?

La risposta è presto data. Le auto aziendali in media hanno tra i 12 e i 24 mesi di vita, tre anni per gli esemplari più longevi, mentre il chilometraggio dipende dall’uso che ne è stato fatto, ma di rado supera i 20mila chilometri. Quindi pur non essendo un veicolo da considerarsi nuovo, come nel caso delle auto a chilometro 0, presenta un prezzo notevolmente inferiore rispetto a quest’ultime e condizioni migliori rispetto all’usato.

Se l’auto aziendale è stata comprata da una ditta per usufruire di vantaggi fiscali, è possibile che venga rimessa in vendita poco dopo ad un prezzo particolarmente interessante, anche del 30% in meno rispetto al veicolo nuovo. Ovviamente, come ogni vettura usata, anche l’auto aziendale è disponibile subito e non va prenotata;

Questo per quanto riguarda un acquisto dovuto ad un privato che acquista un auto dalla flotta, ma invece quali sono i pro e i contro per le aziende e per i dipendenti?

Dunque, partiamo subito col dire che quando si fornisce un veicolo aziendale a un dipendente si ha un maggiore controllo sulla situazione rispetto all’affidamento al dipendente della propria auto. Sebbene ci siano implicazioni fiscali, un’auto aziendale è un bel vantaggio per i dipendenti anche perché elimina la necessità di acquistare un veicolo.

Potremmo, inoltre dire che mediamente l’auto aziendale “vale” il 2,8% della retribuzione lorda annua del beneficiario: una quota non irrilevante, che – in rapporto ai livelli retributivi medi – può arrivare anche al 3,8% se è un impiegato a disporre del veicolo.

Le auto aziendali per i dipendenti

La domanda più frequente che ci si pone in merito all’utilizzo delle auto aziendali è il loro eventuale costo per i dipendenti.

Possiamo ben dire che per quanto non vi saranno costi di acquisto, noleggio o leasing, né di ammortamento, manutenzione o assicurazione, l’auto aziendale non è un beneficio completamente gratuito: facendo parte del reddito del lavoratore, anche l’auto aziendale dovrà subire tassazioni.

Il vantaggio per il dipendente si avrà nel momento in cui avrà il veicolo ad uso promiscuo, ovvero nella possibilità di usare l’auto sia per lavoro che per uso privato, al termine delle ore lavorative. Ma questa è un’opzione che va pattuita in contratto con l’azienda.

Di norma, l’assicurazione è a carico della azienda, che stipulerà un contratto di copertura per tutte le auto della propria flotta. Invece, il dipendente sarà responsabile univocabilmente della franchigia, in caso di incidente, per pagare i danni causati. Dando al dipendente un veicolo ad uso promiscuo, inoltre, l’azienda può accedere ad una deduzione del 70% sulle spese per acquisizione, noleggio o gestione del mezzo. Specifichiamo che la deduzione è prevista solo se il dipendente utilizza il veicolo aziendale per almeno 184 giorni.

Va aggiunto in ultimo, ma non ultimo, che un ulteriore vantaggio di possedere un auto aziendale ad uso promiscuo per un dipendente consiste nel fatto che, salvo obiezioni contrattuali, può essere usata anche dai famigliari del dipendente, fuori dagli orari di lavoro dello stesso, ovviamente. Quindi un completo uso privato per tutta la famiglia.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario e utile da sapere in merito ai principali pro e contro sulle auto aziendali.

Auto aziendale: come scaricare i costi al 100%?

L’auto aziendale è un veicolo di proprietà dell’impresa e l’imprenditore spesso si chiede se è possibile scaricarlo fiscalmente al 100%.

Con il termine “scaricare” s’intende, tecnicamente parlando e nel caso specifico: dedurre il costo dell’auto aziendale dal bilancio e detrarre l’IVA pagata sulla spesa sostenuta per acquistare il veicolo. Ma tornando alla domanda iniziale, cerchiamo di fornire una risposta esaustiva che possa soddisfare molti imprenditori e non solo.

L’auto aziendale è sempre interamente “scaricabile”?

In realtà, esiste solo un caso in cui il costo dell’auto aziendale può essere dedotto al 100% e l’IVA pagata su di esso, detratta al 100%. Accade quando l’azienda acquista, prende in leasing o noleggia un veicolo riservandone l’utilizzo esclusivamente strumentale all’attività d’impresa.

In parole semplici, l’impresa può scaricare al 100% il veicolo che viene usato solamente per finalità aziendali o professionali.

Ad ogni modo, un veicolo aziendale può essere scaricato, anche se non interamente, se adibito ad altri usi che andiamo a specificare qui di seguito.

Fiscalità dell’auto: deduzione e detrazione

Che sia per acquisto, leasing o noleggio, la percentuale di deducibilità del costo del veicolo e di detraibilità dell’IVA non cambia.

L’esercente di arte o professione che concede l’utilizzo per non più di un veicolo a persona, fruisce di una deducibilità sul costo pari al 20% e di una detrazione sulla relativa IVA pagata pari al 40%. Lo stesso discorso vale per l’azienda, se l’uso dell’auto non è esclusivamente strumentale all’attività d’impresa.

Per quanto concerne l’agente o il rappresentante di commercio, sia la deducibilità del costo sostenuto per l’auto che la detrazione sulla relativa IVA pagata è pari all’80%.

Come dimostrare che il veicolo è destinato esclusivamente per fini lavorativi

E’ bene sottolineare che in caso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, l’imprenditore deve dimostrare che l’auto aziendale viene adibita “esclusivamente” per svolgere l’attività lavorativa. Questo, perché l’onere della prova spetta sempre al contribuente.

Per il principio di inerenza, i veicoli aziendali come gli autocarri, i camion, i furgoni, gli autobus, i taxi e i mezzi per il trasporto di animali sono deducibili al 100%, lo stesso non vale per l’auto aziendale.

Per parlare di deducibilità al 100% dei costi d’acquisto e delle spese sostenute per l’auto aziendale, quest’ultima deve essere usata solo per lavoro. Ma la vettura non deve essere solo un bene strumentale, bensì, deve rappresentare un bene, senza il quale non sarebbe possibile esercitare attività d’impresa, in pratica, ne impedirebbe lo svolgimento.

I tipi di auto su cui si può fare deduzione fiscale

La legge impone dei limiti diretti alla diversificazione delle tipologie di veicoli, tra quelli che possono trasportare fino a otto persone e quelli che ne possono portare nove. Per il primo caso sono previste tutte le regole sopra indicate. Per il secondo caso, invece, i regolamenti e i limiti per la deducibilità dell’auto sono diversi e specifici a seconda della funzione.

Le spese d’impiego deducibili

Quando si parla di costi deducibili inerenti l’uso dell’auto aziendale, ci si riferisce al cambio gomme, al lavaggio, al bollo, all’assicurazione, al carburante e ad altre spese di gestione.

Questi costi sostenuti sono correlati alla tipologia di deducibilità di appartenenza del veicolo aziendale, per cui le percentuali sono le seguenti:

  • 100% se la vettura è utilizzata esclusivamente come bene strumentale oppure è adibita ad uso pubblico;
  • 70% se l’auto è assegnata ai dipendenti per uso promiscuo;
  • 20% se il veicolo non è assegnato.

Le spese di manutenzione ordinaria della vettura, quali: il tagliando, il cambio dell’olio, il cambio delle gomme eccetera, oltre al limite percentuale di deducibilità, sono soggette ad un limite ulteriore del 5% del costo complessivo di tutti i beni materiali ammortizzabili.

I suddetti beni devono risultare presenti nell’apposito registro, senza considerare i beni acquistati o venduti in corso d’anno.

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Auto aziendale per uso personale: ecco cosa bisogna sapere

In questa rapida guida vedremo come funziona l’uso dell’auto aziendale, quali sono i costi e andremo a scandagliare tutto ciò che c’è da sapere sull’ utilizzo personale dell’auto aziendale.

Auto aziendale, come funziona

Innanzitutto, partiamo col dire che l’uso dell’auto aziendale può essere previsto dal contratto di lavoro, come diritto del lavoratore ad ottenere una vettura da parte del datore di lavoro. Ottenere un’auto aziendale significa ricevere l’utilizzo di una vettura di proprietà del datore di lavoro per esigenze di lavoro.

Quindi, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un mezzo di locomozione usato esclusivamente per svolgere la propria attività lavorativa.

Nel caso di un auto ad uso lavorativo, il veicolo dovrà essere consegnato al dipendente per essere utilizzato durante l’attività lavorativa. In questa modalità non vi è alcun benefit particolare per il dipendente, poiché dovrà restituire il veicolo terminata la giornata lavorativa.

Ma quando, invece, l’auto aziendale può diventare per uso personale?

Auto aziendale per uso personale

Si parla di auto ad uso promiscuo, ovvero quando la suddetta auto aziendale potrà essere usata dal dipendente sia per uso lavorativo che per uso personale.

In tal caso verrà calcolata forfettariamente la percentuale di uso personale (30%) su una percorrenza media annuale di 15.000 km e, in base al costo chilometrico stabilito per ogni modello (ogni anno l’ACI pubblica le tabelle aggiornate), si avrà il corrispondente valore economico da inserire in busta paga.

L’auto in tal caso, ovvero ad uso promiscuo potrà essere guidata solo dal dipendente, anche per uso personale? Questa è una delle domande più legittime e frequenti che il consumatore/lavoratore si pone.

La risposta, molto semplice è No: la suddetta auto aziendale ad uso promiscuo potrà essere guidata, per uso personale, sia dal dipendente che dai suoi familiari.

Quale è il vantaggio dell’auto aziendale ad uso promiscuo?

In definitiva, il reale vantaggio per il dipendente dotato di auto aziendale ad uso promiscuo è piuttosto chiaro. Ovvero, poter avere a disposizione un mezzo nuovo senza pagare i costi di acquisto e noleggio né i costi di gestione.

Dunque parliamo di un vero e proprio fringe benefit per il dipendente.

A stipulare i termini di questo benefit sarà il contratto stesso nel quale si stabilisce:

  • La possibilità di usare l’auto per uso personale
  • La possibilità di fare guidare o meno l’auto ai familiari (i loro nomi debbono essere inseriti nell’assicurazione stipulata dall’azienda)
  • L’esistenza di obblighi particolari del dipendente nei confronti dell’auto e le modalità di utilizzo da rispettare
  • Se il dipendente debba o meno versare una quota all’azienda per l’uso del veicolo

Cosa è un fringe benefit?

fringe benefits non sono altro che un tipo di retribuzione corrisposta a particolari categorie di lavoratori dipendenti, aggiunto in busta paga alla normale retribuzione. Insomma, i comunemente noti bonus lavorativi. Tra cui anche i buoni pasto ad esempio o qualunque sostegno welfare aziendale. In pratica si tratta di quella parte di retribuzione che non è corrisposta dal datore in denaro in busta paga bensì attraverso l’erogazione di beni e servizi che vanno comunque nel cedolino.

E l’uso dell’auto aziendale, per uso personale, rientra a pieno titolo (tra i più apprezzati) che un dipendente possa avere dal proprio datore di lavoro.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario ed indispensabile da sapere in merito all’uso dell’auto aziendale per uso personale, per un dipendente che può beneficiarne. Ora non vi resta che mettervi alla guida della vostra auto ad uso promiscuo e beneficiarne, qualora rientraste nella categoria, si intende.

Conviene l’auto aziendale al dipendente e al datore di lavoro?

E’ necessario prendere in considerazione diverse variabili per capire se conviene l’auto aziendale al dipendente e al datore di lavoro.

Fruire di un’auto aziendale, per il dipendente vuol dire innanzitutto evitare importanti costi di gestione. Pensiamo alla tassa annuale regionale da pagare obbligatoriamente (bollo auto), all’assicurazione, alle riparazioni, alla manutenzione del veicolo e alle spese per il rifornimento di carburante, tutti costi a carico dell’azienda.

Nel caso di vettura aziendale ad uso promiscuo, il lavoratore risparmia la spese per l’acquisto di un veicolo nuovo, per quanto, non si può omettere di sottolineare che l’auto resta di proprietà del datore di lavoro.

Spesso, l’auto aziendale viene concessa al dipendente sotto forma di fringe benefit, ossia, come premio ricevuto per il raggiungimento di uno o più obiettivi raggiunti e prefissati con il datore di lavoro. Tuttavia, è necessario fare una distinzione tra veicoli aziendali ad uso esclusivo, per cui il mezzo può essere utilizzato esclusivamente ai fini dell’attività svolta, e ad uso promiscuo, che consente al dipendente di utilizzare l’auto anche fuori dall’orario di lavoro, quindi, per scopi personali.

Ognuna di queste due soluzioni, ha una convenienza diversa e tutte le condizioni devono essere inserite nel contratto tra azienda e dipendente. Ad esempio, in esso viene stabilito chi è responsabile dei costi gestionali e di manutenzione dell’auto, se la destinazione d’uso ha finalità solo professionali o anche personali, se possono condurre il veicolo aziendale anche i familiari del dipendente.

Conviene al dipendente l’auto aziendale?

Per prima cosa, ribadiamo quanto detto poc’anzi, ovvero che accettare l’utilizzo dell’auto aziendale comporta dei vantaggi innegabili. Il bollo, l’assicurazione, la riparazione, la manutenzione e i costi per il carburante sono a carico dell’azienda in quanto rimane la proprietaria del veicolo. Detto ciò, se il dipendente non può fruire dell’auto aziendale per scopi personali, potrebbe essere costretto ad acquistare e a gestire un’altra vettura per il tempo libero. Generalmente, l’auto aziendale concessa ad uso promiscuo, risulta essere l’opzione più conveniente per il dipendente.

Entrando nel merito dell’auto aziendale concessa al dipendente ai fini fiscali, ecco i casi che si configurano per quest’ultimo:

  • l’auto aziendale ad uso esclusivamente lavorativo non prevede alcuna base imponibile in capo al dipendente;
  • la vettura aziendale ad uso promiscuo costituisce un benefit calcolato in base alla tabella tariffaria annuale ACI per il dipendente;
  • il veicolo aziendale ad uso personale rappresenta un compenso in natura calcolato sulla base del valore normale del bene per il dipendente.

Conviene al datore di lavoro l’auto aziendale?

Nel caso il datore il lavoro debba concedere l’utilizzo della propria auto per viaggi di lavoro, a questo punto, sarebbe più vantaggioso dotarsi di un parco macchine sempre aggiornato da cui attingere per concedere la fruizione al dipendente di un’auto aziendale. Tuttavia, acquistare e provvedere alla manutenzione di tali veicoli è decisamente costoso. Infatti, le piccole imprese difficilmente optano per questa soluzione.

Inoltre, se il dipendente ha libero accesso all’utilizzo della vettura, in caso di sinistro, l’azienda ha bisogno di coprirsi con varie assicurazioni per evitare anche eventuali problemi legali. A questo punto, l’impresa può anche pensare che sia più conveniente concedere l’uso del proprio veicolo a fini lavorativi, per poi provvedere al rimborso sulla base dei chilometri percorsi.

Cosa accade per la concessione dell’auto aziendale al dipendente ai fini della tassazione per il datore di lavoro:

  • la vettura aziendale concessa a solo uso professionale, viene applicata la deducibilità dei costi per l’azienda;
  • l’auto aziendale concessa a solo uso privato, deduzione del compenso in natura attribuito al dipendente;
  • il veicolo aziendale concesso ad uso promiscuo, deducibilità del 70% per le spese relative l’auto per l’impresa;

Come nel caso del dipendente, anche per il datore di lavoro è più conveniente concedere l’uso promiscuo dell’auto aziendale. A tal proposito, c’è da dire che per le auto aziendali ad uso promiscuo sono cambiate le regole. O meglio, si tratta di una novità importante introdotta per il 2021 che incentiva ai fini fiscali, l’acquisto da parte dell’azienda di vetture a bassa emissione di CO2.

Per approfondire l’argomento auto aziendali ad uso promiscuo con riferimento anche alla nuova tassazione prevista dalle disposizioni per il 2021, si consiglia la seguente lettura:

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Auto aziendale: chi paga le multe?

Cosa prevede la legge in caso di multa ricevuta per un’infrazione commessa dal dipendente con l’auto aziendale?

Poiché l’auto è aziendale, quindi, di proprietà del datore di lavoro, la multa viene notificata a quest’ultimo. La legge riconosce il principio della responsabilità solidale della persona giuridica nel caso in cui l’illecito amministrativo sia stato commesso dal suo collaboratore o dipendente nell’esercizio dell’attività svolta per conto dell’azienda.

L’azienda, è quindi tenuta al pagamento del verbale in solido con il dipendente che ha commesso l’infrazione e tramite una comunicazione interna glielo gira.

Entro 90 giorni dall’avvenuta violazione, il datore di lavoro a cui è intestato il veicolo deve ricevere la notifica del verbale. Tuttavia, se l’auto aziendale è una vettura presa a noleggio, si applicano le regole previste per questo caso specifico.

Quindi, la multa deve essere notificata all’azienda di noleggio in quanto proprietaria dell’auto oggetto dell’infrazione, la quale deve comunicare i dati del conducente all’autorità che ha effettuato il verbale.

Entro 90 giorni dalla comunicazione ricevuta, l’accertatore deve rinnovare la notifica al noleggiatore.

Multa con l’auto aziendale: il ricorso

E’ possibile fare ricorso contro il verbale, esso deve essere presentato a nome dell’azienda proprietaria dell’auto che ha ricevuto la notifica della multa. In tal caso, delegato dall’azienda il dipendente potrà curare il ricorso che sarà poi sottoscritto dal legale rappresentante della società proprietaria del veicolo.

Ciò vuol dire che chi utilizza l’auto aziendale non può ricorrere contro la multa, eccezion fatta per il caso in cui per l’infrazione commessa sia prevista anche la sanzione accessoria che prevede il taglio dei punti dalla patente di guida. Infatti, per questa eventualità vale il principio per cui il soggetto dichiari di avere preso visione del verbale di contestazione e di essere l’effettivo responsabile della condotta contestata come violazione alla quale consegua il taglio dei punti dalla patente ha interesse all’impugnazione del verbale di contestazione.

In tal caso, l’utilizzatore del veicolo può contestare la multa in qualità di conducente e trasgressore, effettuando la comunicazione dei dati del conducente.

In caso di ricorso da parte di chi ha utilizzato l’auto aziendale, gli accordi contrattuali potrebbero prevedere un obbligo di manleva del dipendente nei confronti dell’azienda, sulla decisione e la gestione del ricorso contro la multa.

Comunicazione dati del conducente per multa con l’auto aziendale

In caso di multe relative il dipendente alla guida dell’auto aziendale, senza contestazione immediata, spetta al datore di lavoro comunicare i dati del conducente. Della relativa mancata comunicazione ne risponde il datore di lavoro.

Infatti, la legge prevede che il proprietario della vettura in questione è responsabile della sua circolazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni, pertanto, è tenuto a conoscere l’identità dei conducenti del veicolo. In caso contrario, ne risponde a titolo di colpa per negligenza.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha precisato che la mancata comunicazione dei dati del conducente da parte del proprietario dell’auto aziendale che dichiara di non ricordare la sua identità, potrebbe avere conseguenze diverse che nel caso di mancata comunicazione avvenuta per disinteresse. Sarà il giudice a esprimersi attraverso la determinazione delle motivazioni che possono essere ritenute valide o meno.

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Auto aziendale: come funziona con l’uso promiscuo?

Avete mai sentito parlare di auto aziendale ad uso promiscuo? Per i dipendenti di molte imprese, la concessione di questo beneficio accessorio alla retribuzione (fringe benefit) è molto interessante.

Con l’espressione “ad uso promiscuo” riferita al veicolo aziendale, s’intende che il dipendente può fruirne per spostamenti correlati all’attività svolta, ma anche per ragioni personali. Il vantaggio del lavoratore consiste nell’evitare di farsi carico dei costi d’acquisto o di noleggio e delle spese di gestione.

D’altro canto, l’azienda ha la possibilità di avere un parco macchine sempre nuovo e beneficiando di agevolazioni fiscali. Come? Attraverso il noleggio a lungo termine dei veicoli business presso il soggetto fornitore.

Come funziona l’uso promiscuo dell’auto aziendale

L’auto aziendale concessa ad uso promiscuo è una delle tre modalità di utilizzo della stessa, ognuna comporta condizioni differenti per l’azienda come per il lavoratore.

Come accennato poc’anzi, la fruzione della vettura aziendale ad uso promiscuo consente il suo utilizzo da parte del dipendente sia per motivi di lavoro che per esigenze personali, ovvero fuori dall’orario lavorativo. Ad esempio, per andare in vacanza o girovagare nel fine settimana senza alcun costo di gestione da sostenere.

L’auto a uso aziendale prevede l’utilizzo da parte del dipendente esclusivamente per lo svolgimento dell’attività professionale.

L’auto a uso personale consiste nell’utilizzo esclusivamente privato da parte del lavoratore della vettura fornita dall’azienda, una modalità assai poco frequente.

Il contratto di assegnazione

Le aziende che offrono ai propri dipendenti l’auto aziendale ad uso promiscuo sottoscrivono un contratto di noleggio a lungo in termine con un fornitore. Dopodiché, l’impresa si accorda con il dipendente per disciplinare i termini e le condizioni di utilizzo della vettura. Ecco cosa viene stabilito nell’accordo:

  • se il veicolo può essere usato anche da altre persone, oltre al dipendente (nel caso, i loro nomi devono essere indicati nell’assicurazione stipulata dall’azienda);
  • gli obblighi a cui deve sottostare il fruitore del fringe benefit nei confronti dell’auto e le modalità di utilizzo da rispettare;
  • le condizioni economiche (se presenti) per l’utilizzo della vettura da parte del dipendente.

Il dipendente è la persona che fruisce dell’auto ad uso promiscuo, ma la stessa può essere utilizzata anche dai suoi familiari, nel caso di chiara indicazione presente nel contratto di attribuzione.

Tassazione dell’auto ad uso promiscuo

Nonostante i tanti pro che comporta la fruizione dell’auto ad uso promiscuo, c’è da tenere presente che essa contribuisce alla determinazione del reddito del lavoratore soggetto a tassazione.

Per effettuare il calcolo della quota di benefit che compone il reddito imponibile, si fa riferimento al costo/km della vettura indicato nelle tabelle ACI aggiornate annualmente il 30 novembre e alla  media percorrenza annuale di un’auto aziendale ad uso promiscuo stabilita in 15.000 km. A questo punto, si deve tenere conto di un terzo fattore: la quantità di emissioni di anidride carbonica relativa al veicolo.

A partire dal 2021 è cambiata in parte la percentuale prevista nelle quattro fasce di tassazione per le auto aziendali in fringe benefit:

  • il 25% per i veicoli con emissioni non superiori a 60g/km;
  • il 30% per le auto con emissioni comprese tra 61 e 160g/km;
  • il 50% per le vetture con emissioni comprese tra 161 e 190g/km;
  • il 60% per i veicoli con emissioni superiori a 190 g/km.

E’ bene precisare che questa nuova tassazione riguarda solo le auto di nuova immatricolazione concesse ad uso promiscuo e i veicoli contrattualizzati dal 1° luglio 2020 (sempre ad uso promiscuo). Per tutte le altre vetture, la percentuale è uguale per le due prime fasce, mentre per la terza e quarta fascia è rispettivamente pari al 40% e 50%.

I costi del carburante

I costi sostenuti per il carburante dell’auto aziendale ad uso promiscuo sono a carico sia del dipendente che del datore di lavoro. Quando la vettura è utilizzata per motivi professionali, il lavoratore può richiedere il rimborso all’azienda facendo riferimento alle tabelle ACI, relativamente ai costi chilometrici. In caso di utilizzo a fini personali, ovviamente il costo del carburante è a carico del fruitore del fringe benefit.

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