Come richiedere l’auto aziendale?

Non sono poche le persone che per motivi di lavoro devono percorrere molti chilometri, come i rappresentanti e gli agenti di commercio e più in generale chi è addetto alle vendite. Questi lavoratori hanno come esigenza primaria la possibilità di fruire di un’auto aziendale.

A questo punto, ci si pone un’ovvia domanda: “Come richiedere un’auto aziendale e come funziona?”.

Cos’è l’auto aziendale

L’auto aziendale è una vettura di proprietà del datore di lavoro che può essere ottenuta dal lavoratore tramite lo sottoscrizione di un contratto di leasing o noleggio. L’azienda può mettere a disposizione del dipendente l’auto aziendale per un utilizzo legato alla propria attività professionale che lo costringe a percorrere molti chilometri. In alcuni casi, il datore di lavoro dotato di welfare aziendale concede l’utilizzo dell’auto sotto forma di fringe benefit. Tuttavia, l’auto aziendale può essere impiegata dal dipendente anche per altre ragioni, ma analizziamo tutti i casi.

L’uso dell’auto aziendale

Il datore di lavoro può assegnare l’auto aziendale al proprio collaboratore o dipendente per un doppio tipo di utilizzo:

  • uso lavorativo, per cui il lavoratore fruisce della vettura aziendale solo per viaggi di lavoro;
  • uso promiscuo, per cui il dipendente utilizza l’auto non solo a fini lavorativi ma anche per motivi personali.

Nel secondo caso, al lavoratore viene concesso dall’azienda un benefit che gli permette di evitare le spese di bollo, assicurazione, rate per il leasing, manutenzione, revisione. L’unico costo a carico del dipendente è quello del carburante.

Auto aziendale: tassazione del benefit

Quando il dipendente riceve come fringe benefit l’auto aziendale a uso promiscuo è soggetto alla tassazione Irpef, in quanto si tratta di una forma di retribuzione indiretta. Non essendo possibile calcolare con esattezza i km percorsi per uso lavorativo e quelli percorsi per ragioni personali, le tasse da pagare sull’auto aziendale hanno natura forfettaria.

La regola generale prevede che la percorrenza media di un veicolo aziendale è pari a 15.000 chilometri all’anno. Presumendo che l’uso della relativa auto a fini privati avvenga prevalentemente nel weekend, la quota soggetta a tassazione è pari al 30% della suddetta percorrenza, ovvero 4.500 km.

Il calcolo del fringe benefit per l’auto aziendale ad uso promiscuo fa riferimento alla tabelle ACI. Pertanto, l’importo su cui pagare le tasse si ottiene moltiplicando il costo al km previsto dall’ACI per 4.500 chilometri.

Nuova modalità di tassazione del fringe benefit sulle nuove auto aziendali

Le vetture aziendali a uso promiscuo immatricolate dal 1° gennaio 2020 e concesse al dipendente come fringe benefit a partire dal 1° luglio 2020 sono soggette a una nuova normativa introdotta con la Legge di Bilancio 2020. Lo scopo del governo è premiare le aziende che utilizzano auto a bassa emissione di anidride carbonica, penalizzando, di contro, quelle più inquinanti.

Infatti, l’importo soggetto a tassazione Irpef  scende dal 30% al 25% per le auto aziendali con emissioni di CO2 fino a 60g/km. Resta al 30% per i veicoli con emissioni tra 60 e 160 g/km. Come anticipato, l’aggravio fiscale è riferito alle auto più inquinanti. Per questo motivo, l’importo tassato per le auto aziendali con emissioni di CO2 comprese tra 160 e 190 g/km, passa dal 40% del 2020 al 50% del 2021. Per le vetture con emissioni di anidride carbonica oltre 190 g/km, si passa dal 50% del 2020 al 60% del 2021.

Ricordiamo che i veicoli con emissioni di CO2 fino a 60g/km sono rappresentati dalle auto elettriche e ibride plug-in.

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Chi può usare l’auto aziendale?

L’auto aziendale, come si evince dalla denominazione medesima, rappresenta una categoria di vettura intestata all’azienda. Ma chi può usarla, proprietari, dipendenti e anche altri soggetti? E’ bene sapere che ci sono dei limiti per il suo utilizzo e delle precise regole da seguire.

Chi può usare l’auto aziendale

L’auto aziendale è sicuramente una grande comodità per il dipendente a cui è stata assegnata, l’unico soggetto che può utilizzarla e solo per fini lavorativi. Non a caso, questa particolare tipologia di vettura costituisce uno dei benefit aziendali più apprezzati dai lavoratori. Sin da subito, c’è da precisare che il veicolo aziendale può essere utilizzata anche per motivi personali, in questo caso, si parla di vettura a uso promiscuo.

La vettura aziendale può essere utilizzata dal dipendente in un periodo compreso tra sei mesi e due anni. Quando l’auto si usura, l’azienda provvede alla sua sostituzione con una nuova. A dire il vero, tale veicolo può essere acquistato anche usato, ma deve essere controllato per garantirne il buon stato, visto che è destinato a percorrere molti chilometri.

L’utilizzo del veicolo aziendale dal dipendente

La vettura aziendale viene consegnata al dipendente che è tenuto a riservarne l’utilizzo per spostamenti finalizzati al lavoro. Quindi, l’auto in questione può essere usata durante l’attività e nell’orario lavorativo. In questo caso, non c’è un particolare vantaggio per il lavoratore, anche perché a fine giornata è tenuto alla riconsegna del veicolo in azienda per tornare a casa con la propria vettura.

Tuttavia, l’auto aziendale costituisce un benefit per tutti i dipendenti che occupano, evidentemente, una posizione particolare all’interno della ditta. In questa occasione, l’auto aziendale viene concessa a uso personale e nella busta paga del dipendente viene imputato l’intero reddito corrispondente al benefit che deriva dall’uso dell’auto aziendale.

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L’auto aziendale può essere usata anche dai familiari del dipendente

Abbiamo accennato poc’anzi, all’auto aziendale a uso promiscuo. In tal caso, la vettura viene utilizzata per ragioni lavorative in via prevalente, ma può essere usata anche per motivi personali fuori dall’orario di lavoro. Diversamente dall’uso esclusivo per motivi professionali, la vettura aziendale a uso promiscuo resta nelle mani del dipendente anche nel weekend che può fruirne anche per andare in vacanza.

In realtà, anche i familiari del dipendente possono usare il veicolo aziendale previo autorizzazione della ditta. In questo caso, nel contratto di attribuzione viene specificato che l’auto aziendale a uso promiscuo può essere utilizzata anche dai familiari del lavoratore. Inoltre, le persone che ricevono l’autorizzazione al suo utilizzo devono essere inserite nell’assicurazione.

Ma non basta, l’auto aziendale a uso promiscuo che se viene utilizzata dai familiari non conviventi del dipendente per un periodo maggiore di 30 giorni, quest’ultimo deve farne comunicazione alla Motorizzazione fornendo i nominativi di coloro che la guidano. Infatti, essi vanno inseriti anche nel libretto di circolazione e negli archivi nazionali per evitare di incorrere in una multa o addirittura nel ritiro del libretto.

Tutto ciò, deve avvenire mediante una richiesta che include la delega dell’azienda e una ricevuta di pagamento relativa all’imposta di bollo pari a un importo di 16 euro da versare sul conto corrente postale n. 4028. Deve essere anche inviata una ricevuta di pagamento dei diritti della motorizzazione pari a 9 euro tramite versamento sul conto corrente postale n. 900.

C’è da tenere conto dell’effettiva possibilità che un familiare non convivente possa guidare l’auto aziendale per più di trenta giorni. Essa è davvero remota, proprio perché si tratta di un veicolo aziendale che viene prevalentemente usato per motivi di lavoro.

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L’utilizzo del veicolo aziendale deve essere compatibile con le mansioni del dipendente a cui è stata assegnata. Qualora ne venga cambiata la destinazione d’uso, è necessario sottoscrivere un nuovo accordo che deve essere allegato al contratto iniziale di attribuzione. Sono soggette a variazioni anche tutte le clausole contenute in quello principale.

Come funziona l’auto in fringe benefit?

Molti si chiedono cosa sia il fringe benefit per un dipendente aziendale e come funzioni, ma soprattutto come usarlo nel caso di possesso di auto aziendale. In questa rapida ma esaustiva guida andremo a fornire risposte a tutte queste annose questioni.

Fringe benefit, di cosa si tratta

Uno dei fringe benefit più utilizzati tra i dipendenti italiani è l’auto aziendale a uso promiscuo. Si parla di auto ad uso promiscuo perché questo benefit aziendale “mescola” (quindi dal latino promiscuus) l’uso personale e quello lavorativo dell’auto. Con il termine auto ad uso promiscuo si fa riferimento a quei veicoli che l’azienda ottiene a noleggio a lungo termine o in leasing. L’auto viene, dunque, detta “ad uso promiscuo” quando il dipendente la può utilizzare anche al di fuori dell’orario di lavoro, usandola a tutti gli effetti come propria auto personale.

Ma prima di andare a vedere nello specifico l’utilizzo del benefit sull’uso della auto aziendale per i dipendenti, cerchiamo di capire in breve cosa si intende per fringe benefit.

Il fringe benefit non è altro che un incentivo contributivo che viene corrisposto ad alcune, particolari, categorie di lavoratori dipendenti. Essi hanno lo scopo di quantificare i beni e i servizi di cui il dipendente può usufruire ad uso gratuito, quindi a condizioni più vantaggiose rispetto a chi si rivolge al mercato per acquistarli.

Anche i buoni pasto, ad esempio fanno parte del fringe benefit.

Fringe benefit, come funziona per l’auto

Potremmo dire che come valore di benefit, in media l’auto aziendale “vale” il 2,8% della retribuzione lorda annua del beneficiario.

Una quota non affatto irrilevante, che in rapporto ai livelli retributivi medi può arrivare anche al 3,8% se è un impiegato a disporre del veicolo.

Va detto che quando si fornisce un veicolo aziendale a un dipendente si ha un maggiore controllo sulla situazione rispetto all’affidamento al dipendente della propria auto. Sebbene ci si ritrova ad avere implicazioni fiscali, avere un’auto aziendale è un buon vantaggio per i dipendenti. Disporre di un’auto aziendale farà anche risparmiare al dipendente l’acquisto di un veicolo.

Ma il risparmio consiste anche nei costi di assicurazione, di bollo auto e di manutenzione. Insomma, un vero e proprio “colpo grosso” per gli spostamenti del dipendente.

Come viene tassata l’auto aziendale?

Molti si chiedono quale sia la tassazione che va ad incidere su una autovettura aziendale.

in pratica, il 70% dovrà essere applicato ai costi dell’auto al lordo del fringe benefit tassato in capo al dipendente. Il 70% deducibile significa, ad esempio che fatto 100 euro il costo sostenuto e l’aliquota attualmente vigente pari al 24% l’effettivo risparmio di imposta sarà pari a circa 17 euro (70% x 100 x 24%).

Tuttavia, nel caso di auto ad uso lavorativo, il veicolo è consegnato al dipendente per essere utilizzato esclusivamente durante l’attività lavorativa. In questa modalità non vi è alcun benefit particolare per il dipendente, poiché dovrà restituire il veicolo terminata la giornata lavorativa. Quindi, per spostarsi al di fuori della propria attività, sarà bene che il dipendente abbia comunque una vettura propria.

In ultima istanza, da un’indagine emerge che il costo medio di mantenimento e utilizzo di un automezzo si aggira tra i 3.000 e i 4.000 euro l’anno, per una azienda, tenendo presente che nel conteggio è considerata una percorrenza annua di 10.000 km.

Quanto incide l’auto sulla busta paga?

In ultimo, ma non ultimo ci si chiede, sostanzialmente quanto vada ad incidere l’auto ad uso promiscuo su una busta paga del dipendente.

Ebbene, secondo la tabella Aci sui fringe benefit 2017 il costo per chilometro per auto è di 52,06 centesimi, che moltiplicati per 15 mila chilometri fanno 7.809 euro. Di questi il 30%, cioè 2.342,64 euro, è considerato vero e proprio reddito del dipendente.

Dunque, questo è quanto di più utile e necessario vi fosse da sapere su come funziona un auto come fringe benefit aziendale. Ora, non vi resta indossare guantini da pilota e allacciare le cinture di sicurezza, sempre che il vostro impiego preveda l’uso di un auto aziendale.

 

Chi può guidare auto aziendale uso promiscuo?

Uno dei fringe benefit offerti dall’azienda e più apprezzato dai dipendenti è rappresentato dall’utilizzo dell’auto aziendale.

Al dipendente, il veicolo può essere fornito per uso strumentale quindi, solo per impegni professionali, o per uso personale, o ancora per uso promiscuo. Quest’ultima assegnazione prevede che il lavoratore possa utilizzare l’auto aziendale sia per motivi privati che per motivi lavorativi.

A seconda della modalità d’uso, varia anche la tassazione. In questo articolo ci concentriamo sull’uso promiscuo dell’auto aziendale: non solo in riferimento al regime fiscale, ma anche su chi può guidarla e se all’impresa conviene acquistarla o scegliere il noleggio a lungo termine.

Auto aziendale per uso promiscuo: chi può guidarla?

L’uso promiscuo dell’auto aziendale assegnata al dipendente, per essere più precisi, prevede il suo utilizzo in prevalenza per motivi di lavoro e nel tempo restante per esigenze private.

Chiedersi se sia solo il lavoratore a cui è stata assegnata l’auto aziendale ad uso promiscuo a poterla guidare è lecito. In linea teorica, oltre al dipendente possono condurla anche i suoi familiari. Praticamente, invece, è l’impresa a deciderlo, motivo per cui, nel contratto di attribuzione al lavoratore è preferibile indicare se l’auto aziendale per uso promiscuo può essere guidata solo da lui o anche dai familiari del dipendente.

In ogni caso, tutte le persone autorizzate a condurre il veicolo devono essere inseriti nell’assicurazione. Poiché l’auto è di proprietà dell’azienda, nel caso in cui venga utilizzata per più di 30 giorni dal dipendente o eventualmente dai familiari a cui è stata data la facoltà di guidare il veicolo, ricorre l’obbligo da parte del lavoratore di comunicare i nominativi alla Motorizzazione, onde evitare una multa e il ritiro del libretto di circolazione.

E’ pur vero, che nel caso di auto aziendale ad uso promiscuo, è praticamente impossibile che i familiari del dipendente a cui è stato concesso l’utilizzo, possano beneficiarne per ragioni personali per così tanto tempo.

Comunicazione alla Motorizzazione

Quando l’auto intestata all’azienda viene concessa in uso al dipendente, è necessario provvedere all’invio di una comunicazione, tramite l’apposito modello, del nominativo dell’utilizzatore alla Motorizzazione, con la richiesta di trascrizione nella carta di circolazione e negli archivi nazionali.

La richiesta deve includere la delega dell’azienda e una ricevuta di pagamento relativa all’imposta di bollo del valore di 16 euro, da effettuare sul c/c postale n. 4028. Inoltre, va inviata la ricevuta di pagamento dei diritti della motorizzazione pari a 9 euro, con versamento sul c/c postale n. 900.

Nel caso di più veicoli aziendali concessi in uso ai dipendenti, è possibile inoltrare un’unica richiesta comprendente i nominativi e i tutti i veicoli.

Dopo la verifica della Motorizzazione di tutta la documentazione, l’annotazione viene eseguita.

Auto aziendale uso promiscuo: il calcolo del fringe benefit

Determinare quando l’utilizzo dell’auto aziendale ad uso promiscuo avviene a scopo personale è praticamente impossibile, quindi, si è deciso di applicare il calcolo forfettario a questo fringe benefit. Il TUIR presume che il veicolo venga usato dal dipendente per impegni lavorativi, cinque giorni alla settimana. Allo stesso modo, che il medesimo venga utilizzato nel weekend per ragioni personali, ossia per circa il 30% del tempo.

Avendo stabilito che la percorrenza media di un’auto aziendale ad uso promiscuo è pari a 15.000 km, il 30% corrisponde a 4.500 km. Quindi, il calcolo del fringe benefit in questione è determinato dal costo per chilometro ACI moltiplicato per 4.500. L’importo che ne deriva viene preso come riferimento, insieme alla retribuzione economica, per calcolare in busta paga le ritenute fiscali e le trattenute contributive.

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Chi paga il carburante per l’auto aziendale uso promiscuo?

Poiché abbiamo già chiarito che l’auto aziendale per uso promiscuo viene utilizzata per impegni derivanti dal lavoro ma anche da ragioni personali, il carburante viene pagato sia dall’azienda che dal dipendente. Ma in quale misura?

Quando il lavoratore utilizza la suddetta auto aziendale per impegni relativi al lavoro, ha diritto al rimborso delle spese sostenute per acquistare il carburante. Tuttavia, a differenza di quanto si possa pensare, non è la ricevuta ad attestare l’importo del rimborso.

Come accade per il calcolo del fringe benefit, anche per il rimborso del carburante ci si affida alle tabelle ACI, per la precisione ai costi chilometrici. A questo punto, i km percorsi dal dipendente con l’auto aziendale uso promiscuo vanno moltiplicati per il costo chilometrico. Il costo del carburante acquistato per motivi personali sono a carico del dipendente, per cui non è previsto alcun rimborso.

Auto aziendale uso promiscuo: i vantaggi fiscali

Concedere al dipendente l’utilizzo di un’auto aziendale ad uso promiscuo è fiscalmente conveniente. Infatti, è possibile dedurre il 70% del valore dal reddito d’impresa. Questo beneficio è valido a patto che il veicolo venga usato dal dipendente per più di 183 giorni l’anno. Diversamente, è possibile dedurre solo il 20%.

Per quanto riguarda la detrazione dell’auto aziendale uso promiscuo, c’è il limite del 40% dell’IVA che sale fino al 100% in caso di benefit addebitato con fattura soggetta all’IVA.

In base ai vantaggi fiscali derivanti dall’utilizzo, anche se concesso a un dipendente, di un’auto aziendale ad uso promiscuo, per l’usura a cui è soggetta visto il doppio utilizzo (a fini strumentali e privati), per il valore dell’usato minore rispetto ad altri tipi di uso, per il canone mensile che include tutti i servizi ma non comprende il valore residuo dell’auto, non c’è dubbio che all’azienda convenga noleggiare il veicolo a lungo termine.

Auto aziendale, come funziona l’uso?

Sono molte le aziende che, per esigenze lavorative, mettono a disposizione ai propri dipendenti l’uso dell’auto aziendale. Si tratta di un’automobile la cui proprietà è dell’azienda, ma può essere ottenuta anche  tramite un contratto a noleggio o con la formula del leasing.

Questo beneficio viene riconosciuto a quei dipendenti che durante l’anno percorrono migliaia di chilometri per motivi di lavoro, invece, per chi utilizza il proprio mezzo l’azienda rimborsa tutte le spese effettuate per i viaggi di lavoro. Cos’è un auto aziendale? La vettura è soggetta alla tassazione? Chi paga il bollo auto? Chi paga il carburante?

Auto aziendale: cos’ è?

L’auto aziendale è un mezzo che il datore di lavoro mette a disposizione dei i propri dipendenti che si spostano molto per questioni di lavoro (come ad esempio i rappresentanti, i tecnici, coloro che prestano assistenza in esterno, ecc…)

Con un contratto a noleggio l’impresa incombe in pochissime spese; stipulando una formula di canone fisso che può variare dai 2 ai 5 anni, i costi di manutenzione sono compresi nel contratto a noleggio e solo i costi del carburante spettano all’azienda ( in caso si ecceda con il chilometraggio pattuito si può andare incontro a delle sanzioni).

Con la formula del noleggio troviamo diverse garanzie:

  • assicurazione RCA
  • assistenza telefonica in caso d’ incidente per la compilazione dei moduli di costatazione 
  • gestione del sinistro e assistenza stradale dopo un’incidente
  • uso dell’auto sostitutiva in caso di necessità
  • in caso di guasti soccorso e assistenza stradale
  • bollo auto
  • manutenzione dall’auto 
  • sostituzione dei pneumatici estivi e invernali 

Il noleggio a lungo termine di una autovettura aziendale è un servizio detraibile dalle tasse: chi è in possesso della partita Iva può portare in detrazione al 20% un tetto massimo annuo di 3.615,20 euro. Per le aziende che concedono il benefit dell’uso promiscuo ai dipendenti è possibile portare in detrazione i costi fino al 70%. Per gli agenti di commercio,  i costi da portare in detrazione raggiungono l’ 80%.

L’auto aziendale può essere usata in due diversi modi: 

  • ad uso lavorativo, quando la vettura viene usata dal dipendente solo ed esclusivamente per lavoro;
  • ad uso promiscuo: la vettura viene usata dal dipendente non solo per motivi di lavoro ma anche per motivi personali.

Grazie alla formula dell’uso promiscuo dell’auto aziendale il lavoratore gode di alcuni vantaggi economici, ad esempio il bollo, l’assicurazione, la manutenzione dell’auto spetta all’azienda stessa mentre al dipendente spetta solo il pagamento del carburante.

Auto aziendale: è soggetta alla tassazione?

Con la concessione del benefit dell’uso promiscuo il dipendente viene assoggettato a tassazione Irpef. Il valore che bisogna calcolare per tassare un veicolo aziendale è basato sulle sue caratteristiche, come ad esempio il modello, la cilindrata, i cavalli, tutte caratteristiche che rendono il valore economico del benefit maggiore o minore.

La tassazione, di regola, è pari al  30% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri laddove il valore è determinato in base al costo chilometrico di esercizio che può essere desunto dalle tabelle nazionali che l’ACI.

All’interno delle tabelle troviamo un calcolo oggettivo sul costo al km moltiplicato per i km ad uso personale e il risultato è l’ammontare annuo del reddito del dipendente.

Tale reddito viene distribuito nei 12 mesi dell’anno all’interno della busta paga del dipendente sulla quale dovrà pagare l’IRPEF con aliquota basata sul proprio reddito annuo.

Con la nuova legge la percentuale da applicare può aumentare o diminuire a seconda di quanto un veicolo è green.

  • Imponibile del 25% se il veicolo emette fino a 60g/km di Co2
  • Imponibile del 30% se il veicolo emette da 61 a 160g/km di Co2
  • Imponibile del 40% – 50% dal 2021 se il veicolo emette da 161 a 190g/km di Co2 
  • Imponibile del 50% – 60% dal 2021 se il veicolo emette oltre i 190g/km di Co2

Se invece l’auto viene usata solo ed esclusivamente per scopi lavorativi  e non ad uso promiscuo, può essere immatricolata come mezzo ad uso strumentale e il dipendente non è assoggettato alla tassazione Irpef. In questo caso l’azienda porta in detrazione dal reddito  i costi d’acquisto e di manutenzione il 100% e tutta l’IVA sulla stesse spese. Possono immatricolare l’auto ad uso strumentale solo gli imprenditori e i lavoratori professionisti.

I mezzi che possono essere detratti dalle tasse al 100% sono gli autocarri, gli autobus, i taxi pubblici e privati, furgoni, camion e mezzi di trasporto animali, automobili a noleggio, automobili delle scuole guida, automobili delle ditte di pompe funebri, automobili adibite a NCC (noleggio con conducente).

Auto aziendale: chi paga il carburante?

Se un dipendente usa la propria auto per lavoro, l’azienda lo  rimborsa delle spese effettuate, nel caso in cui la vettura è intestata all’azienda è possibile utilizzare delle carte carburanti associate a ciascuna targa in modo che ogni veicolo assegnato sia ad uso promiscuo che ad uso strumentale venga gestito nella forma più economica.

La carta carburante è un ottimo mezzo di pagamento, non obbliga più il dipendente a pagare in anticipo e presentare fatture e scontrini per il rimborso perché, grazie alla fatturazione elettronica,  obbligatoria per detrarre i costi e l’Iva, l’azienda può monitorare costantemente i costi e i consumi reali per ottimizzare la gestione aziendale.

Noi siamo l’ auto che guidiamo (o, almeno, vorremmo esserlo)

Per qualcuno l’ auto, di proprietà o aziendale, è solo un mezzo di trasporto come un altro, mentre per molti era e rimane principalmente uno status symbol. Un modo di vivere l’ auto che in Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, è ancora una filosofia di vita.

La conferma di questo arriva dall’edizione 2015 della ricerca commissionata da AutoScout24 dal titolo The cars we want tomorrow, le auto che vogliamo domani. Ebbene, stando ai risultati della ricerca, il 46,5% degli italiani è convinto che le auto, anche fra 25 anni, non saranno un semplice mezzo di trasporto ma saranno lo strumento per trasmettere agli altri “chi siamo”, “cosa amiamo” e che “ruolo rivestiamo” nella società.

La ricerca di AutoScout24, realizzata dall’istituto Gfk, ha coinvolto un campione di 8.811 persone fra i 18 e i 65 anni in Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna. Alla domanda “Tra 25 anni l’ auto cosa potrà offrirmi?”, quasi la metà del campione italiano, composto da 1.452 soggetti, ha risposto: “La possibilità di riflettere il mio stato sociale/la mia immagine”.

Si tratta della percentuale più alta rilevata in Europa. Dietro di noi, staccatissimi, gli spagnoli, che si fermano al 37,2%. Poi si scende sotto la media europea rilevata, che è del 33,4%. In Francia non si va oltre il 31,6%, in Germania il 24%. Per la maggior parte degli abitanti dei Paesi del Nord Europa, cioè, l’ auto rappresenta un semplice mezzo di trasporto.

Lo studio, inoltre, ha messo in evidenza una stretta correlazione fra età e percentuale di risposte: il 43,3% dei giovani fra i 18 e i 29 anni pensa che anche in futuro l’ auto sarà un mezzo di espressione della propria personalità. Questo dato si riduce drasticamente dopo i 60-65 anni, arrivando al 22%. Con l’età, quindi, prevale un giudizio meno legato all’esteriorità e più alla sostanza.

È interessante notare, inoltre, la stretta correlazione rilevata fra coloro che ritengono la macchina uno status symbol e chi riserva grande importanza al piacere di guida (89,3%), valore che, invece, scende al 69,5% tra chi è disinteressato ad esprimere la propria immagine sociale.

Agenti di commercio, novità in Legge di Stabilità

La scorsa settimana, durante la manifestazione Forum Agenti in Fiera Milano City si è discusso di interessanti novità che riguardano la professione dei 210mila agenti di commercio e rappresentanti italiani e che sono state inserite nella Legge di Stabilità 2016.

Una di queste novità di rilievo per gli agenti di commercio riguarda l’aumento da 100% a 140% dell’ammortamento per l’acquisto dell’autovettura, considerato bene strumentale per gli agenti di commercio. La misura varrà per tutto il 2016, ma anche a partire dal 2015, come abbiamo già scritto nelle scorse settimane su Infoiva.

Il super ammortamento è una misura una tantum che vuole spingere gli agenti di commercio a fare investimenti – ha commentato l’on. Maurizio Bernardo, presidente della Commissione Finanze della Camera – e credo sarà assai utile all’atto del pagamento della prima rata di una nuova autovettura. Posso anche anticipare che il Parlamento sta rivedendo le norme relative al pagamento dell’Irap per gli agenti e rappresentanti di commercio privi di autonoma organizzazione”.

Infatti, in merito all’Irap, gli agenti di commercio italiani potranno beneficiare delle deduzioni forfettarie inserite nella Legge di Stabilità 2016 e valide per tutti gli imprenditori: i lavoratori autonomi con base imponibile pari o inferiore a 180.759 euro avranno una deduzione forfettaria di 8mila euro.

Rimborso chilometrico, occhio alla tassazione

Da oggi chi usufruisce del rimborso chilometrico per le proprie trasferte di lavoro, deve porre attenzione alla relativa tassazione. Una risoluzione delle Entrate ha infatti mescolato un po’ le carte in tavola.

Si tratta della risoluzione 92/E del 30 ottobre 2015 con la quale l’Agenzia delle Entrate ha normato diversamente il trattamento del rimborso chilometrico al dipendente qualora costui, per effettuare una trasferta, parta dalla propria residenza anziché dalla sede dell’azienda.

Con la risoluzione, le Entrate si sono rifatte al comma 5 dell’articolo 51 del Tuir sul regime fiscale delle trasferte fuori e dentro il comune della sede di servizio e hanno precisato la natura del tutto esentasse del rimborso chilometrico per le missioni fuori comune, limitatamente al tragitto sede di lavoro/luogo di missione.

Invece, l’eccedenza del rimborso chilometrico relativo al tragitto casa/missione, qualora sia più lungo rispetto a quello sede/missione, concorre a formare reddito da lavoro dipendente imponibile, poiché in questo importo sono da considerare tutte le somme che il datore di lavoro corrisponde al dipendente, anche a titolo di rimborso spese. Per cui, il rimborso chilometrico extra va tassato.

Auto aziendale, meglio se è piccola

L’ auto aziendale? La voglio piccola, la voglio bianca. Questi, almeno, sono i desiderata della clientela italiana in fatto di auto aziendale secondo un’indagine condotta dall’osservatorio LeasePlan Mobility Monitor e dall’istituto di ricerca internazionale TNS. L’indagine è stata realizzata su un campione di guidatori di auto a noleggio a lungo termine appartenenti a 20 Paesi diversi.

Ebbene, dall’indagine emerge che il 13% degli italiani che attualmente guida un’ auto aziendale a noleggio di piccole dimensioni vorrebbe continuare a condurre un’auto compatta anche nei prossimi anni. Il 20% di loro si è persino detto interessato a sostituire la propria auto aziendale con una più piccola, una volta scaduto il leasing. È del 29%, invece, la quota degli intervistati ai quali l’auto piccola non interessa.

C’è poi l’aspetto del colore. In questo caso il bianco straccia la concorrenza con il 29% delle preferenze, seguito dal grigio (26%) e dal nero e dal blu, entrambi con un 10% di preferenze. Chiudono la graduatoria il rosso (6%), che per il suo retaggio racing mal si concilia con una clientela business, e il marrone (1%).

In sostanza, quindi, gli automobilisti italiani scelgono la propria auto aziendale soprattutto in base alle dimensioni (38%), dopo le quali viene l’aspetto (34%), seguito dai valori di emissione di Co2 e dalle performance motoristiche. E la marca? È un fattore molto residuale nella scelta della propria auto aziendale, dal momento che nella maggior parte dei casi (73%) l’utilizzatore finale può scegliere in un elenco chiuso di case fornito dall’azienda, azienda che 33% dei casi prenderà poi la decisione finale di acquisto. A conti fatti, solo l’11% dei guidatori può scegliere l’ auto aziendale della marca preferita. Poco male… l’importante è che sia piccola e bianca.

Federauto: Iva agevolata per far ripartire il mercato

Far ripartire il mercato dell’auto attraverso misure specifiche e concrete destinate alle famiglie e alle partite Iva: è questo il forte auspicio per il 2015 emerso nell’ultimo consiglio di amministrazione di Federauto, composto dai presidenti delle associazioni di concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus.

Anche l’ultimo CdA ha confermato il pacchetto pensato per risvegliare e ampliare in modo significativo la domanda. Tra le misure proposte al governo Renzi, quelle destinate ai privati, per le quali Federauto ha ipotizzato la riduzione dell’aliquota Iva per un triennio, con beneficio decrescente. Si tratterebbe di un piano finalizzato al rinnovo del parco con anzianità superiore a 10 anni (che conta circa 14 milioni di autoveicoli).

L’incentivo sarebbe concesso a condizione che le case automobilistiche mettano a disposizione dell’acquirente una cifra equivalente al beneficio a carico dello Stato, sulla falsariga dell’ultima “rottamazione governativa”. Secondo Federauto, questa misura genererebbe una domanda aggiuntiva di circa 252mila auto l’anno, pari a 756mila nel triennio.

Per Federauto credito o deduzione di imposta sarebbero, invece, le leve utili per sostenere solo la domanda di auto, veicoli commerciali e industriali, destinati alle partite Iva. Per la Federazione dei concessionari questo intervento potrebbe generare 75mila autoveicoli aggiuntivi (210mila in 36 mesi). Se le proposte di Federauto fossero adottate, nel triennio considerato il mercato italiano si alzerebbe, sommando i privati alle partite Iva, di quasi 1 milione di pezzi (966mila).

Probabilmente al quarto anno si tornerebbe a un mercato “normale”, sia per la lenta ma naturale uscita dalla crisi dell’economia reale, sia perché l’uscita graduale dagli incentivi non lascerebbe strascichi. In aggiunta, Federauto fa notare che questi strumenti genererebbero un beneficio che andrebbe tutto in tasca ai privati, alle famiglie e alle imprese, categorie fiscalmente penalizzate dagli ultimi governi quando acquistano o utilizzano un autoveicolo.

Nel CdA si sono affrontante anche le differenze tra le proposte di Federauto e quelle di altre importanti associazioni della filiera. “Con Unrae, che rappresenta i Costruttori Esteri, abbiamo ampie convergenze di vedute – ha affermato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto -. Convergenze che ci hanno portato, ad esempio, a presentare al Governo un piano congiunto Anfia, Unrae e Federauto per l’eliminazione del superbollo sulle vetture prestazionali. L’unica differenza riguarda i provvedimenti richiesti per i privati, ossia per le famiglie. Infatti Unrae ha puntato sul credito o detrazione d’imposta, mentre Federauto ritiene più efficace puntare sull’Iva agevolata”. Una soluzione che, secondo la Federazione dei concessionari, in un momento di crisi di liquidità come quello attuale, farebbe risparmiare alle famiglie “tutto e subito”, essendo nel contempo molto facile da comunicare e assolutamente priva di burocrazia.

Secondo Federauto, infatti, introducendo l’Iva agevolata per tre anni si alzerebbe il mercato dei privati di circa il 18%, mentre quello derivante dalle partite Iva potrebbe registrare un aumento del 5% grazie al credito e alla detrazione d’imposta. Confrontando il pari periodo di 3 anni, Federauto propone misure per alzare il mercato di circa il 23% (966mila pezzi) contro il +5% della proposta Unrae (210mila), con una differenza di 756mila vetture.