Bar e ristoranti, contributi fino a 30mila euro per macchinari professionali

A favore del settore della ristorazione sono in arrivo i contributi a fondo perduto fino a 30 mila euro per comprare macchinari professionali. Bar e ristoranti hanno la possibilità di coprire fino al 70% del prezzo di acquisto dei macchinari senza incidere sulle imposte. Le risorse stanziate dal governo ammontano a 56 milioni di euro. I fondi sono distribuiti in 25 milioni di euro per l’anno in corso e 31 milioni per il prossimo anno.  In particolare, gli incentivi sono stati predisposti dal ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali a sostegno delle aziende che operano nella ristorazione.

Beni durevoli e innovativi a bar e ristorante: c’è l’incentivo del 70% entro il limite di 30mila euro

I 56 milioni di euro saranno assegnati a bar e ristoranti come copertura delle spese effettuate, fino al 70% del costo, per un tetto massimo dei macchinari acquistati di 30 mila euro per ciascuna azienda. Le spese ammissibili riguardano la fornitura di macchinari professionali e di altri beni strumentali. Si tratta di beni che dovranno possedere due caratteristiche: essere innovativi e durevoli. I riferimenti normativi della misura sono contenuti nella Gazzetta ufficiale numero 155 del 5 luglio scorso. La misura di riferimento è il decreto del ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali del 29 aprile scorso.

Chi può beneficiare degli incentivi per l’acquisto di beni durevoli riservati a bar e ristoranti?

Ammessi al finanziamento per l’acquisto di macchinari e beni durevoli sono le aziende che svolgono, in maniera prevalente, le attività indicate dai codici Ateco:

  • 56. 10, relativa ai servizi di ristorazione mobile;
  • 56.21, inerente la fornitura di pasti preparati e catering per gli eventi;
  • 56. 30, attività dei bar e gli altri servizi inerenti che non abbiano la cucina.

I dettagli delle imprese che possono presentare domanda per gli incentivi sui macchinari sono relative alle comunicazioni inviate all’Agenzia delle entrate con il modello AA7 e AA9. Inoltre, le aziende che presentano domanda devono essere iscritte al Registro delle imprese da non meno di 10 anni.

Richiesta di incentivi per l’acquisto di macchinari: cosa fare se non si hanno i 10 anni di iscrizione al Registro delle imprese?

Se non si hanno i 10 anni di iscrizione al Registro delle imprese, per la richiesta degli incentivi le imprese devono aver comprato prodotti con certificazione:

  • Igp;
  • Dop;
  • Sqnz;
  • Sqnpi;
  • prodotti biologici nell’anno che precede la pubblicazione del decreto dello scorso aprile.

Contributi a fondo perduto sui macchinari bar e ristoranti: non incidono sulla base imponibile imposte e valore produzione

L’incentivo fino al 70% del costo dei macchinari sono erogati sotto forma di contributi a fondo perduto. Gli incentivi rientrano nella disciplina comunitaria, in materia di aiuti di Stato alle imprese, relativi alla sezione 3.1 del Temporary Framework. L’ottenimento del contributo fino al 70% entro il limite di costi di 30 mila euro, inoltre, non concorre a formare la base imponibile ai fini delle imposte sui redditi. Infine, l’ottenimento dei contributi non incide nemmeno sulla formazione del valore netto della produzione.

 

Contributi a fondo perduto ristoranti, Horeca e wedding, domande entro il 23 giugno

Si può presentare a partire da oggi, 9 giugno 2022, la domanda per i contributi a fondo perduto per i settori del wedding e dei ristoranti. Si tratta di settori che hanno subito riflessi economici dannosi dalla pandemia di Covid. A disciplinare l’invio delle domande degli incentivi è l’Agenzia delle entrate che ha predisposto il relativo provvedimento che approva i modelli da utilizzare e le modalità con le quali possono essere trasmesse le istanze.

Settori wedding, intrattenimento e organizzazione di cerimonie: ecco il provvedimento dell’Agenzia delle entrate

Il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate che disciplina l’invio delle domande dei contributi a fondo perduto dei settori di feste, cerimonie e Horeca è il numero 197396 emanato ieri, l’8 giugno 2022. Si tratta del provvedimento che contiene la “definizione, le modalità e i termini di presentazione delle domande per il riconoscimento del contributo a fondo perduto di cui all’articolo 1 ter, comma 1, del decreto-legge 25 maggio 2021, numero 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, numero 106 (settori del wedding, intrattenimento e organizzazione di cerimonie, Ho.re.ca.).

Risorse a disposizione del wedding e organizzazione feste e cerimonie per i contributi a fondo perduto del settore: quali sono?

I soggetti ammessi alla presentazione delle domande devono aver subito la riduzione dei ricavi e del risultato di esercizio nell’anno 2020 di almeno il 30% rispetto al precedente anno. La ripartizione delle risorse stanziate per i contributi a fondo perduto del settore del Wedding e dell’organizzazione di cerimonie, avverrà sulla base dei soggetti aventi diritto a presentare la domanda e nella capienza dei fondi stessi.

Come verranno ripartiti i contributi a fondo perduto del settore wedding e intrattenimento?

In particolare, le risorse stanziate per 40 milioni di euro per il wedding e di 10 milioni di euro per i settori dell’intrattenimento e dell’organizzazione delle cerimonie e delle feste, differente dal wedding, verranno ripartite nel seguente modo:

  • il 70% sarà assegnato a ciascun comparto in uguale misura a favore dei soggetti aventi diritto ai contributi a fondo perduto che presentino la domanda;
  • il 20% andrà a favore dei soggetti che presenteranno domanda e che posseggano un ammontare di ricavi riferito all’anno 2019 eccedente a 100 mila euro ma non oltre i 300 mila euro;
  • il restante 10% andrà a favore dovrà essere ripartito tra gli operatori dei comparti che presentino un volume di ricavi riferito all’anno 2019 eccedente i 300 mila euro.

Richiesta dei contributi a fondo perduto per i settori wedding e Horeca: come richiederli?

La richiesta dei contributi a fondo perduto per le perdite subite a causa del Covid è alternativa. Infatti, si possono richiedere gli incentivi:

  • per i settori wedding, organizzazione di cerimonie e di feste, intrattenimento;
  • o, in alternativa, del settore Ho.re.ca., anche di bar e ristoranti.

La richiesta dei contributi necessita della presentazione della domanda all’Agenzia delle entrate esclusivamente per via telematica.

Domanda contributi a fondo perduto all’Agenzia delle entrate: cosa indicare?

Nel modello di domanda dei contributi a fondo perduto dell’Agenzia delle entrate per i settori di wedding, ristoranti e organizzazione di cerimonie e feste devono essere indicati:

  • il codice fiscale del soggetto, persona fisica o persona non fisica, che presenta richiesta di contributo;
  • se il soggetto che richiede i contributi è un erede che prosegue l’attività di un soggetto deceduto, è necessario riportare il codice fiscale del de cuius;
  • nel caso in cui chi richiede il contributo abbia posto in essere operazioni aziendali di trasformazione, è necessario inserire la partita Iva del soggetto cessato;
  • il codice fiscale del legale rappresentante di chi richiede i contributi se si tratta di soggetto differente dalla persona fisica. Ad esempio,  se il richiedente è un minore o interdetto, è necessario il codice fiscale del rappresentante legale;
  • la dichiarazione di essere un soggetto differente da quelli elencati dal comma 3 dell’articolo 4 del decreto interministeriale (ministro per lo  Sviluppo Economico di concerto e ministro dell’Economia e delle Finanze) del 30 dicembre 2021 e del 19 febbraio 2021;
  • la dichiarazione di svolgere la propria attività nel settore del “wedding” o dell’intrattenimento o dell’organizzazione di cerimonie e feste o nel settore dell’Horeca;
  • la conferma di svolgere l’attività prevalente una di quelle individuate dai codici Ateco del 2007 elencati nelle tabelle A, B, e C dell’allegato 1 del decreto interministeriale.

Quali altri requisiti devono essere posseduti da chi richiede i contributi e inseriti nella domanda?

Tra gli altri requisiti da inserire nella domanda per la richiesta dei contributi a fondo perduto dei settori wedding, ristoranti e Horeca, figurano:

  • la dichiarazione di riduzione dei cui ricavi del 2020 per almeno il 30% rispetto al 2019;
  • le dichiarazioni di essere iscritti al Registro delle imprese e di essere attivi alla data di invio dell’istanza; di essere in possesso degli altri requisiti previsti al comma 2 dell’articolo 4 del decreto interministeriale;
  • l’indicazione dell’ammontare dei ricavi e compensi del 2019. In particolare, si dovrà indicare se sono inferiori o uguali a 100 mila euro; di oltre i 100 mila euro e fino a 300 mila euro; o eccedenti i 300 mila euro;
  • l’Iban del conto corrente intestato a chi presenta domanda dei contributi. L’accredito dei contributi avviene, infatti, direttamente sul conto corrente;
  • il codice fiscale di chi eventualmente è incaricato di procedere con la trasmissione della domanda (e relativa dichiarazione sostitutiva con specifica delega);
  • la data nella quale la domanda è sottoscritta e la firma.

Contributi a fondo perduto wedding, ristoranti e Horeca: quali sono i termini di scadenza?

La domanda per i contributi a fondo perduto nei settori del wedding, ristoranti, Horeca, organizzazione di feste e cerimonie può essere presentata a partire da oggi, 9 giugno 2022. La scadenza è fissata al giorno 23 giugno 2022. Per l’invio dell’istanza è necessario andare sul portale dell’Agenzia delle entrate, accedere all’area riservata ed entrare nella sezione “Fatture e Corrispettivi”. La domanda deve contenere anche l’attestazione del non superamento dei limiti degli aiuti di Stato.

Ristorazione e pubblici esercizi, via libera dal Senato alle concessioni di suolo pubblico fino al 30 settembre

La fine dello stato di emergenza con conseguente stop alle mascherine anche al chiuso in bar, ristoranti e simili, non significa che la pandemia è alle spalle. Lo dimostra il fatto che le mascherine restano consigliate in luoghi di assembramento e obbligatorie in luoghi quali palazzetti, cinema e teatri al chiuso. Ma lo dimostra anche, un altro provvedimento del governo, stavolta più collegato a dare manforte a settori che hanno vissuto periodi bui che non alla pandemia in senso stretto. Parliamo dei dehors, dei tavolini all’aperto in piazze, piazzette, per strada e ovunque ci sia stata la possibilità. Le concessioni di suolo pubblico si allargano anche all’estate 2022.

Cosa è successo in questi anni di emergenza Covid e le concessioni di suolo pubblico

Mai come nel 2020 e nel 2021 è stato facile essere autorizzati a montare tavolini, pedane, ombrelloni e sedie nelle immediate adiacenze o meno di ristoranti, bar, pizzerie e pub. Per evitare i contagi e per via delle limitazioni alle attività al chiuso, la soluzione di questi mesi di pandemia è stata il concedere i dehors a chiunque ne facesse richiesta un po’ ovunque. Senza negare alcune problematiche di ordine pubblico e di fastidi per la gente che si è vista di colpo chiudere le strade di passaggio, sia pedonale che in auto, o le pubbliche piazze, il provvedimento è stato un toccasana per le attività di questo genere.

Grazie ai dehors l’estate scorsa (ma anche la precedente), è stata salvata dalle attività commerciali che hanno potuto aumentare il numero di avventori, in alcuni casi ben oltre la capienza originaria dei loro locali. Regole che hanno fatto discutere molto naturalmente, ma perfettamente in linea con il quadro emergenziale che il governo ha dovuto dipingere in questi lunghi mesi di pandemia.

Cosa hanno deciso in Senato

Che possa piacere o no, che possa mettere contro attività concorrenti tra chi ha uno spazio davanti il locale per montare i dehors o chi non lo ha, il Senato ha deciso di aprire anche al 2022. Fino al 30 settembre 2022 infatti, rinnovate le concessioni di suolo pubblico. La motivazione che ha spinto in questa direzione è quella già citata. La crisi economica scatenatasi a seguito dell’impatto della pandemia. Numerosi i settori colpiti dalla crisi, soprattutto i pubblici esercizi che tra zona rossa, lockdown, coprifuoco e limitazioni agli ingressi, non ha vissuto certo il suo miglio periodo storico. Per questo la Commissione Finanze e Industria del Senato ha di fatto prorogato ufficialmente fino al 30 settembre l’occupazione del suolo pubblico per dehors e tavolini.

Il Senato parla di dehor ed occupazione di suolo pubblcio a pagamento

Ciò che forse cambia è che si parla di pagamento per occupazione di suolo pubblico. Una cosa che in alcune parti d’Italia, nelle precedenti due estati è stato bonificato. Nel provvedimento del Senato infatti si parla di proroga delle concessioni dietro pagamento di un canone. Nulla di nuovo rispetto al periodo pre Covid, come è stato sempre per le concessioni di suolopubblico. I bar e i ristoranti potranno beneficiare ancora di tavoli e sedie all’aperto in maniera facile dal punto di vista della burocrazia. Ma non in maniera gratuita. Infatti le concessioni confermate offrono la facoltà di chi vuole mettere i tavolini all’aperto su suolo pubblico come la scorsa estate, di farlo. E senza l’obbligo di presentare una nuova richiesta. E viene imposto alle amministrazioni locali, quindi ai Comuni, di non negare la possibilità.

Chi deve comunque presentare istanza per gli ampliamenti o le nuove richieste di concessione di suolo pubblico

Solo nel caso di nuovi spazi da occupare, cioè di quelli che lo scorso anno non avevano visto tavolini e sedie fuori, occorrerà produrre nuova istanza. Così come l’ampliamento di questi spazi dovrà necessariamente passare da una domanda. Chi aveva 5 tavolini e ne vuole montare 10, dovrà produrre istanza. Ma anche in questo caso, procedura fast, con le domande che saranno a procedura semplificata. Basterà produrre la planimetria del posto e la richiesta, per via telematica. Operando di fatto in deroga ai regolamenti comunali e a quelli dello sportello unico delle attività produttive dei comuni. Da una semplificazione all’altra anche quella che riguarda le autorizzazioni che in genere deve dare il Ministero dei beni e delle attività culturali. Si tratta della autorizzazioni in materia di concessione di strutture se-movibili in area pubblica. Chi vorrà montarle non deve passare dalla Soprintendenza.

Caro bollette: quanto pagano di più alberghi, bar, ristoranti, negozi di gasolio gli autotrasportatori

L’Italia è uno dei Paesi che paga il conto più salato del rincaro dei costi dell’energia elettrica e dei prezzi energetici. Per bar, alberghi, ristoranti e negozi nel 2022 la bolletta è di gran lunga più costosa rispetto a quelle della Francia e della Germania. E la situazione di guerra dell’Ucraina non ha fatto altro che acuire il caro bollette con le conseguenze economiche che ne derivano. Il risultato è che per imprese e famiglie il problema del caro bollette è ancora più urgente rispetto ai primi aumenti del costo dell’energia dei mesi scorsi.

Caro bollette, di quanto sono aumentate le bollette per bar, negozi, alberghi, ristoranti e autotrasportatori

Un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Nomisma, ha messo in evidenza il rincaro dei costi per l’energia elettrica delle attività commerciali del terziario. Per bar, negozi, alberghi e ristoranti, ma anche per le imprese del trasporto, il rincaro dei costi dell’energia e del carburante indicano una bolletta finale di quasi il doppio rispetto ai costi che devono sostenere le imprese della vicina Francia. E del 15 o 20% in più rispetto alle imprese della Germania. Sugli autotrasportatori, invece, il raddoppio del costo del metano sta avendo un impatto notevole, con prezzi alle stelle. Agli autotrasportatori, nel 2022, il rincaro dei costi del carburante provocherà una spesa annua di circa 10 mila euro in più per ciascun mezzo pesante.

Caro bollette per alberghi: di quanto rincara nel 2022 il costo dell’energia elettrica?

Dall’indagine di Confcommercio e Nomisma, con i prezzi delle bollette di gennaio 2022 e applicati sui consumi dell’intero anno, si calcola che gli alberghi avranno i costi più alti tra le attività economiche del terziario. Dando una dimensione di 90 kW e un consumo complessivo di 260.000 kilowatt per ora, l’Italia applica un costo per ogni euro di 0,4 kilowatt per ora, il 15-20% in più rispetto a quello della Germania e il doppio di quello della Francia. Si stima che gli alberghi italiani pagheranno mediamente bollette di elettricità per 104.000 euro, rispetto ai 50 mila della Francia e agli 85.800 della Germania.

Ristoranti e bar, quanto inciderà il caro bollette di energia elettrica?

Per i ristoranti, la potenza di 30 kW e un quantitativo di 35 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua per la bolletta dell’energia elettrica media sarà di 13.650 euro. Quasi dimezzata quella dei ristoranti della Francia (7.000 euro al prezzo dimezzato di 0,20 euro) e di poco più alta rispetto a quella della Germania (11.900 euro al prezzo 0,34 euro). Per i bar, mediamente di potenza di 20 kW per un consumo di 20 mila kWh/a al prezzo di 0,39 euro, la spesa annua sarà di 7.800 euro; quella della Francia (prezzo per kW ora di 0,19 euro) sarà di 3.800 euro; quella della Germania (prezzo per kW ora di 0,34 euro) di 6.800 euro.

Negozi alimentari e non alimentari: quanto spenderanno nel 2022 di bollette di energia elettrica?

Peseranno nel 2022 le bollette dell’energia elettrica sui negozi, soprattutto per quelli alimentari. Con una potenza di 90 kW e un consumo annuo stimato in 75 mila kWh/a al prezzo di 0,38 euro per kWh, in Italia i negozi alimentari spenderanno mediamente 28.500 euro; in Francia la spesa sarà dimezzata (14.250 euro al costo di 0,19 euro per kW ora); in Germania un negozio alimentare spenderà mediamente 25.500 euro. I negozi non alimentari spenderanno meno, sia per la potenza di 10 kW, che per la dimensione dei consumi (18 mila kWh/a). In Italia, al costo di 0,39 euro per kW ora, la spesa stimata per tutto l’anno sarà di 7.020 euro; in Francia si spenderà meno della metà (3.420 euro al prezzo di 0,19 kWh); in Germania 6.120 euro (al prezzo di 0,34 kWh).

Autotrasportatori, gli aumenti dei prezzi del metano e del diesel

L’impatto del rincaro dei costi dei carburanti avrà un impatto importante nel settore dei trasporti, in particolare per gli autotrasportatori. Per questi ultimi, la crisi energetica ha comportato il raddoppio, in un anno, del costo del metano per autotrazione. Si è passati da costo stabile da anni di 1 euro per chilo, fino agli attuali prezzi del metano di circa 2 euro. Stanno inoltre salendo anche i prezzi del gasolio diesel. Gil aumenti sono nell’ordine dei 30 centesimi per litro, con costo a litro di diesel intorno a 1,7 euro.

Trasporti, quanto spenderanno nel 2022 gli autotrasporti per il caro carburanti?

L’indagine porta a considerare che un autotrasportatore in un anno percorra circa 100 mila chilometri e che consumi, mediamente, 33 mila litri di gasolio. La spesa complessiva aumenta, in un anno, di circa 10 mila euro per ogni mezzo pesante in dotazione. Inoltre, gli autotrasportatori italiani pagano non solo un costo del carburante più alto rispetto ai concorrenti dell’Est Europa, ma anche un’accise sul gasolio tra i più alti d’Europa. L’accise è pari a 617,4 euro ogni 1.000 euro di gasolio, a fronte di un limite minimo stabilito dall’Europa di 330 euro.

 

Contributi a fondo perduto Sostegni, 2,6 miliardi di aiuti: ecco cosa si può chiedere

Contributi a fondo perduto e crediti di imposta, in arrivo 2,6 miliardi di euro dal decreto legge Sostegni ter alle imprese e alle attività commerciali. Sono i numeri del decreto legge numero 4 del 2022 che arrivano dalla nota di lettura dei tecnici del Senato. Si va dal credito di imposta di 540 milioni di euro per le imprese energivore ai fondi messi a disposizione dei negozi e delle attività commerciali che hanno subito i maggiori danni dall’emergenza sanitaria. Il testo di conversione del decreto in uscita dal Senato disporrà circa la metà dei fondi (1,2 miliardi di euro) da destinare a contenere i costi dell’energia elettrica.

Contributi a fondo perduto imprese in difficoltà settore wedding e intrattenimento, quali sono?

I contributi a fondo perduto andranno a favore della maggior parte delle imprese danneggiate dalle chiusure delle attività per la pandemia e per la difficoltà della ripresa. Risorse per 40 milioni di euro andranno a favore del settore del wedding, all’Ho.re.ca., ai settori dell’intrattenimento, alle imprese di catering, a quelle che organizzano cerimonie e feste, ai bar e ristoranti e agli altri esercizi simili che non hanno cucina. Infine ai gestori delle piscine. Allo stesso tempo, nel decreto sono stati stati stanziati altri 20 milioni di euro per le discoteche, le sale da ballo e i locali assimilati che hanno subito la chiusura per le misure di prevenzione della pandemia. Queste ultime attività devono risultare chiuse al 27 gennaio 2022.

Contributi a fondo perduto per negozi e attività commerciali, a chi andranno?

Altri 200 milioni di euro andranno ai negozi e alle attività economiche danneggiati dall’emergenza sanitaria. In attesa del relativo provvedimento per l’invio della domanda dei finanziamenti, ad oggi sono note tutte le attività che beneficeranno dei contributi: agli esercizi commerciali non specializzati (codice Ateco 47.19); al commercio al dettaglio di carburante per autotrazione (47.30); al commercio di apparecchiature audio e video in esercizi specializzati (47.43); agli articoli di abbigliamento (47.6); agli articoli culturali e ricreativo (47.71).

Aiuti ai negozi dal decreto Sostegni ter, quali altre attività possono richiedere i contributi?

E ancora, i contributi a fondo perduto andranno al commercio al dettaglio di calzature e di articoli in pelle (47.72); agli articoli di profumeria, cosmetici, erboristeria (47.75); al commercio di piante, fiori, fertilizzanti, semi, animali domestici, alimenti per animali domestici (47.76); agli articoli di gioielleria e orologi (47.77); al commercio di altri prodotti a esclusione di quelli di seconda mano (47.78); ai prodotti di seconda mano in negozio (47.79).

Crediti di imposta, esoneri contributivi e risorse al turismo: ecco quali sono in arrivo

Il decreto Sostegni ter ha stanziato ulteriori risorse per sostenere le rimanenze di magazzino nei settori del tessili e della moda. È previsto un credito di imposta con domande delle imprese fino al limite delle risorse per 100 milioni di euro. Il governo ha stanziato altrettante risorse al Fondo unico nazionale del turismo. Per quest’ultimo settore, insieme agli stabilimenti termali, è stato previsto l’esonero contributivo delle assunzioni a tempo determinato o per contratti di tipo stagionale. Le assunzioni devono essere fatte dal 1° gennaio al 31 marzo 2022. L’onere fiscale sarà pari a 60,7 milioni di euro per il 2022 e a 23,7 milioni di euro per il prossimo anno. Altri bonus affitti per il settore turistico impiegheranno 128,1 milioni di euro.

Contenimento bollette energia elettrica, quali aiuti alle imprese?

La parte più importante dei contributi a fondo perduto per le attività riguarda il contenimento dei costi dell’energia elettrica. Il governo, nel decreto Sostegni ter, ha stabilito la somma di 1,2 miliardi di euro che andranno alle imprese per aiutarle nel pagamento dei costi dell’energia, incrementati nell’ultimo periodo a causa del rincaro delle materie prime. Altri 540 milioni di euro andranno alle imprese energivore.

Esonero contributivo imprese entro marzo 2022, in cosa consiste?

Altri 84,3 milioni di euro andranno a favore delle imprese per l’esonero del contributo addizionale (per Cigo e Cigs) relativo ai mesi di gennaio, febbraio e marzo 2022. I fondi saranno destinati, in particolare, al trattamento di integrazione salariale delle imprese operanti nei settori colpiti dalla pandemia. Ovvero il turismo, la ristorazione, le terme, i parchi divertimento, i trasporti, la distribuzione cinematografica, tv e video, i musei, i cinema, i settori delle cerimonie e delle feste.

Altri contributi a fondo perduto e aiuti alle imprese dal decreto ‘Sostegni ter’

Ulteriori aiuti andranno ai settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo. I contributi a fondo perduto ammontano a 50 milioni di euro. Altri 25 milioni di euro andranno al Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali. Con 30 milioni di euro il governo finanzia inoltre gli aiuti alle attività dello spettacolo viaggiante e ai circhi. Il contributo permette l’esenzione dal pagamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione ed esposizione pubblicitaria che già era stato oggetto di precedenti aiuti entro la fine del 2021. Infine, il decreto assegna 60 milioni di euro al settore dello sport.

Bar e ristoranti, adesso contro il Green pass, ecco cosa chiedono

Eppure fu accolto bene, come una sorta di scialuppa di salvataggio il Green pass da parte di bar, ristoranti ed attività similari. La maggior parte dei pubblici esercenti videro nel Green pass lo strumento utile ad evitare le chiusure e i coprifuoco.

Anzi, molti di loro sposarono in pieno questo strumento, considerandolo utilissimo sia come salute pubblica che come salvaguardia delle loro attività. Nulla di più sbagliato, come dimostrano adesso le lamentele di molte associazioni di categoria come la Fipe Confcommercio.

Sarebbero dovuti scendere in piazza prima, questa la cosa che adesso viene fuori sentendo le dichiarazioni di molti addetti ai lavori. Il malcontento regna sovrano quindi, tant’è vero che si arriva a chiedere al governo un intervento.

Molti pensavano che il Green pass fosse la soluzione

Parliamoci chiaro, la maggior parte dei pubblici esercenti, baristi, ristoratori e così via, credevano di aver risolto tutto o quasi con il Green pass. Avevano ingoiato, pur tra malumori, il boccone amaro di dover essere i controllori dei Green pass per gli avventori. Si, perché il governo aveva imposto l’onere del controllo proprio a loro, con l’applicazione sul telefonino e con il controllo, via via maggiore da dover effettuare. Oggi anche all’aperto occorre controllare il Green pass a prescindere che l’avventore sia in piedi o seduto (altre regole assurde che sono state adottate in questi anni), ed a prescindere che il locale è all’aperto o al chiuso.

I senza Green pass da vaccinazione o guarigione, il cosiddetto Super Green Pass, non possono per nulla accedere a questi luoghi. Anche se la campagna vaccinale in Italia è a livelli record rispetto agli altri Paesi, questo Super Green pass insieme ad altre beghe normative e burocratiche, hanno comunque ridotto di molto gli avventori.

E bar, ristoranti e simili, per il solo fatto di essere aperti, hanno perduto pure qualsiasi diritto a ristori, fondo perduto ed altri provvedimenti di aiuto.

Perché pochi clienti nei bar e nei ristoranti?

Che il Green pass sia strumento politico e non sanitario, usato solo per spingere le vaccinazioni non lo scopriamo noi. È sempre più evidente, anche perché adesso con la promessa di renderlo illimitato dopo la terza dose, anche governo e tecnici hanno dimostrato questo.

La comunità scientifica ha già confermato che il vaccino non dura in eterno e la sua copertura già dopo 4 mesi cala drasticamente. Questo valeva per la seconda dose, e pure se diranno che con la terza non è così, nessuno ci crede. Evidente che se il vaccino cala di copertura dopo qualche mese e il Green pass comunque diventa illimitato, quest’ultimo tutto è tranne che uno strumento sanitario.

E poi, tornando al bar o al ristorante, i senza Green pass sono clienti persi in partenza, ma anche molti di quelli “ligi al dovere” con la vaccinazione, non frequentano più queste attività. I perché sono da ricercare nelle astruse norme che il Paese ha adottato.

Le cause di una crisi per bar e ristoranti che si protrae nonostante il Green pass

Lasciamo stare il fatto che anche molti con la terza dose hanno preso il Covid, sarà anche in forma lieve come si sostiene, ma lo hanno preso. E con il Covid addosso, anche con la terza dose, anche se completamente asintomatici, si resta a casa. Perché rischiare di prendere il Covid andando al ristorante o al bar, sventolando il Green Pass, se poi rischiamo di restare chiusi in casa? Meglio evitare, sarà questo lo stato d’animo di molti vaccinati. Con buona pace di bar, ristoranti e simili vuoti.

Ma come, se i no vax non possono andare al ristorante si prende comunque il Covid? Altra anomalia questa di tutto un apparato di norme che hanno prodotto una crisi senza precedenti.

Cosa anno subito i pubblici esercizi in questi lunghi mesi

Quarantene più o meno lunghe, tamponi, segnalazioni alle Asl, pratiche burocratiche infinite per ritornare “liberi”. Vale la pena di fronte a tutto ciò uscire per mangiare una pizza? Possibile che anche i più fermi sostenitori del Green pass tra i pubblici esercizi non aveva considerato questo quando si sono schierati dalla parte del governo contro i non vaccinati senza alzare la voce?

Certo, nessuna colpa può essere loro fatta, perché venivano da periodi di chiusura e la paura di doverlo fare di nuovo ha fatto credere che con il Green pass si tornasse alla normalità. Ma la realtà è ben diversa, vero, Parenzo, Telese, Fusari, Cecchi Paone e tutti gli altri giornalisti, presentatori e opinionisti che quotidianamente in televisione continuano a tessere le lodi di Green pass e governo? I siparietti serali in Tv alimentano solo le perplessità.

Adesso la misura è colma, anche perché i pubblici esercenti sono stati il settore dove per la maggiore si sono viste le difficoltà in questi mesi.

Regole sempre più assurde

A loro è stato chiesto di fare tutto e il contrario di tutto, di spendere soldi per adeguarsi a regole via via diverse e a volte contraddittorie con le precedenti.

Prima i plexiglass, i sanificanti in ogni angolo del locale, i bicchieri monouso, la sanificazione degli ambienti. Poi si è passati ai dehors di cui tutti sono stati costretti a fornirsi per lavorare, cioè tavolini all’aperto, funghi riscaldanti, pedane e così via. Poi c’è stato da avere a che fare con la vivisezione degli avventori. Vietato servire al bancone il caffè ed obbligo di far sedere a tavolino gli avventori. Poi il contrario, perché a tavolino non era più lecito. Poi arrivarono i vaccini, e allora, il vaccinato seduto e il non vaccinato in piedi. Oppure, solo asporto, solo asporto dopo un certo orario, solo consegne a domicilio, distanziamenti tra i tavoli, massimo 4 persone a tavola, poi 6,poi illimitato se dello stesso nucleo familiare. Ma ancora, segnare nomi, cognomi e telefono degli avventori, poi passare al setaccio tutti con l’applicazione sul Green pass.

E adesso tra paure di essere contagiati, sia da chi considera grave la malattia che da chi non vuole finire dentro il vortice di queste assurde regole, i locali sono vuoti.

Cosa chiedono adesso gli esercenti

Adesso la Fipe a nome degli associati, ma anche a nome di tutta la categoria, chiede al governo che si cambi. Come per i negozi, è necessario che anche nel bar o nel ristorante, il controllo venga fatto a campione. Non tutta la clientela da “scannerizzare”, ma solo una parte di essa.

E poi si chiede di limitare il Green pass rafforzato. Infatti in Italia gli stranieri possono entrare con il Green pass base, ma nei pubblici esercizi serve il Green pass rafforzato. E naturalmente si chiede di provvedere a dare sostegno alle attività, con ristori o aiuti proprio alla luce del fatto che la situazione di crisi è lapalissiana. Ed anche perché il rincaro bollette e l’aumento del costo della vita si è abbattuto anche su queste attività.