Tassi di interesse in discesa da giugno, ecco le novità importanti

È la domanda che si fanno quasi tutti: quando iniziano a scendere i tassi di interesse? Con molta probabilità i primi effetti si vedranno già nel mese di giugno 2024. Ecco perché.

BCE, a giugno scende il costo del denaro?

Gli aumenti del costo del denaro decisi dalla BCE hanno influito in modo significativo sul mercato immobiliare portando a un deciso rialzo dei tassi di interesse. L’obiettivo dell’aumento del costo del denaro era fermare l’inflazione. Proprio per questo motivo, nel momento in cui vi è stata una riduzione dell’inflazione, molti si attendevano una marcia indietro della BCE, la stessa non c’è stata. Più volte Christine Lagarde, n° 1 della BCE, ha sottolineato che per iniziare un taglio del costo del denaro era necessario attendere una maggiore stabilità del livello di inflazione. Proprio per questo motivo in due successive riunioni non si è provveduto ad alcun rialzo e sono stati lasciati invariati i livelli del costo del denaro. Novità importanti potrebbero però esservi nella prossima riunione di giugno.

Le banche centrali continuano a ribadire che le politiche adottate dipenderanno dalle decisioni della BCE e se la stessa dovesse iniziare a ridurre il costo del denaro, gli effetti si riverseranno soprattutto sui tassi di interesse praticati dalle banche sui mutui. Ciò potrebbe avere un effetto immediato sul mercato immobiliare.

Cosa fare se il tasso di interesse  sul mutuo non scende?

Per quanto riguarda il mutuo a tasso variabile l’effetto sarà immediato, infatti, la rata si adegua all’euribor. Diverso, invece, il caso del mutuo stipulato con il tasso fisso, in questo caso sarà necessario rinegoziare le condizioni del mutuo con la stessa banca, oppure scegliere una banca diversa e optare per la surroga. Nel rinegoziare le condizioni può essere vantaggioso anche passare dal tasso fisso al tasso variabile, in modo da continuare a ottenere la riduzione della rata del mutuo man mano che i tassi scendono.

Naturalmente non conviene a chi sta pagando un mutuo sfruttando i tassi di interesse bassi che sono stati applicati fino al 2022. Diversa la condizione per chi, invece ha stipulato il contratto successivamente.

Buone notizie vi sono anche per chi vuole comprare ora casa e stipulare un mutuo, infatti con la discesa dei tassi di interesse affrontare la rata può essere più semplice.

In questo caso può essere opportuno stipulare un mutuo a tasso variabile, infatti la discesa dovrebbe iniziare nel 2024 a giugno e continuare in modo costante fino al 2025 quando si prevede un’inflazione ferma al 2% obiettivo della BCE. Questo implica che dovrebbe esservi una costante riduzione del costo del denaro.

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Mutui, scende la rata, fino a 100 euro risparmiati

Buone notizie per chi ha un mutuo sottoscritto con tasso variabile, la rata può scendere anche di 100 euro al mese.

Mutuo a tasso variabile, ad aprile 2024 inizia a scendere la rata

La BCE ha fermato l’onda degli aumenti del costo del denaro e questo inizia a ripercuotersi anche sui muti stipulati con il tasso di interesse variabile e quindi legato all’andamento del costo del denaro. I primi effetti dovrebbero iniziare a vedersi già dal mese di aprile 2024, con un taglio di circa 10 euro al mese. Nei mesi successivi, se non vi sono scossoni all’economia con un aumento del costo del denaro, la rata dovrebbe continuare a scendere.

La BCE fino ad ora è stata cauta, terminata la serie di aumenti del costo del denaro legata all’inflazione, ha preferito non procedere con riduzioni, ma lasciare tutto fermo. Il timore è che l’inflazione potrebbe ricominciare a salire. Di fatto le previsioni sono però ottimistiche e proprio per questo le previsioni per il futuro fanno ben sperare in un’ulteriore riduzione del costo del denaro. Secondo uno studio di facile.it, già nei prossimi mesi la riduzione della rata dei mutui dovrebbe essere più sostanziosa, in particolare entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare a 100 euro.

Euribor, scende il tasso di interesse del mutuo variabile

Al momento il tasso Euribor, punto di riferimento per i mutui a tasso variabile a 12 mesi, è circa 3,69% circa. Per capire il vantaggio basti pensare che nel mese di novembre 2023 era al 4,022% e ad ottobre al 4,160%. Continuando in questo modo, entro i prossimi mesi la rata dovrebbe scendere in modo graduale fino a 50 euro, per poi ridursi ulteriormente nella seconda parte del 2024.

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Proprio per questi motivi a partire dalla seconda meta dell’anno, se continua ad esservi questo trend, è consigliato anche chiedere dei preventivi per la rinegoziazione (stessa banca) del mutuo a tasso fisso ed eventualmente una surroga (banca diversa). È importante provare a capire il momento migliore per concludere tali operazioni in modo da avere una riduzione della rata che sia comunque considerevole, visto che non è certo possibile chiedere surroga e rinegoziazione ogni mese.

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Costo del denaro, BCE ancora ferma e mutui più leggeri

La BCE ha deciso di lasciare invariato il costo del denaro, un sospiro di sollievo per il mercato immobiliare che prova ripartire.

Costo del denaro, la BCE continua a non aumentare il tasso di interesse

Eravamo abituati ai rialzi mensili del costo del denaro, rialzi che fanno tremare soprattutto il mondo immobiliare perché hanno come effetto immediato il rialzo dei tassi di interesse su prestiti e mutui. Dopo 10 rialzi consecutivi a distanza di 1 mese o poco più, da qualche mese tutto è rimasto fermo, in tre successive riunioni della BCE non c’è stato alcun rialzo dei tassi.

Il rialzo dei tassi di interesse è dovuto al tentativo di correggere l’inflazione attraverso una riduzione della domanda indotta. In effetti negli ultimi mesi la corsa dei prezzi sembra essersi calmata e proprio per questo motivo la BCE ha deciso di non continuare la serie di rialzi del costo del denaro.

Attualmente il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Perché la BCE non rialza il costo del denaro?

La motivazione della BCE sono: “le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la sua valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine. A parte un effetto base al rialzo sull’inflazione complessiva legato all’energia, la tendenza al ribasso dell’inflazione di fondo è proseguita e i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento. Le condizioni di finanziamento restrittive frenano la domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”.

L’obiettivo è portare il tasso di inflazione al 2%, questo potrebbe voler dire che nel breve termine non è possibile aspettarsi una riduzione dei tassi di interesse, sicuramente non crescerà la rata del mutuo a tasso variabile.

Nel comunicato diramato dalla BCE si conferma che le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario.

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Costo del denaro e mutui, quando scendono i tassi di interesse?

Dopo dieci aumenti consecutivi del costo del denaro da parte della BCE, per la prima volta nel mese di ottobre non c’è stato un aumento, ma un freno. Questo vuol dire che a breve non ci saranno aumenti del tasso di interesse praticato su mutui e prestiti, molti però si chiedono: quando inizierà a diminuire il costo del denaro? Ecco le previsioni degli economisti.

Stop all’aumento del costo del denaro

Gli aumenti del costo del denaro della BCE sono iniziati nell’estate 2022 e sono andati avanti in modo consecutivo per oltre un anno. Ad ottobre, in vista della riunione della BCE, alcuni ritenevano che potesse esservi un nuovo aumento, ma molti economisti avevano previsto uno stop e lo stesso si è verificato. L’obiettivo degli aumenti del costo del denaro era calmierare l’inflazione, lo stop agli aumenti del costo del denaro è stato determinato proprio dal fatto che l’inflazione ha smesso di crescere.

Previsioni tagli costo del denaro e tasso interesse mutui

Molte persone a questo punto aspettano un taglio del costo del denaro, questo potrebbe portare una riduzione dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso e una riduzione della rata del mutuo a tasso variabile.

A un eventuale taglio del costo del denaro potrebbero seguire anche rinegoziazioni e surroghe dei mutui già stipulati. Per la maggior parte degli analisti però, sebbene a breve non siano previsti nuovi aumenti del costo del denaro, visto che l’inflazione sembra essere sotto controllo, non ci si può attendere nel breve periodo anche un taglio. Questo per ragioni di prudenza, infatti Christine Lagarde a margine dell’ultima riunione ha dichiarato che la BCE è pronta a intervenire nuovamente nel caso in cui l’inflazione dovesse ricominciare a crescere, si adotta quindi un atteggiamento prudente.

La maggior parte degli analisti ritiene che un primo taglio vi potrebbe forse essere nel terzo trimestre del 2024, una parte minoritaria ritiene che invece vi potrebbe essere un taglio nel mese di luglio 2024. Praticamente ritengono tutti improbabile un taglio nel primo semestre dell’anno.

Ne deriva che i tassi di interesse dei mutui potrebbero restare ai livelli attuali ancora per molti mesi, l’unica nota positiva è che non aumenteranno.

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Aumento del costo del denaro della Bce, rata del mutuo a rischio

La Bce tira dritto, arriva un nuovo aumento del costo del denaro dello 0,25%, sempre più elevate le preoccupazioni per le famiglie che devono pagare il mutuo.

Bce, politica monetaria restrittiva e nuovo rialzo del costo del denaro

La politica della Bce non arretra, arriva un nuovo aumento del costo del denaro di 0,25 punti percentuale che andrà a impattare sui tassi di interesse delle banche su mutui e prestiti. Si tratta del decimo aumento consecutivo del costo del denaro adottato dall’estate del 2022 e non mancano aspre critiche.

La serie di rialzi del costo del denaro inizia nell’estate del 2022, l’obiettivo era avere sotto controllo l’inflazione andando a ridurre la domanda di beni. Fin da subito su questa politica monetaria sono state espresse critiche perché secondo molti, tra cui l’Italia, l’inflazione è trainata non dall’aumento di domanda di beni, ma dall’aumento dei costi energetici che è poi ricaduto nel tempo su tutti i beni. Di conseguenza aumentare il costo del denaro ha poco impatto. Nonostante queste critiche, la Bce, guidata da Christine Lagarde, ha continuato sulla sua strada con aumenti quasi mensili del costo del denaro.

Nel frattempo, visto che l’aumento dell’inflazione si è fermato e anzi si notano lievi cali in tutta la zona euro, molti avevano pensato che la Bce, non avrebbe fatto marcia indietro, ma si sarebbe fermata, invece così non è stato e il 14 settembre 2023, arriva l’ennesimo aumento del costo del denaro che è del 4% sui depositi e del 4,50% per le operazioni di rifinanziamento. Se si ricorda che un anno fa il costo del denaro era ancora neutralizzato, si nota una differenza abissale.

Preoccupazione per i tassi di interesse dei mutui

La scelta della Bce è motivata dal fatto che è necessario mantenere a lungo i livelli di inflazione raggiunti, inoltre sottolinea nel comunicato “Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario” . Insomma non ci sono prospettive rosee a breve termine e considerando le critiche espresse da Christine Lagarde (Bce), sulla tassa sugli extra profitti, non vi è ampio margine per l’Italia per aiutare le famiglie.

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Secondo le stime di Facile.it da luglio 2022, momento in cui la Bce ha iniziato la serie di rialzi, la rata dei mutui a tasso variabile è aumentata del 66%, in base alle simulazioni emerge che chi pagava una rata di 456 euro, ora paga 759 euro.

Ha potuto ottenere un reale vantaggio chi ha stipulato il mutuo prima di luglio 2022 scegliendo il tasso fisso. Naturalmente la scelta della Bce di un nuovo ritocco al rialzo dei tassi di interesse porterà anche nuovi aumenti del costo della rata del mutuo.

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Tassa sugli extra-profitti bocciata dall’UE, crea incertezze

All’interno del decreto Omnibus, pubblicato nel mese di agosto 2023, è prevista una particolare imposta: la tassa sugli extraprofitti delle banche. La misura dovrebbe entrare in vigore dal 2024, ma nel frattempo è avvenuta la comunicazione all’Unione Europea per eventuali rilievi. A esprimersi con ampie critiche è la presidente Bce Christine Lagarde. Ecco perché esprime perplessità.

Tassa sugli extra-profitti, perplessità della Bce

Il parere sulla tassa sugli extra-profitti inviato al Tesoro è lungo e articolato, ben sei pagine in cui si invita l’Italia a valutare con particolare attenzione questa misura. Le titubanze della Bce sono articolate e riguardano diversi punti e in particolare gli effetti che questa tassa potrebbe avere sull’intero sistema.

La tassa sugli extra-profitti prevede l’applicazione di un’aliquota al 40% sull’incremento superiore al 10% del margine di interesse delle banche italiane del 2023 rispetto al 2022. Le entrate di questa nuova tassa dovrebbero essere dirette a aiutare le famiglie a far fronte all’aumento dei tassi di interesse dei mutui e a finanziare il passaggio dell’imposizione Irpef da 4 a 3 aliquote. La BCE chiede all’Italia di:

  • effettuare un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario;
  • valutare l’impatto dell’imposta straordinaria sulla redditività a lungo termine;
  • analizzare il potenziale impatto sull’accesso ai finanziamenti ( si teme che le banche possano stringere le maglie del credito e/o aumentare i tassi di interesse, andando così a comprimere la crescita del Paese;
  • valutare l’impatto della tassa sugli extra-profitti sulla liquidità;
  • analizzare gli effetti sulle condizioni di concorrenza sul mercato.

Tassa sugli extra-profitti ed effetti sul mercato

Nel documento sottoscritto da Christine Lagarde si sottolinea anche che l’imposta sugli extraprofitti matura su profitti realizzati nel 2023, ma di fatto viene versata in un momento successivo in cui le banche potrebbero già non trovarsi più nella condizione precedente ( già ora si registrano i primi cali dei tassi di interesse su mutui e prestiti e l’ondata inflazionistica sembra essere sotto controllo, evento che porterà a un fermo degli aumenti del costo del denaro deciso dalla Bce). Questo discostamento potrebbe creare difficoltà alle banche nel creare adeguati accantonamenti per coprire svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia andando a limitare anche la capacità di erogare credito.

Occorre sottolineare che non è la prima volta che la Bce boccia misure simili, queste sono state criticate anche quando a volerle adottare erano la Lituania e la Spagna.

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Inflazione in calo a luglio, le decisioni della Bce sui mutui

Buone notizie sul fronte prezzi, continua la discesa, a luglio l’inflazione scende ancora, ma la BCE parla di prospettive ancora incerte.

Sappiamo che dal 2022 è iniziato un costante aumento dell’inflazione trainato dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici che si è riversato a cascata su tutti i prodotti. A questa spirale inflazionistica che sta mettendo in ginocchio non solo gli italiani, è stata contrapposta una politica monetaria particolarmente dura con un costante aumento del costo del denaro deciso dalla BCE.

L’ultimo sta in questo momento esplicando i suoi effetti. In base alle teorie della BCE l’aumento del costo del denaro ha l’effetto di diminuire la domanda di prodotti e servizi e ciò porta a sua volta a una riduzione dei prezzi. Si sta quindi curando l’inflazione principalmente con la politica monetaria, mentre i Paesi Membri dell’Unione Europea adottano strumenti di aiuto alle famiglie, come il piano anti-inflazione dell’Italia che dovrebbe prendere il via nel mese di ottobre 2023.

L’effetto immediato dell’aumento del costo del denaro è l’aumento dei tassi di interesse sui mutui, ma si registra anche un miglior rendimento per coloro che scelgono di fare investimenti.

Di fatto sono in molti a sperare che con un’inversione di tendenza dell’inflazione, la Bce possa smettere di aumentare il costo del denaro e quindi dare un po’ di sollievo alle famiglie che si trovano a dover pagare un mutuo a tasso variabile o vogliono stipulare in questi mesi un contratto anche a tasso fisso.

Inflazione in discesa a luglio 2023: i dati

Nel mese di giugno 2023 l’inflazione si era assestata al 6,4%, in diminuzione rispetto al mese di maggio. Anche luglio ha visto un deciso ribasso dell’indice di inflazione che è al 5,9%. Il valore atteso era il 6%.

Un’altra buona notizia è data dal fatto che questo è il quinto mese successivo in cui si registra un calo dell’inflazione. Proprio per questo sono in molti a ritenere che sia un andamento costante consolidato, ma sembra di diverso avviso la Bce.

Secondo l’Istat la frenata dei prezzi è dovuta a diversi fattori, i principali sono:

  • rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti;
  • discesa dei prezzi energetici;
  • calo dei prezzi per gli alimentari lavorati (non materie prime).

Secondo l’Unione nazionale consumatori il calo dei prezzi è ancora troppo basso e la spesa alimentare continua ad essere troppo pesante per le famiglie, proprio per questo le famiglie non riescono a percepire questi cali dei prezzi. Su base annua l’aumento del costo della vita è di 1699 euro ( famiglia di 4 persone). Di questi 823 euro sono imputati alla spesa alimentare e 340 per abitazione, acqua ed elettricità.

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Rata del mutuo ancora su, BCE aumenta il costo del denaro

Rata del mutuo ancora su, BCE aumenta il costo del denaro

Già con l’aumento del mese di giugno 2023 era stato annunciato il nuovo aumento del costo del denaro del mese di luglio. Potrebbe finalmente essere l’ultimo. Questo si ripercuote direttamente sulla rata del mutuo a tasso variabile e crea difficoltà per chi nelle prossime settimane avesse intenzione di stipulare un mutuo e sebbene già vi siano proposte per contenere le rate, per ora è ancora allarme mutui.

Costo del denaro al 4,25%: crescono le rate del mutuo

Con il nuovo aumento del costo del denaro il tasso di interesse sui finanziamenti arriva al 4,25%, mentre il tasso di interesse sui depositi al 3,75 ( buona notizia per i risparmiatori).

Naturalmente questa scelta, ampiamente annunciata già il mese scorso, andrà a incidere sulla rata del mutuo a tasso variabile che aumenterà in breve tempo. Dal mese di luglio dell’anno scorso, in cui è iniziata la serie di aumenti, questo è il 9°, i primi sono stati dilazionati nel tempo, nel 2023 invece sono stati aumenti mensili.

L’obiettivo è frenare la domanda e di conseguenza portare a una riduzione dei prezzi e dell’inflazione. I primi timidi segnali iniziano a vedersi, ma non mancano critiche, in particolare da parte dell’Italia. Più volte è stato sottolineato che in Italia l’aumento dei prezzi non è dovuto alla domanda, ma è dovuto a fattori esterni (crisi energetica, crisi Ucraina) quindi l’aumento del costo del denaro porta solo a un rischio di perdite in termine di Pil e aumenta il rischio di recessione per l’Italia.

Quali aumenti delle rate dei mutui aspettarsi?

Nel frattempo chi ha un mutuo a tasso variabile si chiede cosa dovrà aspettarsi nei prossimi mesi, purtroppo chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile prima dell’inizio degli aumenti del costo del denaro, vedrà ancora crescere la rata, in media rispetto a un anno fa l’incremento totale è di circa il 70% in media.

Aumenti anche per il mutuo a tasso fisso, ma chi ha avuto la fortuna di stipularlo un anno fa ora paga un interesse irrisorio rispetto a chi lo stipula oggi.

Le banche in questi mesi si sono affannate a dare consigli, ad esempio passare al tasso fisso, chiedere una rinegoziazione del mutuo, abbassare la rata e allungare il piano di ammortamento, ma il risparmio che ne deriverebbe è irrisorio, potrebbe trattarsi di un effetto placebo.

Le proposte di legge per aiutare le famiglie a far fronte al caro mutui ad oggi ancora non si sono materializzate. Inoltre dalle prime indiscrezioni emerge che tali vantaggi potrebbero essere applicati solo a chi è in regola con i pagamenti, quindi chi è in difficoltà e già ora non riesce a pagare non verrebbe “tutelato”.

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Mutuo variabile, arriva il salva rate di Salvini

I costanti aumenti del costo del denaro decisi dalla Bce, a cui si aggiungerà a breve un ulteriore aumento di 0,25 punti percentuali, stanno mettendo in difficoltà le famiglie che si trovano a dover affrontare il pagamento delle rate, in particolare sta crescendo a dismisura il prezzo della rata del mutuo a tasso variabile. Per aiutare le famiglie spunta una proposta del Ministro Salvini, si tratta del provvedimento “salva rate”. Ecco come dovrebbe funzionare.

Il “salva rate” di Matteo Salvini per le famiglie con mutuo a tasso variabile

Il provvedimento “Salva Rate” è stato annunciato nel corso della trasmissione “Radio Anch’io” su Radio1 Rai. Il provvedimento a cui si sta pensando consente alle famiglie in difficoltà che non riescono più a sostenere gli aumenti della rata del mutuo di ottenere una riduzione della rata attraverso una dilatazione del piano di ammortamento.

Per capire l’effetto, occorre considerare che ad oggi un mutuo a tasso variabile sconta un interesse di circa il 5%, mentre solo qualche mese fa il tasso era all’1%. Chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile un anno fa con un tasso all’1% pagando una rata di 600 euro al mese, oggi si ritrova una rata praticamente raddoppiata perché gli interessi devono essere calcolati sul capitale residuo da versare che, soprattutto nei primi anni del mutuo è molto alto, infatti nei mutui a tasso variabile l’ammortamento iniziale comprende una quota di interessi molto alta rispetto alla quota capitale. Va meglio per coloro che il mutuo lo avevano stipulato già da anni, infatti in questo caso la quota capitale risulta molto ridotta.

Rinegoziazione o “salva rate”?

Il “salva rate” sembra essere la soluzione migliore perché ad oggi chiedere la rinegoziazione di un mutuo dal tasso variabile al fisso, ha comunque un costo elevato in quanto i tassi di interesse attuali anche per il fisso sono alti. Il “salva rate” invece prevede non di passare al fisso, ma di restare con il tasso variabile ma con un piano di ammortamento che potrebbe, ad esempio, passare da 25 anni a 30 anni. Nel piano descritto da Salvini, nel caso in cui i tassi dovessero scendere nuovamente si potrebbe comunque approfittare del “salva rate” per ridurre nuovamente la durata del piano di ammortamento andando a ricalibrare la quota capitale/ interessi del mutuo a tasso variabile.

Leggi anche: BCE annuncia un nuovo aumento del costo del denaro. Critiche dall’Italia

Ricordiamo che il Governo non ha ancora adottato il provvedimento ed è un’ipotesi allo studio per il prossimo futuro.

BCE annuncia un nuovo aumento del costo del denaro. Critiche dall’Italia

Il presidente della Bce, Christine Lagarde, nel suo intervento in occasione dell’Ecb Forum on Central Banking 2023 del 27 giugno 2023 ha annunciato un nuovo, imminente, aumento del costo del denaro. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito che non è la soluzione.

Lagarde: nuovo aumento del costo del denaro a Luglio

L’ultimo aumento del costo del denaro è solo di qualche giorno fa, ha portato un aumento dei tassi di interesse su mutui a tasso fisso e variabile, ma ha un forte impatto anche sulle imprese che, se hanno bisogno di liquidità per fare investimenti, sanno che avranno condizioni di prestito particolarmente gravose.

L’obiettivo della BCE è contenere l’inflazione attraverso una politica monetaria in grado di incidere sulla domanda di beni e quindi sui prezzi. A un anno dall’inizio della nuova strategia della Bce, gli effetti sull’inflazione sono ridotti, le famiglie e le imprese italiane hanno difficoltà a far fronte agli impegni economici e sono in molti ad annunciare un rischio recessione per l’Italia.

Giorgia Meloni: l’aumento dei tassi non è la soluzione

Il premier Giorgia Meloni nel discorso alla Camera ha sottolineato “la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi non pare a molti la strada più corretta da perseguire. Questa inflazione non è figlia di un economia che cresce ma di fattori esogeni come la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l’aumento dei tassi finisca per colpire più le economie che l’inflazione, che la cura si riveli più dannosa della malattia”. Secondo il Presidente del Consiglio l’Italia ha bisogno di sostegno alla crescita e non di misure che rischiano di mettere in difficoltà ancora di più le persone.

Certo per chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile nell’ultimo anno e che quindi ancora beneficia poco degli effetti sulla rata dell’ammortamento, ha notevoli difficoltà e ha visto la rata crescere a dismisura. Chi vuole accedere ora a un finanziamento sa che le condizioni sono proibitive, non solo perché i tassi sono alti, ma anche perché le banche hanno stretto le maglie del credito.

Antonio Tajani: errati gli annunci con largo anticipo

Sulla stessa linea il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani che è intervenuto al X Congresso confederale nazionale della Confsal, dove ha sottolineato che il costante aumento del costo del denaro non favorisce la crescita, inoltre critica la politica dell’annuncio con largo anticipo perché va a irrigidire ancora di più gli operatori. Tajani sottolinea che l’aumento del costo del denaro non è la soluzione giusta perché noi soffriamo un’inflazione non dovuta a situazioni interne, ma a fattori esterni come la guerra ai confini dell’Europa che ha portato aumenti nel settore energetico che a catena si sono riversati su tutto il sistema a causa del loro perdurare. Insomma l’aumento dei prezzi non è dovuto all’aumento della domanda quindi non si deve agire sulla domanda di beni e ricalibrare domanda/offerta.

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