Fermo amministrativo, numerosi cittadini stanno ricevendo gli avvisi

L’Agenzia Entrate e Riscossione ha avviato in questi giorni la procedura per la riscossione dei crediti fiscali e sta inviando numerosi preavvisi di fermo amministrativo. Ecco cosa sta succedendo.

Fermo amministrativo auto in arrivo a pioggia: ecco perché

Molti italiani stanno ricevendo in questi giorni atti di preavviso di fermo amministrativo da parte dell’Agenzia della Entrate. La raffica di invii è dovuta al fatto che durante la pandemia è stata sospesa l’attività di riscossione da parte dell’Agenzia e con essa anche l’applicazione di misure cautelari, come appunto è il fermo del veicolo. Con il termine dello stato di emergenza si ritorna però agli ordinari termini e di conseguenza stanno ripartendo i provvedimenti.

Deve essere ricordato che il preavviso di fermo amministrativo sul veicolo è differente dall’atto definitivo, infatti consente di circolare tranquillamente. L’atto accompagna però la cartella esattoriale, il contribuente viene quindi avvisato che entro 60 giorni deve provvedere al pagamento delle somme, in caso contrario come previsto dall’art. 86 c. 1 dpr 602/73, il provvedimento relativo al veicolo individuato nell’atto verrà iscritto al Pubblico registro automobilistico (Pra) senza ulteriori comunicazioni.

Una volta avviato il fermo amministrativo vero e proprio, come detto senza bisogno di ulteriori comunicazioni o notifiche, il veicolo non potrà più circolare su strada in quanto rientra nella disponibilità dell’Agenzia che può disporne anche la vendita forzata. Nel caso in cui il veicolo continui a circolare si può applicare una sanzione pecuniaria che va da 1.988 euro a 7.953 euro.

Leggi anche: Fermo amministrativo auto: tutto ciò che c’è da sapere

Fermo amministrativo auto: cos’è e qual è la procedura

Si può disporre il fermo amministrativo sull’auto che uso per andare a lavoro?

Nel caso in cui il bene sia strumentale all’esercizio della propria professione, non può essere disposto il fermo amministrativo. Naturalmente tale beneficio non è automatico, infatti il soggetto che riceve il preavviso deve comunicare al riscossore che il bene è strumentale. La strumentalità deve però essere dimostrata dal soggetto interessato, su questo punto non vi è un criterio unico per capire se un bene sia o meno strumentale. Tra i fatti considerati incontrovertibili vi è l’iscrizione del mezzo nel registro dei beni ammortizzabili, mentre sembra difficile affermare che sia strumentale il veicolo utilizzato semplicemente per recarsi al lavoro. La sentenza del 17 giugno 2015, n. 3559/09/2015 della Commissione tributaria regionale della Regione Lazio conferma che “La natura strumentale del bene sottoposto a pignoramento comporta l’illegittimità dell’atto”.

Ricordiamo che non può essere sottoposta a tale misura cautelare neanche l’auto a disposizione di persone disabili.

Bonus Ristoranti: è arrivato il decreto attuativo. Tutte le novità

È pronto al via il Bonus Ristoranti, con agevolazioni fino a 30.000 euro in favore delle aziende del settore, tra cui anche gelaterie e pasticcerie, per investimenti in beni strumentali. Ecco codici Ateco interessati e requisiti.

Cos’è il bonus ristoranti

Il bonus ristoranti è stato introdotto con la legge di bilancio 2022, mancava però fino ad ora il decreto attuativo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Lo stesso è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 agosto 2022. Il Bonus ristoranti prevede in favore delle imprese del settore (ristoranti, pasticcerie e gelaterie) un bonus a copertura fino al 70% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali durevoli, per un importo massimo di spese ammissibili di 30.000 euro. Il fondo stanziato è di 56 milioni di euro.

Chi può chiedere il bonus ristorazione?

Abbiamo anticipato che il Bonus Ristoranti è rivolto a ristoranti, pasticcerie e gelaterie, sono però previsti ulteriori requisiti specifici. Ecco di quali si tratta.

Le attività ammesse hanno codice Ateco 56.10.11 cioè ristoranti con somministrazione di cibo e bevande, 56.10.30 (pasticceria, gelateria), 10.71.20 (produzione di pasticceria fresca) e potranno accedere se regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese da almeno 10 anni.

In alternativa:

  • per i ristoranti è possibile godere dei contributi a fondo perduto nel caso in cui l’attività abbia provveduto all’acquisto prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali degli ultimi 12 mesi;
  • Per pasticcerie e gelaterie nel caso in cui negli ultimi 12 mesi siano stati acquistati prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% del totale.

Inoltre per poterne fruire è necessario:

  • essere nel pieno esercizio dell’attività;
  • non essere sottoposti a procedure concorsuali o liquidazione volontaria;
  • essere in regola con il versamento dei contributi (Durc);
  • in regola con gli adempimenti fiscali;
  • che abbiano restituito somme dovute in caso di revoca delle agevolazioni;
  • non abbiano ricevuto aiuti poi valutati dalla Commissione Europea come illegali o incompatibili.

Si può già chiedere il Bonus Ristoranti?

Il Bonus Ristoranti attualmente non è richiedibile, infatti manca ancora un decreto che dovrà essere emanato nell’arco di 30 giorni. Già ora è però noto che la richiesta dovrà essere effettuata tramite la piattaforma Invitalia che sarà il soggetto gestore della misura.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, quindi nessun credito di imposta da far valere con le detrazioni, ma un versamento in conto.

Il Bonus Ristoranti è sottoposto alla disciplina degli aiuti de minimis e quindi è necessario rispettare i limiti previsti per questa tipologia di aiuto.

Leggi anche: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Nuova Sabatini: come presentare la domanda e ottenere l’agevolazione

Fare impresa richiede la capacità di essere innovativi, di proporre nuove idee e utilizzare al meglio le nuove tecnologie. Solo in questo modo è possibile essere competitivi sul mercato. L’Italia, consapevole di ciò, ha previsto agevolazioni per le PMI che fanno innovazione. Gli strumenti a disposizione sono numerosi e tra questi vi è la Nuova Sabatini. Vedremo ora come richiedere questo importante aiuto.

Cos’è la Nuova Sabatini

La Nuova Sabatini è la legge che consente a PMI di ottenere agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali e prodotti (tra cui hardware e software) che rientrano nel campo degli Investimenti 4.0. Nel tempo la disciplina contenuta nel decreto legge 69 del 2013 ha avuto diverse modifiche soprattutto per quanto riguarda le modalità di pagamento. Con la legge di bilancio 2022 è stabilito che per gli investimenti effettuati a far data dal 1° gennaio 2022 gli importi di valore non superiore a 200.000 euro saranno pagati in unica quota. I pagamenti di importo superiore saranno pagati in quote annuali per un periodo massimo di 5 anni. Ciò che molti vorrebbero capire è come funziona il meccanismo di richiesta per l’accesso alla Nuova Sabatini. Vediamo in sintesi come funziona.

Per conoscere i beni che si possono acquistare con la Nuova Sabatini e gli aspetti generali, si può leggere la guida: Nuova Sabatini, come si ottiene l’erogazione del contributo

Passo 1: rivolgersi alla banca/ finanziatore

Ricordiamo che in seguito alla modifica alla Nuova Sabatini contenuta nella legge di Bilancio 2022 è stata emanata anche un’ulteriore circolare del Ministero dello Sviluppo Economico, la 696 del 17 marzo 2022. Proprio in questa sono specificati i passi da compiere. Le PMI che vogliono fare nuovi investimenti devono in primo luogo recarsi presso una banca o finanziatore e chiedere l’accesso al credito. Contestualmente devono manifestare la volontà di avvalersi dei benefici della Legge Nuova Sabatini.

In questa fase la PMI deve attestare di avere i requisiti per poter accedere alla Nuova Sabatini. Il finanziatore, verificata la correttezza della domanda, procederà a chiedere attraverso la piattaforma messa a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico la disponibilità dei fondi per accedere alla Nuova Sabatini. Il Ministero insieme al provvedimento di concessione invia il piano dei pagamenti. A questo punto il finanziatore concede i fondi per il finanziamento degli investimenti, ricordiamo che si può trattare di acquisto di beni strumentali oppure di leasing.

Passo 2 Nuova Sabatini: compilazione moduli DUI e RU

Terminato l’investimento, sarà la PMI a dover completare la procedura. Dovrà accedere alla piattaforma messa a disposizione dal ministero dello Sviluppo Economico e compilare il modulo DUI, cioè la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante l’avvenuta ultimazione dell’investimento. Terminata la compilazione il sistema genera il PDF del modulo DUI su cui dovrà essere apposta la firma digitale del rappresentante legale o procuratore della PMI. Il modulo dovrà essere quindi nuovamente inviato. Questa procedura deve essere completata entro 60 giorni dal completamento dell’investimento e comunque non oltre 60 giorni dal termine ultimo previsto per la conclusione dello stesso.

Nel caso in cui non siano rispettati i termini vi è la revoca del provvedimento di concessione.

Entro 120 giorni dall’ultimazione dei lavori, la PMI deve compilare sempre telematicamente il modulo RU (Richiesta Unica di Erogazione).  La compilazione di questo modulo può avvenire contestualmente alla compilazione del RUI. Anche in questo caso, dopo la compilazione viene generato il modulo in PDF su cui deve essere apposta la firma digitale del legale rappresentante o del procuratore della PMI.

Nel caso in cui il contributo previsto dalla legge Sabatini sia superiore a 150.000 euro, nel modulo RU devono essere inserite le dichiarazioni in merito ai dati necessari per la richiesta delle informazioni antimafia. Inoltre, nel Modulo RU, nel caso in cui siano stati chiesti fondi per Investimenti 4.0, deve essere inserita la dichiarazione di interconnessione dei sistemi con i sistemi di fabbrica.

Passo 3: Erogazione fondi

Il Ministero entro 60 giorni dalla ricezione della documentazione dovrà erogare i fondi. Nel caso di unica quota, erogherà la stessa per intero. Nel caso in cui le agevolazioni siano ripartite in più quote invece provvederà a erogare la prima. La PMI in seguito, con cadenza ogni 12 mesi, dovrà inviare al Ministero attraverso la piattaforma il modulo RP (richiesta di pagamento). Al verificarsi di irregolarità dei pagamenti della PMI nei confronti del finanziatore, lo stesso può segnalare al Ministero l’accaduto. In questo caso la PMI decade dall’agevolazione a causa nella irregolarità negli adempimenti.

Nuova Sabatini, come si ottiene l’erogazione del contributo?

I contributi della nuova Sabatini possono essere erogati in cinque rate. Ciò significa che la concessione del contributo può essere spalmata su più quote. La novità è arrivata all’inizio del 2022 con la legge di Bilancio annuale. E l’erogazione su più quote dei contributi della nuova Sabatini ha decorrenza per le domande presentate a partire dal 1° gennaio 2022. Il contributo in un’unica soluzione è ammissibile solo per finanziamenti non superiori ai 200 mila euro. In entrambi i casi, si può chiedere il contributo solo concludendo l’investimento. L’investimento deve essere effettuato entro i 12 mesi successivi alla data di stipula del contratto di finanziamento. Diversamente si può perdere il contributo.

Nuova Sabatini, quali sono le condizioni di finanziamento?

Le condizioni relativi alla nuova Sabatini prevedono l’assistenza della garanzia del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese (Pmi) fino all’80% dell’ammontare del finanziamento. Il finanziamento non deve superare i cinque anni. L’importo minimo è pari a 20 mila euro, quello massimo arriva a 4 milioni di euro. Il limite minimo si riferisce alla singola domanda. Il limite dei 4 milioni di euro, invece, si riferisce alla somma di tutti gli investimenti ammessi dal ministero per lo Sviluppo Economico a vantaggio di una singola Pmi dall’entrata in vigore del decreto legge numero 69 del 2013. Il contributo deve essere utilizzare per coprire interamente gli investimenti ammissibili.

Quali sono i beni che possono essere acquistati con la nuova Sabatini?

Le piccole e medie imprese possono utilizzare le agevolazioni della nuova Sabatini per:

  • acquistare, anche in leasing, i beni strumentali oggetto di investimento. I beni devono essere destinati alle strutture produttive già esistenti oppure da creare. Le strutture possono essere situate ovunque nel territorio nazionale;
  • rientrano negli investimenti, diversi da quelli 4.0, le spese per acquistare o per prendere in leasing impianti, macchinari e attrezzature nuove a utilizzo produttivo;
  • i beni oggetto di investimento, inoltre, devono essere a utilizzo produttivo. Ci deve essere correlazione tra l’acquisto del bene e l’attività svolta dalla piccola e media impresa.

Quali imprese possono presentare domanda per ricorrere alla nuova Sabatini?

Le agevolazioni della nuova Sabatini sono riservate alle micro, piccole e medie imprese. Al momento della presentazione della domanda delle agevolazioni, le imprese devono risultare costituite e iscritte nel Registro delle Imprese. Inoltre, le imprese devono essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non devono trovarsi in situazioni di liquidazione volontaria oppure essere sottoposte a delle procedure concorsuali.

Nuova Sabatini, a quanto ammonta il contributo del Mise?

Il contributo del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) è concesso a fronte di un finanziamento in leasing oppure bancario erogato da un intermediario finanziario o da un istituto bancario aderente alle convenzioni del ministero stesso, dell’Abi o della Cassa depositi e prestiti. L’ammontare del contributo si determina nella misura degli interessi calcolati su un prestito di 5 anni e di importo pari a quello dell’investimento. Il tasso di interesse è corrispondente:

  • al 2,75% sulle spese per gli investimenti ordinari;
  • 3,575% per spese di investimenti relative alle tecnologie digitali, sistemi di tracciamento e di pesatura dei rifiuti. Si tratta di investimenti rientranti nelle tecnologie dell’Industria 4.0.

Nuova Sabatini, come avviene la concessione del contributo del ministero per lo Sviluppo Economico?

L’erogazione del contributo avviene nel momento in cui si completa l’investimento. Quest’ultimo deve essere effettuato entro i dodici mesi susseguenti alla data di stipula del contratto di finanziamento. La data che fa fede è quella dell’ultimo titolo di spesa relativo all’investimento. Nel caso di leasing, fa fede la data dell’ultimo verbale di consegna del bene.

Nuova Sabatini, le novità introdotte nel 2022 dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise)

La legge di Bilancio 2022 aveva già ridefinito l’erogazione dell’agevolazione della nuova Sabatini prevedendo il contributo spettanti erogato su più quote a favore delle imprese per le domande inoltrare a partire dal 1° gennaio scorso. Il ministero è peraltro intervenuto con la circolare numero 696 del 17 marzo scorso per chiarire come debba avvenire l’erogazione del contributo. L’incentivo viene erogato in un’unica soluzione solo nel caso in cui il finanziamento non eccede i 200 mila euro. Per finanziamenti superiori (e comunque non oltre i 4 milioni di euro per l’insieme dei beni finanziabili per ciascuna piccola e media impresa) l’erogazione avviene per quote annuali.

Nuova Sabatini, come si presenta la domanda del contributo?

La domanda del contributo previsto dalla nuova Sabatini si presenta direttamente in banca o presso l’intermediario finanziario. La domanda deve avvenire, dunque, unitamente a quella di richiesta del finanziamento. È previsto che una singola impresa presenti più domande di agevolazioni a differenti banche o intermediari finanziari. Le domande sono ammissibili perché si riferiscano a investimenti differenti. Inoltre, il valore totale dei finanziamenti per ciascuna piccola e media impresa non deve eccedere i 4 milioni di euro.

Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari

La “Nuova Sabatini” è una legge che prevede finanziamenti agevolati per Micro, Piccole e Medie Imprese. Dalla sua entrata in vigore è stata più volte modificata, naturalmente in questa sede non è possibile operare una disamina dei vari mutamenti e di conseguenza ci riferiremo esclusivamente alla disciplina della “Nuova Sabatini” tenendo in considerazione i finanziamenti per l’anno 2021.

Cos’è la Legge Sabatini?

La Legge Sabatini viene introdotta la prima volta con la legge 69 del 2013, subisce più volte delle modifiche fino ad arrivare alla “Nuova Sabatini”, anche definita “misura beni strumentali” contenuta nella legge 178 del 2020 che altro non è se non la legge di Bilancio per il 2021. L’obiettivo fin dall’inizio è stato dare supporto alle aziende di piccole dimensioni che fanno più fatica a stare al passo con i tempi soprattutto dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. Questo ha dei costi che possono essere proibitivi, ma allo stesso tempo, se non sostenuti, possono condannare l’impresa alla scomparsa. Precisiamo da subito che i benefici della Legge Sabatini sono cumulabili con altri aiuti o agevolazioni.

La Legge Sabatini per il 2021 prevede degli incentivi per l’acquisto in proprietà e in leasing di macchinari e beni strumentali. Questo aiuto è rivolto a Micro, Piccole e Medie Imprese, ubicate sul territorio italiano, oppure in un Paese diverso, ma che intendono aprire una sede in Italia. Si manifesta come un’agevolazione per l’accesso al credito, d’altronde è necessario sempre porre attenzione a non travalicare il confine degli Aiuti di Stato, vietati dall’Unione Europea.

Per un approfondimento sugli Aiuti di Stato, leggi l’articolo: Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Le risorse disponibili

Ci sono ovviamente dei paletti e questi riguardano la tipologia di beni che possono usufruire dei finanziamenti, le percentuali finanziabili e le procedure. La prima cosa da dire è che non vi è una data di scadenza per la presentazione delle domande, ma i contributi sono concessi fino ad esaurimento dei fondi. A questo proposito è bene ricordare che per l’anno 2021 le richieste sono state numerose e proprio per questo con il decreto Direttoriale 2 luglio 2021 del Ministero per lo Sviluppo Economico è stato previsto un nuovo stanziamento di 425 milioni di euro.

Requisiti delle aziende per l’accesso alla Nuova Sabatini

L’accesso ai fondi della Legge Sabatini è consentito alle piccole e medie imprese che hanno chiesto un finanziamento per l’acquisto dei beni strumentali necessari alle aziende. Sono ammesse al finanziamento imprese che abbiano qualunque oggetto, anche agricoltura e pesca, tranne:

  • imprese che operano nel campo finanziario e assicurativo;
  • attività di esportazione.

Per poter accedere è necessario che le imprese:

  • siano in regola con gli obblighi inerenti l’iscrizione nel Registro delle Imprese;
  • non siano in liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali oppure “imprese in difficoltà”;
  • non abbiano un debito relativo all’ottenimento di precedenti aiuti, considerati successivamente illegali o incompatibili con il diritto dell’Unione Europea da rimborsare su un conto bloccato;

Interventi ammessi e misura del finanziamento

In passato i finanziamenti erano ammessi solo per l’acquisto di macchinari nuovi, oggi la situazione è cambiata e infatti è possibile ottenere le agevolazioni sia per l’acquisto sia per il leasing dei beni strumentali, non sono accessibili per l’acquisto di beni usati o rigenerati. I beni devono avere autonomia funzionale, non deve quindi trattarsi di componenti di beni già presenti in azienda e da sostituire.

Tra i prodotti acquistabili ci sono macchinari, attrezzature e beni strumentali, inoltre, viste le innovazioni che oggi riguardano praticamente tutte le aziende, è possibile far rientrare nel beneficio anche beni legati alle nuove tecnologie come software, hardware, investimenti digitali in nuove tecnologie per il tracciamento e la pesatura dei rifiuti, si ha quindi anche un’impronta green. Naturalmente vi deve essere correlazione tra i beni per i quali si chiede il finanziamento e l’oggetto dell’attività svolta. Ad esempio, un’azienda agricola può acquistare un nuovo trattore o un accessorio per la raccolta di cereali di nuova generazione, una fabbrica può scegliere di acqusire una nuova catena di montaggio che velocizzi le operazioni o le renda più sicure.

Come accedere ai benefici della legge “Nuova Sabatini”

L’ammontare dell’agevolazione dipende dalla tipologia di intervento. Per ottenere le agevolazioni è necessario chiedere un finanziamento diretto all’acquisto dei beni visti in precedenza presso una banca che ha aderito alla convenzione tra il Ministero per lo Sviluppo Economico, l’Associazione Bancaria Italiana e Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. Il finanziamento può coprire anche il totale del costo del bene e può essere assistito da una garanzia del “Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese”.

Affinché si possa ottenere l’agevolazione in oggetto è necessario che anche il finanziamento abbia dei requisiti specifici, in particolare è necessario che lo stesso abbia un importo minimo di 20.000 euro e che non superi l’importo di 4 milioni di euro;

Il piano di ammortamento non deve avere una durata superiore a 5 anni.

L’ammontare del contributo dipende dalla tipologia di investimento, per il 2021 è previsto che per l’acquisto di beni ordinari sia in misura del 2,75% annuo sull’importo finanziato, nel caso in cui abbia ad oggetto l’acquisto di beni che costituiscono investimenti in progetti green e nuove tecnologie, ad esempio Big Data, robotica avanzata, cybersecurity, l’importo viene maggiorato del 30% ed arriva al 3,575% annuo. Infine, particolari agevolazioni sono previste per le imprese che hanno sede in Regioni particolarmente svantaggiate come Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che potranno avere sui finanziamenti accettati un importo pari al 5,5% annuo. Per verificare l’importo che si può ottenere si può chiedere una simulazione alla banca, ci sono app specifiche che simulano questo finanziamento.

I passi da fare

La procedura per ottenere i fondi prevede che l’impresa che intende avvalersene, richieda il finanziamento presso la banca indicando che vuole avvalersi del benefici della legge Sabatini. La banca effettua i controlli necessari per verificare che l’azienda abbia tutti i requisiti necessari, e che abbiamo visto in precedenza, naturalmente lo fa attraverso i documenti che deve consegnare l’azienda. Se tutto è in ordine, trasmette la richiesta al Ministero per lo Sviluppo Economico al fine di prenotare le risorse. L’azienda può procedere al finanziamento anche prima di aver ottenuto il consenso del Ministero, ciò ad esempio nel caso in cui intenda comunque procedere all’investimento indipendentemente dall’ottenimento degli aiuti. Una volta che il Ministero avrà dato conferma indicando anche gli importi concedibili, la banca eroga il finanziamento. Ultimato l’investimento l’azienda chiede attraverso i moduli predisposti, l’erogazione dei fondi spettanti. Dal 2021 l’erogazione avviene in un’unica soluzione.

 

Auto aziendale come bene strumentale: vantaggi fiscali, limitazioni e rischi

I beni cosiddetti strumentali per un’impresa sono quelli che permettono di esercitare l’attività. Ragion per cui sono indispensabili e, tra l’altro, con il tempo questi beni vengono poi sostituiti con altri nuovi e più efficienti. Tra i classici beni strumentali spiccano le auto insieme ad altri veicoli, leggeri o pesanti, che permettono di esercitare l’attività d’impresa.

Basti pensare, per esempio, alle ditte dei settori edile e delle costruzioni, alle agenzie di noleggio ed alle scuole guida. L’auto aziendale come bene strumentale, inoltre, gode in Italia di benefici fiscali che sono rappresentati dalla detrazione piena dell’IVA ed anche dalla deducibilità al 100% dei costi di acquisto e di manutenzione.

Vantaggi fiscali, limitazioni e rischi per l’auto aziendale come bene strumentale

I vantaggi fiscali sopra indicati sono ammessi se e solo se l’auto aziendale viene utilizzata solo ed esclusivamente per l’esercizio dell’attività d’impresa. Altrimenti si rischiano contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. In quanto per usi e per fini anche diversi da quelli lavorativi l’auto aziendale in realtà non sarà un bene strumentale.

E, con un cambio di fiscalità che è meno vantaggioso per l’impresa, il mezzo di trasporto dovrà essere inquadrato come auto aziendale ad uso promiscuo. Oppure come auto aziendale ad uso personale in quanto è concessa dall’impresa, sotto forma di un compenso in natura, ad un dipendente oppure ad un collaboratore.

Le due alternative all’auto aziendale come bene strumentale

Molte imprese, specie se al controllo del Fisco non riescono poi a dimostrare l’uso dell’auto aziendale come bene strumentale, optano per l’inquadramento dei mezzi di trasporto ad uso promiscuo oppure, come sopra detto, ad uso personale. In entrambi i casi cambia di netto la fiscalità in quanto si rientra nella disciplina del cosiddetto fringe benefit.

Nel dettaglio, l’auto che è inquadrata come mezzo aziendale ad uso promiscuo può essere utilizzata sia per l’esercizio dell’attività di impresa, sia al di fuori delle mansioni e degli orari di lavoro. Il che significa, in questo caso, che un collaboratore o un dipendente può utilizzare l’auto aziendale ad uso promiscuo pure per coprire il tragitto casa-lavoro, e ritorno, senza infrangere la legge. Mentre l’auto aziendale ad uso personale, concessa ad un collaboratore, ad un dipendente ed anche ad un dirigente oppure a un amministratore, si presenta in tutto e per tutto come un compenso in natura che è tassabile e che è concesso dall’impresa.

Cosa si rischia utilizzando l’auto aziendale per scopi e per fini personali

Se l’auto aziendale viene concessa dall’impresa solo ed esclusivamente come mezzo di trasporto per l’esercizio dell’attività, altri fini ed altri usi sono perseguibili. Un dipendente che utilizza l’auto aziendale come se fosse una vettura ad uso personale, oppure ad uso promiscuo, può anche rischiare il licenziamento.

In quanto il lavoratore, in qualsiasi modo, non deve sfruttare i beni di un’azienda a proprio vantaggio per trarne un’utilità o un profitto a titolo personale. Specie quando per l’uso dell’auto aziendale, per esempio, l’impresa ha dato al lavoratore i buoni carburante a copertura delle spese per fare il pieno alla vettura.

Cosa rientra nei beni strumentali?

Oggi ci occuperemo nel mondo dei beni strumentali, una categoria di beni che compongono il lavoro di un’azienda e quindi di una partita IVA. Andremo a vedere, nel dettaglio cosa rientra nei beni strumentali e quali possono essere i coefficienti di ammortamento degli stessi.

Beni strumentali, cosa sono

Innanzitutto, senza troppi giri di parole, andiamo a precisare cosa si intende quando si parla di beni strumentali. Dunque, per beni strumentali si intendono quelli che un’impresa acquista per un uso pluriennale, in quanto essi contribuiscono all’attività per un periodo superiore all’esercizio. Rientrano in questa specifica categoria un immobile o anche un macchinario, come un computer o altri accessori utili allo sviluppo della stessa azienda.

Quindi, potremmo dire più dettagliatamente che nella definizione di beni strumentali sono compresi tutti quei beni materiali e immateriali (es. attrezzature, impianti, marchi, brevetti) che le imprese e i professionisti utilizzano per svolgere la propria attività. Si tratta di beni, dunque, che vengono utilizzati per un periodo di più anni.

Coefficienti di ammortamento per i beni strumentali

Ovviamente, per rientrare sempre al meglio nei bilanci aziendali, è lecito chiedersi quale sia la detraibilità di tali beni. E’ bene, a tal proposito, sapere che per ogni bene strumentale il ministero delle Finanze ha stabilito specifici coefficienti di ammortamento. In pratica, quando si parla di ammortamento, si tratta di una percentuale da applicare al costo di acquisto per stabilire periodicamente, ogni anno, quanta parte di questo costo si potrà scaricare, quindi si può sottrarre dai ricavi per ottenere il reddito su cui poi andare a pagare le tasse. In particolare, la legge stabilisce le seguenti percentuali di ammortamento:

  • Immobili 3%;
  • Costruzioni leggere 10%;
  • Mobili e macchine d’ufficio 12%;
  • Condizionatori e frigoriferi 15%;
  • Computer, stampanti, copiatrici, sistemi telefonici 20%;
  • Impianti di comunicazione interna 25%;
  • Impianti di allarme e ripresa fotografica 30%;
  • Spese di ristrutturazione locali adibiti all’attività 20%;
  • Autoveicoli e motocicli 25%.

Queste elencate sopra, le principali categorie di beni strumentali ed il loro ammortamento. Una domanda abbastanza frequente tra le aziende è chi può ammortizzare i suddetti beni dalle proprie spese.

Chi può ammortizzare i beni strumentali

L’ammortamento dei beni strumentali può essere fatto dalle imprese  ma anche dai professionisti. Queste categorie di lavoro possono dedurre, dunque, il costo dei beni acquistati sulla base dei coefficienti di ammortamento previsti dal ministero. In tale modo, il reddito imponibile ai fini del calcolo delle imposte gli sarà ridotto dell’importo delle quote di ammortamento.

Per fare un breve esempio, nel caso di un’impresa che ha un reddito imponibile di € 10.000 ed essa acquista un macchinario del valore di € 5.000, sarà ammortizzabile in 5 anni (€ 1.000 all’anno). Quindi, ogni anno l’impresa può dedurre dal proprio reddito la quota di ammortamento di € 1.000. Di conseguenza, l’importo su cui dovrà pagare le imposte (reddito imponibile) si ridurrà a € 9.000.

Agevolazioni e incentivi per beni strumentali

Per agevolare e incentivare l’acquisto di beni strumentali, la legge ha fissato alcune regole. Un esempio è l’agevolazione prevista dal Piano nazionale Industria 4.0 che riguarda sia i beni materiali che immateriali connessi alla trasformazione tecnologica e digitale, come macchinari avanzati, robot, software. Per queste tipologie di beni è prevista una durata di ammortamento ridotta.

Mentre, nel caso della legge Sabatini abbiamo un esempio di incentivo, sicché essa permette alle PMI di accedere più facilmente ai finanziamenti. In particolare, le imprese possono richiedere allo stato un contributo sugli interessi dei finanziamenti relativi all’acquisto di beni strumentali.

Dunque, ora che abbiamo fatto un bel po’ di luce sulla questione relativa ai beni strumentali, non vi resta che procedere agli acquisti di questi stessi beni per ampliare la vostra azienda, stando con l’anima rasserenata su ciò che potrete detrarre e su quali agevolazioni potreste avere all’acquisto degli stessi.

Ritorna il bonus per i beni strumentali

Il Decreto Competitività ha dato il via libera per il riconoscimento di un credito d’imposta per gli investimenti effettuati dalle imprese in beni strumentali nuovi.

Il credito d’imposta è del 15% delle spese sostenute dal 25/06/2014 al 30/06/2015 in eccedenza rispetto alla media degli investimenti, sempre in beni strumentali agevolabili realizzati nei 5 periodi di imposta precedenti.

Il costo unitario dell’investimento deve essere pari o superiore a € 10.000.

Gli investimenti in beni strumentali agevolabili vanno confrontati con la media degli investimenti in beni effettuati nei 5 periodi d’imposta precedenti.
Sull’eccedenza eventualmente risultante spetta il credito d’imposta del 15%.
E’ prevista la facoltà di escludere dal calcolo della media il periodo in cui l’investimento è stato maggiore.

Il calcolo della media è “mobile”, nel senso che, per i soggetti con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare:

  • per gli investimenti realizzati nel periodo 25.06.2014 – 31.12.2014, va considerato il quinquennio 2009-2013;
  • per gli investimenti realizzati nel periodo 01.01.2015 – 30.06.2015, va considerato il quinquennio 2010-2014.

Premesso questo, a seconda della data in cui i soggetti beneficiari risultano in attività è possibile distinguere le seguenti casistiche:

  • imprese già attive alla data del 25.06.2014 da almeno 5 anni: il credito d’imposta è calcolato tenendo conto della media degli investimenti dei 5 periodi d’imposta precedenti;
  • imprese già attive alla data del 25.06.2014 ma da meno di 5 anni: il credito d’imposta è calcolato con le stesse modalità previste per le imprese attive da almeno 5 anni, ma tenendo conto della media degli investimenti effettuati nei periodi d’imposta antecedenti a quello in corso al 25.06.2014 anche se inferiori a 5 nel caso di specie;
  • imprese costituite dal 26.06.2014: si applica l’interpretazione contenuta nella Circolare n. 90/E/2001 in base alla quale tali soggetti potranno usufruire dell’agevolazione anche per il primo periodo d’imposta, nonostante non esista un periodo precedente con cui effettuare il confronto.

Il credito d’imposta va determinato con riguardo agli investimenti effettuati nel periodo “agevolato”, cioè il credito è pari al 15% dell’intero ammontare degli investimenti realizzati nel periodo 26.06.2014 – 30.06.2015.

Il credito d’imposta va ripartito e utilizzato in 3 quote annuali di pari importo esclusivamente in compensazione.

La prima quota annuale é utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del secondo periodo di imposta successivo a quello in cui é stato effettuato l’investimento, per cui:

  • per gli investimenti effettuati nel periodo 25.06.2014 – 31.12.2014, il credito d’imposta è utilizzato: dal 01.01.2016 per 1/3, dal 01.01.2017 per 1/3, dal 01.01.2018 per 1/3;
  • per gli investimenti effettuati nel periodo 01.01.2015 – 30.06.2015, il credito d’imposta è utilizzato: dal 01.01.2017 per 1/3, dal 01.01.2018 per 1/3, dal 01.01.2019 per 1/3.

Il credito d’imposta va indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riconoscimento del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi d’imposta successivi nei quali il credito è utilizzato, ma non è soggetto al limite annuale di € 250.000 previsto dall’art. 1, comma 53, Legge n. 244/2007 per i crediti d’imposta.

Vera MORETTI

Se gli stranieri preferiscono gli spaghetti

 

Battuta d’arresto come non se ne vedevano dal 2009 per l’export italiano: secondo quanto diffuso dall’indagine Istat a settembre 2012 le esportazioni sarebbero calate del 2% rispetto ad agosto 2012 e del 4,2% su base annua. Ma a far risalire la china della crisi delle esportazioni ci pensa la buona cucina rigorosamente made in Italy: il settore dell’agroalimentare infatti avrebbe registrato, secondo Coldiretti, un aumento nelle esportazioni pari all’1,2%.

Ma vediamo nel dettaglio: la crisi dell’export si è fatta sentire sia per quanto riguarda i mercati di sbocco europei (-2,1%) sia per i mercati extra Ue (-2%). In calo sono state soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5%) e di prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli hanno segnato un aumento dell’1,0%.

Rispetto a settembre 2011, la flessione delle vendite risulta accentuata per Cina (-18,8%), paesi Mercosur (-13,7), Romania (-13,6%), Spagna (-12,8%) e Germania (-10,3%), mentre aumentano i flussi verso Stati Uniti (+19,4%) e paesi ASEAN (+22,9%).

Un segnale di controtendenza, che fa ben sperare, viene invece dal settore dell’agroalimentare italiano: secondo un’analisi Coldiretti su base Istat, a settembre 2012 si è registrato un aumento nelle esportazioni pari all’1,2% per un valore totale di 2,731 miliardi.

La crescita dell’agroalimentare è dovuta ad un aumento del 5,4 % delle spedizioni di prodotti agricoli e dell`1,1 % di quelle degli alimentari e delle bevande – sottolinea Coldiretti. –  Ad aumentare sono state le esportazioni in valore dei prodotti simbolo della dieta mediterranea Made in Italy come la pasta, il vino e le conserve di pomodoro”. E se l’auspicio è quello di cavalcare il trend più che positivo del cibo made in Italy, “il valore dell`export agroalimentare è destinato a far segnare a fine anno il nuovo record con un valore delle spedizioni superiore ai 30 miliardi di euro fatti registrare lo scorso anno – stima Coldiretti. – Un risultato importante poiché l’agroalimentare svolge in realtà un effetto traino per l`intero Made in Italy all’estero dove il buon cibo italiano contribuisce in misura determinante a valorizzare l`immagine dell’Italia all’estero“.

Sul fronte importazioni, i dati registrati da Istat non sono invece per nulla positivi: la battuta d’arresto ha riguardato anche il settore import, gli acquisti sono calati del 4,2% a livello congiunturale e del 10,6% su base annua.

Segnali di forte flessione si rilevano per gli acquisti da Giappone (-35,0%), India (-30,9%) e paesi EDA (-26,0%), mentre sono in forte crescita gli acquisti dai paesi OPEC (+18,0%) e Russia (+16,7%). Gli acquisti di autoveicoli (-44,9%) sono in netta flessione.

 

Alessia CASIRAGHI

Istat: produzione industriale +1,4%

A dicembre 2011 la produzione industriale è aumentata dell’1,4% rispetto al mese precedente, ma con un calo su base annua dell’1,7%. Lo comunica l’Istat che segnala come nel trimestre ottobre-dicembre l’indice segni -2,1% rispetto al trimestre precedente.

Nella media dell’intero 2011, aggiunge l’Istat, la produzione segna una variazione nulla rispetto all’anno precedente. In dettaglio a dicembre 2011 si registra una crescita su base annua del 3,2% per i beni strumentali mentre tutti gli altri raggruppamenti risultano in calo: del 10,3% per l’energia, del 3,6% per i beni intermedi e dello 0,8% per i beni di consumo.

Rispetto a dicembre 2010, i settori dell’industria che presentano una crescita più accentuata sono l’attività estrattiva (+11,8%), la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,1%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+7,2%).

Tra i settori in calo, quelli che in dicembre registrano le diminuzioni tendenziali più ampie sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-12,9%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%) e le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,9%).

Fonte: adnkronos.com