Riforma fiscale, presentata la bozza: Irpef, flat tax, Ires e agevolazioni

È pronta la bozza della tanto attesa riforma fiscale, si compone di 4 parti per un totale di 21 articoli che andranno a riguardare tutti i contribuenti. Ecco cosa cambia.

Riforma fiscale, riduzione delle imposte con revisione delle agevolazioni

L’obiettivo è ridurre la tassazione dei contribuenti e quindi diminuire la pressione fiscale, ma non solo, c’è anche lo scopo di semplificare il sistema. Ecco le principali misure della riforma fiscale.

La riduzione della pressione fiscale dovrebbe essere “finanziata” attraverso una riduzione delle agevolazioni fiscali in favore del contribuente, questo implica che per lo Stato il saldo non dovrebbe variare in modo considerevole, ne deriva che anche i servizi forniti ai cittadini non dovrebbero subire grosse variazioni, ma l’uso del condizionale è sempre d’obbligo.

Novità anche per le società che potranno avvalersi di una nuova Ires a due aliquote fiscali, inoltre per le imprese si va verso il superamento definitivo dell’Irap (imposta sui redditi delle attività produttive). Nella bozza è previsto anche l’addio all’imposta di bollo, ipotecaria e catastale, sia chiaro non scompariranno, ma tali tributi saranno riuniti in un tributo unico che dovrebbe essere più basso.

Per i redditi da fabbricati si procede all’applicazione della cedolare secca anche per gli immobili non a uso abitativo.

Riforma fiscale: arriva la flat tax per i lavoratori dipendenti

Nella bozza di riforma torna anche la flat tax per i dipendenti di cui si è molto parlato in campagna elettorale, la stessa prevede due termini temporali, per i redditi aggiuntivi, cioè flat tax incrementale, si applicherà già dal 2023, quindi aliquota fissa per i redditi aggiuntivi rispetto a quelli prodotti nell’anno precedente.

Leggi anche: Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Per l’avvio definitivo della flat tax per tutti i redditi da lavoro dipendente invece il termine previsto è fine legislatura. Di conseguenza la riduzione degli scaglioni Irpef a tre dovrebbe essere una misura temporanea e applicata quindi solo per il periodo dall’entrata in vigore della riforma fiscale fino all’entrata in vigore successiva della flat tax.

Attualmente sono in vigore quattro scaglioni:

  • 0-15.000 euro aliquota 23%;
  • 15.001-28.000 euro aliquota 25%;
  • 28.001 – 50.000 euro aliquota 35%;
  • oltre 50.001 euro aliquota 43%.

Con la riforma le due aliquote centrali dovrebbero essere accorpate con un risparmio di imposta per i redditi compresi tra 28.0001 euro e 50.000 euro.

Iva con aliquota Zero

Un’altra novità particolarmente interessante è l’applicazione dell’aliquota Iva zero per i beni di prima necessità. Secondo le stime Codacons questa sola misura dovrebbe portare al risparmio in media di 300 euro l’anno a famiglia, naturalmente molto dipenderà dal paniere di beni che effettivamente vengono inseriti all’interno del testo definitivo.

Tra le ipotesi vi è anche il federalismo fiscale che prevede il trasferimento dei gettiti Irpef e Iva verso la regione in cui effettivamente si è prodotto il reddito/ o di residenza del contribuente e in cui è avvenuto il consumo.

Ricordiamo che questa è solo una bozza e l’iter di approvazione della legge di delega per la riforma fiscale e infine il testo definitivo è piuttosto lungo.

Risarcimento blocco Libero mail e Virgilio mail: come fare?

Nei giorni scorsi molti utenti con indirizzo di posta elettronica Libero mail e Virgilio mail hanno avuto difficoltà in quanto per problemi tecnici è stato impossibile l’accesso. Molte le critiche per questa sospensione improvvisa a cui Italiaonline, società che gestisce i due domini di posta elettronica, non ha dato immediata risposta lasciando gli utenti senza informazioni per molte ore. Ora si profila la possibilità per gli utenti di richiedere un risarcimento danni, ma quali sono i termini per poterlo fare? Ecco qualche delucidazione.

Perché le caselle di posta elettronica di Virgilio e Libero erano fuori uso?

La prima cosa da dire è che ci sono numerose associazioni dei consumatori che stanno provvedendo a fornire consulenza a tutti coloro che ritengono di essere danneggiati dal blocco delle caselle di posta elettronica. Nel frattempo Italiaonline ha provveduto a rendere noto che non si è verificata alcuna violazione dei dati personali e di conseguenza, almeno da questo punto di vista, gli utenti possono stare sereni. Il guasto è stato dovuto a un aggiornamento che ha generato un bug del sistema operativo che ha compromesso il sistema operativo delle caselle di posta elettronica.

Come fare per ottenere il risarcimento?

A dare le prime indicazioni sulla procedura da eseguire per ottenere il risarcimento dei danni dovuto al mancato funzionamento della casella di posta elettronica, è Altroconsumo. L’associazione a tutela dei consumatori consiglia di inoltrare un reclamo a Italiaonline in cui si richiede:

  • il ripristino immediato della funzionalità della casella di posta elettronica;
  • la garanzia che siano state attivate tutte le misure necessarie per evitare la violazione della privacy e quindi la diffusione dei dati personali;
  • un ristoro che la mancata possibilità di accesso alla propria casella di posta elettronica.

Secondo i consigli di Altroconsumo, la diffida per conoscenza deve essere inviata anche all’AgCom.

Altroconsumo rende noto che il ristoro può essere richiesto sia dai clienti business che usano l’indirizzo di posta elettronica per lavoro, sia dai clienti privati che comunque hanno bisogno di accedere a comunicazioni ufficiali, ad esempio da parte del datore di lavoro. Il fatto che per i clienti privati la posta elettronica sia un servizio gratuito non costituirebbe, secondo la nota associazione dei consumatori, un ostacolo all’ottenimento del ristoro.

Le indicazioni per ottenere il risarcimento di Codacons

L’associazione Codacons mostra le stesse perplessità e in particolare sottolinea che il black out di Vigilio Mail e Libero Mail durato quasi 3 giorni ha causato ripercussioni e problemi tecnici agli utenti a cui si aggiungono problemi organizzativi a livello personale e lavorativo.

Occorre sottolineare che ad oggi tutti hanno almeno un indirizzo di posta elettronica e tramite la stessa si gestiscono numerosi rapporti interpersonali e lavorativi, diventa infatti un mezzo di scambio di informazioni e documenti che tradizionalmente passavano attraverso la posta cartacea e che ora possono avere il vantaggio dell’immediatezza dovuto alla posta elettronica. Proprio per questo chi è abituato a scambi quotidiani di corrispondenza ha avuto ripercussioni anche di tipo economico dovute al rallentamento del lavoro.

Anche attraverso Codacons è possibile prendere parte alla class action.

Monopattini elettrici: dal Governo l’annuncio di nuove regole

I monopattini elettrici hanno sempre destato parecchie polemiche, c’è chi li ritiene pericolosi, chi ne chiede la regolamentazione e chi invece pensa che questa porti solo nuove spese. Una rivoluzione è però in arrivo, ecco cosa potrebbe cambiare per i possessori.

Monopattini elettrici: è arrivato il momento di una regolamentazione stringente

I monopattini sono entrati nella nostra quotidianità quasi come se fossero un gioco. Ci si è poi accorti che erano comodi per evitare il traffico, per risparmiare carburante e muoversi in città. La loro distribuzione su larga scala ha però iniziato a creare problemi perché gli incidenti si moltiplicano e a farne le spese sono pedoni e non solo. Nel biennio 2021-2022 si sono registrati 24 morti alla guida di monopattini e numerosi incidenti gravi.

Proprio il verificarsi di numerosi sinistri ha portato molti a richiedere una regolamentazione e il Ministro Salvini ha annunciato l’arrivo di nuove regole.

La prima regola annunciata riguarda i limiti di velocità, ha sottolineato il ministro Matteo Salvini che si sta lavorando a una serie di regole per le quali non potranno più essere venduti e di conseguenza acquistati, veicoli che superino il limite di 20 km orari.

Il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile sta inoltre lavorando a ulteriori ipotesi, in particolare, si sta studiando la possibilità di inserire l’obbligo di indossare il casco per chi usa il monopattino e introdurre l’apposizione della targa obbligatoria e l’immatricolazione. Inserire la targa obbligatoria, vuol dire registrare i monopattini e quindi conoscere il proprietario e far valere le responsabilità nei suoi confronti nel caso in cui dovesse provocare sinistri. Ad esempio, se oggi con un monopattino senza targa, causo un incidente stradale e senza essere fermato scappo via, con l’introduzione della targa non potrò più farlo perché l’identificazione del responsabile del sinistro sarà più facile.

Richieste del Codacons per la regolamentazione dei monopattini elettrici

Nuove regole per l’uso dei monopattini sono richieste anche dal Codacons, associazione dei consumatori, che punta sul divieto di uso per i minorenni. Sembra un po’ improbabile che possa essere approvato visto che già ora i minorenni possono utilizzare mezzi a motore, il classico scooter ma anche le minicar.

Inoltre chiedono l’obbligatorietà della sottoscrizione di una polizza assicurativa, in questo modo in caso di sinistri sarà possibile ottenere il risarcimento da parte della compagnia di assicurazione. Codacons chiede anche l’introduzione sui monopattini di sistemi volti volti a bloccare l’uso del monopattino nel caso in cui a bordo salga più di una persona.

Cos’è il PUN nella bolletta energetica? Cambiano i contratti

Chi sta cambiando contratto per la bolletta energetica, ad esempio perché il vecchio contratto è in scadenza, oppure sta tentando il passaggio dal mercato di maggiore tutela al mercato libero, avrà notato che nei contratti viene si nomina la componente PUN, ma di cosa si tratta e cosa cambia?

Come è cambiato il mercato dell’energia e a cosa serve il PUN

Il mercato dell’energia è in forte mutamento, le tariffe sono aumentate in modo imprevisto e soprattutto massiccio. Chi aveva stipulato un contratto nel mercato libero anche solo 12 mesi fa, ha approfittato di tariffe che ora sono fuori dal mercato, con kW pagati anche solo 35 centesimi o meno per qualche contratto più vecchio. Chi è rimasto nel mercato tutelato invece vede le tariffe aggiornarsi ogni tre mesi (dal mese di ottobre 2022 saranno aggiornate ogni mese) di conseguenza mentre per i primi la bolletta è rimasta stabile, per i secondi la bolletta è cresciuta in maniera repentina e di mese in mese.

Per chi però aveva proposto contratti a prezzi adeguati all’epoca e ora fuori mercato, le cose diventano difficili. Si sono accorti che devono inserire un meccanismo di adeguamento delle tariffe per evitare di pagare la componente energetica più di quanto poi previsto dai loro contratti agli utenti finali. Arriva quindi la soluzione il PUN.

Come funziona il PUN (Prezzo Unico Nazionale)?

Basta cercare in rete dei preventivi per accorgersi che ormai tutti prevedono una quota mobile a cui si aggiunge una quota fissa e solo su questa si attua realmente la concorrenza tra le parti. Il PUN è la quota mobile, è acronimo di Prezzo Unico Nazionale, cioè prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica che viene acquistata sul mercato della Borsa Elettrica Italiana (IPEX – Italian Power Exchange).

Quando i gestori inseriscono nel contratto il prezzo basato sul PUN vuol dire che non si pagherà sempre lo stesso importo per kW, ma che questo varierà in base alle quotazioni dei mercati energetici. Di conseguenza all’aumentare del prezzo aumenterà la bolletta, proprio come avviene nel mercato tutelato offerto dal servizio elettrico nazionale. Al PUN si aggiunge il contributo al consumo.

Ricordiamo che il servizio elettrico nazionale sarà in vigore fino a gennaio 2024, ma Codacons ha chiesto una proroga per il fatto che ora le nuove tariffe proposte dal mercato libero sono più alte rispetto a quelle del mercato tutelato.

Caro energia elettrica: chiesta la proroga del mercato tutelato

Il costo delle materie prime energetiche è ormai fuori controllo e si avverte forte l’esigenza di tutelare i consumatori e le imprese dal caro energia in modo che possano far fronte ai costi dei consumi. Tra le proposte che arrivano da Confcommercio c’è la proroga del mercato tutelato o di maggior tutela. Ecco perché.

Tariffe senza sosta nel mercato libero

Il regime di tutela per il mercato del gas dovrebbe terminare a gennaio 2023, mentre per il mercato dell’energia elettrica dovrebbe terminare un anno dopo e quindi nel mese di gennaio 2024. Questo vuol dire che i clienti del mercato di maggior tutela devono scegliere un operatore del mercato libero prima delle scadenze indicate.

Viene però rilevato che nel tempo le tariffe applicate dagli operatori del mercato libero sono molto aumentate, più di quelle del mercato tutelato. Deve essere ricordato che le tariffe nel secondo caso sono aggiornate trimestralmente da ARERA (Autorità per la Regolazione per Energia Reti e Ambiente) in basi ai costi delle materie prime. L’ultimo aggiornamento per le tariffe elettriche vi è stato il 1° ottobre e ha visto un aumento del 59%. Aumento calmierato grazie all’intervento di Arera, infatti il rischio era un aumento del 100%.

La stessa Arera ha però dichiarato che ora l’aggiornamento, in via provvisoria ed eccezionale, sarà effettuato mensilmente, in questo modo appena vi sarà una riduzione dei costi dell’energia la stessa sarà vigente in favore dei clienti che sono ancora nel mercato tutelato ( Servizio Elettrico Nazionale).

Proroga del mercato tutelato: confronto tra le tariffe

Confcommercio ha sottolineato che le tariffe nel mercato libero rispetto a un anno fa sono aumentate del 78%, mentre il mercato tutelato offre maggiori tutele per i consumatori. Secondo i dati rilevati da Istat, l’aumento delle tariffe della luce nel mercato tutelato in un anno è del 57,3% mentre le tariffe del mercato libero hanno avuti incrementi a 3 cifre, circa 135,9%.

Sulla stessa linea di Confcommercio è Codacons, il quale ha sottolineato che nel mercato libero solo l’8,85% delle proposte è inferiore al prezzo praticato nel mercato tutelato. Per il gas la percentuale sale al 14,58%. Codacons sottolinea che chi oggi in virtù di un vecchio contratto sta pagando con il mercato libero tariffe più basse rispetto a quelle del mercato tutelato, al rinnovo del contratto dovrà subire aumenti astronomici delle tariffe che non saranno solo legati all’aumento del costo dell’energia, ma prevederanno anche una sorta di recupero rispetto a quanto non pagato finora. Proprio per questo il Codacons chiede che sia posticipata la fine del mercato tutelato. Auspicio arrivato nei giorni scorsi anche da Arera.

Aumenti carburanti:la Guardia di Finanza indaga. Sentito il ministro Cingolani

Gli aumenti del costo dei carburanti arrivati a oltre 2,30 euro al litro anche in modalità self service e che hanno portato i prezzi del diesel e della benzina ad essere quasi pari, hanno generato molto allarme nei consumatori. Sono in molti ad aver sostenuto che in passato con prezzi al barile simili a quelli odierni, il prezzo del carburante comunque non ha avuto le flessioni attuali e di conseguenza gli aumenti carburanti delle settimane scorse sono ingiustificati e quindi speculativi. Ora la Guardia di Finanza vuole vederci chiaro.

Sospiro di sollievo per gli italiani con il taglio delle accise sui carburanti per un mese

Nelle settimane appena trascorse gli italiani hanno dovuto far fronte ad aumenti dei costi dei carburanti spropositati. Questo ha costretto il Governo a intervenire applicando un taglio delle accise di 30,5 centesimi. Ad essere precisi il taglio è di 25 centesimi a cui si accumula un risparmio sull’IVA di 5,5 centesimi. Questa applicazione porta nuovamente i carburanti sotto la soglia dei 2 euro al litro sia per la benzina sia per il diesel. Questa misura per ora avrà la durata di 30 giorni.

Nei confronti di questa decisione non sono mancate le proteste dei gestori che hanno sottolineato la necessità di intervenire con meccanismi di compensazione al fine di evitare perdite dovute alle accise già assolte. Forse però questa volta hanno esagerato perché nel frattempo sono partitre le indagini della Guardia di Finanza per verificare se gli aumenti applicati dai vari gestori fossero in linea con l’effettivo aumento del prezzo del petrolio oppure vi sono state manovre speculative alimentate dall’allarme generato dalla guerra in Ucraina.

Guardia di Finanza indaga sugli aumenti carburanti

Il fascicolo è stato aperto da diverse Procure, la Procura di Roma indaga con un fascicolo per manovre speculative su merci, l’indagine è guidata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e nella giornata di ieri, in qualità di persona informata sui fatti, è stato sentito il Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani che già nei giorni passati aveva sottolineato che gli aumenti applicati non erano in linea con gli effettivi aumenti del costo del petrolio. Il Ministro, da quanto si apprende, avrebbe reso dichiarazioni molto dettagliate sulla questione e consegnato un corposo fascicolo. Di conseguenza avrebbe aiutato a chiarire i meccanismi che hanno portato a questi vistosi aumenti.

Cartelli dei prezzi: precedenti sanzionati

Se i sospetti fossero confermati, si potrebbe configurare una grave truffa ai danni dei cittadini e delle imprese. Non solo, ricordiamo che dal 1990 in seguito all’entrata in vigore della legge 287 vige il divieto di “cartelli dei prezzi” contenuto nella legge Antitrust. I cartelli consistono in accordi tra le imprese che coordinano tra loro i prezzi andando così ad eliminare gli effetti della libera concorrenza. Ad esempio se i vari gestori della distribuzione dei carburanti si accordano al fine di tenere alti i prezzi, si ipotizza un cartello. La normativa prevede anche la possibilità per le imprese che collaborano di accedere a programmi di clemenza. Questi si applicano ad imprese che si autodenunciano e forniscono elementi probatori importanti al fine di rilevare l’infrazione delle regole Antitrust.

Non mancano casi passati. Ad esempio l’Antitrust (anni 2000) ha comminato una sanzione da 700 milioni di euro a un cartello assicurativo che compredeva tra le varie compagnie Generali, Ras, Sai, Lloyd Adriatico e altre compagnie condannate perché avrebbero stipulato un accordo per mantenere alti i prezzi delle polizze.

In seguito la Corte di Cassazione (con ordinanza 5327 del 2013 pronunciata dalla Sezione Civile VI-3) ha confermato la tutela per un assicurato che aveva stipulato la polizza con una delle compagnie sanzionate. In questo caso la Corte ha sottolineato che, visti i fatti già accertati e che non è possibile quindi porre nuovamente in discussione, in favore del ricorrente/consumatore vi è una presunzione che il premio corrisposto sia superiore al dovuto. Quindi l’assicurato non deve provare il danno, ma è la compagnia a dover fornire la prova liberatoria.

L’indagine sui prezzi dei carburanti è partita da un esposto presentato da Codacons a 104 Procure e all’Autorità Garante della Concorrenza. Per ora non c’è nessun soggetto iscritto nel Registro degli Indagati.

 

Stangata d’autunno? Aumenti in vista per le tariffe, ma attenti agli allarmismi

L’economia italiana è in forte ripresa come non accadeva da anni, ma tutto questo ha dei riflessi anche sui costi e il Codacons, associazione dei consumatori, parla di stangata d’autunno e prevede un aumento considerevole delle tariffe più importanti con un maggiore esborso per le famiglie di circa 1500 euro distribuito su soli 3 mesi. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Stangata d’autunno: attenzione all’eccessivo allarmismo

Occorre sottolineare che i titoli allarmistici sulla stangata d’autunno sono un po’ esagerati, infatti nella stima del Codacons sono inseriti anche i costi relativi al rientro a scuola degli studenti. Si calcola che per ogni figlio, tra corredo scolastico e libri, ci sia un esborso di circa 1200 euro. Tale somma però non è determinata solo da rincari, ma anche da prezzi “base”. Codacons calcola il solo corredo scolastico (astucci, diari, quaderni, zaini, colori) nel 2021 costerà 550 euro circa per alunno, ma su queste voci è possibile comunque operare con oculatezza, ad esempio evitando prodotti griffati. In realtà gli effetti rincari sono più bassi e li vedremo nel prosieguo.

Tenendo in considerazione esclusivamente i rincari, Federconsumatori stima una spesa in più pari a 7,1 euro per il corredo scolastico del 2021. Addirittura Federconsumatori per il 2021 ipotizza una riduzione della spesa relativa ai libri, calcola che uno studente del primo anno di liceo debba spendere per i libri 668,20 euro, pari all’1,3% in meno rispetto al 2020. Per uno studente di prima media, invece, sempre secondo Federconsumatori, la spesa per i libri sarà di 429,30 euro, pari al 3,1% in meno rispetto al 2020. Naturalmente sono stime, infatti molto dipende anche dalle scelte dei libri scolastici operate dagli insegnanti, ogni singola famiglia potrà valutare l’effettiva spesa.

Rincari d’autunno: nel 2021 l’inflazione corre

Ritornando alle voci sulla stangata d’autunno, in Italia attualmente si registra un’inflazione al 2,1% e questo porta ad un aumento dei prezzi al consumo, a farne le spese più di tutti è il comparto energetico, trasporti, turismo. Dal solo aumento dell’inflazione secondo le stime fatte ci sarà un aumento di 190 euro del costo della vita.

Il solo comparto dei trasporti che ha visto ad agosto un forte aumento di domanda ha registrato aumenti di prezzi del 5,3%, questi però non sono del tutto giustificati se non con la necessità del settore turismo di aumentare le entrate dopo i blocchi dovuti al covid e all’aumento di domanda degli italiani.

Stangata d’autunno 2021: il settore energetico registra aumento del costo della materia prima

Particolarmente importante è l’aumento del prezzo del metano, raddoppiato rispetto a quello dei mesi primaverili, tale aumento è dettato da un incremento della domanda da parte dei Paesi asiatici. A ciò si aggiunge che il 1° ottobre l’ARERA ( Autoritàdi Regolazione per Energia, Reti, Ambiente) provvederà ad aggiornare le tariffe e ovviamente su queste si rifletterà proprio l’aumento del costo del metano che a sua volta porterà aumenti anche della bolletta elettrica. Ciò perché la maggior parte delle centrali termoelettriche utilizza il metano per produrre energia. L’aumento a famiglia per il costo di elettricità e gas spalmato sull’ultimo trimestre del 2021 sarà di 24,5 euro.

Non va meglio con i carburanti, infatti attualmente c’è un aumento del 17,8% del prezzo della benzina rispetto allo stesso periodo di un anno fa, mentre per il gasolio l’aumento registrato rispetto a settembre 2020 è del 16,7%. L’aggravio calcolato per i carburanti è di 75 euro in più a famiglia. L’aumento dei prezzi di carburante secondo le stime porterà ad un aumento anche del costo dei prodotti che viaggiano su gomma, ad esempio quelli del settore alimentare.

Il Tar blocca gli aumenti di luce e gas, l’Authority non ci sta. Ira del Codacons

Esultano le associazioni dei consumatori. Il Tar della Lombardia ha infatti sospeso gli aumenti delle tariffe di luce e gas scattati dallo scorso 1 luglio, accogliendo il ricorso del Codacons che adesso chiama “i 30 milioni di utenti italiani dell’energia ad aderire alla class action avviata“.

Per opporsi agli aumenti, il Codacons sostiene infatti che “se le tariffe energetiche sono aumentate per effetto di condotte illecite adottate da speculatori professionisti, e non certo per il normale andamento del mercato, l’Autorità dell’energia avrebbe dovuto sospendere qualsiasi incremento dei prezzi“.

Invece, è arrivato il via libera agli aumenti e l’Autorità, secondo il Codacons, “si è limitata ad avviare un procedimento intimando la cessazione immediata delle condotte anomale ancora in corso e prevedendo ‘l’eventuale adozione di altre misure regolatorie’, ma ha deciso di nascondere ai cittadini l’elenco dei grossisti accusati di condotte illecite, omettendo volutamente di rendere pubblico l’elenco degli operatori coinvolti“.

A sua volta l’Autorità ha chiesto la revoca del decreto del Tar che blocca gli aumenti, provocando la reazione incredula del Codacons, che in una nota rincara la dose: “Nonostante i nostri sforzi, facciamo fatica a credere che l’Autorità per l’energia possa davvero chiedere la revoca del decreto del Tar della Lombardia che sospende gli aumenti di luce e gas, e se ciò dovesse avvenire sarebbe un provvedimento vergognoso contro il quale daremo battaglia in tribunale”.

Con l’annunciata istanza di revoca, l’Autorità insiste su un provvedimento illecito basato su crimini, e sembra voler a tutti gli effetti scaricare sugli utenti dell’energia i costi derivanti dalle speculazioni dei grossisti. È intollerabile che un organismo indipendente come l’Authority possa sostenere la correttezza di aumenti tariffari scaturiti da atti illegali, imponendo ai cittadini i costi di crimini e speculazioni. Siamo esterrefatti e pertanto daremo battaglia in tribunale contro l’Autorità e contro gli autori delle speculazioni che danneggiano gli utenti dell’energia”, conclude il Codacons.

Accordo Equitalia-Codacons

Buone notizie per i consumatori italiani, specialmente per quelli che si trovano a gestire pratiche e contenziosi con Equitalia; che sono momenti non sempre rilassanti e vissuti con leggerezza…

Attraverso un proprio comunicato, Equitalia ha infatti informato l’avvio di una collaborazione con il Codacons attraverso un apposito protocollo di intesa firmato dal presidente di Equitalia Vincenzo Busa e da quello del Codacons Carlo Rienzi.

In virtù dell’accordo, attraverso uno sportello telematico raggiungibile con un link all’interno del sito di Equitalia nell’area Associazioni e Ordini, i delegati del Codacons potranno richiedere informazioni per conto dei loro assistiti all’ente e avere risposte ragionevolmente veloci.

A solo titolo d’esempio, Equitalia segnala che sarà possibile avere informazioni in tempo reale su cartelle debitorie, ipoteche, situazioni di fermo amministrativo, oltre alla possibilità di presentare richiesta per la sospensione della riscossione.

Funerale di Imu e Tasi o dei contribuenti?

Tutto si può dire del premier Renzi ma non che non sappia usare parole e metafore chiare per spiegare concetti astrusi. Non che il taglio di Imu e Tasi sia un concetto difficile da capire, ma utilizzare la parola “funerale” per indicare l’abolizione delle due imposte significa far entrare bene il concetto nella testa degli italiani.

Ma la cancellazione di Imu e Tasi è un lusso che l’Italia si può permettere? Quando Silvio Berlusconi fece una mossa analoga nei confronti dell’imposta sulla prima casa di allora, l’Ici, non tenne conto di quanto il mancato introito potesse sbilanciare i conti delle amministrazioni locali e di quella centrale, per la parte d’imposta a lei girata. Risultato, cittadini felici in prima battuta ma poi mazziati dall’aumento della fiscalità locale introdotto per compensare i mancati introiti. Adesso, con Imu e Tasi, il rischio che molti paventano, e che il premier esclude, è lo stesso.

Tra questi il Codacons: “Facile fare annunci di questo tipo, più difficile trovare le necessarie coperture – ha infatti commentato il presidente, Carlo Rienzi -. La cancellazione di Imu e Tasi per tutti, infatti, toglierà dalle tasche dello Stato e dei Comuni ben 25 miliardi di euro. Un’ottima notizia per i contribuenti italiani, decisamente meno per le casse pubbliche, e se il Governo non individuerà le dovute coperture, la cancellazione di Imu e Tasi si trasformerà in un boomerang per i cittadini, attraverso un abnorme aggravio delle imposte locali per far fronte ai minori introiti garantiti dalla tassazione sulla casa“.

Se i Comuni vengono privati di tale risorsa – prosegue il Codacons -, e se dallo Stato centrale non arriveranno soldi sufficienti a coprire il buco, le amministrazioni comunali reagiranno aumentando la tassazione locale, come sempre avvenuto negli ultimi anni” (+177% nell’ultimo triennio, secondo i consumatori, ndr).

Del resto, il problema delle risorse da trovare per potere sopprimere Imu e Tasi preoccupa anche la Cgia, secondo al quale è necessario pensare prima di tutto alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Servono infatti 18,8 miliardi per evitare, entro l’inizio del 2016, gli aumenti delle accise sui carburanti, l’incremento degli acconti Irpef e Ires e il ritocco verso l’alto dell’Iva. Inoltre, entro la fine del 2015 dovranno essere trovati altri 1,5 miliardi per estendere al 2016 la decontribuzione totale a beneficio delle aziende che assumono a tempo indeterminato (una boccata d’ossigeno per l’occupazione) e altri 2,1 miliardi per consentire, dopo le sentenze della Consulta, la reindicizzazione delle pensioni e il rinnovo dei contratti dei lavoratori del pubblico impiego.

Chi, invece, opera nel settore delle costruzioni, vede di buon occhio l’abolizione di Imu e Tasi. È il caso di Confedilizia, che si dice sicura che l’intervento “è quello che serve all’Italia, ma soprattutto al settore immobiliare, che sta subendo da quattro anni un’imposizione fiscale senza precedenti, in gran parte patrimoniale e ormai più che doppia rispetto alla media europea“.