La guida al nuovo concedo parentale

Un particolare spaccato della società è quello collegato alle famiglie con i figli. Anche l’Unione Europea si è interessata all’argomento e quindi, torna in voga il congedo parentale. I nodi sono il ripartire in misura migliore i carichi relativi balla prole. E la materia è quella del congedo parentale. Sono aumentati i congedi relativi alle famiglie con figli. Una mostra molto importante questa, soprattutto per le famiglie con i figli piccoli e magari, entrambi i genitori lavoratori.

Come funziona il nuovo congedo parentale

“Favorire la parità di genere e migliorare la distribuzione dei carichi di cura all’interno delle famiglie”, questo ciò che ha deciso di sponsorizzare la UE per gli Stati membri. E ne tratta una approfondita guida del quotidiano “Il Corriere della Sera”.

Lo scorso 31 marzo il governo ha licenziato alcuni schemi di decreto proprio collegati alle nuove indicazioni dell’Unione Europea. Due decreti che andrebbero nettamente a migliorare le condizioni di lavoro e a potenziare i congedi parentali.

La direttiva UE più importante in materia è la n° 1158 del 2019. I diktat europei riguardano una maggiore ripartizione tra uomini e donne in ambito di cura della famiglia e dei figli. E naturalmente, si spinge verso la parità di genere.

La misura per i genitori single

Passa da 10 a 11 mesi il congedo parentale per i genitori single. Ma è solo una delle novità introdotte in materia. Salvaguardare le difficoltà dei nuclei familiari in cui manca un genitore è importante. Ma governo e UE vanno oltre. Infatti diventa di 9 medi la durata del congedo parentale. Parliamo della durata di quel permesso che consente di percepire anche lo stipendio, pur se ridotto al 30%. Il congedo di 6 mesi diventa di 9. Tre mesi di più, sempre al 30% della retribuzione e interscambiabili anche in alternativa tra i coniugi. Lo ha detto, sempre sul Corriere della Sera, il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Da 6 a 9 mesi il nuovo congedo, ma anche 3 mesi in più per le autonome

Aumenta di tre mesi la durata del congedo parentale quindi, una notizia questa molto attesa. Un’altra novità riguarda il congedo di maternità per le lavoratrici autonome con situazione reddituale fino a 8.145 euro annui. Anche in questo caso si tratta di un prolungamento dell’indennità di maternità come previsto dalla Legge n° 234 del 2021. In questo caso si passa da 5 ad 8 mesi. Va ricordato che la misura riguarda le;

  • Lavoratrici autonome;
  • Le titolari di rapporti quali i CO.CO.CO;
  • Le iscritte alle gestioni per lavoratori autonomi dell’Inps;
  • Le libere professioniste iscritte alle casse previdenziali legalmente riconosciute.

L’Inps ha già emanato la circolare con cui si spiega pure come inoltrare le domande visto che la procedura di richiesta telematica è già stata avviata e rigenerata alla luce delle novità appena licenziate.

Le altre novità più rilevanti

Tornando al congedo parentale, anche l’età del bambino fino alla quale può essere sfruttato il congedo è stata innalzata. Infatti adesso sarà  fino ai 12 anni del figlio il termine per poter sfruttare la misura. La novità riguarda tutti i figli, tanto gli adottivi che gli affidatari. La differenza in questo caso è sostanziale. La novità ha portato il tetto massimo di età del figlio da 6 a 12 anni. Via anche al cosiddetto congedo di paternità. SI tratta del congedo di 10 giorni obbligatorio e da sfruttare per intero senza frazionarlo. Questo congedo può essere chiesto dal padre del bambino già prima della nascita. Infatti la misura parte da due mesi prima del parto e può essere sfruttata fino a 5 mesi di età del nuovo nato o ai 5 mesi di ingresso in famiglia dell’adottato.

Per il congedo di paternità non ci sono conflitti con gli altri congedi collegati alla maternità, essendo una misura a se stante e dedicata solo ai padri. Non poteva mancare una variazione riguardo ai congedi collegati allo smart working.

Smart working e lavoro agile anche per i congedi

Il lavoro agile, così popolare in questi anni di pandemia, resterà una opzione anche adesso per le aziende che svolgono attività per le quali si può lavorare pure a distanza. La novità riguarda la priorità che deve essere concessa in materia di smart working ai lavoratori con figli in età tale da rientrare nel perimetro del congedo parentale. In pratica, il lavoro agile un datore di lavoro deve assegnarlo, se necessario, al lavoratore con figli fino a 12 anni di età. La richiesta la deve presentare il lavoratore e il datore di lavoro deve considerarlo come prioritario.

Inoltre, il lavoratore in queste condizioni non potrà in nessun caso essere inserito in progetti di demansionamento, licenziato, trasferito o “mal trattato”.

Family Act approvato definitivamente al Senato: ecco tutte le misure

La famiglia è sempre stata al centro della politica come destinataria di aiuti, ma anche come spina dorsale del Paese Italia. Ora il Parlamento licenzia il Family Act, definita la prima disciplina organica del welfare familiare. La maternità della legge è della ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, ma a condividere la paternità dell’atto c’è anche Matteo Renzi che sottolinea come la riforma sia nata alla Leopolda. Vediamo cosa prevede il Family Act.

Cos’è il Family Act?

Il family act ha ottenuto l’approvazione definitiva dal Senato della Repubblica il 6 aprile 2022 con 193 voti favorevoli, 10 contrari e 15 astenuti. Promuove la genitorialità con importanti aiuti alle famiglie e attraverso una serie di provvedimenti che mirano a una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia. Gli obiettivi della riforma sono molteplici e tra essi ci sono il contrasto alla denatalità, la valorizzazione della crescita dei bambini, promozione dell’autonomia dei giovani e aiuto alle donne nel mondo del lavoro attraverso misure volte a distribuire il carico familiare.

La prima cosa da dire è che in realtà il family act è un insieme di provvedimenti che sono stati licenziati in questi mesi e che hanno radicalmente cambiato il welfare delle famiglie. Molti provvedimenti sono già attuati e in piena fase di rodaggio, altri invece dovranno essere attuati nei prossimi mesi. Molte delle misure previste nel family act sono contenute nella direttiva dell’Unione Europea 2019/1158 e la legge prevede che per le misure che l’Italia ancora non ha adottato vi sono 24 mesi dall’approvazione del 6 aprile 2022 per portare a termine il percorso di attuazione. Il 31 marzo intanto è stato approvato lo schema del decreto legislativo per il recepimento della direttiva e di conseguenza a breve tutte le misure previste nel family act dovrebbero trovare attuazione proprio attraverso tale recepimento.

Le misure del Family Act

Assegno Unico

La prima e forse più importante parte del Family Act è sicuramente l’approvazione dell’Assegno Unico che gli italiani stanno già ricevendo dal mese di marzo 2022, questo prevede un importo per ogni figlio fino al 21° anno di età. L’importo si determina in base all’ISEE, al numero di figli ( con maggiorazioni per le famiglie numerose) in base ad eventuali handicap. Va a sostituire l’assegno alla nascita, le detrazioni per i figli a carico e l’assegno per il nucleo familiare, andando così a semplificare anche il welfare, visto che diversi aiuti vengono inglobati in un’unica misura. L’Assegno Unico, come sappiamo, non va a limitare il Bonus Nido che resta quindi un’importante misura volta ad aiutare le famiglie nella conciliazione dei ruoli.

Per approfondimenti consigliamo la lettura di:

Bonus Nido 2022: dal 24 febbraio si può presentare la domanda: guida

Online il sito per l’Assegno Unico: le Faq più importanti e casistiche

Congedi parentali

Con il Family Act sono inoltre stati rafforzati i congedi parentali in modo da favorire la conciliazione dei ruoli. I congedi parentali potranno essere utilizzati dai genitori fino al compimento del 14° anno di età del figlio. Attualmente è prevista tale possibilità fino al compimento del 12° anno di età. Inoltre è previsto per il settore privato, ma presto sarà esteso anche al settore pubblico, il congedo di paternità obbligatorio della durata di 10 giorni. Questo con la legge di bilancio 2022 è diventato strutturale e quindi non occorre che la misura sia rinnovata ogni anno.

Congedo di paternità a breve sarà esteso anche al settore pubblico

Al fine di favorire una migliore gestione dei carichi familiari, sono anche previste 5 ore di permessi retribuiti per i colloqui a scuola e permessi per accompagnare le donne alle visite durante il periodo della gravidanza.

Agevolazioni per giovani genitori

Per i giovani genitori con figli a carico sono previste agevolazioni anche per l’ingresso a sale teatrali e al cinema. Inoltre ci saranno agevolazioni per le spese di istruzione, palestre, corsi, viaggi di istruzione, sport e teatro.

Mutui under 36 e locazioni

Molti aiuti sono relativi alla casa, infatti sono previste condizioni agevolate per i mutui per l’acquisto della prima casa per le giovani coppie con meno di 35 anni di età al momento dell’acquisto dell’immobile. Il decreto sostegni bis per gli under 36 che decidono di acquistare una casa ha previsto l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale. Inoltre per gli acquisti soggetti ad IVA ha previsto un credito di imposta pari a quanto versato di IVA.

Per poter accedere a tali benefici è necessario avere un ISEE non superiore a 40.000 euro. Tale misura è valida per i contratti stipulati fino al 31 dicembre 2022, ma potrebbe essere estesa proprio per dare attuazione al Family Act.

Per chi invece preferisce la locazione di immobili ci sono detrazioni fiscali. Il Bonus affitti attualmente è previsto per i ragazzi di età compresa tra i 20 e i 31 anni di età. Consente di ottenere un credito di imposta di 991,60 euro per i primi quattro anni di durata contrattuale. Nel caso di durata superiore del contratto si applica una detrazione pari al 19% su un tetto massimo di 2.000 euro. La detrazione per il Bonus Affitti è finanziata con il Fondo Affitto Giovani. L’obiettivo è fare in modo che i giovani italiani lascino la casa dei genitori e si emancipino in giovane età come succede nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea.

Misure previste nel Family Act per il mondo del lavoro

Nel mondo del lavoro sono previste misure premiali per i datori di lavoro che mettono in pratica misure volte alla piena armonizzazione tra vita privata e lavoro ad esempio introducendo forme di lavoro flessibile.

Tra le misure del family act ci sono anche le agevolazioni per l’imprenditoria femminile e per chi incentiva il lavoro femminile al Sud. Sono previste attività di formazione in materia finanziaria e per la digitalizzazione in favore delle donne.

Tra le agevolazioni previste per le imprese che favoriscono il rientro a lavoro delle donne, c’è la decontribuzione in favore delle aziende che assumono personale per la sostituzione delle donne in maternità.

Nei prossimi mesi con l’approvazione del Family Act tutte le misure viste dovranno essere normate nel dettaglio ed entraranno in vigore in misura strutturale.

Congedo di paternità: a breve sarà esteso anche ai dipendenti pubblici

La legge di bilancio 2022 ha esteso fino a 10 giorni il congedo di paternità autonomo (cioè non alternativo a quello della madre) per i lavoratori del settore privato. Sono in molti a chiedersi se il Governo abbia intenzione di procedere a un’estensione simile anche per i dipendenti pubblici e proprio per questo è stata promossa un’interrogazione parlamentare avente ad oggetto l’estensione del congedo di paternità anche per i lavoratori del settore pubblico.

Cos’è il congedo di paternità autonomo?

Il congedo di paternità autonomo per i lavoratori del settore privato è previsto dalla legge 92 del 2012 ed è stato esteso con la legge di bilancio 2022 fino a 10 giorni. Inizialmente il congedo di paternità  aveva un carattere provvisorio e sperimentale per il triennio 2013-2015. La misura prevedeva una sola giornata di congedo obbligatorio per il padre, a cui si univano ulteriori due giorni facoltativi e da utilizzare in alternativa rispetto alla madre. Con il tempo si è provveduto a estendere tale diritto temporalmente fino a 10 giorni e si tratta di una misura diventata strutturale.

Deve essere fruito nei primi 5 mesi di vita del bambino. L’obiettivo è favorire il ritorno al lavoro delle madri lavoratrici attraverso una sorta di distribuzione dei carichi familiari. I 10 giorni possono essere anche non consecutivi, ma sono obbligatori, cioè il dipendente deve obbligatoriamente usufruirne. Il diritto può essere fatto valere anche in caso di adozione e affidamento, in questo caso i giorni devono essere fruiti nei primi 5 mesi dall’ingresso del bambino in famiglia. L’obbligo ha lo scopo di evitare che i datori di lavoro possano in un qualche modo ostacolare la fruizione degli stessi.

É prevista l’estensione del congedo di paternità ai dipendenti pubblici?

Naturalmente i lavoratori del settore pubblico chiedono di essere parificati e quindi di poter usufruire anche loro del congedo di paternità autonomo e obbligatorio, oltre che esteso a 10 giorni. Proprio per questo c’è stata la presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte della Deputata Vincenza Bruna Bossio. Alla stessa ha risposto la Sottesegretaria per il lavoro e le politiche sociali Tiziana Nisini. Si ribadisce che c’è l’intenzione in breve tempo di parificare la situazione dei dipendenti del settore pubblico e privato andando così a riconoscere anche ai dipendenti pubblici il diritto di fruire del congedo di paternità di 10 giorni da utilizzare nell’arco dei primi 5 mesi di vita del bambino.

La Sottosegretaria Nisini ha sottolineato che vi è l’intenzione di procedere attraverso un provvedimento di recepimento della normativa europea che parifica la posizione dei dipendenti del settore privato e pubblico. Si tratta quindi di una via piuttosto breve e che consente in poco tempo e senza ostacoli di raggiungere l’obiettivo.

Quali sono i passi da compiere per ottenere il congedo di paternità per i dipendenti pubblici?

La Sottosegretario Nisini nella risposta all’interrogazione parlamentare ha spiegato i successivi passi:

il Ministero del Lavoro ha già realizzato uno schema di decreto per il recepimento della direttiva europea 2019/1158, con il recepimento si andrà ad intervenire sul decreto legge 151 del 2001 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”. In questo modo si potrà quindi intervenire in modo generale sulle disposizioni relative al congedo di paternità. All’interno del decreto sarà inserito un articolo che disciplina il congedo di paternità autonomo e la disciplina potrà essere applicata senza distinzioni tra dipendenti del settore privato e dipendenti del settore pubblico.

A questo punto le modifiche dovranno essere recepite da tutte le Amministrazioni e saranno operative in favore di tutti i lavoratori, quindi anche di quelli del settore pubblico. La Sottosegretario ha precisato che il provvedimento avrà un contenuto anche maggiormente favorevole rispetto a quello previsto dalla disciplina dell’Unione Europea.

Per conoscere gli strumenti di tutela della paternità è possibile approfondire con:

Congedi per padri lavoratori e tutela paternità: la disciplina

Maternità e paternità per lavoratori dello spettacolo: circolare INPS 182/21

Maternità lavoratrici autonome, importi e requisiti 2022

La maternità lavoratrici autonome è un aspetto che riguarda molte italiane, di seguito gli importi e i requisiti previsti per il 2022.

Maternità lavoratrici autonome, le diverse categorie

La maternità lavoratrici autonome è un periodo in cui la donna deve essere in grado di convalidare il suo ruolo di lavoratrice con quello di madre. Un periodo che per certi lavori prevede l’astensione già dal momento in cui la donna scopre di essere incinta. Ma prima di andare avanti, occorre fare una distinzione tra i vari tipi di lavoratrici e le classi di appartenenza.

Infatti ci sono le donne lavoratrici autonome iscritte alla Gestione separata INPS, con le condizioni previste dalla legge n.335/1995 e le artigiane, commercianti e coltivatrici dirette. In quest’ultimo caso l’indennità di maternità è riconosciuta dalla legge n.546/1987. Infine ci sono tutte le lavoratrici autonome che appartengono a determinate casse previdenziali.

Le modifiche introdotte dalla legge di bilancio

La legge di bilancio ha introdotto alcune modifiche in merito. Secondo l’articolo 1, comma 239 le lavoratrici autonome hanno diritto a ulteriori 3 mensilità di congedo. Ma possono aderire a questa misura le:

  • libere professioniste anche se non gestite direttamente dall’INPS ma dalle relative casse previdenziali di appartenenza;
  • lavoratrici iscritte alla Gestione separata INPS;
  • lavoratrici autonome iscritte alle Gestioni autonome INPS tra cui le lavoratrici della terra come le coltivatrici dirette, colone, mezzane. Ma rientrano anche le esercenti attività commerciali, artigiane, imprenditrici agricole, pescatrici autonome della piccola pesca marittima.

L’estensione del congedo di maternità riguarda coloro che hanno un reddito inferiore a 8.15,00 euro. Una soglia che nei prossimi anni potrebbe avere un aumento in base alla variazione ISTAT sui prezzi al consumo di famiglie, di operai ed impiegati. E’ anche vero che però occorrono anche altre due requisiti:

  • il congedo di maternità sia iniziato successivamente al 1° gennaio 2022 (compreso);
  • il congedo di maternità sia iniziato prima della suddetta data, ma la sua conclusione è successiva al 1° gennaio 2022.

Un diritto che può essere goduto anche dal padre

Anche il padre del bambino può godere di questo diritto, ma solo in caso in cui si verifica dei gravi eventi. Ad esempio la morte o la grave infermità della madre, l’abbandono del figlio dalla parte della madre o l’affidamento esclusivo del bambino al padre. Quindi è chiara la necessità di permettere al padre di potersi prendere cura del bambino, per sostituire la madre quando questa è impossibilitata a farlo.

Infine l’estensione del congedo si calcola a partire da:

  • dopo i 5 mesi successivi al parto;
  • dopo i 4 mesi successivi al parto, in caso di flessibilità del congedo;
  • a seguito dei 3 mesi successivi al parto;
  • per i lavoratori parasubordinati, che si aggiungono ai primi 7 mesi al parco nel caso di interruzione anticipata.

Maternità lavoratrici autonome alcune precisazioni

Per la categoria di lavoratrici artigiani, commercianti e coltivatrici dirette, l’indennità viene riconosciuta per i due mesi predenti la data del presunto parto e nei tre mesi successivi. È bene precisare però che a differenza delle lavoratrici dipendenti per le autonome l’indennità non comporta l’obbligo di astensione dall’attività lavorativa. Durante il congedo l’indennità sostitutiva è pari all’80% della retribuzione giornaliera.

Mentre la maternità per le donne iscritte alla gestione separata INPS spetta nel caso in cui nei 12 mesi precedenti la data d’inizio del congedo risulta almeno un contributo mensile comprensivo della suddetta aliquota maggiorata. Infine spetta per i due mei che precedono la data per presento parto, e i tre mesi successivi. Però c’è la possibilità che il congedo sia disposto diversamente:

  • 5 mesi dopo la nascita del figlio;
  • 1 mese prima della data presenta del parto e nei 4 mesi successivi.

Anche in questo caso il congedo di maternità è indennizzato all’80% del reddito calcolato sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo di maternità.

 

Sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome e legge di bilancio

La legge di bilancio per il 2022 all’articolo 69 prevede un’estensione della maternità riconosciuta alle lavoratrici autonome. La misura di sostegno alla maternità per le lavoratrici autonome prevede però condizioni e limiti.

Estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome

La legge di bilancio per il 2022 prevede la possibilità di ottenere un’estensione dell’assegno di maternità per le lavoratrici autonome per un periodo di 3 mesi a seguire il periodo di maternità che ha la durata di 5 mesi (come per le lavoratrici dipendenti). Solitamente per questo ulteriore periodo il decreto legislativo 151 del 2001 prevede  un importo del 30% rispetto alla retribuzione tabellare per le varie categorie. La legge di bilancio consente però di avvalersi del periodo di astensione facoltativa a condizioni migliori per le donne che hanno redditi particolarmente bassi.

La norma è rivolta a:

  • lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata INPS (articolo 64 decreto legislativo 151 del 2001);
  • coltivatrici autonome, artigiane e commercianti (art 66 d.lgs 151/2001);
  • libere professioniste con cassa privata (art. 70 d.lgs 151/200).

Tale misura non è però diretta a tutte le donne lavoratrici, ma esclusivamente a quelle che nell’anno precedente rispetto a quello di inizio della maternità abbiano dichiarato un reddito non superiore a 8.145 euro . Si tratta di una soglia davvero bassa, cioè inferiore a 1.000 euro mensili e di conseguenza saranno poche a poterne beneficiare. Emerge da questa misura che si tratta più che altro di un sostegno al reddito per chi vive nella fascia della soglia di povertà.

A quanto ammonta il sostegno alla maternità per lavoratrici autonome?

Deve essere sottolineato che vi sono delle differenze tra lavoratrici autonome facenti parti della Gestione Separata INPS e le altre categorie. Infatti per coltivatrici dirette, artigiane, professioniste e commercianti l’indennità di maternità ha una misura di 1000- 1200 euro (euro 33,90 al giorno per coltivatrici; 38,10 euro al giorno per le artigiane e le commercianti, per le professioniste dipende dalla cassa di appartenenza). Non è così per le iscritte alla Gestione Separata INPS. Per questa categoria l’assegno di maternità viene calcolato tenendo in considerazione i redditi prodotti (80% di quanto percepito).

Questo vuol dire che, per chi ha un reddito inferiore a 8.145 euro annui, si tratta di una somma pari all’incirca a 543 euro al mese e visto che la norma stabilisce che la misura del sostegno alla maternità ulteriori rispetto al periodo di astensione viene calcolato con le stesse regole dell’assegno di maternità, si ricava che le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata INPS hanno comunque un trattamento deteriore rispetto alle altre categorie di lavoratrici autonome.

Per saperne di più sul congedo di maternità, leggi l’articolo: Congedo di maternità: come funziona per dipendenti e per autonomi

Congedo di maternità obbligatoria, facoltativa e anticipata: come funzionano e differenze

La legge vigente prevede varie tipologie di maternità: obbligatoria, facoltativa e anticipata. In questo articolo cerchiamo di analizzarle e di scoprirne le differenze che sono espresse in termini di durata, retribuzione e funzionamento.

Detto ciò, premettiamo che il congedo di maternità consiste in un lasso temporale in cui la madre gode del diritto di astensione obbligatoria dal lavoro con riferimento agli ultimi mesi della gravidanza e nei primi mesi successivi al parto, per una durata totale di cinque mesi.

Maternità obbligatoria

La maternità corrisponde al periodo di tempo in cui la lavoratrice si assenta dal lavoro obbligatoriamente per motivi di gravidanza o nel cosiddetto puerperio, in cui la donna si prende il tempo per la cura del bambino e per dare il tempo fisiologico di ripresa fisica successiva al parto che corrisponde a sei settimane.

Il congedo di maternità è obbligatorio quando la lavoratrice non può rinunciarvi. Come già anticipato, la durata è pari a cinque mesi, ma se ella volesse rientrare sul posto di lavoro dopo aver partorito, deve presentare un certificato medico che dimostra la mancanza di rischi per la sua salute.

La lavoratrice gode anche di una certa flessibilità. Infatti, può suddividere i cinque mesi previsto obbligatoriamente in diverse modalità:

  • cinque mesi da sfruttare tutti post parto;
  • due mesi prima del parto e tre mesi dopo;
  • un mese prima del parto e quattro mesi dopo l’evento.

Maternità facoltativa

La normativa vigente prevede che nei primi 12 anni di vita del bambino, la lavoratrice madre (o il padre lavoratore) possa chiedere un periodo di maternità facoltativa, denominata congedo parentale.

Questo lasso temporale dura sei mesi, ma viene riconosciuto solo alla lavoratrice o lavoratore (visto che ne può beneficiare anche il padre del bambino) che detengono un contratto di lavoro.

Qualora il genitore fosse single, quindi, in assenza del supporto del coniuge, la maternità facoltativa verrebbe estesa a dieci mesi. E’ importante sottolineare che tale lasso temporale può essere frazionato, addirittura anche in ore.

Maternità anticipata

Si tratta di un caso particolare, in quanto la lavoratrice può astenersi dal lavoro sin dall’inizio della gravidanza o comunque prima degli ultimi cinque mesi previsti dalla legge, nel caso di gravidanza a rischio o in presenza di condizioni di lavoro che possano affaticarla oltre modo, mettendo così a rischio la sua salute ma anche quella del nascituro.

La maternità anticipata può essere disposta dal medico o dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Differenza di retribuzione

Come già accennato, una delle differenze tra le varie tipologie di maternità (obbligatoria, facoltativa e anticipata) consiste nella retribuzione.

L’indennizzo per maternità obbligatoria è pari all’80% della normale paga giornaliera che viene calcolata sull’ultima busta paga antecedente il periodo di congedo. Lo stesso criterio viene utilizzato in caso di maternità anticipata. L’indennità è a carico dell’INPS ma viene anticipata dal datore di lavoro.

Per quanto concerne la maternità facoltativa, nei primi sei anni di vita del bambino fino agli otto anni, la retribuzione corrisponde al 30% della paga normalmente ricevuta, ma solo se il richiedente ha un reddito inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione. Qualora il bambino avesse un’età compresa tra otto e dodici anni, si potrà fruire del congedo, ma non si riceverà alcuna retribuzione.

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Madri lavoratrici, risorsa per le imprese

Come poter favorire un pieno e completo reinserimento lavorativo alle donne che rientrano dalla maternità? Una domanda alla quale ha provato a rispondere Regus, il principale fornitore di spazi di lavoro condivisi.

Secondo un’indagine sul tema, il 77% dei manager e imprenditori italiani (contro l’83% della media globale) pensa che lo “smart working” possa essere la chiave per attirare e mantenere al lavoro le madri lavoratrici, evitando che le aziende perdano professionalità e competenze.

La ricerca di Regus evidenzia anche che le madri che rientrano al lavoro sono molto apprezzate dalle imprese per la loro esperienza e le loro competenze (50,3% in Italia e 55% media globale); inoltre i dirigenti e i manager ritengono le madri lavoratrici molto affidabili (19,2% Italia e 30% media globale), dotate di ottime capacità organizzative (Italia 21,8%, globale 31%) e con una maggior propensione a gestire tempo e scadenze (35,4% Italia e 35% media globale). Ultimo ma non meno importante e soprattutto il 19,8% degli intervistati (media globale 23%) ritiene le madri lavoratrici molto laboriose e più produttive rispetto alla media dei lavoratori.

Infine, secondo i manager intervistati, le madri che tornano a svolgere la loro attività lavorativa sono meno propense a cambiare lavoro o azienda (Italia 28,2%, media globale 34%); una propensione che consente alle imprese di risparmiare i costi di assunzione e di riqualificazione.

Questi nuovi risultati sulla percezione delle madri lavoratrici in azienda conferma una precedente ricerca svolta da Regus, la quale riscontrava che il 57% delle imprese è convinta che mantenere l’occupazione delle madri consenta di migliorare la produttività, con costi e tempi di formazione inferiori rispetto all’assunzione e all’inserimento di nuovi dipendenti.

Quanto sono brave le madri lavoratrici

Un pieno e completo reinserimento nel mondo del lavoro per le madri lavoratrici che rientrano dalla maternità? fa bene a loro e anche all’azienda per la quale prestano la propria opera. Ne è convinta Regus, il principale fornitore di spazi di lavoro condivisi, specialmente dopo aver realizzato un’interessante intervista sul tema.

Secondo l’indagine, il 77% dei manager e imprenditori italiani (contro l’83% della media globale) pensa che lo “smart working” possa essere la chiave per attirare e mantenere al lavoro le madri lavoratrici, evitando che le aziende perdano professionalità e competenze.

La ricerca di Regus evidenzia anche che le madri lavoratrici che rientrano in servizio sono molto apprezzate dalle imprese per la loro esperienza e le loro competenze (50,3% in Italia e 55% media globale); inoltre i dirigenti e i manager ritengono le madri lavoratrici molto affidabili (19,2% Italia e 30% media globale), dotate di ottime capacità organizzative (Italia 21,8%, globale 31%) e con una maggior propensione a gestire tempo e scadenze (35,4% Italia e 35% media globale). Ultimo ma non meno importante e soprattutto il 19,8% degli intervistati (media globale 23%) ritiene le madri lavoratrici molto laboriose e più produttive rispetto alla media dei lavoratori.

Infine, secondo i manager intervistati, le madri che tornano a svolgere la loro attività lavorativa sono meno propense a cambiare lavoro o azienda (Italia 28,2%, media globale 34%); una propensione che consente alle imprese di risparmiare i costi di assunzione e di riqualificazione.

Questi nuovi risultati sulla percezione delle madri lavoratrici in azienda conferma una precedente ricerca svolta da Regus, la quale riscontrava che il 57% delle imprese è convinta che mantenere l’occupazione delle madri consenta di migliorare la produttività, con costi e tempi di formazione inferiori rispetto all’assunzione e all’inserimento di nuovi dipendenti.