Tavolo tra Consiglio Nazionale Forense e del Notariato

Avvocati e notai contro gli eccessi del liberismo. Il Consiglio Nazionale Forense e il Consiglio Nazionale del Notariato hanno infatti avviato un tavolo comune per formulare proposte e iniziative che, valorizzando l’apporto delle professioni giuridiche in Italia, contribuiscano alla crescita del Paese e alla valorizzazione delle rispettive competenze per la migliore tutela dei cittadini.

Il tavolo è stato inaugurato da un incontro tra il plenum del Consiglio Nazionale Forense e il presidente e il vicepresidente del Consiglio Nazionale del Notariato, Maurizio D’Errico e Gabriele Noto, ricambiato dalla visita di una delegazione del Consiglio Nazionale Forense, composta dal Presidente e dal Vicepresidente, Francesco Logrieco, al Consiglio Nazionale del Notariato.

Abbiamo avviato un laboratorio che potrà essere aperto alle altre professioni che condividono l’area di impegno giuridico-economico e che porti ad individuare iniziative concrete volte al soddisfacimento dei veri bisogni del cittadino e dei suoi diritti tramite la chiarezza nelle norme, la riduzione delle sperequazioni, la semplificazione degli adempimenti, promuovendo una visione solidale del Paese, oggi duramente messa in crisi da una concezione puramente economicistica del mercato e del ruolo che le professioni in esso dovrebbero assolvere”, ha commentato il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Andrea Mascherin. “Il valore delle professioni è stato sempre quello ‘del sapere’, della competenza e della professionalità ed è da questi tratti comuni che occorre ripartire”.

Il tavolo di discussione aperto con il Consiglio Nazionale Forense – ha a sua volta dichiarato Maurizio D’Errico, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato – conferma che la partita che si sta giocando deve vedere tutte le professioni unite nell’obiettivo di difendere e valorizzare il ruolo delle competenze a tutela dei cittadini, delle imprese e dell’ordinamento resistendo ad ogni tentativo di sfruttare facili occasioni di contrapposizione per smantellare l’ordinamento giuridico, anche in relazione al dibattito di questi giorni”.

Il Consiglio Nazionale Forense sulla strage di Milano

La strage del 9 aprile 2015 al tribunale di Milano, nella quale Claudio Giardiello ha ucciso tre persone ha colpito l’opinione pubblica ma anche e soprattutto gli addetti al lavori, magistrati e avvocati. A questi ultimi ha dato voce il neo presidente del Consiglio Nazionale Forense Andrea Mascherin: “L’Avvocatura resta in prima linea a tutela della democrazia ma non deve essere lasciata sola. La Giustizia è uno dei servizi fondamentali che lo Stato garantisce a tutela della collettività”.

Il Consiglio Nazionale Forense ha infatti espresso cordoglio e dolore per le vittime, alle famiglie delle quali ha manifestato le proprie condoglianze, e vicinanza al Consiglio dell’Ordine forense di Milano, a tutti i colleghi milanesi, ai vertici e ai magistrati del tribunale di Milano.

Oltre a rivendicare il ruolo di custode della democrazia che spetta all’Avvocatura, Mascherin ha lanciato un appello alla politica e alle forze sociali per evitare speculazioni e strumentalizzazioni, evitando una sottovalutazione culturale della figura dell’avvocato che è un danno per i diritti di tutti. “Non si può risparmiare in Giustizia, Salute, Sicurezza, Istruzione: ottimizzare i costi è una cosa, pensare a ridurre quei diritti, pilastri di una società civile, a merce di poco valore su cui risparmiare ed aprire corse al ribasso, è un errore che stiamo pagando e ancor più pagheremo”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Nazionale Forense.

L’Avvocatura resterà in prima linea a tutela della nostra democrazia, ma non può e non deve essere lasciata sola”, ha concluso Mascherin.

Mascherin nuovo presidente del Consiglio Nazionale Forense

Aria nuova tra gli avvocati italiani. Dopo 11 anni alla guida del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa lascia il posto ad Andrea Mascherin, già consigliere segretario nella scorsa consiliatura.

Eletto al Consiglio Nazionale Forense dal distretto di Trieste, Andrea Mascherin è iscritto nell’Albo del Consiglio dell’Ordine di Udine, è penalista e subito dopo l’elezione ha ringraziato il presidente uscente annunciando una rinnovata stagione di impegno e di lavoro “a pieno ritmo”.

Oltre al nuovo presidente, il Consiglio Nazionale Forense ha eletto i componenti dell’Ufficio di Presidenza: Giuseppe Picchioni (vicepresidente – distretto di Bologna) Francesco Logrieco (vicepresidente – distretto di Bari), Rosa Capria (consigliere segretario – distretto di Firenze), Giuseppe Gaetano Iacona (tesoriere – distretto di Caltanissetta). Con il rinnovo delle cariche, il plenum del Consiglio Nazionale Forense è composto tra 33 componenti, di cui 8 avvocate.

Il presidente Mascherin ha le idee chiare sul ruolo e il lavoro del Consiglio Nazionale Forense sotto la sua presidenza: “Il nuovo Cnf – ha affermato – lavorerà per promuovere l’impegno dell’Avvocatura per la ripresa sociale del Paese nel rispetto dei valori e principi di una società democratica; questo significa che al centro dell’impegno ci sarà la tutela dei diritti dei cittadini, che non devono essere sacrificati a valori meramente economici. Con specifico riguardo alle sfide che attendono la professione, è necessario un cambio di marcia verso una ulteriore modernizzazione della professione, con lo sguardo sempre attento alla tutela dei grandi valori che hanno fatto da sempre dell’Avvocatura il baluardo delle democrazie occidentali”.

Da Consiglio Nazionale Forense e Unar il fondo per le vittime di discriminazione razziale

Il Consiglio Nazionale Forense in prima linea contro la discriminazione grazie al Fondo di solidarietà per la tutela giurisdizionale delle vittime di discriminazione, istituito dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e gestito proprio dal Consiglio Nazionale Forense, insieme all’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento.

L’obiettivo del fondo è quello di promuovere l’integrazione sociale e combattere le discriminazioni di qualsiasi natura. Il meccanismo del fondo gestito dal Consiglio Nazionale Forense e dall’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali è semplice: le vittime di discriminazione potranno accedere alla tutela giurisdizionale grazie alla anticipazione delle spese legali che, in caso di sentenza favorevole, saranno restituite attraverso un meccanismo di rotazione.

Altro obiettivo del fondo è l’emersione del fenomeno della discriminazione, dal momento che, nonostante l’Unar riceva un consistente numero di denunce, il numero di azioni giudiziarie intraprese per perseguire gli episodi discriminatori rimane piuttosto scarso.

Le domande di accesso al fondo non potranno essere più di tre all’anno e non possono essere presentate dai soggetti che già godono del patrocinio a spese dello stato. Dovranno essere inoltrate al Consiglio Nazionale Forense il quale, attraverso un apposito comitato di gestione paritetico, deciderà sull’assegnazione del beneficio. Maggiori informazioni su www.unar.itwww.consiglionazionaleforense.it.

Il Consiglio Nazionale Forense – è il commento del presidente Guido Alpaha avviato da tempo una collaborazione istituzionale con il Dipartimento delle Pari opportunità nell’ambito di una intensa attività volta alla promozione e alla affermazione dei diritti fondamentali delle persone anche tramite la formazione specifica degli avvocati in settori a rischio”. Cui fa eco Marco De Giorgi, Direttore dell’Unar: “L’istituzione del Fondo rappresenta, oltre che una novità nel diritto antidiscriminatorio, anche un significativo passo in avanti verso una tutela più effettiva delle vittime della discriminazione”.

Professione forense, ecco il nuovo sistema disciplinare

Con l’anno nuovo l’avvocatura si regala un nuovo sistema disciplinare per potenziare gli aspetti della corretta professione forense. Dal primo gennaio è infatti in vigore, nell’ambito del Nuovo ordinamento della professione forense, un nuovo sistema disciplinare basato sui Consigli distrettuali di disciplina e su un procedimento disciplinare rivisto. La deontologia professionale ne esce così rafforzata.

Il nuovo sistema a garanzia della corretta pratica della professione forense è fondato sulla imparzialità dei nuovi organismi giudicanti, che sono proprio i 26 Consigli distrettuali di disciplina, sull’effettività del controllo disciplinare e su un procedimento disciplinare che sia garantito per l’incolpato ma, nel contempo, che risulti efficace e celere ai fini della verifica dell’eventuale inadempimento deontologico. Il tutto sulla base delle previsioni del Nuovo Codice deontologico forense, che è entrato in vigore il 15 dicembre scorso.

L’obiettivo di questo nuovo sistema disciplinare ha sempre come fine ultimo il cittadino che si trova a dover fronteggiare aspetti legati all’amministrazione della giustizia: il fine ultimo, infatti, è che i diritti dei cittadini siano garantiti attraverso la piena correttezza nell’esercizio della professione forense.

Gli ordini professionali investono in cultura e formazione

Tre degli ordini professionali più influenti investono con forza nella cultura delle professioni. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha sottoscritto due protocolli d’intesa con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili e con la Fondazione Scuola Superiore dell’Avvocatura per promuovere attività comuni rivolte allo sviluppo della cultura professionale e alla formazione continua, da perseguire attraverso corsi, seminari e pubblicazioni.

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha firmato un protocollo con Gerardo Longobardi e Giorgio Sganga, presidenti rispettivamente del Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti, e uno con la Scuola Superiore dell’Avvocatura – Fondazione del Consiglio Nazionale Forense, rappresentata dal vice presidente Alarico Mariani Marini. Complessivamente i tre ordini professionali rappresentano oltre 450mila professionisti iscritti ai rispettivi Albi.

La deontologia e il rispetto delle regole sono condizioni fondamentali per una informazione al servizio dei cittadini”, ha affermato Enzo Iacopino, commentando l’iniziativa degli ordini professionali e annunciando “la creazione di un osservatorio di monitoraggio sulle violazioni dei codici etici della categoria”.

Le professioni intellettuali regolamentate devono recuperare il ruolo di presidio di garanzia per la collettività – ha invece sottolineato Alarico Mariani Marini -. Con i giornalisti condividiamo l’esigenza di riconoscere nella formazione uno strumento essenziale per lo sviluppo civile della società. Le nostre sono professioni che agiscono sul terreno dei diritti e delle libertà fondamentali e dunque devono recuperare la consapevolezza delle loro responsabilità culturali, etiche e deontologiche. Questi ultimi sono elementi che segnano la differenza delle professioni intellettuali regolamentate nella società di mercato“.

 

“Questo importante protocollo – ha chiuso l’altro rappresentante degli ordini professionali, Gerardo Longobardi, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti -, che avvia una proficua collaborazione tra professioni diverse, andrà ora riempito di contenuti e significati. La formazione è per le professioni intellettuali una grande opportunità di crescita e sviluppo culturale, oltre che un aspetto di socializzazione e condivisione di esperienze diverse. Investendo nella formazione, investiamo anche nella nostra Fondazione nazionale, fiore all’occhiello della categoria e suo braccio operativo. Ad essa il compito di concretizzare questo protocollo”.

Dal Consiglio Nazionale Forense un bando per le scuole superiori

Sottoscritto dal Consiglio Nazionale Forense e dal Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica un protocollo per promuovere fra gli studenti l’educazione alla cittadinanza, ai diritti delle persone, ai principi dello stato di diritto, ai valori della storia dell’umanità, secondo quelle che sono le raccomandazioni dell’Unesco e le direttive dell’Unione Europea. Il protocollo sarà promosso attraverso campagne informative, seminari e iniziative specifiche.

Il Consiglio Nazionale Forense tiene particolarmente a questa iniziativa, la prima del rapporto di collaborazione istituzionale col Miur, che è sfociata nella pubblicazione del bando nazionale della seconda edizione del Concorso per le Scuole medie superiori per l’anno 2014/2015, “Diritti senza difesa? – Dalle parole ai fatti: l’Avvocato al servizio dell’Uomo”.

Il bando di Miur e Consiglio Nazionale Forense è rivolto alle ultime tre classi delle scuole medie superiori e si propone di favorire tra gli studenti la conoscenza dei diritti umani e di contribuire ad accrescere la loro consapevolezza sul ruolo che lo Stato di diritto riconosce agli avvocati per la tutela del cittadino.

Avvocati, si torna a scuola

Il Consiglio Nazionale Forense ha pubblicato sul proprio sito il nuovo regolamento che prevede le ultime modalità per la formazione continua per gli avvocati: se i legali non vorranno rischiare sanzioni disciplinari dovranno conseguire almeno 60 crediti in 3 anni (almeno 15 all’anno), di cui 9 da dedicare a ordinamento, previdenza o deontologia forense.

L’obbligo formativo, comunque, viene coniugato con il principio della libertà di formazione, teso a consentire all’avvocato la scelta degli eventi da seguire il più ampia possibile e coerente con i propri fabbisogni formativi. Per gli avvocati più impegnati sarà possibile aggiornarsi anche a distanza, per esempio con piattaforme online, ma solo fino al 40% dei crediti del triennio. Il tempo inizierà a decorrere dal 1° gennaio successivo alla data di iscrizione all’albo o all’elenco dei tirocinanti con patrocinio.

Il possesso dell’attestato di formazione continua costituisce titolo per l’iscrizione e il mantenimento della stessa negli elenchi previsti da specifiche normative o convenzioni, o comunque indicati dai Consigli dell’Ordine su richiesta di Enti pubblici, per accettare la candidatura per la nomina di incarichi o di commissario di esame, nonché per ammettere tirocinanti alla frequenza del proprio studio. Insomma, non si scherza…

Il CNF approva il regolamento delle Scuole forensi

E’ stato approvato dal Consiglio Nazionale Forense il regolamento che istituisce e organizza le Scuole forensi che, in attuazione del nuovo ordinamento professionale forense, cureranno la formazione degli aspiranti avvocati per l’accesso alla professione e le altre attività di formazione, finalizzate alla formazione continua e alla specializzazione.

Il regolamento rappresenta il riconoscimento della importante realtà già operante sul territorio in via volontaristica ma dall’altro, si propone di realizzarne una disciplina unitaria per promuovere una uniformità di condizioni del funzionamento, a partire dall’omogeneità di giudizi, delle condizioni di accesso e qualità dell’offerta formativa, sulla base di indirizzi fissati dal CNF anche per il tramite della Scuola superiore dell’Avvocatura.

Le Scuole forensi sono istituite presso i Consigli dell’Ordine, che potranno consorziarsi tra di loro, con le Università o promuovere Fondazioni e Associazioni; al finanziamento-adeguato allo scopo-provvederà il Consiglio dell’Ordine che tuttavia potrà anche stipulare convenzioni con enti pubblici o altri soggetti previsti dalla legge per il finanziamento.

Grande attenzione è posta alla qualità dell’offerta formativa, che deve rappresentare l’ “eccellenza” delle Scuole: sono previsti criteri rigorosi di selezione dei docenti, selezionati tra avvocati, docenti universitari, magistrati, professionalità qualificate funzionali alla formazione professionale forense, tra i quali l’esperienza maturata come formatori e la partecipazione, a loro volta, a corsi di formazione per formatori anche organizzati dalla scuola superiore dell’avvocatura.

I corsi dovranno essere altamente professionalizzanti e anche per questo è previsto che siano organizzati con l’apporto delle associazioni specialistiche e con l’obiettivo dello sviluppo adeguato di saperi e abilità.

Vera MORETTI

Corso di mediazione per gli avvocati

Per diventare mediatori di diritto, e per garantire qualità ed efficienza alle procedure di mediazione, agli avvocati è stato proposto un corso di 15 ore, fatto di teoria e pratica, e un aggiornamento di 8 ore ogni due anni.

Il percorso formativo è suggerito dal Consiglio Nazionale Forense, con lo scopo di realizzare:

  • da una parte la previsione di legge, del decreto del “fare”, dell’iscrizione di diritto degli avvocati negli elenchi dei mediatori in virtù della loro specifica professionalità tecnico-giuridica e dei necessari loro formazione/aggiornamento specifici;
  • dall’altra l’adempimento del dovere deontologico specifico di assicurare “adeguata competenza”, previsto nel codice attuale e nella nuova versione in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il percorso suggerito dal CNF, che potrà essere inserito nei programmi di formazione continua proposti dagli Ordini e dalle Associazioni forensi, ma anche da altri organismi di formazione, si compone di due step.

  • Il primo riguarda la vera e propria formazione, con 15 ore teorico-pratiche in classi di non più di 30 discenti, di cui 10 dedicate alle tecniche pratiche di mediazione; alle quali si sommerà la partecipazione a due procedure di mediazione condotte in porto.
  • Il secondo step riguarda l’aggiornamento, fissato in 8 ore in due anni. Il CNF ha fatto invito agli enti formatori di contenere i costi che dovranno tendenzialmente limitarsi alla copertura delle spese/costi.

In riferimento alle novità introdotte dalle legge di riforma dell’ordinamento forense in tema di formazione continua, il CNF ha anche inviato, per la consueta consultazione con Ordini e Associazioni, la bozza di regolamento che ridisegna in maniera innovativa il sistema.

La bozza di regolamento, in un quadro unitario e uniforme sul territorio, definisce in maniera autonoma la vera e propria formazione, attività volta all’acquisizione di nuove competenze in una logica di crescita; e l’aggiornamento, attività dedicata all’acquisizione della conoscenza degli aggiornamenti nella materia professionali di riferimento.

L’avvocato potrà costruire il proprio percorso in libertà, anche tramite l’autoformazione, ma in un quadro di verifica che giunge fino al monitoraggio delle attività svolte. Il numero dei crediti che gli avvocati dovranno maturare è di 60 in tre anni, ma l’accreditamento non avverrà su base temporale ma in relazione al singolo evento, al quale saranno attribuiti dei crediti sulla base di criteri oggettivi predeterminati che valuteranno l’approfondimento proposto.

Il termine fissato per le osservazioni è il 5 maggio.

Vera MORETTI