Contributi INPS: aggiornato il tasso di interesse legale

A seguito della decisione della BCE di aumentare il costo del denaro di ulteriori 0.50 punti percentuali, L’Inps rende noti i nuovi tassi di interesse da versare sui contributi previdenziale, ecco cosa cambia per imprese, lavoratori autonomi e professionisti.

Contributi Inps: nuovi tassi in caso di ritardo pagamento

La politica monetaria della BCE continua prevedere aumenti del costo del denaro periodici e costanti al fine di contenere la spinta inflazionistica. Con l’ultimo aumento del 16 marzo 2023, il costo del denaro ha raggiunto il livello del 3,50%. Questa sta già influenzando i tassi di interesse per mutui e prestiti e si riversa ora anche sugli interessi da versare sui contributi previdenziali.

L’Inps con la circolare 31 del 20 marzo 2023 ha reso noti i nuovi tassi di interesse e sanzioni applicate. Le stesse si applicano a partire dal 22 marzo 2023.

L’interesse di dilazione per la regolarizzazione rateale dei contributi e delle sanzioni dal 22 marzo 2023 vede l’applicazione di un tasso del 9,50%. I piani di ammortamento emessi e notificati prima di tale data non subiranno variazioni.

Per quanto riguarda le sanzioni civili per il mancato o ritardato pagamento di contributi e premi, si applica la sanzione pari al 9% ( tasso del 3,5% maggiorato del 5,5%).

Resta fermo che in caso di evasione, la sanzione civile è pari al 30% nel limite del 60% dell’importo dei contributi e premi non versati alla scadenza.

In caso di procedure concorsuali continuano a trovare applicazione le sanzioni ridotte con riduzione massima del tasso di interesse del 5%.

Leggi anche: Allarme mutui: crescono le rate dopo l’ultimo aumento del costo del denaro

 

Contributi lavoratori domestici: quanto dovrò pagare? Aggiornamenti Inps

Cambiano gli importi dei contributi da versare per i lavoratori domestici e a comunicarlo è l’Inps con la Circolare 13 del 2023. Di seguito gli importi aggiornati con l’addizionale per coloro che stipulano un contratto a tempo determinato.

Come sono calcolati i contributi Inps per i lavoratori domestici?

L’importo dei contributi per i lavoratori domestici cambia in base alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati registrata dall’Istat. Per il periodo intercorrente tra gennaio 2021 e dicembre 2022 si è registrata una variazione dell’8,1% e di conseguenza è stato necessario aggiornare l’importo dei contributi previdenziali che il datore di lavoro deve versare all’Inps per il lavoro prestato da colf e badanti.

Deve però essere ricordato che per i rapporti di lavoro a tempo determinato è previsto il versamento anche di una quota addizionale pari all’1,40% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Il contributo addizionale non si applica per i collaboratori assunti in sostituzione di altri lavoratori, ad esempio in caso di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità.

Quanto costano i contributi Inps per i lavoratori domestici 2023?

Fatte le premesse, ecco gli importi dei contributi previdenziali da versare per i lavoratori domestici ( colf e badanti).

  • importo massimo 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,58 euro (1,59 senza quota CUAF Cassa Unica Assegni Familiari);
  • importo compreso tra 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,78 euro (1,79 senza quota CUAF);

  • importi superiori a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,17 euro (2,18 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,15 euro (1,16 senza quota CUAF).

Nel caso in cui il contratto di lavoro sia a tempo determinato deve essere versato anche il contributo addizionale visto in precedenza, questo implica che gli importi saranno:

  • fino a 8,92 euro – retribuzione convenzionale pari a 7,90 euro, contributo orario pari a 1,69 euro (1,70 senza quota CUAF);

  • contributi di importo oltre 8,92 e sino a 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 8,92 euro, contributo orario pari a 1,91 euro (1,92 senza quota CUAF);

  • Oltre 10,86 euro – retribuzione convenzionale pari a 10,86 euro, contributo orario pari a 2,32 euro (2,33 senza quota CUAF);

  • Orario di lavoro superiore a 24 ore settimanali – retribuzione convenzionale pari a 5,75 euro, contributo orario pari a 1,23 euro (1,24 senza quota CUAF).

Ricordiamo che in caso di assunzione di lavoratrici madri vi è un’esenzione del 50% delle quote contributive a carico della lavoratrice (articolo 1, comma 137, della legge n. 234/2021).

Scarica la Circolare Inps 13 del 2 febbraio 2013

Leggi anche: Cambia l’accesso al sito Inps: ecco le nuove modalità per la verifica dell’identità. Guida

 

Agricoltori, esonero contributi per due anni conservando la pensione

Esonero contributi per i lavoratori impiegati nel settore agricolo di due anni conservando la pensione. I giovani agricoltori, che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età, hanno 120 giorni dall’inizio dell’attività per richiedere l’esonero contributivo. A chiarirlo è una circolare dell’Inps che fissa i termini per gli sgravi contributivi a vantaggio degli agricoltori under 40.

Coltivatori diretti, qual è la scadenza per presentare domanda di sgravio contributi 2022?

La domanda degli sgravi contributivi per due anni degli agricoltori che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età va inoltrata all’Inps. Il termine per la presentazione dell’istanza è fissato in 120 giorni a partire dalla data di inizio dell’attività. Al 31 luglio è fissata la prima scadenza di chi abbia incominciato l’attività agricola a decorrere dal 1° gennaio 2022. I termini di scadenza della domanda sono fissati dalla circolare dell’Inps numero 75 del 2022.

Agricoli, chi può presentare domanda di sgravio contributi?

La domanda di sgravio dei contributi può essere presentata dai lavoratori agricoli che non hanno compiuto ancora i 40 anni di età. In particolare:

  • i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri;
  • gli imprenditori agricoli professionali.

Contributi lavoratori agricoli: calcolo del reddito medio convenzionale giornaliero e dell’aliquota spettante

Il calcolo dei contributi spettanti si basa sul reddito convenzionale delle quattro fasce previste. Ciascuna delle fasce di reddito si determina mediante il prodotto del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative stabilite dalla legge. Il reddito convenzionale giornaliero è fissato per ciascun anno dal decreto. Per il 2022, tale reddito è stabilito in 60,26 euro. L’aliquota dei contributi da versare è pari al 24%: la percentuale include già il contributo addizionale pari al 2%.

Contributo addizionale per i versamenti Inps in agricoltura: come si determina?

Al risultato ottenuto dalla moltiplicazione del reddito medio convenzionale giornaliero con le giornate lavorative, moltiplicato per il 24%, va aggiunto anche il contributo addizionale di ciascuna giornata lavorativa annuale fino al limite delle 156 annuali. Per l’anno in corso, il contributo addizionale è fissato in 0,69 centesimi per ciascuna giornata lavorata. Infine, i lavoratori agricoli devono aggiungere anche 7,49 euro a titolo di contributo di maternità.

Lavoratori agricoli under 40, come non versare contributi per due anni?

Pertanto, l’esonero contributivo dei lavoratori agricoli consente di non versare i contributi previdenziali per due anni, ma mantenendo il lavoro svolto ai fini della futura pensione. Tale esonero è allargato anche ai propri familiari. Rientrano nel beneficio i lavoratori agricoli che non hanno ancora compiuto i 40 anni di età e che si sono iscritti per la prima volta all’Inps nel corso del 2022. Per beneficiare dello sgravio contributivo è necessario presentare domanda all’Inps entro 120 giorni dal data di comunicazione di inizio dell’attività. Considerando che la comunicazione dell’inizio dell’attività può essere presentata entro 90 giorni, il termine complessivo per la presentazione della domanda di sgravio contributi è fissato in 210 giorni.

Contributi Inail 2022: qual è l’importo da versare per i coltivatori diretti?

Oltre ai contributi previdenziali, i coltivatori diretti sono tenuti a versare anche i contributi Inail. Si tratta di contributi contro le malattie professionali e gli infortuni durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Per l’anno 2022 i contributi Inail annuali sono pari a:

  • 768,50 euro per le zone normali;
  • 532,18 euro per le zone montane e svantaggiate.

Contributi lavoratori agricoli: come e quando pagarli?

Per il pagamento dei contributi, gli agricoltori devono utilizzare il modello F 24 da presentare per le quattro scadenze corrispondenti alle rate da versare. La prima è fissata al 18 luglio 2022 perché il 16 luglio quest’anno capita di sabato; la seconda è il 16 settembre; la terza scadenza è fissata al 16 novembre; infine, l’ultima scadenza del 2022 è al 16 gennaio 2023.

Sconto contributivo, qual è il limite di retribuzione mensile per il taglio dello 0,8%?

Arrivano le istruzioni dell’Inps sull’applicazione dello sconto contributivo con tetto mensile della retribuzioni pari a 2.692 euro. Il limite rappresenta il limite massimo per applicare il taglio dello 0,8% dei contributi nella busta paga. Sulla tredicesima mensilità lo sconto contributivo opera solo se il suo ammontare non ecceda la stessa somma. Sono le indicazioni riportate nella circolare numero 43 dell’Inps del 22 marzo 2022. La nota comprende le indicazioni sull’applicazione dell’esonero di 0,8 punti percentuali sulla quota dei contributi previdenziali per la pensione di vecchiaia, per l’invalidità e per i superstiti a carico del lavoratori.

Sconto contributivo Inps, quali lavoratori possono accedere?

Secondo quanto chiarito dall’Inps sulla base dello sconto contributivo introdotto dalla legge di Bilancio 2022 (la legge numero 234 del 2021), possono accedere alla riduzione dei contributi tutti i lavoratori dipendenti di datori di lavoro privati e pubblici, indipendentemente dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore. Pertanto, il taglio dei contributi trova applicazione per tutto il periodo temporale di applicazione (dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022) per tutti i rapporti di lavoro alle dipendenze a esclusione di quelli domestici (compresi gli apprendisti), purché venga rispettato il limite della retribuzione mensile.

Sconto contributivo, cosa succede se la retribuzione mensile risulta superiore al limite di 2.692 euro?

Ciò significa che la retribuzione imponibile ai fini previdenziali deve essere al massimo pari a 2.692 euro al mese. Se la retribuzione mensile risultasse eccedente, il lavoratore non avrebbe diritto alla facilitazione. L’unica eccezione al superamento del limite fissato mensilmente è rappresentata dalla tredicesima mensilità di dicembre. In questo caso, secondo le indicazioni fornite dall’Inps, si prospetta un doppio limite di pari importo.

Sconto contributivo, come considerare la retribuzione mensile e la tredicesima mensilità di dicembre?

Ovvero l’importo di 2.692 euro deve essere applicato, in via separata, sia alla retribuzione relativa allo stipendio ordinario, sia alla tredicesima mensilità. Pertanto, il limite non si deve eccedere né come tetto della retribuzione mensile ordinaria, né come mensilità aggiuntiva. Il controllo del doppio limite per l’applicazione dello sconto contributivo vale solo per il singolo mese e non per l’anno completo. Ciò significa che i contribuenti che speravano che l’applicazione del limite valesse per l’anno completo, ovvero un limite complessivo di 2.692 euro per 13 mensilità pari a 34.996 euro (con recupero a conguaglio delle mensilità non agevolate) dovrà rivedere i calcoli.

Sconto contributivo, perché non si può considerare il limite annuale e bisogna considerare il tetto mensile?

Su questo punto, infatti, l’Inps ha chiarito che l’interpretazione della norma non può ritenersi estensiva. Pertanto, il limite di 2.692 euro va inteso per la retribuzione mensile ordinaria, mentre per il rateo della tredicesima mensilità, il rispetto del limite deve essere calcolato come riferimento a un dodicesimo di 2.962 euro, pari a 224 euro.

Sconto contributivo, va applicato anche alla quattordicesima mensilità?

Per i contribuenti che ricevono anche la quattordicesima mensilità, l’Inps ha chiarito inoltre che il riconoscimento del taglio dello 0,8% dei contributi nel mese di erogazione della mensilità aggiuntiva non avviene se l’imponibile previdenziale mensile eccede il limite dei 2.962 euro. Pertanto, nel caso della quattordicesima, se il cumulo della retribuzione mensile e la quota aggiuntiva eccede la soglia di 2.962 euro, lo sconto dello 0.8% non deve essere applicato.

Sconto contributivo dello 0,8%, cosa avviene se il contribuente chiude il rapporto di lavoro prima della fine del 2022?

Cosa avviene se il rapporto di lavoro si chiude prima del termine del 2022 ai fini dello sconto contributivo e del taglio dello 0,8% sui versamenti? In questa situazione, l’Inps ha chiarito che devono essere valutate separatamente la retribuzione ordinaria e le quote della tredicesima liquidati. Il che significa che il mese del termine del rapporto di lavoro deve essere valutato come se fosse quello di dicembre 2022.

Sconto contributivo, cosa avviene se l’imponibile previdenziale si abbassa per un indennizzo dell’Inps?

Un caso singolare potrebbe capitare nel momento in cui l’imponibile previdenziale si riduca a causa di un evento per il quale l’Inps corrisponde un indennizzo. La situazione potrebbe presentarsi per i lavoratori che percepiscono una retribuzione lorda di 2.700 euro mensili e siano costretti alla malattia per alcuni mesi. Ottenere l’indennità dall’Inps potrebbe comportare la riduzione retributiva mensile al di sotto del limite di 2.962 euro. Di pari passo, l’aliquota contributiva pensionistica, pari al 9,19%, si ridurrebbe all’8,39%.

 

Bonus Inps figli disabili fino a 500 euro, domanda per il 2021 e 2022 entro il 31 marzo

Si potrà presentare fino al 31 marzo 2022 la domanda per il bonus Inps fino a 500 euro per i figli disabili. Il contributo è a beneficio dei genitori disoccupati o monoreddito che abbiano figli disabili a carico. La misura è stata introdotta dai commi 365 e 366 della legge numero 178 del 30 dicembre 2020 (legge di Bilancio del 2021). L’Inps è intervenuta con la circolare numero 39 del 2022 per fornire istruzioni sui requisiti richiesti e su come presentare la domanda.

Contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili al 60%: quali sono le famiglie che possono presentare domanda?

Il contributo a favore delle famiglie con figli disabili a carico prevede la percentuale di disabilità pari a non meno del 60%. Per gli anni 2021, 2022 e 2023 è previsto il pagamento del bonus da parte dell’Inps fino a 500 euro mensili a favore di uno dei due genitori che risulti disoccupato o monoreddito. Nel nucleo familiare deve esserci almeno un figlio disabile a carico.  I commi 365 e 366 della legge numero 178 del 2020 fissano i requisiti che devono possedere le famiglie per presentare domanda all’Inps.

Famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro

Nel dettaglio, le famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il contributo fino a 500 euro per i figli disabili devono essere così composte:

  • i nuclei familiari monoparentali, ovvero composti da un solo genitore con almeno un figlio con disabilità a carico;
  • i genitori disoccupati, ovvero i soggetti privi di impiego o con reddito all’anno che non supera gli 8.145 euro (se dipendenti) o i 4.800 euro (se autonomi);
  • genitori monoreddito, ovvero i nuclei che vivono in via esclusiva dell’attività lavorativa di un solo individuo, sia pure svolta a favore di più datori di lavoro. Rientrano in questa categoria anche le famiglie con redditi da pensione. Per questa tipologia di nucleo, l’Inps specifica che non si fa riferimento al possesso di una abitazione, mentre si tiene conto di eventuali altri sostegni percepiti in via assistenziale;
  • infine i figli legittimi o legittimati, gli adottivi, i figli naturali, i minori di età solo se fiscalmente a carico e con una disabilità pari ad almeno il 60%.

Chi può presentare domanda per il contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili?

L’Inps inoltre specifica che la richiesta del contributo mensile fino a 500 euro per i figli disabili può essere presentato da uno dei due genitori monoreddito o disoccupati, che facciano parte del nucleo familiare. Risulta necessario, ai fini dell’invio della domanda, del requisito della convivenza con il figlio disabile.

Requisiti dei genitori con figli disabili a carico e Isee per presentare domanda Inps del bonus 500 euro

Inoltre, il genitore che presenti domanda all’Inps del bonus 500 euro per i figli disabili deve possedere i seguenti requisiti:

  • la residenza in Italia;
  • il possesso di un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non eccedente i 3 mila euro in corso di validità. Se nel nucleo familiare sono presenti figli minori, è necessario l’Isee minorenni;
  • il monoreddito, il far parte del nucleo familiare monoparentale o lo stato di disoccupazione;
  • sia parte del nucleo familiare, così come risultante dall’Isee, nel quale siano presenti figli a carico con disabilità riconosciuta per non meno del 60%.

Residenza in Italia per la presentazione della domanda Inps del bonus 500 euro per i figli disabili: cosa avviene per gli extracomunitari?

L’Inps inoltre spiega che, in merito al requisito della residenza in Italia del soggetto che presenti la domanda per il bonus 500 euro dei figli disabili, è necessario che:

  • la residenza nel territorio italiano riguarda i cittadini italiani o comunitari;
  • oppure, per i cittadini di uno Stato extracomunitario, vale il permesso di soggiorno regolare. Non vi è una durata minima della permanenza in Italia.

Figli a carico fino o oltre i 24 anni di età, quali limiti di reddito per presentare domanda del bonus Inps?

I requisiti dei figli a carico per presentare domanda all’Inps del bonus fino a 500 euro prevedono dei limiti di reddito. Infatti, l’Inps specifica che sono considerati a carico i figli fino al compimento di 24 anni con reddito non eccedente i 4 mila euro. Per i figli che abbiano già superato i 24 anni, il limite di reddito è fissato a 2.840,51 euro.

Quanto si prende di bonus per i figli disabili a carico?

Presentando la domanda all’Inps che verifica il possesso dei requisiti richiesti, si ha diritto al bonus per i figli disabili per i seguenti importi:

  • il contributo minimo di importo corrispondente a 150 euro al mese, riconosciuto dal mese di gennaio per tutto l’anno;
  • un bonus del valore del doppio, ovvero di 300 euro al mese, nel caso in cui il richiedente abbia nel nucleo familiare due figli a carico con disabilità riconosciuta di almeno il 60%;
  • il contributo di 500 euro al mese per più di due figli a carico.

Pagamento degli arretrati del 2021 del bonus Inps per i figli disabili

Con la presentazione della domanda entro il 31 marzo 2022, si ha diritto al pagamento da parte dell’Inps del contributo per tutto il 2022 e anche per gli arretrati di tutto il 2021. Il pagamento del bonus è previsto nel limite di 5 milioni all’anno per il 2021, 2022 e 2023. Per la domanda del prossimo anno si avrà a disposizione l’arco temporale che andrà dal 1° febbraio al 31 marzo del 2023.

Come si presenta la domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro per i figli disabili?

La domanda del bonus fino a 500 euro per i figli disabili deve essere presentata ogni anno per beneficiare del contributo. In via eccezionale per il 2022 la domanda deve essere inoltrata all’Inps dal 1° febbraio al 31 marzo per ottenere anche gli arretrati del 2021. La domanda si può presentare direttamente sul sito Inps accedendo:

  • con lo Spid di secondo livello o superiore;
  • attraverso la Carta di identità elettronica (Cie) 3.0;
  • mediante la Carta nazionale dei servizi (Cns).

Si può fare richiesta del bonus anche attraverso il Contact center integrato dell’Inps. Il numero di telefono è 803 164 se si chiama dal fisso e 06 164 164 se si chiama dal cellulare.

Contributi artigiani e commercianti: arrivano gli aumenti dell’INPS 2022

Brutte notizie dall’INPS per commercianti e artigiani: con l’aumento dell’inflazione e la nuova aliquota stabilizzazione dell’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività, avranno un esborso di circa 200 euro in più. Ecco i dettagli sui contributi artigiani e commercianti.

Contributi artigiani e commercianti: aliquote

I chiarimenti arrivano con la circolare dell’INPS 22 del 2022 che ha adeguato i minimali e i massimali del reddito all’inflazione (che ha toccato l’1,9%) e ha aggiunto l’aliquota aggiuntiva dello 0,48% per la c.d rottamazione delle licenze, cioè il contributo per la cessazione definitiva dell’attività. L’aliquota aggiuntiva si applica solo ai commercianti. In passato l’aliquota per la rottamazione delle licenze era dello 0.09%. Oggi la nuova aliquota è divisa in due parti: 0,46% al fondo IVS (Invalidità, Vecchiaia, Superstiti) e 0,02% alla “Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali“.

Riassumendo le aliquote contributive:

  • aliquota contributiva artigiani 2022: 24%
  • aliquota contributiva commercianti 2022: 24,48%
  • giovani artigiani (coadiuvanti) fino a 21 anni aliquota contributiva 2022: 22,80%;
  • giovani collaborarori fino a 21 anni (coadiuvanti) aliquota contributiva 2022: 23,28%.

Previa domanda, coloro che hanno compiuto 65 anni e che sono già titolari della pensione a carico dell’istituto possono ottenere una riduzione del 50% dei contributi artigiani e commercianti.

Base imponibile e contributi minimi da versare

La base imponibile per i contributi artigiani e commercianti 2022 è il reddito dell’impresa dichiarato ai fini IRPEF nello stesso anno a cui si riferisce la contribuzione INPS.

Sono però previsti dei minimali e dei massimali.

Il minimale previsto per il 2022 è di 16.243 euro, mentre il massimale è di 80.465 euro per coloro che alla data del 31/ 12 /1995 avevano già versato contributi, mentre è di 105.014 euro per gli altri.

Ora vediamo quanto effettivamente dovranno versare artigiani e commercianti per i contributi INPS.

I contributi artigiani e commercianti ammontano nel minimo a :

  • 3.905,76 euro per i titolari artigiani e per i collaboratori di età superiore a 21 anni ;
  • 3.983,73 euro per i titolati commercianti e collaboratori di età superiore a 21 anni;
  • per i collaboratori artigiani di età inferiore a 21 anni i contributi ammontano a 3.710,84 euro;
  • per i collaboratori commercianti di età inferiore a 21 anni, i contributi ammontano a 3.788,81 euro.

Tutte le somme viste comprendono euro 7,44 del contributo maternità.

Per coloro che hanno un reddito di impresa superiore a 48.279,00 euro, per gli importi eccedenti e fino ai massimali prima visti, si applicano aliquote superiori, in particolare:

  • Artigiani: 25%;
  • commercianti: 25,48%;
  • giovani collaboratori artigiani fino a 21 anni: 23,80%;
  • giovani collaboratori commercianti fino a 21 anni: 24,28 %.

Per i lavoratori autonomi che hanno aderito al regime forfetario è prevista la riduzione del 35% rispetto alla contribuzione ordinaria INPS.

Quando devono essere pagati i contributi commercianti e artigiani 2022?

Per il pagamento dei contributi sul minimale sono previste 4 rate:

  • 16 maggio 2022;
  • 22 agosto 2022;
  • 16 novembre 2022;
  • 16 febbraio 2023.

I contributi dovuti sulla quota eccedente il minimale (pagamento eventuale) sono dovuti entro i termini di pagamento per le imposte sul reddito dell’anno di riferimento, quindi dichiarazione dei redditi 2023 su redditi 2022.

Gli aumenti sono nell’ordine di circa 133 euro per i commercianti (sul minimale) e 70 euro l’anno per gli artigiani (sempre sul minimale).

Ricordiamo che i mancati pagamenti dei contributi INPS porta all’applicazione di sanzioni, per saperne di più leggi l’articolo: Lavoratore autonomo non versa i contributi INPS: cosa succede?

Per informazioni su come pagare i contributi INPS c’è la guida: Contributi INPS e modello F24: come si possono pagare?

Colf e badanti, rimodulazione aliquote contributi Inps: chi ci guadagna?

Per colf e badanti, e per le famiglie datrici di lavoro, è tempo di rimodulazione delle aliquote ai fini dei contributi Inps. Per varie fasce di lavoratori domestici saranno versati più contributi previdenziali per ogni ora di lavoro. Per altre, invece, la rimodulazione delle aliquote porterà un minore versamento, con un risparmio per le famiglie. Ecco nel dettaglio chi ci guadagna e chi risparmia.

Colf e badanti, contributi Inps in rialzo per la rimodulazione delle fasce di aliquote

Rispetto allo scorso anno, nel 2022 saranno in aumento gli importi dei contributi dell’Inps per colf e badanti. L’aggiornamento delle tabelle dei contributi fatta dall’Inps per i lavoratori domestici riguarda sia chi ha un contratto a tempo indeterminato che determinato, con o senza la quota degli assegni familiari. In generale, per via dell’adeguamento all’aumentato livello dei prezzi (inflazione), gli importi nel 2022 cresceranno rispetto al 2021 da due a quattro centesimi di euro per ciascuna ora lavorata.

Colf e badanti, di quanto aumenteranno i contributi Inps nel 2022

In base agli aumenti del 2022, dunque, i contributi Inps passeranno da 1,43 a 1,46 euro per i colf e i badanti assunti con contratto a tempo indeterminato e una retribuzione effettiva di 8 euro per ogni ora. L’aumento dei contributi previdenziale include già la tredicesima mensilità e l’eventuale accordo circa il vitto e l’alloggio.

Colf e badanti, contributi Inps del 2022: quali famiglie risparmieranno con meno versamenti?

Non ci saranno aumenti ma risparmi, in relazione ai contributi Inps versati per i colf e le badanti che abbiano un rapporto di lavoro fino a 24 ore alla settimana. Per questi rapporti di lavoro, i domestici e le famiglie datrici di lavoro vedranno scendere i versamenti contributivi. Infatti, per le retribuzioni orarie che abbiano un valore compreso tra 7,45 e 7,60 euro per ogni ora, a esclusione della tredicesima mensilità, le famiglie risparmieranno 50 euro di contributi previdenziali ogni tre mesi.

Colf e badanti per 9 euro l’ora, quanti contributi Inps vanno versati?

Per i colf e badanti pagati tra 9,10 euro e 9,28 euro, il risparmio dei versamenti contributivi si attesterà sui 100 euro ogni tre mesi. Secondo l’Assindatcolf, le famiglie che avranno meno contributi Inps da pagare per colf e badanti saranno all’incirca 30 mila su un totale di 920 mila. Si tratta, in questo caso, di quasi un milione di famiglie che hanno regolarizzato il lavoro domestico dei propri collaboratori. La prima scadenza del 2022 per versare i contributi Inps ai colf e alle badanti è fissata all’11 aprile 2022.

Colf e badanti, come si calcola la tredicesima di dicembre e i contributi di fine anno?

Colf, badanti e lavoratori domestici a dicembre riceveranno la tredicesima mensilità. Ma non è solo quella l’unica rata che le famiglie datrici di lavoro devono versare. Infatti, il datore di lavoro entro i primi giorni di gennaio deve effettuare il versamento all’Inps dei contributi previdenziali a favore dei lavoratori relativi all’ultimo trimestre dell’anno. Vediamo nel dettaglio tutti i versamenti a favore dei colf e delle badanti.

Come si calcola la tredicesima a colf e badanti che va versata entro dicembre?

La tredicesima a colf, badanti e lavoratori domestici va calcolata e versata in prossimità del Natale o, in ogni modo, entro la fine del mese di dicembre. Per il calcolo è necessario rifarsi all’articolo 39 del Contratto nazionale di lavoro domestico. La tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità aggiuntiva. E va calcolata sulla retribuzione globale del lavoratore incluse le indennità sostitutive di vitto e di alloggio, qualora il lavoratore conviva con la famiglia datrice di lavoro.

Come si calcola la tredicesima per un lavoratore domestico assunto da meno di un anno?

Se il lavoratore domestico è assunto da meno di un anno, è necessario riparametrare il calcolo della tredicesima sui mesi effettivi di lavoro durante l’anno. Pertanto, la famiglia datrice di lavoro deve versare al lavoratore tanti dodicesimi quanti sono i mesi in cui colf e badanti hanno lavorato nell’anno.

Calcolo della tredicesima a colf e badanti pagati a ore o mensile

Diverso è il calcolo nel caso in cui colf e badanti siano assunti con contratto a ore. In questo caso, si deve moltiplicare la paga oraria per il numero di ore che il lavoratore svolge durante la settimana. Il risultato va moltiplicato per 52 (che sono le settimane dell’anno) e infine dividere per 12. Nel caso in cui il lavoratore venga pagato mensilmente per il lavoro svolto, la tredicesima corrisponde esattamente a una mensilità normale.

Quando matura la tredicesima per un lavoratore domestico?

Diventa importante precisare che la tredicesima dei colf e badanti matura anche nel caso di assenze per:

  • infortunio sul lavoro;
  • malattia;
  • maternità;
  • malattia professionale.

In questi casi è necessario tener conto dei limiti dei periodi di conservazione del posto di lavoro e anche delle parti non liquidate dagli enti predisposti.

Versamenti Inps a colf e badanti ultimo trimestre dell’anno, entro quando la famiglia deve farli?

La famiglia datrice di lavoro deve effettuare i versamenti Inps dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf, badanti e lavoratori domestici entro il 10 gennaio. In particolare, è questa la data per i versamenti Inps relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2021. In caso di non rispetto di questa scadenza, il datore di lavoro subirà l’applicazione di sanzioni pecuniarie.

Avvisi PagoPa dall’Inps per il versamento dei contributi a colf e badanti

È l’Inps che invita tutte le famiglie datrici di lavoro a effettuare i versamenti con gli avvisi PagoPa. Negli avvisi Inps sono presenti il codice di avviso, quanto bisogna pagare, la data di scadenza entro la quale effettuare il pagamento e le istruzioni su come versare i contributi.

Come effettuare i versamenti dei contributi dell’ultimo trimestre dell’anno a favore di colf e badanti?

Il versamento dei contributi Inps a favore di colf e badanti dell’ultimo trimestre dell’anno può essere effettuavo in varie modalità. In particolare:

  • servendosi dei servizi telematici on line, attraverso il portale dei pagamenti disponibile sul sito dell’Inps;
  • attraverso gli uffici postali, le banche e gli altri istituti di pagamento che aderiscono al sistema PagoPa;
  • mediante il sistema bancario Cbill. Si tratta di un servizio offerto dalla banca presso la quale si ha un conto corrente, alternativo ai canali tradizionali, che permette ai cittadini e alle imprese di consultare e pagare online bollettini e avvisi di pagamento PagoPa.

Pagamento contributi ai lavoratori domestici, si possono ottenere due copie di ricevuta

Tutti i sistemi di pagamento sopra elencati relativi ai contributi da versare a favore dei lavoratori domestici permettono:

  • ai datori di lavoro di verificare che il pagamento sia stato effettuato;
  • a colf e badanti di ottenere l’accredito dei contributi sulla propria posizione lavorativa.

Per ogni versamento effettuato, si possono ottenere due copie di ricevuta del pagamento effettuato. Una delle due copie si può consegnare al lavoratore domestico.

Fondo perduto partite Iva 2018, perequativo e altre misure: i contributi ancora richiedibili nel 2021

A che punto sono arrivati i provvedimenti e le domande per i contributi a fondo perduto delle imprese in vista della fine del 2021? Tra i contributi con ancora finanziamenti in corso rientrano quello a fondo perduto per le partite Iva e start up, il fondo perduto perequativo, il credito di imposta per i beni strumentali ordinari, la nuova Sabatini e l’Industria 4.0. Vediamo nel dettaglio le misure e per quali è ancora possibile presentare domanda entro la fine dell’anno. Per altre si è in attesa del relativo decreto attuativo per la presentazione delle domande.

Contributi a fondo perduto per le start up, domanda fino al 9 dicembre 2021

Fino al 9 dicembre 2021 (dal 9 novembre scorso) è possibile presentare domanda per i contributi a fondo perduto per le start up. Si tratta di un contributo che può arrivare a un massimo di 1000 euro e che va richiesto con domanda da presentare in via telematica sul portale dell’Agenzia delle entrate. Possono inoltrare l’istanza le partite Iva aperte nel 2018 che abbiano iniziato la propria attività nel 2019. Ricavi e compensi non devono superare l’importo di 10 milioni di euro.

Quali partite Iva possono presentare domanda di contributo a fondo perduto per le start up?

Per presentare la domanda, partite Iva e strart up devono avere un volume di compensi e i ricavi del secondo periodo di imposta precedente a quello in corso al 23 marzo 2021 il cui ammontare mensile medio del fatturato del 2020 risulti non inferiore ad almeno ili 30% rispetto all’ammontare mensile medio di fatturato relativo all’anno 2019.

Fondo perduto perequativo per le imprese che hanno avuto un calo del 30% degli utili

Inizialmente la domanda per il fondo perduto perequativo aveva il termine al 30 settembre 2021. I contributi spettano alle imprese che, a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica, abbiano subito un peggioramento dei loro risultato se raffrontato al 2019. Ad oggi, il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che la percentuale di calo utile all’ottenimento dei contributi deve essere del 30%. Si attende, dunque, solo la pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale. Si attende, altresì, il provvedimento dell’Agenzia delle entrate che definisca le modalità e i termini per inviare la richiesta dei contributi.

Credito di imposta per i beni strumentali e Nuova Sabatini

Il credito di imposta per i beni strumentali ordinari (misura rientrante nell’ex super ammortamento) non verrà prorogata dalla legge di Bilancio 2022. Pertanto, la misura si fermerà il 31 dicembre del 2022 e spetterà fino alla fine di giugno del 2023. Il credito di imposta è assicurato alle imprese che investono in beni strumentali materiali e immateriali esclusi dal 4.0. Per le piccole e medie imprese (Pmi) arriva il rifinanziamento della Nuova Sabatini. La conferma è arrivata dalla legge di Bilancio 2022 che ha stanziato risorse per 300 milioni di euro. Il contributo, già riaperto lo scorso luglio, permette alle Pmi di investire in beni strumentali.

Industria 4.0, proroga fino al 2025

L’agevolazione Industria 4.0 è stata prorogata dalla legge di Bilancio 2022 fino a tutto il 2025, con percentuali del credito che risultano ridotte. Il contributo va a vantaggio delle imprese per l’acquisto di beni strumentali materiali e immateriali rientranti nel 4.0.  La misura rimarrà in vigore fino al 31 dicembre del 2025, con la possibilità di completare gli investimenti entro fine giugno del 2026. In questo caso, deve risultare accettato l’ordine e l’imprese deve aver provveduto al pagamento dell’acconto per almeno un quinto entro la fine del 2025.

Esonero contributi Inps 2021 dell’Anno bianco fiscale: ammessi autonomi e liberi professionisti

Si poteva presentare entro il 30 settembre 2021 la domanda per l’esonero dei contributi Inps del 2021 rientranti nell’Anno bianco fiscale. Interessati alla misura sono i lavoratori autonomi e i liberi professionisti iscritti alle Gestioni previdenziali dell’Inps o alle casse pensionistiche autonome. Requisito per rientrare nella misura è quello di un reddito del 2019 non eccedente i 50 mila euro. Inoltre,  dato che si tratta di una misura a sostegno degli autonomi per l’emergenza sanitaria ed economica, il volume di fatturato e dei corrispettivi del 2020 deve aver subito un calo di almeno il 33% rispetto ai corrispettivi o al fatturato del 2019. L’ultimo aggiornamento arriva dall’Inps: molte domande risultano in stato di “Protocollata” in riferimento alla scadenza del 16 novembre scorso.

Esonero dei contributi agricoli per novembre e dicembre 2020 e gennaio 2021

Entro il 4 dicembre 2021 si può presentare la domanda per l’esonero dei contributi agricoli. Beneficiarie sono le imprese rientranti nella filiera agricola, della pesca o dell’acquacoltura, o ancora le aziende che producono vino o birra. Per la presentazione dell’istanza è necessario utilizzare il modulo di sgravio per i mesi di novembre e dicembre del 2020 e per quello di gennaio 2021.

Contributi a chef e per i matrimoni: in attesa del decreto attuativo

Per alcune categorie lavorative manca ancora il decreto attuativo del ministero per la relativa misura di contributi a fondo perduto. È il caso degli chef, ovvero i cuochi professionisti di ristoranti e alberghi. La misura, in questo caso, è in fase di verifica tecnica all’interno del ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, i nodi riguardano i periodi di fruizione dei contributi. Manca il decreto attuativo anche per i contributi alle imprese rientranti nel settore dei matrimoni. In particolare, si tratta di aziende attive nel wedding, nell’organizzazione delle feste e delle cerimonie, nell’intrattenimento e nel settore Hotellerie, Restaurant e Catering (Horeca). Il fondo per i contributi di queste categorie ammonta a 60 milioni di euro. Si è in attesa del decreto del decreto del ministero per lo Sviluppo economico di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze.

Pensione e metodi di calcolo: guida al sistema contributivo

Le pensioni dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare e a versare contributi a partire dal 1° gennaio del 1996 sono calcolate con il metodo contributivo puro. Rispetto al meccanismo retributivo e al misto, si tratta pertanto dei lavoratori che non hanno alcuna anzianità contributiva fino al 31 dicembre del 1995. E, rispetto agli altri due sistemi previdenziali, per il calcolo della pensione con il metodo contributivo puro si prendono le contribuzioni versate e accreditate nel corso di tutta la vita lavorativa.

Pensioni con il metodo contributivo più basse del retributivo

Di conseguenza, le pensioni calcolate con il metodo contributivo sono meno generose rispetto a quelle calcolate con il retributivo. Anche il sistema misto è meno vantaggioso rispetto al retributivo proprio per la quota di contributi (la C) rientrante nel metodo di calcolo del contributivo. Essendo, per l’appunto, “mista”, tuttavia beneficia dei vantaggi del retributivo nel calcolo delle restanti quote, la A e la B. La caratteristica del sistema contributivo è pertanto che questo meccanismo fotografa esattamente quanto versato durante gli anni lavorativi.

Il montante contributivo

Per i lavoratori dipendenti, l’importo del montante dei contributi si calcola con il 33% delle retribuzioni ottenute. Per gli autonomi e le partite Iva, invece, la percentuale è più bassa. Infatti, i professionisti non assicurati presso altre forme pensionistiche versano il 25,98% nel 2021; i professionisti o collaboratori titolari di pensione o altra tutela pensionistica obbligatoria il 24%. Pagano più del 33% i collaboratori e figure assimilate senza altre forme pensionistiche obbligatorie e con contribuzione aggiuntiva Dis Coll (34,23%) e gli stessi senza contribuzione aggiuntiva Dis Coll (33,72%).

La rivalutazione dei contributi per il calcolo delle pensioni

I contributi versati annualmente durante la vita lavorativa vanno a formare il montante contributivo. Tale montante va rivalutato sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media sui 5 anni del Prodotto interno lordo (Pil) nominale, che l’Istat provvede a calcolare, prendendo a riferimento il quinquennio precedente l’anno da rivalutare. Fanno eccezione sia i contributi relativi alle retribuzioni percepite nell’anno di decorrenza della pensione che quelli dell’anno precedente: entrambi gli anni non vengono rivalutati.

Come si calcolano le pensioni con il metodo contributivo?

Per il calcolo della pensione, dunque, il montante contributivo ottenuto, opportunamente rivalutato secondo le regole appena esposte, va moltiplicato per i coefficienti di trasformazione. Si tratta di indici, aggiornati ogni biennio e che dipendono dall’età di uscita per andare in pensione e dalla speranza di vita, che trasformano il montante contributivo (la cosiddetta “quota C“) in pensione.

I coefficienti di trasformazioni per il calcolo della pensione

I coefficienti di trasformazione, dunque, sono indici che determinano quale sarà l’importo della pensione in base ai contributi versati. Detti coefficienti variano a seconda dell’età di uscita per andare in pensione: più è bassa l’età (ovvero più si anticipa rispetto alla pensione di vecchiaia dei 67 anni) e più sono alti. Di conseguenza, il sistema dei coefficienti di trasformazione penalizza i lavoratori che anticipano l’uscita sia per i minori anni di contributi versati che per l’applicazione di indici inferiori. Per entrambi i motivi l’importo della pensione, a parità di anni di contributi versati, risulta inferiore. Viceversa, più il lavoratore rimanda l’uscita per la pensione e maggiore risulta essere l’indice mediante il quale si moltiplica il suo montante.

Il massimale del sistema contributivo

I lavoratori ricadenti nel sistema contributivo puro versano i contributi fino a un importo massimo delle retribuzioni. Per il 2021 il massimale è fissato a 103.055 euro. L’importo rappresenta un tetto al versamento dei contributi per le retribuzioni che superano i 103.055 euro. Chi percepisce retribuzioni annue più alte, dunque, non paga i contributi sulla parte eccedente. Il massimale contributivo, tuttavia, non si applica per i lavoratori che abbiano contributi entro il 31 dicembre 1995.

Assegno di pensione con il sistema contributivo

I lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro accedono alla pensione con gli stessi requisiti previsti per la generalità dei lavoratori. Per la pensione di vecchiaia è necessario raggiungere l’età di 67 anni e aver versato contributi per almeno 20 anni. Ulteriore requisito per andare in pensione di vecchiaia è proprio l’importo della pensione. Infatti, la prima rata pensionistica deve essere di almeno 1,5 volte superiore al valore dell’assegno sociale.

Cosa succede se non si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia nel contributivo?

Se il contribuente di 67 anni in procinto di andare in pensione di vecchiaia non raggiunge l’importo soglia sopra indicato (dunque la prima rata risulta più bassa di 1,5 volte l’assegno sociale) oppure gli anni di contributi sono inferiori ai 20 richiesti, l’assegno pensionistico slitta. In particolare, occorre attendere la pensione di vecchiaia a 71 anni di età, in presenza di almeno 5 anni di contributi effettivi.

Pensioni con il contributivo, requisiti di uscita

I requisiti anagrafici della pensione di vecchiaia e quello dei 71 anni di età sono soggetti a variazione. In particolare, sull’età incide la speranza di vita calcolata sulla popolazione dai 65 anni in su. Il prossimo adeguamento avverrà nel 2023 e sarà valido fino al 31 dicembre 2024.

La pensione di vecchiaia del contributivo si può adeguare al minimo?

Ulteriore differenza della pensione che spetta con il sistema contributivo puro riguarda il trattamento minimo. Infatti, la pensione calcolata con il metodo contributivo non può essere adeguata al trattamento minimo come avviene per altri meccanismi previdenziali. Pertanto, la rata di pensione di un lavoratore del contributivo corrisponde esattamente all’importo risultante dal calcolo illustrato in precedenza.

Pensione anticipata nel sistema contributivo

Per i lavoratori appartenenti al sistema contributivo puro c’è una specifica formula di pensione anticipata. Infatti è prevista l’uscita a 64 anni di età unitamente a 20 anni di contributi rispetto ai 67 richiesti per la pensione di vecchiaia. La condizione essenziale per agganciare questa formula anticipata di uscita è che la prima rata di pensione deve essere almeno 2,8 volto superiore all’importo dell’assegno sociale.