Le idee del Cup per aiutare il Paese

Il Cup, Comitato unitario delle professioni, ha emanato, tramite la sua Alleanza Professionisti, una serie di idee utili per modernizzare il Paese, che sono state già presentate a Roma in occasione di un convegno e che verranno presto inviate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Vediamo nel dettaglio quali sono le idee contenute nel documento redatto dal Cup:

Garantire la salute e il benessere dei cittadini.
Nel documento si legge: “Nonostante il Legislatore abbia avviato in questi anni numerose politiche di inclusione, protezione sociale e sostegno nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, c’è ancora molto da fare per garantire la salute e il benessere dei cittadini. Le eterogenee modalità di erogazione di servizi e prestazioni, differenziati a seconda delle diverse fasce di target della popolazione, non genera un sistema di welfare sempre efficace”.
Questo significa che ai professionisti servono azioni finalizzate a uniformare i servizi a loro necessari e ad assicurarne l’accesso in tempi brevi.

Una giustizia lenta è un’ingiustizia.
Uno degli annosi problemi dell’Italia riguarda sicuramente i ritardi dei procedimenti giudiziari, che si verificano in particolare in ambito civile.
L’Alleanza propone, a questo proposito, il rilancio di alcuni istituti che potrebbero semplificare l’azione giudiziaria, garantendo così che la legalità faccia il suo corso in tempi brevi. Importanti sono la mediazione e la rivisitazione del sistema successorio, eventualmente ricorrendo ad una riforma.

Più servizi pubblici di qualità: la sussidiarietà per rendere efficiente la pubblica amministrazione.
Altro cruccio del nostro Paese, le procedure lente e macchinose della pubblica amministrazione, che andrebbero sveltite ma anche rese più efficaci. A tal proposito, occorrerebbe dare seguito a quanto detto in materia di sussidiarietà tra Stato e professionisti: “La funzione sussidiaria dei professionisti ordinistici non deve e non può essere intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come un’azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione”.

Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori.
L’Italia ha un tasso di occupazione che, fermo al 61,6%, è lontana dalle percentuali degli altri paesi europei. Ad esempio, in Germania il tasso di occupazione è pari al 78,6%, in Gran Bretagna al 77,5%, in Francia al 70%.
Occorre, dunque, agire rapidamente sostenendo le giovani generazioni, valorizzando le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro senza trasformarsi in ulteriori incombenze per imprese e lavoratori. L’Italia deve proseguire nell’attuazione di politiche che incentivino l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente”.

Un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile.
L’inversione del ciclo degli investimenti registrata dal 2013 e l’incremento della spesa complessiva sono i punti da cui ripartire per immaginare uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, che faccia perno sull’uso razionale ed efficiente delle risorse disponibili. A questi due fattori si deve aggiunge un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi, identificando nel contempo gli ambiti strategici di intervento pubblico e privato. Lo Stato dovrà pianificare i propri investimenti orientandoli al miglioramento della qualità della vita, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alla creazione di nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale”.
Gli ambiti di intervento riguardano: la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente; la realizzazione di infrastrutture sostenibili; le smart cities e la rigenerazione urbana; la diffusione dell’economia circolare; il sostegno alla ricerca e la diffusione di tecnologie innovative; l’utilizzo di nuove fonti energetiche; il rafforzamento del Piano Industria 4.0 e di un terziario di nuova generazione a crescente valore aggiunto.

Attuare la rivoluzione digitale per il Paese.
Si auspica, pertanto l’introduzione nel nostro ordinamento del diritto universale alla connessione in modo che possa essere sancito e garantito l’accesso al web su tutto il territorio nazionale, a costi uniformi e senza alcuna distinzione territoriale. Occorre rendere realmente disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di ‘Open Data’, superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche”.

Una formazione di qualità.
La formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico. Le imprese e gli studi professionali possono diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto. Anche in tema di ricerca -spiegano i professionisti- è auspicabile un nuovo approccio, frutto di un consolidato raccordo università-impresa-broker dell’innovazione incentrato su incubatori aperti di saperi e conoscenze e su partenariati finalizzati al trasferimento tecnologico e alla costruzione circolare di competenze altamente professionalizzanti. In questa prospettiva, i professionisti sono in grado, come già dimostrato in passato, di fungere da broker dell’innovazione, ovvero da veicoli di know-how e capacità innovativa di elevato livello e in questo senso il sistema delle professioni intende mettersi a disposizione del Paese. Diventa imprescindibile il ricorso alla formazione continua, che deve diventare una reale opportunità per lavoratori e professionisti”.

Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita.
E’ necessario investire maggiormente e sviluppare un patrimonio scientifico e culturale condiviso tra le diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone. Va inoltre incentivata l’integrazione e coprogettazione tra figure professionali con esperienza e competenza nel settore ambientale, sociale ed economico/giuridico al fine di garantire la corretta ed efficace gestione e pianificazione ambientale. E’ necessario che i professionisti operanti, sia in ambito pubblico che privato, nella gestione delle problematiche ambientali siano formati, informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari Non appare più rinviabile l’avvio di un processo di digitalizzazione delle informazioni (censimento, studio, realizzazione di un data base georeferenziato contenente le informazioni sul territorio e normalizzazione dei dati) e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini”.

Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita.
Si dovrebbe, secondo l’Alleanza, investire maggiormente in interventi di rigenerazione urbana attraverso un’unica regia che possa definire chiaramente gli obiettivi. Per farlo, occorre ovviamente avere la corretta idea del patrimonio edilizio esistente, senza la quale è impossibile avviare politiche mirate.

Gestione del rischio, gestione della sicurezza, tutela della salute.
Nonostante l’Italia sia un Paese a rischio di calamità naturali, “va constatato come il Paese sconti l’assenza di una gestione integrata del rischio, inteso solo nella sua dimensione emergenziale e non ordinaria; la carenza di una cultura manutentiva così come di un’educazione alla sicurezza che, a partire dalla scuola, consenta di creare quel sostrato di conoscenza e attenzione diffusa necessaria a favorire comportamenti orientati alla prevenzione”.

Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali.
Da tempo si dibatte di crisi dei corpi intermedi e di ridefinizione del ruolo della rappresentanza. In questo contesto, il sistema degli Ordini professionali non intende esentarsi da una riflessione sul proprio ruolo, sulle proprie finalità e su come attivare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e di maggiore efficienza, contribuendo così alla costruzione di nuovi percorsi di crescita. Gli Ordini professionali vanno interpretati, o meglio, reinterpretati come portatori di interessi diffusi, la cui azione parte dalla tutela delle singole categorie professionali per arrivare a coprire lo spettro ampio dell’interesse generale, in ogni suo ambito, sia pubblico che privato. Ciascun Ordine è portatore di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo, continuano i professionisti, appare essenziale mantenere lo status giuridico di ‘enti pubblici’, che non gravano sul bilancio dello Stato, e pensare a una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza”.

Vera MORETTI

Cup e Rpt presentano Professionisti per l’Italia

Il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, a seguito dell’approvazione della norma sull’equo compenso ai professionisti, hanno costituito Professionisti per l’Italia, ovvero un’alleanza fra le due rappresentanze degli ordini e dei collegi, aperta anche ad altre organizzazioni del mondo professionale.

Si tratta di una collaborazione nata per valorizzare l’asset strategico che le professioni tendono a realizzare in termini di cultura, competenze, garanzia di legalità e tutela dei diritti dei cittadini, che entro le prossime tre settimane elaborerà un Manifesto per la modernizzazione del Paese, che verrà sottoposto alle diverse forze politiche candidate per le prossime elezioni.

Ciò accadrà il 21 febbraio durante l’assemblea programmatica che si terrà a Roma. In quell’occasione, verranno presentati i dati raccolti e le misure pensate dai Professionisti per l’Italia per investimenti pubblici, sussidiarietà, semplificazione fiscale, percorsi formativi, gestione del rischio e sicurezza, tutela dei diritti dei cittadini, integrazione e accoglienza sociale, ingresso e permanenza nel mercato del lavoro, ruolo della rappresentanza e sussidiarietà degli Ordini professionali.

I rappresentanti di Cup e Rpt hanno detto: “I professionisti ancora una volta vogliono dimostrare che restando uniti possono mettere insieme energie e progetti per il bene dell’Italia. Insieme per il futuro del nostro Paese è, infatti, il motto che ispira l’azione della nostra Alleanza, con la quale vogliamo rappresentare unitariamente esigenze, sensibilità e aspettative dei nostri iscritti. Dopo aver vinto la battaglia per l’equo compenso, che ha visto il riconoscimento del valore economico e sociale della prestazione professionale, vogliamo potenziare l’interlocuzione con la politica puntando sull’attuazione della nostra funzione sussidiaria. Il Manifesto sarà lo strumento con cui valorizzare l’apporto dei professionisti in termini di proposizione di misure legislative che possano favorire l’occupazione e la ripresa dell’economia, ma anche rendere più moderno e attrattivo il Paese, orientare gli investimenti, promuovere l’acquisizione di competenze adeguate ai cambiamenti socio-economici e migliorare la qualità della vita e dei servizi offerti ai cittadini”.

Vera Moretti

Cup e Rpt uniti in favore dell’equo compenso

Il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, che sono rispettivamente guidati da Marina Calderone e Armando Zambrano, ritengono che sia sempre più urgente una legge sull’equo compenso ai professionisti italiani.
Per questo motivo, entrambi hanno organizzato una conferenza stampa alla Camera dei deputati svoltasi ieri, lunedì 15 novembre, durante la quale è stata ribadita questa necessità, che serve a tutelare le prestazioni professionali degli iscritti agli ordini e agli albi.

In quell’ambito è stato presentato il nuovo sito web Equocompenso.info, in cui vengono dettagliatamente spiegate le ragioni che hanno portato il Cup, la Rpt ma anche i Consigli nazionali aderenti ai sue organismi e le rappresentanze territoriali a riunirsi il prossimo 30 novembre al Teatro Brancaccio di Roma, dove si manifesterà per l’ottenimento dell’equo compenso, che come conseguenza salvaguarda la professionalità di chi svolge determinate mansioni.
Obiettivo della manifestazione sarà, infatti, garantire una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto e sufficiente ad assicurare loro un’esistenza libera e dignitosa, così come previsto dall’art. 36 della Costituzione.

Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni, ha definito questa iniziativa come una vera e propria battaglia di civiltà giuridica, in particolare dopo la decisione del Consiglio di Stato che, con la sentenza 4614/2017, ha legittimato gli enti pubblici a promuovere bandi senza compenso per il professionista e con la sola previsione di un rimborso spese simbolico.

Si legge nella nota che questo atteggiamento è stato condannato “anche da Papa Francesco, che nelle scorse settimane ha definito gli appalti al massimo ribasso, proposti dalle amministrazioni pubbliche, una prassi sempre più diffusa che lede alla dignità del lavoro e favorisce il lavoro sommerso”.

Vera MORETTI

Il Cup chiede l’applicazione dell’equo compenso

Il Comitato unitario delle professioni ha voluto, tramite la pubblicazione di una nota, manifestare il suo appoggio nei confronti del Consiglio nazionale degli assistenti sociali e ribadire la necessità di equo compenso per tutti i professionisti.

Il bando del Comune di Piana degli Albanesi per la posizione di assistente sociale a titolo gratuito è solo l’ultima, in ordine di tempo, di tante iniziative simili di volontariato forzato che confermano la necessità di stabilire un equo compenso per i professionisti”.

Si tratta dunque di una battaglia che riguarda tutte le professioni, poiché si fa riferimento alla recente approvazione del disegno di legge sul lavoro autonomo, rispetto al quale il Cup ha reso nota “l’urgenza di introdurre una disposizione che conducesse alla definizione di corrispettivi economici idonei a costituire un efficace strumento di orientamento per i committenti e per i professionisti, nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento”.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge sull’equo compenso nel settore delle prestazioni legali, ma ora questo provvedimento andrebbe allargato anche agli altri iscritti agli ordini.

La nota conclude così: “Il Cup auspica che si possa ritornare al tempo in cui la giusta remunerazione della prestazione professionale era considerata condizione per garantire la qualità, quantità ma soprattutto la dignità del lavoro dei professionisti annullando quei provvedimenti che, in nome del mercato e della logica della concorrenza, avevano eliminato ogni riferimento tariffario”.

Vera MORETTI

Liberi professionisti, la difesa dei consulenti del lavoro

I liberi professionisti sono da sempre trattati, almeno dalla politica e dal mondo sindacale, come figli di un Dio minore. Dal Fisco no, tant’è vero che i liberi professionisti sono le vacche (sempre più magre) da spremere con tasse e balzelli, così come gli imprenditori.

Per fortuna ogni tanto qualcuno alza la voce in difesa dei liberi professionisti e del lavoro autonomo, ricordando a tutti come il settore sia vitale per l’economia del Paese, oltre che per il bagaglio di cultura e di formazione che si porta dietro.

Ora questo qualcuno sono i consulenti del lavoro, che attraverso la voce del presidente Marina Calderone ribadiscono con forza la necessità di tutelare il lavoro autonomo: “Come liberi professionisti, dobbiamo puntare sempre di più sulla nostra preparazione e formazione, sulla nostra capacità di ascolto e anche di proposizione. Anche perché il 2015 si apre con delle riforme in materia di lavoro che vedranno impegnati i consulenti del lavoro in primis, e tutte le professioni in generale. Per questo, ancora una volta vorremmo chiedere al governo un maggiore attenzione per un segmento spesso dimenticato ma che invece è molto importante: il lavoro autonomo“.

Calderone parla a difesa dei liberi professionisti anche in qualità di presidente del Cup, il comitato unico delle professioni: “Staremo a guardare e vigileremo sui decreti delegati al Jobs Act. Vorremmo vedere un’inversione di tendenza, una maggiore attenzione a tutti quelli strumenti che servono ad accompagnare le persone al lavoro, soprattutto le persone che non hanno un’occupazione perché l’hanno persa“.

Dopo aver espresso gli auspici per il 2015 per i liberi professionisti, Calderone chiude con uno sguardo al 2014 che si è appena concluso: “Il 2014 che si chiude è stato sicuramente un anno caratterizzato dal fenomeno che ci accompagna da qualche anno cioè la crisi che, abbiamo visto, ha contratto ancor di più i consumi e la capacità di spesa delle famiglie e ha amplificato i temi che i consulenti del lavoro seguono nello specifico: la crisi dei posti di lavoro. Questo è l’elemento caratterizzante di quest’anno, una situazione estremamente complicata. Ecco perché noi guardiamo con attenzione agli scenari futuri guardando anche agli strumenti che il governo vorrà mettere in campo per cercare di dare una riposta in termini di incentivi agli investimenti e di creazione di posti di lavoro“.

Riforma ammortizzatori sociali: Calderone scrive a Giovannini

A seguito delle anticipazioni sulla bozza della riforma degli ammortizzatori sociali, Marina Calderone, presidente del Cup, ha inviato una lettera ad Enrico Giovannini, ministro del Lavoro.

La questione che la presidente del Comitato unitario professioni ha voluto affrontare rivolgendosi direttamente al ministro riguarda i criteri di accesso per la cassa di integrazione in deroga, che, stando alle indiscrezioni trapelate, lascerebbe fuori i datori di lavoro non imprenditori, tra i quali rientrerebbero i titolari di studi professionali.

Per questo motivo, Calderone ha voluto ricordare a Giovannini che i professionisti italiani sono da sempre in prima linea per affrontare le conseguenze della crisi economica tuttora in corso, assistendo aziende e cittadini nei loro adempimenti.
Ricordando che i 27 ordini professionali esistenti producono in Italia un volume d’affari un volume d’affari complessivo pari a 196 miliardi di euro, Marina Calderone ha scritto: “Non si comprende come si possa sacrificare questa consistente fetta del mondo produttivo italiano, reintroducendo un’anacronistica distinzione tra ‘imprese’ e ‘datori di lavoro’, in un momento in cui ci sarebbe bisogno, così come è già avvenuto in passato, di misure che aiutino tutte le componenti della società che contribuiscono al mantenimento e alla crescita del Paese. Si è consapevoli che le ristrettezze del bilancio statale imponevano una rivisitazione dei criteri di assegnazioni del meccanismo di cassa integrazione in deroga. Ma è inaccettabile la revoca netta di una misura che in questi anni ha permesso, peraltro in termini percentuali minimi rispetto al mondo delle imprese, di sostenere la rete degli studi professionali soprattutto di piccole dimensioni“.

Vera MORETTI

Incontro tra Cup e ministero della PA

Si sono incontrati a Roma, a Palazzo Vidoni, Gianpiero D’Alia, il ministro della Pubblica Amministrazione, e Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi professionali (Cup).

Il ministro ha illustrato le norme inserite nel decreto per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione della Pubblica Amministrazione, in particolar modo il passaggio che ha confermato la non applicabilità della spending review agli Ordini e Collegi professionali.

Si è parlato anche del decreto Semplificazione PA, ora in discussione al Senato presso la Commissione Affari Costituzionali.
A questo proposito, D’Alia ha proposto, riconoscendo l’importante ruolo sussidiario offerto dai professionisti, la costituzione di un tavolo tecnico con i rappresentanti delle professioni per poter arricchire il testo con reali e concrete proposte di semplificazione.

Marina Calderone ha dato piena disponibilità alla partecipazione ai lavori del tavolo tecnico, al quale parteciperà una delegazione che possa rappresentare tutte le aree di competenza.
La presidente del Cup, inoltre, ha ringraziato il ministro per l’apporto fornito per l’esclusione degli Ordini professionali dalle norme di Spending Review, posizione rafforzata anche dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla non applicazione del codice appalti per il comparto.

Il ministro D’Alia ha infine auspicato una apertura immediata del tavolo tecnico sulla semplificazione, chiedendo l’apporto dei professionisti per valutare e monitorare le circolari di applicazione delle norme sulla P.a. inserite nel decreto del Fare.

Vera MORETTI

Tavolo tecnico per la semplificazione

E’ avvenuto mercoledì scorso presso Palazzo Vidoni, la sede del Ministero per la Pubblica Amministrazione, un importante incontro tra il Ministro Gianpiero D’Alia e i rappresentanti del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (CUP).

Motivo della convocazione era il Decreto per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione della Pubblica Amministrazione, ed in particolare il passaggio che ha confermato la non applicabilità della Spending Review agli Ordini e Collegi Professionali.

Considerando che al Senato, inoltre, la Commissione Affari Costituzionali sta discutendo circa il Decreto Semplificazione P.A., D’Alia ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico al quale sono chiamati a partecipare i rappresentanti delle professioni per poter arricchire il testo con reali e concrete proposte di semplificazione.

Marina Calderone, presidente del CUP, ha ovviamente dato la sua piena disponibilità a partecipare ai lavori del tavolo tecnico, al quale interverrà una delegazione ristretta in rappresentanza di tutte le aree di competenza.
Calderone ha anche ringraziato il Ministro per l’apporto fornito per l’esclusione degli Ordini professionali dalle norme di Spending Review, posizione rafforzata anche dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla non applicazione del codice appalti per il comparto.

L’incontro si è concluso con l’auspicio, da parte del Ministro, di riuscire ad aprire il tavolo tecnico in tempi brevissimi e chiedere il supporto dei professionisti per valutare e monitorare le circolari di applicazione delle norme sulla Pubblica Amministrazione inseriti nel Decreto del Fare.

Vera MORETTI

Il Cup accoglie favorevolmente la proroga all’assicurazione dei professionisti

La notizia del nuovo emendamento contenuto nel Decreto del Fare che riguarda la proroga di un anno per l’obbligo di una polizza assicurativa da parte dei professionisti è stata accolta molto positivamente da Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni (Cup) e del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro.

Calderone, come presidente del Cup, aveva sollecitato questo provvedimento, anche perché, se fosse entrato in vigore l’obbligo alla data precedentemente fissata, ovvero la metà di agosto, si sarebbero verificati inconvenienti tecnici e una conseguente difficoltà ad assicurare un alto livello di protezione e un costo conveniente.

Ecco le parole di Marina Calderone: “Lo sforzo di tutti i Consigli nazionali è infatti quello di definire le convenzioni migliori per tutelare in primis i giovani. E i contenuti dell’emendamento vanno proprio in questa direzione. In discussione, ovviamente, non c’è la validità dell’obbligo, che va nella direzione di tutelare cittadini e professionisti. Ma è altrettanto evidente la necessità di un’ulteriore proroga di alcuni mesi per consentire a tutti i Consigli nazionali di poter fare le scelte migliori in base ai nuovi criteri previsti”.

Vera MORETTI

Marina Calderone sprona i Consulenti del Lavoro

Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, è intervenuta all’assemblea dei consigli provinciali spronando la categoria verso una consulenza strategica che, in questo periodo, è necessaria alle aziende.
Per questo, è importante formare una nuova classe dirigente che non si faccia trovare impreparata nello svolgimento del suo compito.

A questo proposito, ha dichiarato: “E’ nostro compito far crescere motivati appassionati, preparati e specializzati i giovani attraverso percorsi di elevata qualità. I consulenti sono centrali nel mondo del lavoro, sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello della sussidiarietà per il ruolo che svolgiamo nei confronti della pubblica amministrazione“.

Dal 1979, anno in cui è entrata in vigore la legge istitutiva della professione, ne è èassata di acqua sotto i ponti, e i consulenti del lavoro, da tenutari di buste paga, sono diventati consulenti strategici nel mondo del lavoro.

Continua Calderone: “Ecco perché abbiamo fatto una cavalcata nel mondo del lavoro aggiungendo alla legge 12, altre importanti attribuzioni: certificazione, conciliazione e arbitrato, anche preventiva con legge Fornero. Evidentemente nel mondo del lavoro la nostra funzione è ben chiara: discutere oggi di praticantato, formazione, temi che forse preoccupano talune professioni in vista del recepimento entro il prossimo mese di agosto, ma che certamente non crea alcun problema ai consulenti del lavoro che furono i primi a prevedere la formazione continua quando ancora non era obbligatoria“.

Non ha dimenticato, la presidente del Cup, di citare i giovani, linfa della professione che vanno dunque aiutati e salvaguardati, ma soprattutto messi in condizione di imparare la professione, per essere competitivi domani.

Vera MORETTI