Controlli Agenzia Entrate su superbonus 110%, bonus casa e mobili: i documenti da conservare ed esibire

Quali sono i documenti da conservare ed eventualmente esibire in caso di controllo dell’Agenzia delle entrate per il  superbonus 110%, il bonus casa e quello sui mobili con detrazione fiscale effettuata nella dichiarazione dei redditi? La normativa fiscale impone ai contribuenti di conservare la documentazione che sia stata utilizzata per la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730. E questi documenti necessitano di essere esibiti nel caso di richiesta del Fisco. Ricordiamo che la detrazione diretta nella dichiarazione dei redditi dei superbonus e bonus edilizi rappresenta il beneficio fiscale alternativo alla cessione dei crediti di imposta e allo sconto in fattura. Per il superbonus 110% e alcuni bonus edilizi la conservazione risulta più estesa data la complessità e il numero di documenti da conservare per gli anni a venire.

Controlli Fisco su dichiarazione dei redditi, fino a quando l’Agenzia delle entrate può effettuare il controllo?

Il controllo formale da parte del Fisco sui documenti presentati per la dichiarazione dei redditi può essere richiesto fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi. Ad esempio, per la dichiarazione dei redditi dell’anno 2022, con periodo di imposta 2021, l’Agenzia delle entrate può richiedere il controllo fino al 31 dicembre 2027. Entro questa data, pertanto, il Fisco può avanzare richiesta al contribuente di esibire i documenti presentati in sede di dichiarazione dei redditi del 2022.

Controllo formale documenti per la dichiarazione dei redditi mediante  commercialista o Caf: come avviene?

Se la dichiarazione dei redditi è stata presentata tramite un commercialista o un Centro assistenza fiscale (Caf), il contribuente deve controllare che le informazioni riportate siano conformi alle spese sostenute.  E, dunque, che i documenti siano conformi ai costi sostenuti per gli interventi rientranti nel superbonus 110%, nel bonus casa e negli altri bonus edilizi. A tal proposito, è importante sapere che la copia originale della dichiarazione dei redditi è sempre conservata dal contribuente. Sulla dichiarazione dei redditi, tuttavia, l’Agenzia delle entrate può richiedere i relativi documenti al commercialista o al Caf. I professionisti abilitati, dunque, ne conservano una copia.

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi?

Riguardo alla documentazione inerente la dichiarazione dei redditi, il contribuente deve conservazione specifici documenti nel caso di detrazione fiscale per i bonus e superbonus edilizi. In linea generale, al contribuente possono essere richiesti i documenti che dimostrano il diritto alle detrazioni e alle deduzioni fiscali usate nella dichiarazione dei redditi.

Quale documentazione deve essere conservata per il superbonus 110% ed ecobonus con detrazione fiscale del 50% o 65%?

Entrando nel dettaglio della documentazione da conservare ai fini della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi nel caso di superbonus 110% o di ecobonus con detrazione fiscale del 50% o del 65%, il contribuente deve conservare ed esibire, in caso di controllo dell’Agenzia delle entrate, i seguenti documenti:

  • l’asseverazione di congruità delle spese;
  • la ricevuta dell’avvenuto invio dei documenti all’Enea;
  • le ricevute fiscali e le fatture sui costi sostenuti;
  • la ricevuta del bonifico attestante il pagamento.

Documentazione da conservare nel caso di ecobonus e superbonus 110% di condominio

Nel caso in cui i lavori di superbonus 110% ed ecobonus siano stati effettuati su parti comuni di un edificio (o condominio) è necessario conservare:

  • la copia della delibera dell’assemblea che ha autorizzato i lavori;
  • la tabella millesimale di ripartizione dei costi;
  • la dichiarazione dell’avvenuto consenso da parte del proprietario o titolare di altro diritto reale nel caso in cui i costi siano stati sostenuti dal locatario o dal comodatario.

Bonus ristrutturazione con detrazione del 50%, quali sono i documenti da conservare nel caso di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi?

Nel caso di bonus casa o bonus ristrutturazione al 50%, il contribuente ha l’obbligo di conservare ed esibire, nel caso in cui il Fisco ne faccia richiesta, la documentazione elencata dal decreto dell’Agenzia delle entrate del 2 novembre 2011. I documenti consistono:

  • nelle autorizzazioni amministrative per il tipo di intervento che si richiede di realizzare. Quindi devono essere conservati le concessioni, le abilitazioni e le comunicazioni di inizio dei lavori;
  • la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà se non vi è alcun titolo abitativo. Nel documento deve essere specificato il giorno in cui i lavori sono iniziati e la certificazione che gli interventi rientrano in quelli fiscalmente agevolati,
  • la domanda di accatastamento, se l’immobile non è stato ancora censito.

Documentazione da conservare nel caso di bonus casa di parti comuni del condominio

Se i lavori in ecobonus sono effettuati sulle parti comuni di un edificio (condominio), è necessario conservare i seguenti documenti:

  • la delibera dell’assemblea per l’approvazione degli interventi;
  • la tabella millesimale per la ripartizione dei costi;
  • la dichiarazione di consenso a far eseguire gli interventi, nel caso in cui i lavori sono effettuati dal detentore dell’immobile, qualora sia persona differente dai familiari conviventi;
  • nel caso in cui sia richiesta, la documentazione dell’Asl che indichi il giorno di inizio degli interventi;
  • le ricevute fiscali e le fatture sui costi sostenuti;
  • la ricevuta del bonifico attestante il pagamento.

Documenti da conservare nel caso in cui si utilizzi il bonus mobili con detrazione fiscale del 50%

Per le detrazioni fiscali relative al bonus mobili alla percentuale del 50% di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, è necessario che il contribuente conservi ed esibisca, a richiesta del Fisco, i seguenti documenti:

  • le attestazioni di avvenuto pagamento. Rientrano in questa categorie, le ricevuta di bonifici o di avvenuto pagamento attraverso carte di debito, carte di credito e documenti attestanti l’addebito diretto sul proprio conto corrente;
  • le fatture d’acquisto. Nel documento devono essere riportati i dettagli della natura, della qualità e della quantità dei beni o dei servizi comprati.

Controlli Fisco dichiarazione dei redditi: i documenti da conservare per le spese sanitarie e mutui

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi, inerenti le varie tipologie di spese sanitarie, e i costi sostenuti per i mutui ipotecari per la costruzione o la ristrutturazione dell’abitazione principale? In linea generale, i contribuenti devono conservare i documenti che sono stati utilizzati per la dichiarazione dei redditi mediante il modello 730. Infatti, questi documenti possono essere richiesti dall’Agenzia delle entrate nel caso di controlli. Ecco qual è la documentazione da conservare per gli anni a venire.

Controlli Agenzia delle entrate sulla dichiarazione dei redditi, fino a quando il Fisco procede con il controllo?

Il controllo formale da parte dell’Agenzia delle entrate sulla documentazione presentata per la dichiarazione dei redditi può essere effettuato entro il 31 dicembre del 5° anno susseguente a quello nel quale sia stata presentata la dichiarazione dei redditi. Prendendo ad esempio la dichiarazione dei redditi del 2022, a valere sull’anno di imposta 2021, il controllo può essere effettuato dal Fisco fino al 31 dicembre del 2027. Entro questa scadenza, dunque, l’Agenzia delle entrate può richiedere al contribuente di mostrare la documentazione della dichiarazione dei redditi di quest’anno.

Controllo formale documentazione dichiarazione dei redditi tramite Caf o commercialista: come avviene?

Cosa avviene invece nel caso in cui la dichiarazione dei redditi viene presentata mediante un Centro assistenza fiscale abilitato (Caf) o attraverso il proprio commercialista? Delegare la dichiarazione dei redditi comporta la necessità, per il contribuente, di controllare le informazioni contenute nella dichiarazione stessa. Ovvero la conformità, soprattutto delle spese sostenute nell’anno di imposta, delle informazioni riportate nella documentazione. La copia originale della dichiarazione dei redditi deve essere conservata dal contribuente. Tuttavia, in caso di controllo, l’Agenzia delle entrate può richiedere la documentazione al commercialista e al Caf che ne conservano una copia.

Quali sono i documenti da conservare relativi alla dichiarazione dei redditi?

In linea generale, i documenti che il contribuente deve conservare relativi alla dichiarazione dei redditi sono:

  • la certificazione unica;
  • i certificati inerenti le ritenute;
  • gli scontrini e le ricevute fiscali;
  • le quietanze di pagamento delle spese sostenute;
  • gli eventuali modelli F24.

Oltre ai documenti generici, vi sono delle spese che richiedono la conservazione di specifica documentazione. Generalmente, il contribuente deve conservare tutta la documentazione che dimostra il diritto alle detrazioni e alle deduzioni fiscali utilizzate per la dichiarazione dei redditi.

Documentazione da conservare per la dichiarazione dei redditi: le spese sanitarie

Una prima classificazione è relativa ai documenti da conservare per le spese mediche. Per quelle generiche, di acquisto di farmaci e farmaci omeopatici, è necessario conservare gli scontrini fiscali parlanti. In questa documentazione deve essere riportata:

  • il numero di medicinali comprati;
  • la natura dei medicinali;
  • il codice alfanumerico situato in ogni confezione dei medicinali;
  • il codice fiscale di chi acquista il medicinale.

Documentazione da conservare per spese certificati medici sportivi, patente e altre spese

Altre tipologie di spese sanitarie possono essere sostenute per:

  • il certificato medico per utilizzi sportivi;
  • i certificati per la patente di guida;
  • la certificazione relativa all’apertura e alla chiusura di infortuni e malattie;
  • i documenti per le pratiche legali e assicurative.

In tutti questi casi, il contribuente deve conservare la fattura che è stata rilasciata dal dottore. Oppure la ricevuta fiscale.

Spese mediche sostenute all’estero: quale documentazione deve essere conservata per i controlli del Fisco?

Anche per le spese mediche sostenute all’estero, la conservazione della documentazione è analoga a quella che avviene nel territorio italiano. È necessario conservare le quietanze di pagamento. Con la differenza che se i documenti sanitari sono riportati nella lingua originale è necessario procedere con una traduzione in italiano. In particolare, se i documenti sono scritti in spagnolo, in inglese, in tedesco o in francese, la traduzione la può fare il contribuente stesso e sottoscriverla. Per le altre lingue, è necessaria la traduzione giurata. Per chi ha domicilio fiscale nella Provincia autonoma di Bolzano o nella Valle d’Aosta, non c’è bisogno della traduzione se i documenti sono in tedesco o in francese.

Documentazione necessaria per il controllo dell’Agenzia delle entrate del mutuo ai fini della dichiarazione dei redditi

Per quanto riguarda le detrazioni degli interessi sui mutui ipotecari inerenti la ristrutturazione o la costruzione edilizia dell’abitazione principale, il contribuente deve:

  • trasmettere o esibire in caso di controlli del Fisco le quietanze di pagamento degli interessi passivi sul mutuo;
  • fornire la copia del contratto del mutuo ipotecario. Dal contratto deve risultare l’ipoteca e la stipulazione ai fini della costruzione dell’abitazione principale;
  • la documentazione amministrazione disciplinata dalla normativa edilizia vigente;
  • copie delle fatture o delle ricevute fiscali inerenti i costi di costruzione sostenute per l’abitazione stessa.

 

 

Modello 730 precompilato da oggi, invio veloce per i rimborsi di luglio: tutte le novità 2022

A partire da oggi, 23 maggio, è on line nell’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate il modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi del 2022. L’Agenzia delle entrate, infatti, metterà a disposizione dei contribuenti oltre 30 milioni di modelli precompilati. Le modifiche si potranno fare entro il 31 maggio prossimo, data a partire dalla quale si potrà anche inviare il modello. I Centri di assistenza fiscale (Caf) hanno già predisposto oltre un terzo dei modelli, ma chi sceglie di inviare il documento personalmente dovrà fare in fretta per non vedersi slittare il rimborso di luglio.

Dichiarazione dei redditi 2022, conguaglio o rimborso già da luglio per i dipendenti, pensionati da agosto

Sarà pubblicato da oggi dunque il modello 730 precompilato, in ritardo rispetto alla scadenza temporale fissata entro il 30 aprile. Proprio per questo, i contribuenti dovranno fare in fretta per ottenere i rimborsi in caso di saldo a credito della dichiarazione dei redditi 2022. La scadenza ultima per l’invio del modello 730 precompilato è fissata al 30 settembre 2022. Ma presentarlo in anticipo consente di ottenere il conguaglio in caso di saldo positivo della dichiarazione dei redditi. I lavoratori alle dipendenze potranno anticipare, in questo modo, il conguaglio a luglio; per i pensionati, l’eventuale credito arriverà con il cedolino di agosto o di settembre.

Entro quando bisogna inviare il modello 730 precompilato per avere il conguaglio a luglio?

Dunque, i contribuenti che hanno un saldo positivo nella dichiarazione dei redditi 2022 possono ottenere il rimborso dell’imposta versata. Ma dovranno accettare, eventualmente modificare e inviare il modello 730 precompilato indicativamente prima della fine di giugno. In tal modo, riceveranno il conguaglio nel cedolino di luglio. Più tempo a disposizione avranno, invece, i contribuenti il cui saldo sia negativo. Ma più in ritardo si inoltra il 730 precompilato e meno mesi saranno a disposizione per rateizzare l’eventuale trattenuta.

Modello 730 precompilato: chi lo riceverà?

I contribuenti che riceveranno il modello 730 precompilato per dichiarare i redditi saranno:

  • i lavoratori alle dipendenze e assimilati come i contribuenti che lavorano con contratto a progetto;
  • chi ha redditi di terreni, fabbricati e da capitale;
  • i lavoro autonomi senza partita Iva, come i prestatori di lavoro occasionale;
  • i contribuenti con redditi diversi, maturati per esempio da terreni e fabbricati situati all’estero;
  • alcune tipologie di tassazione separata, come i contribuenti che hanno redditi da eredità.

Come si presenta la dichiarazione dei redditi 730 precompilata?

Il modello 730 precompilato dell’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate è accessibile mediante credenziali:

  • Spid;
  • Carta di identità elettronica (Cie);
  • la Carta nazionale dei servizi (Cns).

Si può delegare un Centro di assistenza fiscale o in commercialista. Accedendo all’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate, il contribuente può:

  • visualizzare i dati del modello 730 precompilato;
  • correggere e integrare le informazioni;
  • lasciare inalterate le informazioni (il che permette di escludere i controlli del Fisco);
  • infine inviare il modello precompilato all’Agenzia delle entrate.

Modello 730 precompilato dal 23 maggio 2022, quali sono le novità?

Sono varie del modello 730 precompilato per l’anno 2022. Innanzitutto, in tema di bonus 100 euro, vi è la riduzione del prelievo fiscale sui contribuenti che lavorano alle dipendenze. Per l’anno di imposta 2021, il totale del trattamento integrativo del bonus 100 euro è pari a 1.200 euro. È stato aumentata a 550 euro la spesa massima detraibile per le spese veterinarie. Confermato, invece, il 19% di detrazione per le spese sostenute per iscrivere i figli ai conservatori, alle scuole di musica e agli Afam. La detrazione massima è di 1.000 euro per ciascun figlio iscritto purché il reddito complessivo non ecceda i 36 mila euro.

Quali altre detrazioni spettano nella dichiarazione dei redditi 2022?

Tra le altre detrazioni fiscali, è stato aumentato a 609,50 euro il beneficio per gli appartenenti al comparto della sicurezza. Nella dichiarazione dei redditi 2022 si può indicare il credito di imposta maturato per la misura della prima casa agevolata per gli under 36. È necessario l’Isee entro i 40 mila euro e aver acquistato una prima casa soggetta a tassazione Iva.

Superbonus 110% nella dichiarazione dei redditi 2022: quale detrazione?

Per la dichiarazione dei redditi 2022 sono previste anche le detrazioni spettanti per gli interventi rientranti nel superbonus 110% dell’anno di imposta 2021. In particolare per:

  • l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • interventi di sisma bonus ed eco-bonus con detrazioni maggiorate, a determinate condizioni, al 110%;
  • gli interventi di installazione della colonnina di ricarica purché i lavori siano iniziati nel 2021;
  • il bonus per sostituire il gruppo elettrogeno, con detrazione fiscale del 50%;
  • il credito di imposta per i depuratori dell’acqua e la riduzione del consumo dei contenitori di plastica;
  • la detrazione spettante per il bonus mobile che, per il 2021 è pari al 50% per un limite di spesa di 16 mila euro.

Partite Iva forfettarie, regime flat tax verso gli 85mila euro

Il meccanismo di flat tax delle partite Iva a regime forfettario potrebbe vedersi elevare il proprio limite di ricavi e di compensi annui da 65 mila euro a 85 mila euro. L’innalzamento della soglia, tuttavia, non è l’unica novità attesa nel disegno di legge delega fiscale. Infatti, nelle intenzioni del governo c’è la riforma della ritenuta d’acconto, da eliminare progressivamente insieme alla mensilizzazione degli acconti. Inoltre, si stanno facendo passi avanti nella direzione del cashback fiscale, la misura che consente di monetizzare subito la percentuale detraibile di determinate spese.

Aumento del regime di flat tax delle partite Iva forfettarie a 85 mila euro: si tratta di uno scivolo

L’aumento della soglia di ricavi e di compensi delle partite Iva a regime forfettario a 85 mila euro non è una estensione definitiva da subito. Si tratterebbe di uno scivolo di 20 mila euro, rispetto ai 65 mila euro attuali, che consente a chi sfori il tetto massimo di ricavi annuali, di non dover passare al regime ordinario di partita Iva. In altre parole, lo scivolo servirebbe a preparare il terreno verso un progressivo innalzamento della soglia di ricavi e compensi annuali di chi è in regime di flat tax. La soglia di 85 mila euro è l’obiettivo finale della riforma delle partite Iva a regime forfetario.

Novità dalla legge fiscale, interventi sull’eliminazione della ritenuta d’acconto

Ulteriori novità sono attese dalla legge fiscale per quanto concerne la ritenuta d’acconto e la mensilizzazione degli acconti. In entrambi i casi, si tratterebbe di un progressivo avvicinamento all’eliminazione dei due strumenti. Inoltre, molte delle attese sono anche per il cashback fiscale. La proposta del Movimento 5 stelle è una delle novità emerse in Commissione Anagrafe Tributaria a chiusura dell’indagine conoscitiva sulla digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati fiscali.

Cashback fiscale in arrivo nella legge fiscale, che cos’è?

Il disegno di legge delega di riforma fiscale, dunque, contiene la nuova misura di cashback fiscale che consente ai contribuenti di vedersi accreditare e monetizzare nell’immediato il beneficio fiscale ottenuto da varie spese detraibili. Tali spese sono disciplinate dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Per esempio, se si acquistano farmaci, con il nuovo meccanismo fiscale non si dovrà più attendere la dichiarazione dei redditi per la detrazione del 19% delle spese sostenute. Il beneficio fiscale potrà essere incassato nell’immediato, mediante l’accredito diretto sul conto corrente bancario fornito dal contribuente.

Cashback fiscale, quando è previsto il debutto?

Il disegno di legge delega della riforma fiscale dovrebbe trovare approvazione definitiva al Senato entro la fine di giugno di quest’anno. Nel caso in cui i relativi decreti attuativi venissero adottati in tempi rapidi, il cashback fiscale potrebbe debuttare già a partire dal 2023. Si tratterebbe di immettere nel sistema, e quindi nelle tasche dei contribuenti, liquidità, della quale ce n’è bisogno. Anche se si tratta di somme relativamente basse.

Cashback fiscale, come si utilizza?

Avvalersi del nuovo meccanismo di cashback fiscale non comporta particolari adempimenti da parte del contribuente. Infatti, quest’ultimo dovrà semplicemente comunicare al venditore di un prodotto o al prestatore di un servizio di volersi avvalere del cashback fiscale (al posto della detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi) nel momento in cui sostiene la spesa. Il venditore o chi presta il servizio dovrà comunicare all’anagrafe tributaria che il contribuente vuole usufruire del cashback fiscale per la spesa sostenuta.

Cashback fiscale, come avviene il rimborso?

Si tratta di un sistema che già ha avuto una sperimentazione molto simile nel momento in cui è rimasto in vigore il Cashback di Stato che permetteva il rimborso del 10% sulle spese effettuate con relativo pagamento con sistemi tracciabili. Le detrazioni sulle spese sostenute e ammesse arriveranno direttamente sul conto corrente del contribuente e notificate mediante l’applicazione Io. In questo modo, il contribuente non dovrà più attendere e certificare le spese sostenute nell’anno di imposta nella dichiarazione dei redditi.

Nuovo bonus Irpef 2022, quando spetta il trattamento integrativo per redditi da lavoro?

Quando spetta il trattamento integrativo nella nuova Irpef del 2022? Si tratta di un’integrazione di reddito, introdotto dal decreto legge numero 3 del 2020, meglio conosciuto come bonus 100 euro o bonus Irpef. La nuova soglia di reddito prevista per il 2020 riguarda i redditi prodotti fino a 15 mila euro. La misura deriva dal vecchio bonus 100 euro che era riconosciuto ai lavoratori in rapporto al numero dei giorni di lavoro. La condizione essenziale era rappresentata dall’ammontare complessivo del reddito che non poteva superare i 28 mila euro. Inoltre i lavoratori, per ottenere il bonus Irpef, dovevano avere una detrazione spettante per il lavoro alle dipendenze inferiore all’imposta lorda.

Trattamento integrativo Irpef, nel 2022 spetta per redditi entro i 15 mila euro

La situazione può essere rappresentata da un lavoratore dipendente a tempo indeterminato che, nel 2022, presume di ottenere un reddito complessivo non eccedente i 15 mila euro. Il contribuente lavora per tutto l’anno e non ha carichi di famiglia. In tal caso, essendo il reddito complessivo al di sotto dei 15 mila euro, il lavoratore avrà diritto al trattamento integrativo nella totalità. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha ridotto il tetto per ottenere il trattamento integrativo da 28 mila euro a 15 mila euro. Al di sopra di questa soglia, il trattamento può spettare ma solo in presenza di determinate condizioni. In ogni caso, il limite massimo è pari a 28 mila euro.

Quanto spetta di bonus Irpef per redditi fino a 15 mila euro all’anno?

Conti alla mano, la legge di Bilancio 2022 ammette, dunque, al trattamento integrativo i redditi annuali entro i 15 mila euro. Entro questo tetto di reddito spetta un bonus integrativo pari a 1.200 euro. È necessario che vi sia anche la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze. Ciò deriva da quanto prevede il comma 1 dell’articolo 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir).

Come determinare l’imposta lorda ai fini del bonus Irpef?

Ammettendo che il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato per 365 giorni all’anno e un reddito pari a 15 mila euro, l’imposta lorda si determina applicando il 23% al reddito lordo. Dunque, il risultato è pari a 3.450 euro. Ammettendo che il totale delle detrazioni sia pari a 1.900 euro, l’imposta netta sarà corrispondente alla differenza tra l’imposta lorda e il totale delle detrazioni. Dunque il risultato è pari a 1.550 euro. Affinché possa esserci il trattamento integrativo Irpef è necessario che la capienza risulti rispettata. Essendo l’imposta lorda superiore al totale detrazioni, al lavoratore spetterà il bonus Irpef per intero. Ovvero per 1.200 euro, costituiti da 100 euro per dodici mensilità all’anno.

Quale bonus Irpef spetta per redditi da lavoro da 15 mila euro a 28 mila euro?

Il bonus Irpef può spettare anche ai redditi da lavoro eccedenti la soglia dei 15 mila euro e non oltre i 28 mila euro. Ma devono verificarsi determinate condizioni:

  • innanzitutto che vi sia la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze;
  • che la somma delle detrazioni per i carichi di famiglia; per il lavoro svolto alle dipendenze e assimilati; per gli interessi passivi sul mutuo contratto entro il 2021; sugli interessi passivi sui prestiti; sulle rate inerenti spese sanitarie effettuate entro il 31 dicembre 2021 o lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica degli immobili e le detrazioni riguardanti altre norme siano di importo eccedente rispetto all’imposta lorda.

Redditi sopra i 28 mila euro, cosa succede?

Per poter beneficiare del bonus Irpef è necessario che si verifichino 3 condizioni:

  • la prima riguarda il reddito prodotto che deve essere da lavoro alle dipendenze o assimilato;
  • la seconda condizione riguarda la sussistenza dell’imposta a debito al netto delle detrazioni da lavoro;
  • l’ultima condizione è il reddito complessivo, che non deve eccedere i 28 mila euro.

Proprio in merito all’ultima condizione è necessario dunque che per il 2022 il contribuente abbia un reddito da lavoro non eccedente i 28 mila euro.

Cosa può fare il lavoratore che non prende il bonus 100 euro perché ha superato i 28 mila euro di reddito?

Se il lavoratore supera, come reddito da lavoro, il tetto dei 28 mila euro, può percepire, al posto del bonus 100 euro, l’ulteriore detrazione (Ud). Infatti, per redditi da lavoro tra i 28 mila euro e i 40 mila euro si applica l’ulteriore detrazione prevista dal comma 2, dell’articolo 1, del decreto legge numero 3 del 2020. Anche in questo caso, l’imposta lorda deve essere capiente. Tale detrazione ulteriore è stata prorogata al periodo di imposta del 2021.

Come viene versato al lavoratore il bonus Irpef in busta paga?

Nel caso in cui il lavoratore ne abbia diritto, il bonus Irpef deve essere versato dal sostituto di imposta. Il bonus Irpef è pertanto riconosciuto e pagato senza che il lavoratore ne faccia domanda. Il lavoratore, in ogni modo, può anche espressamente decidere (e dunque comunicare) al datore di lavoro di non volersi avvalere del bonus Irpef. L’ammontare del bonus Irpef deve essere ripartito sulle mensilità. La prima mensilità oggetto di versamento è stata quella a partire dal 1° gennaio 2022. In sede di conguaglio, spetta al datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta verificare che al lavoratore spettasse il bonus Irpef, e l’eventuale incapienza o capienza rispetto alle detrazioni spettanti. Il definitivo conguaglio va fatto quando si presenta la dichiarazione dei redditi.

Come va trattato il bonus Irpef in sede di dichiarazione dei redditi?

In sede di dichiarazione dei redditi, l’importo del bonus Irpef deve essere indicato nella certificazione unica dei redditi da lavoro dipendente ed assimilato. Nel caso in cui la remunerazione sia versata al lavoratore da un soggetto che non rappresenta il sostituto di imposta, il contribuente che ha diritto al bonus Irpef può chiedere che il totale del trattamento sia versato in sede di dichiarazione dei redditi inerente l’anno in corso.

 

Superbonus e bonus edilizi, novità in arrivo: per la cessione, il cliente è l’ultimo passaggio

Novità in arrivo sul superbonus 110% e sugli altri bonus edilizi per le relative cessioni del credito di imposta e per il beneficio fiscale sugli interventi effettuati alle villette. Da quanto spiegato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco a una serie di question time alla Camera, sarebbe in arrivo lo stop a ulteriori cessioni del credito di imposta nel caso in cui la banca cedesse la moneta fiscale al cliente. Inoltre, è in calendario la proroga del superbonus alle villette. Ad oggi la scadenza fissata per i lavori del 2022 è al 30 giugno prossimo: entro questa data deve essere completato almeno il 30% degli interventi.

Credito di imposta bonus e superbonus edilizi, con il cliente si chiudono le operazioni di cessione

Tiene banco la questione delle cessioni dei crediti di imposta legati agli interventi dei bonus e superbonus edilizi. Tra i chiarimenti in merito all’introduzione da maggio della quarta cessione del beneficio fiscale, vi è quello del ministro dell’Economia, Daniele Franco. Il passaggio della moneta fiscale dei bonus edilizi finisce con il cliente finale, anche se le cessione dei crediti non è ancora arrivata alla quarta e ultima operazione. Pertanto, la filiera della cessione dei crediti di imposta si conclude con il passaggio al cliente finale, il quale non potrà più cedere, a sua volta, il credito di imposta anche se non si tratta della quarta e ultima cessione.

Proroga del superbonus 110% per le villette, si ipotizza lo spostamento a fine settembre 2022

Ulteriore novità di una normativa, quella sul superbonus 110% in continuo cambiamento, è la proroga della detrazione fiscale dei lavori effettuati al 30 settembre 2022. Lo spostamento della scadenza riguarda i lavori delle cosiddette “villette” per uno stato di avanzamento di almeno il 30% da raggiungere, secondo l’attuale scadenza, entro il 30 giugno prossimo. In questo modo, sarà possibile usufruire del vantaggio fiscale per ancora tre mesi sugli interventi programmati per l’anno in corso.

Ipotesi di ricalcolo del 30% di stato di avanzamento dei lavori per beneficiare del superbonus 110%: due le proposte

Il nuovo decreto legge in arrivo, potrebbe contenere ulteriori novità sul superbonus 110%. La prima ipotesi per andare incontro a una misura che funziona essenzialmente se accompagnata dalla circolazione plurima del credito di imposta, è stata proposta da Agostino Santillo e Gianmauro Dell’Olio del M5S. In un emendamento al decreto, si prevederebbe che il vincolo del 30% non debba più essere calcolato sugli interventi eseguiti, ma sui pagamenti effettuati. Ciò implicherebbe la possibilità di continuare a beneficiare del superbonus 110% pagando circa un terzo delle fatture.

Modalità di calcolo del 30% di stato di avanzamento dei lavori: la proposta del complessivo degli interventi

Il secondo emendamento presentato riguarda sempre le modalità di calcolo del 30% di stato di avanzamento dei lavori. Il conteggio andrebbe fatto sul complesso degli interventi previsti e non sulle opere prese separatamente. Ad esempio, sul cappotto termico, sui pannelli o sul riscaldamento.

Cessione del credito di imposta, in arrivo la quarta operazione: come si potrà fare?

Una delle novità più attese nel nuovo provvedimento del governo è la quarta cessione del credito di imposta sul superbonus 110%. Le banche potranno cedere i crediti di imposta per una volta volta sola ai propri correntisti che hanno “spazio fiscale” per poterli detrarre. Il passaggio si potrà fare senza che sia necessario dover effettuare precedentemente altre due operazioni di cessioni tra gli istituti bancari. La quarta cessione del credito di imposta, dunque, sarà immediata e libera ma la sussistenza del credito stesso non potrà essere frazionata.

Pagamenti elettronici e Pos, le misure in arrivo con il decreto Pnrr 2

In arrivo nuove misure per i pagamenti elettronici con il decreto Pnrr 2, e sanzioni per gli esercenti che non applicano correttamente le regole del Pos. Con il provvedimento verranno anticipate al 30 giugno 2022 le multe i commercianti che non accettino i pagamenti mediante carte di credito e bancomat. Inoltre, gli esercenti saranno obbligati all’invio giornalieri degli acquisti. La misura rientra nell’obiettivo di incrementare i pagamenti digitali: con app, carte di credito, bancomat e altri strumenti di pagamento tracciabili i pagamenti elettronici nel 2021 hanno rappresentato il 38% del totale delle transazioni.

Sanzioni per la mancata accettazione del Pos: di quanto sono e come si calcolano

Il decreto Pnrr 2, che dovrebbe essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, mira a stabilire nuovi paletti all’utilizzo del denaro contante. Il primo è l’anticipo al 30 giugno 2022 delle multe per i commercianti che non accettino i pagamenti elettronici per mezzo del Pos. La sanzione è fissata in 30 euro, più il 4% dell’importo della transazione. Dunque, per un acquisto di 50 euro, la sanzione in caso di non accettazione del metodo di pagamento elettronico, è fissata in 30 euro più il 4% di 50 euro. Ovvero, in totale in 32 euro. Il provvedimento in arrivo anticipa di sei mesi l’applicazione delle sanzioni. Inizialmente le multe erano fissate, infatti, al 1° gennaio 2023.

Pagamenti tramite Pos, carte di credito e bancomat: sanzioni difficili da applicare

La sanzione per chi non accetti i pagamenti tramite moneta elettronica per la vendita di prodotti e servizi vige dal 30 giugno 2014. Ma la misura non ha trovato effettiva applicazione per l’utilizzo di carte di credito e bancomat. Il provvedimento mira dunque a sanzionare chi non osservi le sanzioni previste. È stato tuttavia già obiettato che non sempre le sanzioni sono di facile applicazione. Ad esempio, si pensi i casi in cui l’esercente rifiuti il pagamento tramite Pos per mancanza di connessione.

Crediti di imposta sui pagamenti tramite Pos: fino al 30 giugno 2022 incentivi ancora attivi

Peraltro, fino al 30 giugno 2022 sono maturabili i crediti di imposta sulle commissioni sostenute dai commercianti per l’utilizzo dei metodi di pagamento elettronico tramite Pos. A partire dal 1° luglio 2022, il credito di imposta (potenziato al 100% fino al 30 giugno 2022), tornerà alla percentuale del 30%. Inoltre, la data 30 giugno 2022 rimane anche per i commercianti che acquistino, noleggino o utilizzino dispositivi Pos collegati ai registratori telematici e ai Server Rt. La scadenza del 30 giugno prossimo, dunque, fissa il termine per questi incentivi tramite credito di imposta.

Pagamenti tramite denaro contante: dal 1° gennaio 2023 la soglia scende da 2 mila euro a mille euro

I pagamento elettronici e i vari incentivi per l’utilizzo del Pos vanno combinati con l’abbassamento degli importi dei contanti a partire dal 1° gennaio 2023. A partire da questa data, infatti, il decreto legge “Milleproroghe” ha fissato l’abbassamento da 2 mila euro a mille euro dell’utilizzo del denaro contante. Con l’abbassamento dell’importo massimo, saranno vietate anche le transazioni frazionate in maniera artificiosa. Ad esempio, frazionare le transazioni per rimanere sotto la soglia dei mille euro comporterà sanzioni per la violazione del tetto di denaro contante.

Pagamenti elettronici richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali

Inoltre, i pagamenti elettronici sono richiesti per la tracciabilità e le detrazioni fiscali. Dal 2020, infatti, per la detraibilità del 19% è richiesto che i pagamenti vengano effettuati con mezzi tracciabili. La regola non vale per gli acquisti di medicinali e per le prestazioni effettuate presso le strutture del Servizio sanitario nazionale o quelle accreditate. Per determinate tipologie di spese, come ad esempio quelle di istruzione, universitarie o funebri, la detrazione è piena (al 100%) per chi ha redditi che non eccedano i 120 mila euro. La detrazione decresce per redditi fino a 240 mila euro fino a azzerarsi.

Cashback fiscale, a che punto è il rimborso immediato?

Presenta difficoltà di applicazione il Cashback fiscale, ovvero il rimborso immediato di alcune detrazioni collegate alle spese effettuate. Nella discussione del disegno di legge della delega fiscale si sono riscontrate delle difficoltà in particolare per le spese sanitarie e l’incrocio dei rimborsi delle Casse sanitarie.

Lotteria degli scontrini, si punta alle vincite immediate

Novità sono attese anche per la lotteria degli scontrini. Infatti, nel provvedimento dovrebbero arrivare misure che consentano di assegnare immediatamente premi legati agli acquisti e ai pagamenti elettronici al fine di superare le diffidenze del 2021 e rendere il meccanismo più accattivante accattivante. Infatti, nel debutto della misura lo scorso anno, l’estrazione avveniva settimanalmente, mensilmente e annualmente. Per l’assegnazione dei premi era necessario comunicare il codice lotteria dell’acquirente, ma ai premi concorrevano anche gli esercenti. Tuttavia, solo un terzo dei compratori comunicava il proprio codice lotteria. Il governo dunque sta studiando modalità per rendere più attraente la lotteria degli scontrini, assegnando premi immediati senza dover aspettare le estrazioni periodiche.

Superbonus 110%, cosa cambia da maggio?

Novità in arrivo a partire da maggio prossimo sul superbonus 110%. Infatti, dal prossimo mese saranno rese operative nuove misure contro le frodi e per il sommerso. Tra le novità previste, il codice identificativo che specificherà il credito fiscale; l’obbligo dell’indicazione nei contratti e nelle fatture al di sopra dei 70 mila euro che i lavori sono eseguiti applicando il contratto collettivo dell’edilizia. Ma anche la quarta cessione del credito di imposta che dovrebbe arrivare con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto “Bollette”. Infine, tra le novità anche la proroga del superbonus 110% alle villette e un parziale ritorno alla cessione dei crediti frazionata.

Superbonus 110%, dal 1° maggio 2022 codice identificativo e divieto di spacchettamento dei crediti di imposta

A partire dal 1° maggio 2022 entreranno in vigore varie misure, in chiave antifrode, relative al superbonus 110%. A iniziare dal codice identificativo univoco attribuito a ogni cessione del credito di imposta. Il codice deve essere indicato nelle comunicazioni relative alla cessione del credito di imposta o di applicazione dello sconto in fattura. Inoltre, i crediti di imposta ceduti non potranno più essere spacchettati, ovvero far parte di cessioni parziali. Le due misure in vigore dal prossimo mese consentiranno di poter tracciare le operazioni di cessione del credito e a ricostruire più agevolmente i movimenti della moneta fiscale.

Superbonus 110%, in arrivo la quarta cessione dei crediti di imposta: come funziona?

La legge di conversione del decreto legge “Bollette” introdurrà, a partire da maggio prossimo, la quarta cessione del credito di imposta. Il provvedimento, in particolare, prevede che solo gli istituti bancari abbiano la possibilità di cedere il credito di imposta (per la quarta volta) derivante dagli interventi in superbonus 110% o riguardante gli altri bonus edilizi a un soggetto che abbia nei confronti della banca un conto corrente. La quarta cessione del credito di imposta può aversi solo esaurite le prime tre cessioni. Al momento, il provvedimento non prevede che nella quarta cessione possano entrare anche gli altri soggetti a regime controllato (le assicurazioni e gli altri intermediari finanziari) ammessi, in via esclusiva insieme alle banche, alla seconda e alla terza cessione del credito.

Credito di imposta superbonus 110%, il quadro completo delle quattro cessioni

Stando così i vincoli, la cessione del credito di imposta sul superbonus 110% avrebbe questi paletti:

  • la prima cessione del credito di imposta può avvenire verso qualunque soggetto, senza paletti;
  • la seconda e la terza cessione possono avvenire solo nei confronti dei soggetti a regime controllato (banche e società bancarie, assicurazioni e altri intermediari finanziari);
  • la quarta cessione può avvenire solo mediante il trasferimento del credito di imposta dalla banca a un proprio correntista, sia che si tratti di persona fisica che di imprese o di professionisti.

Credito di imposta superbonus 110%, quali cambiamenti potrebbero arrivare all’ultimo?

Rispetto allo schema delle quattro cessioni del credito di imposta sul superbonus 110%, potrebbe arrivare negli ultimi giorni qualche allentamento dei vincoli imposti dal decreto “Bollette”. In particolare, la prima ipotesi ammetterebbe la possibilità della cessione dei crediti di imposta ai correntisti anche prima della quarta operazione. L’ulteriore novità potrebbe riguardare la possibilità di effettuare anche cessioni di singole annualità, senza dover procedere con il trasferimento in blocco del credito di imposta.

Cessione dei crediti di imposta in superbonus per oltre 70 mila euro: le indicazioni nel Ccnl nelle fatture e nei contratti

Novità assoluta in arrivo riguarda, a partire dal 28 maggio 2022, il vincolo dell’indicazione, per gli interventi a partire dai 70 mila euro di importo, dell’affidamento dei lavori a imprese che rispettano il contratto nazionale dell’edilizia. L’indicazione dell’applicazione delle norme del Ccnl deve avvenire nei contratti e nelle fatture.

Superbonus 110%, le prossime scadenze

In tema di scadenze del superbonus 110%, entro il 29 aprile 2022 i soggetti interessati dovranno trasmettere all’Agenzia delle entrate le comunicazioni della scelta delle opzioni di cessione del credito di imposta o di applicazione dello sconto in fattura per i lavori del 2021 e per le rate residue e non fruite inerenti l’anno 2020. Il termine di scadenza era stato spostato rispetto alla scadenza del 7 aprile scorso, a sua volta prorogato dal 16 marzo 2022. La scadenza del 29 aprile non vale per le partite Iva e per i soggetti Ires che presentano la dichiarazione dei redditi al 30 novembre 2022: la relativa scadenza delle comunicazioni di credito di imposta e sconto in fattura è fissata al 15 ottobre 2022.

 

Bonus casa, che cos’è e quali interventi si possono fare

Il bonus casa consente di effettuare lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria negli edifici. Sono numerosi gli interventi che si possono realizzare beneficiando delle detrazioni fiscali con un minimo del 50%. L’aliquota massima è pari all’85% per gli interventi che vengono realizzati anche in chiave antisismica. Ecco, nel dettaglio, quali sono gli interventi realizzabili, le scadenze e le aliquote di detrazione fiscale.

Bonus casa, le ristrutturazioni rientranti nella manutenzione straordinaria

Con il bonus casa è possibile procedere con la manutenzione straordinaria, il restauro, il risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia sulle singole unità abitative residenziali. Non vi sono limiti sulle categorie catastali e gli interventi possono riguardare anche gli immobili rurali e le pertinenze. Sono previste anche le manutenzioni ordinarie sulle parti comuni degli edifici residenziali ai sensi dell’articolo 1117 del Codice civile. Rientrano tra gli interventi anche i lavori di:

  • ricostruzione o di ripristino degli immobili danneggiati dagli eventi calamitosi;
  • la realizzazione di autorimesse o di posti auto pertinenziali.

Interventi rientranti nel bonus casa, ecco quali sono

Altri interventi sono possibili con il bonus casa. Ad esempio:

  • la prevenzione degli atti illeciti da parte di terzi;
  • il contenimento dell’inquinamento acustico;
  • la cablatura degli edifici;
  • le bonifiche dall’amianto;
  • la riduzione degli infortuni domestici.

Eliminazione delle barriere architettoniche con il bonus casa, come si fa?

Con il bonus casa è possibile svolgere anche dei lavori per abbattere le barriere architettoniche. Tali lavori possono essere fatti anche con il superbonus 110%, rispettando le varie scadenze a seconda dei casi. L’intervento può essere effettuato dal 2021 se “trainato” dal super ecobonus; dal 1° giugno 2021 pure se risulta “trainato” dal super sisma bonus. Il superbonus del 110% spetta per le spese dal 1° luglio 2020 fino al 31 dicembre 2023; a partire dal 2024 la percentuale di detrazione fiscale scende al 70% e dal 1° gennaio 2025 al 65%.

Bonus casa, quando si può usare il superbonus 110% per lavori di abbattimento delle barriere architettoniche?

Si può utilizzare il superbonus 110% anche per lavori di abbattimento delle barriere architettoniche nei seguenti casi:

  • per i lavori fatti dai condomini nelle parti comuni dei condomini;
  • sugli interventi effettuati dall’unico proprietario a favore di edifici da due a quattro unità abitative. L’unico proprietario deve effettuare i lavori al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, di arti o di professioni;
  • per gli interventi “trainati” sulle singole unità immobiliari di un condominio effettuati dalle persone fisiche;
  • sui lavori delle Onlus, delle associazioni di promozione sociale (Aps) e dalle organizzazioni di volontariato (Odv).

Lavori di abbattimento delle barriere architettoniche in superbonus 110%: fino a quando si possono fare sulle villette?

In attesa di ulteriori novità sulla normativa del superbonus, la detrazione del 110% può essere ottenuta per interventi di abbattimento delle barriere architettoniche delle villette dalle persone fisiche entro il 31 dicembre 2022. A condizione che entro il 30 giugno 2022 sia stato effettuato il primo stato di avanzamento dei lavori di almeno il 30% dell’intero intervento.

Misure antisismiche con il bonus casa: ecco cosa si può fare per la detrazione fiscale

Più complessa è la normativa sugli interventi antisismici e sulla messa in sicurezza statica con il bonus casa. Gli interventi sono ammissibili nelle zone sismiche classificate come 1, 2 e 3. Il bonus casa spettante varia nelle percentuali del 50%, del 70%, del 75%, dell’80% e dell’85%. Gli interventi devono essere realizzati, per beneficiare di queste percentuali, entro il 31 dicembre 2024. Gli stessi interventi possono essere effettuati con il superbonus 110% a seconda dei casi.

Bonus casa, la detrazioni per le spese di interventi antisismici

A partire dal 2017 e fino al 31 dicembre 2024 si possono effettuare degli interventi antisismici con il bonus casa. La detrazione Irpef e Ires spettante è pari al 50% con un tetto di spesa pari a 96 mila euro per ogni unità abitativa. La detrazione fiscale deve essere ripartita in cinque anni. Il beneficio fiscale sale al:

  • 70%, se dai lavori ne deriva una riduzione di una classe del rischio sismico;
  • 75% per le parti comuni di un edificio, secondo quanto prevede il comma 1 quinquies dell’articolo 16, del decreto legge numero 63 del 4 giugno 2013;
  • 80% se dagli interventi ne deriva una riduzione del rischio sismico di almeno due classi;
  • 85% se la riduzione di due classi interessa le parti comuni di un edificio, ai sensi del comma 1 quater, dell’articolo 16, del decreto legge numero 63 del 4 giugno 2013.

Bonus casa, quando conseguire risparmi energetici?

Con il bonus casa è possibile fare interventi anche per conseguire risparmi energetici non qualificati, compresi quelli del fotovoltaico, ai sensi del comma 1 dell’articolo 16 bis del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir). Diversamente, i lavori di risparmio energetico si possono fare con il superbonus 110% nei casi di:

  • installazione degli impianti solari fotovoltaici connessi all’energia elettrica negli edifici. Il massimo della spesa ammissibile è pari a 48 mila euro (o entro i 2.400 euro per ogni kW di potenza);
  • sistemi di accumulo integrati negli impianti solari fotovoltaici spetta il superbonus 110% con massimale di spesa di 48 mila euro o 1.000 euro per ogni kW della capacità di accumulo.

Bonus casa, quanto spetta di detrazione?

A eccezione dei casi specifici dei lavori di riduzione del rischio sismico, gli interventi eseguiti beneficiando del bonus casa permettono di ottenere detrazioni fiscali pari:

  • al 50%, con un massimale di spesa pari a 96 mila euro e detrazione limite di 48 mila euro da ripartire in dieci quote annuali fino al 31 dicembre 2024;
  • al 36% di detrazione Irpef con massimale di spesa pari a 48 mila euro e detrazione limite di 17.280 euro a partire dal 1° gennaio 2025 (e da ripartire in dieci quote costanti annuali).