Sostituzione climatizzatore, quale bonus posso sfruttare?

In Italia c’è una giungla di bonus e spesso i contribuenti fanno fatica a capire quali agevolazioni fiscali possono sfruttare e se vi è la possibilità di ottenerne. Questo è ciò che è capitato a un contribuente che ha chiesto delucidazioni all’Agenzia delle Entrate in merito ai bonus da sfruttare per la sostituzione del climatizzatore.

Quali bonus/agevolazioni fiscali sfruttare per la sostituzione del climatizzatore?

Un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate “Devo sostituire il climatizzatore nella mia abitazione con un impianto dotato di pompa di calore. Vorrei capire se posso richiedere la detrazione per manutenzione straordinaria del 50% o quella per la riqualificazione energetica del 65%.

Il dubbio nasce dal fatto che la normativa italiana attualmente in vigore per il settore “casa” prevede la possibilità di sfruttare diversi bonus che permettono di ottenere detrazioni fiscali con percentuali diverse. Ad esempio chi esegue ristrutturazioni che consentono di recuperare almeno due classi energetiche può ottenere il Superbonus con percentuale di detrazioe al 90% nel 2023.

In alternativa è possibile ottenere il bonus ristrutturazione con percentuale di agevolazione fiscale al 50%, oppure il bonus per la riqualificazione energetica che consente di ottenere fino al 65% di detrazione. Dal punto di vista pratico cambia quanto si può realmente ottenere come risparmio di imposta, naturalmente se non vi è capienza fiscale, tutto è inutile.

Nel caso in questione a fornire chiarimenti in merito è l’Agenzia delle Entrate che ha fornito risposta al quesito tramite la rubrica sul sito FiscoOggi.

Detrazione al 65% in casi particolari per la sostituzione del climatizzatore

L’Agenzia sottolinea che “La sostituzione, integrale o parziale, del vecchio impianto di climatizzazione con un climatizzatore a pompa di calore rientra, in generale, tra gli interventi finalizzati al conseguimento di risparmio energetico” di conseguenza si può ottenere la detrazione prevista dall’articolo 16-bis, lettera h) del Tuir che consente di ottenere il 50% della spesa sostenuta per una spesa massima di 96.000 euro.

Specifica, inoltre, che nel caso in cui il nuovo impianto di climatizzazione presenti determinate caratteristiche tecniche l’intervento di sostituzione può rientrare tra quelli per i quali è prevista la detrazione del 65% delle spese sostenute, nel limite massimo di 30.000 euro.

Per rientrare in questa categoria l’impianto deve rispettate le condizioni tecniche previste nella tabella 1 dell’allegato F al decreto interministeriale del 6 agosto 2020. Risulta inoltre utile consultare la guida dell’Enea “Pompe di calore ad alta efficienza, sistemi geotermici a bassa entalpia o scaldacqua a pompa di calore”.

Specifica infine l’Agenzia che naturalmente non è possibile avvalersi di entrambe le agevolazioni per lo stesso lavoro.

Leggi anche: Superbonus, in arrivo una nuova proroga? Le ipotesi allo studio

Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare a breve

Si sta molto parlando della nuova manovra di bilancio e delle possibili novità per i contribuenti, tra queste vi è una modifica del regime delle detrazioni Irpef con una rettifica dei redditi che possono beneficiarne.

Mef: le entrate tributarie sono in forte aumento

Il Mef ha reso noto che le entrate fiscali dei primi 9 mesi del 2022 sono aumentate. L’incremento dichiarato dal Ministero è 37.086 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10.9%). Questo è dovuto a diversi fattori, tra questi vi è l’aumento dei prezzi, noto a tutti, che però porta come conseguenza un aumento del gettito Iva. A ciò si aggiunge l’effetto positivo dei trascinamenti delle imposte dovute alle sospensioni degli anni 2020 e 2021. Infine, c’è un aumento delle entrate tributarie dovute a un lieve aumento dei redditi, in questo caso si parla anche di drenaggio fiscale che nel prossimo anno dovrebbe avere un effetto ancora maggiore. Il gettito dell’IRPEF ha registrato un aumento di 5.551 milioni di euro (+3,8%).

Nelle scorse ore è però arrivata anche un’altra notizia importante, cioè la flat tax di fatto ha portato a una crescita dell’evasione fiscale. Questa premessa è importante per capire i possibili futuri scenari. In primo luogo la flat tax per tutti, tra cui lavoratori dipendenti è ormai abbandonata, si ipotizza un allargamento del regime forfetario fino alla soglia di 85.000 o 90.000 euro, ma per tutti gli altri italiani si lavora a una modifica delle detrazioni Irpef. Si erra nel pensare che visto l’aumento dei redditi nominale e non reale e soprattutto aumento dei redditi non proporzionale all’inflazione, si attui un regime di agevolazione, tutt’altro.

Detrazioni Irpef: ecco come potrebbero cambiare

La situazione attuale prevede una riduzione delle detrazioni fiscali al superamento di 120.000 euro di redditi, questa riduzione delle detrazioni aumenta al crescere del reddito fino ad azzerarsi raggiunta la soglia di 240.000 euro. Ricordiamo che le detrazioni vanno a incidere sull’imposta dovuta, di conseguenza si calcola la base imponibile, si applicano le aliquote previste, ricordiamo che l’applicazione è per scaglioni, e si prosegue quindi con il calcolo dell’imposta dovuta. Fatta questa operazione si procede a sottrarre il valore delle detrazioni. Nel nostro sistema fiscale le detrazioni sono numerose, ad esempio spese funebri, spese mediche, per istruzione, assicurazione, fondi pensione

Nelle ipotesi allo studio del nuovo Governo, al fine di redistribuire ricchezza e in particolare di agire per contrastare il caro energia, si sta ipotizzando una riduzione a metà delle fasce previste attualmente. Di conseguenza le detrazioni verrebbero ridotte per coloro che hanno un reddito superiore a 60.000 euro per poi sparire con redditi superiori a 120.000 euro. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti per le fasce di reddito medio-alte. L’effetto potrebbe essere mitigato con il quoziente familiare che consente di calcolare la ricchezza effettiva delle famiglie tenendo in considerazione il numero di figli.

Nuovo bonus Irpef 2022, quando spetta il trattamento integrativo per redditi da lavoro?

Quando spetta il trattamento integrativo nella nuova Irpef del 2022? Si tratta di un’integrazione di reddito, introdotto dal decreto legge numero 3 del 2020, meglio conosciuto come bonus 100 euro o bonus Irpef. La nuova soglia di reddito prevista per il 2020 riguarda i redditi prodotti fino a 15 mila euro. La misura deriva dal vecchio bonus 100 euro che era riconosciuto ai lavoratori in rapporto al numero dei giorni di lavoro. La condizione essenziale era rappresentata dall’ammontare complessivo del reddito che non poteva superare i 28 mila euro. Inoltre i lavoratori, per ottenere il bonus Irpef, dovevano avere una detrazione spettante per il lavoro alle dipendenze inferiore all’imposta lorda.

Trattamento integrativo Irpef, nel 2022 spetta per redditi entro i 15 mila euro

La situazione può essere rappresentata da un lavoratore dipendente a tempo indeterminato che, nel 2022, presume di ottenere un reddito complessivo non eccedente i 15 mila euro. Il contribuente lavora per tutto l’anno e non ha carichi di famiglia. In tal caso, essendo il reddito complessivo al di sotto dei 15 mila euro, il lavoratore avrà diritto al trattamento integrativo nella totalità. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha ridotto il tetto per ottenere il trattamento integrativo da 28 mila euro a 15 mila euro. Al di sopra di questa soglia, il trattamento può spettare ma solo in presenza di determinate condizioni. In ogni caso, il limite massimo è pari a 28 mila euro.

Quanto spetta di bonus Irpef per redditi fino a 15 mila euro all’anno?

Conti alla mano, la legge di Bilancio 2022 ammette, dunque, al trattamento integrativo i redditi annuali entro i 15 mila euro. Entro questo tetto di reddito spetta un bonus integrativo pari a 1.200 euro. È necessario che vi sia anche la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze. Ciò deriva da quanto prevede il comma 1 dell’articolo 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir).

Come determinare l’imposta lorda ai fini del bonus Irpef?

Ammettendo che il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato per 365 giorni all’anno e un reddito pari a 15 mila euro, l’imposta lorda si determina applicando il 23% al reddito lordo. Dunque, il risultato è pari a 3.450 euro. Ammettendo che il totale delle detrazioni sia pari a 1.900 euro, l’imposta netta sarà corrispondente alla differenza tra l’imposta lorda e il totale delle detrazioni. Dunque il risultato è pari a 1.550 euro. Affinché possa esserci il trattamento integrativo Irpef è necessario che la capienza risulti rispettata. Essendo l’imposta lorda superiore al totale detrazioni, al lavoratore spetterà il bonus Irpef per intero. Ovvero per 1.200 euro, costituiti da 100 euro per dodici mensilità all’anno.

Quale bonus Irpef spetta per redditi da lavoro da 15 mila euro a 28 mila euro?

Il bonus Irpef può spettare anche ai redditi da lavoro eccedenti la soglia dei 15 mila euro e non oltre i 28 mila euro. Ma devono verificarsi determinate condizioni:

  • innanzitutto che vi sia la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze;
  • che la somma delle detrazioni per i carichi di famiglia; per il lavoro svolto alle dipendenze e assimilati; per gli interessi passivi sul mutuo contratto entro il 2021; sugli interessi passivi sui prestiti; sulle rate inerenti spese sanitarie effettuate entro il 31 dicembre 2021 o lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica degli immobili e le detrazioni riguardanti altre norme siano di importo eccedente rispetto all’imposta lorda.

Redditi sopra i 28 mila euro, cosa succede?

Per poter beneficiare del bonus Irpef è necessario che si verifichino 3 condizioni:

  • la prima riguarda il reddito prodotto che deve essere da lavoro alle dipendenze o assimilato;
  • la seconda condizione riguarda la sussistenza dell’imposta a debito al netto delle detrazioni da lavoro;
  • l’ultima condizione è il reddito complessivo, che non deve eccedere i 28 mila euro.

Proprio in merito all’ultima condizione è necessario dunque che per il 2022 il contribuente abbia un reddito da lavoro non eccedente i 28 mila euro.

Cosa può fare il lavoratore che non prende il bonus 100 euro perché ha superato i 28 mila euro di reddito?

Se il lavoratore supera, come reddito da lavoro, il tetto dei 28 mila euro, può percepire, al posto del bonus 100 euro, l’ulteriore detrazione (Ud). Infatti, per redditi da lavoro tra i 28 mila euro e i 40 mila euro si applica l’ulteriore detrazione prevista dal comma 2, dell’articolo 1, del decreto legge numero 3 del 2020. Anche in questo caso, l’imposta lorda deve essere capiente. Tale detrazione ulteriore è stata prorogata al periodo di imposta del 2021.

Come viene versato al lavoratore il bonus Irpef in busta paga?

Nel caso in cui il lavoratore ne abbia diritto, il bonus Irpef deve essere versato dal sostituto di imposta. Il bonus Irpef è pertanto riconosciuto e pagato senza che il lavoratore ne faccia domanda. Il lavoratore, in ogni modo, può anche espressamente decidere (e dunque comunicare) al datore di lavoro di non volersi avvalere del bonus Irpef. L’ammontare del bonus Irpef deve essere ripartito sulle mensilità. La prima mensilità oggetto di versamento è stata quella a partire dal 1° gennaio 2022. In sede di conguaglio, spetta al datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta verificare che al lavoratore spettasse il bonus Irpef, e l’eventuale incapienza o capienza rispetto alle detrazioni spettanti. Il definitivo conguaglio va fatto quando si presenta la dichiarazione dei redditi.

Come va trattato il bonus Irpef in sede di dichiarazione dei redditi?

In sede di dichiarazione dei redditi, l’importo del bonus Irpef deve essere indicato nella certificazione unica dei redditi da lavoro dipendente ed assimilato. Nel caso in cui la remunerazione sia versata al lavoratore da un soggetto che non rappresenta il sostituto di imposta, il contribuente che ha diritto al bonus Irpef può chiedere che il totale del trattamento sia versato in sede di dichiarazione dei redditi inerente l’anno in corso.

 

Buste paga più leggere a marzo, perché?

Le buste paga dei lavoratori pubblici e privati a marzo 2022 sono più leggere di quanto ci si aspettasse e, indubbiamente, se rapportate allo stesso mese del 2021. E nonostante sia stato introdotto l’Assegno unico per i figli in pagamento dall’Inps. Solo una famiglia su due riceverà l’assegno unico entro la fine del mese. Tutte le altre famiglie, invece, vedranno nell’immediato i soli tagli delle misure in vigore fino a poco tempo fa, come ad esempio l’Assegno per il nucleo familiare (Anf). Inoltre, la partenza dell’assegno unico per i figli coincide con la revisione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef.

Confronto tra busta paga del 2022 e 2021: ecco quali sono le differenze

Prendendo in considerazione la busta paga di un operaio con coniuge e due figli minori a carico, secondo i calcoli effettuati da Il Sole 24 ore, si può calcolare su una retribuzione base di marzo 2021 pari a 1750 euro, le seguenti voci incluse nel cedolino:

  • la festività non goduta per 67 euro;
  • gli straordinari al 25% pari a 215 euro;
  • l’Assegno per il nucleo familiare (Anf) per 200 euro;
  • il contributo Ivs per meno 187 euro;
  • il contributo Cigs per 6,10 euro;
  • l’imponibile Irpef è pari a 1.840 euro al quale corrisponde un’aliquota Irpef del 24,28% pari a 447 euro, una detrazione per il lavoro dipendente di 95 euro, una detrazione per il coniuge di 57 euro e una detrazione per i figli a carico di 125 euro;
  • il totale delle ritenute Irpef è pari a 167 euro;
  • il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020 è corrispondente a 102 euro;
  • in totale il reddito netto del mese di marzo 2021 è uguale a 1.974 euro.

Busta paga marzo 2022: scompaiono l’Anf, le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo L. 21 del 2020

La busta paga del mese di marzo 2022 è invece molto più ristretta rispetto a quella dello stesso mese di un anno fa. Scompaiono l’Assegno per il nucleo familiare (Anf), le detrazioni per i figli e il trattamento integrativo della legge numero 21 del 2020. Pertanto si avrà:

  • una retribuzione base di 1.798 euro;
  • straordinari al 25% pari a 234 euro;
  • i contributi Ivs pari a meno 187 euro;
  • il contributo Cigs pari a meno 6,10 euro;
  • l’esonero della quota di contributi previdenziali legge numero 234 del 30 dicembre 2021, comma 121, per oltre 16 euro, col segno positivo;
  • l’imponibile Irpef è di 1.856 euro;
  • l’Irpef lorda, ad aliquota del 23,65%, è pari a 439 euro;
  • le detrazioni per il lavoro dipendente sono pari a 193 euro;
  • detrazioni per il coniuge pari a 57 euro;
  • le ritenute Irpef pari a meno 188 euro.

Quale differenza della busta paga di marzo 2022 rispetto a quella di un anno fa?

Complessivamente, dunque, l’operaio riceverà a marzo di quest’anno un mensile netto inferiore di 305 euro rispetto a quello che ha percepito nella busta paga di marzo 2021. Tuttavia, se ha presentato domanda all’Inps dell’Assegno unico per i figli prima della fine di febbraio, l’operaio percepirà un’indennità pari a 350 euro. L’assegno viene corrisposto per la presenza di due figli minori a carico tramite accredito sul conto corrente bancario dell’operaio, oppure tramite carta prepagata o libretto postale.

Assegno unico per i figli, quando vengono pagate dall’Inps le indennità?

In merito al pagamento dell’Assegno unico per i figli, c’è da osservare che dallo scorso 23 marzo sono iniziati gli accrediti degli stipendi per circa 3,2 milioni di lavoratori del pubblico impiego. Da oggi, 29 marzo, iniziano i pagamenti degli stipendi dei lavoratori dei settori privati. In tutto circa 14,5 milioni di lavoratori. La busta paga con mensile più basso rispetto a un anno fa riguarda, dunque, i circa 3,5 milioni di contribuenti che non hanno presentato la domanda all’Inps per l’Assegno unico per i figli entro la fine dello scorso mese. Per chi percepisce il Reddito di cittadinanza, l’accredito dell’Assegno unico per i figli avverrà non prima del prossimo mese. È attesa una circolare Inps che faccia chiarezza sulle modalità di accredito dell’assegno.

 

 

Partite Iva forfettarie, vantaggi elevati con l’assegno unico per i figli

Al debutto dell’assegno unico per i figli si stimano le condizioni e gli effetti con i maggiori vantaggi riscontrati per chi abbia la partita Iva a regime forfettario. Infatti, i lavoratori autonomi fino a 65 mila euro di reddito annuo, che in passato non avevano diritto alle detrazioni, con l’assegno universale potranno beneficiare di un vantaggio annuo per i figli a carico.

Assegno unico per i figli, come sostituisce nel 2022 i vecchi bonus e le detrazioni Irpef?

I vantaggi dell’assegno unico per i figli dipenderanno dall’importo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). I precedenti bonus per i figli (bebè, mamma) e le varie detrazioni Irpef e gli assegni per i nuclei familiari verranno assorbiti dall’assegno unico. L’Isee, calcolato sia sul reddito prodotto che sul patrimonio, diventa il parametro di riferimento e prende il posto del reddito. Il passaggio comporta cambiamenti nella fruizione dei benefici e delle detrazioni. In primis per le partite Iva a regime forfettario che, fino al 2022, non avevano avuto accesso alle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, cosa avviene per le famiglie con partita Iva a regime forfettario?

I forfettari, infatti, avranno i benefici più evidenti dall’introduzione dell’assegno unico per i figli. Si tratta delle persone fisiche titolari di partita Iva a regime forfettari, con compensi e ricavi che non superano i 65 mila euro all’anno. Per una famiglia con due coniugi lavoratori autonomi con partita Iva a regime forfettaria e un figlio minorenne, il reddito di 35 mila euro prodotto da ciascun coniuge fino al 2021 non dava luogo né a detrazioni per il figlio a carico e nemmeno all’Assegno per il nucleo familiare annuo (Anf).

Partite Iva a regime forfettario, quali vantaggi dall’assegno unico per i figli?

In questa situazione, i due coniugi partite Iva a regime forfettario non avevano alcun vantaggio annuo per i figli a carico. Con l’introduzione dell’assegno unico per i figli e un Isee pari a 30 mila euro, alla famiglia spetta l’assegno unico mensile per il figlio a carico pari a 112 euro. Il vantaggio annuo con l’assegno unico è di 1.344 euro.

Assegno unico universale con Isee oltre i 40 mila euro o redditi bassi e patrimonio alto

Le famiglie che superano i 40 mila euro di Isee annuale avranno comunque il beneficio, anche se in misura minore. In tal caso, l’assegno unico per i figli sarà di 50 euro al mese per ogni figlio a carico. A perderci dal sistema dell’assegno unico saranno invece coloro che hanno redditi medi e bassi ma si ritrovano un Isee di oltre 40 mila euro. In quanto indicatore anche della situazione patrimoniale, e non solo reddituale, chi riceve in eredità un immobile consistente potrebbe vedersi abbassare l’assegno per i figli rispetto al precedente sistema delle detrazioni Irpef.

Assegno unico per i figli, la perdita per le famiglie con Isee oltre i 40 mila euro

Il superamento della soglia di Isee dei 40 mila euro di certo fa perdere qualcosa alle famiglie rispetto al vecchio sistema delle detrazioni Irpef. Infatti, in una famiglia di due coniugi con redditi da lavoro rispettivamente di 28 mila euro e di 8 mila euro, un Isee oltre i 40 mila euro e un figlio a carico di 3 ani, la detrazione spettante con il vecchio sistema determinava un importo:

  • di 860 euro all’anno di detrazioni per il figlio a carico;
  • un assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) di 547 euro.

Il vantaggio annuo per la detrazione dei figli a carico era dunque di 860 euro. Con l’assegno unico per i figli del 2022, al superamento della soglia dei 40 mila euro di Isee si percepiscono 50 euro mensili di assegno unico per i figli. Il vantaggio annuo, dunque, si ferma a 600 euro.

Assegno unico con figli maggiorenni che non lavorano, non cercano lavoro e non studiano

Peraltro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli si annullano se il figlio a carico è maggiorenne ricada in una delle situazioni elencate:

  • non frequenti un corso di formazione scolastica, universitaria oppure professionale;
  • non abbia un reddito da lavoro complessivo inferiore agli 8 mila euro all’anno;
  • non svolga un tirocinio;
  • sia disoccupato ma non cerchi un lavoro presso il centro pubblico per l’impiego.

Con il precedente sistema, sul reddito imponibile del coniuge con 28 mila euro di reddito da lavoro veniva applicata la detrazione per il figlio di 690 euro; tale detrazione si perde con l’assegno unico per i figli per le famiglie che si trovino nelle situazioni sopra elencate. Pertanto, alle famiglie non spetterà l’assegno unico per i figli che non studino, che non lavorino o che non stiano cercando un impiego.

Assegno universale per i figli con redditi rientranti nella no tax area e Isee fino a 15 mila euro

Di certo, ad avvantaggiarsi del nuovo sistema dell’assegno unico per i figli sono le famiglie con redditi rientranti nella no tax area con un figlio a carico minorenne. Più genericamente, si può uniformare la situazione delle famiglie con redditi prodotti entro i 15 mila euro, al netto degli oneri contributivi. A questo livello di reddito, la detrazione spettante con il precedente sistema delle detrazioni con un figlio a carico era di 741 euro. L’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf), invece, era di 1.644 euro.

Isee fino a 15 mila euro, i vantaggi dell’assegno unico per i figli

Per chi nel 2022 dichiari un Isee fino a 15 mila euro, l’assegno unico familiare al mese è di 205 euro per un figlio a carico. Si percepirà anche il conguaglio mensile dell’assegno per il nucleo familiare annuo (Anf) pari a 7 euro. Il vantaggio con l’assegno unico ammonterà a 2.460 euro.

Bonus barriere architettoniche 2022: scopri come avere il 75% delle spese

Importanti novità dalla Legge di Bilancio 2022: è possibile accedere al bonus barriere architettoniche 2022 anche senza eseguire altri lavori edili. Ecco tutte le novità.

Bonus barriere architettoniche 2022: di cosa si tratta?

Fino ad ora il Bonus barriere architettoniche per eliminare gli ostacoli alla libertà di movimento delle persone diversamente abili erano connessi all’uso di altri bonus edilizi, ad esempio il bonus ristrutturazioni o Super Bonus 110%. Dal 2022, e per ora solo per il 2022, è prevista la possibilità di usufruire di questa importante agevolazione anche senza effettuare altri lavori edili e quindi autonomamente.

A fare il punto su questa importante novità è la Guida sulle agevolazioni per le persone con disabilità dell’Agenzia delle Entrate.

A quanto ammonta il Bonus barriere architettoniche 2022?

L’agevolazione è pari al 75% dei costi sostenuti per l’eliminazione delle barriere architettoniche in edifici già esistenti. Le spese per poter essere portate in detrazione devono essere documentate ed effettuate tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2022. Sono previsti però dei tetti di spesa:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o unità abitative inserite in edifici plurifamiliari, ma dotate di autonoma entrata dall’esterno e funzionalmente indipendenti (ad esempio le classiche villette a schiera);
  • 40.000 euro per ciascuna unità immobiliare appartenente a un edificio che comprenda da un minimo di 2 a un massimo di 8 unità;
  • 30.000 euro per ogni unità immobiliare appartenente a un edificio che comprenda più di 8 unità immobiliari.

L’Agenzia delle Entrate ha precisato che il bonus barriere architettoniche si riconosce anche per gli interventi di automazione funzionali all’abbattimento delle barriere architettoniche. Anche in questo caso si matura il diritto al bonus sia per interventi su unità immobiliari che su impianti degli edifici. Inoltre l’incentivo in questione può essere usufruito anche per sostenere il costo di smaltimento dei materiali di risulta degli impianti sostituiti.

Come usufruire del Bonus?

Per il bonus barriere architettoniche c’è la possibilità di usufruire delle classiche detrazioni IRPEF. L’ammontare della detrazione, pari al 75% del costo sostenuto nei limiti dei tetti di spesa massima vista, viene diviso in 5 rate annuali. L’ammontare dell’importo riconosciuto viene quindi portato in detrazione dall’IRPEF in 5 periodi di imposta.

Inoltre, come previsto anche per gli altri bonus riconosciuti in edilizia, è possibile optare per la cessione del credito ad altri soggetti o per lo sconto in fattura. Negli ultimi due casi c’è il vantaggio di poter usufruire dello sconto nell’anno stesso in cui c’è stato l’esborso.

Possono usufruire del beneficio fiscale i lavori eseguiti per eliminazione delle barriere elettroniche. Ad esempio ascensori, montacarichi. Si può usare il bonus anche per interventi che ricadono nell’ambito della legge 104 del 1992 e che mirano ad agevolare la libertà di movimento delle persone con disabilità grave, ad esempio interventi di robotica e mezzi di comunicazione.

Gli interventi devono garantire accessibilità, adattabilità e visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, quindi possono essere fatti anche presso “case popolari”.

I lavori possono essere eseguiti anche negli immobili in cui non siano presenti disabili.

Altre agevolazioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche

Ricordiamo che il soggetto che esegue i lavori per l’eliminazione delle barriere architettoniche può utilizzare anche altre agevolazioni fiscali, ovviamente in alternativa. Chi sceglie di utilizzare il Superbonus 110%, che però deve portare al recupero di almeno due classi energetiche e deve prevedere i lavori trainanti, può inglobare i costi sostenuti nel Super Bonus 110%. Dal punto di vista economico può essere un notevole vantaggio.

Inoltre è possibile inserire l’abbattimento delle barriere architettoniche nel Bonus Ristrutturazioni al 50%.

L’Agenzia delle Entrate sottolinea che non è possibile usufruire contemporaneamente del Bonus barriere architettoniche al 75% e del 19% prevista per le spese sanitarie, insomma questi due benefici fiscali non sono cumulabili.

Per ulteriori informazioni leggi: Superbonus 110% per eliminazione barriere architettoniche senza disabili

Riforma Irpef lavoratori autonomi: quali partite Iva ci guadagnano di più?

La riforma fiscale, con il taglio delle aliquote Irpef contenuto nella legge di Bilancio 2022, produrrà determinati vantaggi anche ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. Nonostante la revisione fiscale, in ogni modo, permane il divario di trattamento ai fini delle imposte tra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi a parità di reddito prodotto. Il peso fiscale continua a risultare diverso. Tuttavia, anche tra le partite Iva vi sono differenze di imposizione fiscale: i maggiori vantaggi si hanno in corrispondenza di redditi medio-alti, più elevati rispetto a quelli dei lavoratori dipendenti. In più, tra i divari fiscali, pesa la possibilità o meno per le partite Iva di optare per il regime forfettario con aliquote del 5% e del 15% fisse.

Lavoratori autonomi e partite Iva: la revisione e il taglio delle aliquote Irpef

Pure i lavoratori dipendenti e le partite Iva beneficeranno della riforma fiscale, del taglio delle aliquote Irpef e della revisione degli scaglioni di reddito. In primis per l’allargamento della no tax area che sale dai 4.800 euro ai 5.500 euro. Nella revisione delle aliquote Irpef, il taglio avviene per il secondo e il terzo scaglione che passano, rispettivamente, dal 27% al 25% (per redditi da 15.001 a 28.000 euro) e dal 38% al 35% (per redditi da 28.001 euro a 50.000 euro). Il quarto e il quinto scaglione risultano unificati dall’aliquota Irpef del 43% applicata ai redditi oltre i 50 mila euro. Per i redditi fino a 15 mila euro è stata confermata l’aliquota del 23%.

Detrazioni partite Iva a lavoratori autonomi con la riforma Irpef 2022

In merito alle detrazioni, la riforma del Fisco sui redditi delle partite Iva e dei lavoratori autonomi prevede l’incremento delle detrazioni di cui al comma 5, dell’articolo 13, del Testo unico imposte sui redditi (Tuir). Le detrazioni si applicano ai redditi da lavoro autonomo prodotti fino al limite dei 50 mila euro. Inoltre, è prevista dalla legge di Bilancio 2022 la novità di una micro detrazione aggiuntiva corrispondente a 50 euro per i lavoratori autonomi compresi nella fascia di reddito da 11.001 a 17 mila euro. Questa ulteriore detrazione ha la finalità di premiare i redditi delle partite Iva che non beneficiano di altre misure contenute nella riforma fiscale.

Riforma fiscale Irpef per partite Iva e lavoratori autonomi: chi ci guadagna di più?

In valori assoluti, la riduzione delle aliquote Irpef e le detrazioni producono il maggior beneficio fiscale in corrispondenza dei redditi di 50 mila euro. Il totale degli interventi producono risparmi in termini fiscali di 810 euro per il 2022 rispetto allo scorso anno. Più nel complesso, le detrazioni e le riduzioni delle aliquote Irpef producono i maggiori vantaggi fiscali per redditi da 45 mila a 60 mila euro. Il risparmio fiscale si attesta tra 664 euro e 670 euro nel 2022 rispetto al 2021.

Taglio Irpef nella riforma fiscale: quali sono i maggiori risparmi per le partite Iva e i lavoratori autonomi?

Rispetto al 2021, i risparmi fiscali derivanti dalla revisione delle aliquote Irpef e dalle detrazioni della riforma fiscale saranno nell’ordine di:

  • 146 euro per redditi fino a 8 mila euro (imposta netta 2021 pari a 806 euro rispetto ai 660 euro del 2022);
  • 122 euro per redditi di 10 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.310 euro rispetto ai 1.188 euro del 2022);
  • 148 euro per redditi di 12 mila euro (imposta netta 2021 pari a 1.814 euro rispetto ai 1.666 euro del 2022);
  • 74 euro per i rediti di 14 mila euro (imposta netta 2021 pari a 2.318 euro rispetto ai 2.244 euro del 2022);
  • 270 euro per i redditi a partire da 75 mila euro.

 

Nuova Irpef 2022: novità per aliquote, detrazioni e bonus

La riforma fiscale, con le nuove aliquote Irpef in vigore dal 2022 e le novità sulle detrazioni e sui bonus, comporta una rivoluzione nelle buste paghe dei lavoratori dipendenti, autonomi e per i pensionati. È ciò che si prospetta con i provvedimenti del governo di fine anno scorso destinati a cambiare la tassazione sui redditi. In linea generale, i maggiori vantaggi li avranno i redditi medi e alti. Ma anche per gli altri la busta paga cambierà in maniera significativa.

Nuova Irpef 2022, cosa cambia nella busta paga di lavoratori e pensionati?

Già a partire da gennaio 2022 entreranno in vigore le nuove disposizione della riforma del Fisco con la modifica degli scaglioni, delle aliquote Irpef ai fini della tassazione. Le novità sull’Irpef comporteranno, in ogni modo, anche una nuova modalità di calcolo delle detrazioni fiscali a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma anche dei redditi assimilati a quelli dei lavoratori. E, infine, anche nel modo di calcolare l’ex bonus Renzi di 80 euro in vigore dal 2014, poi salito di importo a 100 euro.

Riforma fiscale e Irpef, le novità per i redditi medi e alti

Una ulteriore novità nella risistemazione delle aliquote Irpef è rappresentata dall’eliminazione della detrazione fiscale per i redditi da lavoro dipendenti a partire dai 28 mila euro e fino a 40 mila euro. Contrariamente, la riforma fiscale riconosce l’esonero parziale ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 34.996 euro. Tutte le novità fiscali avranno un impatto diverso sulle buste paga e determineranno un differente impatto per bonus e ritenute fiscali.

Riforma fiscale, come cambiano gli scaglioni e le aliquote Irpef?

Con la riforma fiscale cambiano le aliquote Irpef e gli scaglioni. Infatti:

  • la prima aliquota del 23% (rimasta invariata) viene applicata allo scaglione di redditi fino a 15 mila euro;
  • la seconda aliquota invece subisce delle modifiche. La percentuale scende dal 27% al 25% per i redditi da 15.001 a 25 mila euro e dal 38% al 35% per i redditi da 28.001 euro a 50 mila euro;
  • il quarto e il quinto scaglione vengono unificati con l’applicazione di un’unica aliquota del 43% per i redditi di oltre 50 mila euro.

Bonus e detrazioni nella riforma fiscale dell’Irpef, quali sono le novità del 2022?

La riforma fiscale del 2022 conferma anche i bonus per chi percepisce i redditi da lavoro dipendente fino a 15 mila euro. Nei casi di incapienza, quando la somma delle detrazioni risulta più elevata dell’imposta netta, la soglia può essere aumentata fino ai redditi di 28 mila euro. Tuttavia, il maggiore incremento delle detrazioni spetta ai lavoratori dipendenti con redditi a partire dai 15 mila euro. Infine, viene riconosciuta una detrazione aggiuntiva di 65 euro per i lavoratori dipendenti con redditi tra 25 mila euro e 35 mila euro. Tale detrazione è necessaria per non penalizzare chi percepisce redditi compresi in questi due estremi rispetto alle misure previste per i redditi meno elevati.

Riforma delle aliquote Irpef, detrazioni e bonus: chi si avvantaggia maggiormente nel 2022?

Il nuovo sistema delle aliquote Irpef, delle detrazioni e dei bonus permette ad alcuni di avere maggiori vantaggi fiscali in busta paga rispetto al 2021. Per chi ha redditi fiscali di 10 mila euro, il beneficio può essere quantificato in 158 euro all’anno; per i redditi di 15 mila euro annui, il vantaggio fiscale sarà di 422 euro rispetto all’anno scorso. La classe che maggiormente si avvantaggerà della riforma del Fisco sarà quella dei redditi da lavoro dipendenti per 40 mila euro l’anno. Il vantaggio sarà di 1.143 euro, mentre a 50 mila euro il vantaggio è quantificabile in 990 euro. Per i lavoratori autonomi il maggiore vantaggio fiscale risulta in corrispondenza di redditi annui pari a 50 mila euro. Il taglio dell’Irpef è pari a 810 euro all’anno (inclusa la mancata applicazione dell’Irap per le persone fisiche).

Riforma fiscale Irpef, detrazioni e assegni familiari: da quando si avranno gli effetti?

I primi effetti della riforma fiscale, delle detrazioni per i figli a carico e degli assegni familiari si avranno a partire dal mese di marzo 2022. Nelle simulazioni relative alla tassazione dei redditi non è da escludere il vantaggio che avranno i lavoratori con l’introduzione dell’Assegno unico per i figli a carico. L’assegno andrà a stravolgere anche l’insieme delle regole relative agli assegni familiari versati nelle buste paga dai datori di lavoro. Con un’ulteriore novità: l’Assegno unico universale non transiterà nelle buste paga dei lavoratori ma verrà pagato direttamente dall’Inps.

 

Barriere architettoniche: come funziona la detrazione Irpef e Ires del 75% nel 2022?

La legge di Bilancio 2022 ha confermato la nuova detrazione Irpef e Ires pari al 75% sui lavori occorrenti per l’eliminazione delle barriere architettoniche. L’adeguamento edilizio deve essere effettuato sugli immobili esistenti, mentre non dovrebbero essere inclusi gli interventi effettuati su edifici costituiti da un’unica unità immobiliare non unifamiliare.

Eliminazione barriere architettoniche, come funziona la detrazione nel 2022?

L’agevolazione fiscale per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche viene calcolata sulle spese sostenute ai fini dei lavori. Queste ultime seguono il principio di cassa per gli interventi effettuati dai privati e di competenza per i lavori delle imprese. Le spese devono essere sostenute unicamente tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022. La norma specifica che gli interventi devono essere realizzati per superare ed eliminare le barriere architettoniche negli edifici già esistenti per ottenere la detrazione delle imposte lorde Irpef e Ires.

Barriere architettoniche, in cosa consiste l’agevolazione fiscale del 75% su Irpef e Ires?

La detrazione fiscale del 75% sulle imposte lorde Irpef e Ires fino a concorrere all’ammontare dell’intervento di rimozione delle barriere architettoniche deve essere ripartita in 5 quote annuali dello stesso importo. Il totale di spesa ammessa al beneficio fiscale non deve essere superiore ai seguenti limiti:

  • a 50 mila euro se si tratta di interventi fatti su edifici unifamiliari oppure su unità immobiliari inserite all’interno di edifici plurifamiliari. Gli edifici devono essere funzionalmente indipendenti e devono disporre di uno o di più accessi autonomi dall’esterno;
  • a 40 mila euro da moltiplicare per il numero delle unità abitative immobiliari di cui si costituisce l’edificio. Il limite di spesa ammessa alla detrazione riguarda gli edifici composti da 2 a 8 unità abitative;
  • a 30 mila euro da moltiplicare per il numero delle unità abitative immobiliari di cui si costituisce l’edificio. Il limite di spesa ammessa alla detrazione riguarda gli edifici composti da oltre 8 unità immobiliari.

Eliminazione barriere architettoniche e interventi di automazione degli impianti degli edifici

La detrazione del 75% su Irpef e Ires relativa agli interventi di rimozione delle barriere architettoniche è ottenibile anche per i lavori di automazione degli impianti degli edifici e delle singole unità abitative immobiliari. La stessa detrazione spetta anche per le spese di smaltimento e bonifica dei materiali e dell’impianto nel caso in cui si proceda con la sostituzione dell’impianto.

Interventi barriere architettoniche, è possibile chiedere lo sconto in fattura o la cessione del credito di imposta

Anche per la detrazione spettante sugli interventi di rimozione delle barriere architettoniche si possono utilizzare le opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito di imposta. Gli strumenti sono validi solo per l’anno 2022 secondo quanto disciplina l’articolo 119 ter del decreto legge numero 34 del 2020. Per l’operatività dei due strumenti è necessario rifarsi a quanto prevede la lettera f) del comma 2, dell’articolo 121 del decreto legge 34 del 2020.

 

Addio al Bonus Renzi dal 2022: come cambia la busta paga

Trovato l’accordo tra partiti e Ministero dell’Economia e delle Finanze per la Riforma delle aliquote IRPEF, dallo stesso emerge anche l’addio al Bonus Renzi di 100 euro che i lavoratori attualmente trovano in busta paga.

Cos’è il Bonus Renzi?

Il Bonus Renzi fa il suo ingresso per la prima volta in Italia con la legge di Stabilità 2015, nasce come una misura straordinaria e temporanea, ma di fatto in seguito diventa una misura ordinaria. Voleva essere una misura alternativa rispetto al taglio del cuneo fiscale che in Italia è sempre stato difficile da raggiungere. Si tratta di una detrazione IRPEF e fino a giugno del 2020 l’importo era di 80 euro mensili per i redditi fino a 26.600 euro, quindi con un importo annuo massimo di 960 euro.

Dal 2021 il Bonus Renzi si trasforma grazie al Governo Draghi in Bonus Taglia Cuneo e il suo valore è di 100 euro per redditi fino a 28.000 euro quindi con un importo massimo nell’arco di un anno di 1.200 euro. Superata tale soglia di reddito la detrazione viene riconosciuta in misura minore.

Addio al Bonus Renzi dal 2022: come viene assorbito?

Con la riforma fiscale che entrerà in vigore dal 2022, o almeno così dovrebbe essere, c’è l’intenzione di semplificare il sistema fiscale, si è già visto che l’Assegno Unico per i figli a carico andrà ad abolire tutta una serie di aiuti e detrazioni, ma non è prevista l’eliminazione del Bonus Asilo Nido. Con la riforma delle aliquote IRPEF si intende semplificare ulteriormente il sistema.

Se vuoi conoscere i dettagli dell’Assegno Unico, ti consiglio la lettura dell’articolo: Assegno Unico: importi, requisiti e cosa cambia con el detrazioni

La bozza su cui attualmente si lavora prevede la riduzione delle aliquote IRPEF da 5 a 4. La prima aliquota al 23% dovrebbe restare invariata e continuerà ad applicarsi fino a 15.000 euro di reddito. L’aliquota del 27% dovrebbe scendere al 25%. Quella al 38% dovrebbe scendere al 35% e si applicherà fino a 55.000 euro di reddito (in passato fino a 50.000). Infine, ci sarà un quarto scaglione per redditi superiori a 55.000 euro a cui sarà applicata l’aliquota del 43%. Sparisce l’aliquota al 41% che ad oggi si applica ai redditi compresi tra 55.000 euro e 75.000 euro.

Nel complesso anche i redditi alti ottengono vantaggi, infatti possono beneficiare degli importi minori che matureranno sugli altri 3 scaglioni. Ricordiamo che l’IRPEF è un’imposta progressiva e che le aliquote si applicano a scaglioni di reddito, quindi chi percepisce 70.000 euro, avra un primo blocco con tassazione al 23%, un secondo blocco con tassazione al 25%, un terzo con imposizione al 35% e un quarto con tassazione al 43%.

La riforma dovrebbe dare sostegno soprattutto alle famiglie del ceto medio, ma c’è l’ipotesi anche si aumentare la No Tax Area che invece andrebbe a favorire i redditi bassi.

Cosa cambia per i lavoratori con l’eliminazione del Bonus Renzi

Secondo le informazioni finora trapelate l’eliminazione del Bonus Renzi dovrebbe essere compensata da un potenziamento delle detrazioni IRPEF. Spetta ora al MEF definire l’emendamento che porterà a questo storico passaggio con assorbimento del Bonus Renzi.

Molti naturalmente si chiedono quanto potranno incidere tali riforme sulla propria busta paga, in realtà al momento appare difficile determinare e quantificare ciò. Molto dipenderà dalla situazione della singola famiglia. E’ possibile che ridisegnando il quadro delle detrazioni, delle aliquote e degli aiuti alle famiglie nell’ottica di semplificare l’intero sistema, alcuni contribuenti troveranno dei vantaggi, ma non si esclude che per qualcuno possa esservi una perdita anche se ad oggi dalle dichiarazioni emerse, tutti dovrebbero avere un guadagno dalla riforma fiscale.

Occorrerà attendere il termine dei lavori per valutare nel concreto cosa accadrà. Nel complesso Altroconsumo, storica associazione dei consumatori ha calcolato che nelle tasche delle famiglie dovrebbero esserci circa 920 euro in più per i redditi fino a 50.000 euro. I redditi compresi tra 15.000 euro e 20.000 euro nell’arco di un anno dovrebbero risparmiare 100 euro. Il risparmio aumenta fino a 50.000 euro e diminuisce per i redditi superiori. Si tratta comunque di stime che non tengono in considerazione la situazione familiare del singolo.