Direttiva Case green, accordo raggiunto. Cosa devono fare i proprietari

Dopo mesi di trattative serrate dove l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano, finalmente è stato trovato l’accordo sulla direttiva Case Green, sarà riconosciuto un ruolo centrale agli Stati che potranno quindi delineare quali immobili devono essere ristrutturati e i tempi da rispettare. Ecco cosa prevede il nuovo accordo.

Direttiva Case Green, dalla vecchia alla nuova normativa

La direttiva Case Green aveva messo in allarme numerosi proprietari di casa, soprattutto in Italia, in quanto caratterizzata da un parco immobiliare piuttosto vetusto. Secondo la stesura iniziale vi erano obblighi molto pesanti per i proprietari:

per gli edifici pubblici e non residenziali:

  • dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

Per gli edifici residenziali i tempi sono più lunghi:

  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D.

per gli edifici di nuova costruzione dovranno essere rispettati gli standard di emissione:

  • dal 1° gennaio 2026 per gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi;
  • dal 1° gennaio 2028 per tutti gli edifici di nuova costruzione.

L’accordo raggiunto tra Parlamento europeo e il Consiglio europeo (che rappresenta i singoli Stati membri) prevede una maggiore centralità per gli Stati. Ci sono obiettivi condivisi che prevedono la riduzione dei consumi energetici degli edifici residenziali del 16% entro il 2023 e del 26% entro il 2035.

Entro il 2050 gli edifici residenziali dovranno avere impatto ambientale pari a 0 (zero). Saranno però i singoli Paesi Membri a dover delineare come raggiungere tali obiettivi. Almeno il 55% degli obiettivi dovrà però essere raggiunto attraverso la ristrutturazione di edifici con peggiori prestazioni energetiche.

Leggi anche: Case green, il Governo pensa di riscrivere le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni

Accordo raggiunto direttiva Case Green,, gli obblighi per i proprietari

Questo implica che solo i proprietari degli immobili che hanno le peggiori prestazioni energetiche potranno essere effettivamente obbligati a effettuare delle ristrutturazioni, ma è altrettanto possibile che si scelga la strada della ristrutturazione dell’edilizia popolare più datata per raggiungere questo obiettivo, in questo modo vi è anche una riqualificazione delle periferie più degradate.

Novità importanti arrivano anche per le caldaie a gas/metano, infatti il divieto di venderle è stato posticipato al 2040, il termine inizialmente previsto era invece 2035.

Previsto anche l’obbligo di installazione di pannelli solari su tutti gli edifici pubblici, sui nuovi edifici residenziali e sugli immobili non residenziali sottoposti a ristrutturazione.

Leggi anche: Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Case green, prendono il via i negoziati. Cosa succederà?

Dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva Case Green, partono i negoziati tra le parti, cioè tra i Paesi Membri e le istituzioni europee al fine di delineare una proposta il più possibile accettata da tutti, l’Italia chiede flessibilità. Vediamo nel dettaglio le posizioni.

Direttiva Case Green, obiettivi

La direttiva Case Green (Energy performance of buildings directive ) impone ai Paesi dell’Unione Europea di abbattere le emissioni inquinanti provenienti dagli edifici il tutto in un breve lasso di tempo. Tre sono le tappe fondamentali:

  • per gli edifici di nuova costruzione vi è l’obbligo di avere la classe energetica “A” a partire dal 2026 per gli edifici pubblici e dal 2028 per edilizia privata;
  • per gli edifici già costruiti se residenziali entro il 2030 devono raggiungere almeno la classe energetica «E», mentre entro il 2033 la classe energetica “D”;
  • gli edifici non residenziali e pubblici invece devono raggiungere la classe energetica “E” entro il 2027, e la classe energetica “D” entro il 2030.

Per ogni Stato ci sono delle fasce di tolleranza, ad esempio per gli edifici storici.

Naturalmente non sono mancate polemiche e critiche che riguardano soprattutto la rigidità di queste norme, infatti gran parte del patrimonio edilizio italiano, ma non solo, avrà problemi ad adeguarsi e si ritiene che non tutti i lavori svolti con il Superbonus 110% consentano di raggiungere le classi energetiche ora viste. Proprio per questo l’Italia insieme ad altri Paesi Ue chiedono maggiore flessibilità. Con i negoziati partiti il 6 giugno 2023 si mira proprio ad ottenere tale risultato.

Partono i negoziati con i Paesi membri per definire la direttiva Case Green

Deve essere ricordato che alla fase dei negoziati non sono previsti termini temporali, questo implica che le trattative potrebbero richiedere anche molto tempo. Il nodo in Italia è anche di tipo economico perché c’è poco spazio per i bonus edilizi che rischiano di far incrementare troppo la spesa pubblica e molte famiglie sono in difficoltà.

Nell’incontro del 6 giugno il dibattito è su ispezioni periodiche degli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento, dei rapporti di ispezione, degli esperti indipendenti che devono effettuare le verifiche e dei sistemi di certificazione ( articoli dal 20 al 24 della direttiva).

Il prossimo incontro invece non è ancora stato fissato riguarderà le prestazioni energetiche degli edifici e proprio su questa parte si teme che possa esservi un dibattito particolarmente acceso.

Leggi anche: Case Green 2023, la guida completa di attuazione e normativa

Direttiva case green: ecco chi dovrà ristrutturare casa nei prossimi anni

Case green, se non ristrutturate non si possono vendere e affittare

Le case green sono davvero un problema da risolvere, se la legge rimane così come la vorrebbe l’Europa. Questo perché non si potrebbero vendere e locare gli immobili.

Case green, la via verso l’efficienza energetica

Tutta l’Europa si sta muovendo verso l’efficienza energetica. Come ad esempio la decisione di vietare la circolazione, a partire dal 2035 in favore di auto elettriche o mezzi di trasporto che possa inquinare l’ambiente. Ma anche le decisioni sulla casa sono davvero importanti. Questo perché i potrebbero essere delle ripercussioni sul mercato immobiliare, le case che non rispettano la classe energetica richiesta non potranno essere vendute o locate.

Infatti nel testo di Bruxelles è molto chiaro il divieto di vendere o affittare gli immobili su cui non sono state apportate le modifiche di miglioramento energetico. Questo ha fatto riflettere i proprietari degli immobili che si trovano in difficoltà. Perché sembra un “ricatto” tutto europeo. Se non si ristrutturano gli immobili, questi potrebbero non essere messi sul mercato, quindi diventare un costo per il suo titolare.

Ed in un Paese, in cui la Banca D’Italia dichiara che la maggior parte del patrimonio lordo delle famiglie è costituito proprio dagli immobili, il rischio è uno: svalutazione collettiva delle abitazioni. A fronte di un aumento, soprattutto dei prezzi di acquisto delle case nuove o di recente costruzione.

Presto le case non si potranno più vendere e affittare

Le ripercussioni sul mercato immobiliare potrebbe essere davvero pesanti. Da una parte ci sono coloro che sono proprietari di casa, ancora da ristrutturare che vorrebbero vendere e non possono più. Quindi comunque per vendere dovrebbero apportare dei costi legati alle ristrutturazioni, che inevitabilmente vorrebbero recuperare sul prezzo di vendita. Ma dall’altro conto ci sono anche le banche che non saranno disposte a concedere mutui su case che non rispettano le indicazioni europee.

Questa fa si che oggi più che mai i bonus legati all’edilizia potrebbero essere fondamentali. In ogni caso qualsiasi strada si scelga è sempre opportuno farsi seguire da un professionista del settore. Ad esempio contare sul rifare il tetto, i bonus infissi e finestre, ecobonus, superbonus 90% possono dare un notevole aiuto.

Ad oggi però il patrimonio immobiliare italiano è composto principalmente da case che hanno una prestazione energetica di tipo G. Abitare in una casa a classe energetica G significa semplicemente vivere in un’abitazione ad elevato consumo energetico. Ciò avviene in quanto la struttura non aderisce ad alcun parametro di efficienza energetica e, conseguentemente, la bolletta del nucleo familiare che vi abita sarà sempre alta.

 

Divieto vendita caldaie a gas dal 2029: cosa succede?

L’Unione Europea si appresta ad approvare il divieto di vendita delle caldaie a gas dal 2029, a prevederlo è la bozza del regolamento europeo Ecodesign in discussione il 27 aprile.

Divieto vendita caldaie a gas dal 2029

In base alle norme ora vigenti, dal 2024 i Paesi membri dell’Unione europea non potranno riconoscere agevolazioni per l’installazione di caldaie a gas. L’obiettivo è però arrivare a zero emissioni inquinanti dagli edifici e vanno in questa direzione molteplici atti dell’Unione, tra cui in primo luogo la direttiva Case green.

Leggi anche: Case green, ecco come si adegua l’immobile riducendo i consumi

Ora si sta per compiere un ulteriore passo, cioè il divieto di vendita delle caldaie a gas. La bozza del regolamento Ecodesign che sta circolando prevede un limite minimo di efficienza per le caldaie del 115% e secondo gli esperti del settore nessuna caldaia a gas può avere tali prestazioni. Deriva da ciò che dal 2029 con molta probabilità non potranno più essere vendute caldaie a gas.

Le limitazioni tagliano fuori dal mercato le caldaie a gas

Secondo gli esperti del settore ( intervista rilasciata da Valentina D’Acunti, capo comparto gas di Assotermica al Sole 24 Ore) in base a quanto stabilito nella bozza del regolamento non rientrano nelle specifiche viste neanche le caldaie alimentate con rinnovabili. Infatti quelle attualmente in vendita alimentate al 20% da idrogeno o con il 100% di biometano comunque non sarebbero in grado di rispettare i parametri visti.

Tra i dispositivi che non dovrebbero rientrare nei divieti vi sono le pompe di calore alimentate con energia elettrica e i sistemi ibridi pompa di calore e caldaia a gas.

Naturalmente sono iniziate già le polemiche per le difficoltà che incontrerebbe l’Italia ad adeguarsi a tale normativa inoltre potrebbero esservi ripercussioni anche sul sistema industriale e produttivo visto che in Italia il settore è strategico e vi sono numerose aziende che producono validi prodotti esportati anche oltre confini.

Le polemiche vanno ad innestarsi su quelle già esistenti riguardanti le auto con motore elettrico che dovranno sostituire il motore endotermico.

Leggi anche: 2035: arriva svolta ecologica con stop alla vendita di auto diesel e benzina

Come recuperare classi energetiche e rispettare le norme dell’Unione Europea?

Il Parlamento Europeo si appresta a varare la direttiva Case Green che prevede l’obbligo di ridurre le emissioni inquinanti provenienti dagli immobili. Le norme contenute nella bozza prevedono che entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno essere nella classe energetica D ed entro il 2033 tutti gli immobili residenziali dovranno essere in classe energetica E. In base alle stime effettuate il 60% degli edifici italiani non rispetta tali standard e a questo punto molti si stanno chiedendo: quali interventi è necessario effettuare per recuperare classi energetiche e ottenere la certificazione?

Direttiva case green: come adeguarsi? Scegli la caldaia a condensazione

Rendere una casa efficiente o green vuol dire ridurre le emissioni inquinanti provenienti dagli immobili e in particolare ridurre i consumi energetici (riscaldamento, climatizzazione, energia elettrica). Appare quindi evidente che devono essere realizzati lavori che possano portare a tale risultato. Quelli effettivamente necessari dipendono molto dalla classe energetica già raggiunta.

Uno dei primi interventi che può essere messo a punto per rispettare le norme dell’Unione Europea senza particolare difficoltà è la sostituzione della vecchia caldaia con una caldaia a condensazione. Si tratta di modelli in grado di recuperare il calore presente anche nei fumi e di conseguenza permette di ridurre le emissioni inquinanti e consumare meno.

Purtroppo nella maggior parte dei casi questo intervento da solo non riesce a portare un recupero di diverse classi energetiche e di conseguenza l’intervento può essere abbinato ad altri.

Sostituzione degli infissi per il recupero di classi energetiche

Generalmente si possono ottenere buoni risultati dal punto di vista dell’efficientamento energetico con la sostituzione degli infissi. In questo caso si possono scegliere in legno, alluminio con taglio termico oppure Pvc, scegliendo vetri ad elevato isolamento termico con doppia o tripla camera in modo da ridurre al minimo lo scambio di temperature tra interno ed esterno e ottenendo comfort abitativo e risparmio energetico in estate e in inverno.

Pannelli fotovoltaici

Una terza tipologia di intervento da effettuare per migliorare le prestazioni energetiche e ottenere una casa green è l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e acqua calda. In questo caso viene sfruttato l’irradiamento solare, fonte inesauribile di energia andando quindi a ridurre e in alcuni casi anche ad eliminare l’uso di altre fonti energetiche combustibili.

Leggi anche: Bonus reddito energetico: cos’è, a chi spetta e come ottenerlo

Recupero di classi energetiche con cappotto termico e impianto di riscaldamento a pavimento

Restano, infine, gli ultimi due interventi che potrebbero portare a un repentino cambio di classe energetica per l’immobile. Si tratta della realizzazione del cappotto termico. Viene realizzato un vero e proprio involucro per l’immobile che aiuta ad evitare la dispersione di calore in inverno e a mantenere l’ambiente più fresco in estate. Il cappotto termico è facile da realizzare in villette unifamiliari e laddove vi sia spazio, può invece creare problemi nei condomini oppure in spazi angusti.

Infine, c’è la possibilità di realizzare impianti di riscaldamento a pavimento, questi prevedono l’irradiamento di calore dal basso verso l’alto, funzionano con liquido riscaldante a una temperatura inferiore rispetto a quella richiesta dagli impianti tradizionali e possono portare un notevole risparmio energetico.

Ricordiamo, infine, che molti di questi lavori possono ottenere agevolazioni fiscali tra cui il Superbonus.

Per conoscere l’attuale disciplina, leggi l’articolo: Superbonus 2023 per efficientamento energetico: il quadro attuale