Disoccupazione agricola: ecco chi la perderà con l’introduzione dei voucher lavoro

La disoccupazione agricola secondo molti potrebbe essere a rischio con la reintroduzione dei voucher lavoro. Chi sono i lavoratori che potrebbero perdere il sussidio della disoccupazione agricola?

Voucher lavoro applicati in agricoltura mettono a rischio la disoccupazione agricola

Il Governo nella legge di bilancio 2023 ha reintrodotto i voucher lavoro estendendo la loro applicazione anche al settore dell’agricoltura. Questa possibilità ha ricevuto il plauso di Coldiretti e dei datori di lavoro.  I sindacati, invece, nutrono molte perplessità infatti il rischio è che si perda il diritto alla percezione del sussidio di disoccupazione agricola che rappresenta una forma di continuità reddituale per i lavoratori occupati soprattutto in alcuni periodi dell’anno.

Leggi anche: Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta

A chi spetta la disoccupazione agricola e perché i voucher lavoro la mettono a rischio?

La disoccupazione agricola spetta ai braccianti che raggiungono nell’arco di un biennio le 102 giornate lavorative, in pratica se nel 2022 ho maturato 40 giornate di lavoro e nel 2021 82 giornate di lavoro, ho diritto a percepire l’assegno generalmente erogato tra il mese di giugno-luglio di ogni anno.

La nuova disciplina dei voucher utilizzabili in agricoltura prevede la possibilità per i datori di lavoro che impiegano fino a 10 lavoratori ( prima erano 5) la possibilità di utilizzare lavoratori stagionali da pagare con i voucher lavoro, per un massimo di 45 giornate lavorative l’anno. Ogni giornata di lavoro deve essere pagata con almeno 3 voucher lavoro.

Leggi anche:

Lavoro occasionale e voucher potenziati con la legge di bilancio 2023

Il voucher lavoro in agricoltura, non è una novità infatti era presente nell’ordinamento anche in passato. La norma fu poi abrogata nel 2017 con il Governo Gentiloni. Nella disciplina previgente vi erano dei limiti: il voucher non poteva essere utilizzato in favore di lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli nell’anno precedente.

Con l’attuale versione dei voucher lavoro è sparita anche questa tutela. Di conseguenza un bracciante che nel 2022 ha lavorato ed è stato iscritto nell’elenco citato, considerato quindi un lavoratore agricolo stabilmente, con l’introduzione dei voucher potrà perdere anche questa caratteristica. Siccome le giornate lavorative pagate con i voucher non rientrano nel conteggio delle giornate necessarie per la percezione dell’assegno di disoccupazione agricola, quello stesso lavoratore, pur sempre precario ma con un minimo di stabilità, diventerà sempre più precario e di fatto avrà meno diritti. Naturalmente anche i nuovi lavoratori dell’agricolatura pagati con voucher non potranno maturare il diritto alla percezione della disoccupazione agricola.

Bonus Una Tantum 150 euro: a chi spetta? È necessaria la domanda?

Il governo Draghi si licenzia dal Paese con l’ultimo aiuto importante: un Bonus Una Tantum di 150 euro per coloro che hanno redditi inferiori a 20.000 euro lordi. Ecco a chi spetta.

Quando sarà erogato il Bonus Una Tantum di 150 euro?

Il primo bonus è stato stanziato con il decreto Aiuti Bis, si trattava di 200 euro in favore di pensionati, lavoratori autonomi e dipendenti con un reddito inferiore a 35.000 euro nel 2021. Questa volta la misura è ristretta, infatti mentre ci sono ancora numerosi lavoratori autonomi che non sono riusciti a percepire il bonus di 200 euro e stanno aspettando le istruzioni dalle relative casse di competenza, il Governo mette a punto un nuovo bonus, stavolta di 150 euro.

Chi sono i beneficiari del Bonus Una Tantum di 150 euro?

L’indennità Una Tantum di 150 euro sarà erogata nel mese di novembre 2022. Spetterà ai pensionati a cui sarà nuovamente erogata direttamente dall’INPS e ai lavoratori dipendenti, in questo caso con molta probabilità si procederà nuovamente alla presentazione dell’autocertificazione e potrà essere percepito con lo stipendio di competenza del mese di novembre. Da quanto emerge potranno percepire il bonus Una Tantum di 150 euro anche i lavoratori autonomi, ma i tempi probabilmente saranno più lunghi, visto che ancora non hanno ricevuto il bonus di luglio.

Tra i beneficiari ci saranno anche i percettori del reddito di cittadinanza che potranno riceverlo insieme all’importo mensile e in modo automatico, visto che i dati relativi al reddito per loro sono già disponibili. Infine, potranno percepire l’aiuto anche i percettori di Naspi, dis-coll e disoccupazione agricola. Gli ultimi hanno ricevuto il bonus di 200 euro insieme al sussidio di disoccupazione mentre in questo caso dovrebbero percepirlo dall’Inps separatamente. Potranno percepire, dietro domanda, l’importo anche i dottorandi e gli assegnisti di ricerca, infine i lavoratori dello spettacolo, turismo stagionale e dipendenti di impianti termali.

I requisiti per ricevere il bonus Una tantum di 150 euro

Per quanto riguarda i requisiti, si è detto che il bonus Una Tantum di 150 euro spetta a coloro che non superano i 20.000 euro lordi di reddito, si tratta quindi di un importo mensile lordo, comprensivo di imposte non superiore a 1.538 euro. Si tiene in considerazione il reddito personale e non il reddito familiare. Nell’imponibile non si considera la somma relativa ai contributi. Il bonus di 150 euro non è pignorabile e non deve essere considerata al fine della determinazione del reddito.

Per conoscere le altre misure del decreto Aiuti Ter, leggi: Decreto Aiuti Ter: le misure approvate dal Consiglio dei Ministri

Disoccupazione agricola e rimborso Irpef versati insieme: come fare?

La disoccupazione agricola è una prestazione rivolta esclusivamente ai lavoratori agricoli iscritti nell’elenco nominativo dei lavoratori agricoli. L’INPS provvede alla liquidazione nei mesi estivi a coloro che hanno presentato la domanda entro il mese di marzo. Ciò che molti non sanno è che insieme alla disoccupazione agricola è possibile percepire anche i rimborsi Irpef. Ecco in quali casi è possibile ottenerli con la disoccupazione agricola e come procedere.

In quali casi la disoccupazione agricola viene pagata insieme al rimborso Irpef?

I rimborsi Irpef spettano nel caso in cui dalla presentazione della dichiarazione dei redditi con modello 730 emerge un credito di imposta. Lo stesso può maturare in seguito all’applicazione di deduzioni e detrazioni ulteriori rispetto a quelli di cui l’Agenzia delle Entrate è già a conoscenza oppure a un versamento di imposte eccessivo rispetto al dovuto da parte del sostituto di imposta. Chi ha presentato la dichiarazione dei redditi in tempo utile, e quindi fin dal primo momento in cui era possibile farlo, può ottenere il rimborso Irpef direttamente dall’INPS. Possono ottenere il rimborso Irpef insieme alla disoccupazione agricola anche coloro che hanno inviato fin dal primo giorno utile il modello 730 pre-compilato. 

L’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi ha reso noto che, nonostante i ritardi dell’avvio della piattaforma per l’inoltro del Modello 730 precompilato, i rimborsi Irpef non subiranno alcun ritardo. Chi è riuscito a inoltrare la domanda potrà ricevere i rimborsi già nei mesi di luglio e agosto.

Ricordiamo, che possono presentare istanza per ottenere questo contributo, solo gli iscritti nell’elenco nominativo dei lavoratori agricoli. Non basta però presentare la domanda nei termini, infatti è anche necessario che nel presentare la domanda per la disoccupazione agricola si indichi l’INPS come sostituto di imposta. Al verificarsi di queste due condizioni, al momento di erogare la disoccupazione agricola l’INPS versa anche il rimborso fiscale.

Come verificare se il rimborso fiscale sarà versato insieme alla disoccupazione agricola?

Scegliere l’INPS come sostituto di imposta è sicuramente la soluzione ideale per chi lavora con contratti di tipo stagionale perché consente di abbreviare i termini e avere la certezza che il versamento sia eseguito. Infatti chi si trova in tale condizione spesso non può avvalersi del sostituto di imposta in quanto non ha per tutto l’arco dell’anno un datore di lavoro.

Per capire se insieme alla disoccupazione agricola c’è il rimborso fiscale, nel prospetto di liquidazione si troverà la voce: Rimborso 730.

Si può verificare se il rimborso sarà effettuato insieme al versamento della disoccupazione agricola anche accedendo al proprio fascicolo previdenziale sul sito dell’INPS. Ricordiamo che per poter accedere è necessario essere in possesso di un’identità digitale. Si tratta di CIE, SPID o CNS. Una volta entrati, all’interno del fascicolo previdenziale è necessario andare alla voce: “prestazioni“, scegliendo al sotto categoria “pagamenti”. Da qui sarà possibile visionare anche la data dei pagamenti.

Per scoprire quando sarà messa in pagamento la disoccupazione agricola, leggi l’articolo: Disoccupazione agricola 2022: quando viene pagata?

Disoccupazione agricola 2022: quando viene pagata?

La disoccupazione agricola è un sussidio riconosciuto ai lavoratori del settore agricolo e viene generalmente corrisposta nei mesi estivi. Vediamo ora quando dovrebbero partire i pagamenti per la disoccupazione agricola 2022.

Disoccupazione agricola 2022: adempimenti preliminari

Ricordiamo che la disoccupazione agricola viene versata al lavoratori del settore agricolo che nel biennio precedente abbiano maturato almeno 102 giornate di lavoro.

Per avere un dettaglio sui lavoratori che possono percepirla leggi l’articolo: Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta.

Al fine di poter ottenere la disoccupazione agricola è però necessario procedere ad alcuni adempimenti. In primo luogo, il lavoratore deve presentare la domanda di disoccupazione agricola. Tale adempimento doveva essere portato a termine entro il 31 marzo 2022. Per conoscere la procedura e i termini previsti per il 2022, leggi l’articolo: Disoccupazione agricola 2022: termini per la domanda e procedura

In secondo luogo il datore di lavoro deve correttamente inviare il modello DMAG.
Il lavoratore può controllare che il datore di lavoro abbia correttamente adempiuto ai suoi oneri andando a controllare l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli, lo stesso purtroppo resta online solo per 15 giorni e il lavoratore dopo aver controllato può presentare ricorso.

Per approfondimenti su questo tema, leggi l’articolo: Disoccupazione agricola: pubblicato l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli 2021.

Quando viene pagata la disoccupazione agricola 2022?

Dalla data di pubblicazione degli elenchi dei lavoratori agricoli l’INPS, in base al suo stesso regolamento, ha 115 giorni di tempo per terminare le procedure. Questo implica che massimo entro i primi giorni di luglio tutto dovrà essere concluso. In effetti i primi assegni inizieranno ad arrivare nel mese di giugno e poi man mano le domande saranno in lavorazione.

Accedendo al sito INPS con le proprie credenziali, CIE, SPID o CNS, è possibile andare alla sezione “fascicolo previdenziale del cittadino” da questa sezione nel menù a sinistra sarà possibile notare la voce “Prestazioni”. Accedendo a questa sezione sarà possibile controllare la disoccupazione agricola e di conseguenza il numero di giornate per la quale viene pagata, gli importi maturati e il pagamento degli assegni familiari nel caso in cui gli stessi siano dovuti. Ricordiamo che nel 2022 si procede al pagamento della disoccupazione agricola relativa al 2021 e quindi prima dell’entrata in vigore dell’assegno unico, ecco perché si possono ancora percepire gli assegni familiari che invece non saranno disponibili dal prossimo anno.

Nel caso in cui si ritiene che vi siano errori nel proprio “cedolino” della disoccupazione agricola, è possibile chiedere il riesame con istanza presentata direttamente online.

Disoccupazione agricola: pubblicato l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli 2021

E’ stato pubblicato l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli a tempo determinato 2021. Ecco come controllare se è presente il proprio nominativo ed eventualmente presentare ricorso.

Perché è importante consulare l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli 2021

Entro il 31 marzo 2022 doveva essere presentata la domanda per l’ottenimento della disoccupazione agricola per coloro che hanno lavorato nel settore agricolo nel 2021 . Purtroppo coloro che non risultano iscritti nell’elenco dei lavoratori agricoli non possono accedere a tali prestazioni. La comunicazione dei nominativi dei lavoratori agricoli deve essere effettuata dai datori di lavoro. Per evitare disguidi è bene controllare l’elenco, altrimenti si rischia di aspettare inutilmente il sussidio economico e accorgersi in ritardo dell’errore nella comunicazione.

Per sapere a chi spetta la dosoccupazione agricola e quando deve essere presentata la domanda, leggi gli approfondimenti:

Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta

Disoccupazione agricola 2022: termini per la domanda e procedura

Come visualizzare l’elenco nominativo dei lavoratori agricoli 2021

Visualizzare l’elenco dei lavoratori agricoli 2021 ex art. 38, commi 6 e 7, legge 111/2011, non è difficile e non è necessario neanche identificarsi sul sito con l’uso dello SPID.

Risultano iscritti nell’elenco nominativo dei lavoratori agricoli i piccoli coloni, i compartecipanti familiari (naturalmente in aziende agricole) e i lavoratori agricoli a tempo determinato.

Per poterlo visualizzare è necessario andare alla pagina del sito dell’INPS https://servizi2.inps.it/servizi/ElenchiAnnualiOTD/Default.aspx e da qui selezionare la propria provincia di interesse e il comune di residenza (quindi non il comune in cui è ubicata l’azienda agricola presso la quale è stato prestato il proprio lavoro che potrebbe anche differire dal comune di residenza). Si apre quindi la lista in versione documento PDF, scorrendo i vari nomi è possibile ricercare il proprio. Alcuni Browser bloccano l’accesso a questo tipo di documento, ma basta andare nella barra superiore per notare una notifica dalla quale autorizzare l’apertura del documento. Il documento è del tutto sicuro.

Cosa faccio se il mio nome non compare nell’elenco nominativo dei lavoratori agricoli?

L’elenco nominativo dovrebbe essere disponibile solo per pochi giorni e fino al 15 aprile 2022. Da questo momento decorre il termine di 30 giorni per poter proporre ricorso in prima istanza, alla Commissione provinciale del Comitato Integrazione Salariati e Operai Agricoli (CISOA) di cui all’articolo 14 della legge 457/97. Il ricorso deve essere presentato tramite la sede INPS territorialmente competente.

Agricoltura: le aliquote contributive per i lavoratori agricoli 2022

L’INPS ha fissato le aliquote contributive previste per le aziende agricole per il 2022, ecco nel dettaglio quanto sarà necessario pagare e gli importi a carico delle aziende e dei lavoratori.

Aliquote contributive per i lavoratori agricoli 2022

L’INPS con la circolare 31 del 25 febbraio 2022 ha provveduto a determinare le aliquote contributive per le aziende agricole per il 2022 per dipendenti a tempo determinato e indeterminato.

Il decreto legislativo 146 del 1997 stabilisce che, l’aliquota contributiva dovuta al Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) a carico del datore di lavoro nel settore dell’agricoltura ogni anno debba essere aumentata di 0,20 punti percentuali fino al raggiungimento dell’aliquota del 32%. Resta invece invariata, in quanto ha già raggiunto il massimo, l’aliquota a carico del lavoratore.

In applicazione di questa normativa l’INPS sottolinea che per il 2022 l’aliquota contributiva a carico del datore di lavoro sarà del 29,70% complessivamente, di questa la quota a carico del lavoratore resta ferma all’8,84%.

Resta invece invariata l’aliquota contributiva prevista per le aziende agricole che si occupano di trasformazione, manipolazione di prodotti agricoli zootecnici e di lavorazione di prodotti alimentari con processi produttivi di tipo industriale. Questa infatti ha raggiunto il 32% già nel 2011. E’ stata inoltre aggiunta l’aliquota dello 0,30% , corrispondente all’ “aliquota contributiva di finanziamento per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima” prevista dall’articolo 1 comma 769 della legge 296 del 2006.

Ricordiamo che questo comma prevede anche che l’aliquota massima non può superare il 33%. Sintetizzando per questa tipologia di azienda agricola l’aliquota contributiva complessiva è del 32,30%.

L’ aliquota a carico del lavoratore è dell’8,84%. La stessa viene trattenuta dal datore di lavoro e versata in conto del lavoratore. Di conseguenza non sono richiesti adempimenti da parte del lavoratore.

Aliquote contributive 2022 cooperative e consorzi agricoli

La legge 30 dicembre 2021 n° 34 ha esteso l’accesso alla NASpI ai lavoratori di consorzi e cooperative agricole che si occupano di trasformazione, manipolazione e commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci. Potranno accedere a tale sostegno

  • operai agricoli a tempo indeterminato;
  • apprendisti;
  • soci lavoratori.

Visto tale importante cambiamento, dal 1° gennaio 2022 tali cooperative e consorzi saranno tenuti a versare il contributo al finanziamento della NASpI.

Non sono più assoggettati all’aliquota contributiva del 2,75% per la disoccupazione agricola .

Aliquote contributive INAIL

Nella circolare viene sottolineato che non cambiano le aliquote contributive INAIL che restano:

  • 10,1250% Assistenza Infortuni sul Lavoro;
  • 3,1185% Addizionale Infortuni sul Lavoro.

Agevolazioni contributive aziende agricole 2022

La circolare 31 dell’INPS sottolinea che anche per il 2022 sono previste agevolazioni contributive per le aziende localizzate in zone particolarmente svantaggiate. Si riduce del 75% l’aliquota applicata nelle zone particolarmente svantaggiate (ex zone montane) e del 78% quella prevista per territori svantaggiati.

Contributi agricoli più cari nel 2022

I contributi a carico delle imprese agricole per i dipendenti impiegati nel settore saranno più cari nel 2022. La percentuale di contribuzione totale è fissata infatti al 46,8465%. L’aumento dei contributi nel 2022 rispetto al 2021 è dovuto a quanto prevede l’articolo 3 del decreto legislativo numero 146 del 1997. Il provvedimento fissa le aliquote dovute dalle aziende agricole per il fondo pensioni dei lavoratori impiegati nell’agricoltura e vengono riviste anno per anno. La revisione delle aliquote contributive, dunque, va a modificare le percentuali fino a raggiungere quella della generalità dei datori di lavoro del settore.

Contributi agricoli del 2022, l’aumento dell’aliquota del fondo pensioni

Pertanto, l’aliquota da versare per i contributi delle pensioni (per invalidità, vecchiaia e superstiti, detta Ivs) aumenta dello 0,20% portandosi al 29,70% rispetto al 29,59 del 2021. Di questa aliquota pensionistica, il 20,86% è a carico dell’azienda e l’8,84% a carico del lavoratore agricolo. Quest’ultima percentuale è l’unica a carico del lavoratore. Le percentuali di aumento dei contributi agricoli sono riportate dalla comunicazione dell’Inps numero 31 del 2022.

Quali altre aliquote contributive sono a carico del datore di lavoro delle aziende agricole?

Le altre percentuali di contributi agricoli dovute dai datori di lavoro consistono:

  • nella quota base dello 0,11% (non è dovuta alcuna percentuale da parte del lavoratore agricolo);
  • nell’assistenza per gli infortuni sul lavoro per una percentuale del 10,1250%. Tale percentuale Inail è rimasta invariata rispetto allo scorso anno;
  • nell’addizionale per gli infortuni sul lavoro del 3,1185%, anche questa invariata e a carico del solo datore di lavoro;
  • nella percentuale per la disoccupazione pari all’1,41%;
  • nelle prestazioni economiche relative alla malattia per una aliquota dello 0,683%;
  • nella cassa integrazione per l’1,5%;
  • nel fondo di garanzia per il Trattamento di fine rapporto (Tfr) per lo 0,20%. Questa quota non è dovuta per gli operai con contratto a tempo determinato per i quali, dunque, l’aliquota complessiva dei contributi dovuti è ridotta al 46,6465%.

Contributi per la disoccupazione Naspi dovuti per gli operai agricoli dovuti anche dalle imprese cooperative

Inoltre, la legge di Bilancio 2022 (legge numero 234 del 30 dicembre 2021), al comma 221 dell’articolo 1, ha modificato e integrato il comma 1 dell’articolo 2, del decreto legislativo numero 22 del 4 marzo 2015. In base alla modifica, a partire dal 1° gennaio 2022, risulta estesa la tutela delle prestazioni di disoccupazione Naspi anche a favore degli operai agricoli a tempo indeterminato (Oti), agli apprendisti e ai soci lavoratori con contratto alle dipendenze delle cooperative e dei loro consorzi inquadrati nel settore dell’agricoltura. Il versamento della contribuzione di finanziamento Naspi è dovuto, pertanto, ai dipendenti, ai soci e agli apprendisti che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici in prevalenza propri oppure conferiti dai loro soci secondo quanto dispone la legge numero 240 del 15 giugno 1984.

Contribuzione dovuta dalle imprese agricole per il finanziamento della Naspi: in cosa consiste?

In base a quanto spiegato dall’Inps, pertanto, dal 1° gennaio 2022 le imprese agricole, le cooperative e i loro consorzi operanti nel settore dell’agricoltura, devono versare la contribuzione di finanziamento Naspi per i lavoratori:

  • assunti a partire dal medesimo giorno a tempo indeterminato con qualifica di operaio agricolo;
  • già assunti in precedenza e ancora in forza alla data del 1° gennaio 2022 (secondo quanto spiegava la circolare Inps numero 2 del 4 gennaio 2022).

Tutti i lavoratori agricoli, per l’applicazione dell’aliquota di finanziamento della Naspi, non devono essere più assoggettati all’aliquota contributiva del 2,75% per la disoccupazione agricola secondo quanto prevedeva l’articolo 11 del decreto legge numero 402 del 29 luglio 1981. Il decreto è stato convertito, con modifiche, dalla legge numero 537 del 26 settembre 1981.

Riduzione dei contributi agricoli per le aziende del settore nell’anno 2022

Anche per l’anno 2022 sono previste le agevolazioni e le riduzioni per le imprese agricole che siano ubicate o che comunque operino in territori montani, classificati come particolarmente svantaggiati. Le stesse agevolazioni sono godute dalle imprese agricole situate nei territori delle aree della ex Cassa del Mezzogiorno. Pertanto, se i contributi agricoli sono dovuti nella misura del 100% dalle imprese del settore operanti in territori non svantaggiati, le riduzioni operano:

  • per le imprese agricole situate in territori particolarmente svantaggiati (ex zone montane) per il 75% con aliquota applicata a carico dell’azienda pari al 25%;
  • per le imprese dei territori classificati come svantaggiati. In questo caso la misura della riduzione è pari al 68%. Rimangono a carico dell’impresa agricola contributi per il 32%.

Elenchi nominativi lavoratori agricoli: aggiornamenti normativi

I lavoratori agricoli sono soggetti a una disciplina previdenziale e assistenziale diversa rispetto a quella comunemente applicata ai lavoratori dipendenti. Per questa particolare categoria di lavoratori esistono gli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli, ma di cosa si tratta e come funzionano?

Cosa sono gli elenchi nominativi lavoratori agricoli

Si è visto in precedenti articoli, ad esempio quando abbiamo parlato della disoccupazione agricola, che per accedere ad alcune prestazioni previdenziali e assistenziali è necessario essere iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli. In realtà si tratta di due elenchi: uno definitivo e uno inerente le variazioni, il secondo è soggetto a pubblicazione trimestrale, o meglio era soggetto a tale disciplina. L’elenco in oggetto è compilato annualmente dell’INPS in base alle comunicazioni delle aziende agricole, inoltre il datore di lavoro deve comunicare trimestralmente le variazioni tramite il modello DMAG (Denuncia di Manodopera Agricola). La necessità delle comunicazioni trimestrali è dovuta al fatto che i lavori in agricoltura sono stagionali, di conseguenza gli addetti spesso accumulano nell’anno più rapporti lavorativi con diversi datori di lavoro, inoltre le condizioni meteorologiche possono determinare variazioni che fanno venir meno il diritto alle prestazioni previdenziali e assistenziali o che ne possono comportare variazioni.

Modello Uniemens/Posagri

Da aprile 2020 L’INPS ha sostituito il modello DMAG con il modello Flusso Uniemens mensile, in esso si dichiarano i dati retributivi e contributivi della manodopera agricola. Per poter utilizzare questa funzione è necessario essere registrati sul sito INPS con le credenziali dell’azienda agricola.

La denuncia Uniemens/Posagri si divide in due parti. La prima comprende i dati aziendali e in base a questi l’INPS determina l’importo dovuto dalle aziende e il dettaglio della contribuzione da versare.

La seconda parte comprende i dati occupazionali dei lavoratori con indicazione del numero degli occupati, giornate lavorate, dati anagrafici dei lavoratori, una sorta di fotografia aziendale.

In base ai dati raccolti dall’INPS, si determinano i flussi principali e i flussi di variazione. I flussi principali vengono usati per dichiarare la prima volta i dati mensili. I flussi di variazione sono utilizzati per dichiarare le variazioni, possono essere usati sia per le denunce tardive dei rapporti di lavoro ( in questo caso con applicazione di sanzioni), sia per indicare la variazione in aumento delle giornate lavorative effettivamente prestate. Per le variazioni in diminuzione deve invece essere utilizzata una procedura diversa e cioè il modello “Rettifica” in “Comunicazione Bidirezionale”, che si trova nella sezione del cassetto fiscale della pagina INPS dedicata all’azienda. Naturalmente il datore di lavoro accede alla propria pagina con le credenziali INPS tenendo in considerazione che dal primo ottobre 2021 sono stati dismessi tutti i codici PIN ed è necessario utilizzare lo SPID, la Carta di Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale Servizi (CNS).

Soppressione obbligo di pubblicazione degli elenchi nominativi lavoratori agricoli

Sulla disciplina degli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli è intervenuta infine la circolare 71 dell’INPS dell’11 gennaio 2021 che ha previsto la soppressione dell’obbligo di pubblicazione degli elenchi nominativi dei braccianti con contratto di lavoro a tempo determinato. Questo non implica che tali elenchi siano soppressi ma che semplicemente viene meno la pubblicazione degli stessi, infatti abbiamo visto in precedenza che sussiste per il datore di lavoro l’obbligo di presentare il modelllo Uniemens/Posagri. Il motivo di tale soppressione è dovuto principalmente al fatto che molte sentenze nel tempo hanno sottolineato profili di dubbia regolarità. Attualmente quindi i lavoratori sono avvisati delle variazioni agli elenchi nominativi lavoratori agricoli tramite raccomandata o PEC e da questo momento, cioè dalla notifica, hanno la possibilità di proporre ricorso in caso di cancellazione dagli elenchi nonostante abbiano prestato lavoro in agricoltura.

La disciplina prevede comunque che sia il lavoratore cancellato dagli elenchi e che propone ricorso a dover provare che ha effettivamente prestato attività in aziende agricole, sentenza 7845 del 2003 della Corte di Cassazione Sezione Lavoro, in cui si sottolinea che se in seguito a controlli l’INPS provvede alla cancellazione dagli elenchi nominativi, spetta al lavoratore l’onere di provare esistenza, durata e natura del rapporto di lavoro.

Agricoltura: chi è il piccolo colono e come funziona il contratto

Il settore dell’agricoltura ha delle peculiarità relative soprattutto al fatto che il lavoro spesso è stagionale e questo porta alla formazione di tipologie contrattuali specifiche e non applicabili ad altri settori, tra questi vi è il piccolo colono.

Il contratto di piccolo colono o di colonia: quando conviene

Una piccola premessa è d’obbligo: ci sono aziende agricole di grandi o medie dimensioni caratterizzate dalla presenza di diverse tipologie di colture, ad esempio hanno serre per le fragole e le raccolte primaverili, frutta estiva come le pesche, autunnale come mele, uva, nocciole, in questi casi le aziende riescono ad assicurare agli addetti lavoro per tutte le stagioni.

Ci sono poi attività produttive specializzate in una sola coltura, in questi casi il lavoro è concentrato in una stagione e allora non si può stipulare evidentemente un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ci sono quindi soluzioni diverse e tra queste il piccolo colono. Questo contratto solitamente viene utilizzato quando il proprietario non vuole avere l’onere di coltivare il terreno, magari vive lontano e ha un’altra professione, ma giustamente vuole che sia produttivo e può essere una riscoperta in tutti i casi di terreni abbandonati dai proprietari, il contratto di colonia può anche essere un mezzo per evitare che maturi l’usucapione da parte di altri soggetti.

Il contratto di piccola colonia

La piccola colonia è un contratto di tipo associativo, quindi il colono si impegna a prestare il proprio lavoro con l’azienda agricola. La nozione di colonia parziaria è contenuta nell’articolo 2164 del codice civile, la prima cosa da sottolineare è che la colonia può essere attivata per la durata di un ciclo di coltura, in base alle determinazioni dell’INPS le giornate lavorative previste nell’arco dell’anno devono essere in numero inferiore a 120.

Per conoscere quali attività possono essere qualificate come azienda agricola, leggi la guida: Di cosa si occupa un’azienda agricola: definizione, limiti, privilegi

Coloro che eseguono l’attività in qualità di piccoli coloni devono comunque essere iscritti negli elenchi nominativi dei lavoratori dell’agricoltura.

Come funziona il contratto da piccolo colono

Sul contratto del piccolo colono devono essere fatte distinzioni inerenti da un lato la retribuzione e dall’altro la contribuzione.

Per quanto riguarda la retribuzione non è in denaro, cioè il piccolo colono partecipa dei frutti dell’attività stessa, ecco perché il contratto è utilizzato soprattutto in piccole aziende e spesso all’interno di nuclei familiari. In base all’articolo 2164 del codice civile la misura della ripartizione degli utili è stabilita in base agli usi.

Il piccolo colono si impegna a coltivare il fondo, può anche farsi aiutare, e a dividere i frutti del fondo stesso con il proprietario del terreno. Naturalmente può vendere la sua quota di frutti/raccolto. In base all’articolo 2167 del codice civile deve custodire il fondo e mantenerlo in un normale stato di produttività, inoltre deve custodire le cose che gli sono affidate dal concedente, ad esempio gli attrezzi agricoli.

Prestazioni pensionistiche, contributi, malattia

Il piccolo colono a sua volta ha diritto a prestazioni economiche come l’indennità di malattia, maternità/paternità e tubercolosi. L’ammontare di queste prestazioni sono corrisposte facendo riferimento alla media giornaliera degli operai agricoli a tempo determinato, questa è stata fissata dalla circolare 68 del 22 aprile 2021 dell’INPS in 59,45 euro. Quindi su tali limiti vengono calcolate anche le varie prestazioni. I contributi previsti sono per una quota a carico del concessionario e per una quota in capo al concedente (il proprietario del terreno). Per il 2021 il carico contributivo è pari al 29,39% rispetto alla media giornaliera e di questi il 20,25% è in capo al concedente e la rimanente parte, 8,84%, è in capo al concessionario. E’ previsto comunque un graduale aumento fino al raggiungimento dell’aliquota del 32,30%.

Sono previste agevolazioni e sgravi per le aziende ubicate in comuni classificati come montani e come svantaggiati.

Si deve sottolineare che i piccoli coloni percepiscono l’indennità di disoccupazione agricola. Il concedente non ha l’obbligo di denunciare (dichiarare) il numero delle giornate lavorative previste, le stesse si deducono dalle tabelle provinciali che indicano le giornate medie lavorate per coltura/ettaro.

Stipulare il contratto da piccolo colono

Per stipulare un contratto da piccolo colono è bene farsi assistere da professionisti qualificati, per istituire correttamente il rapporto deve essere presentata una domanda all’INPS entro 30 giorni dalla stipula del contratto. La domanda deve essere sottoscritta da concedente e concessionario, quindi dal proprietario del fondo e dal piccolo colono. Per proseguire il rapporto è necessario entro il 30 gennaio di ciascun anno un’apposita domanda all’INPS. Naturalmente sono necessari i documenti delle parti e l’indicazione dei terreni che dovrà coltivare il piccolo colono, individuati attraverso foglio di mappa e il numero delle particelle.

Il Colono ha diritto di prelazione in caso di vendita del fondo.

Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta

Grazie anche a incentivi e al desiderio di molte persone di avere nuovamente un contatto con la natura, in Italia stanno nascendo numerose aziende agricole, per coloro che vorrebbero lavorare in questo settore, oggi rivalutato, ci sono norme di tutela specifiche e tra queste l’indennità di disoccupazione agricola. Si tratta di un sostegno economico corrisposto annualmente a coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato in agricoltura e in alcuni casi a coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato. In seguito vedremo nello specifico a chi spetta, a quanto ammonta e quando deve essere richiesta.

Cos’è la disoccupazione agricola e a chi spetta?

Nel 2020 è stato calcolato che in Italia ci sono 1.630.420 aziende agricole, questo anche grazie a incentivi e aiuti sia per i lavoratori, sia per le aziende, ad esempio queste possono avvalersi degli aiuti della Legge Sabatini, mentre i lavoratori della disoccupazione agricola: una prestazione  che spetta ad alcune categorie di lavoratori impegnati nel settore agricolo. In particolare spetta a:

  • operai agricoli a tempo determinato, anche conosciuti come braccianti agricoli, questi possono essere assunti per almeno 100 o 151 giornate lavorative annuali, in questo caso vi è l’obbligo di stipulare un contratto scritto, o per periodi inferiori, nel secondo caso non vi è obbligo di contratto scritto.  Come vedremo in seguito non tutti hanno diritto alla disoccupazione agricola;
  • piccoli coloni;
  • compartecipanti familiari;
  • piccoli coltivatori diretti che integrano le 51 giornale lavorative annue con versamenti volontari;
  • operai agricoli a tempo indeterminato che però lavorano solo per una parte dell’anno, quindi risultano disoccupati nella restante parte dell’anno. Il contratto lavorativo che supera le 180 giornate annuali può essere trasformato a richiesta del lavoratore in contratto a tempo indeterminato, tranne nel caso in cui le parti abbiano preventivamente escluso tale possibilità.

Per poter ottenere la disoccupazione agricola è necessario che il lavoratore:

  • sia iscritto negli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli;
  • abbia maturato due anni di anzianità nell’assicurazione contro la disoccupazione involontaria.

Ulteriori requisiti per l’indennità di disoccupazione agricola: esempi concreti

Per ottenere la disoccupazione agricola occorre che il lavoratore nell’arco del biennio abbia maturato almeno 102 contributi giornalieri: Questo implica che:

  1. se un lavoratore inizia in questo settore con un contratto da 102 giornate lavorative, fin da subito può ottenere l’indennità di disoccupazione agricola;
  2.  nel caso in cui il primo anno di lavoro, ad esempio il 2021, invece ha 51 contribuiti giornalieri, non può riscuotere la disoccupazione agricola nel 2022, ma la riscuoterà nell’anno 2023 se nell’anno successivo riesce a ottenere almeno altre 51 giornate lavorative;
  3. se nel 2019 ha maturato 51 giornate, nel 2020 idem, nel 2021 ha potuto percepire la disoccupazione agricola;
  4. A questo punto, se nel 2021 ha maturato nuovamente 51 giornate lavorative potrà comunque ottenere la disoccupazione agricola (riscossa nel 2022), infatti si fa sempre il calcolo del biennio;
  5. Se interrompe, quindi nel 2021 non lavora in agricoltura, nel 2022 non percepirà l’indennità;
  6. se poi nel 2022 ricomincia a lavorare in questo settore con 51 contributi giornalieri, nel 2023 comunque non percepirà l’indennità perché viene meno il requisito delle 102 giornate lavorative nel biennio. Ciò vuol dire che nel caso di interruzione del lavoro come bracciante o operaio, si può perdere il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione agricola, tranne nel caso in cui si ricomincia a lavorare in questo settore e si maturano fin da subito 102 contributi giornalieri.

Come si calcola la disoccupazione agricola?

Questa è una domanda fondamentale e che sicuramente interessa tutti coloro che lavorano in agricoltura. Il calcolo viene effettuato sulle giornate effettivamente lavorate, quindi nel caso di 51 contributi giornalieri si basa appunto su tale dato. Viene corrisposto il 40% della retribuzione prevista in base all’inquadramento del lavoratore. A tale 40% deve essere sottratto un ulteriore 9% per ogni giornata di indennità erogata a titolo di contributo di solidarietà. Il contributo di solidarietà si applica per un massimo di 150 giornate lavorative. Per gli operai agricoli con contratto a tempo indeterminato che possono usufruire della disoccupazione agricola l’indennità è pari al 30% della retribuzione effettiva, senza alcun contributo di solidarietà.

Al riconoscimento del diritto all percezione della disoccupazione agricola corrisponde automaticamente il riconoscimento della contribuzione figurativa

Quando si presenta la domanda per la disoccupazione agricola?

La domanda per ottenere l’indennità di disoccupazione in agricoltura deve essere presentata entro il 31 marzo dell’anno successivo rispetto a quello per il quale si chiede l’indennità. Ad esempio per il lavoratore che ha maturato i requisiti nel 2020, la domanda doveva essere presentata entro il 31 marzo 2021 e ha percepito l’indennità nell’estate 2021. Chi ha maturato i requisiti entro l’anno 2021, deve fare la domanda entro il 31 marzo 2022 e percepirà l’indennità erogata dall’INPS nell’estate 2022, solitamente tra giugno e luglio.

Nel caso in cui coniuge e figli a carico, l’indennità è aumentata con gli importi degli assegni familiari. Occorre però integrare la richiesta con quella per gli assegni familiari. Nel caso in cui la domanda per l’indennità di disoccupazione sia presentata in ritardo, la stessa non viene erogata, ecco perché è bene prestare attenzione. La domanda può essere presentata tramite CAF e patronati, oppure da soli attraverso il sito INPS accedendo con le proprie credenziali. Dal primo ottobre non si può usare il PIN, ma solo SPID, CIE e CNS.

L’erogazione avviene in un’unica soluzione, tramite accredito su conto corrente, libretto postale, carta di pagamento prepagata ma con Iban, oppure bonifico presso lo sportello di qualsiasi ufficio postale.

Quanto si riceve?

L’ammontare effettivo della propria disoccupazione agricola dipende da quanto si guadagna, o meglio da quanto risulta in busta paga, ad esempio se dalla busta paga risulta che si ricevono 60 euro al giorno, sarà calcolato il 40% di tale importo e cioè 24 euro, a cui deve essere sottratto il 9% del contributo di solidarietà. A tali somme deve essere eventualmente sottratto l’IRPEF, sempre che il lavoratore debba pagare l’IRPEF perché spesso i redditi sono talmente bassi da non rientrare nella Tax Area fissata per il 2021 a 8.174 euro. Infine, devono essere aggiunti eventuali assegni familiari. Solitamente per 51 giornate lavorative si ricevono circa 1.000 euro, ma naturalmente molto dipende dalla condizione personale.