Firmato un decreto in aiuto delle imprese energivore

E’ stato firmato dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il decreto sulle imprese manifatturiere energivore, che è entrato in vigore l’1 gennaio e che prevede una cospicua riduzione del differenziale di prezzo dell’energia elettrica, grazie all’introduzione, anche in Italia, delle nuove misure europee

Il decreto coinvolge circa tremila imprese dislocate in tutto il Paese, le quali potranno ottenere un progressivo allineamento dei costi per la fornitura di energia elettrica, arrivando ai livelli degli altri competitors europei.
Si stima che i benefici saranno di 1 miliardo e 700 milioni di euro.

Nell’ottica del Ministero, la riduzione del costo dell’energia per le imprese energivore, insieme al sostegno all’innovazione attivato con il piano Industria 4.0, costituisce la base per un recupero di competitività del Made in Italy e di tutti i settori industriali, per rilanciare la crescita, contrastando il rischio di delocalizzazioni.

Il beneficio sarà calcolato tramite parametri di consumo basati su standard di efficienza energetica, spingendo le imprese energivore ad un ulteriore passo in avanti in tal senso.

Ciò significa che verrà applicata la clausola VAL , Valore Aggiunto Lordo, alle imprese che hanno un costo dell’energia pari almeno al 20% dello stesso VAL.
Tali imprese potranno ridurre il proprio contributo alle rinnovabili fino a un valore minimo dello 0,5% del VAL, rendendo il costo sostenuto per il finanziamento a tale voce della bolletta elettrica esclusivamente funzione del proprio risultato aziendale.
Invece, per le altre imprese, è previsto il mantenimento di classi di agevolazione basate sul rapporto fra il costo dell’energia elettrica e il fatturato, con percentuali riviste per tener conto degli obiettivi di sostegno alla crescita.

Vera MORETTI

Imprese: in aumento i consumi di energia elettrica

I primi sette mesi del 2017 mostrano un aumento dell’1,2% della richiesta dell’energia elettrica da parte delle imprese, e al contempo si è registrato un aumento del Pil dell’1,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In particolare, nel 2016 i consumi di energia elettrica delle imprese ammontano a 205.845 GWh e sono in aumento dello 0,4% rispetto all’anno precedente, consolidando la crescita dell’1,6% registrata nel 2015. In particolare i consumi aumentano dello 0,5% nel Manifatturiero, dello 0,4% nei Servizi Vendibili mentre si osserva una stazionarietà (-0,1%) nelle Costruzioni ed un calo dell’1,2% nell’Energia ed acqua.

Considerando, più nel dettaglio, i diversi settori, si osserva per il Manifatturiero di base (25,6% dei consumi delle imprese) un aumento dei consumi elettrici dell’1,0%, interamente sostenuto dalla Siderurgica (+4,7%). Nel Manifatturiero non di base (che addensa il 25,8% del consumo totale delle imprese) i consumi risultano stazionari (+0,1%); in quest’ultimo comparto registrano un aumento della domanda di energia elettrica le imprese nei settori dei Mezzi di Trasporto (+2,6%), Vestiario e abbigliamento (+1,9%), Meccanica (+0,9%), Alimentare e Pelli e cuoio (entrambi con +0,2%).

Dal punto di vista territoriale, nel 2016 i consumi di energia elettrica delle imprese sono aumentati maggiormente in Puglia (+3,8%), seguita da Valle d’Aosta (+2,8%), Molise (+2,6%), Veneto (+1,6%) e Trentino Alto Adige (+1,2%). Al contrario, i cali più accentuati si osservano in Calabria (-2,0%), Sicilia (-2,2%) e Lazio (-3,3%).

Relativamente alle province, la maggiore crescita dei consumi elettrici delle imprese si registra a Taranto (9,6%), seguita da Verona (5,4%), Massa Carrara (3,8%), Brindisi (3,7%), Isernia (3,1%) e Bolzano (3,0%). Seguono, con aumenti superiori od uguali ai due punti percentuali, Aosta e La Spezia (2,8%), Piacenza e Medio Campidano (2,6%), Campobasso (2,5%), Belluno e Viterbo (2,3%), Terni (2,2%), Sondrio e Modena (2,0%).

Considerando il comparto manifatturiero, escluso il siderurgico, il Molise è la regione in cui i consumi elettrici sono cresciuti maggiormente (+6,9%), seguita da Umbria (+2,3%), Trentino Alto Adige (+1,6%), Emilia Romagna (+1,3%), Puglia (+1,2%), Sardegna (+1,1%) e Piemonte (+1,0%); al contrario le regioni in cui sono diminuiti di più i consumi di energia elettrica sono Sicilia (-8,8%), Calabria (-3,2%), Valle d’Aosta (-2,2%) e Liguria (-2,1%).

Vera MORETTI

Aumento nel secondo trimestre per l’Indice Costo Energia Terziario – Elettricità

L’Indice Costo Energia Terziario – Elettricità misura l’andamento della spesa per la fornitura di energia elettrica sostenuta in regime di maggior tutela dalle imprese appartenenti al settore servizi e, per il secondo trimestre del 2017 ha segnato un aumento dell’1,8% rispetto al trimestre precedente.

Questo aumento dipende in gran parte dal rialzo, da parte dell’Autorità, delle componenti relative alla materia prima e al dispacciamento.
Ma l’incremento è stato contenuto grazie a due fattori: da un lato il calo dei corrispettivi relativi agli oneri di sistema, dall’altro il nuovo sistema di calcolo dei prezzi che, basandosi dal 1° gennaio 2017 su previsioni ex-ante, può generare andamenti di segno opposto.

Ad aumentare è, comunque, la spesa lorda per l’acquisto di elettricità delle imprese pari al 4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e si prevede un 2017 più caro del 2016 a causa del considerevole aumento del prezzo dell’energia all’ingrosso registratosi nei primi due mesi dell’anno.
Il peso delle componenti fiscali e parafiscali scende ad un valore del 53,8%, tra i più bassi dall’inizio delle rilevazioni dell’Icet.

Per quanto riguarda le spese relative all’acquisto di gas, nel secondo trimestre 2017 l’Indice ICET-G, che misura l’andamento medio della spesa per la fornitura di gas naturale sostenuta dalle imprese del settore dei servizi, registra, in considerazione del calo della domanda per ragioni stagionali, una riduzione pari all’1,84% rispetto al trimestre precedente.
Nel dettaglio, il prezzo della materia prima preso a riferimento ha registrato una lieve contrazione mentre il costo del trasporto (QT) ha subito una diminuzione rilevante anche grazie all’azzeramento della componente CRVOS.
Dal confronto rispetto allo stesso periodo del 2016 si conferma un secondo trimestre 2017 decisamente più alto per circa il 13,3% rispetto allo stesso periodo del 2016.
In seguito all’ultimo aggiornamento, le componenti del costo della fornitura registrano alcune variazioni nel loro peso rispetto ad un anno prima: il corrispettivo energia arriva a pesare il 47,7% viceversa il peso della componente a copertura degli oneri infrastrutturali subisce un ridimensionamento pesando per circa il 26%.

Vera MORETTI

Bollette in aumento anche nel quarto trimestre

Le bollette continuano ad aumentare.
L’ha confermato l’Indice Costo Elettricità Terziario (ICET) di Confcommercio, a seguito dell’ultimo aggiornamento delle condizioni economiche di maggior tutela deliberato dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico (AEEGSI), che rileva per il quarto trimestre 2014 un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,5% su base annuale.

Ciò significa che l’Indice, che misura l’andamento della spesa per la fornitura di energia elettrica sostenuta in regime di maggior tutela dai profili tipo di imprese del settore dei servizi, se

Tra le cause di questo aumento, c’è anche il rialzo del 6,7% registrato nel terzo trimestre 2014 rispetto al precedente, dei prezzi all’ingrosso della materia prima energia misurati dall’Indice Prezzo Unico Nazionale del Terziario (PUN Terziario).

Ma non è tutto, poiché la crisi russa sta avendo un forte impatto sulle centrali termoelettriche alimentate a gas e ciò potrebbe portare ad ulteriori rincari in vista dell’inverno.

Ad impensierire maggiormente, però, è il continuo rialzo degli oneri di sistema, che sono saliti del 2,7% rispetto al trimestre precedente, portando così un aumento su base annuale dell’11,9%.

Tale ulteriore aumento porta l’incidenza del peso della fiscalità sul costo complessivo sostenuto al 53,6% di cui il 30,6% da imputare agli oneri di sistema.

Vera MORETTI

Assolombarda: fare rete per risparmiare sull’energia

La sofferenza delle imprese italiane passa anche dall’energia e, in particolare, dalla domanda di energia.

La crisi che ha colpito i mercati, infatti, ha portato ad una chiusura del 2013 con una domanda di gas di 70,2 miliardi di mc, in ribasso del 5,5% rispetto al 2012 e addirittura del 17% sul 2008.
Per l’energia elettrica, invece, l’anno si chiude con una richiesta, indicata dal Gestore del mercato elettrico, di circa 290 miliardi di kilowattora, in ribasso del 3% sul 2012 e del 7% sul 2008.

Dati alla mano, per poter migliorare una situazione attualmente critica e tornare quindi ad essere competitivi, è fondamentale ottimizzare la componente energetica.
Di questo tratta il piano strategico di Assolombarda denominato “Far volare Milano”, che si pone come obiettivo quello di rilanciare le imprese e il territorio.

A questo proposito, l’associazione ha presentato lunedì scorso “Energia meno cara”: uno dei 50 progetti del piano che nasce con l’obiettivo di aggregare la domanda di energia delle imprese associate per ottenere forniture a prezzi più convenienti.

Lo scorso novembre lo “sportello Energia” di Assolombarda ha lanciato il primo gruppo d’acquisto che, rispetto al ricorso diretto al mercato, ha consentito alle imprese partecipanti un risparmio sui prezzi di vendita compreso tra il 10 e il 15%. 

Vera MORETTI

Bollette salate, ma solo per le pmi

L’energia elettrica è sempre più salata per le imprese, ma non per tutte: tra il 2009 e il 2012, infatti, le bollette dell’elettricità sono aumentante del 18% per le imprese del commercio, dell’alloggio e della ristorazione, con un’incidenza del carico fiscale di ben sei volte maggiore rispetto alle grandi aziende consumatrici di energia, ovvero quelle industriali.

Questi dati sono emersi dal Rapporto “I costi dell’energia elettrica e del gas naturale per le imprese del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione”, realizzato da Confcommercio in collaborazione con REF Ricerche e presentato a Cernobbio nella seconda giornata del Forum, che ha misurato il costo della fornitura di energia per 5 profili-tipo: un albergo, un bar, un ristorante, un esercizio al dettaglio alimentare, un esercizio al dettaglio non alimentare.

La ricerca fa emergere come agevolazioni ed esenzioni siano a beneficio di pochi e grandi soggetti industriali, mentre i piccoli, ben più numerosi, spesso si trovano a dover fare i conti con costi a volte insostenibili.
Questo accade perché i benefici che favoriscono le grandi industrie sono legati al volume di energia consumato e/o alla potenza installata che determinano un maggiore onere a carico delle micro e piccole imprese, in particolare quelle del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione.

Confrontando i costi delle bollette dell’elettricità che sostenuti dalle pmi italiane con quelli delle piccole e medie imprese straniere, emerge che le aziende di casa nostra pagano in media il 25% in più, con punte addirittura del 100% rispetto alla Francia.

Non cambia molto il discorso per quanto riguarda il gas naturale, la cui bolletta è sempre più salata, con un costo aumentato del 47% negli ultimi quattro anni e superiore di circa il 17% alla media Ue.
A costare di più non sono le materie prime, il cui costo si è ridotto di circa il 12% scendendo intorno al 40% del costo totale, ma, piuttosto, a pesare è il costo degli oneri impropri (parafiscali), più che raddoppiato, passando dal 10% al 23% circa.

Quanto alla componente fiscale, il Rapporto evidenzia la presenza di un’imposizione regressiva, che premia cioè i grandi consumatori.
Nel caso dell’energia elettrica, solo il 4,4% del gettito complessivo arriva da meno di mille grandi consumatori che prelevano però quasi un quarto dell’energia utilizzata per fini produttivi.

Per le imprese del commercio, alloggio e ristorazione, negli ultimi quattro anni le voci di costo diverse dal consumo di energia sono cresciute notevolmente, in particolare i costi relativi al dispacciamento (aumentati di oltre il 40%) e gli oneri impropri (quasi triplicati in alcuni casi).
Si tratta di costi riferiti a diverse voci, come gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili o quelli connessi all’uscita dal nucleare, da cui sono in gran parte esentati i soliti noti, ovvero i grandi consumatori.

Vera MORETTI

Offerte concorrenziali dai fornitori di energia green alle pmi

I prezzi per le forniture di energia elettrica riservati ad aziende e pmi, con la liberalizzazione, stanno diventando davvero concorrenziali.
Ma spesso non si tratta solo di risparmiare, ma anche di proteggere l’ambiente ed ottenere, su lungo tempo, ottime performance.

Vediamo nel dettaglio quali sono le offerte ora disponibili sul mercato:

Offerta Lifegate Energy: non sono previsti costi di attivazione, gestione, canone e recesso. L’energia che viene fornita è al 100% green e ad impatto zero, perché nel processo produttivo non ci crea CO2. E’ possibile attivarsi online collegandosi al sito Lifegate fornendo dati aziendali, consumi tipici e copia dell’ultima bolletta.
Una volta diventati clienti, si riceve la mappa della area verde tutelata per la resa a Impatto Zero dell’energia, i materiali di comunicazione, il decalogo di eco-consigli per i luoghi lavorativi, l’abbonamento a LifeGate Magazine, la vetrofania, il regolamento di concessione e utilizzo del marchio Impatto Zero, marchio registrato.

Offerta Sorgenia Energia Pulita: si tratta di un’opzione a prezzo fisso per l’energia e attivazione gratuita e si rivolge a micro-imprese e pmi. L’energia acquistata proviene da impianti per rinnovabili definiti e verificati dall’ente di certificazione internazionale DNV (Det Norske Veritas).
Le aziende aderenti ricevono un Certificato di Garanzia di utilizzo di fonti e marchio EnergiaPulita in forma di adesivi e vetrofanie, per mostrare al pubblico la scelta eco-sostenibile.
I clienti Sorgenia, inoltre, possono disporre di un’area web ad accesso riservato, assistenza clienti e servizio telefonico di autolettura.
Le garanzie, quando si decide per il cambio di gestore, riguardano nessun consto aggiuntivo per il passaggio, ma anche la non modifica di contatore o impianti elettrici, oltre, ovviamente, a nessuna interruzione di fornitura da vecchio a nuovo gestore e nessun costo o cauzione.

Offerta AGSM Energia: l’azienda, del gruppo AGSM Verona Spa, vende energia elettrica, gas e teleriscaldamento. L’offerta “AGSM energia rinnovabile” propone fornitura di energia pulita (idroelettrica, eolica, solare, da maree, ondosa, geotermica, biogas e biomassa) comprovata da certificati di garanzia internazionali R.E.C.S. e 100% energia verde.
Questo servizio prevede l’applicazione di una piccola maggiorazione per l’energia rinnovabile applicata a una qualunque delle offerte commerciali standard di AGSM. La maggiorazione è suddivisa in tre fasce per i consumi inferiori a 50.00kWh, fra 50 e 200.00kWh e per consumi complessivi superiori a 200.000kWh.
Anche i clienti AGSM diventano così promotori di uno sviluppo eco-compatibile, ovviamente certificato.

Offerta Acea Viva: si tratta di uno dei fornitori più noti d’Italia, ed offre fornitura green sia per l’elettricità sia per il gas.
L’energia viene interamente prodotta da fonti rinnovabili ed è certificata CO-FER (sistema gestito dal GSE), senza spese aggiuntive per la certificazione.
Il vantaggio maggiore, oltre al prezzo bloccato per 24 mesi, è quello di avere un unico fornitore per energia e gas naturale.

Vera MORETTI

Condòmino, vendi energia da fotovoltaico? Per te è reddito d’impresa

Avete un impianto fotovoltaico sul tetto del vostro condominio e rivendete parte dell’energia che producete? Occhio! Configura infatti un’attività commerciale abituale e imponibile la produzione di energia solare ceduta alla rete dai condòmini. Questo è quanto emerge dalla risoluzione 84/E del 10 agosto scorso, che chiarisce i dubbi sollevati dal Gestore dei servizi energetici (Gse) riguardanti le modalità di tassazione degli impianti con potenza superiore ai 20 kW.

Una situazione non nuova. Le ipotesi per cui la vendita di energia generata da impianti fotovoltaici è considerata attività commerciale erano infatti già state individuate dalla circolare 46/E del 2007 nelle produzioni superiori ai 20 kW o nei casi in cui l’energia prodotta, anche se inferiore a tale livello, viene ceduta totalmente alla rete del Gse.

Una cosa che è necessario chiarire è qual è il soggetto da tassare. Il condominio, rappresentando una particolare forma di entità di carattere amministrativo, non può configurarsi come soggetto che svolge l’attività di produzione e vendita dell’energia. La risoluzione evidenzia che, anche in presenza del solo accordo verbale di esercitare un‘attività commerciale, o con un comportamento idoneo a dimostrare l’intenzione di stipulare tale accordo, si può individuare una società di fatto. A prescindere quindi dalle modalità con cui si conclude l’intesa, è identificato un contratto sociale con la presenza dell’elemento oggettivo – il conferimento di beni e servizi finalizzato alla formazione di un fondo comune – e quello soggettivo, la comune intenzione di unirsi al fine di conseguire proventi. Restano esclusi dalla società di fatto i condòmini che non hanno approvato la decisione e che non traggono vantaggio dall’investimento.

La società di fatto che gestisce un impianto di produzione di energia è dunque un soggetto commerciale, deve emettere fattura al Gestore per l’elettricità immessa in rete e il Gse deve operare nei suoi confronti la ritenuta del 4%. Anche ai fini dell’Iva, la società tra i condòmini si manifesta dunque come autonomo soggetto d’imposta ed è tenuta alla presentazione delle dichiarazioni fiscali.

Energia verde: fa bene all’ambiente e al business

Energia verde, energia rinnovabile, energia pulita… Chiamatela  come volete, è un fatto certo  che il green sia ormai una tendenza inarrestabile,  in tutti i settori.

Un po’ in tutta Europa e in Italia specialmente, cresce la diffusione degli impianti per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e di pari passo la produzione di energia a basse emissioni. Nel 2010, secondo i dati pubblicati da Eurostat, il contributo delle rinnovabili ha toccato quota 12,4% nel consumo di energia registrato nell’Europa dei 27 e i dati rilevano una crescita costante rispetto al 2009 (11,7%) e al 2008 (10,5%). La Direttiva sulle energie rinnovabili del 2009 ha poi imposto target differenti a seconda delle nazioni e delle possibilità di ciascuna, per raggiungere la quota complessiva di consumo di almeno il 20% di energia green entro il 2020.

Il documento di Eurostat evidenzia il contributo che ciascun Paese europeo dà in termini di livello di consumo di energia verde, ai primi posti Svezia (47,9% delle fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale), Lettonia (32,6%), Finlandia (32,2%), Austria (30,1%) e Portogallo (24,6%), mentre in coda ci sono Malta (0,4%), Lussemburgo (2,8%), Regno Unito (3,2%) e Paesi Bassi (3,8%). L’Italia è nel mezzo, con un consumo di energia da fonti non fossili pari al 10,1% a fronte di un obiettivo del 17% nel 2020.

­­­­­­­­­­­­­­­­­Proprio in questo senso è importante che anche le piccole imprese italiane che sono in primis il tessuto economico del nostro Paese si dirigano verso forme di collaborazione e acquisto di prodotti innovativi ed efficienti e prendano consapevolezza della necessità di adottare comportamenti sostenibili. In questa direzione  si colloca la proposta di Repower, operatore energetico dedicato alle PMI, che ha confezionato una fornitura di energia rinnovabile assolutamente innovativa, dedicata alle aziende che fanno  del green, della sostenibilità e della produzione di energia da fonti rinnovabili un aspetto centrale del proprio business.

Per Repower, produrre e vendere energia da fonti rinnovabili, significa creare un valore aggiunto per sensibilizzare e spostare il focus delle aziende verso l’utilizzo di servizi e prodotti eco-frendly innovativi, come Verde Dentro che oltre alla fornitura elettrica punta su servizi di mobilità elettrica ed efficienza energetica.

La proposta di Repower per le aziende impone un approccio sostenibile completo che supera il vecchio principio del green come valore a se stante per indirizzare gli sforzi verso i reali bisogni della comunità investendo nello sviluppo delle più efficienti tecnologie e in sistemi di ottimizzazione delle risorse, con l’obiettivo di creare valore sociale e fare investimenti che nel medio e lungo termine si ripagano ampiamente mentre nel breve aiutano concretamente la sostenibilità ambientale.

E’ in un momento di contingenza economica sfavorevole come quello attuale, che le imprese possono provare ad adottare comportamenti più eco-friendly assumendosi maggiori responsabilità ambientali, per dimostrare di saper accogliere in maniera flessibile e allo stesso tempo “sostenibile”, le sempre più esigenti leggi dell’economia.

In quest’ottica, un player come Repower diventa molto più che un fornitore di energia: è il partner ideale per suggerire alle aziende che vogliono distinguersi con scelte ambientaliste risolutive, soluzioni efficaci e prodotti green che ben si coniugano con l’attenzione e la personalizzazione del servizio quotidianamente offerto ai propri clienti!

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Repower, parola chiave: centralità

Lo abbiamo visto nelle scorse settimane. Per avvicinarsi al cliente in un mercato liberalizzato e normato come quello dell’energia è necessario avere il know-how e gli strumenti giusti. Prima fra tutti, la capacità di far sentire il cliente unico e centrale, in ogni momento e in ogni ambito del servizio che gli viene offerto.

Questa la filosofia che Repower ha fatto propria: la cultura del servizio. Forse perché è un operatore che conosce bene il mercato elettrico perché è presente  sin dalle prime fasi della liberalizzazione; forse perché è  integrato su tutta la filiera, dalla produzione alla vendita e offre sia energia elettrica che gas naturale; fatto sta che Repower ha scelto di distinguersi tra i fornitori elettrici perché dedica a ciascuno dei suoi clienti  un consulente dell’energia che garantisce, per tutta la durata della fornitura, assistenza continua e personalizzata e consigli per ridurre i consumi e aumentarne l’efficienza.

La filosofia che ha guidato questa scelta affonda le radici nella consapevolezza che spesso le piccole e medie imprese non possono disporre di un energy manager interno come le grandi realtà, nonostante la spesa energetica rappresenti una voce di bilancio importante. Repower si propone quindi come partner con la competenza qualificata per gestire al meglio le problematiche legate alla fornitura energetica delle aziende.

Per questo motivo Repower investe molte energie per formare i propri consulenti , donne e uomini  presenti su tutto il territorio italiano, e si è dotata di un  call center interno, senza risponditori automatici, ma fatto di persone Repower che rispondono  puntualmente ai clienti.

E per chi vive online, c’è un’area riservata  ai clienti dove sono sempre disponibili i dettagli delle fatture delle forniture attive,  dove è possibile monitorare l’energia reattiva e analizzare in autonomia consumi e costi . Infine la fatturazione elettronica e unica per i clienti multi sito, consultabile sull’archivio nell’area riservata, per ogni punto di prelievo.

Ecco perché Repower si propone come partner elettrico qualificato per le aziende!

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